Settembre 11th, 2012 Riccardo Fucile
LA PARABOLA DEI PARTECIPANTI AI COMIZI CONCLUSIVI
L’unico con cui non può fare il confronto è Dario Franceschini.
Lui, il comizio di chiusura della Festa democratica/dell’Unità , non l’ha nemmeno fatto: il partito — un po’ in imbarazzo con quel segretario piovuto dal cielo dopo le dimissioni di Walter Veltroni — preferì cavarsela con una conferenza stampa (salvo spiegare che quella del comizio era una tradizione ingiallita, che già Veltroni aveva sostituito con una intervista pubblica).
Per il resto, Pier Luigi Bersani non ha motivo di star troppo sereno.
È vero che i soldi a disposizione per organizzare pullman e treni speciali non sono più quelli di una volta, ma il comizio di domenica a Reggio Emilia, oltre a essere “uno dei meno pre-organizzati della storia delle Feste del partito” è stato anche terribilmente vuoto.
L’unico numero disponibile lo fornisce Repubblica, attribuendolo a Lino Paganelli, organizzatore delle feste da una vita. “Seimila”, calcola a occhio Paganelli, mentre guarda Campovolo che “brulica di gente”.
E quale verbo si sarebbe dovuto usare quel 18 settembre dell’83 quando, sempre a Reggio Emilia, ad ascoltare Enrico Berlinguer arrivò un milione di persone?
Quella domenica, là fuori, c’erano parcheggiati duemila pullman.
La festa, in un paio di settimane, incassò la cifra di 9 miliardi di lire.
Quattro anni dopo, settembre del 1987, erano in più di 500 mila a sentire il segretario Alessandro Natta.
Anche quella festa andò benone: se la ricordano ancora per i funghi, cento quintali consumati in quindici giorni.
Poi vennero i 200 mila accorsi per Achille Occhetto a Modena nel 1990, i 150 mila arrivati a Bologna per il comizio di Massimo D’Alema.
Era il 1998 ma le cronache di quel giorno sembrano lontane anni luce:
“Anche fuori della festa, nei parcheggi esterni al Parco Nord, si sono raggruppate persone in attesa del discorso del segretario. Due famiglie, venute dal Sud — scrive l’Ansa — hanno organizzato una merenda sull’erba, accompagnata dal suono di una fisarmonica”.
I numeri a sei cifre, da allora, non si sono più visti.
Già l’anno dopo (a capo del partito era arrivato Walter Veltroni) la “valutazione dell’ufficio stampa nazionale dei Ds” parla di 50mila persone.
Nel 2005, per la prima festa al di fuori del “triangolo del tortellino”, Piero Fassino porta a Milano 30mila persone: basta contare le “bandiere dei Ds e dell’Unione che i diecimila presenti nel Mazdapalace” e “ventimila persone all’esterno avevano con loro”.
Ora nel triangolo del tortellino sono tornati.
Ma neanche Reggio Emilia è più quella di una volta.
Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 11th, 2012 Riccardo Fucile
TUTTO PRONTO PER IL MODELLO TEDESCO: “NON SI PUO’ ASPETTARE IL PD ALL’INFINITO”
Un blitz in aula per cambiare la legge elettorale. Un patto di ferro già siglato tra i centristi di Casini e gli uomini di Berlusconi.
Per mettere all’angolo e stanare il Pd.
Obiettivo: mandare in soffitta il Porcellum e introdurre anche a colpi di maggioranza un sistema proporzionale. Il modello è quello tedesco.
Con sbarramento e preferenze.
Nella bozza, l’ipotesi di collegi elettorali ridotti alla Camera e ancor più piccoli al Senato.
Soluzione che troverebbe in aula il sostegno dei leghisti.
L’accelerazione delle ultime ore segue il colloquio avvenuto venerdì sera, al fresco di Chianciano, mentre sul palco della festa Udc Ciriaco De Mita stava presentando il suo ultimo libro. In un angolo, a pochi metri, si intrattengono Fabrizio Cicchitto, Pier Ferdinando Casini e Luciano Violante.
