Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
UN SEGRETARIO REGIONALE CHE AFFIGGE MANIFESTI PERSONALI SENZA SIMBOLO DI PARTITO, CHI VA CON MUSUMECI E CHI CON CROCETTA… BRIGUGLIO E ARICO’ PARLANO DI LISTA UNICA CON LOMBARDO E MICCICHE’ MENTRE BOCCHINO DI LISTA DI PARTITO CON IL PROPRIO SIMBOLO
La Sicilia è sempre stata ritenuta dagli analisti di Palazzo un laboratorio politico per future alleanze romane.
Ma che stesse diventando anche patria del pluralismo di Futuro e Libertà non era ancora cosa nota.
In effetti in questi giorni pare di assistere a un frenetico manifestarsi di fatti, dichiarazioni, prese di posizione, distacchi e attacchi da parte di esponenti locali di Fli, degni di un frullatore azionato al massimo della potenza.
Dove per una volta non assume rilevanza tanto “chi se ne va”, ma “i motivi addotti” per andarsene.
Tra i tanti, prendiamo quelli di un consigliere regionale e di un assessore uscente di Fli.
Il primo è Pippo Currenti, deputato regionale di Gallodoro, feudo elettorale del portavoce santateresino di Fli, Carmelo Briguglio.
La candidatura di Briguglio — in prima persona — alle regionali di ottobre ha definitivamente compromesso i fragili equilibri che lo legavano al dante causa di sempre.
Currenti che nell’ultima legislatura è stato eletto con quasi 12mila voti di preferenza ha visto insidiarsi, con la “discesa” in campo di Briguglio, il bottino che avrebbe dovuto garantire al deputato regionale da due legislature la riconferma.
In un comunicato stampa sostiene che a motivare le sue dimissioni siano state il tradimento delle “ragioni fondanti di Futuro e Libertà ”… “di chi tutela solo i propri interessi, con azioni contraddittorie e confuse che hanno sbandato il nostro elettorato e soprattutto di chi in buona fede voleva fondare una nuova destra e si ritrova invece a supportare di fatto una vecchia sinistra, con accordi sottobanco che tanto male fanno alla Sicilia”.
Insomma Currenti se ne va perchè Fli è troppo a sinistra, meglio approdare a Musumeci.
Il secondo è l’ex assessore regionale Sebastiano Di Betta che ha ritenuto invece la decisione della segreteria regionale di appoggiare Miccichè una scelta “assolutamente incomprensibile”.
Quindi che farà ?
“Sosterrò Crocetta, la Sicilia non può non voltare pagina e dunque non può non votare Crocetta. Il Pdl – commenta Di Betta – cui Miccichè è stato la massima espressione in Sicilia negli ultimi venti anni, ha già avuto modo di esprimersi e purtroppo il disastro in cui ci troviamo è sotto gli occhi di tutti. Nei prossimi giorni mi confronterò con il Segretario regionale dell’Udc, ed aderirò ufficialmente al partito di Casini”
Insomma, per Di Betta Fli è troppo di destra, meglio andarsene con Casini e Bersani.
Un po’ di confusione ideologica limitata a due politici uscenti in cerca di conferma?
Beh, passiamo ai vertici di Fli.
Parole di Italo Bocchino dopo la segreteria regionale: “Le elezioni siciliane sono centrali in questa fase perche’ faranno capire lo stato di salute dei grandi partiti e sara’ anche una verifica sul territorio (purtroppo…n.d.r.)”. “Il simbolo di Fli ci sara’ sicuramente alle elezioni, non c’e’ motivo per cui non debba esserci”.
Quindi lista di Fli con proprio simbolo, assicura Bocchino.
Ma che dice Briguglio al termine della stessa riunione?
“Saremo leali con Miccichè, ma serve una lista unica”. “L’invito a creare una lista unica nasce dalla “necessità — spiega Briguglio — di far parte di un’alleanza. Altrimenti, la pena sarebbe quella massima: l’irrilevanza”.
Insomma nessun problema a rinunciare al proprio simbolo,
L’opposto di quanto dichiarato da Bocchino che gli stava seduto accanto.
Avremo capito male?
