Settembre 1st, 2013 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI FIRENZE RIEMPIE LE PIAZZE CON GLI ELETTORI DI CENTRODESTRA
Rottamare le correnti del Pd?
“Benissimo, sono pronto a collaborare fino in fondo, ma dico anche con grande amicizia e serenità che non ho mai visto una corrente così organica come quella che potremmo chiamare renziana”.
L’ex segretario Pierluigi Bersani replica così a Matteo Renzi, che il giorno prima a Forlì, lanciando di fatto la propria candidatura a segretario nazionale, ha messo al primo punto del suo Pd la cancellazione delle correnti.
E per un momento, di fronte alla prossima stagione congressuale, rivive il vecchio duello andato in scena con le primarie dello scorso anno.
“Sono pronto a collaborare e fare un partito federale”, dice Bersani dal palco della festa democratica di Bologna.
Ma se si va a vedere in Parlamento, aggiunge l’ex segretario “nel nostro gruppo sono successe cose mai viste, tipo la presentazione di mozioni o di leggi di correnti. Ma no! Se Renzi deve smontare l’eccesso di correntismo e fare aree politiche che non siano fedeltà a una persona sono d’accordissimo. Però sincerità e teniamo legati i fatti alle parole”, incalza Bersani.
Così come il viceministro dell’economia Stefano Fassina: “Spero che intenda eliminare non solo le altre correnti, ma anche la corrente di cui lui è a capo, che è una delle più strutturate”.
Renzi per ora non reagisce. Lo farà forse oggi alle 18, quando salirà sul palco della festa nazionale di Genova.
Per ora si gode l’effetto rientro, dopo la folla entusiasta che si è trovato di fronte venerdì, prima a Forlì e poi a Reggio Emilia. “E quando mai si erano viste da noi 4mila persone così entusiaste?”, dice Marco Di Maio, il deputato 30enne segretario del Pd di Forlì. “A Reggio Emilia c’erano 8mila persone, stime della questura. Gli stand hanno fatto un record d’incassi”, aggiunge Andrea Rossi, sindaco di Casalgrande e dirigente organizzativo del Pd reggiano.
“Abbiamo visto bene le persone che c’erano: alla festa nella campagna di Forlì c’erano i vecchi compagni ma anche tanti elettori estranei al centrosinistra”, racconta Di Maio, un anno fa sostenitore di Bersani e oggi del sindaco di Firenze.
Niente facile ironia però: “La forza di Renzi sta anche nella sua capacità di attrarre consensi al di là dei confini nostri tradizionali”.
E se un anno fa in Emilia vinse Bersani, “oggi si è ribaltato tutto – dice il deputato di Forlì – la maggioranza sta con Matteo”.
D’altra parte, rileva il sindaco Rossi, “il popolo del centrosinistra è stanco delle delusioni, ha fame di vittoria. E dopo aver sofferto la in questi anni crisi vuole ora una speranza”.
Lo stesso Renzi non nasconde soddisfazione: “Questa volta è un film diverso, non mi fermano”, dice ai suoi. E se non è una ‘rivincita’, la sua scalata al Pd, ci assomiglia.
“Si avverte che il clima è cambiato, ora i corpi estranei sono gli altri”, dice Francesco Bonifazi, il deputato fiorentino che in veste di ‘chauffeur’ ha accompagnato Renzi nelle due tappe emiliane. “Ormai si è capito che c’è solo lui”, aggiunge.
Forse non ad Umbertide nel perugino però: “Alla festa Pd tutti i renziani sono stati esclusi dai dibattiti”, denuncia su Twitter il presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi.
Massimo Vanni
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Settembre 1st, 2013 Riccardo Fucile
SHOW DI BERLUSCONI A LARGO ARGENTINA: FIRMA TUTTI I REFERENDUM (ANCHE QUELLI CONTRO LE SUE LEGGI) E SPERA NELL’AMNISTIA SUL GOVERNO: “MAI DETTO CHE DEVE CADERE, MA SE DECADO…”
“Ma vattene agli arresti domiciliari”, gli grida una signora appena lo vede arrivare, sotto braccio a Marco Pannella, a Largo Argentina, a metà strada tra Palazzo Grazioli e la storica sede del Partito radicale.
Voce dal sen fuggita a sciupare la scena, che il fido Roberto Gasparotti, spedito in avanscoperta, aveva ricontrollato nei minimi dettagli.
Nell’attesa, il pidiellino Vincenzo Piso (ala missina fedele a Silvio) e il pannelliano Sergio D’Elia fraternizzano.
Due passati a confronto: l’uno in Terza Posizione, l’altro in Prima Linea.
