Destra di Popolo.net

INTERVISTA AL CINQUESTELLE CURRO’: “BASTA, NON NE POSSIAMO PIU’ DI QUESTA LOGICA DA REGIME”

Giugno 19th, 2013 Riccardo Fucile

“IO VOGLIO LAVORARE QUI CON IL MOVIMENTO PER IL BENE DI CHI CI HA ELETTO”

«Paola Pinna è diventata il nuovo bersaglio su cui sfogare le loro pulsioni medievali».
Onorevole Tommaso Currò, scherza?  
«Rifletto. A volte mi rendo conto che vado anche oltre. Forse anche in questo caso. Quello che voglio dire è che dopo la riunione congiunta per decidere l’espulsione della senatrice Gambaro, sono riprecipitato nello stato d’animo di due mesi fa».
Vale a dire?  
«Una grande amarezza. Prima gli insulti a Furnari e Labriola. Poi la Gambaro. Adesso si parla della Pinna. Dopo a chi toccherà ? Eppure c’è una cosa che mi sento di dire razionalmente: basta, per favore. Non se ne può più di questo metodo».
E di pancia che cosa le verrebbe da dire?  
«Che le espulsioni collettive seguono una logica da partito fascista, che evidentemente non è mai stata quella del Movimento, un grande progetto in cui il confronto, serrato, ricco, costruttivo, è da sempre un elemento fondamentale».
Perchè le cose sono cambiate?  
«Non lo so. Non lo capisco. C’è una contrapposizione frontale tremenda. Io vorrei solo lavorare. Abbiamo un sacco di cose importanti da fare. Ci stiamo impegnando. Eppure non riusciamo a fare a meno di scontrarci. Ci sono posizioni davvero talebane».
Che cosa è successo durante la riunione di lunedì?  
«Che oltre quaranta persone hanno provato a spiegare che era ingiusto votare sulla Gambaro, una collega bravissima. Nove si sono astenute. Un dissenso forte. Che non è bastato. Alcuni si nascondono dietro il branco. Io ho chiesto anche che il voto fosse nominale. Era giusto che ognuno si assumesse le proprie responsabilità ».
Invece?  
«Invece alcuni hanno un’idea di trasparenza molto curiosa».
Ha voglia di passare al gruppo misto anche lei?  
«Assolutamente no. E a fare che cosa poi? Io voglio lavorare qui. Col M5S. Per il bene di chi ci ha eletto. Non chiedo altro».
Perchè ha accusato il senatore Santangelo di essere fascista?  
«Ho sbagliato. Non avrei dovuto usare quei toni. Mi scuso. La parola neanche la ricordo. Ma ricordo di avergli detto di vergognarsi. Ero fuori di me. Io ho una coscienza. E sono abituato a tenere la schiena dritta. Altri non so».

Andrea Malaguti
(da “La Stampa“)

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GRILLESCU PASSA ALLA PULIZIA ETNICA: “PRONTI A UN’ESPULSIONE CUMULATIVA”

Giugno 19th, 2013 Riccardo Fucile

“SI SONO RIDOTTI A INDIRE MANIFESTAZIONI A SOSTEGNO DEL LEADER, COME IL PDL CON BERLUSCONI”

