Settembre 30th, 2012 Riccardo Fucile
IL SITO “AMEGGHIUPAROLA” HA RACCOLTO I PRECEDENTI PENALI DEI CANDIDATI SICILIANI ALLE PROSSIME ELEZIONI REGIONALI DEL 28 OTTOBRE
Il sito www.amegghiuparola.wordpress.com ha deciso di raccogliere le facce dei candidati con accanto la propria fedina penale, in modo da invitare i siciliani a votare responsabilmente.
Ecco l’elenco:
Cateno De Luca
(Rivoluzione Siciliana)
Arrestato durante la scorsa legislatura e indagato per tentata concussione e abuso d’ufficio. Tenta addirittura a candidarsi alla presidenza della regione siciliana.
Roberto Corona (Pdl)
Arrestato a Dicembre nell’ambito di un’inchiesta su polizze fideiussorie false condotta dalla Procura di Roma. Tre mesi fa gli è stato revocato l’obbligo di dimora, si accinge ad affrontare un processo che comincerà il 15 ottobre, tredici giorni prima delle elezioni.
Raffaele Nicotra, detto Pippo (Udc)
Di lui ne avevo già parlato:
Indagato nell’inchiesta Euroracket su presunti episodi di voto di scambio, che ha portato nel 2001 a 44 arresti tra le file del clan mafioso Santapaola. Viene eletto sindaco di Aci Catena, comune poi sciolto per mafia.
Giuseppe Arena (Mpa/Udc)
Condannato dal Tribunale di Catania a 2 anni e 9 mesi, e interdizione dai pubblici uffici, per falso in bilancio insieme all’ex sindaco Scapagnini. Marco Forzese (Mpa/Udc)
Indagato nell’inchiesta sulle promozioni facili al comune di Catania, già condannato dalla corte dei conti a risarcire il comune di Catania con 4.850 euro. Briciole del miliardo di euro di disavanzo causato da Scapagnini di cui è stato assessore ai servizi sociali.
Salvino Caputo (Pdl)
Già sindaco di Monreale, condannato per abuso d’ufficio ad un anno e cinque mesi di reclusione dalla seconda sezione della Corte di Appello di Palermo. In primo grado il Tribunale lo aveva condannato anche per il reato di falso ideologico in atto pubblico.
Mario Briguglio (Grande Sud)
imputato per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni gravi colpose oltre ai danni provocati dall’alluvione. Lo slogan della sua campagna elettorale recita: “Prima la sicurezza del tuo territorio”.
Nino Dina (Udc)
già indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Da 15 anni all’Assemblea Regionale, ci tenta ancora….
Giuseppe Buzzanca (Pdl)
già sindaco di Messina, condannato per peculato d’uso. E’ indagato per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni gravi colpose oltre ai danni provocati dall’alluvione.
Giacomo Scala (Pd)
già sindaco di Alcamo, è imputato per abuso d’ufficio e falso.
La prossima udienza è prevista per il 15 ottobre, mentre il 29 dello stesso mese ( il giorno dopo le elezioni) i giudici si ritireranno in camera di consiglio per la sentenza.
Non poteva attendere il verdetto prima di candidarsi?
Riccardo Minardo (Mpa)
Arrestato per associazione per delinquere, truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato. Sospeso dall’Ars il 15 aprile 2011, viene riammesso dopo la scarcerazione.
Fabio Mancuso (Mpa)
già sindaco di Adrano, arrestato recentemente per bancarotta.
Sospeso dall’Ars il 15 aprile 2011, viene riammesso dopo la revoca degli arresti domiciliari.
Dopo 15 anni all’ARS ci riprova con un curriculum sempre più ricco.
Girolamo Fazio (Pdl)
già sindaco di Trapani, imputato e dichiarato in primo grado colpevole dei delitti di violenza privata e consumata. Viene condannato ad un anno di interdizione dai pubblici uffici, quindi alla pena di sei mesi di reclusione. Assolto invece per il reato di abuso d’ufficio. In appello nel 2008 è stata confermata l’assoluzione per il reato di abuso d’ufficio e la condanna a 4 mesi per i delitti di violenza privata.
Santino Catalano (Cantiere Popolare)
già deputato, condannato a un anno e undici mesi con la sospensione condizionale.
L’accusa è abusivismo edilizio e abuso d’ufficio in concorso. In primo grado l’onorevole era stato condannato a tre anni e sei mesi e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
Pippo Sorbello (Udc)
già sindaco di Melilli, condannato dal Tribunale di Siracusa a 4 mesi di reclusioneper il reato di abuso in atti d’ufficio per fatti riguardanti una propaganda elettorale finanziata con fondi della comunità melillese.