Sentiamo un terzo soggetto dei presenti, il consigliere regionale uscente Aricò’: “Sono favorevole ad una lista unica con gli alleati purche’ sia garantita la nostra identita’ (leggi poltrone…n.d.r.) . Dobbiamo mettere in campo la nostra migliore classe dirigente in tutte le nove province, eleggere quanti piu’ deputati possibili ed essere determinanti nell’elezione del nostro candidato presidente”.
Quindi lista unica con tutti dentro e poi via alla battaglia delle preferenze, così si evita lo sbarramento del 5% e “la bella morte” temuta da Briguglio.
Ultimo particolare che lascia interdetti: per le strade di Messina campeggiano in gran quantità manifesti elettorali di un candidato senza alcun simbolo su uno sfondo blu acceso.
Che siano di un apolide ancora in cerca di un partito o di uno scappato di casa che i familiari vogliono ritrovare?
No, è il manifesto elettorale personale di Carmelo Briguglio, il segretario regionale e deputato di Futuro e Libertà , evidentemente in incognito.
Che sia incredibile che Briguglio preferisca non mettere il simbolo del proprio partito fa parte in fondo delle piccole miserie del laboratorio politico siciliano.
Avanti con Miccichè …
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
LA CAMERA HA SOSPESO I RIMBORSI ELETTORALI AL CARROCCIO PER ANOMALIE… I REVISORI VOGLIONO APPROFONDIRE LE SPESE… SE VERRANNO INCASSATI NON FINIRANNO PIU’ AI TERREMOTATI COME AVEVA PROMESSO PINOCCHIO MARONI
Dovevano andare ai comuni emiliani colpiti dal terremoto, invece i 17 milioni di rimborso elettorale della Lega Nord rimarranno nelle casse dello Stato.
Almeno per ora.
I revisori dei conti di Montecitorio hanno “riscontrato alcune inesattezze” nel bilancio 2010 presentato dal crroccio e per questo bloccato il versamento dei rimborsi elettorali.
Lo stesso bilancio acquisito dai pm milanesi che indagano sulle spese allegre dell’ex tesoriere Francesco Belsito.
Il resoconto finanziario potrebbe nascondere, infatti, gli investimenti in Tanzania, gli acquisti dei lingotti d’oro e la copertura delle spese personali della famiglia Bossi.
Roberto Maroni si ritrova nuovamente ad affrontare le conseguenze della gestione Belsito. Eppure il partito non ha ancora presentato denuncia contro l’ex tesoriere.
Lo conferma anche il capogruppo a Montecitorio, Gianpaolo Dozzo.
Mentre il nuovo tesoriere, Stefano Stefani, raggiunto telefonicamente, spiega che “la Lega ha presentato ricorso contro la decisione di bloccare i rimborsi anche perchè i revisori della Camera inizialmente avevano certificato il nostro bilancio e soprattutto non è chiaro il motivo per cui il resoconto non può essere considerato valido”.
In realtà il Collegio dei revisori della Camera aveva certificato che il rendiconto della Lega Nord era “formalmente conforme agli schemi previsti dalla legge in vigore”. Nella comunicazione dei revisori non sono però indicati con esattezza i punti contestati.
“I nostri conti sono regolari”, garantisce Stefani dicendosi certo del buon esito del ricorso. “Siamo solo in stand-by”.
Anche Maroni, ovviamente, ha garantito che tutto finirà nel migliore dei modi. “Siamo assolutamente tranquilli” ha detto il segretario del Carroccio in serata.
Appena tre parole, il dettaglio lo ha affidato all’ufficio stampa che ieri per correggere la notizia (pubblicata da La Stampa e da Il Messaggero) ha dovuto fare due comunicati stampa ufficiali, più diversi interventi.
“Il bilancio non è stato falsificato ma solo irregolarmente redatto”.
A sostegno del Carroccio è intervenuta la stessa presidenza di Montecitorio, precisando, che non c’è nessuna irregolarità . “Sono destituite di fondamento le affermazioni secondo cui la Presidenza della Camera, nel dare comunicazione agli organi del partito dell’avvenuta sospensione dei predetti rimborsi, avrebbe contestato o comunque asserito che il rendiconto della Lega Nord per il 2010 sarebbe stato falsificato, con conseguenze sull’attività di accertamento in corso da parte della magistratura sul caso in questione”.
