Luglio 13th, 2012 Riccardo Fucile
NEL 2010 LE SEPARAZIONI SONO STATE 88.191, I DIVORZI 54.160 CON UN AUMENTO DEL 2,6%…SALTA PER ARIA IL 30% DEI MATRIMONI
Una fotografia che raffigura il cambiamento radicale della base della società del nostro Paese. E’ quella fatta dall’Istat sulla situazione della famiglia italiana, che secondo i rilevamenti è sempre più in crisi.
A leggere lo studio della società di statistica, infatti, continua il trend di crescita di separazioni e divorzi anche se, nell’85,5%, ci si divide consensualmente.
In media, secondo l’Istat, un matrimonio dura 15 anni, mentre restano alti i tassi di separazione che riguardano, in media, il 30% dei matrimoni.
Se nel 1995 per ogni mille matrimoni erano 158 le separazioni e 80 i divorzi, nel 2010 si è arrivati a 307 separazioni e 182 divorzi.
Gli ultimi dati, riferiti al 2010, segnalano che le separazioni sono state 88.191 e i divorzi 54.160, con un aumento delle prime, rispetto all’anno precedente, del 2,6% e un leggero decremento dei divorzi dello 0,5%.
L’età media di chi si separa è 45 anni per i mariti e 42 per le mogli, che in caso di divorzio raggiunge, rispettivamente 47 e 44 anni. Inoltre il 68,7% delle separazioni e il 58,5% dei divorzi ha riguardato coppie con figli, il cui affido, nell’89,8% dei casi, è stato condiviso.
La litigiosità tra i coniugi risulta più alta al Sud, dove le separazioni giudiziali (in media 14,5%) raggiungono il 21,5%.
E’ invece del 20,7% nel caso in cui entrambi i coniugi abbiano un basso livello di istruzione.
Nel 20,6% delle separazioni è previsto un assegno mensile per il coniuge che nel 98% dei casi è corrisposto dal marito alla moglie.
L’importo medio è più elevato al nord (520 euro) che nel resto del Paese (447,4).
Nel 56,2% dei casi la casa è assegnata alla moglie, nel 21,5% al marito mentre nel 19,8% dei casi gli ex coniugi vanno ad abitare in case autonome e distinte diverse da quella coniugale.
Entrando nello specifico dei dati, invece, è boom di separazioni tra gli ultrasessantenni.
Negli ultimi dieci anni, secondo l’Istat, gli uomini che decidono di vivere una seconda giovinezza affettiva sono raddoppiati: le separazioni che riguardano ultrasessantenni sono passate da 4.247 a 8.726.
Dunque nel 2010 quasi il 10% degli uomini oltre i sessanta anni si è separato a fronte di un 6,4% di donne della stessa età . In generale l’Istat rileva un forte aumento dell’instabilità della coppia che ha portato, dal 1975 ad oggi, a una triplicazione dei matrimoni falliti.
E la tendenza è che la vita di un’unione dura sempre di meno.
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Luglio 13th, 2012 Riccardo Fucile
DATI EUROSTAT: 49 MILIONI DI PERSONE “NATE ALLL’ESTERO” VIVONO OGGI IN UN PAESE UE… DI QUESTE, 16,5 MILIONI SONO NATE IN ALTRO PAESE UE, 32,4 FUORI DALLA UE
Nell’Unione europea vivono 33,3 milioni di “stranieri”.
Più del 60% di questi, ossia 20,5 milioni, provengono dai paesi europei extra-Ue.
Gli altri, ossia 12,8 milioni, vengono da un paese Ue.
Questi, in sintesi, i dati principali resi noti stamattina da Eurostat, l’istituto di statistica della Commissione europea, relativi all’anno 2011.
In totale, gli “stranieri” rappresentano il 6,6% della popolazione totale residente nell’Unione europea. In media, ogni anno la popolazione straniera aumenta di un milione di persone, e il fenomeno assume ormai una dimensione importante anche in Italia, che appare per la prima volta tra i primi tre paesi con la più alta presenza di cittadini stranieri.
In numeri assoluti, il maggior numero di cittadini stranieri risiede infatti in Germania (7,2 milioni), Spagna (5,7 milioni) e Italia (4,6 milioni), seguiti da Regno Unito (4,5 milioni), e Francia (3,8 milioni).
Oltre il 75% degli stranieri vivono in uno di questi cinque Stati membri.
In valori relativi, la più alta percentuale di stranieri si riscontra invece in Lussemburgo (43% della popolazione totale), Cipro (20%), Lettonia (17%) e Estonia (16%). Le percentuali più basse (meno del 2%) in Polonia, Bulgaria, Lituania e Slovacchia. In Italia la percventuale di stranieri è del 7,5%.