Nino D’Asero (Pdl)
parlamentare uscente, indagato per abuso d’ufficio nell’inchiesta sulle “promozioni facili” al Comune di Catania avviata dalla procura catanese che ha procurato un danno patrimoniale di 18 milioni di euro.
Giuseppe Gianni (Cantiere Popolare)
Pluriarrestato e già condannato a 3 anni per concussione.
Giovanni Mauro (Grande Sud)
già Presidente della Provincia di Ragusa, deputato al Parlamento nazionale, come dire uno che di mestiere fa il politico: condannato, assolto, condannato assolto condannato assolto condannato assolto condannato assolto
(da “www.amegghiuparola.wordpress”)
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Settembre 30th, 2012 Riccardo Fucile
“FUMMO AVVISATI DI UNA TRATTATIVA IN CORSO TRA LAVITOLA E MARTINELLI”…“BERLUSCONI MI CHIESE DI CANDIDARE LAVITOLA ALLE EUROPEE IN CAMBIO DEI FAVORI RICEVUTI”
A Palazzo Grazioli funziona così: c’è la gara a chi è più realista del re.
E anche Franco Frattini, nella vicenda Fini-Montecarlo, un certo lavorio l’ha fatto…”.
A puntare il dito sull’ex ministro degli Esteri, è Italo Bocchino, parlamentare Fli, fedelissimo di Gianfranco Fini, che fu il primo a denunciare un nesso tra Valter Lavitola e Silvio Berlusconi nel “dossieraggio” contro il presidente della Camera.
La conferma arriva dallo stesso Lavitola che in una lettera — indirizzata al Cavaliere e mai spedita — scrive di aver ricevuto 500 mila euro, da Berlusconi, per recuperare documenti dallo Stato di Santa Lucia.
Bocchino, lei parlò subito di un coinvolgimento di Berlusconi: com’è andata?
Io e Fini fummo avvisati di una trattativa in corso tra Lavitola e Martinelli. All’inizio pensammo che la nostra fonte si riferisse a Marco Martinelli, parlamentare del Pdl, poi capimmo che si trattava di Ricardo Martinelli, presidente della Repubblica panamense. Inoltre avevamo saputo che Berlusconi, in una riunione con i suoi fedelissimi, aveva annunciato che sarebbe entrato in possesso di nuovi documenti: carte che avrebbero costretto Fini alle dimissioni.
E in quei giorni arriva la lettera, firmata dal ministro della Giustizia di Santa Lucia, dove si dichiara che la società off shore, proprietaria dell’appartamento monegasco — ereditato da An e abitato dal cognato di Fini — è riconducibile proprio a Giancarlo Tulliani.
La pubblica Lavitola su l’Avanti! e lei denuncia che è un falso e parla di macchina del fango. Perchè?
Si tratta di un falso ideologico. La lettera era vera. Il contenuto era falso. Il ministro — secondo me — prende soldi per scrivere il falso. Guarda caso, dopo pochi giorni, si dimette dal governo. E in questa vicenda abbiamo notizie precise anche sul coinvolgimento di Frattini. Lo denunciai subito: Frattini ebbe un incontro riservato, a New York, con il capo del governo di Santa Lucia, per ottenere ulteriore documentazione. L’incontro fu organizzato e favorito da Lavitola.
Chi l’avvisò?
Fummo avvisati dalle stesse fonti che ci parlarono della trattativa in corso tra Lavitola e Martinelli.
Servizi segreti?
Le fonti vanno tutelate.
Perchè vi fornivano queste notizie?
Perchè era in corso un’oggettiva attività anti istituzionale.
Hanno parlato direttamente con lei? O anche con Fini?
Guardi, come è andata lo sappiamo soltanto io e Fini. Non lo saprà mai una terza persona. Posso dirle che siamo stati informati di un’attività anti-istituzionale, anti italiana, e immagino che la fonte l’abbia fatto per tutelare l’interesse nazionale. Oggi c’è un dato oggettivo: un signore in carcere, per corruzione internazionale, mette nero su bianco, con una lettera, che il presidente Berlusconi gli ha dato dei soldi per l’operazione Fini, Santa Lucia, Montecarlo. E che nell’operazione — diretta a delegittimare la terza carica dello Stato — è coinvolto il presidente di Panama.
Nella lettera, Lavitola, parla anche della compravendita dei senatori di centrosinistra per far cadere il governo Prodi nel 2008: la vostra fonte, di questo, non disse nulla?