“Non possiamo attendere all’infinito, il Porcellum va cancellato, non possiamo tirarla ancora per le lunghe dopo i richiami del capo dello Stato: la soluzione migliore è il sistema tedesco con preferenze” è l’amo lanciato dal leader Udc.
Cicchitto lo aggancia al volo.
È una via d’uscita che stuzzica adesso più che mai i pidiellini.
Addio alle velleità maggioritarie.
I contatti telefonici tra gli sherpa impegnati nelle trattative sono proseguiti nel fine settimana.
Manca una convocazione ufficiale del comitato ristretto al Senato, ma non viene esclusa per oggi una ripresa dei confronti tra Verdini, Quagliariello, Cesa e il luogotenente della segreteria Bersani, Maurizio Migliavacca
Già , il Pd.
I democratici tacciono e guardano con sospetto ai movimenti in corso.
Rischiano di ritrovarsi in un angolo.
Un contraccolpo che rischia di avere ripercussioni anche sugli equilibri della maggioranza che sostiene Monti.
Tanto più che centristi e Pdl lavorano per un passaggio in aula da qui a breve. “Vogliamo imprimere una svolta, lavoreremo fino all’ultimo per raggiungere le più larghe convergenze – premette il capogruppo Udc al Senato, Gianpiero D’Alia – Ma è chiaro che non possiamo attendere oltre, al massimo entro la prossima settimana la partita deve essere chiusa. Il Pd purtroppo è diviso al suo interno”.
Il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, si prepara a riconvocare il comitato ristretto per la riforma e avverte: “Occorre un compromesso politico alto e il tedesco rappresenta una mediazione possibile, a patto che ognuno faccia un passo indietro”.
I democratici sentono puzza di bruciato.
La sensazione è che dentro il Pdl l’abbia spuntata chi puntano a una legge che non garantisca alcun vincitore dopo il voto “per contare all’indomani delle elezioni”, per dirla con Migliavacca. La stessa corsa alle preferenze appare al braccio destro di Bersani “uno specchietto per le allodole”.
Al Largo del Nazareno insomma hanno alzato la guardia. Casini certo non intende rompere l’asse costruito a fatica col segretario Pd.
Il leader Udc è anzi convinto che con l’accelerazione impressa farà il gioco proprio di Bersani, dato che un proporzionale senza indicazione del premier renderebbe inutili le primarie.
“Alla fine – ragiona l’ex presidente della Camera con i suoi – con questa mossa do una mano al mio amico Pier Luigi”.
Ma è davvero così?
Il Pd punta quanto meno a un premio di maggioranza che garantisca la governabilità . Un corposo 15 per cento da destinare al primo partito, bocciato ieri dal capogruppo Pdl Cicchitto: “Troppa grazia”.
Come se non bastasse, Bersani è stretto dal pressing della minoranza “rumorosa” dei prodiani, pronti alle barricate contro proporzionale e preferenze: i vari Parisi, Santagata, Zampa, Barbi artefici della proposta per il ritorno al Mattarellum.
Berlusconi dirà la sua venerdì davanti ai giovani di Atreju, al ritorno dal Kenya.
Ma reintrodurre le preferenze è l’obiettivo dichiarato anche di un drappello di pidiellini, non solo ex An, che a decine hanno sottoscritto un loro ddl, dalla Meloni a Brunetta, da Crosetto alla Beccalossi.
Per il Cavaliere, il ritorno al proporzionale con preferenze è l’ultima chance per evitare l’esplosione del Pdl.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Settembre 11th, 2012 Riccardo Fucile
“C’E’ IL BIPARTITISMO, BISOGNA SCEGLIERE PRIMA CON CHI STARE”… IN SICILIA SONO STATO IL PRIMO A SCHIERARMI CON CROCETTA”
L’Alleanza per l’Italia verso l’archiviazione del Terzo Polo e il riavvicinamento al Pd.
È lo stesso presidente dell’Api, Francesco Rutelli, a tracciare, in un’intervista a Repubblica, la strada per l’alleanza con i democratici alle prossime elezioni, anche se la decisione andrà presa dall’assemblea nazionale.
