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DER SPIEGEL: “LA GERMANIA HA UN PIANO: SEI PUNTI PER SALVARE L’EUROPA”

Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile

L’ESCLUSIVA DEL SETTIMANALE TEDESCO: “IL PROGETTO DELLA MERKEL PREVEDE ZONE ECONOMICHE SPECIALI NEGLI STATI PERIFERICI COLPITI DALLA CRISI PER ATTRARRE INVESTITORI CON AGEVOLAZIONI E REGOLE MENO STRINGENTI”

Salvare gli stati periferici adottando il modello tedesco e istituendo zone a fiscalità  agevolata.
E’ questo il piano che avrebbe in serbo il governo di Berlino per salvare la zona euro ed evitare che il possibile collasso di Grecia, Spagna e Italia finisca per travolgere anche la Germania.
Lo rivela oggi il settimanale tedesco Der Spiegel.
Un piano di sei punti, che prevederebbe la creazione di “zone economiche speciali” negli stati periferici colpiti dalla crisi “in modo da attrarre gli investitori stranieri con agevolazioni fiscali e regole meno stringenti”.
Spagna, Italia, Irlanda, Grecia, Portogallo dovrebbero inoltre creare “fondi speciali per avviare la privatizzazione delle numerose imprese controllate dallo Stato” e potrebbero riformare il mercato del lavoro secondo l’esempio tedesco dell’apprendistato “duale”, che prevede la frequentazione di scuole professionali (Berufsschulen) e, contemporaneamente, l’apprendistato all’interno delle imprese. In questo modo, spiega Der Spiegel, “si potrebbero alleggerire le norme sui licenziamenti e aprire la strada a contratti di lavoro gravati da meno tasse e contributi”.
Il piano del governo sarebbe anche una risposta alle pressioni interne dei socialdemocratici dell’Spd, il maggiore partito di opposizione, che minacciano di non votare il fiscal pact — e quindi di bloccare l’iter di approvazione in parlamento — se prima non si introdurranno misure per la crescita in Europa.
“Senza una tassazione dei mercati finanziari e un rafforzamento dei crediti e degli investimenti della Banca Europea per gli Investimenti l’Spd si esprimerà  in modo contrario al fiscal pact”, ha dichiarato Frank-Walter Steinmeier, capogruppo dei socialdemocratici in parlamento.
“Il fiscal pact potrà  esistere solo come complemento di precise misure per la crescita”.
“La situazione in Europa deve essere stabilizzata in modo da evitare che la Germania sia costretta ad importare la disoccupazione dei paesi confinanti”, ha aggiunto il segretario dei socialdemocratici Sigmar Gabriel. A preoccupare è anche la crescita del sistema Germania che, secondo Gabriel, starebbe declinando e potrebbe rendere presto necessario “un taglio delle ore di lavoro”.
Parole pesanti per la coalizione di governo formata da Cdu (il partito di Angela Merkel) e dai liberali dell’FDP, che vuole far passare il fiscal pact e il meccanismo europeo di stabilità  (ESM) prima della pausa estiva ma ha bisogno dei voti dei socialdemocratici e dei verdi per ottenere l’approvazione dei due terzi del parlamento, la maggioranza qualificata richiesta le due votazioni.
Intanto, secondo Bloomberg, Angela Merkel sarebbe pronta a un compromesso sugli Eurobond.
“Se si considerasse una versione più ristretta degli Eurobond, adottando la proposta del Consiglio degli Advisor Economici del governo tedesco che prevede la creazione di un fondo per la riduzione del debito (debt redemption fund), il governo tedesco potrebbe sostenere il progetto, sempre che siano rispettati precisi impegni di politica fiscale”, ha dichiarato a Bloomberg Julian Callow, capo economista per il mercato europeo di Barclays Capital.
“Il fondo di riduzione del debito potrebbe essere una buona opportunità  per superare le rigidità  nel dibattito sugli Eurobond”, ha dichiarato il socialdemocratico Sigmar Gabriel.
“Il nostro governo è reticente nei confronti della proposta, anche se non la sta respingendo. Dopo l’ultimo summit abbiamo l’impressione che il fronte dell’ostilità  di Angela Merkel rispetto alle misure per la crescita si sia finalmente spezzato”.
L’idea del “debt redemption fund” è stata lanciata agli inizi di novembre del 2011 dai “cinque saggi” che consigliano il governo Merkel sui temi economici.
Prevede la creazione di un fondo da 2.300 miliardi di euro, che raccoglierebbe la parte del debito pubblico che eccede il 60% del Pil richiesto dai criteri di Maastricht e dal fiscal pact e sarebbe garantito congiuntamente da tutti gli stati della zona euro.
Più del 40% del fondo di riduzione del debito sarebbe costituito da titoli di stato italiani, mentre i bond tedeschi costituirebbero il 25% degli asset totali.

