Settembre 27th, 2012 Riccardo Fucile
I DATI DEL CENTRO SERVIZI DELLA FUNZIONE PUBBLICA SONO ANCORA PARZIALI MA GIA’ DELINEANO UN QUADRO INQUIETANTE
Non solo Parlamento e amministrazioni locali.
Nella categoria “casta” entrano di diritto anche le Aziende sanitarie locali e le Aziende ospedaliere.
Questo almeno è quanto sembra emergere analizzando il dato del parco macchine diffuso dal Formez, il centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle P.A. del Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Al 21 dicembre 2011 risultano infatti a disposizione di Asl e ospedali 9.700 tra auto “blu” (per presidenti e dirigenti) e “grigie” (per gli uffici).
Ogni Asl, in pratica, ha in media a disposizione 94 vetture.
E si tratta, per di più, di un dato provvisorio e sottostimato. Provvisorio perchè le 149 amministrazioni che si sono registrate all’operazione-censimento del Formez, e che hanno inviato i primi dati, sono poco più della metà (51,9%) del settore Sanità .
Sottostimato perchè chi si è registrato ed ha inviato i dati non è detto che li abbia forniti tutti: “L’operazione censimento è partita solo il 6 dicembre – precisano dal Formez – e si concluderà il 31”. resta il fatto che a una settimana dalla scadenza del termine i numeri che emergono sono eloquenti.
Il dettaglio delle quasi 10 mila auto a disposizione (il 15% circa per i soli dirigenti) è così distribuito: 950 vetture per le aziende ospedaliere, 58 per le Irccs (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), 8 per i Policlinici universitari e ben 8.694 per le Aziende sanitarie locali. Di queste ultime 23 sono in comodato, 131 in leasing, 3.281 a noleggio e 5.259 (quindi oltre il 60%) di proprietà .
Un costo pesantissimo per le casse dello Stato – e dunque per i cittadini – dal momento che ogni auto “blu” tra bollo, assicurazione, piccole e grandi manutenzioni, costa circa 10 mila euro l’anno.
“Solo” 4 mila un’auto “grigia”. Il costo complessivo all’anno supera dunque i 50 milioni di euro.
E parliamo solo di aziende sanitarie.
Il censimento del Formez, infatti, riguarda l’intera pubblica amministrazione e – al 21 dicembre 2011 – risultano registrate 32.573 auto di servizio, l’80% delle quali di proprietà degli enti.
“Nel giro di due anni – dichiara Carlo Flamment, presidente del Formez – puntiamo a ridurre del 30% il numero delle auto blu e del 10-15% di quelle grigie. Un obiettivo da raggiungere ottimizzando l’uso di questi mezzi senza compromettere i servizi. Quando si parla di Sanità è meglio essere cauti, non tanto per le auto a disposizione dei dirigenti qaunto per quelle di servizo agli uffici. Perchè non è importante il numero totale di macchine, piuttosto l’uso che se ne fa”.
.
argomento: Politica | Commenta »
Settembre 27th, 2012 Riccardo Fucile
NESSUNA COMUNICAZIONE UFFICIALE: RESTA IN CARICA E SISTEMA QUALCHE FEDELISSIMO
Ieri hanno raccolto le proprie cose alla Pisana gli 88 dipendenti tagliati dal consiglio regionale del Lazio: ragazzi con contratti a tempo, autisti di presidenti di commissioni che non ci sono più, precari della politica da mille euro al mese.
Il bonifico mensile di una dozzina di migliaia di euro arriverà invece serenamente a Franco Fiorito, il consigliere Pdl simbolo dello scandalo esploso in Regione Lazio, l’uomo del Suv, delle gite in Sardegna con i soldi dei contribuenti, delle ricche cene, delle accuse ai colleghi di partito.
E Renata Polverini?
La Presidente del Lazio, che negli scorsi giorni aveva annunciato le proprie dimissioni, tappezzando la città di manifesti con il nuovo motto della casa “questa gente la mando a casa io”, è ancora al suo posto.