«Alle elezioni regionali siamo sempre andati con il Pd – spiega – e in Sicilia sono stato tra i primi a dichiararmi per Crocetta e per un’alleanza di centrosinistra. Il punto è che non si ripeta l’esperienza dell’Unione condizionata da massimalisti e populisti».
Non si tratta, insomma, di rientrare nel Pd ma «all’ordine del giorno c’è un’alleanza imperniata sulla candidatura di Bruno Tabacci alle primarie e sulla prospettiva di un governo solido che porti avanti le riforme difficili del governo Monti».
Niente «polemiche» nemmeno con l’Udc, salvo che «le scelte delle alleanze vanno dichiarate prima».
E in punta di fioretto anche una ‘stoccatà a Renzi, «è la prova – dice – che ci sono politici che fanno crescere i giovani».
Per Rutelli, infine, un Monti-bis ci sarà solo «se non c’è una maggioranza chiara alle elezioni».
Come seconda opzione per il premier ci potrebbe essere «il Quirinale» o, terza, «una posizione di vertice in Europa nel 2014».
(da “Il Messaggero“)
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Settembre 11th, 2012 Riccardo Fucile
SUL SITO DELL’ASSOCIAZIONE DI MONTEZEMOLO ATTACCO A CASINI: “SCHERA PERSONAGGI CHE NULLA HANNO DI NUOVO”… PRONTA RISPOSTA DAL SITO DELL’UDC: “AMIAMO QUANTI POSSONO MIGLIORARE LA POLITICA”
Scambio di “cortesie” a mezzo web tra Italia Futura e l’Udc.
In un editoriale apparso sul suo sito, l’associazione che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo bolla come “sommamente confusi” i messaggi lanciati dalla convention del partito di Casini a Chianciano e critica la riproposizione di personaggi politici “vecchi”.
Pronta replica sul sito web dell’Udc: “Noi amiamo sommamente quanti possono migliorare la politica. Adesso aspettiamo Italia Futura”.
Poi, è il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione a ricordare che “Montezemolo a Chianciano era invitato ed è ancora invitato a stare con noi”.
“Bisogna saper uscire dai personalismi, bisogna sapere lavorare insieme per il bene del Paese – aggiunge Buttiglione -. Casini lo ha fatto, ha tolto il suo nome dal simbolo e lo ha sostituito con ‘Italia’: Montezemolo vorrà fare altrettanto?”.
Pier Ferdinando Casini sceglie invece Twitter, dove “posta” una foto in cui posa con il segretario nazionale Lorenzo Cesa accanto a un treno Italo, lanciato proprio da Montezemolo.
La didascalia: “Napoli 10 settembre, io e Cesa viaggiamo con @italotreno… è la concorrenza bellezza”.
Come a dire, la concorrenza va accettata in tutti i campi: se positiva nei trasporti, deve esserlo anche in politica.
L’articolo pubblicato sul sito di Italia Futura si intitola La pesca a strascico di Casini e i docili tonni della società civile.
Una “buona pesca”, rileva l’autore, “mentre la società civile italiana ha dimostrato, e non è la prima volta, la sua subalternità alla politica, anche quella indebolita di questo finale di seconda Repubblica”.
La confusione nei messaggi, deriverebbe, secondo l’editoriale, dal fatto che se “da una parte l’Udc si candida a proseguire la politica del rigore e del rinnovamento inaugurata dal governo Monti, dall’altra schiera una prima fila che, sia pure con grande rispetto per le persone e le storie individuali, di nuovo ha davvero poco: Paolo Cirino Pomicino, Ciriaco De Mita, Rocco Buttiglione, Giorgio La Malfa, Giuseppe Pisanu e financo Renata Polverini”.
Il sito pungola anche gli esponenti dell’esecutivo intervenuti alla convention di Chianciano. “Possibile – ci si chiede nell’editoriale – che a ministri e viceministri non sia venuto in mente di prendere del tempo per capire la reale concretezza dell’operazione prima di spendere il loro piccolo o grande patrimonio di credibilità ? Tra l’altro questo avrebbe giovato all’esecutivo, oggi esposto alle legittime critiche di Pdl e Pd dopo che ministri di primo piano hanno dichiarato più o meno apertamente di far parte del progetto di Casini”.