Mauro Meggiolaro
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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E’ IL MAGGIORDOMO DEL PAPA IL CORVO CHE HA FATTO USCIRE DAL VATICANO LE CARTE SEGRETE

Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile

LA FUGA DI NOTIZIE DALLA SANTA SEDE: “INDIVIDUATO CON CARTE RISERVATE”

È il maggiordomo del Papa il “corvo” che ha fatto uscire dal Vaticano le carte segrete. Si tratta, secondo l’Ansa, di Paolo Gabriele, aiutante di camera della famiglia pontificia, in sostanza il cameriere del Pontefice.
Questa mattina Gabriele sarebbe stato ascoltato in un interrogatorio dal promotore di giustizia vaticano, Nicola Picardi.
Le autorità  vaticane avevano dato notizia del fermo di una persona «in possesso illecito di documenti riservati».
Almeno così aveva riferito in mattinata il responsabile della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, senza però rivelare il nome del “corvo”.
Dal Vaticano non arrivano ancora conferme, ma la persona tratta in arresto sarebbe proprio Gabriele, che nell’Annuario Pontificio figura con la qualifica di «aiutante di camera» del Papa, tra i «familiari» di Sua Santità .
Fa parte del ristretto gruppo di persone ammesse all’interno della cosiddetta «famiglia pontificia».
Una selezionatissima cerchia di persone che lavorano a contatto con Benedetto XVI: uno staff di collaboratori in cui figurano anche quattro laiche, coordinate da una suora tedesca.
Gabriele, conosciuto come Paoletto in ambienti vaticani, sarebbe uno dei pochi laici ammessi all’interno delle stanze degli appartamenti papali.
«L’attività  di indagine avviata dalla Gendarmeria secondo istruzioni ricevute dalla Commissione cardinalizia e sotto la direzione del Promotore di Giustizia – aveva annunciato Padre Lombardi – ha permesso di individuare una persona in possesso illecito di documenti riservati».
«Questa persona si trova ora a disposizione della magistratura vaticana per ulteriori approfondimenti», aveva aggiunto.
Nei giorni scorsi il Vaticano aveva definito «atto criminoso» la pubblicazione di documenti riservati e di lettere private al Papa in un libro del giornalista Gianluigi Nuzzi.
L’arresto di Gabriele è solo l’ultimo capitolo del Vaticanleaks e dello scontro interno al Vaticano degli ultimi giorni: giovedì la discussa sfiducia al presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi.
Il banchiere guidava l’Istituto per le opere di religione – la cosiddetta banca vaticana – dal 2009, un periodo relativamente breve ma denso di avvenimenti e tensioni.

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MILANO: UN ABUSO SESSUALE IN STRADA AL GIORNO

Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile

IL PROCURATORE FORNO: “NELL’ULTIMO MESE DENUNCIATI 26 CASI, SETTE DELLE VITTIME SONO MINORENNI”

Aggrediscono le donne per strada, sui mezzi pubblici, negli androni dei palazzi, in discoteca e poi scappano impedendo che le vittime possano identificarli: solo nell’ultimo mese sono stati 26 i casi di violenza sessuale da «strada» denunciati alla Procura della Repubblica.
Nella maggior parte degli episodi, quasi uno al giorno, si tratta di palpeggiamenti più o meno pesanti, ma in più di un terzo le violenze sono state molto gravi.
I dati (non comprendono le violenze che si verificano in casa) in possesso del procuratore aggiunto Pietro Forno, che guida il dipartimento che si occupa di reati sessuali, parlano di un trend in costante aumento delle aggressioni commesse da parte di uomini «ignoti».
Tra il 24 aprile e il 24 maggio, in procura sono stati aperti 26 fascicoli per violenze sessuali: 19 hanno avuto come vittime donne maggiorenni, gli altri sette minorenni.
Nelle tre settimane precedenti, le aggressioni a maggiorenni erano state solo 9, mentre a minorenni erano state 3.
Tra gli episodi più gravi quelli su ragazze che, dopo essere state stordite in discoteca con droghe diluite nelle bevande, al risveglio si rendono conto di essere state abusate.
Un fenomeno che preoccupa la Procura della Repubblica, tanto che Forno ha deciso di far confluire i fascicoli che riguardano questo tipo di violenze ai sostituti Gianluca Prisco e Cristiana Roveda, invitando contemporaneamente tutti gli altri pm del dipartimento a girare ai due colleghi tutti gli episodi che assumono contorni analoghi.
La maggior parte delle segnalazioni arriva dal Soccorso violenze sessuali (Svs), il servizio realizzato grazie a una convenzione fra la Asl di Milano e la Fondazione Ca’ Granda del Policlinico, ma tante sono le denunce dirette delle vittime la cui cooperazione, unita alle indagini delle forze dell’ordine, in un terzo dei casi porta presto all’identificazione dei responsabili.
Il coordinamento investigativo, infatti, ha consentito l’identificazione di Luca Terranova, il trentenne milanese arrestato inizialmente perchè accusato di aver violentato una tredicenne.
La comparazione del suo dna con quello dei reperti biologici di un’altra violenza sessuale, che a gennaio aveva avuto come vittima una donna di 40 anni aggredita nell’androne del palazzo, costretta ad entrare nel suo appartamento e lì violentata ripetutamente, ha portato ieri alla notifica in carcere di una seconda ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’uomo.
Lui, attraverso il legale Rossella Pulci (dello studio De Filippo-Pulci), continua a dichiararsi «innocente e completamente estraneo ai fatti».
La difesa mette in luce alcune incongruenze tra le diverse versioni della denuncia presentata dalla donna violentata a gennaio e attende che gli accertamenti sul dna vengano messi a disposizione del consulente di parte, il professor Marzio Capra.

