Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
AL VIA L’ANNO SCOLASTICO… I PRESIDI: “NON ABBIAMO LE RISORSE PER TABLET E COMPUTER”
La rivoluzione digitale nel mondo della scuola è alle porte, ma la mancanza di risorse e attrezzature rischia di innescare il caos.
La spending review estiva prevede, infatti, che “a decorrere dall’anno scolastico 2012-2013” gli istituti e i docenti adottino pagelle e registri online e che inviino le comunicazioni alle famiglie in formato elettronico.
Se per le pagelle, così come per le iscrizioni (che da quest’anno si potranno effettuare solo via internet) però c’è ancora tempo, a pochi giorni dalla prima campanella – con il grosso dei rientri previsti fra domani e giovedì – l’adozione dei registri digitali è il principale grattacapo dei presidi, che – da Torino a Palermo – lamentano la mancanza di pc, tablet e software necessari.
«Il passaggio ai registri elettronici online presuppone che ci sia almeno un tablet per insegnante o quantomeno un computer in ogni classe – spiega Monica Nanetti, dirigente dell’Itis Fermi di Roma – ma molti istituti non hanno una dotazione tecnologica sufficiente. Ben venga l’innovazione, ma non si possono fare le nozze coi fichi secchi».
La stessa spending review precisa, infatti, che le nuove disposizioni debbano essere attuate con “le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili”, “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Di fronte alle difficoltà e alla mancanza di indicazioni da parte del ministero dell’Istruzione, che presenterà domani il proprio piano per l’introduzione delle novità digitali, ogni scuola si sta arrangiando come può.
In molti casi i registri online da settembre partiranno come sperimentazione e saranno comunque affiancati da quelli cartacei, perchè nel frattempo bisognerà provvedere all’acquisto dei nuovi software e alla formazione dei docenti che li dovranno usare.
È questa la strada scelta dall’Ipia di Miano, a Napoli, così come dal liceo Newton di Chivasso, in provincia di Torino.
Anche nella maggior parte dei licei romani si procederà per gradi.
Al Newton capitolino si partirà su una sola sede: «La succursale è dotata di tablet sufficienti per ogni classe, ma la sede centrale no, quindi cominceremo da lì.
Ma per il primo anno terremo contemporaneamente i registri cartacei» spiega la dirigente Ivana Uras.
Anche dove i computer non mancano, come al Pasteur e al Visconti, sempre nella capitale, si partirà gradualmente «perchè bisogna che i docenti prendano confidenza con il software e ci si deve accertare che tutto funzioni regolarmente, a cominciare dalla connessione» dicono le presidi, Daniela Scocciolini e Clara Rech.
Nessuna “svolta digitale”, invece, almeno per il momento, all’istituto comprensivo Arenella di Palermo: «Provvisoriamente ci affideremo solo al vecchio formato cartaceo, sia per il registro di classe che per quelli personali dei docenti – spiega il dirigente Giacomo Cannata – Siamo in attesa di indicazioni precise da parte del ministero, perchè non sappiamo come attuare le nuove disposizioni. Speriamo si proceda con una piattaforma comune per tutte le scuole».
Va controcorrente il preside del liceo Berchet di Milano, Innocente Pessina, per cui la mancanza di tablet o pc in ciascuna classe è un «falso problema». «Usiamo i registri elettronici ormai da 12 anni e ci troviamo benissimo anche senza tablet – racconta – I docenti inseriscono i voti, in un secondo momento, da un’aula dotata di computer vicina alla sala professori». «I vantaggi sono notevoli – conclude il dirigente milanese – Un preside ha sempre sott’occhio l’andamento di tutti gli studenti e questo vale anche per i genitori. Da quando abbiamo i registri online i ricorsi al Tar contro le bocciature si sono azzerati, perchè le famiglie sono costantemente informate sul rendimento dei ragazzi».
Sara Grattoggi
(da “la Repubblica“)
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
RICERCA SU “NATURE CLIMATE CHANGE”: SULLA TERRA C’E’ ABBASTANZA VENTO PER COPRIRE LA DOMANDA GLOBALE…. LE PIU’ EFFICIENTI SAREBBERO LE TURBINE ATMOSFERICHE CHE SFRUTTANO LE BREZZE IN ALTA QUOTA
Una riserva di energia in grado, potenzialmente, di soddisfare il fabbisogno mondiale: una vera svolta potrebbe venire dall’eolico, secondo uno studio guidato da Kate Marvel del Lawrence Livermore National Laboratory.
La ricerca, uscita su Nature Climate Change, sostiene che particolarmente efficienti sarebbero le turbine atmosferiche che possono trasformare la forza dei venti ad alta quota in energia meglio delle turbine a bassa quota o sul mare che lavorano sui venti di superficie.
Usando modelli matematici e prendendo in considerazione solo le limitazioni geofisiche – e non fattori tecnici o economici – i ricercatori hanno calcolato che i venti di superficie possono generare sino a 400 terawatt di energia, mentre dai venti in tutta l’atmosfera si potrebbero ottenere 1800 terawatt.
Secondo i dati disponibili, sul pianeta il fabbisogno energetico oggi è quantificabile in 18 terawatt di potenza.
Se ne deduce che con i venti di superficie si potrebbe generare una potenza pari a 20 volte il fabbisogno terrestre e con quelli di alta quota di ben oltre 100 volte.
Lo studio mostra però che per avere effetti globali, le pale per la produzione di energia eolica dovrebbero essere distribuite uniformemente su tutta la superficie terrestre e non concentrate in poche regioni.