La lettera che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha inviato al tesoriere Stefani per comunicargli la sospensione dei rimborsi, contiene però chiari riferimenti alle spese e alle verifiche sulla contabilità che la magistratura sta compiendo.
La missiva, partita da Montecitorio il 25 luglio, prende spunto dal Rapporto per il 2010 redatto dal Collegio dei revisori per il controllo dei rendiconti dei partiti e movimenti politici, e comunica che “il predetto collegio ha riscontrato che il rendiconto della Lega Nord seppur formalmente conforme agli schemi previsti dalla legge 2/1997 non può essere considerato regolarmente redatto”.
Un giudizio, spiega il presidente della Camera nella sua lettera, che deriva “da circostanze di fatto che formano tuttora oggetto di accertamento da parte della magistratura inquirente”.
Mancherebbero, in particolare, “la dichiarazione espressa di conformità delle spese sostenute alla documentazione prodotta a prova delle spese stesse, e la dichiarazione espressa di avvenuta verifica della regolare tenuta della contabilità e della corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili”.
Da qui la decisione, assunta d’intesa con il presidente del Senato Renato Schifani, “di sospendere ogni rimborso fino a quando il Collegio dei revisori non avrà espresso un giudizio definitivo sulla regolarità del rendiconto” della Lega.
In attesa dell’esame del ricorso i comuni colpiti dal sisma, a cui Maroni in persona aveva garantito di voler consegnare i rimborsi, scoprono che questa promessa non vale più o è stata dimenticata.
Già perchè la Lega ieri ha comunicato di aver cambiato idea: “I rimborsi saranno devoluti interamente in beneficenza ad associazioni di volontariato che operano nelle regioni del Nord”.
Con i rimborsi, magari, tornerà anche la memoria agli uomini della Lega.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
MARTELLI E SCOTTI RICOSTRUISCONO I RAPPORTI TRA STATO E MAFIA: “SOSTITUITI UOMINI CHIAVE”
La trattativa tra Stato e mafia c’è stata.
Lo hanno confermato in audizione davanti alla Commissione antimafia gli ex ministri Claudio Martelli e Vincenzo Scotti.
Il primo è tornato a indicare in Oscar Luigi Scalfaro il regista, dominus della strategia che per fermare le stragi tentò di “assecondare l’ala moderata di Cosa Nostra” sostituendo gli “uomini chiave della lotta alla mafia”.
Mentre Scotti ha ricordato che tentarono di legittimarlo lo invitarono a non occuparsi della cupola. “’E’ meglio che non fai più dichiarazioni sulle questioni che riguardano il Viminale’. Così mi disse il mio ex capo di gabinetto del ministero dell’Interno nel luglio del 1992, il giorno dopo l’assassinio di Paolo Borsellino”, ha raccontato durante l’audizione ieri Scotti.
“Ero ministro degli Esteri e avevo dichiarato al Tg1: ‘Non si può indebolire la lotta alla mafia’”.
Scotti era stato ministro dell’Interno nel governo Andreotti e in tale periodo, ha ricordato, aveva sostenuto la linea del pool antimafia di Palermo e di Giovanni Falcone che aveva permesso di celebrare il maxi processo, aveva istituito (insieme a Martelli) il carcere duro per i mafiosi (41 bis) e la Direzione Investigativa Antimafia (Dia).
Si attendeva una riconferma.
Invece nel governo Amato, costituito il 28 giugno, fu nominato ministro degli Esteri, e al Viminale andò Nicola Mancino.
“Restai al governo 33 giorni solo per senso di responsabilità ”.
Il presidente dell’antimafia, Giuseppe Pisanu, gli ha chiesto se non si lamentò dello spostamento agli esteri. “Non è mia abitudine lamentarmi. So assumere le mie responsabilità . La questione era sotto gli occhi di tutti. Forse il presidente del Consiglio non leggeva i giornali? E il presidente della Repubblica non ha forse visto che il governo istituiva il ministro dell’Interno e quello della Giustizia?”, è stata la risposta di Scotti.
