Settembre 29th, 2012 Riccardo Fucile
“SERVE UN GOVERNO VERO, E ROTTAMIAMO ANCHE I BANCHIERI COME BAZOLI”
“Mario Monti ha contenuto i danni sull’orlo della bancarotta, ma non parlatemi di bis. Non ha mandato popolare ed è il Bondi della politica: chiamato a salvare un’azienda al collasso, come Enrico Bondi a Montedison e Parmalat, taglia ma non rilancia.
E i naufraghi della politica si aggrappano al Monti bis come a una scialuppa”.
Luigi Zingales, padovano di 49 anni, bocconiano come Monti, non ha bisogno di pesare le parole.
Con quella cattedra di economia alla Chicago University, dove insegnava il padre del neoliberismo Milton Friedman, può dire ciò che vuole.
È tornato in Italia per lanciare un libro che nel titolo dice tutto: “Manifesto capitalista — Una rivoluzione liberale contro un’economia corrotta”.
E già che c’era, è andato alla Banca d’Italia a insolentire il patriarca dei banchieri italiani, Giovanni Bazoli. La sua voglia di rottamazione parte dal potere economico.
Oltre al presidente di Intesa Sanpaolo, chi deve andare a casa?
Tutta l’oligarchia del capitalismo, vecchia, inadeguata, incapace di riformarsi.
Questa oligarchia distrugge la ricchezza o se ne appropria in modo ingiusto?
Entrambe le cose. Per appropriarsi della ricchezza la distrugge. Molti dicono che il capitalismo di relazione, dove non conta il merito ma vincono i favori tra amici, qualche vantaggio ce l’ha. Non ci credo, ma vorrei discuterne: ho chiesto a Bazoli perchè dice che la sua banca cerca l’interesse generale prima del profitto, ma non mi ha voluto rispondere.
Il suo culto del profitto non è molto popolare in Italia.
Lo so, c’è un’antica cultura anticapitalistica, e quindi diffidenza. Il mio libro in America è intitolato “Un capitalismo per il popolo”, ma qui sarebbe stato tacciato di populismo.
I liberisti sono considerati i teorici dell’ingiustizia.
Certo, se il liberismo è praticato come in Italia hanno ragione. Ma il libero mercato, quello vero, è l’antidoto più efficace contro l’ingiustizia sociale. Quando dico meritocrazia, penso che i primi a negarla sono gli oligarchi del capitalismo. Hanno un sistema di intrecci azionari, patti e accordi, per cui sono tutti legati e nessuno giudica nessuno. Io oggi non licenzio te, tu domani non licenzi mia figlia.
Capitalismo delle figlie, come quelle di Ligresti?
La Fonsai sarà mica andata a rotoli per colpa dei dipendenti?
La figlia di Bazoli che entra nel consiglio di Ubi Banca quando ne esce il padre per incompatibilità , come la spiega ai suoi studenti ?
Parto da Alessandro Borgia. È la tradizione cattolica, il potere che si tramanda senza possedere azioni. Episodi del genere dimostrano mancanza di sensibilità , perchè il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente, come diceva lord Acton.
Insegnava a Chicago?
No, storico inglese dell’Ottocento, nato a Napoli.
Però è comodo venire qui a sparare a zero con la cattedra a Chicago.
Ah sì, anche perchè siamo provinciali. Uno arriva dall’America e tutti stanno a sentirlo.
E i colleghi italiani non la chiamano mai per dirle beato te che puoi parlare?
Gli economisti no, ma molti manager e imprenditori mi dicono che tacciono per paura.
Paura fa rima con omertà .
Nelle scuole americane ai miei figli insegnano a battersi contro l’ingiustizia, ad avere fiducia in se stessi, a credere che tu puoi fare la differenza. Qui ti insegnano che è tutto inutile, e l’omertà è un obbligo morale.
Battersi per la legalità è roba da rompiscatole.
Sì, e mi ribello. Le regole sono essenziali per l’economia. Non c’è liberismo senza legalità . Il mio libro parte da Enrico Berlinguer , che ha sollevato la questione morale. La sinistra è stata l’unica parte politica a battersi contro le porcherie. Mentre la borghesia, per paura dei comunisti, ha difeso l’illegalità .
Ma allora c’è il Pd già pronto. Perchè il movimento “Fermare il declino”?
Per rompere il legame tra sinistra anticapitalista e sinistra liberale. Se Matteo Renzi vince le primarie sto con lui, naturalmente a patto che cacci gente come D’Alema.
Ma D’Alema è un vecchio tifoso del liberismo…
No, è il leader di quella parte del Pd che sta lì per fare inciuci con il mondo delle imprese.
Marchionne che definisce “folklore locale” la sentenza sulla discriminazione a Pomigliano, come sta nella classifica liberismo-legalità ?
Se ha detto questo dell’applicazione di una legge europea ha sbagliato. Si sta esagerando. I sindacati hanno abusato della giustizia troppo tutelante, ma non si può dare sempre la colpa a chi lavora. All’economia italiana fanno più male gli oligarchi che mantengono il loro potere in un sistema senza regole.
Ma lei che ci fa in America, l’ha scelto o non l’hanno voluta alla Bocconi?
