Aprile 27th, 2010 Riccardo Fucile
ENNESIMA BRUTTA FIGURA DEL MINISTRO: DAL 2007 LA CASSAZIONE AVEVA GIA’ STABILITO LA LEGITTIMITA’ DELLA MISURA CAUTELARE DI ALLONTANAMENTO TEMPORANEO PER I TESSERATI VIOLENTI… E’ STATO INFATTI APPLICATO NELLE CATEGORIE MINORI, AD ADRANO E PONTEDERA… LA DIMENTICANZA DI MARONI CAUSATA DA CALDEROLI CHE HA BRUCIATO LA NORMA PER SBAGLIO?
Nel festival dell’ovvio, un musicista come Maroni trova sempre la sua giusta collocazione
sul palcoscenico.
Qualche giorno fa ha gonfiato il petto a un convegno, non per suonare il sax, ma sparare qualche pallonata delle sue.
Questa volta il suo intervento è stato a metà tra il giuridico (visto il suo passato di avvocato della Avon cosmetici) e il sociologico: l’argomento è stato la “subcultura” del pallone.
La sua proposta è stata di applicare il Daspo ai calciatori rissosi, ovvero di applicare il divieto di accesso allo stadio non solo ai violenti delle curve (fino ad oggi 1.500 provvedimenti), ma anche ai giocatori che si azzuffano in campo.
Il D.A.SPO. significa “divieto di accedere alle manifestazioni sportive” ed è una misura introdotta con la legge 13 dicembre 1989, n. 401 per contrastare la violenza negli stadi di calcio.
Il Daspo vieta l’accesso in luoghi dove si svolgono determinate manifestazioni sportive, viene emesso dal questore e la sua durata può variare da 1 a 5 anni.
Può anche essere accompagnato dalll’obbligo di presentarsi a un ufficio di polizia in concomitanza temporale della manifestazione vietata. Comprendiamo che Maroni si sia lasciato trascinare dalla platea del “Memorial Bardelli” di Pistoia, emerita iniziativa volta a promuovere una corretta pratica sportiva, ma auspicare un provvedimento già esistente forse è un po’ troppo anche per un noto cacciatore di spot.
L’importante è che i Tg abbiano riportata la sua “linea dura” a uso elettorale: che poi abbia fatto la figura del pirla di fronte agli addetti ai lavori è secondario, basta che non si sappia troppo in giro. Continua »
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Aprile 27th, 2010 Riccardo Fucile
BOCCHINO BRUCIA SUL TEMPO CHI VUOLE CACCIARLO E METTE A DISPOSIZIONE LA SUA CARICA DI VICE-CAPOGRUPPO: MA E’ LEGATA A QUELLO DI CICCHITTO….IL 22 MAGGIO VANNO RINNOVATI I PRESIDENTI DI COMMISSIONE, TRA CUI I FINIANI BONGIORNO, MOFFA E BALDASSARRI: MA SE I BERLUSCONIANI LI FANNO FUORI, CHI ASSICURA CHE POI IN COMMISSIONE LA MAGGIORANZA RESTI TALE?
Iniziata e programmata come la “grande purga della libertà ” che avrebbe dovuto fare piazza pulita di tutti i finiani che ancora osano rappresentare il Pdl ai massimi vertici di Camera e Senato, rei del delitto di lesa maestà alla statua equestre del premier e di voler discutere di politica, pensate un po’, non al bar, ma all’interno di un partito politico, ora gli epuratori sembrano come quei famosi pifferi di montagna.
Quelli che erano andati per suonare e sono tornati a casa suonati.
Le disposizioni iniziali della “pulizia etnica” prevedeva nell’ordine : far fuori Bocchino come vicecapogruppo del Pdl alla Camera, a seguire Giulia Bongiorno dalla presidenza della Commissione Giustizia della Camera, poco sensibile alle leggi ad personam, Silvano Moffa da quella del Lavoro e Mario Baldassari da quella delle Finanze .
Questi ultimi tre, approfittando di un cavillo del regolamento che prevede, a metà legislatura, un “rinnovo” formale delle presidenze (tutte vengono per prassi confermate), con relativa votazione che in questo caso avrebbe dovuto ghigliottinare i finiani.
Terza fase: rimpastino di governo per far fuori anche Andrea Ronchi e Adolfo Urso e così gli “epuratori della libertà ” avrebbero garantito il “pluralismo liberale”.