I cambiamenti che avvengono nel tempo nella composizione delle popolazioni straniere dipendono a vari fattori, ad esempio dalla natalità e dalla mortalità , dai movimenti migratori, ma anche dal numero di persone che acquisiscono la cittadinanza del paese di residenza.
I dati sui cittadini stranieri nascondono infatti una parte del fenomeno migratorio, riguardante proprio coloro che provengono sì da un altro paese, ma hanno nel frattempo acquisito la cittadinanza del paese ospite.
In totale, 49 milioni di persone “nate all’estero” vivono oggi in un paese dell’Ue. Di queste, 16,5 milioni sono nate in un altro paese Ue (3,3% della popolazione Ue) e 32,4 milioni sono nate fuori dell’Ue (6,4% della popolazione Ue).
In quasi tutti gli Stati membri dell’Ue il numero di persone nate all’estero è superiore al numero totale di stranieri, il che indica l’alta percentuale di mobilità e il dinamismo di un fenomeno ancora tutto sommato giovane e in fase di continuo cambiamento.
In valori relativi, le più alte percentuali di “nati all’estero” si riscontrano in Lussemburgo (32,5%), Cipro (23,1%), Estonia (16,1%), Austria (15,5%), Belgio (14,8%). In Italia i nati all’estero rappresentano per ora soltanto l’8,8% della popolazione.
(da “il Redattore Sociale“)
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Luglio 13th, 2012 Riccardo Fucile
L’ACCUSA: HA DIFFAMATO I RADICALI…LA VICENDA E’ QUELLA DELLE FIRME FALSE PER LA PRESENTAZIONE DELLA SUA LISTA PER LE REGIONALI
Il pm milanese Mauro Clerici ha chiesto la condanna a 1 anno di reclusione del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, senza attenuanti generiche, per aver diffamato in conferenze stampa i Radicali della lista Bonino-Pannella, nelle persone del candidato alle elezioni regionali 2010 Marco Cappato e di Lorenzo Lipparini, attribuendo loro di aver partecipato, con manipolazioni in Tribunale, a una macchinazione finalizzata a escludere il centrodestra dalle elezioni regionali lombarde 2010.
«È una cosa scandalosa e ridicola nello stesso tempo». Lo ha dichiarato il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni.
«Ma i radicali – ha aggiunto – non sono un partito? Non fanno politica? Bene! Le polemiche tra politici sono sempre state giudicate insindacabili».
«Negli anni – ha proseguito Formigoni – ho richiesto più volte alla Procura di procedere contro diversi colleghi politici o partiti, da Umberto Bossi, ai Radicali stessi, all’Italia dei Valori, etc. Non hanno mai dato seguito alle mie richieste (neppure nel caso di accuse offese gravissime a me rivolte), ma mi hanno detto che le polemiche tra politici si devono risolvere tra politici».
«Ora – ha concluso il presidente lombardo – c’è un Pm che cambia idea e decide che è la procura a poter sindacare nelle polemiche tra politici. Ma sono fiducioso che anche in questo caso alla fine ci sarà un giudice a Berlino
La pena è quella minima una volta che — come in questo caso — il pm ritenga l’imputato non meritevole delle attenuanti generiche.
I radicali, costituitisi parte civile con l’avvocato Giuseppe Rossodivita, si sono associati e hanno chiesto che il Tribunale condanni Formigoni anche a risarcirli con 250.000 euro di danni. Il processo in corso, nel quale arringa difensiva e sentenza sono previste in ottobre, è la conseguenza del boomerang per Formigoni della reazione un anno fa all’emergere di firme false nella presentazione della sua lista alle elezioni regionali 2010, irregolarità fatte rilevare all’epoca proprio dai Radicali.
In dichiarazioni a quattro quotidiani, il 5 marzo 2010 Formigoni non solo si difese ma si azzardò a ribaltare le accuse, addebitando ai Radicali d’aver «potuto compiere qualsiasi atto manipolativo, compresa la sottrazione di documenti» in Tribunale; in particolare avanzò il sospetto che, essendo «rimasti 12 ore da soli con in mano penne e borse» a controllare i registri, avessero «potuto manipolare le liste, correggerle, spostare i documenti come volevano», al punto che «51 certificati, a una prima verifica segnalati come presenti, dopo la visita dei Radicali non c’erano più».
Questa ricostruzione per il pm si è rivelata falsa.