A Chicago mi pagavano e mi facevano fare ricerca. In Italia avrei dovuto chiedere soldi ai miei. Lei che avrebbe fatto?
Ma adesso che viene a fare? Ci sarà qualcuno che le chiede che vuole, no?
Vengo a cercare qualcuno con cui discutere del futuro del Paese: se un popolo non è in grado di mettere in galera i corrotti non saprà neppure scegliere le tecnologie su cui investire.
Giorgio Meletti
da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 29th, 2012 Riccardo Fucile
L’EX MINISTRO DELL’AMBIENTE: “NON C’E’ PIU’ TRACCIA DEL SOGNO, SOLO GRUPPI DI POTERE IN LOTTA TRA LORO”
Due sere fa era seduta in prima fila al cospetto del Cavaliere, presentazione show del libro di Brunetta.
La settimana prossima formalizzerà l’addio al gruppo del Popolo delle libertà .
Il dado è tratto, ha raccontato Stefania Prestigiacomo alle ormai poche amiche e colleghe che hanno tentato di frenarla.
Forfait di una “forzista” della prima ora, destinato a fare rumore.
Tanto più perchè potrebbe portarla sulle sponde dei centristi Casini e Fini.
Tuttavia l’ex ministra non rompe con Silvio Berlusconi (che oggi festeggerà i suoi 76 anni in Provenza dalla figlia Marina).
“Con lui rapporti sempre ottimi” ha spiegato.
È con tutto l’establishment del partito che non si ritrova più. Rapporti azzerati. Dialogo nullo. “Sono sconcertata da tutto – ha confidato – Del sogno berlusconiano in questo partito non c’è più traccia. Siamo circondati da piccoli gruppi di potere che passano le giornate a litigare”. Ecco, di fronte allo spettacolo delle ultime settimane, la deputata aretusea si definisce “disgustata”.
Il Pdl, così com’è, lo ritiene ormai un “partito inesistente”.
Nasce da qui la presa di distanza che a giorni porterà al passo dell’addio.
Disimpegno intanto dalla campagna elettorale siciliana in vista delle Regionali del 28 ottobre. Oggi alle 18, al Teatro Politeama di Palermo, Nello Musumeci, candidato del centrodestra, terrà la sua kermesse.
Ma Stefania Prestigiacomo (rientrata ieri a Siracusa) non ci sarà .
Una vita sulla scia di Silvio Berlusconi, imprenditrice, entrata a meno di trent’anni alla Camera, è tra i pochi parlamentari in carica ad aver affiancato l’avventura politica del leader da Forza Italia nel ’94 ad oggi.
Ministra delle Pari opportunità nel Berlusconi ter e dell’Ambiente nell’ultimo esecutivo. Non senza scintille.
È passato agli annali il pianto del 2005 quando partito e governo le voltarono le spalle sulle quote rosa, ma anche la battaglia di principio condotta e persa col referendum sulla fecondazione assistita.
Come pure gli scontri con Tremonti per i fondi via via sottratti al dicastero per l’Ambiente, negli ultimi anni.
Il forfait della Prestigiacomo – che i maligni ricollegano alla molto probabile esclusione dalle prossime liste – in realtà è sintomo di un malessere diffuso.
E di una corsa al “si salvi chi può” destinata a farsi frenetica nelle prossime settimane.
Quel che la deputata ha escluso, parlando con i colleghi a lei più vicini, è di accettare il corteggiamento del Grande Sud di Miccichè.
Sembra piuttosto che i contatti e il pressing nei confronti della ex ministra siano stati altrettanto insistenti, e più fruttuosi, da parte dei centristi Casini e Fini.
Ma la Prestigiacomo non è l’unica berlusconiana finita nel mirino dei cacciatori di “teste” avversari.
Non da ora, per esempio, lo è anche un’altra ex ministra come Mara Carfagna.
Campanelli d’allarme (i più noti) di un partito in rotta alla vigilia della resa dei conti elettorale.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Settembre 29th, 2012 Riccardo Fucile
MASSIMO FINI: LEGGI AD HOC PER TUTELARE I POTENTI, ECCESSIVA SEVERITA’ CONTRO I POVERACCI… L’ATTRIBUZIONE DI UN FATTO DETERMINATO NON E’ UN’OPINIONE: O IL FATTO E’ VERO O E’ FALSO E CHI SBAGLIA NE PAGHI LE CONSEGUENZE
Prima che il “caso Sallusti” andasse a finire a “tarallucci e vino” come sempre avviene in questo Paese quando ci sono di mezzo i potenti e i privilegiati (è pressochè certo, col clima di indignazione ipocrita che si è creato da parte di ogni genere di collitorti, politici, giornalisti, napolitani, che nelle more del periodo di sospensione della pena concesso dal Procuratore capo di Milano, il governo o il Parlamento vareranno una legge ‘ad hoc’ che salverà il direttore del Giornale dal carcere, ma che, fatta in tutta fretta, ingarbuglierà ulteriormente la questione della diffamazione), Giuliano Ferrara scriveva: “Ecco la trasformazione di una posizione di offesa in una violenza della legge, una legge sbagliata, ma che ha per conseguenza un atto violento su una persona… un uomo, un professionista che lavora nell’informazione, un cittadino che perde il diritto alla libertà personale”.
