Luglio 29th, 2010 Riccardo Fucile
UNO SI INVENTA DI AVER PORTATO A CASA IL FEDERALISMO E 15 MILIARDI PER I COMUNI, L’ALTRO FA LE PROVE DA RADIOAMATORE COLLEGANDOSI CON LA BRAMBILLA VIA CAVO OGNI SETTIMANA…. UNO LE SPARA SEMPRE PIU’ GROSSE, L’ALTRO HA NOSTALGIA DELLE RETI UNIFICATE
Hanno stili diversi: uno ama farsi immortalare in foto con il dito medio alzato, rivolto padanamente agli interlocutori, l’altro facendo le corna in seconda fila a qualche riunione internazionale.
Il primo ha sempre un occhio di riguardo verso la sua Rosy (Mauro), badante a tutto campo per mission ricevuta, il secondo alla sua Rosi (Bindi) ricorda spesso invece di non avere il fisico da velina per Mediaset.
Il primo è circondato da una corte dei miracoli, il secondo da una corte di miracolati.
Il primo difende una settantina di ladroni padani delle quote latte, il secondo è passato dal garantismo al giustificazionismo sempre e comunque.
Sono impegnati culturalmente entrambi: mitici i lunedi’ letterari che li vedono protagonisti nella villa di Arcore, dove recentemente è stato ammesso anche l’erede al trono Renzino, in versione trota pensante, in cui amano discettare sul futuro culturale del Paese, tra una barzelletta sui carabinieri e il rischio dei carabinieri sotto casa.
Molti i lati B in comune comunque: entrambi amano spararle grosse dal palco di Manicomio Italia.
Qualche giorno fa Bossi ha approfittato di una piazza importante, quella di Soncino (Cremona), per sostenere che “la Lega ha già portato a casa 15 miliardi per i Comuni”.
In realtà Bossi a casa non ha portato un bel nulla: i 15 miliardi in meno che i Comuni riceveranno dallo Stato potranno riscuoterli in eguale misura dai loro amministrati.
Col rischio e la possibilità concreta che ai cittadini poi i Comuni ne chiedano di più e aumenti quindi il prelievo fiscale.
Nell’occasione, riferendosi ai ladri delle quote latte, Bossi ha assicurato che “ho detto a Berlusconi che non può far chiudere le fattorie del Nord, la gente non capirebbe: Galan io non posso cacciarlo, ma chiederò a Zaia di scendere in campo. E’ uno che fa, non come Galan che parla e basta”.
Infatti Zaia ha fatto così tanto e bene, da far pagare all’Italia 4 miliardi di multe Ue per non avere rispettato la legge.
Oltre ad aver permesso a 70 taroccatori di non pagare le multe, mentre 11.000 onesti hanno pagato. Continua »
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Luglio 28th, 2010 Riccardo Fucile
TRATTATIVA IN CORSO TRA LA BONGIORNO E GHEDINI: IN CAMBIO DI QUESTE CORREZIONI IN AULA, I FINIANI SI IMPEGNEREBBERO A NON GIOCARE SCHERZI SULLA PREGIUDIZIALE DI INCOSTITUZIONALITA’
Siamo in pieno ingorgo parlamentare, tra necessità di eleggere gli otto membri laici del
Csm e il voto di fiducia sulla manovra: per quando porre in votazione la legge sulle intercettazioni si deciderà domani.
Ma dietro le quinte è un corso una trattativa tra la Bongiorno e Ghedini: Fini ha chiesto che siano gettate le basi per altre correzioni in aula, con la reaintroduzione della legge Falcone che prevede intercettazioni anche nei confronti di associazioni a delinquere semplici e non di stampo mafioso.
E ha anche chiesto la modifica della norma che impone l’obbligo di rettifica anche ai curatori dei blog, disposizione che ha scatenato le proteste di migliaia di utenti in internet.
Con queste due richieste, Fini ha dimostrato di “rischiare” fino in fondo, in un clima politico ormai al collasso, tra accuse, diffamazioni, liti e deferimenti nel partito.
Ghedini avrebbe chiesto in cambio rassicurazioni che i finiani non giochino brutti scherzi quando si voteranno le pregiudiziali di costituzionalità sulla legge.
Dimostrando indirettamente che i finiani hanno i numeri per affossare il governo, altro che “piccolo gruppetto”.
I finiani sarebbero disposti a concederle ma vogliono salvare la legge Falcone e la libertà dei blog.
