Settembre 6th, 2012 Riccardo Fucile
CLAMOROSA REGISTRAZIONE RUBATA A GIOVANNI FAVIA, CONSIGLIERE REGIONALE EMILIANO CINQUESTELLE E MESSA IN ONDA A “PIAZZA PULITA”
“Casaleggio prende per il culo tutti. Da noi la democrazia non esiste”. E’ una registrazione rubata a Giovanni Favia, consigliere regionale in Emilia Romagna dei 5 Stelle, quella che stasera è andata in onda a Piazza Pulita di Corrado Formigli su La 7 e che è destinata a suscitare aspre polemiche.
Favia ha usato parole molto dure contro Gianroberto Casaleggio, cofondatore del movimento di Beppe Grillo, che “controlla tutto” e se qualcosa non va bene “telefona”.
Lo descrive come “spietato, vendicativo”, una sorta di padre padrone che parla di democrazia ma non la applica all’interno del movimento.
E che ha risolto i problemi di scarsa trasparenza evitando di “andare in televisione”.
Il consigliere dell’Emilia Romagna, che al contrario aveva partecipato a Servizio pubblico di Santoro ma con “il veto”, ha anche parlato di “infiltrati” tra i 5 Stelle per consentire al guru della comunicazione di controllare meglio le dinamiche interne.
Giovanni Favia era candidato presidente alla Regione Emilia Romagna ed è stato eletto alle regionali 2010 con oltre 161mila voti.
Dopo il servizio di Piazza Pulita sono centinaia i commenti dei simpatizzanti sulla sua pagina facebook: c’è chi lo sostiene e lo ringrazia per avere denunciato quanto accade del movimento.
Altri lo definiscono “una brava persona, ma ingenua”, altri non si stupiscono (“Favia ha detto che Casaleggio controlla tutto e Grillo è un istintivo? Dove sta la notizia?”).
Per altri “magari era meglio dirlo prima”, è stato ”poco furbo” o colpevole di avere segnato la fine “questa sera” dei 5 Stelle.
In tanti, però, concordano: la sua carriera politica nei 5 Stelle “è finita”.
E Casaleggio “deve chiarire” il suo ruolo all’interno dei 5 Stelle.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 6th, 2012 Riccardo Fucile
A ROMA IN CORSO LE GRANDI MANOVRE TRA ESPONENTI DI FLI ED EX AN…. MELONI ED ALEMANNO SONDANO IL TERRENO E AL CAFFE’ SANT’EUSTACHIO TOCCA A MENIA E AUGELLO FARSI BECCARE
Sarebbe il caso che qualcuno avvertisse Alemanno che in questa città ormai il traffico s’è fatto insostenibile, a ogni angolo di strada c’è un ingorgo di finiani che inciucia con il Pdl, provi a svicolare per un vicoletto laterale e ti ritrovi un “gabbiano” a centro strada che inciucia con uno di Fli, entri nella ztl e finisci in un parcheggio di scambisti di voti tra ex An che tramano contro il sindaco.
E’ il caso che Gianni si dia una mossa, anche perchè con la ripresa dell’attività parlamentare le stradine intorno alla Camera si intaseranno di inciuciatori nazionali di altissimo cabotaggio, già immagino cosa potrebbe accadere nelle retrovie del Senato al primo voto sulla legge elettorale, poveri noi portaborse…
Ma veniamo al traffico di finiani.
L’altro giorno vi ho raccontato di quel vertice segreto e un po’ fantozziano di Flavia Perina e Umberto Croppi con Giorgia Meloni, in vista di un possibile sostegno alla sua candidatura, alternativa a quella di Alemanno.
Ovviamente Giorgia e i “gabbiani rampelliani”, gli unici che tra gli ex An a Roma possono muovere un bel pacchetto di voti insieme con gli “augelliani”, ribadiscono sostegno incondizionato al sindaco, nonostante i rapporti quasi gelidi.
Intanto, però, si guardano intorno, abboccando o fingendo di abboccare alle esche dei vecchi amici finiani, con la Perina che a Roma ha necessità di giocare un ruolo, per non scomparire del tutto dopo aver perso il Secolo, e Croppi che puntava a fare il Nicolini di destra e s’è ritrovato disoccupato e abbandonato dalle truppe finiane in rottura prolungata.
L’altro grande “elettore” di Alemanno, Andrea Augello, a sua volta smentisce trame contro il sindaco, ma ha ben presente, come tutti, del resto, che l’amico Gianni contro Zingaretti ha pochissime possibilità di vincere.
Ecco perchè a sua volta non rinuncia a fare incontri bilaterali e ad esplorare nuove strade.
E in questi casi, come detto, tutte le strade portano a quelli di Fli.