Ieri ha frequentato serenamente la Conferenza dei Presidenti di Regione, è stata dal Capo dello Stato, ha anche trovato il tempo per convocare una giunta che ha deciso di impugnare davanti alla Consulta la legge sulla spending review (non piacciono le norme sul riordino delle Province e i tagli previsti alle società partecipate) e di rinnovare fino a giugno i contratti di due dirigenti esterni, Raffaele Marra (direttore del Personale) e Giuliano Bologna (coordinatore dell’avvocatura regionale ). Entrambe le nomine erano state bocciate dal tar a giugno scorso, sentenza che la Regione ha preferito ignorare in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato, prevista per il mese prossimo.
Non sono due nomine neutre.
Bologna proviene dall’Ugl, il sindacato della Polverini, ed è stato consulente legale della stessa governatrice. Marra, invece, è considerato vicino al sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Se ne andranno poco dopo la giunta, ai giudici amministrativi piacendo.
A chi chiedeva lumi sulle sue mancate dimissioni, la Presidente di Regione ha risposto: “Ne stiamo ragionando con il ministro Cancellieri. Ve ne dovete fare una ragione. Ci sono delle procedure da seguire. Tanto, un giorno in più o in meno cambia poco. L’importante è essersene andati da questa Regione, aver dato un taglio a questa situazione e aver mandato a casa tutti quei cialtroni”.
Certo le opposizioni del Consiglio regionale del Lazio attendono che quelle dimissioni, annunciate ormai due giorni fa, vengano formalizzate all’aula, ma per vederle nero su bianco si potrebbe dover attendere anche la prossima settimana.
La giunta, infatti, ha davanti a sè dossier difficili da gestire con la sola gestione ordinaria (quella che deriverebbe dalle dimissioni della giunta): c’è la partita della Sanità (Polverini è anche commissario della Sanità regionale), dei fondi europei (migliaia di euro che rischierebbero di essere spesi in altre regioni d’Europa in mancanza di una pianificazione ordinata), dei rifiuti, con il piano regionale che non pare vedere sbocchi.
Inutile nascondere che la permanenza in Regione consentirà alla Polverini di condurre le proprie battaglie politiche, e anche le proprie vendette nei confronti della sua stessa (ex) maggioranza.
Nei corridoi della politica ci sono due spifferi.
Il primo riferisce che sarebbe in rampa di lancio la cacciata dalla giunta di tutti gli ex forzisti vicini ad Antonio Tajani.
Sarebbero quindi in uscita Fabio Armeni, assessore alle Risorse umane, demanio e patrimonio, Angela Birindelli, assessore alle Politiche agricole, Marco Mattei, assessore all’Ambiente e Stefano Zappalà , assessore al Turismo.
Lo spiffero è confermato dalla stessa Polverini che afferma come oggi, l’ultimo atto della sua giunta nei pieni poteri, prevede la riduzione del numero degli assessori.
L’altro spiffero, che nessuno è in grado di confermare, riferisce che la Presidente sia molto interessata a conoscere nel dettaglio fatture e spese dei gruppi politici che siedono alla Pisana.
Richiesta che troverebbe contrario, con schieramento bipartisan, l’intero parlamentino regionale.
Altri intoppi.
Prima di andare a nuove elezioni il Consiglio regionale dovrebbe poi votare la riduzione dei propri membri, da 70 a 50. È un atto dovuto, ma richiede un passaggio in consiglio misurabile in almeno un paio di settimane almeno.
Certo ci vorrebbe anche la volontà politica di procedere speditamente e senza incidenti.
Ultima questione, non irrilevante, la data del voto e il possibile incrocio con le politiche (e addirittura con le elezioni in Campidoglio, se Alemanno decidesse di dimettersi, circostanza che è stata smentita giusto ieri).
Sull’ipotesi di un election day, il ministro dell’Interno è cauto: “Serve una riflessione perchè sono scelte complicate”.
Il Pdl, intanto, chiede che la Presidente non continui a sparare contro i suoi. La situazione, insomma, è complicata.
Eduardo Di Blasi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Regione, Roma | Commenta »
Settembre 27th, 2012 Riccardo Fucile
AVEVA PRESENTATO IL TRASFERIMENTO IN RITARDO, NON PUO’ CANDIDARSI… TRAMONTATE LE IPOTESI GIAMBRONE E RITA BORSELLINO IN TICKET CON FAVA… SEL, IDV FDS E VERDI NEL CAOS PER LA PRESENTAZIONE DELLE LISTE ENTRO DOMANI
Claudio Fava ritira la sua candidatura a Presidente della Regione siciliana.
