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INTERVISTA ESCLUSIVA A DANIELE TOTO (FLI): “GLI OSTACOLI ALLA RICOSTRUZIONE DI UNA DESTRA NON STANNO NEGLI IDEALI, MA NELLE AMBIZIONI PERSONALI, NEGLI EGOISMI E NELLE PARTIGIANERIE DI GRUPPO”

Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile

“FLI HA PERSO CONSENSI PERCHE’ SI E’ TROPPO SCHIACCIATO SU MONTI”   “ABBIAMO UNA DIVERSA SENSIBILITA’ DAL PDL, UN CORPO ESTRANEO AI VALORI LIBERALI E AL RISPETTO DELLE ISTITUZIONI”…   “IN UNA FUTURA UN’ALLEANZA DI CENTRODESTRA, UNA NUOVA DESTRA DEVE CARATTERIZZARSI DALL’ APPORTO ORIGINALE DI IDEE ALLA COALIZIONE”

Il coordinatore nazionale di Futuro e Libertà , impegnato in questi giorni alla Festa Tricolore di Mirabello, ha gentilmente risposto, in questa intervista, alle domande anche un poco “provocatorie”, postegli dal nostro direttore.

Due giorni fa è iniziativa la Festa tricolore a Mirabello senza tanti amici di un tempo e senza Fini: che sensazioni ha provato?
Del tempo che passa, di nuove responsabilità  che s’avanzano e della complessità  della vita e della politica in particolare ma di un futuro da costruire, sempre.
Tracciamo un bilancio dell’esperienza di Fli? Sincero: quali i meriti e quali gli errori.
Il merito, di aver colto le contraddizioni di un PdL inadeguato a rappresentare, politicamente, le istanze profonde di una destra moderna, costruttiva e coinvolgente. Da solo, infatti, non ha conquistato il primato del favore elettorale e si barcamena, nell’esperienza di governo, in uno sfibrante equilibrismo di sintesi con il Pd.
Gli errori, di essere stati forse troppo schiacciati sul governo Monti la cui figura ha finito per cannibalizzare gli alleati, dopo aver svilito anche se stessa, da un lato con un deficit di coraggio nell’affrontare i più grandi tabù della politica italiana, il funzionamento malato e ipertrofico della pubblica amministrazione, anzitutto, e, dall’altro lato, con la decisione di tuffarsi nell’agone elettorale, perdendo irrimediabilmente quel profilo super partes su cui molto del favore dell’opinione pubblica s’era formato. Nel rincorrere l’“agenda Monti”, poi, poco o punto si è veicolato di messaggi di destra. Infine, diversamente da come si supponeva, l’elettorato, ha condiviso solo in minima parte il messaggio terzopolista e di ciò abbiamo preso atto.
A giudizio di molti militanti due degli errori più evidenti sono stati quelli di aver avuto una linea politica oscillante e di non aver saputo essere coerenti al manifesto fondativo. Non mi dirà  che sono così fuori strada…
Mah! Oscillante non direi, semmai, come ho notato, eccessivamente appiattita sul Governo Monti. Quanto alla coerenza con il manifesto fondativo il discorso è più complesso perchè documenti di quel genere rappresentano riferimenti ideali ai quali tendere ma, ovviamente, tra mille difficoltà . Comunque, almeno sulle ispirazioni di fondo la coerenza mi pare ci sia stata. L’essere alternativi al Pdl discende dal diverso modo di intendere e, soprattutto, di interpretare   la sensibilità  politica di destra; e l’essere antagonisti al Pd è perchè ci si discosta dai suoi valori di fondo, per la diversa attenzione e sensibilità  che riserviamo all’individuo, alle sue capacità , alla sua libertà , pur regolata e contemperata rispetto alle esigenze della collettività  e al bene comune.
Eravate oltre 20 deputati, lei è uno dei pochi rimasti non alla finestra, Fini stesso ha passato la mano. E’ opinione di taluni che qualcuno sia rimasto per cercare un posto futuro da parlamentare europeo in una grande area di ex An. Visto che lei è un affermato imprenditore, cosa la spinge a questo tentativo?
La coerenza con le ragioni del mio ingresso in politica, ossia l’ambizione di cimentarmi in un contributo per la realizzazione, nel nostro Paese, di una società  liberale e democratica nella quale mi piacerebbe vivere e far vivere i nostri figli.
Lei due giorni fa ha auspicato la nascita di una nuova destra “alternativa al Pdl e antagonista alla sinistra. Un vero partito di destra, visto che la destra berlusconiana non esiste”. Vuole chiarire meglio?
Antagonista alla sinistra perchè i nostri valori, le nostre idee non sono quelle della sinistra, non antepongono lo Stato al cittadino ma pongono lo Stato a servizio del cittadino. Può sembrare una banale affermazione di principio ma, invece, i concetti hanno una pesantissima ricaduta pratica. Inoltre, per dirla con John Kennedy, un liberale e democratico “non si chiede cosa lo Stato può fare per lui ma cosa lui può fare per lo Stato”, dando per scontato quello che da noi scontato non è, ossia che lo Stato non faccia nulla per creare difficoltà  al cittadino e, al contrario, gli assicuri ogni sforzo per realizzare quel “servizio” che la cosa pubblica dovrebbe rendere alla comunità . Il Pdl ha mancato nella rappresentanza del pensiero autenticamente liberale   e, soprattutto, nel sostegno alla sua crescita in seno alla nostra società . La   lievitazione della presenza dello Stato nella vita del cittadino, il dilagare della burocrazia, la crescita inarrestabile della spesa pubblica testimoniano non tanto il fallimento del Pdl rispetto all’affermazione dei valori liberali bensì la sua sostanziale estraneità  ad essi.