Sulla compravendita dei senatori io ne so quanto lei.
Non ha mai avuto il dubbio che ci fosse qualcosa di strano?
No.
La manovra però vi consentì di tornare al governo. Sapeva che Berlusconi s’era affidato a Lavitola anche per questa vicenda?
So per certo che Berlusconi si affidò a Lavitola, per quella che il Cavaliere definiva ‘operazione libertà ‘, cioè il ribaltamento del governo Prodi, ma non so quali mezzi abbia usato. Di Lavitola ho saputo in occasione delle elezioni europee quando Berlusconi mi chiese di candidarlo.
Il sospetto che Berlusconi potesse comprare dei senatori, l’ha mai avuto?
Mah. (Sospira, ci pensa). No.
Lavitola fu coinvolto nella “operazione libertà ”?
Berlusconi mi chiese di inserirlo nella lista dei candidati per le elezioni europee e mi spiegò la motivazione: Lavitola l’aveva aiutato nell”operazione libertà ‘. Lo chiamai, per annunciargli la candidatura, ma rifiutò.
Lavitola scrive, nella lettera, che tra i debiti non onorati da Berlusconi, c’è anche la candidatura alle europee.
È Lavitola a rifiutare. Mi occupai personalmente delle liste al Sud. Non era interessato a una competizione con le preferenze. Credo che volesse qualcosa di più concreto d’una candidatura, ma è una mia sensazione.
Ha parlato spesso di macchina del fango. Pensa che funzioni ancora?
È molto meno efficace. Berlusconi è più debole e lo sono anche i suoi giornali.
Ha anche detto d’essere stato pedinato: c’è un nesso con lo scontro politico Fini-Berlusconi?
L’episodio è stato appurato e s’è scoperto che nei Servizi agiva una struttura che non doveva esistere, denominata Dipartimento Operazioni Speciali, che infatti è stata sciolta. Secondo me, il nesso con lo scontro politico Fini-Berlusconi, c’è. E dopo quest’episodio, arriva l’operazione Lavitola a Santa Lucia.
Cosa direbbe oggi a Berlusconi?
Un uomo di 40 anni non può prendersela con chi ne ha 76… Berlusconi non è più a Palazzo Chigi, e non ci tornerà mai più nella sua vita…
Antorio Massari
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 30th, 2012 Riccardo Fucile
“UN PATTO TRA LA SOCIETA’ ORGANIZZATA E LA BUON POLITICA”
Una “lista civica per l’Italia“, basata su ”patto tra la società organizzata e la buona politica”.
La annuncia Gianfranco Fini, leader di Futuro e libertà , intervenuto ad Arezzo all’assemblea dei “Mille per l’Italia“, un’iniziativa convocata “volutamente senza big”.
Il cofondatore del Pdl rivendica con forza la rottura con Silvio Berlusconi e l’appoggio al governo di Mario Monti: la fase apertasi con il professore “non deve essere archiviata come una parentesi della politica se non si vogliono azzerare le possibilità di risalita del Paese”, ha sottolineato Fini.
“La scelta, come ha detto Monti, spetta agli elettori allo scopo di consentire a un futuro governo politico che nascerà dalle elezioni di mantenere il passo avviato” dal governo.
Sulla scelta di non chiamare sul palco nomi di peso, Fini ha spiegato che peresempio Luca Cordero di Montezemolo “’è il megafono di un sentimento diffuso, perchè l’Italia non è solo quella di Montezemolo e della Marcegaglia e dei tanti altri che meritoriamente si impegnano, ma è quella delle mille platee come questa, degli uomini come voi che la politica la fanno nel quotidiano”.
A conferma della fase del tutto nuova rispetto al passato, Fini manda in soffitta il bipolarismo: “Lo dico con rammarico perchè ci avevamo creduto, ma il nostro è un bipolarismo sgangherato, che mostra un conto salato perchè è stato solo in grado di dividere e mai di portare un momento unificante”.
Quanto al progetto della lista per l’Italia, il leader di Fli ha lanciato un appello alla mobilitazione dal basso: ”Da domani si moltiplichino in ogni città i ‘comitati dei 1000 per l’Italia’, d’intesa con le forze politiche che come Fli ci vogliono stare e che hanno capito davvero che non si tratta di mettere un belletto nelle liste, ma di essere meno autoreferenziali. Non si deve più chiedere ‘preparami un documento per’, ma fare un patto con la società organizzata, candidarne insieme esponenti ed indicare con chiarezza che cosa si vuole fare per mantenere il passo avviato con il governo Monti”. L’obiettivo è quello di “non rottamare la politica”, ma di “cambiarla profondamente”.