Strani mix di fine impero: Domenico Gramazio, il “pinguino”, che fa il gentile, mescolato alla militanza radicale, Maria Antonietta Farina Coscioni ed Elisabetta Zamparutti, che si preparano al rito della firma.
Il banchetto allestito per sostenere i referendum radicali è pronto per Silvio: “Firma. Questa giustizia può colpire anche te”.
Dietro, la foto del povero Enzo Tortora.
“Mettetevi qui”, suggerisce Gasparotti rivolto a un gruppetto di giovani del Pdl.
“C’è solo un presidente”, gridano loro. Dall’auto blu, scendono Pannella e Berlusconi, quasi 160 anni in due.
Accompagnati da Maria Rosaria Rossi, “la badante”.
Sembrano una coppia di vecchi amici stranamente assortiti e diversamente invecchiati. L’uno con maglietta nera sotto la giacca blu, che fa tanto buttafuori, l’altro con i capelli bianchi lunghi e la cravatta fantasia fuori dal maglione, che fa un po’ “ragazzo di strada”.
Vecchi amici ritrovati sotto le comuni insegne dell’amnistia, storica battaglia pannelliana e nuova bandiera berlusconiana (“purtroppo, ogni intervento che possa favorire me la sinistra non lo fa”).
E dei referendum anti-giudici. “Marco Travaglio, toh”, si diverte a fare il buffone Pannella, con tanto di gesto dell’ombrello: “Dal servo di Berlusconi”. Che bacia, platealmente.
Dopo avergli fatto da spalla per tutto il tempo, con tempi comici perfetti.
Il Cavaliere tenta una improbabile storia della sua riforma della giustizia. E Pannella lo interrompe: “Ma quale?”.
Quella che non è riuscito a fare, ovviamente. “Dai sempre la colpa agli altri delle cose che non hai fatto tu”, lo punzecchia bonario il sodale.
Felice come una pasqua del suo amico Silvio, venuto a firmare tutti e dodici i referendum radicali.
E pazienza se metà sono contro le leggi “liberticide” — come diceva Pannella — approvate dal governo Berlusconi. Contro la Bossi-Fini e il reato di clandestinità . Contro la Fini-Giovanardi e la criminalizzazione delle droghe leggere.
Berlusconi firma tutto. Quelli sulla “giustizia”: “Che sono assolutamente sacrosanti”, assicura il condannato.
Ma anche gli altri, tutti, pure quello contro l’Otto per mille. “Voglio difendere il diritto di ogni cittadino a esprimere il proprio voto”, sfoggia la sua anima liberale il Cavaliere.
L’uomo che voleva salvare Eluana Englaro con una legge che l’avrebbe condannata all’accanimento terapeutico.
Cose del passato. Ora il condannato ha bisogno dell’amico Pannella. E, senza fare troppi mea culpa, si gode l’abbraccio a favore di telecamera.
Che utilizza anche per lanciare qualche messaggio al governo Letta. “Spero che possa continuare a lavorare”, “l’Italia ne ha bisogno”, “sta facendo cose egregie”.
Ieri, nel calendario, era il giorno delle colombe.
E i ministri che minacciano le dimissioni? “Sono loro che mi dicono di volerlo fare”. Ma “Niente ultimatum”, assicura l’ex premier, riproponendo l’aut-aut del giorno prima come una questione di bon ton: “È assurdo che una forza democratica resti al tavolo dell’esecutivo se gli viene sottratto il leader”.
E di coerenza con la storia: “Ma ve lo immaginate cosa avrebbero fatto i comunisti se avessero sottratto De Gasperi alla Dc o se la Dc avesse sottratto Togliatti al Pci?”. Mutatis mutandis: “Loro non erano fondatori di un partito come me”.
Altro che condannato. L’unica colpa che il Cavaliere è disposto a riconoscere: “Non aver raggiunto il 51% dei consensi”.
Quanto a Pannella, si sa, è uno che va in soccorso dei condannati. “Marco, il presidente ha detto che ti saluta e che io sono a tua disposizione per accompagnarti dove vuoi”, gli si avvicina Gasparotti, quando Silvio è già lontano.
“Che ne dici della Turchia?”, gli fa lui. Sembra una battuta. Ma forse non lo è del tutto. “Gliel’ho detto a Silvio”, se la ride: “Anche senza passaporto non preoccuparti, ti porto io fuori, all’estero, magari per qualche giorno… Lo faccio come atto di disobbedienza civile”.
