Destra di Popolo.net

BERLUSCONI HA REGISTRATO IL VIDEOMESSAGGIO DELLA ROTTURA: L’INCUBO DI UNA RICHIESTA DI ARRESTO DA NAPOLI PER AVER CORROTTO DEPUTATI

Settembre 4th, 2013 Riccardo Fucile

ANDRA’ IN ONDA DOMENICA, GIORNO PRIMA DELLA GIUNTA SULLA DECADENZA

È quando fallisce anche l’ultima mediazione di Gianni Letta che Silvio Berlusconi, ad Arcore, inizia la registrazione del video messaggio in cui annuncia la rinascita di Forza Italia.
In nome della battaglia contro la “persecuzione giudiziaria” e della necessità  di una riforma della giustizia contro le toghe politicizzate.
Con parole più dure di quelle usate nel ’94.
È pronto e i ben informati assicurano che avrà  un effetto “deflagrante” sul governo.
Il timing della crisi prevede che andrà  in onda domenica sulle reti Mediaset, il giorno prima dell’inizio dei lavori della Giunta del Senato.
Eccolo, lo spartito della guerra.
Il via libera arriva a metà  pomeriggio dopo che Gianni Letta, dal suo studio al Nazareno, informa per telefono il Cavaliere che gli ultimi contatti col Quirinale non hanno portato nessun risultato.
E che il Colle è fermo alla nota del 13 agosto: non concede altri spazi.
L’ultimo canovaccio diplomatico messo a punto dal principe delle colombe berlusconiane prevedeva un grande scambio in nome della “responsabilità  di governo”.
Con Silvio Berlusconi che avrebbe potuto vergare un’appassionata lettera di dimissioni da senatore per evitare la rissa sulla decadenza e blindare il governo.
E Giorgio Napolitano che, di fronte a un gesto di tale nobiltà , avrebbe potuto concedere (secondo l’idea di Gianni Letta) una “grazia immediata” senza aspettare che il condannato iniziasse a scontare la pena.
Un’operazione praticamente impossibile su cui Gianni Letta ha registrato un forte scetticismo del Cavaliere, poco propenso a una fiducia “in bianco” nei confronti del capo dello Stato: “Come posso fidarmi – è stato il suo ragionamento – di uno che vuole farmi fuori e che come ultimo atto ostile nei miei confronti ha nominato quattro senatori a vita di sinistra?”.
Nè il Quirinale ha concesso qualcosa in più rispetto alla cornice chiarita nella nota di agosto, in cui veniva spiegato che per la grazia ci sono precise condizioni, e la prima è che il condannato rispetti la sentenza e inizi a scontare la pena.
È in questo quadro che tutta l’operazione diplomatica si è arenata. Anzi è saltata. Compreso l’appuntamento di Fedele Confalonieri, altro interlocutore del Quirinale. Sarebbe dovuto salire al Colle per un colloquio fissato da tempo ma al momento nessuno ha ravvisato le condizioni per un incontro.
Ecco l’umore nero del Cavaliere. Fonti autorevoli che hanno parlato con lui così sintetizzano l’esito dei contatti col Quirinale: “Al massimo gli dà  un passaporto per scappare, niente di più”.
Nella battuta c’è la grande paura di queste ore. O meglio: l’incubo. Che ha a che fare non solo con la condanna Mediaset, ma con il timore dell’arresto in relazione a tutti gli altri procedimenti giudiziari.
Niccolo Ghedini è certo che a Napoli, sulla vicenda della compravendita dei parlamentari, la richiesta di arresto sia già  scritta.
È proprio la paura che le procure possano scatenarsi ad alimentare i propositi bellicosi di Berlusconi.
Convinto che a questo punto l’era della diplomazia sia finita. E che tutti i tentativi di trattativa siano ormai inutili.
E adesso l’unica discussione è sui tempi. E cioè su “quando” rompere.
Occorre un “appiglio”, un fatto concreto.
L’idea, rispetto all’ipotesi di venerdì, è di aspettare lunedì l’inizio della discussione in Giunta, per registrare l’ostilità  del Pd.
Per questo proprio a lunedì è stato spostato l’ufficio di presidenza inizialmente fissato per venerdì. In quel giorno, invece, è prevista una riunione ad Arcore con la cerchia più stretta dei dirigenti.