Ecco perchè ieri sera, verso le otto, ho aspettato una ventina di minuti prima che si sbloccasse l’ingorgo davanti al caffè Sant’Eustachio dove a un tavolino il finiano Roberto Menia e Andrea Augello cercavano di conciliare, con toni molto, molto amichevoli.
(da “Il Portaborse”)
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Settembre 6th, 2012 Riccardo Fucile
L’OSPEDALE “OLTRE LA SIEPE” E IL GIRO AD OSTACOLI DELLE AMBULANZE…DOSSI, BUCHE, CURVE, VIOTTOLI DI CAMPAGNA, MIGLIAIA DI AUTO IN SOSTA PER TRE CHILOMETRI
Oltre 600 posti letto e strutture costate 200 milioni di euro, è l’identikit della Città Ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, ospedale di riferimento per mezzo meridione, da Avellino a Reggio Calabria.
Ma se all’interno tutto sembra funzionare, il tragitto delle ambulanze per raggiungere il pronto soccorso è un labirinto con ostacoli: dossi, buche, curve a gomito, viottoli di campagna e migliaia di auto di pazienti e personale ospedaliero che ogni giorno si imbottigliano e parcheggiano su una strada larga poco più di 2 metri e 50.
LA RAMPA
In realtà il progetto originario del 1996 prevedeva una rampa di accesso diretto al pronto soccorso.
Una variante, nel 1999, cancella la rampa e al suo posto compaiono un terrapieno, un giardino ed un muro alto 4 metri, costato 4 milioni di euro e realizzato “per proteggere l’ospedale dai rumori della strada”, così almeno secondo l’ingegnere Oscar Pesiri, allora Dirigente del Comune di Avellino e Responsabile Unico del Procedimento per realizzare l’ospedale.
LA VARIANTE
Il 15 marzo del 2000 il comune di Avellino cede in permuta ad una società immobiliare il pezzo di terra su cui si sarebbe dovuta costruire la strada per il pronto soccorso, secondo un frazionamento di lotti redatto da Oscar Pesiri, responsabile della realizzazione dell’ospedale.
Il 3 aprile del 2000, 19 giorni dopo, lo stesso terreno viene acquistato da sua moglie Carmina Pesiri e della strada non se ne parla più.
La casa del figlio dell’ingegnere confina con il terreno acquistato, sul quale sarebbe dovuta passare la rampa per il pronto soccorso.
Così la proprietà della famiglia Pesiri, invece di affacciare su una strada ove corrono a tutte le ore ambulanze a sirene spiegate, ha davanti il parco realizzato per insonorizzare l’ospedale.
Nel 2005, quando Oscar Pesiri è ancora funzionario del Comune di Avellino, vi resterà fino al 2006, lo stesso terreno diviene edificatorio aumentando il suo valore.
Dall’inaugurazione dell’Azienda Ospedaliera Moscati nel 2010, i comitati cittadini chiedono alle istituzioni di risolvere il problema dell’accesso al Pronto Soccorso.
Oggi è l’ospedale a dover fare la strada a sue spese, circa 200mila euro, per risolvere però mezzo problema, perchè si costruirà una sola corsia e le ambulanze in uscita continueranno a fare tutto il giro dell’ospedale.
Giovanna Corsetti
(da “Il Corriere della Sera“)
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Settembre 6th, 2012 Riccardo Fucile
LE NUOVE BANCONOTE SARANNO PRESENTATE A NOVEMBRE… I BOZZETTI SONO ANCORA SEGRETI, MA IL LOGO SARA’ LA PRINCIPESSA FENICIA EUROPA
Nuovi disegni, colori modificati, filigrana diversa.
E un motivo comune, il mito greco del “Ratto di Europa”, su tutti i tagli.
L’euro sta per subire il primo restyling della sua giovane storia.
La Banca centrale europea a novembre di quest’anno presenterà la nuova serie di banconote che dovrebbe cominciare a circolare nell’Eurozona già a maggio del 2013.
Perchè la moneta unica ha sì appena dieci anni, ma li sente tutti.
Troppo bravi sono diventati i falsari nell’imitarla.
Troppe le critiche estetiche a quegli stili architettonici così anonimi stampati sui biglietti.
E quindi si cambia.
I bozzetti delle nuove banconote, selezionati a Francoforte da una commissione interna della Bce, sono coperti dal più rigoroso segreto.
Ma qualcosa trapela, a cominciare dal disegno che è stato scelto, addirittura già nel 2004, per sostituire del tutto o in parte gli archi, le finestre e i portali attualmente disegnati.
Si tratta dell’immagine della principessa fenicia Europa (da cui prende il nome il Vecchio Continente), figlia del re di Tiro Agenore e di Telefassa.