Alla mossa propedeutica che nessun finiano avrebbe dovuto più comparire in tv, in primis Bocchino, ha posto argine Fini in persona: “non volete che i miei vadano in tv? Bene ci andrò direttamente io, vediamo se qualcuno ha qualcosa da dire”. Continua »
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Aprile 27th, 2010 Riccardo Fucile
NON SI SAPRA’ PIU’ NULLA DI UN’INDAGINE E ALL’OPINIONE PUBBLICA SARA’ IMPEDITO OGNI TIPO DI CONTROLLO…LA STAMPA NON POTRA’ SCRIVERE DELL’ARRESTO DI UN PRESUNTO OMICIDA…ANCHE “STRISCIA LA NOTIZIA” E “LE IENE” NON POTRANNO PIU’ UTILIZZARE INTERCETTAZIONI AMBIENTALI CARPITE, PENA LA GALERA….GLI ITALIANI MENO SANNO, MEGLIO E’: MA CHE DESTRA E’ QUESTA?
Va avanti, tra mille polemiche, il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche:
cerchiamo di analizzare di cosa si tratta.
L’autorizzazione ad intercettare potrà essere richiesta qualora sussistano “gravi indizi di reato”, sparisce dal testo il concetto di “gravi indizi di colpevolezza”, inizialmente voluto dal governo.
Non aveva senso, in quanto se si è già in presenza di elementi per stabilire la colpevolezza di un imputato, non c’è certo bisogno di controllargli il telefono, se invece ci si trova di fronte a meri indizi ha senso farlo.
Ma, dice il disegno di legge, anche in questo caso ciò può avvenire solo per interventi assolutamente necessari.
Poi ci sono limitazioni pesanti per le inchieste giornalistiche: i responsabili di trasmissioni tipo “le Iene” e “Striscia la notizia” rischiano la galera se diffonderanno video o conversazioni carpite.
Inoltre non sparemo più nulla di chi rideva per il terremoto, di chi comprava arbitri, di chi voleva cacciare Santoro dalla Rai.
Non saranno ammesse “registrazioni a strascico”, ovvero su altre persone che vengano in contatto con un indagato.
I giornalisti che pubblicheranno colloqui prima dell’udienza preliminare rischiano il doppio degli anni di pena rispetto a prima.
Si potranno ascoltare le telefonate per un massimo di 75 giorni.
L’utenza da controllare deve appartenere all’indagato o a persona a lui vicina, ma che sia stata individuata come a “conoscenza dei fatti”, altrimenti nulla.
Stesso discorso per eventuali intercettazioni ambientali: i luoghi devono essere riconducibili ai sospettati. Continua »
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Aprile 26th, 2010 Riccardo Fucile
NESSUNO PUO’ OBBLIGARLO A DIMETTERSI E NON PUO’ ESSERE SFIDUCIATO NEMMENO DALLA SUA ASSEMBLEA…SULL’ORDINE DEI LAVORI DECIDE ALLA FINE SEMPRE LUI, PUO’ CONDIZIONARE TEMPI E CONTENUTI…E PUO’ CONCEDERE O MENO LA VOTAZIONE A SCRUTINIO SEGRETO A SUA DISCREZIONE
Come già sottolineato da tutti i costituzionalisti, nessuno può pretendere le dimissioni di Gianfranco Fini.
Non solo per motivi politici, in quanto il diritto di libera espressione dovrebbe essere garantito da un partito che richiama la libertà nel suo simbolo e che dovrebbe quindi essere estraneo a una visione “proprietaria” del Pdl, ma soprattutto perchè la Costituzione è chiara.
Il presidente della Camera viene nominato dall’Assemblea e, in base ai regolamenti, eletto con maggioranza qualificata.
Una volta incardinato nella sua funzione, il presidente mantiene la sua autonomia nei confronti di maggioranza e opposizione.
Se potesse essere sfiduciato, verrebbe meno il suo ruolo di garanzia.
L’art. 8 del Regolamento di Montecitorio precisa che “rappresenta la Camera e ne assicura il buon funzionamento” e assume quindi un ruolo istituzionale nella definizione dei tempi e dei contenuti della produzione legislativa.
In particolare gli art. 23 e 24 precisano che “il Presidente cura l’organizzazione dei lavori convocando la Conferenza dei presidenti di gruppo e predispone, in caso del mancato raggiungimento della maggioranza prevista dal regolamento, il programma e il calendario”.