(da “Huffingtonpost”)

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TOSI SI SOGNA PREMIER E ANNUNCIA LA SUA CANDIDATURA ALLE PRIMARIE DEL CENTRODESTRA CHE NON SI FARANNO MAI

Settembre 4th, 2013 Riccardo Fucile

PUO’ CONTARE SULL’APPOGGIO DI SORELLA MELONI E FRATELLO SALVINI (CHE COSI’ DIVENTEREBBE SEGRETARIO DELLA LEGA)… ALLORA E’ A POSTO

Flavio Tosi è pronto per la leadership del centrodestra.
La sua candidatura sarà  presentata a Mantova 6 ottobre.
La notizia rimbalza da un corridoio all’altro del Palazzo Vecchio di Verona mentre il suo portavoce si sforza di ridimensionarla senza troppa convinzione: «Forse sì, forse no, magari più avanti».
Da Mantova confermano l’appuntamento, è già  in stand by il sito www.aspettandoil6ottobre.it, mentre arriva l’attestato di stima da Giorgia Meloni, che tra poco più di una settimana avrà  ospite ad Atreju il sindaco di Verona alla festa dei giovani di Fratelli d’Italia: «Tosi può far la sua parte ed è bene che si sia schierato realmente per le primarie, è ora di chiudere la storia del berlusconismo» (detta dalla Meloni questa è davvero la battuta dell’anno   n.d.r.)
Flavio Tosi ad oggi rappresenta per il centrodestra e soprattutto per il Carroccio l’opzione per uscire finalmente dal cono d’ombra del Pdl, ora Forza Italia.
«La Lega ha perso parte del consenso perchè non riuscivamo a portare a casa nulla. Secondo me, quando eravamo al governo, dovevamo salutare Berlusconi e uscire dalla maggioranza. Non possiamo più permetterci di andare lì a vivacchiare» ha spiegato Tosi alla Berghem Fest di sabato scorso.
E per lui ci sono solo tre strade: «O non ci si presenta alle Politiche, o andiamo da soli, oppure stiamo insieme al Pdl. Negli ultimi due casi io dico che sono necessarie le primarie. Il candidato premier deve essere scelto dalla gente».
La decisione di mollare la cima e proporsi come l’anti Berlusconi, prima ancora che l’anti Renzi, permetterebbe a Matteo Salvini di avere via libera alla successione di Maroni.
Un ticket tra i due, forse studiato a tavolino e con prima uscita pubblica venerdì per la Festa della Macroregione sul Mincio, per evitare fratture ulteriori all’interno del Carroccio dopo l’epurazione dei bossiani e i furibondi litigi del sindaco di Verona con il governatore del Veneto, Zaia.
Salvini da parte sua ha scelto di arroccarsi sui temi tradizionali del leghismo (difesa della Padania, no all’immigrazione, critiche feroci al ministro dell’integrazione Kyenge), una politica di marketing di sicuro successo sugli elettori del Carroccio.
Il ticket trova conferma nelle parole dello stesso Salvini: «Tosi è il soggetto politico, l’uomo-Lega in grado di riscuotere consensi sia al nord sia al sud del Paese ed è nella tradizione del Carroccio distinguere tra segretario federale e candidatura alla premiership del Paese», dice.
E poi: «Con Tosi ci sentiamo spesso e non ci sono frizioni a dispetto di quanto vogliano far credere i nemici della Lega. Abbiamo litigato solo una volta, dopo Verona-Milan».
Intanto Maroni ha confermato che il congresso federale, che dovrà  scegliere il suo successore, si terrà  tra il 30 novembre e il 1 dicembre prossimi.
Mentre il 21 e 22 settembre Venezia ospiterà  il conclave leghista per stabilire la ‘svolta politica e programmatica della Lega Nord’, secondo le parole dello stesso Tosi, soprattutto in vista delle elezioni amministrative ed europee della prossima primavera.
Conclave che dovrebbe sancire tra l’altro la pace tra il sindaco di Verona e il governatore Zaia.
Da definire anche l’alleanza con Forza Italia che in molti, Tosi e Salvini in testa, preferirebbero ridimensionare se non addirittura azzerare.
Sullo sfondo della laguna, quel che rimane dei bossiani pronti a dar battaglia e i dissidenti di ‘Prima il Veneto’ che non si riconoscono in Maroni e in Tosi.
Mentre da Arcore fan finta di nulla, impassibili di fronte alla richiesta di primarie e convinti che l’alleanza alla fine rimarrà  in piedi.
Con buona pace di Tosi e delle sorelle d’Italia.