C’è una destra in Italia che non vuole più saperne sia di Berlusconi che degli ex colonnelli di An. Vorrebbero ricostruire un movimento di destra moderna ed europea dal basso, senza padrini. Si sente in sintonia con loro?
Personalmente, sì. Non perchè abbia in astio il presidente Berlusconi ma perchè sono disallienato rispetto al suo modo di intendere la politica, poco attento alla reale importanza delle istituzioni che devono essere rispettate fino in fondo anche se, proprio per questo, ben delimitate nelle funzioni e nei poteri. “Ex colonnelli di An” mi pare un’espressione ormai un po’ insignificante, essendosi determinata una diaspora che ne inficia ogni valenza politica d’insieme.
Non sembra che il tentativo di raggruppare i vari partitini di destra finora abbia dato risultati: Fratelli d’Italia pare voglia più annettere che rifondare, Alemanno è per un’alleanza con il Pdl, Storace e Fli pare abbiano perso ogni speranza. Non è un tentativo disperato?
Beh, non è sulle probabilità  di successo che si misura il valore di un tentativo ma sul grado di convincimento che il progetto perseguito sia giusto e valido.   Il pensiero moderato, di destra, in Italia è, anche in modo latente, strutturalmente maggioritario. Le divisioni non riguardano ideali e valori; quelli sono interpretabili anche con accentuazioni e sensibilità  diverse, ma sono indivisibili. Ciò che può distaccarsi, dividersi, anche polverizzarsi, sono le posizioni personali specie se dettate da ambizioni soggettive, da egoismi di parte, da partigianerie di gruppi
Se anche andasse in porto chi sarebbero i capolista alle Europee? Facce nuove o i soliti noti?
Mi permetto di dire che il riferimento ai soliti noti è divenuto quasi un intercalare, un luogo comune. In ogni caso, si può stare tranquilli. Basta guardare l’attuale composizione del Parlamento per constatare che “i soliti noti” sono ormai una specie in via di estinzione. Battute a parte, è ben prematuro, credo comprensibilmente, parlare di liste di candidati. La distanza che ci separa dalle elezioni europee è persino maggiore di quella trascorsa dalle elezioni politiche.   Comunque, per restare alle facce, la stessa decisione del presidente Fini indica, in maniera non equivoca, un modello comportamentale.
Con l’affermarsi di Renzi il Pd si sposterà  sempre più verso una politica pragmatica e poco sociale, mentre il disagio di ormai 9 milioni di famiglie italiane è certificato dalle statistiche. Una futura destra pensa debba rivolgersi anche a loro?
Non so dire del futuro pragmatismo di Renzi. Sono però convinto che una politica autenticamente liberale gioverebbe a quelle famiglie ben più degli attuali orientamenti. Esemplificando, se è vero che i Centri per l’impiego “riescono a intermediare solo 3 assunzioni su cento”, come si legge su un importante quotidiano italiano, è chiaro che a non funzionare, piuttosto che il mercato sia lo Stato che, in quel modo, dissipa risorse ingenti per mantenere in piedi una rete burocratica con costi ragguardevoli per personale, logistica e consumi vari, sostanzialmente inutile tant’è che, stando alla notizia, non impiegherebbe praticamente nessuno. Una destra di valori e non di proclami deve prestare il massimo di attenzioni a queste questioni che sembrano disinteressare tutti pur essendo tutti interessati al tema delle risorse che non ci sono. E se ne deve occupare per questione di principio, non solo di risorse dissipate.
Non pensa che una futura destra debba porsi una questione dirimente: allearsi o no con un Pdl berlusconizzato? Perchè uno dovrebbe votare una nuova formazione se poi si allea con il Pdl, tanto vale votarlo direttamente… Fratelli d’Italia in tal senso è un esempio, lei si pone un altro obiettivo?
Io, che non ho la spocchia di credermi espressione di un soggetto politico maggioritario, penso che le alleanze debbano evidentemente ricercarsi e che il nostro ambito di riferimento ideale sia la destra non è un’eresia. Vecchia o nuova formazione che sia, in ogni caso, uno la vota perchè condivide idee e programmi, pur contemperati, nell’ottica di un’alleanza, con idee e programmi di altri. Il ragionamento semplificativo vale se nel progetto politico di una formazione non è espressa nessuna originalità ; allora, forse, può valere la pena di votare per il suo principale alleato; diversamente, significa privare di sostegno chi nell’alleanza o nella coalizione darebbe un apporto originale e, dunque, importante. Le operazioni di “reductio ad unum”, le massificazioni, in società  complesse come le nostre possono semplificare il lavoro di chi detiene il potere ma non la vita di coloro sui quali quel potere si esercita. L’obiettivo che mi pongo è di elaborare, con gli amici e colleghi di partito, un progetto valido e originale da offrire agli elettori.