È ovvio che per un professionista, che in genere abita in una bella casa e ha un certo train de vie, finire in carcere è molto più doloroso che per un ragazzo di strada che ha forzato la cassa di un supermercato.
Ma il Codice non stabilisce razzisticamente le pene a seconda della tipologia del reo, ma di quella dei reati.
È altrettanto ovvio che la privazione della libertà personale è una violenza sul cittadino, la massima che uno Stato di diritto può permettersi.
Ma una comunità , se vuole tenersi insieme, deve darsi concordemente delle regole e se non vuole che restino lettera morta deve stabilire delle pene per chi le viola.
Rinunciare alla violenza della legge significa aprire la strada alla legge della violenza. Cioè alla violenza del più forte.
Che è quanto sta accadendo in Italia da molti anni.
La “pasionaria” Daniela Santanchè ha detto che si incatenerà a non so cosa in difesa di Sallusti.
Ma questa stessa Santanchè nel caso di presunti stupratori (del tutto presunti perchè non erano ancora stati rinviati a giudizio) ha gridato: “In galera subito! E buttare via le chiavi”.
Questi sono i garantisti a giorni alterni e a rei alterni.
In realtà in Italia si sta affermando un doppio diritto penale: uno soft, fin quasi all’impunità , per i reati tipici di “lorsignori”, uno durissimo per i reati da strada che son quelli commessi dai poveracci.
Ma questa è la vecchia, cara, schifosa, giustizia di classe. Io non ci sto.
Una grande, e voluta, confusione si è fatta sulla libertà d’opinione.
Una cosa è se io scrivo che il giudice Caio è un incapace, questa è un’opinione, come tale, appunto, opinabile, altra se scrivo che ha ordinato un aborto a una minorenne.
Questa non è un’opinione, ma l’attribuzione di un fatto determinato, che non è opinabile.
Se è vero il giornalista avrà fatto bene il suo mestiere, se è falso è diffamazione (il tuo vero errore, Sandro, è stato di fidarti di un dilettante allo sbaraglio, quel Renato Farina che faceva il giornalista, soi-disant, e contemporaneamente la spia per i Servizi).
Ciò che va eliminata non è la diffamazione, ma i reati liberticidi di cui il nostro Codice è zeppo e che sono indegni, essi sì, di una democrazia: vilipendio alla bandiera, vilipendio al Capo dello Stato, vilipendio alle Forze armate, vilipendio alla religione.leggi
L’odio è un sentimento e, come tale, a differenza dell’opinione, non controllabile.
Nessuno, finora, nemmeno i dittatori, si erano spinti fino a mettere le manette ai sentimenti.
Io ho il diritto di odiare chi mi pare, restando chiaro che se solo tento di torcergli un capello devo andare dritto e di filato in gattabuia.
Con buona pace di Giuliano Ferrara e dell’indiscriminato “diritto alla libertà personale”.
Massimo Fini
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 29th, 2012 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA CAMERA, DOPO LE RIVELAZIONI DI LAVITOLA SUL MEZZO MILIONE DI EURO RICEVUTI DAL CAVALIERE PER FARE IL LAVORO SPORCO CONTRO DI LUI COSTRUENDO UN DOCUMENTO PATACCA, LO ACCUSA : “HAI MASSACRATO LA MIA FAMIGLIA, ORA GLI ITALIANI CAPIRANNO CHI SEI VERAMENTE”
Botta e risposta tra il presidente della Camera e l’ex premier sulla missiva scritta dall’ex direttore de L’Avanti! per presentare al Cavaliere il conto per il lavoro sporco fatto in cambio di soldi e della promessa di incarichi.
Al centro l’ammissione per iscritto del faccendiere in carcere dal 16 aprile scorso di aver ricevuto un rimborso di 400-500mila euro per ‘l’affaire
Silvio Berlusconi “ha dato ampio mandato ai suoi legali di esperire tutte le più opportune e necessarie azioni giudiziarie”.
E’ Paolo Bonaiuti a far sapere che l’ex presidente del Consiglio ricorrerà in tribunale contro le durissime affermazioni del presidente della Camera Gianfranco Fini (”Il signor Berlusconi è un corruttore. E ora, se vuole, mi quereli”) in merito alla lettera in cui l’ex direttore de L’Avanti! Valter Lavitola, in carcere dal 16 aprile scorso, presenta al Cavaliere il conto per il lavoro sporco fatto in cambio di soldi e della promessa di incarichi.
”Stupisce che Fini — si legge nel comunicato stampa di Palazzo Grazioli — fondi le sue opinioni su un documento il cui contenuto non è stato in alcun modo avvalorato dal suo asserito autore e non ha avuto alcun riscontro nelle sedi proprie”.
L’attacco del presidente della Camera a Silvio Berlusconi è arrivato durante la trasmissione su La7 “Otto e mezzo”.