Il giornalista e sceneggiatore ha deciso di ritirarsi dopo un incontro con i partiti della coalizione che lo sostengono, Idv, Sel, Federazione della Sinistra e Verdi.
L’ipotesi più accreditata era quella di un ticket tra Rita Borsellino presidente e Claudio Fava vicepresidente, ma l’eurodeputato Pd non si candiderà alla presidenza della Regione Siciliana, rifiutando l’invito.
Così Sel, Idv, Verdi e Federazione della sinistra hanno deciso di candidare la leader siciliana della Fiom, Giovanna Marano.
La telefonata in cui la Borsellino non ha accettato di candidarsi è arrivata pochi minuti fa, come una doccia gelata, nella sede dell’Idv dove è in corso, da ieri sera, un vertice con i partiti della coalizione che appoggia Fava.
A questo punto Idv, Sel, Verdi e Federazione della sinistra sono costretti a trovare, nel giro di poche ore, una alternativa a Rita Borsellino.
Dai partiti arriva il pressing sul senatore Fabio Giambrone che, però, nicchia.
Il problema è nato dal ritardo con cui Fava ha presentato la sua richiesta di trasferire la residenza in Sicilia: cinque giorni che hanno pregiudicato la sua candidatura.
L’altra ipotesi, cioè un ticket tra il senatore Fabio Giambrone e Claudio Fava sembrava tramontata dopo alcune perplessità espresse dal segretario regionale di Idv.
Il caos scatenato dall’autogol di Fava diventa un assist per il candidato di Pd e Udc Crocetta e potrebbere rivelarsi decisivo nel testa a testa che lo vede contrapposto al candidato del centrodestra Musumeci.
argomento: elezioni | Commenta »
Settembre 27th, 2012 Riccardo Fucile
MONITOR E SCANNER PIU’ CARI DELLE OFFERTE ON LINE…. UNA STAMPANTE COSTA 145 EURO DI MENO….IPAD DA 1.759 EURO, STAMPANTI DA 390 EURO
Chissà chi è il fortunato possessore dell’iPad più caro di Roma, venduto al prezzo record di 1759,20 euro lo scorso 30 maggio al Consiglio regionale del Lazio, travolto dallo scandalo Fiorito che ha portato alle dimissioni del presidente Renata Polverini. Un prezzo stratosferico, pari a più del doppio rispetto al valore di listino.
E devono avere caratteristiche sconosciute ai comuni mortali anche i monitor da 19 pollici in uso nelle stanze di via della Pisana: pagati 210 euro (modello Asus led), contro il prezzo medio di circa 80 euro che è possibile trovare con una semplice ricerca su Google.
L’inventario dei beni acquistati nel 2011 nel consiglio regionale del Lazio appare come la vetrina degli sprechi e dei prezzi gonfiati.
La lista — quasi un centinaio di pagine — è allegata al conto consuntivo dell’esercizio finanziario 2011 e porta il timbro e la firma (non leggibile) della segreteria generale e della presidenza del consiglio della regione Lazio.
Due uffici che hanno in mano la gestione dei conti del palazzo della Pisana, responsabili della gestione dei ricchissimi budget utilizzati dai consiglieri regionali.
All’interno dell’inventario — aggiornato al 24 aprile 2012 — ci sono tavoli, sedie, lampade, cassettiere e materiale informatico.
Ci sono 32 “quadri d’autore”, senza nessuna indicazione del nome dell’artista, pagati poco più di 900 euro l’uno.
Ci sono divani a due posti in ecopelle costati 1.160 euro l’uno, cinque frigobar, televisori Lcd e una ventina di “distruggi documenti”.
Ma sul materiale informatico è possibile verificare con una certa precisione i prezzi. Oltre all’iPad acquistato ad un prezzo record (la voce riportata nell’inventario parla di un “computer portatile apple IPAD”) il consiglio regionale del Lazio ha acquistato lo scorso anno un ampio stock di stampanti, quasi tutte di marca “Oki “.
Anche in questo caso i prezzi sembrano decisamente più alti rispetto alle medie di mercato: il modello “Oki B431DN” — una stampante laser monocromatica — è stata pagata, secondo quanto riportato sull’inventario, 390 euro.