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NAPOLITANO METTE ALL’ANGOLO BERLUSCONI: “HA DICHIARATO SOSTEGNO AL GOVERNO, MANTENGA LA PAROLA”

Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile

IL MONITO: “NON SIA APERTA UNA RISCHIOSA CRISI DI GOVERNO”… RENZI: “TANTO IL GOVERNO NON CADE”

Nel tardo pomeriggio di giovedì ambienti del Colle hanno fatto trapelare la posizione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sull’attuale situazione politica.
Il Capo dello Stato confida che non sia aperta una rischiosa crisi di governo, e rcorda che il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, ha ripetutamente dichiarato il suo sostegno all’esecutivo di Enrico Letta.
L’ex premier nei giorni scorsi aveva minacciato, direttamente o attraverso i suoi parlamentari, la defezione dall’esecutivo nel caso la Giunta del Senato dia seguito alla decadenza dopo la sua condanna definitiva per frode fiscale.
GRAVISSIMI RISCHI
Napolitano, quindi, non sta studiando o meditando cosa fare nel caso si aprisse una crisi di governo. Perchè, avendo già  messo nella massima evidenza che l’insorgere di una crisi precipiterebbe il Paese in gravissimi rischi, conserva fiducia nelle ripetute dichiarazioni dell’onorevole Berlusconi, in base alle quali il governo continua ad avere il sostegno della forza da lui guidata.
RENZI: LETTA NON CASCA
Riguardo alla possibile crisi di governo chi pare ottimista è il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che aveva commentato che l’esecutivo Letta «non casca».
I FALCHI TORNINO NEI NIDI
Le parole provenienti dal Quirinale hanno portato alla reazione del presidente del Gruppo misto di Montecitorio, e vicepresidente di Centro Democratico, Pino Pisicchio: «Se le forze politiche avessero la capacità  di prestare un ascolto più attento alle parole e all’azione del Capo dello Stato, probabilmente questo paese avrebbe risolto almeno la metà  dei suoi grandi problemi. Spero che il saggio monito di Napolitano serva a rimettere al centro dell’azione politica gli interessi veri e concreti del Paese e serva a far tornare i falchi nei propri nidi».

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CARABINIERI CONTRO GOVERNO: “NO AI TAGLI ALLA SICUREZZA PER ABOLIRE L’IMU”

Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile

IL COCER: “BASTA CON LE ELEMOSINE, SERVONO SOLDI: SI FACCIA ECONOMIA SUGLI SPRECHI”