Secondo la mitologia Europa fu rapita da Zeus che di lei si era innamorato e per non intimorirla aveva assunto la forma di un toro bianco.
In alcuni mosaici, Zeus in realtà è raffigurato come una giovenca. Comunque un’icona “neutra”, accettata da tutti i 17 Paesi dell’Eurozona.
Ma qualcuno ci ha visto un atto simbolico, come a sottolineare che la Grecia, nonostante la crisi del debito, è e deve rimanere nella moneta unica.
Il motivo grafico non sarà l’unico cambiamento.
I colori subiranno una leggera variazione di tonalità e dovrebbero essere utilizzati degli inchiostri speciali anti contraffazione.
La mappa dell’Europa sarà ampliata per includere i nuovi Paesi membri.
La seconda serie degli euro sarà diversa anche al tatto, perchè la carta filigranata in fibra di cotone, lino e canapa sarà sostituita con la fibra di cotone lungo, più rigida e consistente.
E per incrementare la sicurezza, la calcografia (le linee in rilievo a forma di trapezio accanto alla cifra) sarà aumentata e impressa in più punti del biglietto.
“Le linee guida del cambiamento paradossalmente le hanno dettate i falsari – spiega un investigatore impegnato nella lotta alle contraffazioni – i disegni architettonici ora sulle banconote e i colori sono gli elementi più facili da riprodurre. Ce lo hanno insegnato loro, gli stampatori abusivi, con i loro euro taroccati sempre più perfetti e difficili da individuare”.
In questo gli italiani, purtroppo, sono maestri.
A nord di Napoli, nell’area attorno a Giugliano, viene prodotta la metà delle banconote false che circola in Europa.
I pezzi da 20 euro sono dei “capolavori”.
“Ma non è solo il Napoli Group, come li abbiamo battezzati, a impensierire la Bce – spiega ancora la fonte – in Bulgaria ci sono realtà criminali che spacciano pezzi da 200 euro che sembrano veri”.
Dal 2002 ad oggi in Europa sono stati sequestrati più di 5 milioni di biglietti falsi, e si stima che quelli in circolazione siano 5 volte di più.
Dunque un’esigenza di maggiore sicurezza, che si affianca al problema di un’estetica non proprio accattivante, tanto che a Francoforte si pensa al cambio da anni.
Ma come avverrà la transazione?
Non è un dettaglio, perchè la nuova serie rischia di rendere inservibili tutti i distributori automatici e i bancomat che oggi riconoscono solo le vecchie banconote.
E perchè già si pensa al caos che si potrà creare con i 200 e i 500 euro, i biglietti che spesso vengono nascosti in cassaforte o sotto il letto per evitare di denunciarli al fisco perchè frutto di pagamenti al nero o di riciclaggio.
Ci sono due ipotesi.
Il passaggio “morbido” prevede che a partire da maggio del prossimo anno (ma la data potrebbe slittare a ottobre per dare il tempo di stampare più biglietti possibili) le banche cominceranno di volta in volta a ritirare le banconote che hanno esaurito la loro “vita tecnica” (il periodo durante il quale mantengono le caratteristiche e non si deteriorano), sostituendole con le nuove. I tagli piccoli, 5, 10 e 20 euro hanno una vita di circa tre anni.
Quindi si ipotizza un lungo periodo di convivenza delle due serie, fino a una “dead line” dopo la quale i vecchi euro non avranno più valore.
Secondo l’agenzia Bloomberg i primi a circolare saranno i nuovi biglietti da 5.
Ma c’è anche la possibilità di un cambio più repentino, della durata di pochi mesi e con scadenze tassative. In ogni caso i falsari stanno già consultando i libri di mitologia greca.
Fabio Tonacci
(da “la Repubblica“)
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Settembre 6th, 2012 Riccardo Fucile
A BREVE UNA VERIFICA TRA PD E IL SINDACO DORIA… L’IDV HA VOTATO CONTRO DIVERSI PROVVEDIMENTI DELLA GIUNTA E ALLORA E’ PRONTO IL SOCCORSO DEGLI UOMINI DI CASINI (ELETTI NELLA LISTA MUSSO)
Il Pd ha deciso di toccare il tempo al sindaco Marco Doria e alla maggioranza in consiglio comunale, soprattutto l’Idv.
Anzi, una delle ipotesi in casa Pd è di far uscire dalla maggioranza i tre consiglieri dipietristi e far entrare i due dell’Udc.
Tutto nasce alla fine di agosto quando il segretario provinciale del Pd Giovanni Lunardon e il capogruppo Simone Farello mandano una missiva a Doria chiedendo una verifica della maggioranza.