Gli effetti climatici, ipotizzando uno sfruttamento a livelli massimi, potrebbero essere significativi, sottolinea lo studio.
Per soddisfare l’attuale fabbisogno, tuttavia, sarebbero decisamente inferiori, a patto di avere una distribuzione su ampia scala delle pale.
La fattibilità , dunque, su un piano geofisico, sarebbe garantita.
“E’ più probabile, quindi”, ha sottolineato Ken Caldeira, della Carnegie Institution for Science, coautore dello studio, “che saranno fattori economici, tecnologici e politici a determinare la crescita dell’energia eolica nel mondo”.
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
RIVOLTA DEI DIPENDENTI DI IPERMERCATI E CENTRI COMMERCIALI CONTRO LE APERTURE DOMENICALI
Porteranno figli, mariti, mogli, fidanzati. Insomma, tutti quei familiari con i quali, dicono, non riescono più a condividere il tempo dovuto del riposo da quando le domeniche devono trascorrerle al lavoro, dietro il bancone di un negozio o di un supermercato.
È la rivolta delle commesse – e dei commessi – di ipermercati e centri commerciali che il 7 ottobre (una domenica) manifesteranno in varie città d’Italia per dire no alle aperture domenicali introdotte dal governo Monti.
Con loro, in piazza, porteranno i parenti, «vittime» anch’essi, seppure in via indiretta, del nuovo orario domenicale che, dicono i manifestanti, divide gli affetti ed entra a gamba tesa nella già difficile organizzazione familiare di chi lavora nel commercio.
L’iniziativa – che per ora coinvolge Modena, Ferrara, Bologna, Bergamo, Treviso, Pescara e Firenze ma si sta allargando alla Puglia e ancora di più in Veneto ed Emilia-Romagna – si chiama «Parenti domenica no grazie».
A organizzare la protesta antiaperture sono i comitati «Domenica no grazie», piccoli gruppi nati spontaneamente in varie regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Puglia, Abruzzo) e cresciuti su Facebook per iniziativa di alcune commesse e titolari di esercizi commerciali.
«Porteremo in piazza i nostri familiari perchè sono anche loro parte in causa» spiega Valeria Ferrarini, 46 anni, da 17 commessa in un centro commerciale di Modena, cofondatrice con Gisella Marchetti del comitato antiliberalizzazioni modenese.
Il 7 ottobre, a Modena, Valeria scenderà in piazza con il marito Carlo, al suo fianco nelle attività del comitato, e con il loro figlio di 8 anni: «Sono i bambini – dice – quelli che soffrono di più di questa situazione».
Il gruppo modenese è nato questa primavera: «Nel nostro caso – continua Ferrarini – il decreto sulle liberalizzazioni viene a rompere un equilibrio raggiunto dopo mesi di trattative fra tre grandi centri commerciali cittadini per stabilire una turnazione domenicale».
Il problema, spiega, c’è soprattutto per i singoli negozi che sono all’interno dei grandi ipermercati: «Per noi che abbiamo un personale ridotto garantire una turnazione è molto più difficile. E le nuove regole non hanno portato nuove assunzioni».
Da qui l’idea del comitato cittadino, che riunisce circa un centinaio di persone e lavora in cordata con gli altri gruppi regionali: «In Toscana hanno cominciato prima di noi e sono più organizzati, per questo ci siamo uniti a loro».
Insieme anche nella protesta del 7 di ottobre: «Ma ognuno nella sua città , perchè con i turni di lavoro era impossibile riunirci tutti in un solo centro».
A Treviso, invece, la «pasionaria» delle commesse è Tiziana D’Andrea, 42 anni, un figlio: «Le aperture domenicali – scrive sulla sua pagina di Facebook – non hanno creato nuovi posti di lavoro, nè fatturato. Hanno solo peggiorato la vita di molte famiglie».
Nella città veneta a sfilare in corteo saranno solo i parenti dei lavoratori: commesse e commessi resteranno sul posto di lavoro.
Giulia Ziino
(da “il Corriere della Sera”)
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Settembre 12th, 2012 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE FINIRA’ IL MANDATO E AVVERTE: “SE DOVESSE CADERE LA GIUNTA, CADREBBERO ANCHE PIEMONTE E VENETO”
Tornano le scintille tra Lega e Formigoni.
Dopo le tensioni legate alle inchieste giudiziarie sulla sanità che avevano messo in bilico l’alleanza di governo regionale, ora è il governatore ad andare all’attacco confermando che il patto con il Carroccio resiste al nord solo se resiste in Lombardia. Formigoni ha assicurato che rimarrà in carica come governatore fino al 2015, naturale scadenza del suo mandato, e non si candiderà quindi alle politiche del 2013.
“Ho già detto che io rimango in carica fino al 2015 – ha spiegato Formigoni – quindi non mi candiderò alle Politiche del 2013”.
Le parole del governatore sono una risposta alla questione sulla continuità del governo regionale sollevata da Roberto Maroni rispetto alle Regioni del nord, ma sono anche il segno delle tensioni che tornano ad accendersi nella coalizione di centrodestra, già sciolta a livello nazionale.
“Continueremo a governare in Piemonte, in Veneto e in Lombardia fino al 2015. Se per ipotesi del quarto tipo – ha aggiunto Formigoni – cadesse uno di questi governi, cadrebbero anche gli altri due. Ma è un’ipotesi dell’irrealtà , noi continueremo a governare insieme. Dal 2015, quando avremo finito la nostra esperienza di governo, decideremo insieme chi dovranno essere i candidati governatori di queste Regioni”.
Insomma Maroni è stato fatto accomodare in panchina…
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