Raccolgono le interviste scomode.
Guardano con sospetto i movimenti di Pippo Civati e Sonia Alfano.
Additano “quelli che parlano con i giornalisti”.
E si preparano a uno showdown che potrebbe arrivare già  all’inizio della prossima settimana. La nuova parola d’ordine dei “talebani” a 5 stelle — ispirata dall’ormai malcelato malumore di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio — è «stanarli tutti insieme».
Si rendono conto che mandar via uno a uno i “dissidenti”, le persone accusate di fare del male al Movimento con le loro critiche, sarebbe uno stillicidio difficile da spiegare.
Così, pensano a una cacciata collettiva.
Come fare è presto detto.
Entro il fine settimana tutti i deputati dovranno rendicontare quel che hanno speso dei loro stipendi, tenersi 5mila euro lordi di indennità  (che ammonterebbero a circa 3200 netti), farsi fare un “cedolino-ombra” dal commercialista prescelto dal gruppo e restituire la parte dei rimborsi non spesa per esercitare il mandato.
Quel che gli uffici comunicazione di Camera e Senato stanno cercando di organizzare è un «Restitution day», sulla scia di quelli già  fatti a livello regionale.
«A quel punto i dissidenti verranno fuori», dice un deputato ortodosso, certo che si tratti di una «questione di soldi».
Ma c’è un’altra arma, nel caso in cui lo spettro della rendicontazione e degli scontrini controllati uno a uno non bastasse.
Un dossier sulle uscite contrarie «all’etica del Movimento».
«Abbiamo raccolto le interviste di tutti quelli che negli ultimi giorni, nonostante avessimo chiesto in assemblea di non farlo, hanno continuato a rilasciare dichiarazioni non sulle cose di cui si stanno occupando, ma sul Movimento e i suoi presunti problemi. Presto le tireremo fuori».
La “lettera scarlatta” è già  passata dalle vesti di Adele Gambaro (sulla cui sorte la Rete dovrebbe decidere nel fine settimana) a quelle di Paola Pinna.
La deputata sarda — di cui già  tre giorni fa Andrea Colletti aveva chiesto l’espulsione via e mail — è additata per tutto il giorno come «la prossima ».
Per il «clima da psicopolizia» di cui ha parlato a Piazzapulita, per le dichiarazioni rilasciate sulla scarsa democrazia del Movimento.
Sotto osservazione però sono in tanti. Il più arrabbiato per come sono andate le cose all’assemblea — era ieri Tommaso Currò. Un fiume in piena perfino alla buvette: «Vogliono cacciarci in massa? Sono metodi che mi ricordano il fascismo, e l’ho detto in tempi non sospetti, che continuando così è lì che si arriva. Alla riunione è prevalsa la logica del branco: è facile, quando sei nel branco, sbranare una persona squisita, splendida, come Adele. L’ho chiesto: metteteci la faccia, il voto sia nominale. Non hanno avuto il coraggio, così come non hanno voluto lo streaming, nè che io filmassi chi alzava la mano per mandarla via».
Non ha paura di essere cacciato, Currò, «mi dispiace solo che non posso lavorare di più, che non riesco a fare di più qui dentro per questo Paese anche per colpa di queste cose».
Non giustifica chi si è astenuto, o non ha partecipato alla riunione: «Non hanno la schiena dritta neanche quando si tratta di difendere un principio costituzionale da una gogna degna del Medioevo ».
Alessio Tacconi è più cauto, ma certo che «siamo entrati tutti lì sapendo quel che avremmo votato. Ora dicono che se lei fosse rimasta le cose sarebbero potute andare meglio, ma non è così. Era tutto deciso».
Adriano Zaccagnini, silenzioso da giorni, dice solo che è «una cosa tristissima. Comincia il walzer delle espulsioni. Sono usciti fuori gli istinti più animali».
E il senatore Lorenzo Battista si limita a una battuta: «Rischiamo di sembrare il Grande Fratello, ogni settimana una nomination».
Ironie a parte, la Rete è scatenata. I dialoganti ne sanno qualcosa.
Lo sa anche l’europarlamentare europea Sonia Alfano, accusata di «compravendita morale» e per questo attaccata dai fan di Grillo su Internet.
«Li stanno fomentando, ho già  depositato a chi di dovere una serie di messaggi che mi sono arrivati, auguri di morte per me e per i miei figli. Ma io non faccio nient’altro che rispondere a chi mi chiama, e non smetterò. Se non capiscono che devono ripartire, e trovare modalità  nuove per stare lì dentro, continueranno a perdere pezzi. È un problema loro, che si sono ridotti a indire manifestazioni a sostegno del leader. Come il Pdl con Berlusconi».

Annalisa Cuzzocrea
(da “la Repubblica”)

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LA PROTESTA IMMOBILE CONTRO LA REPRESSIONE DEL PREMIER ERDOGAN.