Al centro l’ammissione per iscritto di Lavitola di aver ricevuto un rimborso di 400-500mila euro per ‘l’affaire Montecarlo’: “Ho fatto arrivare in Italia i documenti originali di Santa Lucia con un volo privato da Panama a Roma con un volo messo a disposizione dal presidente panamense Martinelli”, scrive infatti l’ex direttore de L’Avanti! nella lettera indirizzata all’ex premier. “Dovrei dire che sono soddisfatto e che il tempo è galantuomo — affonda il leader Fli — Invece dico che sono profondamente indignato e spero che gli italiani capiscano ora chi è Silvio Berlusconi. Provo disgusto nei confronti di una persona che davvero merita di essere conosciuto per quello che autenticamente è. E non mi riferisco a Lavitola”.
In televisione Fini, alla vigilia della convention di domenica ad Arezzo, dice che “era tutto organizzato”: “Io parlo agli elettori — spiega Fini -, a me dispiace che tanti amici non abbiano capito quale è la natura del Pdl. La destra doveva essere un’altra cosa. Il mio errore capitale è stato confluire nel Pdl, che è e sarà una creatura di Berlusconi, non può essere una alternativa credibile al centrosinistra”.
Il presidente della Camera ripercorre la sua storia, dalla cacciata alla nascita di Fli: “Questa vicenda ha provocato dolore a me e alla mia famiglia. Il dolore è stato tanto — spiega a Lilli Gruber – Quella lettera mi disgusta ed anche se fosse falsa per il 90 per cento, per il dieci per cento è vera. Ma ci avevano avvisati, ho fatto il ministro degli Esteri, qualche amico c’è, anche a livello di intelligence. Ci avevano avvisati che quel documento era falso e Italo Bocchino lo dichiarò in televisione. Il documento fornito dalla stato di Santa Lucia era una patacca”.
Il commento del ns. direttore
I lettori che mi seguono da cinque anni (gli altri li rinvio agli articoli del ns. archivio) conoscono benissimo la mia posizione critica sul politico Gianfranco Fini.
Nei miei venti anni di militanza nel Msi, laddove si collocava Fini all’interno delle componenti del partito, io mi sono sempre trovato schierato dalla parte opposta.
Non certo per antipatia o interesse, ma per divisioni ideologiche.
E ancor oggi lo ritengo, dopo la pregevole intuizione di Bastia Umbra, il responsabile principale del disfacimento di quella comunità umana che poteva ridare dignità alla destra italiana: proprio per essere venuto meno alle premesse di quel manifesto circondandosi di mezze calzette.
Ma non posso non riconoscergli il merito di quel dito puntato contro l’arroganza del padrone del partito-azienda che aveva ridotto il Pdl a un movimento colluso e alleato con la peggiore feccia razzista padagna.
Sono stato uno dei pochi ad approfondire sul sito, con decine di articoli, la vicenda della casa di Montecarlo perchè l’accanimento e la macchina del fango costruita contro Fini dai fautori del metodo Boffo era vomitevole.
Perchè ogni giorno venivano sfornate patacche e testimonianze taroccate da chi aveva un solo scopo: far pagare a Fini quel gesto di ribellione.
Abbiamo visto infami e uomini di merda ergersi a giudici e moralisti, pronti a inventarsi di tutto, salvo non poter mai portare un testimone a confermare davanti a un giudice, documenti alla mano, quanto andavano sostenendo.
Fino alla patacca del documento tarocco del governo di St. Lucia dietro il quale era evidente la mano di Lavitola, il faccendiere con le pezze al culo che però girava il Sud America con aerei di Stato e voli privati, percepiva milionate di contributi per un giornale inesistente nelle edicole ed era pure socio di malaffare con il magnaccia Tarantini.
Uno che scendeva dalla scaletta dell’aereo presidenziale a Panama al seguito della corte dei miracolati di Berlusconi.
Il quale in un primo tempo ebbe persino il coraggio di dire di non conoscerlo.
Salvo poi leggere delle decine di telefonate che si scambiavano ogni giorno e del denaro che il premier gli elargiva.
Ora il tempo fa giustizia e la verità viene a galla: da uomini liberi non possiamo che esserne lieti.
La lettera-confessione di Lavitola rende giustizia delle palate di fango sfornate contro chi aveva puntato quel dito.
Non serviranno a far rinascere il progetto di una destra moderna e civile perchè i limiti politici della classe dirigente di Fli sono evidenti, ma faranno capire a tanti italiani quanto si puo’ essere infami nel confronto politico.
C’è chi nasce servo e scodinzola tutta la vita in attesa della ciotola del padrone di turno e chi non vuole perdere la propria dignità .
Noi non abbiamo mai avuto dubbi dove collocarci.
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Settembre 29th, 2012 Riccardo Fucile
“CAVALIERE, LEI E’ IN DEBITO CON ME”…LA LETTERA DEL RICATTO DI LAVITOLA A BERLUSCONI: “HO RICEVUTO SOLDI PER COMPRARE DEPUTATI E FAR CADERE IL GOVERNO PRODI”…”HO DISTRUTTO FOTO DELL’EX PREMIER CON ALCUNI CAMORRISTI”
Cinquecentomila euro per distruggere Gianfranco Fini, un’incessante opera per comprare i senatori del centrosinistra ad epoca del governo Prodi, la distruzione di foto di Silvio Berlusconi con alcuni camorristi.
E ancora: informazioni a Clemente Mastella sulle indagini della procura di Santa Maria Capua Vetere.
