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L’ASSE BOCCIA-DE GIROLAMO E’ UNO DEI FULCRI SU CUI REGGE IL PATTO TRA LETTA E ALFANO

Gennaio 12th, 2014 Riccardo Fucile

INTERVISTA AL DEPUTATO PD DI BENEVENTO DE CARO: “DEVE ANDARSENE, MA IL PD DORME”

“Io sono rimasto molto spesso solo. E altrettanto spesso i fatti mi hanno dato ragione”. In solitudine nel Pd il deputato beneventano Umberto Del Basso De Caro, avvocato penalista che ha avuto e ha tra i suoi clienti Craxi e Mancino, ha annunciato il sì a una eventuale mozione di sfiducia alla ministra beneventana Ncd Nunzia De Girolamo.
Detta così, sembra un regolamento di conti in terra sannita simile al duello via sms tra la ministra e Mastella.
Eppure c’è chi sottolinea che l’asse Boccia—De Girolamo è uno dei fulcri su cui regge il patto tra Letta e Alfano.
Ma un governo può mai cadere sulle mozzarelle degli amici della ministra?
Detta così, credo proprio di no”
Pensa che qualcuno nel Pd si accoderà ?
Non lo so. Francamente non mi interessa.
Nessuna difficoltà  se resta il solo piddino a votare sì alla mozione?
Che problema c’è? Ognuno rimane con la propria coerenza e coscienza. Quando e se verrà  quel momento, argomenterò il mio sì in piena libertà .
Perchè la De Girolamo deve lasciare il governo?
à‰ evidente l’incompatibilità  alla funzione di governo. C’era un direttorio politico nella gestione della sanità  che manifestava ingerenze su questioni diverse da quelle di cui dovrebbe occuparsi la politica.
Qualcuno dirà  che andrebbe giudicata da ministro e non per le vecchie vicende di casa sua. Peccato che anche il ministero e le agenzie collegate siano state farcite di beneventani.
E ci sarebbe anche la nomina tra capodanno e la Befana (il 3 gennaio, ndr) del nuovo commissario dell’Inea (affidato a Giovanni Cannata, rettore fino a due mesi fa della non lontana Università  del Molise, ndr). Se ne è accorto solo il deputato Pd Massimo Fiorio, che si è detto sconcertato e ha parlato di ‘colpo di mano’.
Sarà . Ma il Pd è sostanzialmente in silenzio sul caso De Girolamo. Dipenderà  dal suo matrimonio con Boccia?
Ma no. C’è imbarazzo nel Pd, questo sì. Un imbarazzo che dipende dal fatto che il governo è presieduto da un democratico, Letta, che io stimo e sostengo.
Non avete avuto imbarazzo a ‘fare fuori’ la democratica Josefa Idem per molto meno.
Accompagnata gentilmente alla porta per circa 5000 euro di Imu non pagati quando l’Italia era in subbuglio per questa tassa. Erano argomenti assai labili, ma fu giusto chiederle in quel momento.
Lei fa politica su quel territorio da decenni: c’è qualcosa di diverso tra il metodo del ‘vecchio’ Mastella e il metodo della ‘nuova’ De Girolamo?
Io e Mastella siamo stati avversari, ma leali. Avrà  compiuto tanti errori ma lui ha pagato un prezzo altissimo. Detto questo, la prassi di occupare le istituzioni talvolta devastandole è eterna.
Lei è penalista. Ha ragione Mastella quando dice che se c’era lui al posto della De Girolamo l’avrebbero sbattuto in galera?
Mastella e i suoi hanno subito inchieste per vicende meno incisive sul piano probatorio.
Mai ricevuto sms ingiuriosi da Mastella?
Mai.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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DE GIROLAMO, L’APPALTO DEL 118 E I FONDI PER IL CONGRESSO PDL

Gennaio 12th, 2014 Riccardo Fucile

IL VERBALE DI PISAPIA, EX DIRETTORE AMMINISTRATIVO DELL’ASL DI BENEVENTO, CHE ACCUSA IL MINISTRO… L’AFFARE DELLE AMBULANZE E LA SOCIETà€ AMICA CHE FINANZIA IL PARTITO