Giugno 19th, 2013 Riccardo Fucile

SIAMO TUTTI “DURAN ADAM”: GIOVANI TURCHI CHE RESTANO IN PIEDI

È un inno alla resistenza, alla forza delle idee, al confronto pacifico, all’essenza del significato di cittadinanza.
Contro la forza bruta di Erdogan e l’arroganza del suo inner circle, mostrato con la repressione fisica e l’arresto di almeno cinquecento cittadini che volevano evitare la distruzione di Gezi park e della democrazia turca, il coreografo turco Erdem Gunduz ha realizzato una performance inedita quanto potente: “Duran Adam”, l’uomo che sta in piedi.
In silenzio, immobile, Gunduz ha fissato per quasi 8 ore l’enorme stendardo con il volto di Kemal Ataturk appeso alla facciata del palazzo dell’Opera, che costituisce di fatto un lato di piazza Taksim.
All’inizio nessuno ci aveva fatto caso: perchè fare caso a un giovane uomo, vestito come un cittadino qualunque, con una specie di ventiquattr’ore, che si ferma in mezzo alla piazza e fissa gli occhi trasparenti del padre della Turchia moderna, in teoria laica e democratica?
Ma dopo che la polizia ha messo le manette a circa 500 persone che “hanno sostenuto i terroristi di Gezi”- come hanno spiegato sui media di regime, praticamente tutti, i vari vice premier, governatori e il portavoce del partito islamico Akp, di cui il premier turco Erdogan è leader indiscusso— molti turchi liberi hanno capito che la protesta immobile e silenziosa di Gunduz rappresentava meglio di qualsiasi altra la loro attuale situazione sotto l’aspetto razionale quanto emotivo.
Nonchè una forma inedita di protesta.
Zittito, arrestato, piegato ma non di certo sconfitto, il popolo di Occupygezi non si rinchiude dunque in salotto, anche se il governo ha dato il via a una vera e propria caccia alle streghe nei confronti dei militanti dei partiti laici, dei medici che hanno curato i feriti durante l’assalto della polizia, degli architetti e dei lavoratori del servizio pubblico che l’altro ieri avevano indetto uno sciopero nazionale per protestare contro l’uso sproporzionato della forza per punire una protesta che è sempre stata ed è rimasta pacifica, disarmata.
“Erdogan ci ha accusati di qualsiasi devianza. Ma ai suoi sostenitori portati a pagamento al suo comizio di domenica scorsa, non ha solo detto che noi siamo degli alcolizzati, depravati, omosessuali, maniaci, ha piuttosto insinuato che noi di Gezi siamo contro l’Islam. Questo significa incitare alla guerra civile. Significa voler spaccare in modo cinico e spietato la società  pur di mantenere il potere”, spiega uno studente universitario di 23 anni, Cem, da 3 ore in piedi con un gruppo di amici davanti allo sguardo fiero di Ataturk.
Anche ad Ankara e in altre città  ci sono stati raduni di uomini che rimangono in piedi per difendere la libertà  d’espressione.
Duran Adam è diventato in poche ore l’hashtag (#Duranadam) più seguito su twitter, il social network che Erdogan ha definito “la cancrena della società ”.

Roberta Zunini
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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L’UOMO ALBERO

Giugno 19th, 2013 Riccardo Fucile

QUANDO UNA SCELTA SILENZIOSA GENERA UN RUMORE PAZZESCO

Alle sei della sera il coreografo e ballerino Erdem Gunduz è arrivato in piazza Taksim a Istanbul, si è fermato davanti al ritratto del padre della Turchia laica Atatà¼rk ed è rimasto lì.
Immobile e muto come un albero.
La sua scelta silenziosa ha fatto un rumore pazzesco.
Prima di mezzanotte intorno all’Uomo Albero era cresciuta una foresta. Giovani, adulti, vecchi, bambini: tutti immobili e muti, le braccia rilasciate lungo i fianchi ma lo sguardo alto, persino fiero, a testimoniare una resistenza che rifuggiva la violenza, anche quella verbale.
I poliziotti del governo sembravano spiazzati.
Li avevano addestrati a combattere proteste fatte di urla e di pietre.
Si ritrovavano in mezzo a una foresta di corpi silenziosi.
Ma come si disperde una foresta, se non dandole fuoco?
Quale reato commette chi si blocca in mezzo a una piazza, davanti a un ritratto, e rimane lì, immobile e muto come un albero?
Qualche albero è stato preso e portato via con l’accusa di intralcio del traffico e adunata sediziosa.
Ma altri ne spuntavano da ogni angolo, rispondendo al richiamo dell’emulazione che attraversava la città .
Arrivavano in piazza di corsa e lì sì bloccavano. Immobili e muti.
Quel silenzio diceva cose molto più grandi di quante ne possa contenere qualsiasi parola.
E rendeva improvvisamente vecchio il rito stanco e sterile degli slogan ritmati, dell’indignazione a comando, della rabbia che attira solo altra rabbia.
Finchè, intorno a mezzanotte, a Erdem Gunduz è scappata la pipì.
La natura vince sempre.
La prossima notte tornerà  in piazza, con Erdem e i suoi amici, immobili e muti: un ottimo modo, forse l’unico, per andare lontano e farsi sentire.