Può accadere ormai di tutto, sia che si arrivi a un accordo, sia che i falchi prevalgano e facciano saltare la tregua.
In ogni caso si deve dare atto a Fini di aver cercato fino in fondo di tutelare la libertà di espressione e il lavoro di magistrati e delle forze dell’ordine, in un clima da caccia alla streghe. Continua »
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Luglio 28th, 2010 Riccardo Fucile
“LIBERO” ANTICIPA LA SENTENZA E TITOLA: “COSI’ I PROBIVIRI CACCERANNO GRANATA”… IL PLOTONE DI ESECUZIONE E’ AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO, TRA CHI HA GIA’ ESPRESSO LA SUA OPINIONE E QUINDI ANDREBBE RICUSATO, CHI VENDEVA LE SCOPE ELETTRICHE PORTA A PORTA INSIEME A SILVIO, CHI E’ IN CONFLITTO DI INTERESSI…. SE I FINIANI CHIEDESSERO IL DEFERIMENTO DI VERDINI E COSENTINO, IL TRIBUNALE SPECIALE VERREBBE SOMMERSO DI PRATICHE
Pare che un tale zelante vicepresidente prov. di Ravenna abbia chiesto formalmente il deferimento di Fabio Granata ai probiviri del Pdl.
Una iniziativa che però rischia di rivelarsi un autogol, perchè lo Statuto parla chiaro: “ogni associato che ritenga sia stata violata una norma dello Statuto o che sia stata commessa una infrazione disciplinare o un atto comunque lesivo del Pdl o degli interessi politici dello stesso, può promuovere con ricorso scritto il procedimento disciplinare avanti al competente Collegio dei probiviri”.
Pertanto chiunque abbia una tessera del Pdl da oggi potrebbe chiedere il deferimento di ministri, sottosegretari, parlamentari e chi più ne ha più ne metta.
Non apprezzate che nel Pdl vi sia un condannato a 7 anni per mafia?
Non condividete che un coordinatore sia accusato di far parte di una loggia massonica?
Ritenete ripugnante che un sottosegretario crei falsi dossier accusando Caldoro di andare a trans per impedire la sua candidatura a governatore della Campania?
Non ritenete giusto che a un ex ministro sia stato pagato, a sua insaputa, un appartamento con vista sul Colosseo?
Basta che scriviate ai probiviri e dovranno aprire una pratica, con regolare protocollo e numero iscrizione, ascoltare voi e i testimoni, redigere verbali: in caso venissero sommersi dai finiani di richieste, finirà che dovranno assumere anche qualche precario per smaltire le pratiche di notte.
Senza contare le beghe locali, gli scandaletti di provincia, le accuse di voto di scambio con la ‘ndrangheta” ( in Liguria un deputato, un cons. regionale e un cons. comunale del Pdl, tanto per scherzare…).
In ogni caso le condanne devo essere motivate per “infrazioni gravi alla disciplina di partito o per indegnità morale o politica”.
Fabio Granata, che ha sollevato dubbi su certi provvedimenti che avrebbero finito per ostacolare le indagini degli inquirenti sulle associazioni criminali e quelle di stampo massonico-affaristiche, può però stare tranquillo.
Il presidente dei probiviri, Vittorio Mathieu, è da tempo membro della Massoneria e dell’Opus Dei ed è tra i fondatori di Forza Italia.
Un altro uomo di peso è quel Giuliano Urbani , ex ministro, oggi presidente di una controllata della Tv di Stato, forzista, che ha già pubblicamente condannato Granata.
In una corte di giustizia italiana sarebbe oggetto di ricusazione, insomma.
Tra i nove componenti, spicca anche colui che andava a vendere le scope elettriche porta a porta con Silvio, ovvero Guido Possa, carriera di 7 anni in Fininvest, vice ministro della Moratti all’Istruzione nel 2001, forzista. Continua »
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Luglio 28th, 2010 Riccardo Fucile
CREDIEURONORD FU SALVATA DAL FALLIMENTO DA FIORANI: LA LEGA NON POTEVA PERMETTERSI LO SCANDALO… COSA E’ EMERSO DALLA CONDANNA PER TRUFFA DI 60 ALLEVATORI DI CUNEO, COPERTI DALLA BANCA LEGHISTA… RAINIERI INQUISITO PER UNA TRUFFA DA 1 MILIARDO DI EURO SULLE QUOTE LATTE: ECCO PERCHE’ DEVONO DIFENDERLI
Partiamo dal 22 giugno 2010: nel pratone di Pontida, acquistato con i soldi della Banca
Popolare di Lodi del plurinquisito Fiorani, di fronte a una rumoreggiante rappresentanza di allevatori, evasori delle multe sulle quote latte, Bossi lancia in messaggio in codice: “La Lega non vi ha dimenticato, tra qualche giorno capirete il perchè”.