Anche Martelli ha puntato il dito contro Scalfaro, confermando quanto già dichiarato in un’intervista lo scorso agosto, ma soprattutto contro Giuliano Amato accusandolo di aver raccontato “bugie” ieri nel corso dell’audizione davanti alla stessa commissione asserendo di non aver ricevuto pressioni dall’ex segretario del Psi Bettino Craxi sulla sua revoca da ministro della Giustizia.
“Giuliano Amato ha mentito e sono pronto a citare anche testimoni”, ha detto Martelli. “Amato mi disse che Craxi era contrario a un mio nuovo mandato a via Arenula e l’episodio avvenne in un ristorante a Trastevere sotto la mia abitazione. Posso citare persone che erano presenti e che possono testimoniare che è andato proprio come io ho raccontato”.
A sostituire Martelli al ministero della Giustizia fu Giovanni Conso. “C’è una responsabilità politica — ha detto ancora Martelli — e l’ha spiegato anche Conso nella sua audizione. Si voleva assecondare l’area moderata di Cosa Nostra per far terminare le stragi e questo togliendo di mezzo quei politici che avevano esagerato nella loro fermezza contro Cosa Nostra. C’è una responsabilità politica e se poi ci sono dei risvolti penali spetta ai magistrati provarlo”.
Di fronte alle parole di Martelli, l’ex prefetto Achille Serra ha proposto al presidente Pisanu di trasmettere le “parole di Amato e Martelli all’autorità giudiziaria per vedere se c’è falsa testimonianza”.
Ma in commissione l’obbligo di dire la verità “è esclusivamente morale” ha spiegato il presidente. “Mentire è stupido perchè ci sono numerosi testimoni: io rimasi turbato da quanto mi disse Amato a pranzo”, ricorda Martelli.
“Ne parlai con diversi colleghi e amici esprimendo i miei dubbi ma non telefonai a Craxi nè lo cercai, chiamai invece Amato ma lui mi disse: ‘Senti Craxi, io sono solo un ambasciatore, non prendertela con me’.
Io ribattei: ‘Digli che io o resto a fare la lotta alla mafia o vengo a fare battaglia in aula’.
Dopo poco lui mi richiamò dicendo: ‘Craxi dice che le tue sono argomentazioni valide’”.
Come fa dunque Amato a negare? “Mente anche sull’incarico a Mancino — prosegue Martelli — perchè fu proprio Mancino in commissione vigilanza a dire che fu in primis Scalfaro a contattarlo per il Viminale”.
E “mente anche sulla nomina di Giovanni Conso”, aggiunge Martelli. “Venne a casa mia e mi garantì che avrebbe continuato il lavoro che avevo fatto io: cinque giorni dopo la sua nomina, al comitato ordine e sicurezza di cosa si discute? Di 41bis. Strano”. Ma Conso, concede Martelli, “in questo fuggi fuggi dalle responsabilità si è assunto le sue con onestà ”.
Ma perchè “le stragi a un certo punto si fermarono?”, ha chiesto interessano Pisanu. “Perchè c
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
VIA LIBERA AL FONDO SALVA-STATI CON UNA TUTELA PER LA GERMANIA…LA BORSA ACCELERA, LO SPREAD CALA
Via libera al fondo salva-stati, ma con una tutela per la Germania, già maggior contributore dell’Esm, che non dovrà superare il tetto di 190 miliardi, se non con il parere positivo del Parlamento.
L’attesa decisione dei giudici costituzionali tedeschi sul fondo di stabilità finanziaria, non ha posto i temuti vincoli che avrebbero rischiato di imbrigliare l’Esm, e che avrebbero spuntato di fatto il bazooka antispread messo in campo dal presidente della Bce.
Ed ha fatto reagire positivamente i mercati e calare sensibilmente lo spread.
Gli otto giudici di Karlsruhe hanno posto un freno alla partecipazione tedesca al salvataggio dei paesi in difficoltà , senza però vincolare ogni singolo utilizzo dell’Esm al varo del parlamento, come si temeva nei giorni scorsi. Evitando però anche di aprire completamente i rubinetti.
Un sì condizionato, accolto con un lungo applauso a Strasburgo dove il presidente della commissione europea Jos‚ Manuel Barroso stava scandendo il discorso sullo stato dell’unione, che fa ben sperare per il futuro dell’eurozona. La Corte costituzionale tedesca ha inoltre respinto il ricorso di urgenza dell’esponente della Csu Peter Gauweiler presentato lo scorso weekend.