Una società  gradita agli uomini di Nunzia De Girolamo è stata favorita nell’appalto milionario del 118 di Benevento mentre un’altra, sgradita al “direttorio politico—partitico” (come lo chiama il gip dell’indagine sulla Asl di Benevento che non vede indagata la De Girolamo) è stata penalizzata con pagamenti ritardati.
La ragione? La società  amica aveva sponsorizzato il congresso del Pdl.
Sono le accuse del manager Felice Pisapia, contenute in un verbale inedito di gennaio 2013.
La gara del 118 è il capitolo più importante dell’informativa della Guardia di Finanza del 12 dicembre scorso che Il Fatto ha pubblicato integralmente on line.
Vi si possono leggere le trascrizioni delle parole di Nunzia De Girolamo in materia.
A casa del padre, quel giorno di luglio del 2012, ci sono due collaboratori dell’allora deputato Pdl, il giornalista Luigi Barone e l’avvocato Giacomo Papa, suo vicecapogabinetto e poi i vertici della Asl, il Direttore generale Michele Rossi, tuttora in carica, e Felice Pisapia, colpito da un provvedimento restrittivo il 27 dicembre.
Nunzia chiede a Pisapia se sia possibile fare un affidamento diretto per il 118, un appalto triennale che vale 12 milioni di euro.
Il manager le dice che ci vuole una gara. Giacomo Papa parla di “by—passare la gara”. Pisapia sostiene che è rischioso e Nunzia sembra d’accordo ma quando cominciano a opporle motivi formali sbotta contro “ste cazzo di carte”.
Pisapia racconta ai pm di avere sventato la manovra di De Girolamo e compagni per la nuova gara rifiutandosi di consegnare a Giacomo Papa, attuale vicecapogabinetto del ministro dell’agricoltura, i capitolati in anticipo.
Il pm di Benevento Giovanni Tartaglia Polcini 11 mesi dopo questo interrogatorio ha chiesto per la gola profonda il provvedimento restrittivo. Ma ha anche chiesto alla Finanza di accertare se nelle conversazioni registrate ci siano reati.
Allo stato la Finanza non ne ha trovati.
Ecco cosa dice al pm.
Pisapia: Michele Rossi, dg della Asl, vuole danneggiare Sanit per favorire altri, tipo Modisan.
Pm: Perchè e come?
P.: Emerge da incontri politici in cui Sanit veniva demonizzata mentre Modisan, che aveva sponsorizzato il congresso del Pdl, veniva esaltata. (Le due società  svolgevano insieme il servizio del 118 in associazione di imprese ma secondo Pisapia Sa-nit era danneggiata con il “mancato pagamento di spettanze”, Ndr) Modisan aveva anche altri appalti con l’azienda per cui poteva essere pagata ad altro titolo ed, essendo stato bloccato il pagamento del servizio 118, Sanit entrava in crisi mentre Modisan riusciva a sopravvivere.
Pm: Lei era presente a questi incontri politici? Si rende conto della gravità  delle dichiarazioni che sta dicendo?
P.: Me ne rendo conto perchè ho tentato di impedire quanto appena dichiarato
PM: Lei intende ribadire che sono stati ritardati i pagamenti a una società  non già  per ragioni di regolarità  contabile ma per motivi politici?
P.: Per quanto riguarda la Sanit sicuramente.
PM: Chi era presente a questi incontri politici? (Il pm non ha ancora ricevuto il cd con l’audio degli incontri, Ndr).
P.: Michele Rossi (Dg dell’Asl), Ventucci (dirigente dell’Asl non presente all’incontro di luglio, Ndr), l’avvocato Giacomo Papa, e Luigi Barone.
PM: Tutti erano consapevoli di quanto lei ha detto?
P.: Sì
PM: A che titolo partecipavano alle riunioni?
P.: partecipavano in qualità  di esponenti del Pdl vicini a Nunzia De Girolamo.
PM: l’onorevole De Girolamo era a conoscenza di quanto lei ci sta dichiarando?
P.: Sì. Lei era presente a casa del padre a San Nicola Manfredi.
PM: Lei in quell’occasione ebbe modo di dire che si trattava di atti illegittimi?
P: Ero l’unico a dirlo e mi riferivo alla gestione complessiva dell’azienda e agli affidamenti diretti effettuati anche per cifre di un milione di euro e che non sono stati effettuati perchè l’ho impedito non fornendo documentazione a chi era stato incaricato di occuparsi di questa cosa.
PM: Faccia i nomi, date e circostanze
P.: Avrei dovuto consegnare personalmente i documenti dei capitolati da predisporre all’avvocato Giacomo Papa che avrebbe operato le sue modifiche per poi consegnarle a me per l’Asl.
PM: Ma che c’entra Papa con il capitolato dell’Asl?
P.: Niente
PM: Per conto di chi doveva predisporre questi capitolati l’avvocato Papa, dal lato delle imprese?
P.: Come impresa non lo so ma come committenza per conto del direttore generale Rossi e della deputata predetta (Nunzia De Girolamo, ndr).
PM: E’ successo solo in questa occasione?
P.: No abbiamo fatto anche altre riunioni (…) nel senso di comporre le commissioni mediche in maniera da renderle affini all’orientamento politico del direttore generale chiaramente per fini elettorali, avevano necessità  di voti. Si fa proselitismo politico utilizzando la pubblica amministrazione e gli stipendi.
PM: Si rende conto che lei sta accusando le persone del delitto di voto di scambio o quanto meno abuso di ufficio?
P.: Sì.
“Siamo esterrefatti che esponenti di Forza Italia, un partito per definizione garantista, si prestino a cavalcare una operazione del genere” ha detto ieri Fabrizio Cicchitto del NCD. E ieri Mara Carfagna ha subito corretto il tiro: “non ho in alcun modo avanzato l’ipotesi di sostenere una mozione di sfiducia nei confronti del ministro De Girolamo”.