L’incontro tra Doria, segretari e capigruppo è fissato per dopodomani.
Poi seguirà un altro incontro, definito “riunione seminariale”, con sindaco, assessori, consiglieri comunali e segretari dei partiti della coalizione, in vista del voto sulle linee programmatiche in consiglio comunale il 25 settembre.
Farello dice che ”come Pd abbiamo chiesto degli incontri per consolidare la maggioranza. Certo guardando i fatti, tra giugno e luglio l’Idv ha votato contro bilancio, è stata in dissenso sull’Imu e sulla delibera sul trasporto pubblico Amt. Del resto non è un mistero che parliamo con l’Udc che è in maggioranza in Regione Liguria, ma non c’è nessuna trattativa ufficiale, per cui la maggioranza è quella votata dagli elettori e c’è l’Italia dei valori. Nessuno di noi pensa a una permuta con l’Udc. Ma se qualche forza politica vuole aderire al programma della maggioranza, valuteremo”.
Certo il Pd deve fare i conti con una composizione di governo diversa dalle giunte Vincenzi e Pericu.
Doria, pur indebolito dalla mancata vittoria al primo turno per la fronda di una parte del Pd, è riuscito dopo il ballottaggio a formare una giunta con una certa libertà : su undici assessori ne ha piazzati tre targati Pd più due vicini al partito, un Sel e uno vicino a Sel, uno della sua giunta civica Per Marco Doria e tre tecnici.
Anche in consiglio comunale non c’è più una maggioranza bolscevica come un tempo: ci sono sì dodici Pd e due Sel, la lista Doria ne ha eletti cinque, la Federazione della sinistra uno, per di più il Movimento 5stelle ha cinque consiglieri che sono molto vicini a posizioni ambientaliste che accomunano anche parte della sinistra, quindi certe scelte potrebbero non passare.
ltimo schiaffo: il capogruppo grillino Paolo Putti ha declinato l’invito per un dibattito alla festa democratica al Porto Antico.
Ma il gran mal di pancia sono i tre Idv che votano spesso e volentieri contro la maggioranza alla quale appartengono.
Così il Pd ha fatto due conti e vuole vederci chiaro.
La sinistra in maggioranza è già in fibrillazione: ”La richiesta di settori del Pd al sindaco di Genova Marco Doria di sostituire l’Idv con l’Udc nella maggioranza di Tursi destabilizza l’accordo politico, che aveva consentito la sconfitta della destra (compresa il partito di Casini) e del candidato grillino — commenta Antonio Bruno della Federazione della sinistra — E’ chiaro che, in questo caso, non resta che passare formalmente all’opposizione, lasciando ai consiglieri della lista Doria (un mix di movimenti e comitati territoriali) e a Sel il compito di far cadere la giunta e andare alle elezioni, oppure chinare la testa e rimanere a fare la ruota di scorta alla nuova maggioranza centrista. In questi giorni si sta giocando una partita importante”.
In ballo ci sono scelte fondamentali, prima di tutto le grandi opere come la Gronda e il Terzo Valico. La Gronda è una variante autostradale tra Arenzano e la Valpolcevera approvata dalla precedente giunta Vincenzi.
Doria ha già detto in campagna elettorale che non è favorevole.
Sulla sua linea si è espressa anche una recente mozione antigronda firmata dai grillini, due Sel, il FdS e tre consiglieri della lista Doria.
La Gronda prevede scavi per 11 milioni di metri cubi, 25 tunnel e 33 chilometri costano oltre 3 miliardi di euro, per di più secondo alcuni calcoli la variante sarebbe sotto-utilizzata perchè l’80 per cento del traffico sull’A10 è diretto in città .
L’altra grande opera è il Terzo Valico.
Gli ambientalisti e i 5 stelle in consiglio comunale non la vogliono.
I cantieri sono già aperti sia a Sampierdarena che in Valle Scrivia grazie a una seconda tranche di un miliardo e duecento milioni di euro stanziati dal Cipe alla fine dello scorso anno, ma il costo complessivo supera i 5 miliardi di euro.
Così tra Ronco, Arquata e Busalla, è nato un comitato No-Tav ligure che ha organizzato per venerdì e sabato una festa a Serravalle con dibattiti insieme a quelli della Val di Susa.
Sul tavolo di Doria ci sono altre problematiche: l’azienda dei trasporti Amt è in crisi, ha eroso 5 milioni di euro del Comune in tre mesi e deve trovare 21 milioni di euro prima di Natale altrimenti fallisce.
Infatti la mozione su Amt votata in consiglio comunale a luglio e osteggiata dall’Idv, contempla anche l’ipotesi della privatizzazione.