Il popolo dei trattori capisce che ancora una volta si sarebbe rinnovato il patto segreto che unisce i furbetti delle quote latte ai vertici di via Bellerio.
Un patto inconfessabile, fatto di truffe, operazioni finanziarie spericolate, alleanze trasversali con i Palazzi che contano della Roma ladrona.
Fu proprio Fiorani a salvare a suo tempo la banca leghista Credieuronord dal fallimento.
Amico del governatore della Banca d’Italia, Fiorani barattò l’appoggio della Lega a sostenere Fazio, in cambio del salvataggio della banca.
L’operazione fu gestita da Giancarlo Giorgetti, oggi presidente della Commissione Giustizia della Camera, cui era stato affidato il compito di salvare la banca “ad ogni costo”: era necessario coprire le operazioni spericolate dei vertici leghisti e le intermediazioni fittizie con le cooperative di allevatori create per nascondere la truffa delle quote latte non pagate.
La difesa dei produttori che non hanno pagato non è certo una battaglia ideale, quanto piuttosto la restituzione di favori e il risarcimento per mancate promesse.
Non dimentichiamo che furono numerosi gli allevatori che affidarono i loro risparmi alla banca leghista.
Ma soprattutto Credieuroinord era la banca che veniva utilizzata per pagare le multe del latte.
In che maniera truffaldina lo spiega il tribunale di Saluzzo che ha condannato 60 allevatori cuneesi, tutti soci delle cooperative Savoia, fondate da Giovanni Robusti, leader dei Cobas e poi europarlamentare del Carroccio.
I giudici Pasi, Cavallo e Franconiero spiegano: “Quando gli allevatori fatturavano il latte eccedente le quote assegnate, venivano fatte tre registrazioni: la prima estingueva il debito nei confronti del fornitore, facendo sorgere un debito nei confronti degli organi competenti per il prelievo. Continua »
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Luglio 27th, 2010 Riccardo Fucile
SI PARLA DI UN IMMINENTE MANDATO DI ARRESTO PER VERDINI: LA BANCA D’ITALIA HA CHIESTO IL COMMISSARIAMENTO DEL SUO ISTITUTO PER IRREGOLARITA’
Abbiamo un coordinatore del Pdl indagato per associazione a delinquere, associazione segreta e corruzione nell’inchiesta sull’eolico dalla procura di Roma, per corruzione negli appalti per la ricostruzione dalla procura dell’Aquila, ancora per corruzione per la Scuola Marescialli dalla procura di Firenze.
Per evitare un mandato di arresto che molti comunque ritengono imminente, Denis Verdini ieri ha cercato di separare le sue sorti da quelle della banca di cui era presidente.
Al contempo la Banca d’Italia ha chiesto il commissariamento del Credito cooperativo fiorentino per garantire i correntisti e i risparmiatori, tra sviste sugli affidamenti, mancate segnalazioni di operazioni sospette e prelievi in contante agli sportelli.
Mentre Verdini subiva un interrogatorio fiume a Roma, la procura di Firenze gli ha contestato l’ultimo reato: mendacio bancaria per aver registrato dati falsi per i fidi agli amici.
In questa situazione, i vertici del Pdl, invece che preoccuparsi degli sviluppi della vicenda personale e politica di Verdini, dedicano il loro tempo ad attaccare Fini che ieri ha espresso alcune considerazioni “scandalose”.
Che qua riassumiamo.
“La questione dell’etica deve essere la nostra bandiera, la difesa della legalità è anche non prestare il fianco alle polemiche. C’è da chiedersi se mantenere incarichi di partito per chi è indagato è una questione di opportunità politica, non capisco per quale motivo Cosentino si sia dimesso dal governo ma non dall’incarico di coordinatore campano”.
Precisa poi Fini: “Quando si pone la questione morale non si può essere considerati provocatori e non si può reagire con anatemi o minacciando espulsioni che nulla hanno a che vedere con un grande partito liberale di massa”.