È un vero e proprio ultimatum quello lanciato dai carabinieri al Governo dopo l’annuncio del taglio dei fondi destinati alla sicurezza.
Servitori di uno Stato che prima stanzia fondi per 50 milioni di euro per l’assunzione di personale nelle forze armate, di polizia e nei vigili del fuoco e poi fa marcia indietro perchè costretto a far fronte alla mancanza di entrate dovuta all’abolizione dell’Imu.
È il Cocer (Comitato centrale di rappresentanza), una sorta di sindacato degli appartenenti all’Arma, a sfogare prima tutta la rabbia: “Adesso diciamo basta e, stavolta, lo diciamo con forza”.
A scatenare la bufera è stato l’incontro di ieri tra i rappresentanti del comparto sicurezza e il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D’Alia.
Un confronto secondo il Cocer “inconcludente”.
“Basta con le elemosine — hanno spiegato i militari in un comunicato — basta con l’una tantum su avanzamenti di grado e assegni di funzione”: per il Cocer il Governo deve provvedere “urgentemente a reperire i necessari fondi, facendo, magari, economia sui ben noti scandalosi sprechi della pubblica amministrazione e sulle vergognose prebende delle varie caste”.
Uno scontro vero e proprio, insomma. Senza mezzi termini. Anzi.
“Accusiamo le istituzioni — rilanciano infatti i carabinieri — anche di costringerci ad alzare i toni della protesta, facendoci venir meno, nostro malgrado, alla peculiare, secolare compostezza degli uomini dell’Arma”.
Non solo.
I militari parlano di “colpevole indifferenza” delle istituzioni che solo un atteggiamento nuovo e forte come questa protesta può smuovere perchè “sono anni che questo organismo si fa interprete, inascoltato, del sempre crescente disagio di un intero comparto, sempre più penalizzato da dissennate politiche di tagli, praticate nella bieca, cinica, vergognosa considerazione che, in quanto militari, non ci è permesso di praticare più adeguate forme di protesta per far sentire la nostra voce”.
Una situazione di estrema stanchezza quella denunciata dai rappresentanti dei militari che da tempo hanno sollevato le diverse problematiche che riguardano i carabinieri. Una situazione iniziata con il blocco degli aumenti con il decreto “salva Italia” sul quale il prossimo 5 novembre si dovrà  esprimere la Corte costituzionale.
Un blocco prolungato fino al 2014 che costringe gli esponenti del comparto sicurezza-difesa a ricoprire incarichi di responsabilità  con stipendi inferiori a 2mila euro.
Il Governo, infatti, nel 2010 ha bloccato gli scatti di anzianità  sui quali in tanti contavano per pagare i mutui e sostenere un costo della vita sempre in aumento.
Ma i tagli non riguardano solo gli stipendi.
Il rischio della mancanza di assunzione di personale è che si arrivi ad avere sempre meno uomini per le strade e soprattutto personale sempre più anziano.
Le parole dell’insediamento del presidente del Consiglio Enrico Letta avevano acceso una speranza quando aveva parlato dei risultati ottenuti contro la criminalità  organizzata “presente anche nel resto del Paese” e che “in larghe parti del Mezzogiorno ha i connotati del controllo arrogante e quasi militare del territorio. E questo nonostante lo spirito di servizio e il sacrificio di tanti servitori dello Stato — magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine anzitutto — che troppo spesso abbiamo avuto la responsabilità  di lasciare soli. Anche per questo dobbiamo dare effettiva concretezza al valore della specificità  della professione svolta dal personale in divisa delle Forze Armate e della Polizia”.
Parole che oggi per molti sono solo l’ennesima illusione.

Francesco Casula

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NOVE MILIONI DI FAMIGLIE NON REGGE UNA SPESA IMPROVVISA DI 800 EURO: ECCO L’ITALIA VERA

Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile

L’81% DEGLI ITALIANI HA PROFONDAMENTE MODIFICATO IL SUO CARRELLO DELLA SPESA NEGLI ULTIMI 5 ANNI… IL CONSUMO DEI GENERI ALIMENTARI E’ TORNATO QUELLO DEGLI ANNI ’60