Poi c’è la nascita della Città metropolitana dopo l’abolizione della Provincia. Insomma come ha detto Lunardon: ”Non si può nascondere la testa sotto la sabbia, i problemi vanno affrontati subito”.
Alessandra Fava
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 6th, 2012 Riccardo Fucile
PROMESSE, ANNUNCI, 5.000 ARTICOLI: E’ LO STALLO, BELLEZZA
Ah la fretta. Maledetta fretta.
Era il principio dell’anno nuovo, a gennaio. Mancavano un mese alla disastrosa nevicata a Roma, più di tre per le festività pasquali e l’omicidio del Porcellum, l’orrenda legge elettorale dei nominati della Casta, sembrava cosa fatta.
Sui quotidiani il tiro al bersaglio era ossessivo.
Titoli e interviste in ordine sparso. La Stampa (6 gennaio): “Già iniziata la trattativa sulla nuova legge elettorale”. Libero (11 gennaio): “Svolta azzurra: rottamiamo il Porcellum di Calderoli”. Corriere della Sera (15 gennaio): “Violante: cambiare sistema di voto. Sì al modello applicato in Spagna”. Il Giornale (12 gennaio): “Sul Parlamento si abbatte il ciclone legge elettorale”. Libero (14 gennaio): “Il Pdl tratta col Pd sul Porcellum. Premio al Senato e preferenze”. Il Messaggero (13 gennaio): “Violante: ‘Tutti vogliono cambiare l’importante è non perdere tempo’”. Il Riformista (13 gennaio): “Il Colle sprona il Parlamento. Tocca ai partiti fare le riforme”. Il Messaggero (12 gennaio): “Fioroni: la riforma va fatta lo stesso sistema tedesco oppure doppio turno”. Il Sole 24 Ore (18 gennaio): “Napolitano in campo sulla legge elettorale”. L’Unità (18 gennaio): “Bersani accelera sulla legge elettorale: ‘Incalziamo gli altri’”. Il Riformista (14 gennaio): “Frattini: rottamiamo il Porcellum”. Il Messaggero (15 gennaio): “D’Alema e Fini insistono: riformare la legge elettorale”.
A furia di incalzare, spronare, insistere, rottamare, accelerare, scendere in campo, l’estate è finita, il Porcellum è vivo e vegeto e i titoli sulla legge elettorale hanno subìto una mutazione genetica.
Una formula su tutte, dalle agenzie di ieri: “Legge elettorale: è stallo”.
L’unico a invocare la fretta, come se nulla fosse, è il segretario del Pdl Angelino Alfano, che con sommo sprezzo del pericolo ha dichiarato: “C’è la volontà di fare la riforma della legge elettorale e di farla in tempi rapidi”.
Una rapidità , o fretta, che in otto mesi, da gennaio a oggi, ha occupato migliaia di centimetri quadrati sulle maggiori testate.
Prendendo a campione dieci quotidiani, dal 2 gennaio sono usciti 5.285 articoli sulla legge elettorale.
La media di 22 al giorno.
Decisamente un dibattito sexy e grondante passione, al punto che persino Mario Monti (che sulle riforme e i moniti annessi è stato commissariato dal Colle) ha voluto dire la sua: “Serve una legge che dia stabilità ”.
Una frase che in Transatlantico è stata interpretata come una dichiarazione a favore del bipolarismo o quantomeno del premio di coalizione, contro la voglia di ritorno al proporzionale stile Prima Repubblica.
Arrivati al nono mese di gestazione, lo “stallo” sulla legge elettorale è immerso in un caos di posizioni. Berlusconi, eterno capo della destra, vorrebbe il tedesco e comunque un sistema che calibri preferenze e nominati. Bersani è contrario alle preferenze e opta per i collegi.
Anzi no, forse sotto sotto si terrebbe il Porcellum.
Poi c’è la battaglia sul premio: al partito o alla coalizione?
E ancora, un altro quesito che attira masse di lettori eccitati: fare la legge elettorale adesso per andare al voto anticipato oppure rinviare tutto all’inverno e attendere la primavera del 2013?
In questo delirio gattopardesco il referendario del Pd Arturo Parisi ha perso la pazienza: “Stiamo assistendo da mesi ad un teatrino sulla riforma elettorale che aiuta solo l’antipolitica. Ma l’aspetto più grave è nel fatto che tornando al sistema proporzionale vogliono riportarci ai metodi della prima Repubblica”.
Morale: meglio ritornare al Mattarellum.
Sul tema fatidico dello stallo si è esercitato ieri il presidente del Senato Renato Schifani.
Un altro titolo tragicomico: “Legge elettorale: ultimatum di Schifani, se permane lo stallo si va in aula”.