Per verificare il prezzo basta scrivere alla stessa società fornitrice del consiglio regionale del Lazio per ottenere uno megasconto in sole due ore: “Le confermiamo un extrabid sulla quantità , offrendole 30 stampanti modello Oki B431DN al prezzo di 245,39 euro l’una”.
Circa 145 euro in meno per ogni pezzo.
Prezzi altissimi anche per gli scanner, acquistati dal consiglio regionale del Lazio nel luglio del 2011: il modello “Hp scanjet 1000” è stato pagato 324 euro, mentre su un qualsiasi negozio online costa oggi circa 200 euro.
Un modello leggermente superiore è stato pagato 475 euro — una decina i pezzi acquistati — mentre il costo medio oggi si aggira attorno ai 270-300 euro.
Andrea Palladino
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Regione, Roma | Commenta »
Settembre 27th, 2012 Riccardo Fucile
“SALLUSTI HA RIFIUTATO UN ACCORDO CHE PREVEDEVA DI DARE 20.000 EURO IN BENEFICIENZA”
«Questo tirare la corda… mettere le persone con le spalle al muro. Perchè non hanno sollevato il caso un anno fa? Questa è la mia maliziosa intrepretazione: è molto più semplice montare un casino 5 giorni prima della sentenza della Cassazione con frasi del tipo: “Sto andando in galera… a giorni mi arrestano…” e poi tirare in ballo il presidente della Repubblica…, il sindacato giornalisti… che accettare un accordo. È stomachevole. S’indignano per il bambino morto? E allora potevano dare 20mila euro a Save the children. Bastava solo questo… ».
Giuseppe Cocilovo, 59 anni, palermitano, ex giudice tutelare ora giudice di sorveglianza a Torino, si sfoga al telefono dopo la sentenza della Cassazione che conferma la condanna a Sallusti.
LA NOTIZIA
Con voce da doppiatore e con una leggera inflessione torinese spiega la vicenda della sua querela all’ex direttore di Libero.
«Sono contento che finalmente è stato accertato che si trattava di una notizia deliberatamente diffamatoria. Tutto questo non ha nulla a che fare con la libertà di stampa e con il diritto d’informare. Anzi al contrario. In sei anni Libero o un suo direttore non ha mai pubblicato una smentita dicendo: guardate che il giudice che ha “obbligato” una ragazzina ad abortire contro la sua volontà è una notizia falsa. Questo era doveroso deontologicamente, non chiedevo una lettera di scuse a me ma ai lettori di Libero. Questo avrebbe indirettamente tutelato anche la mia immagine».
Ma le conseguenze per Sallusti sono piuttosto pesanti.
«Non sono io che ho fatto la sentenza, che ha scritto la condanna. Sono valutazioni tecniche dei giudici. A me non interessano neanche. Io volevo solo che fosse ristabilita la verità dei fatti. Bastava un niente…».
Quindi si sarebbe accontentato di una lettera di scuse…
«Io sono un illustre sconosciuto quindi bastava che fosse ristabilita la verità dei fatti per la mia dignità professionale. Di fronte ai miei figli, ai miei amici, ai miei colleghi… Ora non confondiamo la libertà di stampa con la libertà di diffamare una persona. E per motivi di polemica politica, polemica contro i magistrati oppure contro la linea abortista, quella è un’altra questione».
Ma Sallusti non ha scritto quell’articolo.
«E allora? Scusi, lei ha visto Libero di quel famoso giorno? Riportava la notizia in prima pagina, sull’intera seconda e sull’intera terza pagina. Lei pensa che il direttore responsabile non ne sapesse nulla? Di un trafiletto magari. Ma dell’intera seconda e terza pagina, loro che ne contano in totale dodici o tredici, no! Mi scusi, non poteva non sapere…».
Si tratta di un omesso controllo…
«Non mi faccia ridere… È una scelta editoriale. Abbia pazienza. E in quel pezzo mi si augurava la pena di morte».
Ma in quell’articolo il suo nome non è mai apparso…
«Ma il mio nome era già stato pubblicato da altri ed era stato fatto in tv. Ero facilmente individuabile. Per questo ho ricevuto telefonate minatorie di gente convinta che io abbia obbligato qualcuno ad abortire…»
Dal punto di vista umano…
«Ma no guardi, a parte il fatto che Sallusti non finirà mai in prigione… Su questo sono disposto a fare una scommessa. Non è questo il punto. Per lui, come per qualsiasi altra persona che conosca il carcere, dal punto di vista umano mi dispiace. Ma cosa c’entra questo discorso? Ha voluto fare una battaglia per arrivare fino in fondo, e non ho capito neanche perchè, in nome di quale principio?»