Giuseppe Guastella e Gianni Santucci
(da “Il Corriere della Sera“)

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“IL PARTITO E’ NOSTRO, BOSSI SI CANDIDERA’ CONTRO MARONI ALL’ULTIMO MINUTO”: PARLA LEONI, IL COFONDATORE DELLA LEGA

Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile

“TOSI SI RILEGGA LO STATUTO: I FONDATORI SONO INTOCCABILI, COME I SANTI PER LA CHIESA”… “IL SIMBOLO HA UN SOLO NOME SOPRA E DEI PROPRIETARI, LO SANNO BENE TUTTI”

“Bossi si ricandida, figurarsi se lascia la Lega, aspetta solo l’ultimo minuto”. Giuseppe Leoni conosce bene il vecchio capo.
Insieme hanno dato vita al movimento e da cofondatore possiede con il senatur il simbolo del partito e tutto ciò che è riconducibile al Carroccio, dalla sede alle società .
Leoni è da sempre l’amico e il consigliere fidato.
Uno dei pochissimi rimasto sempre a fianco di Bossi, anche ora, in pieno scandalo Belsito e con l’avanzata di Maroni nel partito.
Oggi è lui che per conto del Capo tiene i rapporti con Maroni nel tentativo di non dover arrivare all’inevitabile: rivendicare la proprietà  del simbolo, sede, società  e partito, lasciando gli altri, i barbari sognanti, a cercarsi un nuovo movimento.
“Ma farò di tutto per evitarlo e tenerlo unito” garantisce Leoni.
Poi ribadisce: “Una cosa è chiara: senza Bossi il partito non esiste, l’ho ricordato a Maroni l’altro giorno”.
Quando?
Quando Tosi se ne è uscito dicendo che voleva cacciare Bossi. Ho chiamato Maroni e gli ho detto di ricordare al sindaco di rileggersi lo Statuto perchè i fondatori della Lega sono divinità , come i santi per la Chiesa: non si possono toccare. Quindi si dia una regolata. Ma Maroni mi ha garantito che lo aveva già  chiamato dicendogli di smetterla.
Se lo chiama vuol dire che la Lega è nelle sue mani
La Lega è di Bossi, punto. Questo è un momento di passaggio, tra poco ci saranno i congressi e lì vedremo.
Maroni ha detto ieri che deciderete anche se presentarvi o meno alle politiche 2013
Lui dirà  la sua e io la mia. Lui dice no? E io magari dico il contrario, è un congresso e lì decideremo. Ma io sono l’unico ad aver rinunciato due volte ad anadare a Roma. Quando Bossi chiese chi, tra gli eletti, era disposto a rinunciare per rimanere sul territorio si nascosero tutti. Ripeto: tutti.
Lei no?
Certo che no. Mi creda non andare a Roma è il male minore, i problemi sono ben altri.
Quindi?
Vedrà  che tutti riconosceranno la necessità  di avere un capo alla guida, altro che storie e barbari sognanti o menate varie. Noi ora ricostruiamo l’unità , dobbiamo restare uniti
Maroni che dice?
Stiamo cercando la quadra e poi per litigare bisgogna essere in due. E io non litigo con nessuno, sono cattolico e porgo sempre l’altra guancia
Scusi ma quante guance ha?
Ne ho ancora una e basterà  per riuscire a tornare uniti e metterci d’accordo: dividerci sarebbe un errore e non conviene a nessuno
Ne è certo?
E’ quello che chiede Bossi. A meno che non decidano di dare vita a qualche scissione o cose strane.
Finirete come gli ex Dc a litigare tra voi per la proprietà  e l’uso del simbolo?
Quel simbolo ha un solo nome sopra e dei proprietari. Lo sanno bene tutti. E i Capo tornerà  al momento giusto. Senza di lui la Lega non esiste. All’ultimo, quando nessuno se l’aspetta, si candiderà . Guardi, io sono un ciclista: se voglio vincere la Milano-Sanremo parto dal Poggio, all’ultimo, mica da Pavia, alltrimenti alla fine non ci arrivo neanche. E’ così che si vince.

Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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LA “NOVITA’ POLITICA” DEL PDL: PRESIDENZIALISMO SUL MODELLO FRANCESE

Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile

BERLUSCONI: “CANDIDATO AL QUIRINALE SE LO CHIEDE IL PARTITO”

Elezione diretta del presidente della Repubblica. Questa la carta che Silvio Berlusconi ha estratto dal cilindro nel corso della conferenza stampa nella sala Koch del Senato, indetta dal segretario del Pdl Angelino Alfano e dal leader del partito, per annunciare la «grande novità  politica» promessa nelle scorse settimane.
«Questa possibilità  – ha detto Berlusconi – è stata oggetto di molte discussioni e incontri».

PRESIDENZIALISMO  
«Siano i cittadini stessi a decidere con il loro voto il presidente della Repubblica», ha proposto Berlusconi. «Vogliamo continuare a essere nella situazione di Atene, un Paese ingovernabile, o di Parigi in cui in pochi giorni i cittadini hanno visto formarsi un governo, andare il Presidente a rappresentare con Francia e Germania, e poi al G8 con Obama?».
«La risposta è ovvia – ha detto – perchè non profittare della prossimità  della fine legislatura; della scadenza di un eccellente presidente repubblica; e terzo della riforma della Costituzione dalla prossima settimana in Senato. Ci sono i tempi, noi presenteremo l’articolato all’aula del Senato come emendamento».

