Settembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
DIMISSIONI IRREVOCABILI PER LA POLVERINI: “PERSONAGGI DA OPERETTA HANNO FATTO COSE RACCAPRICCIANTI”….” E DA DOMANI LE RACCONTERO’ TUTTE”
Travolta dallo scandalo dei fondi Pdl, Renata Polverini lascia prima di essere sfiduciata: «Comunico ciò che ho detto ieri a Napolitano e poi a Monti: le mie dimissioni irrevocabili da presidente della Regione Lazio».
Sono le 20 quando la governatrice si presenta in conferenza stampa.
Difende l’azione della Giunta: «Con il blocco della mia azione riformatrice ci saranno gravi ripercussioni sul Paese: abbiamo fatto 5 miliardi di tagli perchè lo volevamo e perchè abbiamo avuto come effetto il dimezzamento del disavanzo sanitario portandolo a 700 milioni».
E attacca il Consiglio regionale «indegno».
Non mi hanno lasciato lavorare, è la linea della presidente dimissionaria: «La Regione Lazio di Renata Polverini ha lo stesso rating del governo Monti, ce lo hanno comunicato venerdì durante il consiglio sui tagli».
Polverini è furiosa: «Ho interrotto il cammino di un consiglio non più degno di rappresentare il Lazio: questi signori li mando a casa io».
«Arriviamo qui puliti: mai avrei immaginato che con quelle ingenti risorse tutti, nessuno escluso, facessero spese sconsiderate ed esose», ha detto.
Vado via a testa alta – dice in conferenza stampa – non so se altri potranno a fare lo stesso. Me ne vado avendo azzerato i fondi dei gruppi regionali. Voglio vedere se chiunque verrà farà lo stesso».
La governatrice è furente con i consiglieri regionali.
«Io continuerò a fare politica, con questi non ho nulla a che fare».
«Stessero sereni questi signori perchè domani potranno fare politica se si ricordano come si fa».
Polverini lancia anche un duro avvertimento: «Da domani ciò che ho visto lo dirò. Le ostriche viaggiavano comodamente già nella giunta di me, quindi io non ci sto, non ci sto alle similitudini e nessuno si permetta di dire una parola su me e i miei collaboratori».
Polverini parla di «personaggi da operetta che non era accettabile mantenere in un luogo prestigioso come il consiglio regionale, hanno fatto cose raccapriccianti».
La decisione di dimettersi è maturata dopo gli sviluppi che rendono concreto il raggiungimento dei 36 consiglieri dimissionari, con l’Udc che ha annunciato alla Presidente della Regione l’intenzione di ritirare la fiducia dei suoi consiglieri, quello di Fli si è dimesso e quello dell’Api ha dato la sua disponibilità .
Casini e Cesa avevano convocato per domani l’ufficio politico del partito al quale parteciperanno i sei consiglieri regionali del Lazio dell’Udc per convincerli convincerli a dimettersi, seguendo l’esempio dei loro collegi dell’opposizione.
Non ce n’è stato bisogno.
La governatrice lascia e il consiglio decade. «Io credo che dopo il marcio che è emerso, dopo la cupola che ha fatto venire fuori uno schifo, la cosa migliore, ma è la mia opinione e potrò andare in maggioranza o minoranza è che bisogna restituire parola ai cittadini», ha commentato il leader dell’Udc al Tg3.
La governatrice del Lazio aveva incontrato oggi il segretario politico del Pdl, Angelino Alfano.
Presenti al confronto, durato circa quaranta minuti, anche Gianni Letta, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Lupi. Letta ha lasciato la riunione dopo una ventina di minuti.
Dentro, Alfano avrebbe cercato di convincere la governatrice ad andare avanti, portando a casa quanto meno il taglio dei fondi deciso in Consiglio regionale.
Polverini però è andata avanti per la sua strada.
Resta da capire il ruolo di Silvio Berlusconi: probabile che la sua moral suasion su Polverini non abbia sortito i risultati sperati.
(da “La Stampa”)
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Settembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
LA GOVERNATRICE ANTICIPA AD ALFANO LA SUA VOLONTA’ DI DIMETTERSI: “NON CI STO A FARMI SPARARE ADDOSSO PER COLPE CHE NON HO”… IL SEGRETARIO PDL PRENDE TEMPO MA LA SITUAZIONE ORMAI STA PRECIPITANDO
Casini e Cesa hanno convocato per domani mattina alle 11 i sei consiglieri regionali del Lazio dell’Udc per convincerli a dimettersi, seguendo l’esempio dei loro collegi dell’opposizione.
I centristi della Pisana, che fanno parte della maggioranza, finora hanno resistito e a dar voce a questa resistenza è stato soprattutto il vicepresidente del Consiglio Ciocchietti, il quale ha più volte ironizzato sull’improvviso risveglio moralista del Pd che con il segretario regionale e Gasbarra e il capogruppo Montino hanno dato il via alle danze delle dimissioni.