Vincenzo Iurillo e Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano“)

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LE DIMISSIONI DEL SINDACO DELL’AQUILA CIALENTE: “SONO IN BOLLETTA, MA HO PERSO E MI DIMETTO”

Gennaio 12th, 2014 Riccardo Fucile

LA GIORNATA PIU’ LUNGA DOPO QUATTRO ANNI DI INCUBO

Perchè si dimette da sindaco?
Ma siete stati voi del Fatto, no? Avete scritto che io sto qua col cerchio marcio intorno, e allora basta, me ne vado: è giusto così.
Se un suo assessore dice “che culo” avere il terremoto da gestire non è colpa del Fatto.
Allora cerchiamo di parlare chiaro: da quando è iniziato tutto, io ho continuato a ripetere una sola cosa. E cioè che troppa gente aveva troppi interessi su ‘sta tragedia. Che il governo doveva predisporre un piano per l’emergenza ma soprattutto mettere in piedi un sistema per ridare L’Aquila agli aquilani. C’è mai stato qualcuno che m’abbia preso sul serio?
L’assessore Tancredi l’ha scelto lei.
Esempio perfetto: Tancredi è un pezzo grosso dell’opposizione, un vecchio Dc che conta molto nel centrodestra. Dopo il terremoto mi fa: voglio dare il mio contributo, dammi una delega sulla ricostruzione. Io, sperando che un governo di salute pubblica potesse funzionare, gli ho affidato un ruolo sugli immobili del Comune, neanche sulla ricostruzione. Un segnale. Quando ho dato la notizia mi sono arrivati insulti di ogni genere, nel giro di una settimana gli ho tolto il mandato.
Pure il vicesindaco Roberto Riga, ora indagato per mazzette, stava all’opposizione, con Forza Italia. Era gente di cui si fidava?
Io ormai non mi fido neanche di me stesso. Dico solo che mi dimetto per un avviso di garanzia mandato ad altri. E che se uno governa una città  in macerie con 19 gruppi in Consiglio comunale deve fare i salti mortali.
Nelle intercettazioni lei c’è. Parla con l’assessore dell’Udeur Ermanno Lisi degli appalti gestiti da Carlo Bolino, funzionario addetto alla ricostruzione delle strade.
Eh, appunto: e che dico io? Sto incazzato con Lisi, urlo perchè non mi va bene che Bolino scelga da solo a chi dare i 40 mila euro dell’appalto. Poi però mi hanno spiegato che l’appalto c’era già  stato, e che Bo-lino mandava avanti il lotto secondo l’esito dalla gara. Comunque, vabbè, Bolino è un tipo così. I funzionari sono fatti così
Così come?
Forse non ci siamo ancora capiti: qua la torta è gigantesca e ha fatto gola a tutti. Ognuno tentava di prendersene un pezzetto mentre io urlavo a Roma: dateci una mano a scrivere regole più serie, per esempio sugli appalti. Com’è possibile che una ditta piccoletta possa avere lavori per 200 milioni di euro?
Chi di preciso doveva intervenire, secondo lei?
L’unico che ha provato a mettere i paletti è stato Fabrizio Barca. Dava i soldi e dava le regole. Poi se n’è andato, nessuno ha portato avanti i decreti attuativi e s’è fermato tutto. Mercoledì prossimo dovevo incontrare il ministro Trigilia per chiedere le sue dimissioni: su L’Aquila non sta lavorando per niente. E il 7 gennaio, il giorno prima del casino, ho incontrato il sottosegretario Legnini, pure lui abruzzese, per avvisarlo. Per dirgli che la politica se ne sta sbattendo di noi
Un’altra rogna per il Pd.
M’hanno chiesto di restare, sennò è peggio e sembra che c’ho colpa io. Invece io esco pulito, perchè ciò che ho fatto è stato per il bene della città , della mia gente. Di tutto il resto me ne frego.
Che dicono a casa?
Mio figlio sta a Barcellona con l’Erasmus, mi ha scritto un messaggino: chi ha fatto il suo dovere deve andare sempre a testa alta. Questo è importante per me. C’è un giornale on line che ha chiesto di segnalare a loro tutti i sospetti sulla famiglia Cialente: sono 14 i nipoti di casa mia, la chiamata alla delazione è roba da Shoah.
Accusano sua cognata di aver guadagnato con la ricostruzione di un appartamento.
Quando mai! Mio fratello non m’ha parlato per mesi perchè il Comune ha sostenuto la linea della valutazione ribassata.
Lei era la testa di legno in un sistema di furbetti?
Le carte che ho visto fin’ora, su questa ultima indagine, non quadrano tutte. Ma aspettiamo i processi, la verità  verrà  fuori e io non la temo. Mi fa rabbia un’altra storia.
Quale?
C’è in ballo un affare enorme, a L’Aquila. à‰ la ricostruzione privata, cioè i soldi che lo Stato pagherà  per rifare le abitazioni crollate o danneggiate. Quelli che stano finendo nei guai sono tutti legati al business, sono procacciatori d’affari per questo giro qua.
Come funziona?
Semplicissimo. Lei ha una casa, o un appartamento in un condominio. L’assemblea deve decidere il progettista e l’impresa per fare i lavori. Roba che vale dai 500 mila euro ai 20 milioni a botta. In tutto fanno 10 miliardi, e la figura chiave è chi riesce a mettere in contatto i proprietari di casa con i costruttori: gente che guadagnerà  la mediazione, chiamiamola così. E non esistono norme per blindare la procedura, la materia è libera da controlli e vincoli.
Chi farà  i soldi ora?
Adesso vedranno gli altri che fare. Adesso vincerà  il centrodestra.
E Cialente?
Cialente ha perso, Cialente si fa da parte. Torno a fare il medico con il conto corrente che sta sotto di 12 mila euro. Da sindaco prendevo 2.400 euro e non mi bastavano neanche a coprire le spese. Mi sono rimesso a lavorare per la Asl, questo mese ho preso 1.190 euro. La politica mi ha mangiato tutto.
Mai più sindaco?
In Italia fingiamo di voler fare le cose per bene, ma non è mica vero. Io crepo e sono tutti contenti. Amen.

Chiara Paolin
(da “il Fatto Quotidiano”)

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L’AQUILA, I DOSSIER NASCOSTI “RACCOMANDATI E SPERPERI”