Per guadagnare tempo e rallentare la fretta (ossimoro della Casta che resiste), gli infiniti sherpa della trattativa non si sono limitati a gettare nella mischia proposte su proposte: lo spagnolo, il tedesco, l’ungherese, il misto spagnolo-tedesco, il francese, il maggioritario misto, il Porcellum corretto con le preferenze, il Provincellum.
No, quando in prossimità della primavera scorsa i segretari dell’inciucione ABC (Alfano, Bersani, Casini) hanno smesso di vedersi di nascosto e pubblicizzato i loro incontri, è stata partorita finanche la road map o agenda delle riforme.
Un cantiere costituzione ambizioso sotto l’ombrello del Quirinale e della Grande Coalizione perpetua.
A quel punto la discussione è stata assorbita dal metodo: fare prima le riforme istituzionali oppure la legge elettorale?
Cioè: viene prima l’uovo e la gallina?
Altri titoli esemplari o esilaranti . Repubblica del 14 aprile: “Legge elettorale, aut aut di Franceschini: ‘Riforme entro maggio o salta l’intesa’”. Sempre Franceschini, incontenibile, lo stesso giorno sull’Unità : “Franceschini al Pdl: niente melina sulle riforme” . Maggio è passato e la melina è diventata un pantano. Nel frattempo, in piena estate, Berlusconi torna e annuncia una svolta epocale in compagnia di Alfano: “Faremo la repubblica presidenziale”. In precedenza, nemmeno l’avanzata grillina alle amministrative ha smosso la partitocrazia della Seconda Repubblica. Ancora e solo annunci. Il Sole 24 Ore del 20 aprile, con una titolazione esoterica: “Ispano-tedesco con premietto di 10 seggi al solo primo partito”. La trattativa è lenta, nonostante la fretta di gennaio, e il Quirinale si turba. La Stampa del 21 aprile: “Il rallentamento che turba il Colle”. Alfano si scalda i muscoli solennemente sulla novità epocale del presidenzialismo. Sempre dalla Stampa del 21 aprile: “Alfano scalda il Pdl: novità in arrivo cambierà la politica”. Dove? Quando? L’importante però è mantenere aperto il famigerato tavolo. Il Messaggero del 6 maggio: “Legge anti-Porcellum, riparte il tavolo”. Due giorni dopo, sullo stesso quotidiano: “E i democrat adesso rilanciano il doppio turno”. Il Sole 24 Ore del 9 maggio conferma: “Modello tedesco addio, Pdl e Pd trattano sul doppio turno”. Nella fretta però è facile confondersi e ricredersi. Alla ripresa di settembre Pdl e Pd hanno ricominciato dal tedesco, cui avevano detto addio a maggio. Tutto vero. Corriere della Sera di ieri: “Legge elettorale, Berlusconi riparte dal tedesco”.
È la legge elettorale show.
Va in onda da otto mesi, quasi nove.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 6th, 2012 Riccardo Fucile
AGOSTO IN NEGATIVO PER LA PRIMA VOLTA.. “PREZZI FERMI DA TRE ANNI, CI SALVANO GLI STRANIERI”
La crisi si abbatte sul settore del turismo.
Nei primi otto mesi del 2012 secondo Federalberghi si registra una perdita del 2,6% di presenze e un relativo calo di fatturato stimato intorno al 10% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Lo ha reso noto il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, in una nota di analisi dei dati mensili.
« L’andamento del turismo alberghiero italiano a luglio ed agosto di quest’anno fa segnare un risultato a due velocità : luglio ha mostrato una flessione complessiva delle presenze alberghiere pari al 5%, caratterizzata da un -8,9% di italiani ed un +0,2% di stranieri. Agosto, per la prima volta nella storia del turismo italiano, invece, ha registrato un -1,1% di presenze complessive, composte da un -3% di italiani ed un +2,1% di stranieri».
«PREZZI TROPPO FERMI»
Secondo Bocca questo calo, che si traduce in un -5,6% di italiani e un incremento di turismo straniero del +1,2% sulla base degli otto mesi, è dovuto ai «prezzi fermi ormai da 3 anni», e ad «accorte politiche tariffarie difficili da sostenere a lungo».
Inevitabile un riflesso anche sul mercato dei lavoratori, con un -2,6% di occupati (-2,8% a tempo indeterminato e del -2,5% a tempo determinato).
MENO PEGGIO DEL PREVISTO
«Questi risultati – evidenzia Bocca – mostrano un ridimensionamento parziale delle perdite previste grazie agli incrementi, anche significativi in alcune aree del Paese, della clientela straniera dalla quale partire per rimettere in moto uno dei pochi settori economici dell’Italia in grado di garantire comunque occupazione, che non delocalizza e porta sempre valore aggiunto all’intera filiera economica dei territori».