Sallusti nel suo editoriale prima della sentenza ha scritto che lei gli ha chiesto altri soldi dopo averne già pagati 30mila euro.
«Non è vero. Anche questo è diffamatorio. I miei legali sono stati contattati il giorno prima che iniziasse la campagna di stampa su Il Giornale (editoriale di Feltri, seconda e terza pagina anche lì…). A quel punto i miei legali hanno posto questa condizione: 20mila euro da devolvere in beneficienza per l’associazione Save the Children».
E i 30mila euro che le hanno già dato?
«Quello è il risarcimento stabilito dalla Corte per il mio danno morale e d’immagine. E questo mi hanno liquidato. Poi volevano la remissione della querela e io ho chiesto 20 mila euro. Non per me ma per beneficienza».
E non hanno accettato?
«…Per farne una questione politica. Nell’editoriale Sallusti dice “…il signore, che sarei io, voleva altri soldi oltre ai 30mila euro già ottenuti” e poi continua “…c’è un’aggravante: a essere disposto a trarne un beneficio personale è un magistrato”. Allora le chiedo? Questo editoriale è diffamatorio o no?».
Ci dobbiamo aspettare un’altra querela anche su questo articolo?
«Ma no, risponda alla domanda! Ho chiesto altri soldi per beneficio personale? E allora lei perchè nel suo giornale, per ristabilire un minimo di verità , non lo scrive comparando il mio comunicato e l’editoriale di Sallusti?».
E se l’articolo per il quale Sallusti è stato condannato fosse stato scritto da Renato Farina la infastidirebbe di più? (Non c’era ancora stata la confessione del deputato Pdl, ndr)
«Se l’avesse scritto Renato Farina sarebbe un’aggravante: che un direttore non controlli un articolo, in prima, tutta seconda e terza pagina, e soprattutto qualora l’autore fosse un giornalista che è radiato dall’ordine dei giornalisti…».
Era già stato radiato?
«Sì, sì, non solo e il dottor Sallusti era già stato sospeso per due mesi dall’Ordine per averlo fatto scrivere anche in un’altra occasione… beh, allora Sallusti aveva ancor più il dovere di controllare. Ma vuole sapere cosa mi ha amareggiato in questa vicenda? L’atteggiamento della stampa: compatto e biecamente corporativo. Mi fa veramente tremare i polsi che non ci sia una cronaca che racconta i fatti ma una cronaca che monta un fatto inesistente, eppure già accertato. Il vostro Ordine non ha preso provvedimenti nei confronti di un giornalista che fa scrivere un pezzo firmato con uno pseudonimo e del quale non ha mai comunicato il nome. Insomma ce n’è prima di parlare di libertà di stampa…».
Andrebbe riformato anche l’istituto della rettifica…
«Ma le sue opinioni personali valgono quanto le mie. Ho visto l’atteggiamento di Valentini, di Mentana… Non c’è un giornalista che abbia detto “ma qui cosa è successo?”».
Non è del tutto vero. Michele Serra e Massimo Fini l’hanno difesa…
«Andrò a vedere… Non capisco come nel mio caso si pretenda l’impunità : “Io non ho fatto niente, …io non sono responsabile di niente”. E si apre alla deriva populista e del “cappio al collo”. Quando si pretende che non ci sia sanzione… ma quale libertà di stampa? È il rifiuto di ricostruire i fatti».
La presidenza della Repubblica segue la vicenda.
«A me non importa nulla che gli si dia la Grazia a Sallusti. Ma stiamo scherzando? Che Sallusti vada in galera non-me-ne-fre-ga-nulla! Nel senso che non è che sono contento se ci va… Pensi che io adesso faccio il giudice di sorveglianza. Mi occupo solo di detenuti in estinzione di pena. Passo le mie giornate in carcere. Il carcere è il posto più brutto del mondo, nel quale io non auguro ad alcuno di finire».