Gennaio 12th, 2014 Riccardo Fucile

DITTE E FUNZIONARI SOTTO ACCUSA… CROLLA LA GIUNTA CON L’ADDIO DEL SINDACO

Manca una manciata di minuti alle 18 quando, sotto il tendone di piazza Duomo, scrosciano gli applausi: cinquecento persone sono lì, nel centro martoriato de L’Aquila, per chiedere le dimissioni del sindaco e dell’intera giunta. E Massimo Cialente si dimette.
L’ha annunciato poco prima al Fatto Quotidiano. Lo conferma in conferenza stampa.
Parla di “attacco frontale” dell’informazione. La realtà  è che questo centro storico sta franando una seconda volta: sotto i colpi delle rivelazioni giudiziarie.
Il 25 maggio L’Aquila voterà  di nuovo il sindaco. La procura guidata da Fausto Cardella e la squadra mobile del vice questore Maurilio Grasso, ormai da tempo, stanno mostrando agli aquilani gli scenari inquietanti legati alla ricostruzione.
Con sospetti su mazzette recenti. Recentissime.
Cialente non è indagato ma tanti, troppi intorno a lui, sono sospettati di aver truffato la buona fede degli aquilani e domani cominciano gli interrogatori di garanzia dell’inchiesta Do ut des.
La relazione di Bankitalia e i ponteggi Marcegaglia
Il gip Giuseppe Gargarella — quando parla di “versamenti di denaro, sostanzialmente ingiustificati, che provengono da ditte interessate alla ricostruzione o alla fase dell’emergenza post sisma” — cita una relazione Bankitalia di appena 50 giorni fa.
L’operazione è datata 21 novembre 2013 ed evidenzia bonifici “per oltre 37mila euro diretti a Tancredi e provenienti dall’impresa Mancini srl”.
Pierluigi Tancredi — consigliere comunale del Pdl — è ai domiciliari da 5 giorni, accusato di aver intascato mazzette per favorire un’altra azienda, la Steda Spa che — sottolinea il gip — sarà  poi sostituita, in un appalto, proprio dalla Mancini srl.
Sospetti. Piste d’indagine. Che riguardano queste macerie e questi vicoli deserti, abitati da cani randagi e operai al lavoro, puntellati dal fitto ricamo di ponteggi, tubi e “snodi”, acquistati in gran parte dalle aziende di casa Marcegaglia.
“Mettiamo una recinzione, poi la leviamo subito, per i soldi”
Da queste parti, in questi anni, è accaduto persino che qualcuno piazzasse, con l’unico obiettivo di fotografarla, una gru davanti a un edificio. Salvo spostarla il giorno dopo.
È il 17 aprile 2010 quando la squadra mobile intercetta l’ex assessore Ermanno Lisi — lo stesso che dice al telefono : “Il terremoto è una botta di culo” — mentre parla con il costruttore Carlo Ciotti.
Discutono di un cantiere nella frazione di Coppito. “Per quanto riguarda i computi metrici — dice Lisi — fai le fotografie e poi la recinzione non ci sta magari!”. Non c’è problema: una recinzione in fotografia si recupera. “La mettiamo e la facciamo”, risponde Ciotti. “Piglia subito una mezza specie di recinzione! Fai finta che l’hai messa! La alzi! Se no non ce la pagano…”, continua Lisi. E Ciotti aggiunge: “Tenemo portà  una gru, fotografarla e portarla via!”. “Esatto! Bravo!”, risponde Lisi.
E un investigatore verifica di persona che, in sole 24 ore, è apparsa e scomparsa una gru davanti al condominio in questione.
Per Lisi e Ciotti, ogni accusa, sarà  comunque archiviata. In quegli stessi mesi, all’interno dell’amministrazione, c’era chi si lamentava di assessori e dirigenti.
“I suoi assessori lavorano senza obiettivi”