LAPSUS
La parola è poi passata al segretario del Pdl, Angelino Alfano, che ha spiegato nei dettagli «il desiderio di approfondire quello che da 30 anni si è portato sui tavoli della riforma costituzionale e cioè la possibilità  che i cittadini a decidere il presidente della Repubblica».
Una novità  che prenderà  la forma di un emendamento del Pdl al testo per le riforme istituzionali, che la prossima settimana approderà  nell’aula del Senato.
E nella foga dell’annuncio di quella che ha definito «la più grande modernizzazione del sistema italiano», aggiungendo «che ci muoviamo nella logica dell’ora o mai più», Alfano è incappato in un lapsus»: «Come dice il presidente Repubblica, volevo dire il presidente Berlusconi…», ha detto il segretario.

CANDIDATURA

Alla domanda di un giornalista sulla sua candidatura al Quirinale, Berlusconi ha risposto: «Farò quello che mi chiederà  il Popolo delle Libertà ». «Ci sono delle responsabilità  che non si possono ignorare», ha aggiunto l’ex premier.

PRIMARIE
Alfano ha specificato che la proposta elaborata dal Pdl prevede le primarie per i candidati a Presidente della Repubblica. E ha sottolineato che «la proposta rimette al centro i cittadini e intende dare loro la possibilità  di decidere direttamente il candidato Presidente e di portare fuori il nostro Paese dalle secche dell’impossibilità  di governare».

(da “Il Corriere della Sera“)

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CORCOLLE, L’ASSURDA DISCARICA BOCCIATA DAL GOVERNO: SI DIMETTE PECORARO

Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile

LA PROPOSTA DEL SITO PER IL DEPOSITO DEI RIFIUTI, VICINO A VILLA ADRIANA, ERA STATA SOSTENUTA DALL’EX COMMISSARIO DEL GOVERNO BERLUSCONI