Senza citarlo, l’autore dell’articolo fa riferimento in particolare a Corrado Passera: “Da antologia del politichese – si legge – il ‘Candidarmi? dovete avere un attimo di pazienza’ pronunciato da uno dei Ministri presenti”.
“Per questo – prosegue il documento apparso sul sito di Italia Futura – ci domandiamo se proprio l’incapacità dimostrata in questo frangente dalla classe dirigente non politica che abbiamo visto in prima fila a Chianciano, di porre con forza il tema di un vero rinnovamento, nei programmi e nelle persone, prima di precipitarsi a ingoiare l’esca di una promessa di candidatura, non contribuirà a frenare, piuttosto che ad accelerare, un già difficile percorso di riforma della politica”
“Ma è soprattutto sul piano dei contenuti che poco o nulla è emerso dall’assise di Chianciano – conclude l’editoriale -. ‘Monti dopo Monti’ è un programma davvero troppo scarno per una grande nazione. Anche perchè l’esecutivo ha al suo interno orientamenti molto diversi, che oggi filano più o meno diritti solo grazie all’autorevole, e talvolta severa, mano del Presidente del Consiglio”.
Buttiglione: “Io anziano? Non è un’epurazione”.
Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc, ragiona sulle critiche al vetriolo di Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo in un corridoio di Montecitorio. “Italia Futura ha una sua struttura in fase avanzata e noi li invitiamo ancora a metterla a disposizione di un progetto per il bene del Paese”.
E a Italia Futura, che imputa all’Udc un falso rinnovamento citando tra gli altri lo stesso Buttiglione come esempio di chi “di nuovo ha davvero poco”, l’interessato replica: “Il nostro non è un progetto di epurazione. Vogliamo coinvolgere un’ampia base di soggetti, e ovviamente tenere liberi i rispettivi spazi al momento della formazione delle liste, ma ognuno sarà partecipe con il suo ruolo. Gli anziani, con il loro ruolo di anziani…”.
(da “La Repubblica“)
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Settembre 11th, 2012 Riccardo Fucile
“NEL MOVIMENTO C’E’ UN PROBLEMA DI DEMOCRAZIA”…”GRILLO SAPEVA DEI CONTRASTI CON CASALEGGIO MA MINIMIZZAVA”
“E’ da un anno e mezzo che con Casaleggio non parlavo. Più persone che avevano a che fare sia con lui che con me, persone delle quali mi fido, mi raccontavano, che secondo lui ero in procinto di passare con Pd. Se con Grillo ne parlavo? Certo, ma lui cercava di tranquillizzarmi. Lo giustificava sul piano caratteriale. Con Casaleggio no, era impossibile per me parlarci. E da tempo. Ho provato senza successo. Paradossalmente ci siamo sentiti il giorno della messa in onda di Piazzapulita, prima della bufera”.
E’ un Giovanni Favia più sereno, quello che concede in esclusiva la prima intervista al dopo giorni di silenzio.
Sereno e determinato: “Nel Movimento c’è un problema di democrazia, Casaleggio ha giocato una brutta partita contro di me, ma io non me ne vado. E non mi cacceranno. Ho sacrificato 5 anni della mia vita e resto sulla luna”.
Partiamo dalla fine: l’intervista a Piazzapulita. Lei accusa Casaleggio e denuncia infiltrati e liste controllate, seppur fuori onda. Ascolta la trasmissione e cosa fa?
“In preda al panico, in uno stato precario, mando un messaggio a Beppe Grillo. Provo a contattarlo. La mia paura era aver creato un danno al Movimento”.
Nessuna risposta?
“No”.
E Casaleggio?
“Stesso messaggio inviato anche a lui. Niente”.
Rimprovera Grillo e Casaleggio per questo?
“Posso dire che se non avessero alzato un muro immediatamente avremmo evitato le strumentalizzazioni”.
I suoi problemi con Casaleggio non nascono però dopo la trasmissione?