Come le 926 firme effettivamente false senza le quali le sue liste nel 2010 non avrebbero potuto presentarsi al voto e raccogliere 2 milioni e 700.000 suffragi contro il candidato pd Filippo Penati: per questa vicenda il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha chiesto una settimana fa il rinvio a giudizio di un nugolo di consiglieri provinciali pdl, dell’allora responsabile elettorale pdl Clotilde Strada, e (come istigatore) dell’allora coordinatore del Pdl e attuale presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà .
Una troupe del telegiornale de La7 ha chiesto ma non ha ottenuto di riprendere la requisitoria a carico di Formigoni: nel processo, infatti, il Tribunale non ha ammesso tv e radio perchè la difesa di Formigoni ha dichiarato alla giudice Carmen D’Elia di non voler prestare il proprio consenso, così impedendo anche la sola registrazione delle udienze richiesta da Radio Radicale
Luigi Ferrarella
(da “Il Corriere della Sera”)
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Luglio 13th, 2012 Riccardo Fucile
SANDRA POPPI ERA SUBENTRATA A UN DIMISSIONARIO MA E’ STATA SUBITO ALLONTANATA PERCHE’ DA UN ANNO E MEZZO NON SI INTERESSAVA PIU’ DELL’ORGANIZZAZIONE…DIFFIDATA DALL’USO DEL LOGO
“Sandra Poppi non ha titolo a rappresentare il Movimento 5 Stelle nè all’uso del logo ed è diffidata dal farlo”.
Con una comunicazione asciutta e sintetica, scritta come da consuetudine sul blog personale, Beppe Grillo ha messo alla porta un’esponente del Movimento 5 stelle emiliano romagnolo. Così finisce l’avventura appena iniziata di Sandra Poppi, consigliere della lista civica Modena5stelle del comune di Modena.
Poco amata dal gruppo locale del Movimento, Poppi era entrata in Comune pochi giorni fa col simbolo a 5 stelle, nonostante, secondo quanto riferito da diversi militanti, non frequentasse abitualmente incontri e assemblee.
Ambientalista specializzata in edilizia scolastica, nel 2009 è la prima dei non eletti alle comunali. L’anno successivo si ripresenta alle elezioni regionali, raccogliendo tante preferenze da piazzarsi seconda dopo l’enfant prodige del Movimento, Giovanni Favia.
Dopo una consultazione interna, però, il Movimento locale decide di far entrare al suo posto in viale Aldo Moro Andrea Defranceschi, attuale capogruppo in regione Emilia Romagna.
Un episodio che genera parecchi malumori interni, tanto da spingere alcuni ad abbandonare il Movimento.
Dopo la sua esclusione dall’assemblea regionale,anche i rapporti tra Poppi e il movimento di Grillo si fanno sempre più tesi.
Fino a dieci giorni fa, quando viene chiamata a sostituire il dimissionario Vittorio Ballestrazzi, ex-rappresentante del Movimento, anche lui allontanato da Grillo nel 2010.
La donna decide di usare il simbolo 5 stelle: “La settimana scorsa mi sono messa in contatto con lo staff di Grillo, per avere indicazioni e consultarmi sull’ingresso in consiglio comunale. Ma da loro non ho avuto nemmeno una parola di risposta. E ora mi trovo improvvisamente fuori”.
La presidente del Wwf di Modena sottolinea poi di avere tutte le carte in regola per far parte del Movimento: “Non sono iscritta a nessun partito, non ho condanne penali e non ho offeso nessuno”.
A differenza di Valentino Tavolazzi, primo e finora unico vero espulso dal Movimento, apprezzato da molti tra eletti e militanti dell’Emilia Romagna, da tempo Poppi non era in sintonia con la base locale.
Tanto che, nei giorni scorsi, alcuni attivisti modenesi avevano scritto allo staff di Grillo, chiedendo il suo allontanamento.
Lo conferma il militante Gabriele Grotti in commento scritto su Facebook: “Il post è rappresentativo della richiesta fatta da parte di tutti gli attivisti facenti parte del gruppo di Modena e provincia. Nel corso degli anni tanta gente si è avvicinata, di questa mai nessuno ha sentito o visto la Poppi, questo è indicativo del netto e irreversibile distacco”.
E poi aggiunge: “La signora fa la furba e sui quotidiani si è spacciata in stato di ‘riavvicinamento’ esibendo in consiglio comunale il nome di Beppe Grillo. Colpita da sindrome di Dr Jekill e Mr Hyde forse si è dimenticata di tutto il fango che ha sparso in passato ad indirizzo di tutto il Movimento 5 stelle. Persino di aver comunicato di esserne uscita”.