In un primo momento Casini aveva coperto formalmente la posizione dei suo gruppo alla Pisana, ma ora ha capito che non si può più attendere, che la situazione si sta deteriorando sempre di più: che insomma non vuole rimanere a portare la croce con il Pdl e i Fiorito, perchè c’è il rischio di far finire l’Udc sotto le macerie del Laziogate diventato un boato nazionale.
E questo a poche settimane dalle elezioni regionali in Sicilia e a pochi mesi dalle politiche.
Tra l’altro Casini aveva suggeruito alla Polverini di dimettersi un minuto dopo l’approvazione, la settimana scorsa, di 22 milioni di tagli alla spesa da parte del Consiglio regionale.
La riunione che hanno convocato Casini e Cesa potrebbe essere la mossa che può scrivere la parola fine al capitolo Lazio.
Sempre che i capi dell’Udc nazionale riescano a convincere i consiglieri regionali. Entro oggi si saprà tutto.
“La misura è colma. Non ci sto a farmi sparare addosso, a farmi umiliare, per colpe che non ho”. Renata Polverini è al capolinea.
E lo avrebbe detto chiaro e tondo, secondo quanto raccontano fonti del Pdl, al segretario del partito Angelino Alfano.
Quello che, nelle intenzioni dell’ex Guardasigilli sarebbe dovuto essere un chiarimento, il primo faccia a faccia dopo giorni caldissimi, è invece stato uno sfogo amaro e risentito dalla governatrice del Lazio.
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Settembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
IN REGIONE LAZIO DELIBERE-SCANDALO APPROVATE ALL’UNANIMITA’
Le erogazioni ai gruppi politici della Regione Lazio sono lievitate senza che fosse fornita alcuna giustificazione specifica.
Le decisioni dell’ufficio di presidenza, poi ratificate dal consiglio regionale – che hanno consentito di passare da un milione di stanziamento ratificato il 26 gennaio 2010 (la giunta all’epoca è guidata dal centrosinistra) ai 14 milioni dell’8 novembre 2011 – sono sempre state motivate con una generica esigenza di denaro.
E adesso pure su questo si stanno effettuando controlli.
La legge prevede infatti che si specifichino i motivi delle variazioni di bilancio, soprattutto se i fondi devono essere sottratti ad altre «voci».
Nonostante la norma fissi criteri precisi per la gestione dei soldi pubblici, le delibere che determinavano i nuovi stanziamenti sono sempre passate all’unanimità , vale a dire con il consenso di maggioranza e opposizione.
«Il presidente Mario Abbruzzese decideva d’accordo con il segretario generale Nazzareno Cecinelli e tutti votavano senza effettuare alcuna obiezione o verifica», ha raccontato durante il suo interrogatorio della scorsa settimana l’ex capogruppo Franco Fiorito, ora indagato per peculato.
A dimostrarlo ci sono adesso le copie degli atti acquisiti la scorsa settimana nella sede della Pisana dagli uomini del Nucleo Valutario per ordine dei magistrati.
IL VOTO ALL’UNANIMITA’
Il primo provvedimento preso dopo l’elezione della nuova giunta guidata da Renata Polverini risale al 14 dicembre 2010.
Il denaro messo a disposizione dei partiti viene aumentato fino a 5,5 milioni di euro.
Il 10 febbraio 2011 l’ufficio di presidenza decide all’unanimità che quello stanziamento è congruo.
Cecinelli «vista» la pratica. Sono presenti Abbruzzese, il vicepresidente Raffaele D’Ambrosio dell’Udc, e i consiglieri Gianfranco Gatti della lista Polverini, Isabella Rauti del Pdl, Claudio Bucci dell’Idv.
Ma due mesi dopo, il 4 aprile, arriva una nota firmata dal funzionario Maurizio Stracuzzi che segnala come «la disponibilità attuale del capitolo 5 non consente, nei prossimi mesi, di soddisfare le obbligazioni».
Non viene effettuata alcuna verifica ulteriore visto che in appena 24 ore si riunisce l’ufficio di presidenza e si determina uno stanziamento aggiuntivo di 3 milioni di euro. La composizione è identica a quella della precedente riunione.
E anche questa volta tutti sono d’accordo.
Il 19 luglio 2011 si segue la solita procedura.
A cambiare è solo la «formazione» dell’ufficio di presidenza. Assente D’Ambrosio, è presente l’altro vicepresidente: Bruno Astorre del Pd.
Ma il risultato è identico. Anche questa volta la «segnalazione» che le casse sono vuote arriva da Stracuzzi.
È stato lui, cinque giorni prima dell’incontro, a sottolineare la necessità di disporre di altri 3 milioni. Detto, fatto.
Grazie alla sintonia che regna nell’ufficio di presidenza tutti i gruppi avranno i soldi in più.
GLI STANZIAMENTI PRENATALIZI
Si arriva così al 2 novembre 2011.
Stracuzzi usa la stessa formula generica per chiedere altri 2,5 milioni di euro. L’organismo guidato da Abbruzzese procede, senza sollecitare chiarimenti, sei giorni dopo.