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
ERA IN MUTANDE CON LA PATTA APERTA E I CLIENTI AVREBBERO INVEITO CONTRO IL CRITICO D’ARTE INVITANDOLO A RIVESTIRSI
Vittorio Sgarbi è di nuovo nell’occhio del ciclone.
Il critico d’arte, questa volta, è stato denunciato dai carabinieri di Mazzarrone (Catania) per atti osceni in luogo pubblico. Domenica scorsa, infatti, sarebbe rimasto in mutande e con la patta aperta davanti ai clienti, tra cui donne, bambini e alcuni ciclisti di un agriturismo del paese, nel quale era stato premiato durante il Festival internazionale dell’uva da tavola.
Una informativa di reato è stata depositata stamane alla Procura della Repubblica di Caltagirone.
Secondo quanto accertato dai carabinieri, chiamati dai titolari dell’agriturismo perchè gli avventori minacciavano di aggredirlo fisicamente, Sgarbi dapprima si sarebbe messo a passeggiare ai bordi della piscina firmando autografi e facendosi fotografare dai fan e poi si sarebbe tuffato in piscina indossando un paio di boxer.
L’indumento, sarebbe diventato trasparente al contatto con l’acqua e la patta dei boxer si sarebbe ripetutamente aperta.
Richiamato dalla titolare, Sgarbi avrebbe detto che non c’era nulla di male e si sarebbe seduto, sempre con la patta dei boxer aperta, di fronte ad un tavolo al quale erano sedute una ventina di persone, tra cui donne e bambini.
Gli avventori dell’agriturismo a questo punto avrebbero cominciato ad inveire contro di lui.
Domenica scorsa Sgarbi con un comunicato aveva reso noto di essere stato aggredito.
I carabinieri hanno anche accertato che qualcuno, sulla cui identità sono in corso accertamenti, gli avrebbe versato una caraffa di caffè bollente addosso.
(da “il Corriere del Mezzogiorno“)
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
EX SINDACO INSEGUE IL PRIMO CITTADINO PER I CORRIDOI DEL MUNICIPIO FINO AL BAGNO DOVE GLI SFERRA IL MORSO FINALE
Politici che litigano ne abbiamo visti tanti. Ma non si ricorda di politici che prendono a morsi gli avversari.
E’ successo a Trapani, in consiglio comunale.
Da una parte i conti in rosso del Comune dall’altra parte l’ex sindaco che stanco delle critiche decide di comportarsi un po’ come Sgarbi (protagonista del gavettone più famoso della tv, quandò lanciò un bicchiere d’acqua in diretta contro Roberto D’Agostino) ma anche un po’ come Mike Tyson (il pugile che staccò con un morso l’orecchio all’avversario Holyfield).
E’ stato questo l’esito finale della riunione consiliare.
Il consiglio doveva discutere di rincaro delle tasse, Imu, per via di un buco di bilancio da 7 milioni di euro, una discussione finita per l’appunto con un morso assestato dall’ex sindaco pidiellino Girolamo Fazio (primo cittadino per 10 anni, già noto per aver ricevuto accoglienze “particolari” nelle scuole della città e oggi eletto con una lista “fai da te”) ai danni di un consigliere comunale lombardiano, Salvuccio Pumo. Tutto questo preceduto da una scena di goliardica memoria scolastica, quasi da “Oggi le comiche”, solo che protagonisti non sono stati nè studenti nè comici di professione, ma due politici.
Dapprima un gavettone e poi un inseguimento tra i due consiglieri per i corridoi del palazzo.
Il tutto davanti ai colleghi allibiti.
Pumo era intervenuto durante i lavori rimproverando a Fazio la responsabilità del buco di bilancio per il quale si sono dovute aumentare le tasse, Fazio aveva risposto e la cosa sembrava finita lì.
Tanto che mentre il presidente del Consiglio si apprestava a dichiarare chiusi i lavori, Pumo si avvicinava a Fazio ma più per chiosare che per altro, quasi a volerlo sfottere. E qui scattava la scena del “gavettone”.