“No. E’ da un anno e mezzo che non ci parliamo. Lui andava dicendo di un mio imminente salto nel Pd. Che quella era la mia ambizione. Niente di più falso. Ma cercava di farmi terra bruciata attorno. Per me era impossibile parlarci. Dopo un break lunghissimo di mesi paradossalmente ci eravamo parlati la sera stessa della trasmissione, poco prima della messa in onda”.
Dunque Casaleggio aveva sentore che a Piazzapulita sarebbe uscita una sua intervista fuorionda?
“Non lo so”.
Dopo quella trasmissione gente che stava dalla sua parte è sparita?
“Magari fossero spariti”.
Cioè?
“Sapevano benissimo come la pensavo, molti la pensavano come me molto tempo prima di quelle frasi estrapolate da un contesto più ampio, ma all’improvviso si sono messi a fare i moralizzatori. Contro di me”.
Si riferisce a Davide Bono?
“Non entro in questioni personali. Non è nel mio stile”.
Il suo futuro è nel Movimento 5 stelle?
“Nel Movimento 5 stelle c’è il mio presente. E comunque bisogna distinguere i due piani, quello di consigliere regionale e quello di attivista. E dopo il Movimento 5 stelle c’è solo il Movimento 5 stelle”.
Potrebbe dimettersi?
“Io mi dimetto ogni sei mesi, sono un Co.co.pro., ho un contratto a progetto. Decidono i miei elettori in quella verifica. Come hanno sempre fatto”.
Grillo e Casaleggio potrebbero fare con lei quello che hanno fatto con Tavolazzi?
“Non penso”.
E’ lei che ha cercato di far rientrare Tavolazzi come direttore generale del Comune a Parma: uscito dalla porta, sarebbe rientrato dalla finestra.
“E’ falso e bugiardo, questo. Può dirlo bene il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Io sono stato avvisato a proposta fatta. Ma credo che potesse essere di grande aiuto”.
Chi fece fuori Tavolazzi? Sempre Casaleggio?
“Penso di sì. Le dinamiche però non furono mai chiarite”.
Ma di affrontare l’argomento con Grillo non ha mai pensato?
“Beppe sapeva tutto rispetto alle mie difficoltà di rapporti con Casaleggio e rispetto ai miei dubbi sul Movimento. Che poi riguardano le scelte, la democrazia partecipata da parte della base”.
E Grillo giustificava l’atteggiamento di Casaleggio?
“Minimizzava. Diceva che era il suo modo di parlare, spesso usava espressioni forti. Ma diceva che è il suo modo di affrontare le cose”.
Casaleggio è una persona onesta?
“Sì. Poi io mi fido di Beppe, se lo ha scelto vuol dire che su questo non ha dubbi”.
Casaleggio potrebbe diventare un problema per il Movimento 5 stelle?
“Lo è già un problema. Io non discuto la persona, ma metodo gestionale”.
Che ruolo ha Casaleggio nel Movimento?
“Pianifica e gestisce. Non entra nel merito delle liste locali, quello no. Ma decide a 360 gradi, la linea politica, il blog, i messaggi da lanciare, la struttura dei messaggi”.
Dice anche a Grillo cosa dire durante gli show-comizio?
“Sì, molte cose le pianificano insieme, Grillo saprebbe improvvisare benissimo, ma ci sono messaggi che vengono ripetuti molte volte”.
Lei nell’intervista ha parlato di infiltrati e decisione dall’alto delle liste.
“Quella è stata una mia forzatura. Non parlavo di problemi locali, ma del futuro del Movimento in vista delle elezioni nazionali. A livello locale c’è il più alto livello di democrazia, perchè noi ascoltiamo la gente sul territorio, riusciamo a interagire coi nostri elettori. A livello nazionale, come architettura logica, ci sono degli errori. Il primo è quello di non aver rinnovato la piattaforma internet e non aver dato, in vista delle elezioni nazionali, la possibilità alla nostra gente di scegliere i candidati”.
E’ vero che il suo problema è vero che sono i due mandati? Cioè, terminato il suo lavoro in Regione non può candidarsi perchè ha già fatto il consigliere comunale. Lei è un ambizioso, dicono.