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Settembre 30th, 2012 Riccardo Fucile
LA SOLITA BRILLANTE OPERAZIONE DI BOCCHINO: PER FAR POSTO A UN “CERCAPOLTRONE” HA CACCIATO CHI NEL PROGETTO DI FLI CI CREDEVA VERAMENTE… DOPO IL DANNO, LA BEFFA: ORA IL SUO AMATO PROTETTO MOLLA FLI IN CERCA DI UN POSTO AL SOLE
«Torneremo a dire qualcosa di destra. Guardando con interesse la nuova Lega di Maroni». Per Luca Ferrazzi, ex assessore regionale all’agricoltura e coordinatore provinciale di Fli, è l’ora di «ribattere un colpo» sulla scena politica.
Con la sua associazione “Ricordare il Futuro” (se si fosse guardato al suo di passato sarebbe stato meglio…n.d..r) , visto che «l’esperienza di Futuro e Libertà è di fatto esaurita – spiega il politico gallaratese – non rinnego quella scelta ma è stata una grande occasione persa per aggregare un’autentica destra moderna alternativa al Pdl. Ormai è evanescente, tra i tatticismi e la rincorsa al centro».
Secondo Ferrazzi occorre rilanciare il progetto di una destra moderna, visto che ormai quel che rimaneva di An «si è estinto nel Pdl e non può ripartire dai dinosauri-colonnelli», in uno scenario in cui al Pdl «servirebbe un rottamatore, ma soprattutto la voglia di cambiare».
Da dove ripartire?
«Da quel patrimonio di contenuti e valori che non sono stati sconfitti da Berlusconi e La Russa».
Tra cui la questione settentrionale. «Ritorniamo al ’98 – spiega Ferrazzi – al congresso di An a Verona fu posto il tema del radicamento sul territorio. Oggi c’è bisogno di ricette forti, se crolla il Nord non c’è margine di ripresa». Lo dice anche Bobo Maroni, a cui si guarda con attenzione:
«È l’unica vera novità – secondo Ferrazzi – mi affascina l’idea di un progetto nuovo, sul modello Tosi di una grande forza del Nord che sappia aprirsi e aggregare altri ambienti e forze politiche. Ma Maroni deve rigenerare la Lega, abbandonando secessione e ampolle».
Intanto Ricordare il Futuro raccoglie la sfida di dire qualcosa di destra.
«Nasce davvero come «agorà », luogo di confronto – riferimento non casuale – chi come me fa politica per passione è stufo di tatticismi e giochi di palazzo e vuole tornare a dire quello in cui crede. Ad esempio la castrazione chimica per i pedofili. Ma anche battaglie locali forti in modo chiaro, per stanare la politica cerchiobottista e pretendere trasparenza».
A partire da Gallarate, dove Ferrazzi ha il suo feudo. «Qui ci sono idee buone e una caratterizzazione territoriale al riparo da capi-corrente, per aprirci a tanta gente nuova, che la pensa come noi. Per primi gli ex elettori delusi del Pdl».
Commento del ns. direttore
Quando denunciammo il metodo squadristico con cui questo soggetto aveva vinto il congresso di Varese di Fli, suscitando perplessità persino in chi aveva presieduto l’assemblea, dai vertici romani non fu mosso un dito.
Quando stigmatizzammo che si era trattato di un congresso provinciale vinto con iscritti fantasma e finito senza contusi solo per l’intervento della Digos, ci sentimmo rispondere di stare tranquilli che tanto non sarebbe stato ratificato.
Quando pubblicammo quasi in diretta la denuncia dei miitanti veri di Fli di Varese che avevano dovuto subire l’arroganza del manutengolo bocchianiano imposto da Roma, cominciarono i primi insulti nei nostri confronti.
Fino a un vivace scambio di opinioni dirette tra Ferrazzi e il sottoscritto in cui fu mia cura ricordargli dove poteva andare …
Dopo aver perso le elezioni ora Ferrazzi se ne va, dove non è ancora certo, probabilmente dove l’avevo mandato io con l’uso di un concetto alla sua portata.
Ma non posso dimenticare le responsabilità di chi, come in tante altre parti d’Italia, aveva “imposto” personaggi impresentabili determinando l’allontanamento dei militanti.
Oggi chi ha seminato vento raccoglie tempesta e apologeti della castrazione chimica.
Ma la dignità di dimettersi per manifesta incapacità , se non malafede, non fa parte del suo dna.