In pratica ogni settimana si riuniscono i capigruppo di maggioranza e opposizione nella biblioteca del presidente e discutono quali disegni di legge e quali progetti di iniziativa parlamentare si debbano iscrivere all’ordine del giorno, per poi trattarli in aula. Continua »
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Aprile 26th, 2010 Riccardo Fucile
IL 64% DEGLI ITALIANI LO RITIENE IL VINCITORE DELLO SCONTRO IN TV… “VOLETE VIETARE AI MIEI DI PARTECIPARE ALLE TRASMISSIONI? ALLORA IN TV ORA CI VADO IO”… IERI OSPITE DI LUCIA ANNUNZIATA, MARTEDI A BALLARO’…”CON NOI DOVRANNO FARE I CONTI, SENZA DI NOI NULLA POTRA’ ESSERE PIU’ DECISO”… LA LEGA ORA HA PAURA
L’analisi del politologo Carlo Galli è impietosa: “Bossi ha capito subito chi è
uscito vincitore dallo scontro fatale tra Berlusconi e Fini: lo sfregio al corpo mistico del Capo lo ha indebolito sul decisivo piano simbolico. Fini avrà un prestigio, una capacità di iniziativa politica che lo renderanno pericoloso punto di riferimento e di coagulo di ogni malumore e di ogni scontento all’interno del Pdl. Quel dito puntato e quel dare sulla voce in diretta tv hanno sconsacrato Berlusconi e renderanno più difficile il cammino parlamentare delle leggi sul processo breve, sulle intercettazioni, sui decreti attuativi del federalismo fiscale, ovvero delle materie che interessano solo Berlusconi e Bossi”.
Se qualcuno avesse dei dubbi su chi è uscito meglio dal duro confronto in direzione nazionale, un sondaggio Sky lo indica chiaramente: il 64% degli italiani ha detto Fini, solo il 36% Berlusconi.
Piccola osservazione: dato che l’elettorato di sinistra non arriva attualmente neanche al 45%, se anche tutti costoro avessero indicato vincitore Fini, vorrebbe dire che il restante 20% va ricercato nell’ambito degli elettori di centrodestra.
Vorrebbe cioè dire che il 40% dell’elettorato del Pdl ha dato ragione a Fini.
Qualcuno si stupisce?
Andiamo in loro soccorso con altri tre sondaggi: tutti danno Fini tra il 6 e il 9% subito, anche se già domani fondasse un nuovo partito, solo sulla fiducia e sulle tesi che porta avanti, dato che fa già tremare i berlusconiani.
Ma la cosa ancora più significativa è che un altro 38% di italiani (sondaggio Demos) dichiara “potrei votarlo”: se solo 2 su 10 di costoro decidessero in tal senso, Fini volerebbe al 15%.
L’analisi Demos, molto dettagliata, rivela che Fini pescherebbe il 26% degli elettori “certi” e anche di quelli “possibili” nel Pdl e il 20% dei “certi” nella Lega.
Quest’ultimo dato sembra strano, ma non lo è: vi sono elettori di centrodestra che attualmente votano Lega per non votare Berlusconi o il governo, un sistema per evitare di votare la sinistra. Se esistesse l’alternativa Fini, dicono, voterebbero certamente per lui.
Altro dato: il 33% di chi voterebbe certamente Fini sono gli elettori indecisi, mentre alta è la provenienza di sinistra e di centro di chi potrebbe votarlo.
In base a questi elementi si delinea la strategia di Fini che guarda a un partito “diverso”, capace di restituire un’immagine seria a una destra moderna, aperta al confronto e al dialogo, fondata sulla legalità , la giustizia e la socialità .
E un equilibrio tra Nord e Sud. Continua »
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Aprile 25th, 2010 Riccardo Fucile
IL BRACCIO GIURIDICO DI FINI, L’ANTI-GHEDINI CHE RISPETTA I GIUDICI, CHE RICORDA BORSELLINO E DIFENDE I VALORI DELLA DESTRA E’ DIVENUTA “LA NEMICA DA CACCIARE” … SI OPPONE ALLE LEGGI AD PERSONAM, ALLA REINTRODUZIONE DELL’IMMUNITA’, AUSPICA UNA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PER TUTTI, NON A SECONDA DEGLI INTERESSI: A QUANDO L’INTERDIZIONE?
Avvocato, palermitana, classe 1966, fondatrice con Michelle Hunziker di una onlus per assistere le donne vittime di maltrattamenti, considerata una dei migliori legali del nostro Paese, Giulia Bongiorno è un punto fermo di Fini nella battaglia contro il pensiero debole dominante nel Pdl.
Rappresenta il ritorno della legalità , del senso dello Stato, del rispetto per Borsellino e Saviano, della lotta alla corruzione.