Giulia Zaccariello
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Luglio 13th, 2012 Riccardo Fucile
L’OMISSIONE DI SOCCORSO E’ UN REATO, MA NON SONO STATE APERTE INDAGINI
Il Mediterraneo è un mare affollato, è probabile che qualcuno abbia visto l’imbarcazione in balia delle onde e non sia intervenuto. Ma l’omissione di soccorso è un reato”, denuncia Laura Boldrini portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Nessun radar li ha segnalati, nessun aereo li ha visti, nessuna nave li ha notati, nessun peschereccio li ha accostati, nessuno dei mezzi di pattugliamento Frontex si è accorto della loro presenza: 54 uomini e donne in fuga dalla violenza e dalla miseria arrivano su un gommone a ridosso delle coste italiane, vengono respinti dal vento verso il Nordafrica, e muoiono di sete.
Disidratati dopo 15 giorni di agonia, inghiottiti dal Canale di Sicilia: non hanno potuto portare a bordo neanche una bottiglia di acqua, per non appesantire l’imbarcazione, come ha rivelato l’unico eritreo sopravvissuto e ricoverato a Zarzis, in Tunisia.
L’omissione di soccorso è un reato, dice la Boldrini, eppure non sono state ancora aperte inchieste sulle due sponde del Mediterraneo, nè dalla Procura di Agrigento, nè dalla magistratura tunisina.
E, prima ancora, l’omissione di soccorso è una gravissima violazione della legge del mare; com’è possibile che ciò accada in un tratto di mare costantemente pattugliato da diversi Paesi?
Questa è la domanda che ci poniamo tutti — risponde la Boldrini — certamente occorre un maggiore coordinamento tra gli Stati, in tema di soccorso a mare i rapporti sono spesso affidati a canali confidenziali”.
Archiviato il governo Berlusconi, morto Gheddafi, la politica dei respingimenti ha subito un forte rallentamento, ed è ovviamente positivo, ma ciò ha probabilmente provocato un progressivo disinteresse verso la sponda sud dell’Europa, anche e soprattutto sul versante del soccorso a mare.
“L’accordo Italia-Libia prevedeva che chi veniva intercettato in alto mare, anche se non libico, fosse portato a Tripoli — dice la Boldrini — nel 2011 questa politica non è stata messa in atto e negli ultimi mesi i respingimenti — per quello che sappiamo — sono stati molti di meno e solo verso la Tunisia. Questo è senz’altro un dato positivo”. Accordi bilateriali tra Italia e Libia che comunque “non sono sufficienti a garantire il rispetto dei diritti umani” come sostiene Rita Borsellino in un’interrogazione alla commissione europea in cui chiede di “attivare in tempi rapidi azioni di cooperazione internazionale da parte dell’UE per assicurare il rispetto dei diritti umani”.
Concetti che il vescovo di Mazara Domenico Mogavero ha ripetuto al ministro per l’Integrazione e la Cooperazione Andrea Riccardi, chiedendo al governo di “fare più attenzione e prestare più riguardo alla dignità delle persone”.
Ma la tragedia dei 54 morti disidratati in mare testimonia che oggi non c’è nè accoglienza, nè respingimento, ma solo indifferenza: il Mediterraneo dell’estate 2012 è un tratto di mare “fai da te”, in cui i clandestini che si avventurano in cerca di un futuro migliore muoiono assetati davanti agli occhi di chi avrebbe potuto salvarli.
Chi può aver visto senza intervenire?
“Non penso alle unità militari o civili dei governi rivieraschi — risponde la Boldrini — penso ai privati, alle navi cargo o ai pescherecci che solcano continuamente quel tratto di mare. In passato chi ha condotto azioni di salvataggio a mare ha subito parecchi problemi, a volte anche azioni giudiziarie, oppure ha atteso per giorni in rada l’autorizzazione allo sbarco. E per loro sono giorni di lavoro persi”.
Non si è scoraggiato, per fortuna, l’equipaggio della motovedetta della Guardia di Finanza che la notte scorsa ha intercettato a 60 miglia a sud di Porto-palo di Capo Passero, nel Siracusano, un gommone con a bordo 50 immigrati, provenienti probabilmente dalla Libia, trasferiti a bordo del natante militare e sbarcati a Pozzallo, nel Ragusano.
A essere salvati, questa volta, oltre a donne e uomini, c’era anche una bambina di tre anni.
Giuseppe Lo Bianco
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: povertà, radici e valori | Commenta »