Sono 9 milioni le famiglie italiane che non riescono a sopportare una spesa improvvisa di 800 euro.
Di queste, 3 milioni riescono a fare un pasto adeguato solo una volta ogni tre giorni, mentre 5 milioni hanno un reddito inferiore del 60 per cento rispetto a quello mediano.
I numeri di “Consumi &distribuzione”, il rapporto presentato a Milano da Coop, cacciano lontano ogni ottimismo sulla fine della crisi.
Per l’81 per cento degli italiani il carrello s’è ridimensionato di molto in questi ultimi 5 anni. Molto peggio del resto degli europei: solo per il 63 per cento di loro è cambiato il modo di fare la spesa.
D’altronde in media dai portafogli degli italiani si sono volatilizzati 1.715 euro in questo lasso di tempo.
Una selva di segni meno. Non si erano mai visti dati così bassi.
In un anno, per le spese ospedaliere, gli italiani spendono in media 86 euro.
Per l’istruzione 194, anche questo record negativo.
Per i generi alimentari siamo fermi agli anni ’60, con 2.400 euro circa pro capite. Rispetto al 2007 si tratta del 14 per cento in meno.
Più della metà  degli italiani (54 su 100) dicono di comprare solo ciò che è necessario.
Sanità  e istruzione stanno scomparendo dalla lista. Ma anche tanti generi alimentari stanno sparendo dalla tavola.
L’acquisto di pane e pesce cala dell’11 per cento a testa, i dolci crollano del 25,5 per cento. Guadagnano posizioni le carni suine, + 28 per cento, e il pollo, + 14,4.
Nemmeno prodotti tipici come il vino (- 4 per cento nell’ultimo anno) o piaceri come il caffè (il comparto thè-cacao-caffè perde il 21 per cento, come spesa pro capite, in sei anni) fanno più parte della tradizione italiana.
La crisi ha reso gli italiani sempre più casalinghi, anche nel mangiare: i pasti fuori casa diminuiscono del 2,5 per cento, mentre i clienti dei ristoranti crollano del 4,5.
Certo, non manco i segni positivi inaspettati.
Come quello dei prodotti etnici che registrano un più 6 per cento, o i prodotti biologici, sempre più venduti, tanto da permettere agli italiani di guadagnare il titolo di europei più magri (almeno stando agli indici di massa corpore: 98 per le donne e 103 per gli uomini, con più della metà  delle persone in forma).
Il confronto con l’Europa.
L’Italia è sempre più a ridosso del baratro della povertà , anche rispetto alla media europea.
I consumi dal 2008 calano del 5,2 per cento: peggio di noi fanno solo i Paesi dell’area “Pigs”, Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia.
Nel nostro Paese il 28 per cento delle famiglie rischi di diventare povero. Più della Spagna, dove sono una su quattro.
Italia e Spagna invece condividono il non invidiabile secondo posto, con il 27 per cento, nella classifica dei Paesi con più persone singole a rischio povertà .
Peggio di Roma e Madrid fa solo Atene, dove la percentuale è al 31 per cento e il trend segna ancora un aumento.
Il 32 per cento dei giovani rischia di diventare povero, come nelle Croazia appena entrata nella zona euro. Peggio di noi fanno Bulgaria, Romania, Lettonia, Ungheria, Irlanda e Lituania. A Sofia corrono il rischio il 52 per cento dei giovani.
La disoccupazione, il grande male dell’Italia.
Il 12 per cento degli italiani non ha un lavoro. Sono 3,3 milioni nel primo trimestre del 2013, 1,8 in più rispetto a cinque anni fa.
Di questi, 741 mila appartengono alla fascia 15-34 anni.
Per questa fascia, la disoccupazione sfiora sempre più pericolosamenta l’asticella del 40 per cento.
Così il 59 per cento degli italiani tra i 18 e i 34 anni vive con i genitori.
Ecco la grande responsabile della contrazione dei consumi: l’assenza di lavoro e di conseguenza i redditi sempre più bassi degli italiani.
Se si può spendere poco, allora si cercano sempre di più sconti e promozioni.
Ma non solo: il trend di quest’anno, segnala Coop, segna un ritorno del baratto e di tutte le forme di sharing economy, dove si scambia ma non si spende.

(da “Redattore Sociale”)

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VARESE: “DIAMO LA CITTADINANZA ONORARIA A BERLUSCONI, HA CAMBIATO IL DESTINO DELL’ITALIA”

Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile

LA PROPOSTA DEL CONSIGLIERE COMUNALE PDL GALPAROLI: “HA LASCIATO UN SEGNO INDELEBILE NELLA STORIA DELLA NAZIONE” (E SU QUESTO SIAMO D’ACCORDO)… MA PERSINO NEL PDL E NELLA LEGA EMERGE IL DISSENSO