“Tutti i dirigenti sono, o dovrebbero essere, in questo momento storico, la spina dorsale della macchina amministrativa”, esordisce Massimiliano Cordeschi, direttore generale del Comune, in una lettera protocollata indirizzata al sindaco.
È il 27 aprile 2010 e la data non è un dettaglio insignificante.
La lettera — che il Fatto ha potuto visionare — non è agli atti d’indagine ma descrive in quale contesto ha operato il Comune e il comportamento del suo primo cittadino. “In data 11 marzo 2010 — continua Cordeschi — le ho chiesto di prendere provvedimenti in merito ad alcuni dirigenti, ma Lei ha ritenuto opportuno non dare seguito a quanto da me segnalato”.
Cosa segnala il direttore generale? Che dirigenti e assessori non lo informano — come previsto — sugli obiettivi del Piano esecutivo di gestione (Peg). I Peg sono degli strumenti fondamentali per l’amministrazione: prevedono infatti gli impegni di spesa che — a maggior ragione nel dopo sisma — è necessario tenere sotto controllo in maniera minuziosa. Cordeschi denuncia che in pochi effettuano i “reports settimanali previsti” e, tra questi, solo “saltuariamente” l’ingegnere Mario Di Gregorio.
Situazione peggiore per gli assessori: “I suoi assessori — scrive Cordeschi — lavorano senza obiettivi: Le pare possibile? Le comunico che, a mio parere, non si dovrebbe pagare, a chi non ha ottemperato, alcuna indennità  di risultato”.
Questa comunicazione non ha alcuna rilevanza penale ma questo è il clima nell’aprile 2010, quando, giusto per fare un esempio, gli agenti della squadra mobile scoprono che Roberto Riga — all’epoca assessore e poi vice sindaco — s’accordava per incassare 30mila euro — secondo l’accusa — per garantire dei lavori pubblici (poi mai affidati) alla Steda Spa.
L’ingegnere Di Gregorio, che consegna “saltuariamente” i suoi report al direttore generale, è lo stesso Di Gregorio accusato, dalla procura di l’Aquila, di aver contraffatto atti pubblici per un altro appalto affidato alla Steda Spa.
Negli stessi mesi un altro assessore, Vladimiro Placidi, s’accordava — sempre secondo l’accusa — per ricevere mazzette da 70mila euro, mascherate da prestazioni professionali, per favorire sempre la Steda Spa.
Altri atti amministrativi del 2012, come le relazioni della Commissione d’indagine interna al Comune, parlano di “ambigue dimenticanze e forti ritardi, da parte dei competenti uffici, nella trasmissione di documenti già  posseduti e dei quali, inizialmente, era stato negato il possesso”. L’argomento è chiaro: “assegnazione degli alloggi temporanei” alla popolazione colpita dal terremoto.
“Un non indifferente sperpero di risorse pubbliche”
Oltre al progetto Case e ai Map (moduli abitativi provvisori) esiste un terzo canale, il “Fondo Immobiliare”, che però ha “rappresentato una via parallela, rispetto a quella ufficiale di assegnazione degli alloggi, del tutto svincolata dalla rigida verifica dei requisiti, fuori da ogni controllo e tale da consentire sistemazioni migliori ma solo per ‘determinati’ cittadini”.
E ancora, in un’altra relazione della Commissione d’indagine, si denuncia — in merito alla riorganizzazione della sede comunale post sisma — un “non indifferente sperpero di pubbliche risorse di finanziamenti statali e comunali, di rilevanza tale che avrebbero consentito di poter realizzare, in pochi mesi, una o più strutture più efficienti e idonee”.