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Settembre 30th, 2012 Riccardo Fucile
CONTENEVA LA FAMOSA AGENDA ROSSA DEL MAGISTRATO, MA ALL’INTERNO NON C’E’
Ricompare dopo vent’anni e diventerà un cimelio da osservare al «museo della legalità » aperto lo scorso 3 settembre presso la Legione dei carabinieri di Palermo la borsa del giudice Paolo Borsellino.
Proprio la borsa sparita e ritrovata dopo la strage di via D’Amelio priva della famosa Agenda rossa, da allora introvabile.
Si è scoperto che nel 1992 la vedova, Agnese Borsellino, la donò all’allora maresciallo Carmelo Canale, l’uomo ombra del magistrato che oggi, dopo tanti sospetti, processi e assoluzioni, la dona al museo nella Legione dove, dopo una sorta di «esilio» calabrese, adesso lavora col grado di maggiore.
La foto della borsa, sforacchiata com’è dall’effetto bomba, campeggia sulla prima pagina di “S”, il magazine del gruppo I love Sicilia, dove viene raccontata la storia di questo prezioso cimelio finito nelle mani dell’ufficiale incriminato dalla Procura di Palermo e poi sempre assolto, nonostante venti pentiti abbiano tentato di trasformare Canale in un infido collaboratore del giudice ucciso meno di due mesi dopo il massacro di Giovanni Falcone.
«Fu la signora Agnese Borsellino a donarla a mia figlia Manuela…», rivela Canale lasciando inquadrare al fotoreporter Luigi Sarullo il fronte della borsa devastato dall’esplosione, al contrario della parte posteriore e dell’interno, perfettamente intatti.
Questo significa che doveva essere integra l’agenda rossa contenuta in uno degli scomparti con gli appunti di Paolo Borsellino, con i riferimenti ai filoni su mafia e appalti, a tangentopoli e ai contatti avuti nelle settimane precedente con fonti tedesche per contattare un pentito agrigentino.
INDAGINI TARDIVE
«Ancora prima degli ingiusti sospetti rovesciati sulla mia persona, nemmeno la magistratura di Caltanissetta volle ascoltarmi quando dicevo che l’agenda rossa i numeri di telefono delle persone contattate in quelle settimane, che le ragioni della strage andavano cercate nel filone mafia appalti, ma si cominciò a indagare su tutto questo troppo tempo dopo», rivela Canale allo scrittore Aldo Sarullo che ne raccolse il primo disappunto.
E l’ufficiale rincara la dose oggi: «Il dottore Borsellino aveva detto perfino in pubblico che attendeva di essere interrogato su Capaci, sulle notizie che lui aveva in relazione agli appalti, ma i magistrati di Caltanissetta non lo convocarono mai. Non solo, ma invitò a cena una sera a casa sua uno dei sostituti che indagavano e non servì a nulla…».
Si riaccendono così i riflettori su questa introvabile agenda della quale esiste una copia, come mostra Canale: «Eccone una uguale. ‘Agenda dei carabinieri 1992’. Quando lavoravamo a Marsala, il dottor Brosellino come procuratore, io come suo stretto collaboratore, ce ne regalarono due…».
SOSPETTI SUGLI INQUIRENTI
I sospetti più pesanti coinvolsero il capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli, inquisito dopo che erano state trovate delle foto in cui figurava a due passi dall’auto di Borsellino mentre si allontana dalla scena del delitto con la borsa in mano.
Una vicenda giudiziaria chiusa con un proscioglimento. Nessuno ha mai spiegato come quella stessa borsa sia ricomparsa vuota, repertata dall’allora capo della Mobile Arnaldo La Barbera, consegnata agli uffici giudiziari e, dopo qualche tempo, restituita alla signora Borsellino e ai suoi figli, compreso Manfredi, oggi funzionario i polizia.
IL DONO DI AGNESE
L’odissea giudiziaria ha comunque incrinato i rapporti tra la famiglia e Canale. La signora Borsellino nel ’92 aveva grande considerazione del maresciallo, a sua volta oggi triste nel ricordo di una tragedia privata:
«Mia figlia Antonella era stata uccisa da un tumore e mia figlia Manuela veniva a trovarmi in ufficio a Marsala, all’uscita da scuola. Quando andavamo tutti via, Paolo Borsellino che aveva amato Antonella come un padre e stravedeva per Manuela la coinvolgeva: ‘Prendi tu la borsa’. E lei ci seguiva, con la scorta. Si, quella borsa di cui abbiamo poi tanto parlato la portava Manuela, fiera di essere utile…».