Invece l’atteggiamento della giustizia non è corporativo? Avete un altissimo tasso di vittoria nelle querele…
«Dunque, il risarcimento non è milionario. La vicenda è stata definita in ben sei anni, un tempo lungo pur senza bisogno di fare indagini. Che dire? I reati li accertano i magistrati. E come dire “un medico da chi si fa guardare”? Da un altro medico. Chi dovrebbe decidere l’esistenza di un reato nei confronti di un magistrato, il salumiere? Ma il problema è di civiltà : io rispetto ai giornali sono una cacca di mosca. Chiaro? Ho avuto la sensazione di essere don Chichiotte contro il potere della stampa. Di essere da solo… Ora chiamate tutti: è contento della sentenza? Ci manca solo che mi chiediate se perdono Sallusti»
Perdona Sallusti? (E finalmente ride…)
«Guardi, mi rammarica solo aver speso 3 euro 60 per comprare per tre giorni Il Giornale in attesa che ristabilisse i fatti. A questo punto che mi rifondessero 3 euro e 60»
Nino Luca
(da “Il Corriere dela Sera”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Settembre 27th, 2012 Riccardo Fucile
L’EX MINISTRO DELL’ECONOMIA RINGRAZIA, MA NON TORNA SUI SUOI PASSI… E AL PDL MANCA UNA FACCIA CREDIBILE PER LE ELEZIONI
Il momento più forte è stato quando Silvio Berlusconi, davanti ad Angelino Alfano, La Russa, Gasparri, Verdini e Cicchitto, ha alzato il telefono e ha detto: “Giulio, siamo tutti qui! Se torni ti accogliamo a braccia aperte!”.
Dall’altro lato del filo c’era Giulio Tremonti.
Che sulle prime ha infilato come risposta una battuta delle sue: “Dipende da quante braccia avete…”.
Poi ci ha ripensato ed è tornato il Tremonti di sempre: “Ma come ti viene in mente anche solo di chiedermelo?”.
Il Cavaliere, a quel punto le ha provate tutte, davanti agli sguardi sempre più sgomenti dei suoi che proprio non sapevano dove guardare.
Quindi, la risposta scontata: “No, anche Giulio ha detto di no…”.
“E meno male”, ha commentato sarcastico Denis Verdini.
Perchè, va bene che il Pdl è allo sbando e che Berlusconi sta cercando disperatamente una faccia “credibile e sana” da poter spendere come bandiera per le prossime elezioni (aveva pensato alla Polverini, finchè le foto con i “maiali” l’hanno inesorabilmente bruciata), ma arrivare fino a richiamare alle armi Tremonti nessuno proprio se lo aspettava.
Tanto che uno come il solido Guido Crosetto è andato su tutte le furie: “Richiamare Tremonti? Berlusconi deve essere preda della sindrome di Stoccolma. Ma come si fa anche solo a pensare di richiamare uno che pagava, in contanti, una parte dell’affitto di casa, da ministro dell’Economia e delle Finanze in carica, una cosa grave quasi quanto usare soldi della Regione per ostriche e champagne; nel momento in cui Alfano ha mandato via Batman non capisco perchè avremmo dovuto subito imbarcare, se pur in coalizione, Superman…”.
Un vertice difficile, dunque, quello di ieri all’ora di pranzo a Palazzo Grazioli.
Il “Laziogate” ha affastellato ulteriori macerie e al momento tiene solo banco l’idea di Alfano di azzerare tutto il partito per dare vita a quello che ha voluto chiamare, con sprezzo del ridicolo, “il rinascimento azzurro”.
Che, però, non si sa bene cosa sia.
E pare non convincere neppure gli altri coordinatori che ora puntano a tenere la barra dritta sulla legge elettorale: “Vogliamo le preferenze e il premio di maggioranza alla coalizione”, ha detto Maurizio Gasparri, ma anche lì è chiaro che il Porcellum verrà difeso con le unghie e con i denti.
Perchè se è vero, come d’altra parte sostiene pure il sindaco di Roma, Alemanno, che si andrà a votare il 7 e l’8 aprile non solo per le politiche e per le regionali (forse anche la Lombardia) ma anche per il Comune di Roma, allora il Porcellum eliminerà un sacco di guai almeno sul fronte di Camera e Senato.
Per il resto si vedrà .
Quel che però non si capisce — e neppure i suoi riescono a decriptare con chiarezza — è che cosa voglia davvero Berlusconi.