Nella delibera numero 86 dell’8 novembre 2011 ci si limita a scrivere di «dover procedere per stanziamento da legge di bilancio di previsione esercizio 2011 non sufficiente come dimostra la lettera dell’ufficio preposto».
Anche questa volta non c’è D’Ambrosio e manca pure Rauti.
A ratificare la decisione ci pensano gli altri rappresentanti che votano per conto di Pdl, Pd, Udc e Idv.
Nelle casse dei gruppi arrivano dunque ulteriori fondi e proprio in quel periodo Fiorito comincia a disporre bonifici senza specificare nelle distinte il nome del destinatario e la causale.
Una girandola di accrediti che alla fine supera il milione e mezzo di euro.
Parte dei soldi è certamente finita nelle sue tasche. Ma il resto?
Era stato l’avvocato Carlo Taormina a sollecitare verifiche sulle procedure adottate dall’ufficio di presidenza «perchè è in quella sede che si decide la destinazione dei fondi pubblici e dunque, in caso di irregolarità , si commette peculato».
Ora anche la Corte dei Conti sta verificando se le procedure seguite nella distribuzione del denaro siano regolari o se le scelte effettuate nel corso degli ultimi due anni abbiano causato danni all’Erario.
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera”)
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Settembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
NELLA SEGRETERIA PERSONALE AVEVA ASSUNTO QUATTRO GIOVANI FIDATI CON UN LIVELLO RETRIBUTIVO PIU’ ALTO RISPETTO AI TITOLI PRESENTATI, CAUSANDO UN DANNO ERARIALE DI 48.000 EURO
Le parole d’ordine di Matteo Renzi nella corsa alle primarie del Pd sono “futuro, Europa e merito”, ma è proprio sulla meritocrazia che il sindaco di Firenze è inciampato ad agosto dello scorso anno.
La Corte dei Conti regionale lo ha condannato in primo grado a risarcire 14mila euro alla provincia di Firenze, contestandogli, insieme ad altri dirigenti, alcune assunzioni nello staff della sua segreteria, quando era Presidente della Provincia.
Un danno erariale quantificato dai giudici della Corte sui 48mila euro per aver assunto a tempo determinato quattro giovani ragazzi con un livello retributivo più alto rispetto ai titoli presentati.
Insomma potevano essere assunti ma pagati sicuramente meno.
I ragazzi, all’epoca privi di laurea visto che si erano appena iscritti all’Università , hanno presentato curricula che il collegio ha giudicato non congrui rispetto alle mansioni per le quali erano stati assunti.
E in effetti è difficile dargli torto: “Hostess con compiti di accoglienza”, “responsabile cassa e vendita”, “responsabile gestione bar”, “impiegata con mansione di front-office/centralino”.
È normale circondarsi di persone di fiducia facendo spazio ai giovani, specie in una segreteria politica, meno se quei soggetti non hanno altro merito che quello di conoscere direttamente il politico che li chiama e li paga con soldi pubblici — secondo la corte dei conti — più del dovuto.
Luca Chianca
( da luca.chianca@reportime.it)
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Settembre 24th, 2012 Riccardo Fucile
LA DOCUMENTATA DENUNCIA DEI RADICALI: NON PAGA E IMBRATTA LA CITTA’, TIPICO ATTEGGIAMENTO DA VECCHIA PARTITOCRAZIA… “ANCHE A FIRENZE USA COSI’?”
“Caro sindaco Renzi, nella città che lei amministra è solito fare così?”.
Parte così l’attacco a Matteo Renzi del segretario dei Radicali di Roma Riccardo Magi. “E’ solito fare affissioni abusive – continua Magi – senza pagare le tasse dovute al Comune, coprendo i manifesti di chi ha regolarmente pagato, e imbrattando la città ?”. Le domande si riferiscono ai manifesti che annunciano lo sbarco del sindaco di Firenze a Roma – lunedì 24 settembre – per la campagna delle primarie.
“Non ci dica che – aggiunge il radicale – queste affissioni sono state fatte a sua insaputa, o che migliaia di manifesti sono stati rubati la notte scorsa dal suo comitato. Queste sono le scuse usate dai vecchi arnesi della partitocrazia che lei vuole ‘rottamare’.
La verità è che il sindaco e candidato alla primarie Renzi, ancora prima di arrivare a Roma, ha fatto sua l’abitudine propria della politica nazionale e romana di fare affissioni illegali e abusive, che danneggiano le casse del comune, il decoro della città e i cittadini e le imprese che pagano regolarmente gli spazi.
La ‘rottamazione’ – conclude – comincia male”.
Ma critiche arrivano anche in Rete.
Sul Roma fa schifo Blog, molto seguito nella capitale, si legge: “La città è ricoperta della campagna di affissioni che pubblicizza l’evento di Renzi in funzione primarie di lunedì 24. La campagna è totalmente abusiva: i manifesti non sono timbrati e vidimati dal comune e dunque non è stata pagata alcuna tassa”.
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