La stessa che l’ufficiale è pronto a portare al piano terra della Legione dove il 3 settembre, nel trentesimo anniversario di un’altra devastante strage, quella del generale Dalla Chiesa, alla presenza della figlia Rita, è stato inaugurato un piccolo ma prezioso museo della legalità .
Un dono oggi apprezzato da Manfredi Borsellino: «Mia madre donò quella borsa alla quale teneva soprattutto la piccola Manuela. Andammo a casa loro. La bimba la teneva in camera sua. Toccante. E l’idea di esporla al museo dei carabinieri è una gran cosa…».
Un simbolo fra tanti cimeli, compresa l’altra «Agenda rossa 1992», gemella di quella introvabile, oggi ancora sulla scrivania del maggiore Canale.
Felice Cavallaro
(da “La Repubblica”)
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Settembre 30th, 2012 Riccardo Fucile
I CONTROLLI DELLA FINANZA NEGLI UFFICI DEL PDL IN REGIONE…RIMBORSI SOSPETTI
Sul sito dell’Assemblea regionale del Piemonte sono stati pubblicate indennità di presenza e rimborsi chilometrici pagati nel 2011 per le trasferte dei consiglieri impegnati in attività di carattere istituzionale.
In tutto sono stati rimborsati circa 590 mila euro. Fondi concessi in base ad un’autocertificazione così come previsto dalla legge regionale del 2001.
Sulla carta, dunque, tutto è regolare anche se resta da capire come sia possibile che nel corso dell’anno scorso siano stati pagati a due consiglieri ed un assessore rimborsi che superano i 30 mila euro.
Misterioso anche il fatto che nel mese di agosto del 2011 il Consiglio regionale abbia rimborsato spese per quasi 12 mila euro per oltre ventimila chilometri percorsi quando le attività istituzionali chiudono per ferie per almeno 3 settimane.
Anche perchè nello stesso periodo tra gli assessori, solo uno, Claudio Sacchetto ha chiesto 1303 euro di rimborso.
Nel 2011 l’assessore leghista all’Agricoltura ha ottenuto 35 mila euro e rotti di pagamenti. Un rimborso superiore a quello del presidente della Giunta, il novarese Roberto Cota che ha ottenuto 17.931 euro.
Tra i consiglieri regionali il più rimborsato è il novarese Roberto Boniperti (Progett’azione), da poco vicepresidente dell’Assemblea, con 37.030,02 di extra.
Poi c’è il verde-verde Maurizio Lupi (31 e321 euro). Daniele Cantore (Pdl) ha presentato una richiesta per 18.120,5, regolarmente liquidata.
Il presidente del Consiglio regionale,Valerio Cattaneo residente nel verbano lo supera di poco (18.241,93).
L’astigiana Angela Motta (Pd) ha ottenuto dalle casse di Palazzo Lascaris 16.228,95, superata di poco dal leghista valsesiano Paolo Tiramani (16.237).
Oltre 15 mila euro rimborsarti al pidiellino Cortopassi, arriva dalla provincia di Vercelli . Si tratta di consiglieri residenti al di fuori del comune di Torino.
L’articolo 2 della legge regionale prevede il rimborso spese per ogni giorno di presenza effettiva ad una o più riunioni istituzionali sia corrisposta una sola indennità di presenza 112 euro lordi ed un rimborso chilometrico relativo al percorso compiuto per partecipare ad una sola delle riunioni stesse, calcolato moltiplicando il doppio della distanza tra la residenza del consigliere ed il capoluogo della regione o la sede della riunione di carattere istituzionale qualora la stessa si svolga in altra località del territorio regionale.
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Settembre 30th, 2012 Riccardo Fucile
“COLPA DELLE REGIONI”: UNA PARTE DELLA CIFRA RACCOLTA E’ GIA’ DISPONIBILE, MA ORA SI LITIGA SULLA RIPARTIZIONE E MANCANO I PROGETTI
Mentre i sindaci dei Comuni colpiti dal terremoto continuano a sommergersi di debiti per andare avanti, i soldi destinati alla ricostruzione stanno ad aspettare.
Aspettano i 6 milioni di euro raccolti via sms dai telefonini, per esempio, ma sono bloccati alla Banca d’Italia.
Il motivo non si chiama solo burocrazia.