Sembra che stia coltivando l’idea di un grande gesto di rottura, ma il tentennamento continuo tra un’endorsement a Mario Monti e lo studio accurato della figura mediatica di Beppe Grillo, stanno spazientendo anche i più affezionati.
Però, nella notte tra lunedì e martedì, riuniti alcuni fedelissimi ad Arcore, il Cavaliere ha dato l’impressione di voler spacchettare sul serio il Pdl in più di un soggetto da federare sotto una comune insegna: un partito della destra per gli ex di An, uno dei democristiani, uno dei socialisti, uno dei liberali, ma negli occhi di deputati e senatori si intravvede lo spettro del disastro definitivo incombente, di cui l’election day romano potrebbe diventare la catarsi assoluta.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: PdL, Politica | Commenta »
Settembre 27th, 2012 Riccardo Fucile
AVREBBE PRESO LA RESIDENZA IN SICILIA CINQUE GIORNI DOPO IL TERMINE ULTIMO PER L’ISCRIZIONE ALLE LISTE ELETTORALI, FISSATO IN 45 GIORNI PRIMA DELLE ELEZIONI… DAL MINISTERO DELL’INTERNO GIUNGONO LE PRIME CONFERME…FAVA: “E’ UN GOLPE BIANCO, NON MI FERMERANNO”
“In relazione ad alcune notizie relative ai requisiti della candidatura di Claudio Fava in occasione delle elezioni regionali in Sicilia, il Viminale precisa che ‘il ministro Annamaria Cancellieri ha fatto riferimento non ai termini di presentazione delle liste, ma al requisito della residenza per l’iscrizione nelle liste elettorali'”.
La nota, invece di dissolverle, addensa le nubi sulla candidatura alla presidenza della Regione di Claudio Fava.
Una corsa che sembra potersi interrompere nella maniera più amara.
A causa di un ritardo di appena cinque giorni nel cambio di residenza dell’europarlamentare, residente, secondo quanto trapela da alcune indiscrezioni, a Roma fino al 18 settembre scorso. Peccato che la legge elettorale siciliana preveda che un candidato alle elezioni regionali debba avere acquisito la residenza in un comune dell’isola al più tardi 45 giorni prima della data della consultazioni.
Il termine scadeva dunque il 13 settembre.
Cinque giorni prima che Fava prendesse appunto la residenza in Sicilia.
Cinque giorni. Che rischiano di far saltare in aria la candidatura sostenuta da Sel e Italia dei Valori.
Ma il candidato replica: “Vogliono fermarmi con un cavillo burocratico. Si tratterebbe di un golpe politico”.
Ma il comunicato del Viminale, nella sua formulazione, sembra davvero mettere una pietra sopra a questa candidatura.
Specie se si “combina” con le dichiarazioni rilasciate alle agenzie stamattina dal ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, quando si erano appunto diffuse le prime indiscrezioni sul possibile “vizio” alla base della candidatura di Fava:
“Temo – ha detto il ministro – siano indiscrezioni fondate, il problema è che non sarebbero stati rispettati i tempi per la consegna della lista. Stiamo verificando”.
Se così fosse, aggiungeva Cancellieri, “sarebbe un’irregolarità difficilmente sanabile perchè i termini elettorali sono molto rigorosi”.
Una dichiarazione che, alla luce della precisazione di questa sera giunta dal ministero, davvero sembra appunto lasciare pochi margini a Fava.
Che però non si dà per vinto: “Se pensano di poterci escludere dalla competizione elettorale per un eventuale cavillo burocratico, – ha detto – si deve sapere che aspetti formali, di discutibile fondatezza, non bloccheranno il progetto di cambiamento della Sicilia che stiamo portando avanti. Se ciò dovesse malauguratamente accadere, – ha aggiunto Fava – lo potremmo considerare alla sorta di un misero golpe politico. Noi siamo in campo con determinazione e ancora maggiore forza. Le informazioni di cui disponiamo sull’andamento della campagna elettorale – ha concluso – ci dicono che siamo nelle condizioni di farcela”.
( da “Sicilia Live“)
argomento: elezioni | Commenta »
Settembre 27th, 2012 Riccardo Fucile
TRA INDENNITA’, RIMBORSI E DIARIA SI ARRIVA A 12.000 EURO AL MESE… POI IN SOCCORSO ARRIVA ANCHE UN GETTONE EXTRA
L’ha diffusa ieri alla stampa Cateno De Luca, deputato regionale, attualmente sotto processo per abuso d’ufficio e falso, candidato alla presidenze dell’Ars. Lui si definisce “una piccola azienda vivente”.