Ad andare particolarmente bene, nei due mesi estivi, è stata solo la Campania (+2,4%, italiani in calo dello 0,1%).
Sorprendente il dato dell’Emilia Romagna, stabile nel numero di presenze complessive, con un -3,6% di italiani ed un cospicuo +11,7% di stranieri.
Tra le regioni in calo, particolarmente colpito il Friuli Venezia Giulia con un -11,8% di presenze alberghiere (dovute ad un -17,2% di italiani ed un -6,5% di stranieri). Male anche la Toscana (-10,6%), la Sardegna (-7,1%) e la Puglia (-6%).
Negative anche le performance del Lazio e dei suoi musei: segna un -2,8% di presenze alberghiere con un -8,9% italiani ed un -0,1% stranieri.
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Settembre 6th, 2012 Riccardo Fucile
SECONDO LO STUDIO DEL WORLD ECONOMIC CHE MISURA LO STATO DELLE INFRASTRUTTURE, L’INNOVAZIONE E LA STABILITA’ ECONOMICA, L’ITALIA CRESCE MA E’ FUORI DAI TOP 40
La Germania sorpassa in competitività gli Stati Uniti che arretrano per il quarto anno consecutivo.
La Svizzera resta al primo posto tallonata da Singapore.
L’Italia sale di un gradino al 42esimo posto, ma, insieme alla Spagna (36esima), non riesce a entrare nei top 30.
E’ il verdetto di uno studio del “World Economic Forum” di Ginevra che misura la competitività dei Paesi in base a fattori come lo stato delle infrastrutture e la capacità di spingere l’innovazione.
Fattori che consegnano la maglia rosa alla Svizzera aiutata da campioni nazionali come Novartis e Nestlè, ma anche da un’economia stabile e da mercati finanziari sviluppati.
La classifica.
Alle spalle della Svizzera segue stabile Singapore, mentre si scambiano posizione la Finlandia, adesso al terzo posto, e la Svezia, che scende di un gradino.
Al quinto posto sale di due gradini l’Olanda, davanti alla Germania, ferma allo stesso livello del 2011, ma davanti agli Usa che sono scesi di due scalini dal quinto al settimo posto.
Nella lista dei top ten seguono la Gran Bretagna (ottava nonostante le recessione), Hong Kong (9) e il Giappone (10), mentre la Francia perde tre punti (21), con l’Irlanda che ne guadagna due (27), mentre la Cina ne arretra di tre (29).
Ferma a quota 36 la Spagna, come pure la Polonia (41), davanti a Italia e Turchia (43), che ha fatto un incredibile balzo in avanti di 16 posizioni.
In progresso anche il Brasile, da quota 53 a 48, mentre il Portogallo perde quattro posizioni e scende a quota 49 e l’India scivola al 59esimo posto.
All’ultimo posto il Burundi (144).
Gli Stati Uniti.
Gli Usa registrano il quarto calo consecutivo nonostante il recupero in competitività sul fronte dell’innovazione e dello sviluppo dei mercati finanziari che mostra segnali di ripresa dal picco della crisi. A pesare sul giudizio del World Economic Forum è – soprattutto – la scarsa fiducia nella politica e l’instabilità macroeconomica.
Un duro colpo per il presidente uscente Barack Obama a due mesi dalle elezioni, in aggiunta ai timori per un deficit di bilancio che supera i mille miliardi di dollari. Eurozona.
All’interno dell’Unione monetaria la crisi ha reso ancora più evidente il solco tra Nord e Sud del Vecchio continente con economie che corrono e altre che arrancano.
La Finlandia ha scalzato la Svezia dal podio.
Brilla il quinto posto dell’Olanda (era settima) davanti alla stabile Germania.
Una situazione che palesa le difficoltà dei Paesi nel mirino della speculazione.
Ai problemi di Spagna e Italia si aggiungono quelli della Grecia sprofondata al 96esimo posto alle spalle anche di Argentina e Namibia.
Un crollo che – secondo il World Economic Forum – mantiene in vita la possibilità che Atene “e forse altri Paesi lascino l’area euro”.
Giuliano Balestreri
(da “La Repubblica“)
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Settembre 6th, 2012 Riccardo Fucile
COSA SI DICEVA MENTRE LA NAVE DELLA COSTA SI ERA INCAGLIATA AL GIGLIO… LA COMPAGNIA SAPEVA DELL’INCHINO ALL’ISOLA
“Mi sento in colpa!”. Sono le 21.46 e 11 secondi del 13 gennaio scorso – esattamente 1 minuto e 4 secondi dopo l’impatto della Costa Concordia contro uno scoglio davanti all’isola del Giglio, costato la vita a 32 persone – quando il maà®tre Antonello Tievoli esprime il suo rimorso per quell’inchino maledetto di fronte alla sua terra d’origine. Parole che seguono a ruota quelle del comandante Francesco Schettino il quale, alle 21.45 e 22 secondi , sbotta in un inequivocabile «Madonna ch’aggio cumbinato».