(da “L’Espresso“)

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I SERVIZI SOCIALI NON SALVERANNO BERLUSCONI DALL’INTERDIZIONE: LA CIRCOLARE DEL MINISTERO DEL’INTERNO CHIUDE OGNI SPIRAGLIO

Settembre 4th, 2013 Riccardo Fucile

“L’ESITO POSITIVO DELL’AFFIDAMENTO NON ESTINGUE LE PENE ACCESSORIE”: NON POTRA’ RIPETERSI IL CASO DEL DEPUTATO FRIGERIO

Per l”agibilità  politica” di Silvio Berlusconi si chiude un altro spiraglio.
Il leader Pdl avrebbe potuto sperare in una riedizione del caso di Gianstefano Frigerio, il parlamentare pluricondannato nell’inchiesta Mani pulite che fu sostanzialmente “graziato” da Montecitorio.
Niente interdizione dai pubblici uffici, sancì la Camera nel 2004, perchè dopo rinvii e ritardi nella discussione del caso, Frigerio aveva espiato la sua pena con l’affidamento ai servizi sociali e dunque anche la pena accessoria doveva cadere.
Un precedente ghiotto per il leader del Pdl, condannato in via definitiva per frode fiscale, che tra minacce e retromarce sulla tenuta del governo Letta continua a vedere più ostacoli che aperture nelle varie “soluzioni politiche” prospettate, dalla grazia presidenziale al ricorso alla Consulta contro la legge Severino.
Ma una circolare del ministero dell’Interno, datata 2009 e forte di un parere del Consiglio di Stato, gela l’entusiasmo: “L’esito positivo dell’affidamento in prova al servizio sociale non estingue le pene accessorie”, spiega il documento, “e non legittima la iscrizione o reiscrizione nelle liste elettorali del soggetto alla cui condanna in sede penale acceda la misura dell’interdizione dai pubblici uffici”.
Quella di Gianstefano Frigerio è una storia tutta italiana, e l’iter parlamentare della sua non-decadenza può comunque offrire spunti alla strategia berlusconiana.
Negli anni di Tangentopoli, Frigerio era segretario milanese della Democrazia cristiana. In questa veste, fu condannato condannato in via definitiva per corruzione, concussione, ricettazione e finanziamento illecito.
Ma nel 2001, quando la condanna stava per diventare definitiva, Forza Italia lo candidò alla Camera, nella lista proporzionale bloccata, vale a dire seggio assicurato. Non nella sua Lombardia, ma nella lontana Puglia.
Non con il nome che l’aveva reso famoso come simbolo di Tangentopoli, ma con il misconosciuto nome Carlo.
Due giorni dopo l”elezione, però, le sue condanne diventarono definitive e i carabinieri gli misero le manette. Carriera parlamentare finita? Niente affatto.
Evitato il carcere per motivi di salute e ottenuto l’affidamento ai servizi sociali, Frigerio si vede garantire dal tribunale di sorveglianza di Milano il permesso di recarsi in Parlamento per una forma di lavoro esterno.
La giunta per le elezioni della Camera, all’epoca presideuta da Antonello Soro (Ulivo, oggi Garante della Privacy) attende un anno prima di mettere all’ordine del giorno la decadenza del collega.