Massimo Gramellini
(da “La Stampa“)

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I LECCHINI DI GRILLO CONTINUANO LE EPURAZIONI, ORA TOCCA ALLA PINNA: HA OSATO DIFENDERE LA GAMBARO

Giugno 19th, 2013 Riccardo Fucile

CHISSA’ DA CHI HANNO IMPARATO A USARE LA MACCHINA DEL FANGO PER SCREDITARE IL NEMICO… I LORD MANUTENGOLI DI GRILLO INSULTANO LA PINNA PERCHE’ “DISOCCUPATA”, COME SE FOSSE UN REATO: FINCHE’ GLI ITALIANI SENZA LAVORO LI ACCOGLIERANNO IN PIAZZA COME MERITANO

Continuano le epurazioni in casa Cinque Stelle.
Dopo la senatrice Adele Gambaro è la volta della deputata Paola Pinna, per la quale il deputato stellato Andrea Colletti ha chiesto, con una mail inviata al capogruppo Riccardo Nuti, di avviare la procedura di espulsione.
“Paola Pinna… Chi?”. Con questa domanda provocatoria, scritta a caratteri cubitali, si apre la pagina ufficiale del gruppo 5 Stelle alla Camera su Facebook.
Così, la deputata sarda entra ufficialmente nel mirino del Movimento, ‘colpevole’ di aver parlato di “talebani” e di “clima di psico-polizia”.
Sotto, il titolone a caratteri cubitali di Roberta Lombardi, ex capogruppo a Montecitorio, gran cervello politico. “Non abbiamo mai visto questa persona alle nostre assemblee – scrive la Lombardi – molti di noi non sapevano neppure della sua esistenza”. Poco prima, nel corso del sit-in pro Grillo in piazza Montecitorio, Lombardi aveva risposto a chi le chiedeva della deputata: “Pinna chi?”.
Evidentemente la Lombardi non segue i lavori parlamentari del Senato, visto che la Pinna la conoscono tutti, essendo intervenuta in aula più volte.
Ma queste sono miserie umane, al pari di quel deputato lecchino che si è permesso di sostenere che la Pinna, essendo una disoccupata, dovrebbe seminare fiori ai lati della strada quando passa Grillo, come se il dittatorello le passasse un decimo degli utili del suo blog.
Essere disoccupati per il fighetto grillino ora è un reato: ma non erano loro a promettere lavoro ai precari?
Squallore si somma a squallore.
Dopo l’espulsione decretata dall’assemblea plenaria di deputati e senatori oggi si è aggiunto un nuovo capitolo: il dossieraggio fotografico.
E’ successo a Palazzo Madama, nel pomeriggio.
Gambaro è stata fotografata mentre parlava con Antonio Razzi, l’ex deputato dell’Italia dei valori passato al centrodestra nella scorsa legislatura e rieletto al senato col Pdl.
I due si stavano cambiando qualche parola quando tre collaboratori del M5S a Palazzo Madama, si sono dati da fare per scattarle una foto.
Tra loro c’era Matteo Incerti, il vice di Claudio Messora, responsabile della comunicazione grillina nella camera alta, che ha detto: “Dai, dai, scatta una foto. Guardala là , falle una foto”.
Per poi diffamarla sostenendo che è al servizio del nemico?
E caso strano se la prendono con le donne Cinquestelle: che grande esempio di coraggio, non si sa mai che un dissidente-uomo non gli stampi un cazzotto in faccia prima o poi.
Esiste anche un altro fronte che qualcuno potrebbe aprire, quello giudiziario.
Perchè i talebani non conoscono neanche i regolamenti e le leggi: tutte queste espulsioni di fronte a un giudice verrebbero immediatamente annullate.
Perchè il non Statuto giuridicamente è carta igienica e quello registrato in gran segreto da Grillo, suo nipote e il suo commercialista, ovvero l’unico che fa testo, stabilisce che non esiste vincolo di mandato tra eletto e partito, quindi il parlamentare è libero di esprimersi come gli pare.
E il regolamento del gruppo prevede provedimenti disciplinari solo se approvati dalla metà  + uno del gruppo di appartenenza, mentre ieri hanno votato contro la Gambaro solo 79 su 163, quindi è carta straccia anche quello.
Senza contare che avrebbe dovuto essere giudicata solo da gruppo del Senato (in quel caso sarebbe stata pure respinta la proposta)
Ma dove esistono mai partiti dove chi forma una corrente critica viene espulso?
Forse in Corea del Nord ormai e in Italia, grazie a Grillo.
E la votazione on line dei presunti iscritti?
Votando sul blog di Grillo poi… ma chi li conosce?
Chi assicura che i dati non si possano manipolare?
Se questa è la democrazia diretta, cosa sarà  mai una dittatura?
Auguriamo ai Cinquestelle in buona fede di continuare la loro battaglia da uomini liberi.
Lasciando che i servi continuino da soli a rimestare nella melma in cui sono abituati a vivere.
Finchè lezzo non li separi.

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