Nella sua veste di presidente della Commissione Giustizia e come consigliera giuridica di Fini, ha avuto scontri feroci con Ghedini, l’avvocato del premier. Essendo una donna di carattere, professionalità e personalità , i falchi berlusconiani la odiano perchè non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.
E’ noto che Berlusconi sta studiando il modo per cacciarla dalla presidenza, in quanto metterebbe “i bastoni tra le ruote” in commissione alle sue leggi personali.
Lei ribatte: “il dibattito è centrato su Berlusconi, ma la riforma deve essere per tutti”.
La distanza tra la Bongiorno e Berlusconi è grande: per Giulia la giustizia “deve essere riformata in toto, non a macchia di leopardo, a seconda degli interessi di qualcuno”, la riforma “va cercata sempre con l’opposizione”, sull’immunità parlamentare frena.
Pensa sia utile velocizzare i tempi dei processi, ma senza sacrificare pezzi di giustizia, è d’accordo sulla separazione delle carriere dei magistrati, ma i pm non devono poi rispondere ai politici. Continua »
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Aprile 24th, 2010 Riccardo Fucile
IL DOCUMENTO CONTRO FINI HA AVUTO SOLO 60 VOTI A FAVORE E 13 CONTRO, NON 171 A 12…. 171 SONO I COMPONENTI TOTALI DELLA DIREZIONE, MA I PRESENTI ERANO SOLO 73…..BRIGUGLIO: “IL TESTO APPROVATO E’ UNA DERIVA AUTORITARIA, UN VULNUS ALLA DEMOCRAZIA, STABILISCE UN LEGAME ARBITRARIO TRA LEADER E POPOLO”
Non cambierebbe certo l’esito finale della votazione, dato fin dalla vigilia scontato, ma
quanto accaduto al termine della direzione del Pdl a Roma è significativo dell’aria da regime che ormai si è instaurato nel partito.
I giornali e i media in generale hanno scritto, su indicazione dei vertici del Pdl, che il documento anti-finiani finale ha ricevuto 171 voti a favore e 12 contrari, avallando quindi la tesi che gli amici di Fini rappresentino solo il 6% del partito.
Cosa che il premier nelle ore successive ha più volte sottolineato.
In realtà si tratta di cifre taroccate vergognosamente che tendono a manipolare l’informazione, come ha sottolineato Italo Bocchino in una dichiarazione.
Cosa è accaduto esattamente?
Che su un totale di 171 componenti la direzione aventi diritto al voto, al termine di una giornata convulsa, i presenti alla fine fossero solo 73, di cui 13 hanno votato a favore di Fini e 60 contro.
Ma il buon Verdini, chiacchierato coordinatore forzaitaliota, ha “stranamente” considerato solo i voti contrari al documento, glissando sui favorevoli presenti.
A quel punto Fini avrebbe avuto in percentuale non il 6%, ma il 18%. Ripetiamo, conta poco, ma è un fatto rilevante per la malafede insita nel pubblicizzare dati taroccati.
Nel merito del documento è invece entrato il parlamentare finiano Carmelo Briguglio che l’ha definito “un vulnus per la democrazia italiana, una pericolosa deriva populista e autoritaria”. Continua »
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Aprile 24th, 2010 Riccardo Fucile
I SILENZI DI TROPPI, LA CONVENIENZA DI MOLTI, IL CORAGGIO DI POCHI
Riprendiamo un articolo di Flavia Perina, direttore del “Secolo d’Italia”, che riteniamo di estrema attualità e interesse
I numeri sono chiari, e adesso si può cominciare a parlare di politica.
Nel “mare magnum” delle dichiarazioni degli “ex colonnelli”, l’argomentazione che più colpisce l’abbiamo trovata ieri in un’intervista a Giorgia Meloni (ma il giorno prima era evocata in quella di Ignazio La Russa, e Maurizio Gasparri ne ha fatto da tempo un suo cavallo di battaglia).
È la “questione ideologica”, quella che Giorgia sintetizza dicendo: «Io ho una storia, fatta di An, destra, giovani, conservatorismo etico», una storia «che va difesa», quasi che Gianfranco Fini fosse al di là di quella storia, o addirittura se ne fosse messo al di fuori.
Come ha spiegato, appunto, Gasparri: «Il problema vero è che io sono rimasto sulle posizioni che abbiamo sempre espresso: lui invece è diventato un innovatore, ha cambiato idea su tante cose».
Per poi chiedersi: ma se un capo di partito cambia idea, dirigenti e militanti devono adeguarsi?