E’ infatti al 15 maggio 2002 quando, si legge nei verbali, Soro   “avverte che, su iniziativa del deputato Giuseppe Rossiello, il Comitato permanente per le incompatibilità  ha convenuto sull’esigenza di chiarire la posizione del deputato Frigerio, richiedendo all’interessato ogni possibile elemento documentale in merito all’eventuale sussistenza di cause di ineleggibilità  o di decadenza”.
Ma Frigerio si guarda bene dall’inviare i documenti richiesti. E come dargli torto? E’ come se il comando dei vigili chiedesse a un automobilista di inviare una foto della sua auto in divieto di sosta, così da poterlo multare.
Infatti sei mesi dopo, il 20 novembre 2002, la Giunta si riunisce e a Soro non resta che ripercorrere un lungo carteggio di richieste inevase: “La documentazione acquisita non consentiva una valutazione compiuta della posizione processuale dell’onorevole Frigerio”, lamenta il presidente, e   la giunta “ha quindi chiesto all’onorevole Frigerio di far pervenire con cortese sollecitudine copia della sentenza definitiva a suo carico, nonchè copia del provvedimento di unificazione pene citato nell’ordinanza del tribunale di sorveglianza”.
La questione Frigerio scompare dai radar della Giunta per altri cinque mesi, sino alla seduta del 5 marzo 2003, quando si apprende che “la documentazione pervenuta relativamente alla posizione dell’onorevole Frigerio è stata deferita all’onorevole Antonino Gazzara, che si è riservato di convocare il Comitato per le incompatibilità  non appena verranno acquisiti elementi informativi circa l’iter di una istanza presentata dallo stesso onorevole Frigerio alla Corte d’appello di Milano”.
Delle deliberazioni del Comitato presieduto da Gazzara non vi è alcuna traccia e l’affaire sembra finire nel dimenticatoio.
Perchè? Semplice. Da Frigerio iniziano a piovere con scadenza mensile certificati che attestano il ricovero ospedaliero per curare il glaucoma di cui soffre.
La fase istruttoria e dibattimentale non decolla mai. Passa un altro anno e mezzo e si arriva quindi al 23 settembre 2004 quando in Giunta risuona nuovamente il nome dell’ex Dc.
Ma solo per prendere atto che è arrivata “il 16 settembre 2004 dall’on. Frigerio una lettera con la quale comunica che ‘in data 3 agosto ha finalmente concluso il periodo di affidamento ai servizi sociali”’.
E a norma di legge, “l’esito positivo del periodo di prova estingue la pena ed ogni altro effetto penale“.
Quindi è “cessata la questione di interesse della Giunta”.
La strategia dell’eterno rinvio ha pagato e il deputato condannato resta serenamente al suo posto.
Un caso che però non dovrebbe ripetersi. Perchè successivamente è spuntata una circolare del ministero dell’Interno (n. 12/2009), competente in materia di liste elettorali.
E’ basata su un parere del Consiglio di Stato (n. 2912/07) e chiarisce che “l’esito positivo dell’affidamento in prova al servizio sociale non estingue le pene accessorie e non legittima la iscrizione o reiscrizione nelle liste elettorali del soggetto alla cui condanna in sede penale acceda la misura dell’interdizione dai pubblici uffici”.