Valter Lavitola, il faccendiere in carcere a Napoli dal 16 aprile scorso, racconta tutto questo in una lettera di 20 pagine (datata Rio De Janeiro 13 dicembre 2011) fatta arrivare all’ex premier Silvio Berlusconi – e rintracciata dagli inquirenti sul computer di Carmelo Pintabona, l’uomo d’affari e politico di origine siciliana che con Lavitola è indagato per tentata estorsione all’ex premier – con la quale lo ricatta e gli chiede milioni e milioni di euro.
“Le cose fatte tra noi le ho fatte scientemente e come tale da uomo. Lei, non sarà mai coinvolto! Dico mai e poi mai!”, promette l’ex direttore de L’Avanti! all’allora presidente del consiglio mentre, dall’altra parte, gli elenca tutte le “promesse” mancate: “entrare nel governo o nel Parlamento europeo o almeno nel Cda Rai”; ottenere comunque “un incarico importante all’inizio del 2010; “collocare Iannucci nel Cda dell’Eni”; “nominare (Paolo) Pozzessere almeno direttore generale di Finmeccanica“.
LE “CONCESSIONI” DI BERLUSCONI A LAVITOLA
Nel testo, zeppo di refusi e strafalcioni, Lavitola elenca una serie di benefici che l’ex premier gli avrebbe concesso in cambio di favori vari. In particolare, un rimborso spese per il suo viaggio a Santa Lucia, in Centro America, per procurare atti che avrebbero dovuto dimostrare che proprietario effettivo dell’appartamento (un tempo appartenuto ad An) era il cognato di Fini. Lavitola scrive di aver ottenuto “400/500mila euro (non ricordo) di rimborso spese per la ‘casa di Montecarlo’, dove io ce ne ho messi almeno altri 100.000. Martinelli (il presidente di Panama, ndr) ha contribuito con 150.000 euro oltre che con il volo privato da Panama a Roma (circa 300.000 euro), quando Le portai i documenti originali di Santa Lucia (circa 300.000 euro)”.
Documenti di cui Berlusconi si sarebbe servito per colpire il presidente della Camera e che dunque, afferma l’ex direttore dell’Avanti!, scottavano: per evitare che gli fossero trovati, li portarono fuori dall’aeroporto i piloti del volo privato Panama-Roma pagato, appunto, dal presidente del Paese centroamericano.
I “SERVIZI” RESI DA VALTERINO A BERLUSCONI
L’ex direttore dell’Avanti! elenca poi tutte le altre circostanze in cui, a suo dire, avrebbe reso servigi al Cavaliere: “Era in debito — scrive — per aver io ‘comprato’ De Gregorio, tenuto fuori dalla votazione cruciale Pallaro, fatto pervenire a Mastella le notizie della procura di Santa Maria Capua Vetere, da dove erano arrivate le pressioni per il vergognoso arresto della moglie” e per avere “lavorato” Dini. A fronte di tanti favori, Berlusconi avrebbe fatto a Lavitola delle promesse, molte delle quali però non mantenute. Il giornalista si lamenta, in particolare, di non essere entrato a far parte del governo, di non essere stato eletto al Parlamento europeo e di non avere avuto incarichi importanti.
LE FOTO DI B. CON BASSOLINO E I CAMORRISTI
Particolarmente inquietante il passaggio sull’ex maresciallo dei carabinieri Enrico La Monica, coinvolto nell’inchiesta P4 assieme al deputato del Pdl Alfonso Papa e all’uomo d’affari Luigi Bisignani e latitante da oltre un anno (“io lo mantengo da un anno in Senegal“):
“Era la fonte — scrive Lavitola a Berlusconi — che ha quantomeno contribuito a salvare Bertolaso (glielo può chiedere), ci ha coperti nell’indagine sull’acquisto dei senatori, ha dato una mano sul serio nelle indagini su Saccà (con le intercettazioni) e Cosentino, ed ha eliminato alcune foto che La vedevano ritratto assieme a Bassolino e ad alcuni mandanti della Camorra per la vicenda dei rifiuti (sono certo che lei non sapesse chi fossero). Eravamo in grande debito e lui si era reso conto che Bisignani e Papa lo sfruttavano e lo prendevano in giro promettendogli di andare ai servizi per guadagnare 200 euro in più al mese. Non c’è nulla di più pericoloso di un amico che si sente tradito, abbandonato e senza vie di uscita”.
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Settembre 29th, 2012 Riccardo Fucile
REGIONE LAZIO: LEGISLATURA DURATA SOLO DUE ANNI E MEZZO, MA IL VITALIZIO E’ POSSIBILE
Il roseo futuro dei consiglieri regionali del Lazio è tutto nelle mani del signor Costantino Vespasiano.
Nome e cognome imperiali per il direttore dell’ufficio legislativo della Pisana che, in queste ore, ha il compito di dirimere una questione normativa che sta a cuore a una quarantina di persone: tanti sono quei consiglieri che si trovano in Regione per la prima legislatura.
Hanno maturato o no il diritto a prendere un assegno di circa 3.800 euro al mese per tutta la vita?
Nei corridoi del consiglio non si parla d’altro.