E conclude: “Le leggi non possono servire per tutelare i furbi e garantire loro un salvacondotto. Devono servire ai cittadini. Per compiacere la Lega e qualche allevatore leghista in stato di illegalità da anni, si è messo un emendamento in Finanziaria che comporterà sanzioni europee che dovreno pagare tutti”.
I giornali parlano di un Berlusconi furibondo: “Non voglio più incontrarlo nella mia vita, nessuno dovrà più parlarmi di lui (questo sembra difficile n.d.r.), per me è morto”.
Nulla di nuovo: le solite reazioni a ogni critica, le solite minacce di “cacciare tutti”, la solita incapacità di capire che i problemi sollevati da Fini sono politici e la consueta abitudine a pensare di essere “dio sceso in terra” e tutti gli altri dei coglioni. Continua »
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Luglio 27th, 2010 Riccardo Fucile
SU QUALCHE SITO DI SIMPATIZZANTI DI MINZOLINI APPAIONO INCITAZIONI ALLA “ELIMINAZIONE FISICA” DI FABIO…SU “LIBERO”, TRE PAGINE DI KILLERAGGIO SUL VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA, MA I POVERETTI NON TROVANO NULLA
Fabio Granata dà fastidio alla mafia da tempo, non a caso è stato disposto il raddoppio
della sua scorta.
Il deputato finiano che chiede legalità al Pdl e misure contro i collusi e i condannati per reati mafiosi, non solo viene minacciato di deferimento ai probiviri del partito, ma in contemporanea con le minacce della criminalità organizzata, è scattata un’operazione di killeraggio mediatico con lo scopo evidente di delegittimarlo.
Un copione già visto e che ha portato in passato alla eliminazione fisica di tanti servitori dello Stato scomodi.
Sarà una coincidenza, ma ieri, su siti di simpatizzanti del direttore del Tg1 Minzolini, sono apparsi messaggi che incitano a far fuori fisicamente Granata. Si tratterà di squlibrati probabilmente, anche perchè far parte di un sito che inneggia a Minzolini non depone certo a loro favore, ma il fatto resta emblematico del clima che si vuole creare a danno di una voce libera che reclama legalità .
Ma ecco che, appostati su tetti dell’informazione di regime, scatta oggi il killeraggio di “Libero” che ha sguinzagliato ben 4 giornalisti per scavare nella vita privata e politica di Granata, con il chiaro intento di metterlo in cattiva luce.
I poveretti hanno scavato, scavato, ma alla fine si sono solo mangiati della terra.
Nella vita privata non hanno trovato una mazza.
Ma vi relazioniamo degli “infamanti atti” che avrebbero scovato contro il Granata politico.
1) Il 28 settembre 2000, Forza Italia vuole tenere una convention nel teatro antico di Taormina.
La Regione dice di no, in quanto sono consentiti solo gli eventi culturali. Sapete chi era l’assessore alla cultura che si è macchiato di tale reato?
Fabio Granata, ovvio.
2) Ponte sullo Stretto: Granata è reo di aver sempre detto che “dal punto di vista ambientale è meglio che non vi sia, da quello strutturale è inutile”.
Guai a contraddire chi ha interesse a fare spottoni.
3) Nel 2002 Granata blocca i contributi alle scuole private siciliane perchè vuole vederci chiaro.
4) Nel 2005 si oppone a Tremonti che vuole vendere le spiagge: “la Sicilia non è in vendita, vendetevi le rive del Po” è la risposta di Fabio.
5) Nel 2008 risponde a muso duro a Brunetta sugli enti lirici e a a Bondi sui beni culturali, invitandoli “ad occuparsi di altri settori e di far conoscere i provvedimenti prima agli enti interessati invece che ai giornali”
6) Nel 2009 contesta giustamente il reato di clandestinità (“non può essere un reato in sè”), il piano casa (privo di garanzie di finanziamento), la tassazione dei soliti noti (“si metta a punto piuttosto una tassa di solidarietà per i contribuenti più ricchi”).
7) “Il paladino della questione morale è un baby pensionato con tre lavori” titola il secondo articolo di Libero.
Quali sarebbero? Continua »
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Luglio 27th, 2010 Riccardo Fucile
E’ UNO DEGLI INCREDIBILI PARADOSSI DEL MAGGIORE PARTITO ITALIANO: DUE ANNI PER ANNUNCIARE UN TESSERAMENTO CHE POI NON E’ MAI INIZIATO REALMENTE… MANCANO PURE UN REGOLAMENTO CONGRESSUALE E LE NORME PER LE VOTAZIONI NEI CONGRESSI LOCALI… CI VORRA’ UN ANNO PER FISSARE DELLE REGOLE
Fini reclama un congresso nazionale da mesi, Alemanno chiede che si svolgano quelli provinciali, Berlusconi non li desidera entrambi perchè si dovrebbe parlare di politica, argomento a lui indigesto.