La discarica di Corcolle a Roma non si farà  più. E Giuseppe Pecoraro, commissario per l’emergenza rifiuti a Roma, si è dimesso e il governo ha affidato l’incarico a Goffredo Sottile.
Si è deciso tutto questa mattina, prima del Consiglio dei Ministri, quando si è svolta una riunione tra Monti, Ornaghi, Clini e Catricalà .
Il governo appariva diviso prima dell’inizio del consiglio di ministri, che aveva tra i punti all’ordine del giorno la discussione sulla scelta di Pecoraro. Poi è arrivato il comunicato delle dimissioni ufficiali.
”Con nota di ieri — si legge in una nota di questa mattina di Palazzo Chigi — , il Prefetto Giuseppe Pecoraro ha ritenuto di confermare le sue dimissioni dall’incarico di Commissario delegato per il superamento dell’emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma”.
Il Consiglio dei Ministri riconosce “al Commissario di aver agito con assoluta correttezza, nel rispetto delle procedure, e con lodevole impegno personale” ma accantonata l’ipotesi di Corcolle, ricorda “l’estrema urgenza di procedere all’individuazione del sito della discarica necessaria a dare soluzione al problema della gestione del ciclo integrato dei rifiuti della Capitale, il Consiglio dei Ministri ha deciso di conferire l’incarico al Prefetto Goffredo Sottile”.
La proposta di Corcolle come nuova discarica di Roma era stata sostenuta da Pecoraro, nella sua qualità  di commissario straordinario, su nomina del governo Berlusconi.
Già  un mese fa il ministro dell’ambiente Clini aveva stilato una lista di possibili siti per accogliere le 5000 tonnellate di rifiuti prodotti dalla capitale, da attivare dopo la chiusura di Malagrotta. Corcolle e San Vittorino — due ex cave alle porte di Roma — erano state indicate come non idonee dai tecnici del ministero per l’ambiente.
Per Clini il miglior sito era Monte Carnevale, che ha ricevuto, però, un parere negativo dal ministero della Difesa, a causa della presenza nella zona del centro interforze dei servizi di sicurezza.
La palla era ritornata al prefetto Pecoraro, che aveva riproposto la sua scelta dello scorso ottobre, la zona di Corcolle.
L’ex cava dista poco più di un chilometro dal muro di cinta della villa di Adriano e — secondo le informazioni raccolte dai comitati — si trova sopra alcune importanti falde acquifere.
Nei giorni scorsi la scelta del prefetto di Roma aveva trovato la netta opposizione del ministro per i beni culturali Ornaghi, che ieri a sorpresa si è recato nella zona per un sopralluogo.
Clini ieri si era detto convinto sulla possibilità  di evitare la realizzazione della nuova discarica nei pressi di villa Adriana.
Un governo che oggi appariva diviso prima dell’inizio del consiglio di ministri, che aveva tra i punti all’ordine del giorno la discussione sulla scelta di Pecoraro.
A difendere il prefetto ieri spiccava in prima fila il governatore del Lazio Renata Polverini, che garantiva l’assenza di “problemi ambientali” per la realizzazione della nuova discarica a Corcolle.
Ieri in serata era poi arrivata al premier Monti una lettera di Manlio Cerroni, l’imprenditore dei rifiuti che ha ancora oggi mantiene il monopolio della gestione nella capitale: “Oggi il mio dovere è informarla che la discarica di Corcolle, a parte tutte le polemiche, considerazioni e motivazioni, non risolve il problema di Roma — si legge nella lettera di Cerroni — perchè Roma ha bisogno di una discarica alternativa a Malagrotta, che sia in grado di ricevere i rifiuti indifferenziati (cioè non trattati) e anche quelli trattati per almeno tre anni”.
In sostanza il gestore di Malagrotta ha voluto riproporre il modello romano, basato sulla discarica e sullo sversamento dei rifiuti “non trattati”.
Una scelta che si contrappone alle indicazioni europee.
Dura la critica arrivata dal governo nei confronti degli enti locali coinvolti nella scelta del nuovo invaso romano.
In Consiglio dei ministri ha prevalso la tesi di Corrado Clini, che ha evidenziato la “responsabilità  cronica delle Amministrazioni competenti non in grado di assumere decisioni adeguate e misure efficaci ad assicurare il rispetto delle direttive europee e delle leggi nazionali in materia di gestione dei rifiuti”.
Una critica che era apparsa già  chiara durante la conferenza stampa di venti giorni fa, quando il titolare dell’ambiente aveva reso pubblica la lista dei siti alternativi a Corcolle.
Subito dopo la decisione del Consiglio dei ministri Giuseppe Pecoraro ha rassegnato le dimissioni da commissario straordinario. Al suo posto il governo ha nominato il prefetto Goffredo Sottile.
Per il nuovo commissario la sfida contro il tempo per evitare un’emergenza in stile campano a Roma inizia già  dalle prossime ore.
La proroga concessa alla discarica di Malagrotta scade a fine giugno e — secondo quanto aveva assicurato il ministro Clini — sarà  possibile ottenere un rinvio solo di pochi mesi.
La discarica di Corcolle sarebbe stato un progetto da 300 milioni di euro l’anno. Pecoraro ne affidò la valutazione a un suo vecchio amico di Palma Campania, Luigi Sorrentino, e a un suo consulente personale: Pietro Moretti della Cidiemme.
La risposta positiva arrivò in 24 ore. In questi mesi, Giuseppe Pecoraro ha ottenuto la fiducia del mondo della politica, inclusa quella del presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti.
Per mesi ha rilasciato dichiarazioni dalle quali traspariva una situazione di emergenza a Roma, in cui le forze dell’ordine sarebbero state disposte a intervenire: “Siamo in una situazione tipo quella di Napoli — aveva detto. e prenderò provvedimenti contro chi ci farà  andare in emergenza”.
Pecoraro era stato coinvolto anche nella vicenda della P4 di Bisignani.
A leggere l’interrogatorio dei pm al faccendiere, Pecoraro esulava dai suoi compiti di controllo dispensando consigli su parchi giochi in zona Valmontone (Rainbow Magicland) che non si sarebbero dovuti costruire, ma vennero edificati ugualmente in spregio a legge e vincoli: “Il Pecoraro, sapendo che ero buon amico di Angelo Rovati mi disse che lo stesso, interessato a tale opera, avrebbe avuto problemi e che lui non avrebbe mai potuto autorizzare l’apertura per problemi di viabilità  legati all’Autostrada A1”.

Andrea Palladino
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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QUANDO LUSI PAGAVA TUTTI: ECCO I VERSAMENTI DELL’EX TESORIERE

Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile

FRANCESCHINI, LETTA E FIORONI RIMBORSATI FINO AL 2012… I DOCUMENTI SUL TAVOLO DEI PM: FONDI DESTINATI ANCHE A RUTELLI, BIANCO, MARINI E GENTILONI