Negli uffici che si occupano del trattamento economico dei politici della Pisana, raccontano che da due giorni ci sia una processione di consiglieri: sono soprattutto della maggioranza, tra eletti nel listino e membri della Lista Polverini, al debutto in politica alle elezioni del 2010.
Tutti a chiedere l’esatta interpretazione di una legge regionale, la numero 19 del 1995 che, all’articolo, 8 recita: «L’assegno vitalizio mensile compete ai consiglieri che abbiano compiuto 55 anni e abbiano corrisposto i contributi per un periodo di almeno 5 anni di mandato».
La legislatura del Lazio si è interrotta (fatto inedito) in modo anticipato: inaugurata il 15 aprile 2010 si andrà a chiudere formalmente nel momento in cui si insedierà il nuovo consiglio.
A occhio e croce, visto che ancora non si conosce la data delle elezioni, questo accadrà dopo circa 32-35 mesi anzichè dopo i normali 60.
Dalla norma, sembrerebbe tutto chiaro: niente vitalizio.
Eppure i preoccupati consiglieri al primo mandato (quasi tutti della maggioranza) sperando in un’interpretazione estensiva, si aggrappano a un altro articolo di quella stessa legge, il 10, che consente di poter versare la parte dei contributi che restano fino a fine legislatura, in maniera volontaria.
Facendo un rapido calcolo, con circa 40.000 euro (1.600 euro di versamenti mensili fissati per legge, moltiplicati per 25) i consiglieri alla prima legislatura, già a 55 anni potrebbero iniziare a ricevere il vitalizio.
Anche a 50, a dire il vero, rinunciando però al 25% dell’assegno.
Come potrebbe capitare a Franco Fiorito tra 9 anni (oggi ne ha 41), al secondo mandato, che arriverebbe a prendere circa 5.000 euro di vitalizio.
Qualcuno, invece, ci ha già rinunciato, come il consigliere del Pd Enzo Foschi che non riceverà la parte maturata finora e si vedrà restituire i contributi versati.
Qualcun altro, invece, come la Federazione della Sinistra, sta provando a proporre un referendum per abolire del tutto un assegno già erogato a 180 tra ex consiglieri e familiari di politici (compresi conviventi e figli) e che pesa ogni anno per 16 milioni di euro.
Domani verranno presentate le firme in corte d’appello e poi a decidere l’eventuale abolizione potrebbero essere gli elettori.
Intanto, ogni giorno che passa, questo consiglio «indegno», come l’ha definito Renata Polverini, continuerà a costare per i prossimi 6 mesi circa 52 milioni di euro.
Costi fissi che, dunque, si riproporranno anche con la prossima legislatura.
Ma intanto, di stipendi ai 71 consiglieri se ne andranno, per i prossimi 180 giorni tra i 7 e gli 8 milioni di euro.
Poco meno della metà , se invece, si andrà alle urne prima di Natale.
Tanto costa al mese l’indennità lorda di 9.300 euro percepita da ogni consigliere e moltiplicata per 71, alla quale va aggiunto un rimborso chilometrico variabile, una diaria di 3503,11 euro e un contributo per il rapporto eletto/elettore dimezzato la scorsa settimana: da 4.190 euro a 2.095.
Senza contare il trattamento di fine rapporto che attende i consiglieri: una liquidazione pari a circa 30.000 euro.
Eppure, non basta.
E infatti c’è chi pensa al futuro: al quel vitalizio bloccato tra i codici e le interpretazioni del signor Costantino Vespasiano.
Mauro Favale
(da “La Repubblica“)
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Settembre 29th, 2012 Riccardo Fucile
INDAGATI ANCHE I DUE SEGRETARI DOPO L’ELENCO DEI BONIFICI DA CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO
Ormai è un pozzo senza fondo.
Dopo l’elenco dei bonifici da centinaia di migliaia di euro disposti da Franco Fiorito, nuove sorprese arrivano scorrendo la lista dei destinatari degli assegni firmati dall’allora capogruppo Pdl alla Regione Lazio.
Tanto che nel registro degli indagati sono stati iscritti i suoi segretari Bruno Galassi e Pierluigi Boschi, entrambi autorizzati a operare sui conti correnti del Pdl presso la filiale Unicredit che si trova nella sede della Pisana.
Boschi ne ha firmati almeno due con “girata” a se stesso: l’uno da 2.288 euro il 7 maggio scorso e l’altro da 2.289 euro il 28 giugno scorso.
Ma sotto inchiesta rischia di finire pure la sua ex fidanzata Samantha Reali, che ha beneficiato di compensi per almeno quattro mesi.
Spulciando tra le nuove spese sono state scoperte “uscite” quantomeno curiose da giustificare come attività politica.
Un esempio per tutti: i 4.120 euro pagati il 12 aprile scorso a Pineider, la cartoleria più prestigiosa di Roma.
E poi ci sono i 3.000 euro per pagare il pernottamento in un villaggio turistico, i 4.200 euro per la società Image che vende manifesti e quadri.
Il resto degli assegni sono stati intestati a persone che adesso si dovrà capire a che titolo abbiano preso i soldi: 1.558 euro sono stati versati a Meri Greco che in un’altra occasione ha ottenuto 1.565 euro; Stefano Forte ha incassato per due volte assegni da 900 euro l’uno; uguale trattamento per Maria Puzone, che risulta essere parente del consigliere Romolo del Balzo.