Mariagrazia Gerina
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 1st, 2013 Riccardo Fucile
VEDERE IL CAVALIERE OSTAGGIO DI PANNELLA E IN PREDA A EVIDENTE STATO CONFUSIONALE PROVOCA UNA STRETTA AL CUORE ANCHE AGLI ANTIBERLUSCONIANI
La scena del Banano preso in ostaggio da Pannella e in evidente stato confusionale, deportato al banchetto dei radicali per firmare i referendum per la “giustizia giusta”, provoca una stretta al cuore anche all’antiberlusconiano più sfegatato.
Intanto perchè, se la giustizia fosse davvero giusta, lui sarebbe già in galera da un pezzo.
E poi perchè Pannella sta cercando di convincerlo ad andare in galera o in alternativa a fuggire all’estero, manifestando una sfiducia davvero ingiusta nelle capacità salvatrici del Pd e del Quirinale.
Il fatto poi che i radicali vogliano abrogare le leggi sull’immigrazione e sulle droghe, che hanno riempito le carceri di immigrati e di drogati, tutte regolarmente varate dai governi Berlusconi, aggiunge ridicolo al tragico.
Già è molto comico vederlo fare carte false per far dichiarare incostituzionale la legge Severino, reclutando giuristi per dimostrare che tutti quelli che l’hanno approvata otto mesi fa, lui compreso, sono dei somari.
Il guaio del pover’ometto è che in tanti anni nessuno ha avuto il coraggio di spiegargli come funziona la giustizia: se uno commette molti reati, subisce molte indagini e molti processi; e, se uno è colpevole, di solito lo condannano.
Se uno lo sa si rassegna, o cerca di smettere di delinquere o almeno di farsi beccare con tanta facilità .
Perchè, più che dai magistrati, le sentenze dipendono dall’imputato.
A prescindere dalle rispettive idee.
Ma B., diceva Montanelli, è un bugiardo sincero: a furia di mentire, finisce col credere alle balle che racconta.
Ancora ieri, per dire, dichiarava che “i miei 41 processi (l’anno scorso erano 107, due anni fa 109: variano col tasso di umidità , ndr) sono colpa di Magistratura democratica”.
Qualcuno che gli vuol bene dovrebbe spiegargli che nessuno dei cinque giudici di Cassazione che l’han condannato è di Md, anzi il suo stesso Giornale parlò di “toghe moderate”.
E il Pg che ha chiesto la conferma della condanna è l’ex presidente di Magistratura indipendente, la corrente più a destra.
Soltanto una mente malata, o uno che legge il Giornale, Libero , Panorama e il Foglio, o vede solo i tg Rai e Mediaset può pensare che un magistrato non di sinistra sia portato ad assolvere il leader del centrodestra davanti a una montagna di prove delle sue frodi fiscali milionarie su decine di conti esteri e società offshore.
Che sia di destra, centro, sinistra, anarchico o grillino, il magistrato quando vede un delinquente lo condanna perchè è colpevole, non perchè la pensa in un certo modo. Salvo, si capisce, che sia pagato dall’imputato, ma gli Squillante e i Metta sono purtroppo in pensione.
L’idea poi che, separando le carriere, i giudici assolveranno i colpevoli solo perchè non sono più colleghi dei pm è un’altra baggianata che può dire e credere solo lui.
E chi ha interesse a farglielo credere. Tipo i suoi avvocati, che lui cambia continuamente come Zamparini gli allenatori, stipendiandone mezza dozzina alla volta.
Ma, invertendo l’ordine dei legali, il prodotto non cambia.
Prendete Coppi, noto principe del foro, che sbuca ormai in tutti i processi più famosi perdendoli quasi tutti (specie se difende colpevoli: Andreotti, Fazio, Misseri, i capi della Thyssen).
Qualcuno aveva garantito al povero Banano che, con Coppi in Cassazione, era vittoria sicura. E lui se l’era bevuta. Sappiamo poi com’è andata. Ora Coppi fa lo gnorri. Piagnucola perchè i giudici “dimenticano le questioni giuridiche che avevo prospettato”: in realtà le hanno fatte a pezzi perchè non stavano in piedi.
Annuncia improbabili “soluzioni per tamponare i danni”, così la giostra gira un altro po’.
E si domanda “se sia valsa la pena” suggerire a B. la linea dell’“aplomb”.
Come se un colpevole con l’aplomb diventasse meno colpevole.
Intanto il pregiudicato con l’aplomb incassa la condanna e paga le parcelle, sempre con molto aplomb.
No, vederlo nelle mani dei Pannella e dei Coppi fa male anche a noi.
Lo stanno raggirando e spolpando un’altra volta.
Facciamo qualcosa per liberarlo.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)
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