FINI VUOLE IL CONGRESSO, MA IL PDL NON HA ANCORA ISCRITTI
E’ UNO DEGLI INCREDIBILI PARADOSSI DEL MAGGIORE PARTITO ITALIANO: DUE ANNI PER ANNUNCIARE UN TESSERAMENTO CHE POI NON E’ MAI INIZIATO REALMENTE… MANCANO PURE UN REGOLAMENTO CONGRESSUALE E LE NORME PER LE VOTAZIONI NEI CONGRESSI LOCALI… CI VORRA’ UN ANNO PER FISSARE DELLE REGOLE
Fini reclama un congresso nazionale da mesi, Alemanno chiede che si svolgano quelli provinciali, Berlusconi non li desidera entrambi perchè si dovrebbe parlare di politica, argomento a lui indigesto.
Le 22 correnti filo-premier lo desiderano e lo temono al tempo stesso, perchè sancirebbe il peso reale delle varie componenti.
Ma tutti fanno finta che si possa svolgere a breve, cosa impossibile perchè per far votare gli iscritti, in primo luogo si dovrebbe averne.
Dopo una lunga fase di discussioni su “partito leggero o strutturato”, durata due anni, dal 1 gennaio in teoria è partita la campagna tesseramento, salvo bloccarsi subito, in assenza di una scadenza congressuale fissata.
Non solo: nessuno ha pensato di inserire nello Statuto un regolamento congressuale.
Lo statuto del Pdl, infatti, si limita a stabilire che “il congresso nazionale, che definisce e indirizza la linea politica del Pdl, si riunisce in via ordinaria ogni tre anni (quindi il prossimo dovrebbe essere nel 2012), è convocato dal presidente nazionale su delibera della direzione che ne stabilisce il luogo, la data e l’ordine del giorno”.
Inoltre “il congresso è convocato senza indugio quando ne faccia richiesta all’ufficio di presidenza almeno il 40% dei membri del consiglio nazionale”.
Nulla si dice però sulle norme che dovrebbero regolare i voti ai delegati, i congressi locali e la presentazione delle diverse mozioni.
In pratica, se si dovesse anche convocare un’assise nazionale, tra inizio del tesseramento, congressi locali ed elezione dei delegati, non sarebbe possibile organizzare un bel nulla prima di un anno.
Si dice che il regolamento congressuale sarò uno dei temi trattati dal premier in agosto, periodo in cui ha annunciato di volersi occupare del partito, mettendo mano alle regole e all’organizzazione.
Fa sorridere che anche di questo si debba interessare lui personalmente, come se un comandante di nave dovesse anche provvedere a mollare in prima persona gli ormeggi.
Sarebbe bastato che avesse demandato il tutto un anno fa un gruppo ristretto e il regolamento già sarebbe pronto.
In realtà lui non ha certo simpatia per i congressi dove si confrontano tesi, lui è abituato ai consigli di amministrazione dove il voto è unanime sempre e comunque.
E la mancanza di un dibattito interno, più volte sottolineata dal Fini, è una delle cause delle recenti sconfitte elettorali.
La sensazione è che chi si sveglia prima il mattino detta la linea del giorno, salvo accumulare decine di brutte figure in parlamento tra un passo avanti e due indietro.
Alla fine il “teatrino della politica” diventa questo ogni giorno.
Con buona pace di chi pensava di ottenere un congresso.
Immaginiamo poi già la lotta che si scatenerà a breve da parte dei “signori delle tessere”.
La Dc a 23 correnti almeno non era mai arrivata.
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