Le 22 correnti filo-premier lo desiderano e lo temono al tempo stesso, perchè sancirebbe il peso reale delle varie componenti.
Ma tutti fanno finta che si possa svolgere a breve, cosa impossibile perchè per far votare gli iscritti, in primo luogo si dovrebbe averne.
Dopo una lunga fase di discussioni su “partito leggero o strutturato”, durata due anni, dal 1 gennaio in teoria è partita la campagna tesseramento, salvo bloccarsi subito, in assenza di una scadenza congressuale fissata.
Non solo: nessuno ha pensato di inserire nello Statuto un regolamento congressuale.
Lo statuto del Pdl, infatti, si limita a stabilire che “il congresso nazionale, che definisce e indirizza la linea politica del Pdl, si riunisce in via ordinaria ogni tre anni (quindi il prossimo dovrebbe essere nel 2012), è convocato dal presidente nazionale su delibera della direzione che ne stabilisce il luogo, la data e l’ordine del giorno”.
Inoltre “il congresso è convocato senza indugio quando ne faccia richiesta all’ufficio di presidenza almeno il 40% dei membri del consiglio nazionale”.
Nulla si dice però sulle norme che dovrebbero regolare i voti ai delegati, i congressi locali e la presentazione delle diverse mozioni.
In pratica, se si dovesse anche convocare un’assise nazionale, tra inizio del tesseramento, congressi locali ed elezione dei delegati, non sarebbe possibile organizzare un bel nulla prima di un anno. Continua »
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Luglio 26th, 2010 Riccardo Fucile
FINI E’ TRANQUILLO: “CLIMA DA INQUISIZIONE, NON CADRO’ NELLA TRAPPOLA”: HA IN MANO SONDAGGI CHE LO DANNO AL 15% … IL PREMIER “NON POSSO ROMPERE, LA GENTE NON CAPIREBBE, NEANCHE FARE UN NUOVO PARTITO, COME FACCIO POI A SPIEGARLO?” … FINI : “E ORA ANDIAMO ALL’ASSALTO DELLA LEGA: PONIAMO IL PROBLEMA DEL MEZZOGIORNO, SILVIO SARA’ COSTRETTO A VENIRMI DIETRO”
Pochi contro tutti o più di quelli che voci interessate tendono ad accreditare? Per chi
conosce bene Fini, come gli ex colonnelli “buttiglione”, non resta molto tempo e non a caso il loro nervosismo cresce di giorno in giorno.
O riescono a far fuori Fini a breve, o per loro sarà la fine.
Il sentore non è tanto in parlamento, dicono, ma sul territorio, dove non riescono più a tenere le truppe ex An.
Uno di loro ha dichiarato alla stampa che “nelle province i rapporti di forza stanno mutando, non avremmo mai immaginato una cosa del genere: pidiellini delusi e incazzati, gente che era stata emarginata, ex An, hanno trovato un riferimento nazionale per le loro battaglie. Il fenomeno si sta diffondendo a macchia d’olio e Fini sta guadagnando spazi impensabili”.
Ecco perchè premono sul premier per regolare i conti ed escono con frasi sconnesse.
La Russa che propone a Fini il ministero di Scajola, per sentirsi rispondere con ironia da Bocchino: “Fini semmai potrebbe prendere un ministrero della legalità , magari la “Difesa”, quello che Ignazio è riuscito ad avere solo grazie a lui”.
Matteoli ricorda che i partiti hanno bisogno di leadership e a chi non l’aveva (riferimento a Fini in An) “l’abbiamo costruita noi”: chissà quando Altero ci spiegherà quali interessi avrà avuto per costruire una leadership a Fini, a che scopo l’ha fatto, invece di pensare in grande in proprio.