Donato Notarachille e Mario Portanova
(da “il Fatto Quotidiano“)

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IL VERO MOTIVO PER CUI BERLUSCONI NON POTRA’ MAI RASSEGNARSI ALLA DECADENZA DA SENATORE

Settembre 4th, 2013 Riccardo Fucile

VERRA’ MENO LO SCUDO CONTRO ARRESTO, INTERCETTAZIONI E PERQUISIZIONI GARANTITI FINO AD OGGI DALL’ART. 68 DELLA COSTITUZIONE

E se provassimo a scendere con i piedi per terra?
Se cominciassimo a pensare che tutto questo agitarsi: il leader di un grande partito che vuole conservare l’agibilità  politica; il diritto di milioni di elettori a non essere privati dell’uomo in cui hanno riposto fiducia; la necessità  di rispettare le competenze del Parlamento e di non assoggettarlo allo strapotere di una magistratura complottarda; il diritto di B. di difendersi come qualsiasi altro cittadino utilizzando tutti i mezzi previsti, dunque produzione di massa di pareri pro veritate, martellamento dell’opinione pubblica con le migliori tecniche pubblicitarie, ricorsi alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzioni con la magistratura, eccezioni di costituzionalità  della legge Severino, l’arma fine-di-mondo se mi fate decadere faccio cadere il governo; se cominciassimo a pensare che è tutta fuffa, che in realtà  B. ha un solo gigantesco problema che non può confessare e cerca di risolverlo facendo finta di combattere per alti principi?
Scopriremmo l’acqua calda.
Andiamo con ordine.
La decadenza non priverebbe B. della “agibilità  politica” (il creativo di Publitalia che ha partorito questo jingle meriterebbe un aumento di stipendio).
Il presidente del Consiglio, i ministri e il presidente della Repubblica possono essere non parlamentari .
Nessuna norma costituzionale prevede che debbano essere parlamentari; e non lo era infatti Ciampi, presidente del Consiglio nel 1993/1994; nè i numerosi ministri di questo e del precedente governo.
Neppure la guida del partito di cui è proprietario gli sarebbe preclusa.
Prima di tutto perchè ne è proprietario. E poi perchè non esiste alcuna legittimazione formale senza la quale taluno non possa proporsi come leader politico. Grillo e Casaleggio ne sono la prova quotidiana.
D’altra parte B. in Senato non ci va e le sue creature le dirige da casa.
Se il Senato prendesse atto della condanna di B. e, in applicazione della legge Severino, lo scacciasse, sarebbe una manifestazione di forza e non di debolezza.
Non è la magistratura che impone a B. di non entrare a Palazzo Madama; è una legge voluta e votata dal Parlamento.
Che sarebbe davvero debole se non fosse in grado di applicare le sue stesse leggi. L’escamotage di ricorrere alla Corte costituzionale nella speranza che impedisca al Parlamento di applicare una legge votata pressochè all’unanimità  pochi mesi fa, è il più evidente sintomo di questa debolezza.
Tanto più evidente in quanto contrapposta alla “forza” (intesa come dirittura morale e coscienza del proprio dovere) di una magistratura che certo non ignorava la portata dirompente di una sentenza tuttavia dovuta perchè conforme alla legge.
Un Parlamento geloso delle sue prerogative mai dovrebbe accettare di essere posto sotto tutela, sia pure dalla Consulta.
Allora perchè il polverone? Ma è ovvio.
Il giorno dopo la decadenza, B. si sveglierà  nudo di fronte alla legge.
L’articolo 68 della Costituzione non lo riguarderà  più. B. non potrà  più beneficiare del favoreggiamento istituzionalizzato di un Parlamento che rifiuta costantemente di autorizzare perquisizioni, intercettazioni, arresti, insomma tutto l’armamentario che serve per perseguire qualsiasi delinquente.
E quando un qualsiasi mafioso gli telefonerà , se la conversazione dovesse essere “interessante”, non sarà  necessaria la solita vergognosa manfrina parlamentare per utilizzarla.
A questo punto gli resterebbe solo l’ultima, ben conosciuta, possibilità : la corruzione; o l’estorsione, visto che, non più senatore dunque non più pubblico ufficiale, la concussione e le sue varianti (e conseguenti termini di prescrizione diversi) non si applicherebbero. Ma la strada diventa rischiosa: senza lo scudo dell’art. 68, con qualche intercettazione ben fatta lo beccherebbero subito.
Quanti scheletri nell’armadio ha uno che ha passato la vita a delinquere? 7 prescrizioni, una condanna definitiva e una in primo grado autorizzano un certo pessimismo.
E quanti reati può commettere da qui in avanti uno che ha sempre considerato la legge qualcosa da cui difendersi e la legalità  qualcosa che riguarda gli altri?
Ecco perchè, quando cominciano a contarcela con i sommi principi, i diritti fondamentali, le garanzie e tutto l’arsenale che ci sta ammorbando, tiriamo un bel sospiro e diciamo sorridendo: guarda che quello ha solo paura che lo intercettino o lo arrestino per qualcosa d’altro.
Noi non sappiamo cosa, ma lui sì.