“Fondatore di Forza Italia, già  più volte presidente del Consiglio, attuale capo del Pdl, ha cambiato il destino dell’Italia lasciando un segno indelebile nella storia della nostra Nazione”. Sono queste le motivazioni con un consigliere comunale di Varese lo scorso 3 settembre ha chiesto di conferire la cittadinanza onoraria a Silvio Berlusconi. Un’iniziativa che arriva in tempi sospetti, tanto che il consigliere azzurro Piero Galparoli, autore della richiesta, ha sentito la necessità  di precisare che “l’iniziativa è del tutto svincolata dalle questioni giudiziarie di Berlusconi”.
Lo stesso Galparoli già  un anno fa aveva fatto affiggere in città  un enorme manifesto con la scritta “Torna Silvio” con il vecchio simbolo di Forza Italia.
Il consiglio comunale varesino, capoluogo di provincia guidato da una giunta Lega-Pdl, dovrà  votare la mozione in una delle prossime sedute, ma la polemica è già  esplosa.
I primi ad alzare la voce sono stati i dirigenti locali di Sel che hanno promesso battaglia affinchè la mozione non venga approvata e cassano la proposta di “dare la cittadinanza a un condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale. Quale località  americana lo farebbe? Nessuna”.
E qualche imbarazzo la proposta di Piero Galparoli lo sta creando anche all’interno del centrodestra.
La coordinatrice provinciale azzurra del Pdl ed europarlamentare Lara Comi cerca di liquidare la vicenda spiegando che “Galparoli ci sorprende sempre” e puntualizzando che “si tratta di una sua iniziativa personale”.
Insomma,   per la Comi il partito non è stato coinvolto ufficialmente, anche perchè “avrebbe avuto più senso proporla a Saronno, sempre in provincia di Varese, dove il Cavaliere ha vissuto per un periodo durante la sua infanzia e dove è nato suo padre”.
Più diretto il segretario cittadino della Lega nord Marco Pinti: “Sono assolutamente contrario perchè nel bene o nel male l’era Berlusconi deve finire. Oggi la sua presenza in campo riporta il dibattito indietro agli anni ’90 o addirittura agli anni ’80. La situazione però non è più quella di allora. Le cose non si risolvono con un sorriso e con l’ottimismo, siamo nelle macerie e vivere con la testa rivolta al passato non aiuta certo ad andare avanti”.

Alessandro Madron

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RENZI E LA RACCOLTA DIFFERENZIATA: ORA ANCHE BASSOLINO VIENE RICICLATO INVECE CHE ROTTAMATO

Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile

LA CONVERSIONE DELLA “VECCHIA GUARDIA” AL NUOVO VERBO RENZIANO

Dopo aver rotto gli indugi la scorsa settimana annunciando la sua corsa come segretario del Partito Democartico, per Matteo Renzi si moltiplicano le adesioni all’interno del partito.
A sorpresa, negli ultimi giorni, è arrivato anche quello dell’ex governatore della Regione Campania, Antonio Bassolino, che dal palco della festa dell’Unità  di Avellino ha spiegato: “Penso che Renzi sia certamente in questo momento la personalità  che più di ogni altra può spostare forze e voti – dice Bassolino – può spostarle in maniera tale da far vincere il centrosinistra. E questo – ha aggiunto l’ex presidente della Regione Campania – è molto importante perchè il centrodestra deve essere sconfitto in campo aperto, in una battaglia elettorale, e Renzi certamente ha più chance di qualunque altro”.
Bassolino ha poi corretto il tiro su Twitter, spiegando che si tratta di una “doverosa constatazione” e “non certo” di una “iscrizione di una corrente, sia essa renziana o qualunque”.
Bassolino è solo l’ultimo della lunga lista di big del partito che hanno deciso di appoggiare il sindaco di Firenze dopo averlo in alcuni casi anche osteggiato in passato.
Il caso più rilevante è stato quello del ministro Dario Franceschini, che lunedì ha annunciato il sostegno suo e della sua area di riferimento all’ex rottamatore.
A stretto giro sono arrivate anche le adesioni del sindaco di Torino Piero Fassino e dell’ex popolare Giuseppe Fioroni, che in passato si era distinto per parole molto dure nei confronti del sindaco di Firenze.
E ieri anche l’ex segretario Pd Walter Veltroni ha ribadito il suo sostegno: “Nelle sue idee, nei contenuti del suo programma – ha detto Veltroni – ci vedo sintonia con l’ispirazione originaria del Pd, quella che decidemmo al Lingotto”.
L’ironia su Facebook.
E la corsa al carro del possibile vincitore ha già  ispirato qualcuno in rete.
Su Facebook da qualche ora è nata la pagina: “Dai, diventa renziano anche tu”, dove vengono raccolti tutti i dietrofront degli esponenti del centrosinistra, passati da anti-renziani a sostenitori del sindaco.