Adesso che i posizionamenti politici sono trasparenti, che ci si è schierati pro e contro, questo è il primo argomento su cui essere trasparenti.
Crediamo, ad esempio, che abbia fatto molte più cose “di destra” la finiana Giulia Bongiorno fermando, correggendo o limando provvedimenti come la prescrizione breve (che avrebbe cancellato 600mila processi), piuttosto che tutti gli ex An (noi compresi) messi insieme.
Senza la sua competenza e determinazione avremmo mortificato le forze dell’ordine che su quei 600mila casi hanno indagato, schiaffeggiato le vittime che hanno speso tempo e quattrini per avere giustizia, probabilmente premiato i colpevoli.
Chi si fregia del titolo di difensore dei valori della cosiddetta “vera destra” dovrebbe spiegarci a quale punto della graduatoria mette la legalità .
E a quale il senso dello Stato e dell’interesse nazionale, e un’idea repubblicana che non si basi sulla sopraffazione dei più deboli ma sulla garanzia di un diritto uguale per tutti.
Ecco, se è naturale che a un ex Forza Italia venga in mente, ad esempio, di dichiarare che si deve fare «la riforma istituzionale che ci conviene di più», non è normale che un’idea così sia sostenuta da uno “di destra”. Continua »
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Aprile 23rd, 2010 Riccardo Fucile
FINI REPLICA: “CREDE DI ESSERE IL PADRONE DELL’ITALIA, MA SI SBAGLIA DI GROSSO, CI RIVEDIAMO ALLA CAMERA, NON GLI FARO’ PASSARE NULLA, E’ UN UOMO FINITO E NON LO SA ANCORA”…. I SERVI LUCIDANO PER L’ULTIMA VOLTA LA STATUA EQUESTRE DEL PREMIER
Non si tratta solo di due figure politiche che non si sopportano più, ma di due culture
politiche differenti e quindi inconciliabili.
Per Silvio il governo è una monarchia assoluta, con una corte di lacchè e stonati suonatori di clarine sfiatate, dove il congiunto che non si prostra ai suoi piedi viene punito con l’esclusione dall’asse ereditario.
Non ammette dissensi, defezioni e critiche: vive nell’ossessione dei sondaggi taroccati che lo devono vedere sempre oltre la soglia di quelli del giorno prima.
Si addormenta con i risultati del sondaggio Ghisleri come un pupo con la favola di Biancaneve.
Lui deve essere il leader più gradito al mondo, le cose anche banali diventano miracoli laici, l’unico suo cruccio è che qualche “comunista” abbiamo bloccato le percentuali di valutazione di gradimento alla soglia del 100%, altrimenti lui andrebbe sicuramente oltre.
Ieri qualcuno non solo ha osato ribellarsi alle regole di corte, ma si è persino permesso di contestargli l’operato.
Sono crollati i presunti capisaldi della linea politica del partito: Fini ha bocciato il federalismo fiscale, ha stroncato le leggi ad personam, ha parlato di amnistia mascherata, ha preso le distanze sull’immigrazione, ha parlato di Unità d’Italia, di lavoro, occupazione, economia, meridione.
La statua equestre del premier ha cominciato a barcollare, proprio in diretta di quella Tv dei lustrini che lui ha creato.e su cui ha fondato l’impero.
A nulla è valso il conforto dei traditori neo-aennini che lo rincuoravano, spendendo elogi e leccate, dalle associazioni di reduci di via Mancini fino alle identitarie della Garbatella, dai sociali ex contestatori di Bush fino a chi ha fatto carriera solo per il cognome che porta.
Neanche una poesia sula “coerenza dei servi” recitata dall’ex comunista Bondi gli ha fatto tornare il sorriso.
Si stava consumando lo psicodramma del tentato regicidio.
Dall’altra parte un Fini che per la prima volta in via sua ha dimostrato di avere coraggio e lucidità .
Ha colpito scientificamente per fare male, in un contesto non favorevole.
E ha solllevato problemi politici veri, seri, concreti.
Cerchiamo qua di essere chiari: si è voluto fondere due partiti (del 28-30% e del 12%) più altri minori.
Il risultato alla prima prova è già stato negativo: invece del 40%-42% che avrebbe dovuto raccogliere, il Pdl, alle politiche nel 2008, raggiunse solo il 37,2%.
Nel 2009 alle Europee si perdono 2.000.000 di voti e si scende al 35,2%. Poche settimane fa, alle regionali, spariscono altri 2.000.000 di elettori e si cala al 32% (considerando anche tutte le liste possibili dei governatori). Continua »
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