Bruno Tinti
(da “il Fatto Quotidiano“)

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IMMIGRATI, DA OGGI POTRANNO PARTECIPARE AI CONCORSI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: RECEPITA LA LEGGE EUROPEA 2013

Settembre 4th, 2013 Riccardo Fucile

LA NORMA PERMETTERA’ A CHI HA UN LAVORO PRECARIO DI ESSERE STABILIZZATO: IN MOLTI OSPEDALI E CENTRI DI ASSISTENZA SONO IMPIEGATI MEDICI E INFERMIERI STRANIERI…. LIMITAZIONI: NON POTRANNO ENTRARE IN MAGISTRATURA, POLIZIA ED ESERCITO

Sulla strada dell’integrazione è il momento di un passo importante.
Da oggi gli immigrati potranno infatti partecipare ai concorsi della pubblica amministratore e ambire quindi al posto fisso in ospedali, enti locali, ministeri, scuole e aziende pubbliche.
Una novità , perchè fino ad ora per un contratto a tempo indeterminato in queste strutture era necessaria la cittadinanza in un paese Ue.
La rivoluzione arriva con la Legge europea 2013, approvata ad agosto per recepire una direttiva europea ed evitare così l’apertura di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles.
“Si tratta di un diritto riconosciuto in ambito europeo — sottolinea il ministro dell’Integrazione Cècile Kyenge -. Tutti quegli stranieri che vivono il Paese come la propria terra possono   indubbiamente rappresentare un valore aggiunto e strategico in ambito economico, culturale e sociale”.
La novità  permetterà  agli stranieri extracomunitari che già  hanno un lavoro precario all’interno della pubblica amministrazione di essere stabilizzati.
Per partecipare a un concorso dovranno comunque dimostrare di conoscere la lingua italiana.
La nuova legge pone poi delle limitazioni.
Innanzitutto gli immigrati non potranno entrare nella magistratura, nella polizia o nell’esercito, dal momento che potranno aspirare soltanto a ruoli che “non implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri, ovvero non attengono alla tutela dell’interesse nazionale”.
La normativa europea appena recepita dà  inoltre la possibilità  di partecipare ai concorsi pubblici solo a chi è in possesso di un permesso di soggiorno CE di lungo periodo (la vecchia carta di soggiorno a tempo indeterminato, che può essere richiesta solo da chi possiede un permesso di soggiorno da almeno 5 anni), a chi ha ottenuto lo status di rifugiato oppure la protezione sussidiaria, associata a un permesso di soggiorno di tre anni per chi, pur non essendo soggetto a persecuzione personale, rischia di subire danni gravi nel caso di ritorno nel paese di origine.
Restano dunque esclusi gli stranieri con permesso di soggiorno semplice a tempo limitato. In fase di discussione alla Camera Pd, Sel e M5S hanno cercato di allargare le maglie delle assunzioni pubbliche anche a loro.
Ma la proposta è stata per il momento accolta solo come un impegno del governo a “valutarne la possibilità ”.
La nuova normativa rappresenta in ogni caso un balzo in avanti nel processo di integrazione degli immigrati.
Il riconoscimento di “un principio di civiltà  e democrazia”, per dirla con le parole del segretario generale della Fp Cgil Rossana Dettori. “Non è accettabile che gli stranieri occupati in strutture pubbliche lavorino in situazioni precarie”, sostiene Dettori, che ricorda come in molti ospedali e in centri per l’assistenza agli anziani siano già  impiegati molti medici e infermieri provenienti da altri paesi, che finora non avevano alcuna possibilità  di essere stabilizzati.
Soddisfatto anche il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy che parla di “una regolazione equilibrata e senza corsie preferenziali, in modo tale che l’integrazione degli immigrati   avvenga in base al merito e alla professionalità ”.
Le buone notizie per gli immigrati non si fermano alla questione lavoro.
La Legge europea ha infatti previsto anche l’estensione dell’assegno per le famiglie numerose agli stranieri, sempre in possesso di carta di soggiorno.
Un contributo concesso ai Comuni e sinora riservato solo a italiani e cittadini europei.