(da “Huffington Post“)

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PDL, E’ GUERRA SENZA ESCLUSIONE DI COLPI TRA GLI EREDI POLITICI DEL CAVALIERE

Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile

PRESSING DEI FALCHI PER UN REPULISTI E PER LA CACCIATA DAI POSTI DI POTERE DI TUTTI I FAUTORI DELLA TRATTATIVA

Nel lessico del centrodestra ritorna in auge il vocabolo «traditori».
Sarebbero coloro che non sono pronti a seguire Berlusconi fino in fondo al burrone, e dunque stanno disperatamente cercando strade diverse.
Inutile dire che, nell’ottica dei cosiddetti «falchi», capitanate con molta perizia dal tandem Verdini-Santanchè, tutte le «colombe» appartengono alla categoria dei potenziali disertori.
Ma nel mirino dei duri e puri ci sono soprattutto i fautori della trattativa a oltranza, che in queste ore vorrebbero evitare all’Italia lo shock della crisi attraverso un provvedimento di grazia oppure tramite un rinvio delle decisioni nella Giunta del Senato (dove lunedì si decideranno le sorti del Cavaliere).
Gli Alfano, gli Schifani, i Cicchitto, i Quagliariello vengono privatamente descritti alla stregua di pavidi opportunisti che non amano davvero il leader.
C’è un pressing forte su Berlusconi affinchè si decida al «repulisti» e cacci tutti i potenziali cacadubbi dai posti di comando.
E’ solo l’antipasto di una dura lotta di potere che si scatenerà  a breve tra gli eredi politici del Cavaliere.
Dal 15 ottobre in poi, Berlusconi verrà  chiuso in casa (ancora non è dato sapere se ad Arcore o a Palazzo Grazioli), e lì dovrà  restare per nove lunghi mesi espiando la pena. Chiaramente non potrà  esercitare la sua funzione di leader, che comporta continue riunioni, telefonate, pubbliche apparizioni.
Qualcun altro dovrà  per forza prendere il comando, tanto nel caso che il Pdl sia ancora al governo (circostanza improbabile) quanto che sia finito all’opposizione e magari l’Italia venga chiamata nuovamente alle urne.
Chi sarà  il supplente, con Silvio fuori gioco?
A chi spetterà  il compito di stilare le liste, decidere le candidature, inserire gli amici e cacciare i nemici com’è nella più classica delle tradizioni politiche?
Ecco perchè il forte nucleo dei «falchi sta provando a giocare d’anticipo.
E se si dà  retta al tam-tam Pdl, tenta in tutti i modi di «aprire occhi» del Cavaliere sulle intenzioni vere o presunte degli avversari interni, in modo da farsi consegnare dal Fondatore le chiavi del partito.

Ugo Magri
(da “La Stampa”)