Alemanno ha attaccato Granata consigliandogli di “farsi un giro fuori”: ma come, se quando era tuo vice i giri li facevi insieme a lui, non ricordi quando eri rautiano, poi sociale, poi finiano per poi passare ora al viale del “tremonti”? Continua »
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Luglio 26th, 2010 Riccardo Fucile
LA MAFIA MINACCIA FABIO PER LA SUA DENUNCIA CIVILE CONTRO LA CRIMINALITA’ E LE COLLUSIONI CON IL POTERE POLITICO, MA NEL PDL I QUAQUARAQUA’ SI PREPARANO PER L’ESECUZIONE A CURA PROBIVIRI… SI PERSEGUE CHI DIFENDE LA LEGALITA’, NON CHI GIUDICA MANGANO EROE
Qualcuno non ha digerito il fatto che Fabio Granata, deputato finiano siciliano e vicepresidente della Commissione antimafia, sia riuscito a ottenere sostanziali modifiche al decreto contro le intercettazioni, inizialmente proposto dal governo, ristabilendo norme a tutela dell’azione dei magistrati antimafia.
Qualcuno non perdona a Fabio di aver sostenuto che “all’interno del governo, alcuni atteggiamenti hanno oggettivamente ostacolato l’attività della magistratura”.
E come in un film già visto, ecco convergere due operazioni stranamente coincidenti: da un lato in Sicilia qualche “avvertimento” ha portato a dover raddoppiare in questi giorni la scorta a Granata, circostanza non resa pubblica, dall’altro si leva a Roma, nel Pdl, un concerto di voci coordinate tra loro contro il giovane deputato siciliano all’insegna della presunta pidiellina indignazione per aver sostenuto fatti peraltro noti a tutti.
Ecco La Russa, uno dei tre coordinatori nazionali, intimargli: “Chieda scusa oppure lasci il partito”.
Ecco le sue parole: “Dico all’amico Fabio Granata: o dici nomi, cognomi o almeno dai indizi forti sui pezzi del governo che starebbero ostacolando la lotta alla mafia, e in quel caso io non potrei stare un minuto di più nel governo se una cosa del genere fosse vera, oppure tu chiedi scusa o lasci il partito”.
Frattini si dice indignato, Lupi parla di probiviri, si sveglia persino l’ex sociale Alemanno che una volta si buttava contro l’auto di Bush padre ora preferisce quella di Tremonti: “ho sentito quanto ha detto Granata contro Mantovano, un membro della nostra comunità . Io credo che siano necessarie due cose: primo che Fini e tutti coloro che hanno intenti costruttivi prendano le distanze da Granata ma credo anche, e mi duole dirlo, che sia tempo che Granata vada a farsi un giro fuori”.
Ma Fabio non sta zitto e replica.
“Non ho davvero nulla di cui scusarmi – dice – perchè le verità che ho detto sono oggettive e sostenibili in qualsiasi sede, anche in quella (se esiste) dei probiviri del Pdl, dove La Russa e gli ex amici di An potranno chiedere con forza la mia espulsione e ribadire la loro fraterna solidarietà a Verdini e Cosentino”.
Poi, nel merito, aggiunge: “La Russa continua a strumentalizzare affermazioni serie ed equilibrate da me portate avanti nel contesto della Commissione Antimafia e che erano riferite all’inopinata negazione da parte della Commissione ministeriale presieduta da Alfredo Mantovano del regime di protezione per Spatuzza, considerato attendibile da ben tre Procure sulla questione delle stragi del ’92”.
E ancora: “Visto che La Russa mi chiede spiegazioni sulle mie affermazioni gli dico anche che io mi riferivo alle decine di esternazioni contro le Procure di Caltanissetta e Palermo, colpevoli di cercare irriducibilmente la verità sulle stragi. E, per avere i nomi, La Russa può semplicemente consultare le agenzie di stampa degli ultimi due mesi”.
“Poi – conclude – mi riferisco anche ad un ddl sulle intercettazioni, difeso con forza dal governo in una stesura originale che, per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche ambientali, avrebbe indebolito lo strumento più importante per le indagini di mafia, se non fosse intervenuta la nostra volontà radicale di modificarlo. E alle decine di attestazioni di stima e solidarietà , anche da parte di esponenti del governo, dopo una condanna a sette anni a Marcello Dell’Utri per associazione mafiosa e dopo la sua ennesima proclamazione ad ‘eroe’ di un mafioso conclamato come Mangano”.
E’ evidente che si cerca di colpire Granata per colpire Fini, ma di questo parleremo in altro articolo, restiamo nel merito: per quale motivo Granata dovrebbe essere deferito ai probiviri?
Già il termine fa sorridere: chi sono in realtà gli uomini probi, in questa vicenda? Continua »
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