Fazio aveva dinanzi una bottiglietta d’acqua aperta: l’ha afferrata e ha indirizzato il getto verso Pumo che però ha fatto in tempo a ripararsi. Tanto che Fazio stesso ha finito per farsi la “doccia”.
Da quel momento in poi davanti ai consiglieri è iniziata la scena comica.
Fazio si è alzato dai banchi, Pumo ha iniziato una corsa dentro l’aula e poi fuori, è passato per i corridoi, ha tentato di salvarsi entrando nei bagni, con l’ex sindaco sempre dietro.
Alla fine Fazio è riuscito a raggiungerlo e ad assestargli il morso al naso, con tanto di ferite, per fortuna superficiali, per il malcapitato.
Per la verità non è la prima volta che Fazio trascende tanto che appresso si porta una condanna per tentata violenza privata.
Un episodio che risale a quando era sindaco: aveva convocato nel suo ufficio l’allora presidente dell’azienda di trasporto urbano, peraltro suo stesso compagno di partito, e gli intimò che se non avesse fatto come lui pretendeva lo avrebbe rimosso dall’incarico e fin troppo su di giri continuava dicendo che non si sarebbe fermato solo alla rimozione.
Allora si difese dicendo che agì in quel modo per difendere la città , per la “sceneggiata” di ieri sera invece “tutto è avvenuto per caso” ha fatto sapere di buon mattino.
Niente era previsto, insomma.
Rino Giacalone
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
MORGAN ASSET MANAGEMENT TORNA A INVESTIRE SUI TITOLI DI STATO ITALIANI E SPAGNOLI, ALLEGGERENDO LA PRESSIONE
Diversi grandi fondi di investimento internazionali sono tornati ad acquistare titoli di Stato di Italia e Spagna, sulla scia del piano di possibili interventi calmieranti nel settore approntato la scorsa settimana dalla Banca centrale europea.
Lo riporta in prima pagina il Wall Street Journal, pur avvertendo come sia «troppo presto» per dire se questa inversione di tendenza proseguirà .
Ma la volontà di questi fondi di riposizionarsi sulle emissioni dei due paesi – che offrono rendimenti più elevati rispetto a quelle di Germania e Francia (con quelli che sono i famigerati spread sui tassi) – «alleviano le pressioni» su economie che hanno dovuto sempre più far ricorso alla sola domanda interna per finanziarsi.
I FONDI
Tra i fondi citati dal quotidiano finanziario americano vi è innazitutto JP Morgan Asset Management, veicolo che da solo detiene oltre 840 miliardi di dollari in attività e titoli a rendimento fisso in tutto il mondo.
E a riprendere gli acquisti sui bond di Italia e Spagna sono stati anche Standard Life Investment, fondo britannico, l’americana BlackRock e la BlueBay Asset Management.
Questo mentre gli sviluppi della scorsa settimana alla Bce hanno portato un ulteriore ed evidente calmieramento dei tassi di interesse e degli spread sui bond dei due paesi. Su queste emissioni i tassi retributivi sono in un rapporto inversamente proporzionale con il prezzo: se questo risale a seguito di acquisti i rendimenti ne risultano diminuiti.
(da “Il Corriere della Sera“)
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
IN PROCURA IL RAPPORTO DI BANKITALIA SUI MOVIMENTI E BONIFICI MILIONARI
Sul mistero di quei bonifici, adesso, farà luce la procura.
E non perchè gli esponenti del Pdl alla Pisana, nel mezzo di una guerra fratricida, abbiano presentato un esposto ai pm accusando l’ex capogruppo Franco Fiorito di avere trascorso vacanze da sogno con i soldi del partito o avere spostato denaro Oltralpe.
Il fascicolo aperto dal procuratore Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto nello Rossi, responsabile del pool di sostituti che si occupa di reati economici e finanziari, al momento, contiene solo la lunga e dettagliata relazione dell’Uif di Bankitalia, consegnata direttamente in procura dal direttore dell’ufficio, Giovanni Castaldi. Perchè l’unità di informazione finanziaria di Palazzo Koch, attenta alle movimentazioni in odor di riciclaggio, si era già accorta dei bonifici e dei trasferimenti di denaro all’esterodaq quel conto.
Somme consistenti che avevano acceso i sospetti degli 007.