Il primo a denunciare le “uscite” senza giustificativo di Fiorito era stato il suo successore Francesco Battistoni che con l’assistenza dell’avvocato Enrico Valentini aveva chiesto alla magistratura di verificare la gestione della tesoreria.
Una situazione che era stata evidenziata anche dalla Banca d’Italia con una segnalazione di operazioni sospette che riguardava una sequenza di 109 bonifici.
Il resto lo hanno fatto le indagini del Nucleo Valutario che nella prima informativa consegnata ai magistrati hanno elencato tutte le anomalie contabili e sottolineato come Fiorito avesse – soprattutto nell’ultimo periodo – accreditato i soldi a se stesso e agli altri senza specificare il nome del destinatario in modo da eludere i controlli interni del partito.
Inseriva l’Iban, ma l’identità rimaneva coperta e così era più complicato risalire a chi riceveva le somme.
Un iter che Fiorito ha scelto di non seguire quando si è trattato di pagare la sua ex fidanzata – che era stata assunta con un contratto a tempo – oppure la compagna del padre che si occupa delle sue tre ville di Tenerife, alle Canarie.
Una procedura che avrebbe invece utilizzato per elargire soldi anche ad altri consiglieri del Pdl che avrebbero fatto passare come spese per il funzionamento del gruppo cene, viaggi, feste, ma anche automobili di grossa cilindrata, borse, computer.
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera“)
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Settembre 29th, 2012 Riccardo Fucile
LE NUOVE REGOLE STABILITE DAL PARTITO CHE TEME L’ESODO VERSO IL ROTTAMATORE…SE UNO DEI DUE CANDIDATI NON SUPERA AL PRIMO TURNO IL 50% CI SARA’ IL BALLOTTAGGIO
Il camper di Matteo Renzi che gironzola per l’Italia non dovrebbe costituire più un problema.
Ma portare i cittadini a votare due volte non può non apparire come un segnale di debolezza del segretario democratico in cerca di legittimazione come leader. I gazebo sono fissati per domenica 25 novembre.
Se ce ne sarà bisogno, gli elettori del centrosinistra potranno tornare a pronunciarsi il 2 dicembre ma non è ancora chiaro se ci sarà un albo degli iscritti, se al secondo turno potrà votare solo chi l’ha fatto al primo e, soprattutto, se due votazioni significano anche due pagamenti (la crisi la sente pure il Pd e ogni votante dovrà scucire 3 o 4 euro).
L’escamotage del secondo turno è stato necessario dopo la proliferazione delle candidature.
Bersani potrà così contare, in caso di medio successo, sui consensi dei candidati “amici” Gozi, Tabacci e, naturalmente, Vendola.
Lo staff del segretario si dice tranquillo, il partito tiene, non ci saranno problemi.
Ma ci sono da fare i conti con le prime defaillance.
“Qualche passaggio? A me sembra piuttosto un esodo biblico” commenta soddisfatto il regista della campagna renziana, Roberto Reggi.
Negli ultimi giorni la corrente dei lettiani sul territorio è “franata” verso il campo del sindaco di Firenze , che li ha accolti a braccia aperte.
Enrico Letta manterrà una posizione di “responsabilità ” ma i suoi uomini sono già mobilitati: capofila il piemontese Davide Gariglio (già sfidante di Piero Fassino alle primarie) e il lombardo Alessandro Alfieri.
Ci sono anche molti sindaci con un piede sul camper oltre a un nutrito gruppo di parlamentari destinato a crescere nei prossimi giorni. T
ra i “transfughi” i Liberal Enrico Morando, Giorgio Tonini, Umberto Ranieri ma anche Stefano Ceccanti, Pietro Ichino e Salvatore Vassallo, poi gli ex Margherita Paolo Gentiloni, Roberto Giachetti e Andrea Sarubbi, gli Ecodem Ermete Realacci e Roberto Della Seta, fino al vicepresidente dei deputati del Pd Alessandro Maran, che tende a definirsi “montiano” ma non disdegna le posizioni della sinistra liberale portate avanti dal giovane candidato con il quale non ha ancora mai parlato personalmente.
Siete contenti?
“Di certo non ce lo aspettavamo così in fretta — spiega Reggi — erano smottamenti attesi per fine ottobre”.
Non avete il timore che qualcuno cerchi l’ultima spiaggia rimasta libera?
“Come no, infatti la nostra strategia non cambia, chi ci vuole appoggiare ben venga ma questo non significa niente”. Gli assi nella manica di Renzi sono altri, non vengono dal partito “ma dall’esterno”.
Di certo non si potevano aspettare le dichiarazioni di guerra di Arturo Parisi che ha sparato a zero contro Bersani accusandolo di essere “responsabile del disastro cui è stata portata la nostra democrazia” in riferimento alla legge elettorale.
Parisi, che all’ultima assemblea aveva cercato di distogliere anche Renzi dalla candidatura, ieri ha annunciato che non darà il suo voto al segretario e che vigilerà sulla regolarità della riunione del 6 ottobre — quella che cambierà lo Statuto (oggi prevede il segretario naturale candidato premier) e le regole per le primarie — per avere la certezza che ci sia il numero legale per farlo.