“Rispondo coi fatti. Sono in Regione, resto in Regione. Non andrò in Parlamento, non vorrei andarci. Il mio rapporto è col territorio”.
Non ha problemi di poltrone, come fa capire Casaleggio?
“Ho già la mia poltrona. Fossi un approfittatore mi terrei il mio stipendio di consigliere regionale, a 9000 euro netti al mese. Ne guadagno 2700, il resto va e continuerà ad andare al Movimento”.
Non andrà in altri partiti?
“No. Lo avrei fatto. Io sono sulla luna e ci voglio restare”.
Casaleggio le ha fatto terra bruciata attorno in questo anno e mezzo? Così sembra di capire.
“Sì, non ascoltava me, ma altre persone a lui più vicine”.
Si riferisce al consigliere comunale di Bologna, Massimo Bugani?
“Non faccio nomi. Sono cose piccole queste”.
Il messaggio dopo Piazzapulita è stato uno: Favia pensa una cosa in privato e un’altra in pubblico.
“Lo hanno detto anche altri consiglieri eletti. Mi fa ridere questa accusa. Quando sei davanti a milioni di persone, in tv, si parla di un progetto politico. Sei il Movimento. Gli sfoghi in privato sono altra cosa. Umani. E tutti li hanno. La mia colpa è stata fidarmi di un giovane giornalista che mi era entrato in simpatia”.
Dicono anche che fosse tutto orchestrato, se è per questo.
“Fesserie. Ma può sembrare possibile? Il solo pensiero è un’offesa. Sono state registrate a mia insaputa. Non sapevo assolutamente nulla”.
Ma perchè non le ha risolte nelle sedi appropriate?
“Beppe e tutti gli altri sanno come la penso, conoscono le mie perplessità . Da molto tempo. Io la battaglia la facevo e la faccio dall’interno, il problema del rinnovo della piattaforma internet e la scelta dei candidati on line è sul tavolo da tempo. Ma non si è mai mosso niente”.
Cosa ha prodotto tutto questo caos?
“Che molte persone hanno paura a pronunciare il nome di Grillo e Casaleggio. E non dovrebbe esistere una cosa del genere”.
Ha influito il caso Tavolazzi?
“Inizia tutto da lì. Tavolazzi è stato espulso senza una reale motivazione che non è prevista da nessun regolamento. E spiegazioni non ne sono mai arrivate”.
Emiliano Liuzzi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 11th, 2012 Riccardo Fucile
MISTER “BOCCA APERTA” SE LA PRENDE CON L’EX SINDACO DI ROMA: “MEGLIO DA ROMANZIERE”…. ICHINO, CHE PUR COLLABORA CON RENZI, GLI CONSIGLIA: “MEGLIO SE TI CONCENTRI SUL PROGRAMMA”
Primi attriti all’interno dello staff di Matteo Renzi dopo che il sindaco di Firenze e candidato alle primarie del Pd ha sferrato un nuovo attacco contro la “vecchia guardia” del partito.
Dopo Bindi, Franceschini, Bersani e D’Alema, questa volta Renzi se l’è presa con Walter Veltroni, ma l’affondo non è piaciuto a Pietro Ichino.
Il giuslavorista, al lavoro sul programma economico del “rottamatore”, spiega: “Oggi a Radio2 Rai Renzi ha detto che Walter Veltroni ‘i successi maggiori li ha avuti come romanziere, piuttosto che come politico’.
Non concordo, e glielo ho subito detto; ricordandogli che se lui è Sindaco di Firenze, e oggi può competere con successo per la leadership del Pd, lo deve a una concezione e struttura del partito stesso, imperniata sulle primarie, che dobbiamo interamente al suo fondatore e primo segretario”.
Ichino sul suo sito mette poi in guardia il sindaco di Firenze. “Gli ho anche consigliato di non perdersi in invettive e polemiche, che aumentano inutilmente il livello già troppo alto di litigiosità della nostra politica, ma di concentrarsi sul programma”.
Renzi aveva puntato l’indice contro Vetroni rispondendo ad una domanda precisa. Preferisce Veltroni come politico o come romanziere?