Così erano stati chiesti chiarimenti alla filiale Unicredit presso la quale era aperto il deposito del Pdl.
Le movimentazioni finite sotto inchiesta riguardano gli ultimi due anni.
E i chiarimenti chiesti a Unicredit, adesso, sono arrivati e la relazione è finita a piazzale Clodio.
Un fascicolo ancora senza indagati e ipotesi di reato.
Ma ieri, in procura, è arrivato direttamente Castaldi, il direttore dell’Uif a consegnare la relazione. Ha incontrato i pm.
L’indagine adesso sarà delegata al nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza che non avrebbe ancora ricevuto un incarico formale, ma sarà chiamata a seguire quel flusso di denaro e stabilire dove sia finito e se le operazioni fossero legittime o ci sia un profilo penalmente rilevante.
Riciclaggio o evasione fiscale.
Almeno finchè dal Pdl non arrivi una denuncia.
Le informazioni fornite da Unicredit, su due anni e mezzo di gestione dei conti Pdl, riguardano bonifici su altre filiali bancarie.
Su conti italiani, come un’agenzia di Anagni. O su conti esteri: cinque banche spagnole.
La movimentazione complessiva, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe di di centinaia di migliaia di euro.
Ma sono soprattutto due bonifici, per una somma complessiva di circa un milione e mezo di euro ad avere acceso l’attenzione degli 007 di Palazzo Koch.
Poi i pagamenti in favore di una società proprietaria di alcuni resort in Sardegna. A Porto Cervo.
E altri due bonifici sono finiti all’esame di Bankitalia: uno da diecimila euro, l’altro da 19 mila, che hanno causale «soggiorno dell’onorevole Fiorito».
E da Unicredit sarebbero arrivati chiarimenti anche su una decina di carte di credito prepagate.
Con addebiti sullo stesso conto.
Infine i pagamenti ai concessionari, per una Bmw e una Smart, acquistate coi soldi del gruppo: una pagata a rate, l’altra in un’unica soluzione.
Valentina Errante
(da “Il Messaggero“)
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
“LA FAIDA DEL QUARTIERE NAPOLETANO E’ UN PROBLEMA NAZIONALE”… MA LE RISORSE DESTINATE ALLA GIUSTIZIA SONO SEMPRE MINORI
“La faida di Scampia non è soltanto un’emergenza napoletana: è un problema di livello nazionale. Parliamo di clan che hanno forti contatti con la Spagna e che reinvestono milioni di euro anche in altre regioni, dedicandosi all’usura, all’acquisto di immobili, alla creazione di nuove imprese, inquinando altri tessuti economici e sociali”.
Il procuratore aggiunto di Napoli, Sandro Pennasilico, all’indomani dell’ennesimo morto ammazzato (Raffaele Abete, 42 anni, è stato ucciso davanti a un bar di via Roma), ribadisce la sua preoccupazione per la guerra in corso, tra i clan di Secondigliano e Scampia, per il dominio delle piazze di spaccio più redditizie d’Europa.
Ed è interessante scoprire — per quanto riferiscono fonti investigative — che mentre scriviamo, le piazze sono inattive: presidiate 24 ore al giorno da carabinieri e polizia, dopo i rinforzi ottenuti — 200 agenti — nei giorni scorsi.
E se la guerra di Scampia e Secondigliano — come dice Pennasilico — è un problema nazionale, il motivo, non riguarda soltanto l’espansione economica e criminale dei clan nelle altre regioni.
Riguarda anche i limiti che, ogni giorno, forze dell’ordine e magistratura incontrano per reprimere il contro potere camorristico.
“Se avessimo avuto l’emissione di circa 200 misure cautelari che la Procura ha chiesto da qualche anno all’ufficio Gip — ha commentato qualche giorno fa il vicecapo della polizia, Francesco Cirillo — forse questo avrebbe aiutato la nostra opera di prevenzione e repressione. Nei quartieri della nuova faida — ha aggiunto — ci sono oltre 200 persone che oggi potrebbero stare in carcere invece d’essere libere di fare gli interessi dei clan, magari di sparare, o di essere uccise”.
Ma è sufficiente fare un giro in procura per verificare ciò che è noto: le risorse destinate alla magistratura, da anni, sono sempre minori.