Con quei soldi paga un’Audi A4 con autista personale, segreteria sparse in mezza Sicilia, cene e convegni con buffet almeno due volte a settimana.
E, ancora, portaborse, addetto stampa e consulenti.
«Come tutte le imprese ogni mese faccio un rendiconto, a differenza di qualche mio collega che si mette i soldi direttamente in tasca», dice Cateno De Luca.
Un’impresa, quella del deputato-partito De Luca, che ha come entrata il ricco stipendio garantito da Palazzo dei Normanni: un assegno che tra indennità , diarie varie, rimborsi spese, un bonus di 4 mila euro per i portaborse, arriva a una cifra totale di 14.598 euro.
Senza considerare che, in caso d’incarichi aggiuntivi, come ad esempio presidente di commissione, a questa cifra occorre sommare altri tre mila euro.
«La mia busta paga prevede un’indennità parlamentare di 10.705 euro, alla quale occorre aggiungere 3.500 euro di rimborsi spese e diaria, e altri 1.331 euro per l’indennità di trasporto su gomma, che mi spetta in quanto vivo fuori da Palermo. Infine ci sono 345 euro per spese telefoniche».
L’Ars versa ai gruppi altri 4 mila euro a deputato che vengono poi girati ai singoli onorevoli per le spese di portaborse e segreterie: «Fino all’anno scorso questi soldi nemmeno dovevo rendicontarli, adesso per almeno 2 mila euro devo portare qualche pezza d’appoggio, mostrando regolari contratti. Io ho sempre messo in regola tutti i miei collaboratori, pochi lo fanno in questo Parlamento».
A ogni deputato spettano poi 10 mila euro all’anno, circa 800 euro al mese, per rimborsi di viaggi.
Il totale fa 14.598 euro netti al mese, cifra che De Luca raggiunge anche perchè non deve versare un euro ad alcun partito, se non il suo.
«Anche se io questa cifra non la guadagno, visto che ho acceso un mutuo con il Banco di Sicilia utilizzando una convenzione messa a disposizione dell’Ars».
Convenzione che garantisce il prestito praticamente a interessi zero, a fronte di quelli pagati dai comuni mortali alle prese con l’acquisto della prima casa.
Ma come spende tutti questi soldi un deputato?
«La prima spesa che affronto – dice De Luca – è quella dell’auto. La mia provincia, quella di Messina, è composta da 109 comuni e ogni giorno ho appuntamenti in diversi posti. i miei elettori. Ho quindi un autista, che pago 1.300 euro al mese, e vado in giro con una Audi A4 che ho affittato dall’Audicentrum di Palermo, per un costo di 1.200 euro ».
Poi ci sono le spese di segreteria: «Ho tre segretarie che pago con regolare contratto e che si occupano delle mie sedi elettorali a Santa Teresa Riva, Messina e a Palermo in corso Pisani. Fra contratti ai collaboratori e utenze, cioè luce e telefono, spendo altri 2.500 euro al mese. Ho anche un addetto stampa con contratto part time che mi costa 600 euro al mese, e mi avvalgo sempre di consulenti per la mia attività parlamentare: ho un assistente legale e, in base ai vari argomenti in discussione in aula, alcuni consulenti specifici. Per loro spendo 2 mila euro al mese, ma durante il voto a Sala d’Ercole della Finanziaria sono arrivato a spendere anche 10 mila euro: non a caso poi ho presentato cinquemila emendamenti, tutti molto dettagliati».
«Ogni settimana organizzo in giro per la mia provincia almeno due appuntamenti con gli elettori, di solito il venerdì e il sabato. In genere invito a cena in pizzerie che conosco da tempo una ventina di persone, pagando circa 20 euro a testa per una pizza e una birra. Se invece organizzo un convegno o un seminario, allora pago il buffet con rosticceria e bibite. In genere faccio un appuntamento al mese in ognuno dei collegi provinciali del Messinese. Per questi appuntamenti elettorali spendo 3 mila euro al mese, e penso che un deputato debba sempre farli per tenere davvero i rapporti con il territorio».
(da www.marsala.it)
argomento: la casta | Commenta »