“Direi che i successi maggiori li ha avuti come romanziere – aveva replicato – Gli auguro tanti romanzi belli per il futuro”.
Poi aveva ribadito il desiderio di epurazione in caso di vittoria alle primarie: “Manderei a casa Veltroni, come tutti quelli che hanno fatto più di quindici anni di Parlamento. Credo si possa lasciare spazio ad altre persone”.
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Settembre 11th, 2012 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE SABELLI CRITICA L’INVITO DEL PM PALERMITANO A CAMBIARE CLASSE DIRIGENTE DEL PAESE…NEL MIRINO LA MANCATA PRESA DI DISTANZA DALLA CONTESTAZIONE A NAPOLITANO NEL CORSO DI UN INCONTRO PUBBLICO
Botta e risposta tra il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli e il pm di Palermo Antonio Ingroia.
Al pubblico ministero di Palermo, titolare dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, il leader del sindacato delle toghe rimprovera di essersi lasciato andare a valutazioni politiche che esulano dalle competenze di un giudice, pregiudicandone l’immagine di imparzialità .
Critiche che Ingroia respinge però al mittente: “Rivendico la mia analisi storica e sociologica del fenomeno mafioso: il collega Sabelli non conosce il contenuto della mia intervista e si è fidato di una frase estrapolata”.
L’affermazione contestata da Sabelli riguarda l’invito ai cittadini a cambiare la classe dirigente.
“Tutti i magistrati, e soprattutto quelli che svolgono indagini delicatissime – sottolinea il presidente dell’Anm – devono astenersi da comportamenti che possono offuscare la loro immagine di imparzialità , cioè da comportamenti politici”.
E con il suo invito a cambiare la classe dirigente del Paese, “Ingroia si è spinto a fare un’affermazione che ha oggettivamente un contenuto politico”; con il rischio così di “appannare” la sua immagine di “imparzialita”.
Contestazioni alle quali Ingoria, come detto, ha ribattutto senza fare marcia indietro: “Rivendico la mia analisi storica e sociologica del fenomeno mafioso: il collega Sabelli non conosce il contenuto della mia intervista e si è fidato di una frase estrapolata”.
“Io ho fatto – continua Ingroia – un intervento, sul rapporto tra potere mafioso e politica e ho parlato di un certo modo di essere della classe dirigente che, invece di attuare una politica di annullamento, ha attuato una politica di contenimento della mafia e ho detto che per recidere i legami tra Cosa nostra e certa Classe politica occorre rinnovare la classe politica”.
Secondo il leader sindacale dei magistrati, Ingroia ha anche sbagliato, come pure il collega Antonio Di Matteo, ad assistere in silenzio alla “manifestazione plateale di dissenso nei confronti del capo dello Stato”, che c’è stata alla Festa del Fatto quotidiano.
“In una situazione così un magistrato deve dissociarsi e allontanarsi”, osserva Sabelli, invitando quindi tutti i magistrati “a evitare sovraesposizioni” e a “non mostrarsi sensibili al consenso della piazza”.
Ma anche in questo caso il pm palermitano è convinto di aver agito correttamente. “In un dibattito – ribatte Ingroia – ognuno si assume la responsabilità personale delle proprie opinioni. Se si partecipa a un dibattito a più voci ciascuno dice quello che pensa e ne risponde”.
Sabelli rimprovera poi ai due pubblici ministeri palermitani anche altre prese di posizione.
“L’Associazione nazionale magistrati ha difeso ed espresso sostegno più volte nei confronti dei pm della procura di Palermo. Non capisco perchè il collega Nino Di Matteo, stando a quanto riportano alcuni organi di stampa, abbia lamentato il nostro silenzio”, lamenta ancora il presidente del sindacato delle toghe.
“Ci sono dichiarazioni mie e della giunta – sottolinea – sulla questione ripetute più volte nelle ultime settimane”.
“L’Anm – ribadisce Sabelli – difende da sempre l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e, nel caso specifico di Palermo, ha difeso sin da subito l’esercizio della funzione giudiziaria, senza alcun indugio. L’affermazione di Di Matteo mi è sembrata un poco generica”.
(da “la Repubblica“)
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