Luigi Franco

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IMPRENDITORI A MILANO: IL NOME PIU’ DIFFUSO E’ MOHAMED, SONO 1595

Settembre 4th, 2013 Riccardo Fucile

BATTUTI I GIUSEPPE CHE SONO SOLTANTO 1383… IL 12% DELLE IMPRESE E’ GESTITO DA TITOLARI STRANIERI… RESISTONO ANCHE I BRAMBILLA

Per la prima volta a Milano è un nome straniero quello più diffuso tra le piccole imprese (ditte individuali): i «Mohamed» titolari hanno raggiunto quota 1595 e hanno così superato i «Giuseppe» (nome che fino a qualche anno fa era il più comune in Italia), che si fermano a quota 1383 (-55), e i «Marco» (1.131).
A Milano il 12 per cento delle imprese sono gestite da titolari stranieri. Una percentuale più alta rispetto a Lombardia (9,9%) e Italia (8,4%).
LE DONNE
Le imprese di cui è titolare «Maria» sono 1095: nome femminile più diffuso in Italia fino a qualche anno fa, ora è l’unico nome di donna che compare tra i primi 15 della classifica degli imprenditori milanesi.
Di queste, 102, una su dieci, sono straniere. L’ottavo nome nella «lista rosa» dei nomi femminili è cinese: Hu (186).
ROSSI E BRAMBILLA
Nei primi 15 classificati sono in crescita «Luca» (+33 imprese) e «Ahmed», che appare per la prima volta in 615 imprese.
Tra i cognomi resiste «Rossi», al primo posto in 152 imprese, «Russo» è il secondo più diffuso (109), e la maggiore crescita la registra il classico cognome milanese «Brambilla» (+8 imprese).
La ricerca si basa sui dati del Registro imprese, che comprende aziende nate nel 2012 e ancora attive a febbraio 2013.
STRANIERI
Le imprese guidate da un titolare straniero sono cresciute nell’ultimo anno del 7,4 per cento e durano in media quasi nove mesi in più rispetto a quelle italiane, ma se i proprietari sono marocchini, egiziani o ecuadoregni durano addirittura 18 mesi in più. Queste aziende si occupano soprattutto dei servizi: il 37 per cento è nella ristorazione, seguono il settore manifatturiero (un terzo delle imprese), il commercio e le costruzioni. In totale lavorano nelle imprese straniere in 74mila, pari al 4 per cento degli occupati di Milano.

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VOLTAGABBANA: IL 2 LUGLIO IL PDL IN GIUNTA DISSE NO ALLA CONSULTA

Settembre 4th, 2013 Riccardo Fucile

“NON E’ POSSIBILE RIVOLGERSI ALLA CORTE PER SOLLEVARE QUESTIONI DI LEGITTIMITA’ COSTITUZIONALE DELLE NORME CONTENUTE NELLE LEGGI ELETTORALI”…. PER SALVARE BERLUSCONI ORA SMENTISCE SE STESSO

Si decide in queste ore il calendario della Giunta e i venti di crisi non sembrano intaccare la determinazione della maggioranza della Giunta, decisa a votare la decadenza del Senatore Silvio Berlusconi.
Quella che “la Stampa” pubblica è la trascrizione della riunione della Giunta delle Elezioni e dell’Immunità  del Senato del 2 luglio scorso.
In quella sede gli esponenti del M5S chiesero alla Giunta di mandare gli atti della legge elettorale, il cosiddetto Porcellum, alla Corte Costituzionale perchè ne verificasse l’effettiva costituzionalità .
Esponenti di rilievo del Pdl come il vicepresidente della Giunta Giacomo Caliendo e il senatore Carlo Giovanardi si espressero decisamente contro questa richiesta. In sostanza, allora la Giunta si autodeterminò nella direzione del respingimento immediato dei ricorsi presentati e concernenti questioni di legittimità  costituzionale, anche con la motivazione dell’inammissibilità  di questioni del genere nella fase di delibazione precontenziosa.