Rutelli, Bianco, Letta, Fioroni, Franceschini, Gentiloni, Marini: dai conti della Margherita gestiti dall’ex tesoriere Luigi Lusi hanno attinto praticamente tutti i vertici del partito nel periodo compreso tra il gennaio 2009 e il febbraio 2012.
Quello che fino a ieri era solo la parola di un “ladro” e “corruttore”, come è stato definito dai suoi ex colleghi di partito, ora ha preso forma in documenti ufficiali consegnati ai pm di Roma, Alberto Caperna e Stefano Pesci.
I resoconti dettagliati sono finiti sui tavoli degli inquirenti solo due giorni fa, quando è stata sentita Francesca Fiore, che si è definita la “segretaria particolare” dell’ex senatore.
La donna ha consegnato ai magistrati una chiavetta usb con i file excel dei bonifici disposti da Lusi.
Dei soldi che sono usciti dal 2009 al febbraio del 2012 ha segnato tutto: chi ne era il beneficiario, ma anche chi andava a ritirarli e, ovviamente, casuale e relativi importi. E da una prima lettura, la documentazione (di cui i pm dovranno ora verificare la veridicità  attraverso le ricostruzioni dei movimenti bancari) conferma quello che Lusi ha dichiarato anche in giunta per le autorizzazioni del Senato.
Ha tirato in ballo Enrico Letta, Giuseppe Fioroni, Paolo Gentiloni, Rosy Bindi, Dario Franceschini affermando di aver pagato fatture a questi esponenti del partito.
Molte voci, bisogna dirlo, sono relative al 2009 e quindi sono configurabili come rimborsi per spese elettorali o relative a “prestazioni di stampa o connesse a scadenze elettorali”, come ha affermato a verbale Francesca Fiore.
Ma i conti registrati dalla segretaria di Lusi arrivano fino a febbraio del 2012, quando l’allora tesoriere lascia l’incarico e la gestione dei conti.
Così i dati relativi all’ultimo anno sono riferibili esclusivamente al primo mese.
Fioroni nel 2010 percepisce circa 180 mila euro tra “rimborsi vari” e “noleggio automezzo”.
Un valore nettamente superiore rispetto a quello registrato nel 2012, dove per “spese telefoniche” vengono percepiti 204 euro.
Dario Franceschini invece nel 2010 ha ricevuto 162.230 euro e nel 2012 solo 583 euro.
A Paolo Gentiloni vanno 72.283 euro per il 2010, 38 mila nel 2011 e 3.154 nel 2012. C’è poi Enrico Letta, con i suoi 132 mila euro percepiti nel 2010 e 1.680 nel 2012.
Il file con le voci relative a Francesco Rutelli, è danneggiato e visibile solo in parte.
Si legge il dato del 2010: il totale è di 900 mila euro.
I documenti saranno letti con attenzione dai magistrati.
Si dovrà  comprendere anche perchè Lusi disponesse questi pagamenti fino a febbraio del 2012, ciò quando la Margherita non esisteva più.
Dopo aver tirato in ballo tutti, sempre in giunta, Lusi aveva affermato di aver pagato “per le loro attività  politiche, non direttamente ma attraverso loro intermediari”. Aggiungendo di aver escluso finanziamenti a Pierluigi Castagnetti e Franco Marini, che avevano costituito l’Associazione dei Popolari.
Anche se pure Marini figura nei file excel. Nel 2009 riceve 55 mila euro, mentre nell’anno successivo il valore è uguale a zero.
La segretaria di Lusi dice anche altro.
Ai pm afferma che “negli ultimi due anni (Lusi, ndr) mi iniziò a passare alcune fatture che dovevano essere “riviste” da lui.
Ad esempio verificava se l’Iva veniva indicata al 20% o al 4% (che è l’aliquota per l’attività  politica) o se era precisa l’indicazione.
Era lo stesso Lusi a dare le indicazioni per le fatture che non andavano direttamente alla contabilità ”.
Poi conferma l’esistenza dell’accordo tra rutelliani e popolari.
E ricostruisce: “Tutto nasce con le europee 2009, quando Lusi mi parlò della necessità  di trattare alcune spese distinguendole dal resto in quanto rimborsi della politica. Verso il 2010 o il 2011 Lusi mi disse che occorreva essere precisi anche nelle imputazioni delle fatture ai vari soggetti autorizzati a spendere, perchè c’era un accordo per suddividere le spese in termini di 60/40.
Non ricordo chi aveva il 60 e chi il 40 per cento”.
E ancora: “Bianco, Bindi, Bocci, Fioroni, Franceschini, Letta e Marini erano popolari. E Gentiloni, Renzi e Rutelli, invece rutelliani.
Conoscevo alcune persone che venivano per conto dei singoli politici”.
Infatti a ritirare quei rimborsi non erano direttamente i politici nominati, ma loro persone di riferimento.
“Per Bindi veniva o la segretaria o un certo Paolo; per Bocci veniva il suo assistente Paolo Martellini e a volte forse lo stesso Bocci; per Marini c’è ben poco; per Fioroni me le dava di solito lo stesso Lusi o Iannuzzi che mi portava le fatture in busta chiusa; Franceschini non è mai venuto e veniva Giacomelli; per Letta non è mai venuto, credo se ne occupasse Lusi.
Quanto a Rutelli le fatture me le dava Lusi; si trattava più che altro di rutelliani, come Milana e anche Renzi, per il quale veniva un certo Gavini, suo mandatario elettorale”. Tutti pagamenti disposti tramite bonifici.
Ma giravano anche soldi in contante che, spiega Fiore, “veniva usato solo per i regali in occasione delle festività  o per qualche compleanno o simili.
Si trattava solo di regali che faceva lui (Lusi, ndr). Gli importi erano alti, un po’ meno di 10 mila al mese.
Per Natale assai di più, solo di enoteca saranno stati 30 mila euro.
I destinatari erano politici, specialmente abruzzesi o a lui legati, come Fioroni e Rutelli. Fuori dalla politica potevano essere i parenti e gli amici”.
Una testimonianza che potrebbe rivelarsi importante al fine dell’inchiesta.
Ma, secondo la Margherita, quando dichiarato da Fiore “conferma ciò che abbiamo sempre detto: la piena separazione tra le spese politiche, assolutamente ordinarie e legittime, e le malversazioni del tesoriere”.
I vertici dei Dl hanno così commentato con una nota le rivelazioni sottolineando che “gli accertamenti sulla cassa hanno confermato neppure i più stretti collaboratori del tesoriere erano a conoscenza del reale ammontare dei suoi prelievi”.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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MINACCE ALL’AFRONAPOLI: “NO AL TROFEO O DENUNCIAMO I VOSTRI EXTRACOMUNITARI”

Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile

LA SQUADRA COMPOSTA DA CALCIATORI MIGRANTI HA VINTO IL CAMPIONATO AICS PER UN’IRREGOLARITA’ DEGLI AVVERSARI CHE, PER RIPRENDERSI IL TITOLO, LI AVREBBERO MINACCIATI DI SEGNALARE IN QUESTURA I NOMI DEI CLANDESTINI

Si chiama AICS, acronimo di Associazione Italiana Cultura e Sport, e dovrebbe promuovere valori sociali e culturali.
E’ il volontariato dello sport italiano, sulla carta lontano anni luce dai brogli, dagli illeciti e dalle combine che negli ultimi anni hanno falsato i tornei professionistici nazionali.
E invece nell’Italia di Calciopoli neanche gli amatori sono al riparo da accuse e polemiche. Almeno non a Napoli.
Campionato provinciale di calcio a 11, finale del torneo.
A sfidarsi sul campo le due squadre regine della fase a gironi: l’AfroNapoli United, prima con uno score da record — diciotto vittorie su venti partite, 104 reti fatte e solo 19 subite (guarda il video) — e l’ASD Campania, seconda in classifica staccata di quattro lunghezze. Non tantissime, ma abbastanza per far dormire sonni tranquilli al coach Antonio Gargiulo.
Per lui, che due anni fa ha fondato l’AfroNapoli con l’obiettivo di offrire ai migranti che vivono a Napoli un’opportunità  di integrazione e di riscatto sociale, vincere il campionato provinciale e partecipare alle finali nazionali di Brescia sarebbe un sogno che si realizza. Per i suoi atleti, invece, quelle gare sarebbero una vetrina importante: colpire l’attenzione degli osservatori sugli spalti potrebbe aiutarli a strappare un contratto da professionisti e, quindi, un documento valido per restare in Italia.
La posta in palio, dunque, è alta.
Eppure in campo le cose non vanno per il verso giusto: la finale va all’ASD Campania, che passa con un solo gol di scarto al termine di una partita molto tesa da entrambe le parti.
Fin de partie? Non proprio. La sfida prosegue ben oltre i 90 minuti, si sposta nelle stanze del giudice sportivo e rischia di finire sulla scrivania del Questore di Napoli.
Tutto nasce dalle denunce di Gargiulo, che porta al giudice sportivo foto e filmati che inchioderebbero l’ASD Campania, accusata di aver schierato in campo sotto falso nome un giocatore professionista iscritto alla FIGC.
Un fatto grave, anche perchè commesso con dolo e premeditazione, che il giudice conferma ribaltando il risultato del campo e decretando la vittoria a tavolino per l’AfroNapoli. “A mia memoria non era mai accaduto un illecito così eclatante”, dice Alessandro Papaccio, presidente dell’AICS Campania.
“L’ASD — continua — ha annunciato un controricorso, ma per ora a noi non è arrivato nulla. Peraltro, i dirigenti della società  non hanno negato nel merito l’accusa che gli viene contestata, ma hanno parlato di irregolarità  da parte di AfroNapoli”.
Che replica per bocca di Gargiulo: “Da parte nostra non c’è stato nessun illecito, anzi. Il nostro progetto promuove integrazione, socializzazione e lealtà  sportiva, ma siamo costretti a confrontarci con chi pratica lo sport con il solo scopo di vincere, anche a costo di commettere illeciti gravi o ricorrere a intimidazioni di stampo razzista“.
Come quelle che, sostiene Gargiulo, i dirigenti dell’ASD Campania avrebbero rivolto a lui e alla sua squadra, promettendo di portare in Questura i nomi dei calciatori migranti irregolari se l’AfroNapoli non avesse rinunciato alla vittoria a tavolino.
Una minaccia che con lo sport ha poco o nulla a che fare, ma che rischia di pesare come un macigno sul futuro della squadra e dei suoi calciatori più rappresentativi: una eventuale segnalazione alla polizia potrebbe infatti portare al rimpatrio coatto dei clandestini, costretti ad abbandonare l’Italia e la speranza di un futuro migliore per sè e la loro famiglia.
Gargiulo, comunque, va avanti per la sua strada: “Noi non ci facciamo spaventare e andremo avanti con il nostro progetto. In poco più di due anni abbiamo raggiunto risultati importanti, perchè il calcio per noi è soprattutto un veicolo di valori sociali ed etici e un modo per abbattere i tabù razziali. E’ rispettando le regole che un gruppo di ragazzi di diversi continenti del mondo ha creato una squadra vincente arrivata a un passo dal sogno: la vittoria del titolo provinciale e la partecipazione al campionato nazionale di Brescia“.
Lì, lontano da Napoli, dalle polemiche e dalle minacce, i giovani campioni sognano di portare a casa il terzo trofeo della stagione.
Che non avrà  gli stessi onori e riconoscimenti del triplete conquistato dall’Inter di Mourinho, ma che potrà  essere almeno un piccolo segno di riscatto per i calciatori dell’AfroNapoli, pronti come sempre ad affrontare e superare gli avversari che li sfidano sul campo, non nei tribunali.