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CRISI DI GOVERNO IL SALVACONDOTTO DI BERLUSCONI PASSA DA LETTA

Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile

LA STRATEGIA È QUELLA DI POLITICIZZARE LA QUESTIONE DELLA DECADENZA

Da ieri la strategia mediatica del centrodestra — cioè la costruzione del martirologio di Silvio Berlusconi — s’è arricchita di un nuovo, decisivo particolare.
Come si fa, infatti, a influenzare il discorso pubblico così in profondità  da cancellare una condanna e le sue conseguenze?
Come si fa a costringere Giorgio Napolitano e lo stesso premier a intervenire in soccorso di un capo politico con cui hanno stretto un patto per gestire il paese?
Semplice: una bella crisi di governo, la carta coperta della mano di poker che Silvio Berlusconi vorrebbe giocarsi nei prossimi giorni.
Piccola avvertenza: l’anziano leader non ha ancora deciso, oscilla tra la rabbia e la rassegnazione, influenzato di volta in volta dagli ospiti che arrivano nel suo bunker e dagli sbalzi del suo umore, dagli interessi di famiglia che lo vorrebbero ai domiciliari in attesa di grazia e il senso di sè che non ammette sconfitta.
Il nostro non è lucido, raccontano stupiti anche nel suo partito, e questo vuol dire che non sa bene qual è il punto d’arrivo del suo azzardo.
Le ipotesi sono solo tre e almeno due non piacevoli per l’autorecluso di Villa San Martino.
IL PD VEDE IL BLUFF
Nè Guglielmo Epifani, nè Enrico Letta, nè alcun altro membro (in attività ) del Partito democratico ha lasciato spiragli a Silvio Berlusconi sulla decadenza da senatore.
Anzi, ancora ieri il segretario ha ribadito che la legge Severino “non presenta profili di illegittimità ” e verrà  dunque applicata.
Secondo calcoli dello stesso centrodestra, la Giunta ci metterà  non più di un mese. Già  lunedì prossimo, però, il Pdl potrebbe annunciare l’uscita dalla maggioranza per forzare la mano al Quirinale e allo stesso Enrico Letta: trovate il modo di aiutarmi.
Difficile che ottenga soddisfazione visto che il perimetro per un intervento del capo dello Stato gli è stato già  spiegato con apposita nota: deve ritirarsi.
Potrebbe Berlusconi accontentarsi di qualche gesto formale che ne riconosca il ruolo politico mentre viene cacciato da palazzo Madama?
Difficile, ma non impossibile: molte sono le ragioni, soprattutto economiche, che lo spingono a chinare il capo. D’altra parte non avrebbe più nè credibilità , nè peso politico.
IL LETTA BIS
“Se ce lo chiede andiamo all’opposizione”, diceva ieri qualche pidiellino in Senato. Molti sono convinti che a tirare troppo la corda finirà  proprio così: se Silvio gli toglie la fiducia, Enrico Letta si presenterà  in Senato e tra sinistra, montiani, ex grillini e traditori del Pdl otterrà  i voti necessari per restare a palazzo Chigi almeno tutto il 2014: “Sono ottimista sulla durata del governo”, scolpiva ieri il premier.
Per il nostro sarebbe un mezzo disastro: addio ad ogni potere di ricatto sul governo e addio pure all’effetto sugli elettori del martirologio e del lancio della nuova Forza Italia.
CRISI AL BUIO E VOTO
È l’unica opzione — se sono veri e affidabili i sondaggi che galvanizzano il Cavaliere in questi giorni — che potrebbe dargli la sferzata energetica di cui il nostro ha bisogno per funzionare. Portare la minaccia della crisi fino in fondo, blandire e bloccare i possibili transfughi, bloccare la situazione come fu per il dopo-Prodi nel 2008.
Più d’uno, peraltro, specialmente tra i falchi del Pdl, è convinto che i democratici non vedano l’ora di andare a votare per trovare una via d’uscita indolore ai loro problemi interni: Matteo Renzi potrebbe fare quel che gli interessa, il candidato a palazzo Chigi, e il partito rimarrebbe appannaggio dei tradizionali capibastone.
C’è il problema che Berlusconi sarebbe comunque incandidabile, ma la possibilità  di far saltare il banco per l’ultima volta con una vittoria elettorale a Porcellum in vigore potrebbe spingere il Cavaliere a scommettere tutto.

Marco Palombi

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MIRABELLO, FESTA TRICOLORE TRA PESSIMISMO E NOSTALGIA

Settembre 5th, 2013 Riccardo Fucile

ASSENTE (GIUSTAMENTE) FINI, GLI EX AN ORA INVITANO IL LEGHISTA TOSI, NUOVO FORNITORE DI CARTA IGIENICA TRICOLORE

Al via a Mirabello, in provincia di Ferrara, la 32esima edizione della Festa del Tricolore, appuntamento tradizionale fin dai tempi dell’Msi di Giorgio Almirante. Quattro giorni di incontri e dibattiti, che gli organizzatori sperano di trasformare in un punto di partenza per una nuova destra.
“Berlusconi vuole rifondare Forza Italia, perchè noi non possiamo costruire una sorta di Alleanza nazionale rinnovata?” spiega Vittorio Lodi, uno dei principali promotori della festa.
Assente nel programma Gianfranco Fini, che per la prima volta non parteciperà  alla kermesse.
Eppure, solo tre anni fa, proprio a Mirabello, l’ex presidente della Camera fu incoronato leader della destra ex-missina, e raccolse applausi trionfali con un discorso che segnò la rottura definitiva con il Pdl.
Da allora sembra passata un’era.
Oggi il popolo di destra, in bilico tra pessimismo e nostalgia, è alla ricerca di una nuova guida. “Alemanno? Neanche per sogno. Lui e La Russa sono traditori”.
Molti rimangono fedeli a Fini, che vedono ancora come “l’unico erede di Almirante”. Anche se c’è chi pensa già  alle primarie “per far fuori i colonnelli e premiare volti giovani”.
Ai dibattiti saranno invece presenti il sindaco di Verona Tosi, Rosi Bindi, Alemanno, Storace e La Russa.
Un buon motivo per Fini per essere assente ed evitare di frequentare cattive compagnie.

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