Ad oggi Bersani ancora rincorre.
Dopo la tappa napoletana del camper renziano, il segretario ha scelto uno sponsor per la Campania che potrebbe essere un boomerang: ieri la prima iniziativa “ufficiale” delle primarie era a Salerno a fianco di Vincenzo De Luca, sindaco con due rinvii a giudizio sulle spalle.
Uno di quelli che Renzi rottamerebbe senza pensarci un momento.
E forse anche molti elettori del suo partito.
Caterina Perniconi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 29th, 2012 Riccardo Fucile
“SONO NECESSARIE MISURE ALTERNATIVE”…E LA SEVERINO CONDIVIDE
Lo stato delle carceri “ferisce la credibilità internazionale dell’Italia e il suo rapporto con le istituzioni europee”.
E allora i partiti devono tornare a discutere di amnistia e indulto, e approvare in fretta “misure alternative al carcere”.
Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il degrado nelle carceri è un’emergenza di cui il Parlamento non può dimenticarsi, e lo ha ribadito con una lunga nota.
Un invito a trovare soluzioni per il sovraffollamento nei 206 penitenziari italiani: stracolmi, con oltre 66mila reclusi a fronte di una capienza di circa 45mila posti.
Poco meno di un terzo ossia 23.773 sono i detenuti non italiani (che rappresentano il 35,8% della popolazione carceraria) minima è la componente femminile il 4,2% del totale dei detenuti ovvero 2.826 donne (di cui 1.133 straniere).
Al 30 aprile 2012, sono 54 i bambini sotto i 3 anni che vivono in carcere con le madri (51 detenute).
Subito condiviso dal ministro della Giustizia, Paola Severino, ma respinto dalla Lega e ignorato dal Pdl.
Napolitano l’ha lanciato dopo aver ricevuto al Quirinale una delegazione di professori e giuristi, firmatari di una lettera aperta sull’efficienza della giustizia e della realtà carceraria.
L’occasione giusta per tornare a parlare di amnistia e pene alternative, temi che in Parlamento sembrano sepolti sotto l’eterno dibattito sulla legge elettorale.
Ma Napolitano pretende attenzione.
L’anno scorso, dopo una visita all’istituto minorile di Nisida, a Napoli, ricordò che le “carceri sovraffollate non sono degne di essere umani”
A distanza di un anno esatto, è tornato a dire: “La situazione carceraria è una realtà che non fa onore al nostro Paese, ma anzi ne ferisce la credibilità internazionale. Ho rinnovato l’auspicio che proposte volte incidere anche e soprattutto sulle cause strutturali della degenerazione nelle carceri trovino sollecita approvazione in Parlamento”.
Secondo il presidente della Repubblica, si può iniziare “dalle proposte già in avanzate stadio di esame, per l’introduzione di pene alternative al carcere”.
Napolitano vuole anche che riprenda il dibattito su amnistia e indulto: “Restano aperte all’attenzione del Parlamento sia le questioni di un possibile , speciale ricorso a misure di clemenza, sia della necessaria riflessione sull’articolo 79 della Costituzione, che ci oppone così rilevanti ostacoli”.
Ovvero, l’articolo che regola amnistia e indulto.
Provvedimenti di portata diversa (l’amnistia estingue il reato, l’indulto la pena), per la cui concessione la norma prevede “una legge deliberata con la maggioranza dei due terzi in ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale”.
Numeri troppo difficili da raggiungere, secondo Napolitano, che di fatto auspica una modifica dell’articolo 79, “in questa legislatura vicina al termine e in quella che presto inizierà ”.
Il ministro della Giustizia Severino è sulla stessa linea: “Credo profondamente che le misure alternative al carcere possano essere una soluzione strutturale, e trovo estremamente realistico il richiamo di Napolitano per l’adozione di misure di clemenza”.
Severino insomma è favorevole all’amnistia, riguardo cui nel luglio scorso aveva chiesto “una riflessione serissima” ai partiti.
E non può che concordare anche sulle pene alternative, visto che ha voluto un disegno di legge sul tema, con misure come la messa in prova dei detenuti presso i servizi sociali e un più esteso ricorso agli arresti domiciliari. Il ddl doveva essere in aula alla fine di questo mese.
Ma Severino ricorda che “il provvedimento è ancora pendente presso la commissione Giustizia”.
Il ministro per la Cooperazione, Andrea Riccardi, pensa positivo: “Penso che le forze politiche presteranno la dovuta attenzione alle parole di Napolitano”.
Andrea Orlando (Pd) assicura “il nostro impegno per una legge con la messa in prova e il rilancio di misure di depenalizzazione”.
Mentre Mario Staderini dei Radicali dice: “È fondamentale che se ne parli, l’Agcom ha appena fatto una delibera che impone alle trasmissioni di apprendimento di trattare delle carceri e delle proposte dei Radicali sul tema”.
Gran parte del centrodestra fa muro. “Per la Lega Nord è irricevibile qualsiasi proposta di amnistia e indulto, faremmo un’opposizione durissima” afferma Nicola Molteni del Carroccio.
Silenzio dal Pdl.
Luca De Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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