Andrea Postiglione
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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WEB E RINO GAETANO: LA RICETTA DEI TRENTENNI PDL PER CAMBIARE IL PARTITO

Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile

LO SLOGAN E’ “FORMATTIAMO IL PDL”… IL ROTTAMATORE E’ ALESSANDRO CATTANEO, 32 ANNI, SINDACO DI PAVIA: “I NOSTRI PILASTRI SONO MERITO E VIRTUOSITA'”      

La colonna sonora è Rino Gaetano, «Nun te reggae più». La parola d’ordine è «meritocrazia». La comunicazione si fa sul web.
L’età  media è fra i 30 e i 35 anni, «ma non conta solo quella perchè anche la Minetti è giovane». Il colpo di scena è che non sono grillini. Sono i giovani di #formattiamoilPdl, il raggruppamento di moltissimi sindaci, amministratori, iscritti e simpatizzanti che invocano l’azzeramento del partito e sabato si presenteranno in un grande evento organizzato a Pavia: non il solito convegno, sia chiaro.
Angelino Alfano si collegherà  via Skype, alcuni parlamentari verranno sottoposti ad un fuoco di fila di domande «senza mediazioni e senza giri di parole», gli amministratori della nuova generazione faranno proposte «nella speranza che i vertici del Pdl prendano appunti».
«Formattiamo», che è diverso da «rottamiamo», sottolinea Andrea Di Sorte, assessore a Bolsena: «Funziona come con il computer. Quando c’è un virus, devi formattare l’hard disk, si azzera tutto e si riparte da capo».
La cura di cui avrebbe bisogno il partito, perchè «non ci ritroviamo nel linguaggio dei nostri big, abituati a parlarsi fra loro e non alla gente, ad andare alle solite trasmissioni tivù mentre il mondo si muove con i social network e sul web, a valorizzare quelli che ci hanno portato alla situazione attuale, di caduta libera», accusa Mariachiara Fornasari, consigliere comunale trentenne a Brescia.
Leader di questo movimento, nato dalle riflessioni sul web di un po’ di amici stanchi delle solite facce e delle solite parole («Nun te regghe più», appunto) è Alessandro Cattaneo, trentaduenne sindaco di Pavia: «Abbiamo cominciato a confrontarci fra noi in tempi non sospetti, ma sospettando che saremmo finiti a questo punto. Al Pdl serve una evoluzione basata sul merito e la virtuosità  e vogliamo discutere anche di legalità  ed Europa».
L’attacco ai vertici non è generalizzato: «Alfano ha 40 anni, è giovane ed è il suo momento. Noi siamo con lui e ci aspettiamo che metta fine alle liturgie che sono dannose per il nostro partito».
Parlano senza censurare pensieri e parole: «Il timore reverenziale che regnava nel Pdl fino a poco tempo fa, ora non c’è più», ammette Giorgio Silli, trentaquattrenne assessore a Prato, «anche perchè siamo tanti, veniamo da tutta Italia, amministriamo le nostre città  dove ci siamo conquistati voti e consensi e mettiamo ogni giorno la nostra faccia di fronte ai cittadini».
Quindi, Di Sorte non si sottrae neppure alla domanda su Berlusconi: «Ha 75 anni, ha costruito un partito su valori a cui ancora crediamo, ha dato tantissimo ma credo che lui stesso voglia ora tirare la volata a una nuova classe dirigente».
E se si dovesse candidare a guidare anche il nuovo costituendo partito? «Non lo prendo neppure in considerazione. Credo che voglia fare il padre nobile che sostiene questa ondata di rinnovamento».
Che l’ex premier stia guardando con attenzione ai più giovani è fuori dubbio.
Che abbia, almeno informalmente, benedetto l’evento di sabato, pure (e qualcuno pensa che potrebbe presentarsi a sorpresa a Pavia per salutare i suoi giovani amministratori e iscritti). «Dobbiamo ascoltare i giovani», ripete da settimane l’ex premier.
Che non a caso, dieci giorni fa aveva invitato ad Arcore i giovani della lista Cambiamonza: all’esordio in politica questo gruppo di trentenni era riuscito al primo turno a conquistare più del 5 per cento dei consensi per il candidato sindaco Paolo Piffer.
Nelle oltre sei ore di chiacchiere, Berlusconi aveva cercato di capire il segreto di questo successo: si era informato ad esempio su quanto è costata la campagna elettorale (circa 10 mila euro di cui 6 mila euro racimolati da lotterie in città ) e su quali erano le idee.
Berlusconi aveva preso appunti, ad esempio, sul consigliere a rotazione («Stai soltanto un anno e poi ti alterni con gli altri primi cinque più votati in modo che tutti si fanno le ossa e nessuno mette le radici», riassume Giuseppe Natale, anima di Cambiamonza), sulla raccolta di rifiuti da una discarica di un quartiere della città  (12 tonnellate di rifiuti in una discarica abusiva, con dieci carriole, dieci badili e tanti giovani di buona volontà ), sulla più grande biciclettata mai organizzata nella città  di Teodolinda.
«Dobbiamo cambiare linguaggio, cambiare proposte», è la lezione che Berlusconi ripete ai suoi. E magari anche facce: formattare, insomma.

Elisabetta Soglio
(da “Il Corriere della Sera”)

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