Lo spiega bene Francesca Maffini, portavoce del prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile: “Non appena i fondi saranno versati sul conto della Protezione civile, una procedura che è in corso, noi dovremo dividerli tra l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto, che però non hanno ancora ufficializzato la ripartizione – spiega l’ufficio stampa del dipartimento — non sappiamo, quindi, quale percentuale del totale versare a una regione e quale all’altra, mentre sarebbe utile saperlo il prima possibile, così che non si perda tempo”.
Dunque non solo tempi tecnici, ma in questo caso ritardi. Il problema è anche e soprattutto politico, e legato ai tre presidenti di Regione, cioè Vasco Errani Per l’Emilia Romagna, Roberto Formigoni per la Lombardia, Luca Zaia per il Veneto.
Eppure doveva trattarsi di una procedura “rapidissima”, almeno a sentir parlare il capo della Protezione civile Franco Gabrielli.
Invece, ci vorrà ancora qualche mese perchè quei 15 milioni di euro raccolti grazie gli sms solidali (6 milioni ci sono, gli altri sono ancora nelle casse delle compagnie telefoniche) arrivino alle popolazioni terremotate, gli unici legittimati.
Negli uffici si parla di burocrazia e altre giustificazioni.
Quello che è certo è che trascorsa l’ultima giornata utile per inviare la propria donazione tramite telefono, il 10 luglio scorso, le compagnie telefoniche hanno avuto sessanta giorni di tempo per verificare la solvibilità degli abbonati (controllando le bollette dei clienti che hanno partecipato alla raccolta) per assicurarsi che gli sms non fossero stati inviati da numeri aziendali. Poi, terminata questa procedura, una parte del denaro, quello proveniente dalla telefonia mobile, è stato versato nelle casse della Banca d’Italia.
“Noi abbiamo effettuato un bonifico il 9 agosto — spiega infatti l’ufficio stampa della Vodafone — e l’importo complessivo era di 4.423.464 euro”. Telecom invece non ha confermato telefonicamente l’avvenuto invio del denaro al dipartimento, tuttavia i soldi, una parte almeno, sono già arrivati.
Inoltre, per vigilare affinchè le operazioni economiche avvengano nella “più totale trasparenza, sia nel rispetto di chi ha donato i suoi due euro, sia nei confronti di chi riceverà la donazione”, la presidenza del consiglio dei ministri, d’intesa con presidenti delle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, che a loro volta decideranno la destinazione esatta delle risorse raccolte, deve nominare un Comitato dei garanti.
Gabrielli però, il 13 settembre scorso, ha già firmato il decreto necessario all’istituzione dell’organo, composto da Isabella Seragnoli, imprenditrice bolognese, Giuseppe Grechi, magistrato e componente del Comitato per la trasparenza degli appalti e la sicurezza dei cantieri della Regione Lombardia, e Pier Luigi Petrillo, professore di Diritto pubblico comparato alla Sapienza di Roma. Ciononostante, un altro ritardo è in vista.
Perchè per poter distribuire le risorse, i presidenti delle regioni devono presentare al comitato quei progetti per la ricostruzione per i quali il numero telefonico è stato istituito. Ma a oggi ancora nessuno ha presentato nulla.
Quindi, anche qualora i fondi dovessero tempestivamente raggiungere le casse della Protezione civile, e si dovesse stabilire la ripartizione fra i territori interessati, questi rimarrebbero fermi, in attesa che il comitato possa vagliare i progetti da attuare per ricostruire ciò che il terremoto in pochi attimi ha distrutto.
Sulle tempistiche, la Protezione civile, quindi, non si sbilancia.
“Non sappiamo quanto ci vorrà affinchè i fondi siano effettivamente disponibili”, spiegano infatti dall’ufficio stampa. Del resto nella lunga trafila di passaggi mancanti potrebbe anche esserci qualche intoppo.
Una situazione paradossale, che rasenta quanto accaduto a L’Aquila, dove i soldi raccolti via sms vennero affidati a un consorzio finanziario che usò il denaro come garanzie per le banche.
Banche che a loro volta erogavano prestiti a un tasso del 2,5 per cento.
E non a tutti, ma solo a quelli che erano in grado di restituire il prestito.
Questa volta niente tassi di interesse, il problema non si pone: i milioni sono alla banca d’Italia e lì sono destinati a rimanere a lungo.
Annalisa Dall’Oca, Wanda Marra e Emiliano Liuzzi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 30th, 2012 Riccardo Fucile
LA NUOVA LEGA IN DOPPIOPETTO DI MARONI IN CERCA DEL VOTO PDL
Come bambini al pranzo di Natale.
Composti, vestiti bene, timorosi di non fare bella figura.