Guido Ruotolo
(da “La Stampa”)

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MIGRANTE SIRIANA MUORE SUL BARCONE, I SUOI ORGANI SALVANO TRE PAZIENTI

Settembre 4th, 2013 Riccardo Fucile

LA DONNA IN PATRIA LAVORAVA COME INFERMIERA, IL MARITO ERA IMPRENDITORE… DALLA SICILIA AVREBBERO PROSEGUITO PER LA SVEZIA DOVE VIVE IL FIGLIO MAGGIORE…. IL GRAZIE DEL MINISTRO LORENZIN

In fuga da Damasco alla ricerca di un futuro migliore, ha trovato la morte sull’imbarcazione della speranza.
Ma il suo dramma oggi salverà  tre pazienti, due siciliani e uno calabrese.
E’ la toccante storia – della quale dà  conto il Centro regionale trapianti siciliano – della donazione di organi da parte di una donna siriana di 49 anni trovata in fin di vita sull’imbarcazione soccorsa dalla Guardia costiera il 28 agosto scorso, al largo di Siracusa.
La profuga, che viaggiava con il marito e i due figli, era stata trasferita all’ospedale Umberto I di Siracusa per un arresto cardiocircolatorio. Ma, purtroppo, i disperati tentativi dei medici di salvarle la vita sono stati vani.
I rianimatori hanno quindi chiesto al marito l’assenso alla donazione degli organi. Alle 7.30 di questa mattina sono terminate le operazioni di prelievo di fegato e reni: il fegato è stato trapianto all’Ismett su un uomo di 66 anni, siciliano ma residente in Calabria; un rene è stato trapiantato al Policlinico di Catania su una donna calabrese di 60 anni in urgenza clinica regionale; l’altro rene è stato assegnato all’Ismett per un uomo di 41 anni di Ragusa.
“E’ stata un’esperienza toccante – racconta Maurilio Carpinteri, il medico rianimatore che ha assistito la donna – che insegna cosa è la vera solidarietà . Il marito e i due figli adolescenti – prosegue il medico – hanno superato ogni istintiva diffidenza e si sono completamente affidati. In un momento di grande disperazione ci hanno regalato tutto quello che avevano con una dignità  davvero esemplare”.
La signora in patria lavorava come infermiera, il marito invece aveva un’attività  imprenditoriale. Siracusa, nelle loro intenzioni, era solo la prima tappa europea: dalla Sicilia avrebbero proseguito per la Svezia dove vive e lavora il figlio maggiore. La donna sarà  sepolta a Malta, dove vivono la madre e due fratelli.
“Commovente”.
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, definisce così la decisione della famiglia siriana. Il ministro ringrazia e, in una nota, sottolinea che questa storia “è l’esempio che anche in situazioni drammatiche di estremo bisogno, come sono quelle dei profughi che arrivano sulle nostre coste, ci sono persone che riescono a compiere gesti d’amore verso il prossimo che vanno silenziosamente a beneficio di altri”.
Al marito e ai figli della donna “desidero inviare un profondo ringraziamento”, conclude Lorenzin, “e comunicare tutta la mia vicinanza alla famiglia siriana per aver consentito con il loro generoso dono di prenderci cura di pazienti in lista d’attesa.

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L’EROE DELL’A4 E’ UN ROMENO DEL POLESINE

Settembre 4th, 2013 Riccardo Fucile

HA UN NOME IL CAMIONISTA CHE, METTENDO IL TIR DI TRAVERSO SULL’A4, DOMENICA E’ RIUSCITO A PROTEGGERE UNA BIMBA DI 8 ANNI FERITA IN UNO SCHIANTO

Ion Purice, 29 anni, di origini rumene, è l’eroe che ha contribuito a salvare la piccola Jihan che è ancora ricoverata nella Terapia intensiva dell’ospedale «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo.
Lo scrive la Voce di Rovigo. Ion vive in Italia da tempo, a Taglio di Po, nel Polesine, e domenica scorsa stava trasportando del pesce da Milano in direzione Venezia.
Dopo la manovra l’autista aveva ripreso la marcia e fatto sparire le sue tracce.
Per cercarlo era iniziato il tam tam tra i camionisti grazie ai “baracchini”, cioè la ricetrasmittenti installate nelle cabine.
Anche il padre della bimba aveva lanciato un appello: «Non so chi sia quel camionista: era giovane e magro: è sparito poco dopo avermi aiutato a salvare la vita a mia figlia, ma vorrei rivederlo per stringergli la mano e ringraziarlo».
Ora potrà  farlo.

(da “il Corriere della Sera”)

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