“Il gip è un giudice monocratico — commenta Pennasilico — quindi deve studiare gli atti e decidere da solo. Gli uffici sono sovraccarichi di fascicoli (basti pensare che, solo a Napoli, esistono almeno 80 clan, ndr) e il personale è insufficiente”.
Parliamo di ordinaria burocrazia: “I tagli al personale — continua Pennasilico — sono progressivi. C’è gente che va in pensione e non viene più sostituita. Non ci sono fondi e quindi è saltato anche il lavoro straordinario”.
Risultato: sempre più spesso, il singolo gip, deve fotocopiare atti da sè, scansionare documenti, sbrigare faccende che sottraggono tempo allo studio dei fascicoli e allungano i tempi che portano a ordinare un arresto.
C’è quindi un nesso tra la solitudine pomeridiana, nei corridoi dei gip, e il traffico ininterrotto nella piazze di spaccio, che porta poi a guerre da decine di morti per controllare affari da milioni di euro.
Un nesso che, appunto, è di rilevanza nazionale.
Tutto s’intreccia nelle guerre alla mafia, a Casal di Principe come a Scampia, a Palermo come a Reggio Calabria: anche il singolo cancelliere, non sostituito dopo la pensione, diventa un punto a favore dei clan e a sfavore dello Stato.
Ma cosa accade, ora che il governo, nell’azione repressiva, ha inviato rinforzi nella zona di guerra?
L’ultimo morto ammazzato — nel conflitto tra i “girati” del cartello di via Vanella Grassi contro l’alleanza Abate, Abbinante e Notturno — risale a soli due giorni fa.
.Tre le storiche piazze di spaccio a Scampia: le case dei Puffi, i lotti T-A e T-B e le vele celesti. I carabinieri presidiano le prime due, 24 ore al giorno, mentre la terza è controllata dalla Polizia di Stato.
Negli scorsi mesi s’era svolta una guerriglia a bassa intensità che, comunque, aveva prodotto i suoi frutti: “Abbiamo installato una microcamera nei portoni dove si spacciava — spiega un investigatore — costringendo i clan a spacciare nei giardinetti, dove abbiamo effettuato diverse retate. Alle vele celesti abbiamo abbattuto cancelli ogni giorno, per distruggere le ‘difese’ organizzate dagli spacciatori e spingerli a venire allo scoperto. Ora, dopo aver ottenuto i rinforzi, le piazze sono libere”.
Ma questo non significa che l’operazione sia conclusa: i clan tentano di impossessarsi di vecchie zone, già perse in questo risiko con le forze dell’ordine, come “l’oasi del buon pastore”, dove poliziotti e carabinieri passano a ore alternate.
Bloccate anche le piazze di Secondigliano: le “case celesti”, forse le più ambite in questa nuova faida, sono affidate ai carabinieri, come la piazza del Terzo Mondo, mentre l’area del clan più agguerrito — quella di Vanella Grassi — è affidata alla Polizia.
Ma anche questo, per risolvere il “problema nazionale”, non è e non può essere sufficiente.
“La sicurezza è compito del governo — dice il sindaco Luigi De Magistris — mentre a noi tocca la responsabilità politica. Invito il governo a rinunciare a un acquisto: un caccia bombardiere F35 in meno. Investiamo quei soldi per prevenire e reprimere la lotta alla camorra”.
Entro la fine di settembre poi, la giunta varerà una delibera che il sindaco definisce “rivoluzionaria”: dentro ci sarà l’abbattimento delle Vele di Secondigliano, simbolo di una costruzione architettonica ghettizzante, del degrado del rione e — soprattutto — saranno sgomberati gli alloggi popolari che i clan, abusivamente, affidano a gente del posto, conquistando consenso e, con esso, aiuto nello spaccio.
Altri investimenti riguarderanno la cartellonistica (quasi assente nei rioni), il potenziamento dei vigili urbani e una mostra d’arte permanente nella metropolitana. De Magistris, inoltre, chiede la presenza delle forze dell’ordine — non dell’esercito, precisa — per un tempo prolungato: “È necessario un piano operativo strategico, della durata minima di sei mesi, in cui dobbiamo vedere fisicamente la presenza massiccia delle forze dell’ordine in città ”.
Antonio Massari
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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