Apparivano così i pochi leghisti che si sono affacciati nella sala del Lingotto di Torino, dove il movimento politico di Roberto Maroni ha organizzato gli stati generali del Nord.
Pochi minuti di apparizione, tra imprenditori e sindacalisti, luminari ed economisti, tra i cosiddetti poteri forti che hanno partecipato ai “workshop” tematici.
Poi via, cento metri oltre il Lingotto, a rilassarsi alla festa della Lega piemontese.
I vari Roberto Calderoli, Roberto Cota, Andrea Gibelli.
Li vedi arrivare sornioni, in quello che fino all’anno scorso era l’unico appuntamento torinese del Carroccio e ora è una sorta di parcheggio: qui i leghisti d’un tempo, quelli con camicie verdi e sogni indipendentisti, dentro al Lingotto i presentabili, il volto nuovo che Maroni cerca di mostrare nel tentativo di conquistare principalmente i delusi dal Pdl.
Ma poi vengono alla festa leghista, sul prato dove per venti anni Umberto Bossi è stato Capo, leader indiscusso.
E li vedi finalmente rilassati. A mangiare nei soliti piatti di carta improponibili bistecche, anche se poi controvoglia salutano i vecchi militanti amici per raggiungere il nuovo segretario al “dinner” organizzato al ristorante la pista.
Sistemano il nodo alla cravatta, rimettono la giacca e via, di nuovo a tavola, ma con i “grandi”. E salutando quasi gli scappa una lacrimuccia.
Maroni qui metterà piede oggi, alle sette e trenta del mattino perchè alle otto e trenta deve salire sul palco al Lingotto per il “question time” con Corrado Passera, l’ormai ex odiatissimo banchiere del governo dei banchieri. Alle 9.30 assisterà al dibattito tra Antonio Tajani (uomo di riferimento dei vari De Romanis che Renata Polverini ha cacciato dopo lo scandalo Fiorito), Giuseppe Scopelliti (governatore della Calabria, condannato nel 2009 a risarcire un milione 300 mila euro all’erario e, fra l’altro, rinviato a giudizio nel luglio 2012 per abuso d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico), Roberto Cota e Luca Zaia. Poi ci saranno gli incontri con Raffaele Bonanni, Giuseppe Guzzetti, Giovanni Quaglia e Giorgio Squinzi. Già ieri sera, alle 19, Maroni, chiusa in meno di mezz’ora la conferenza stampa che avrebbe dovuto raccontare l’esito dei tavoli di lavoro, si è rifugiato nella hall dell’hotel per accogliere Scopelliti, arrivato con tre auto blu, una delle quali con lampeggiante e scorta. Oneri del padrone di casa. il rischio, sempre più evidente, che il tentativo di ampliare la propria base comporti la perdita di quella storica e vera del Carroccio.
Sono sempre più numerosi infatti i critici, anche tra i maroniani soprattutto quelli della prima ora.
Che però, come ai tempi dell’egemonia di Bossi, non parlano e bofonchiano lamentele da anonimi.
Ieri si è esposto Giancarlo Galan, indicato pochi giorni fa da Flavio Tosi come possibile candidato leghista.
L’ex presidente della regione Veneto ha sintetizzato l’opinioine di molti: questi stati generali del Nord non bastano a risollevare il movimento dalla crisi in cui è caduto.
Non solo.
La Lega Nord “dovrà spiegare al Paese perchè quando è stata al Governo è riuscita soltanto a portare a casa un federalismo che oggi non esiste, una legge sulle ronde che non è mai stata applicata, e i ministeri al nord, che non ci sono”.
Dal canto suo, Maroni evita le polemiche, veste i panni del rinnovatore e si lascia scivolare addosso i malumori di quanti pur avendolo sostenuto non sono stati coinvolti.
La due giorni torinese è stata totalmente appaltata all’esterno, ufficio stampa compreso.
Gli stati generali sembrano la cerimonia funebre della Lega.
Bossi lo ripete all’amico Leonardo Carioni e ai pochi che non l’hanno mai abbandonato: “Aspettiamo e vediamo”.
Maroni lo conosce bene, sa che non può prescindere dal vecchio Capo.
E ieri si è quasi scusato: “Siamo orgogliosi della nostra storia, ma come nella vita, ci sono fasi in cui occorre cambiare perchè cambia il mondo”.
Domani sera si rilasserà anche lui alla festa della Lega piemontese, chiuso il Lingotto e gli stati generali, allentata la cravatta e salutato l’ormai amico Scopellitti, qualcuno tra i vecchi militanti amici forse gli chiederà : sicuro che sia la strada giusta?
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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