L’anticipazione della perizia suppletiva sulla scatola nera della nave, che sarà depositata la prossima settima al Tribunale di Grosseto, fornisce dettagli più precisi rispetto alla prima, presentata a inizio luglio, perchè individua in maniera circostanziata gli autori dei dialoghi – tra il drammatico e il farsesco – intercorsi sulla plancia di comando.
Quanto al maà®tre, Schettino (attualmente con l’obbligo di dimora nella sua abitazione di Meta di Sorrento per disastro colposo, omicidio plurimo e abbandono della nave), già durante il primo interrogatorio rifiutò di essere bollato come l’unico che voleva omaggiare con l’inchino il comandante in pensione Mario Palombo.
Sostenne subito che voleva fare un regalo al gigliese Tievoli.
La scatola nera svela e conferma tutte le indiscrezioni finora trapelate.
La Costa sapeva dell’inchino
Alle ore 18.27 (poco dopo la partenza da Civitavecchia) Schettino annuncia «amm’a fa’ l’inchino al Giglio».
Alle 18.36 e 32 secondi l’addetto alla cartografia Stefano Canessa dice al primo ufficiale Giovanni Iaccarino: «Giovà , per la pratica hai avvisato?» e lui riponde: «Ah, per il passaggio al Giglio…».
Nonostante le bugie successive, già alle 21.51, il comandante Schettino, al telefono con il direttore della sala macchina (allagata) Giuseppe Pillon afferma: «E allora stiamo andando a fondo praticamente, non l’ho capito?».
Le bugie
Sono le 21.54 e 50 secondi quando il capitano accetta di informare i passeggeri, ma non sull’incidente contro lo scoglio: «Di’ che c’è stato un black out».
E alla capitaneria di Civitavecchia, allertata dai carabinieri informati dalla figlia di una passeggera, ripete alle 22.02: «Abbiamo fatto un black out, stiamo valutando… al limite ci mandino un rimorchiatore».
Le giustificazioni con la Compagnia
Se alle 21.56 e 19 secondi, Schettino dice a Roberto Ferrarini, manager delle emergenze di Costa Crociere a Genova: «Roberto ho fatto un casino!… Senti una cosa: io sono passato sotto l’isola del Giglio, qua! È stato il comandante Palombo… mi ha detto “passa sotto, passa sotto”», più tardi minimizza.
Alle 22.06 e 27 secondi gli assicura: «Allora Robè, non andiamo a fondo, a fondo non ci andiamo…bisogna chiamare qualche rimorchiatore che ci porti via».
La confusione di Schettino
Pur essendo ritenuto uno dei migliori della Costa, il comandante perde il controllo della situazione.
Alle 22.29 e 55 secondi, chiede al direttore della sala macchine Pillon: «Allora dobbiamo abbandonare la nave?».
Incertezze anche a proposito della salvezza dell’equipaggio.
Alle 23.31 e 10 secondi il capo della sala macchine (allagata) è disperato: «Noi andiamo al ponte», ma mentre Schettino temporeggia «Fatemi parlare con Ferrarini» è l’ufficiale di coperta Martino Pellegrini a prendere in mano l’emergenza e a dare l’ordine: «Andate via, andate via…».
La confessione alla moglie
Alle ore 23.08 e 2 secondi, mentre i passeggeri stanno evacuando la nave, Schettino telefona alla moglie, Fabiola: «Fabì, ho finito la mia carriera di comandante».
Ma non smentisce la sua fama di «guascone»: «Abbiamo urtato su un basso fondale, la nave si è inclinata ma sto facendo una bella manovra… è tutto sotto controllo».
La paura della capitaneria
Nell’ultima telefonata a Ferrarini, alle 23.11 e 55 secondi: «Cosa dico alla stampa? No, no alla stampa… alla Capitaneria… ho detto del black out…la verità …».
Alle 23.19 e 24 secondi Schettino dice agli ufficiali: «Pigliate le carte… andiamo sul ponte».
Una voce chiede se si deve «abbandonare il ponte», ma lui (forse perchè sa di essere registrato dal Vdr?) replica: «Non ho detto abbandonare, venite con me».
Alle 23.28 e 40 secondi la Guardia costiera di Porto Santo Stefano chiama la plancia, ma dalla Concordia nessuna risposta.
Grazia Longo
(da “La Stampa“)
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