Loredana Di Cesare e Antonio Massari
(da “il Fatto Quotidiano“)

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CASALEGGIO E LE BUFALE DELLE MALDIVE: IL “PENNIVENDOLO” DIVENTA LUI

Gennaio 12th, 2014 Riccardo Fucile

ATTACCA SANTORO SULLO SHARE: “E’ STATO ALLE MALDIVE, NON HA PREPARATO LA TRASMISSIONE”, MA LA FOTO CHE PUBBLICA E’ DI UN ANNO FA

È il giorno dei sondaggi contro i giornalisti Rai, della battaglia contro “i colpevoli dello sfascio dell’Italia”.
Mario Orfeo, Marcello Masi, Bianca Berlinguer: i direttori dei tg del servizio pubblico, tuona Beppe Grillo, sono i garanti “dell’informazione dei partiti”.
E alla Rete chiede che fare: non pagare il canone? boicottare le aziende che fanno spot prima e dopo i tg? denunciare tutto in Europa?
E via con le soluzioni che secondo il leader dei Cinque Stelle dovrebbero farci risalire nella classifica della libertà  di stampa.
Ma informazione vogliono farla anche quelli del Movimento.
E ieri sono incappati nell’errore che rimproverano sempre ai “pennivendoli” di regime: mancata verifica delle fonti.
Nel mirino ci sono gli ascolti di Servizio Pubblico, il programma che va in onda su La7 e di cui Il Fatto è azionista.
Al rientro dalla pausa natalizia sono più bassi del solito (7,8 per cento, comunque tra i migliori nella categoria talk show) così il sito Tze Tze (di proprietà  della Casaleggio Associati) dedica un pezzo al “tonfo di Michele Santoro”.
La colpa sarebbe da attribuire al fatto che il giornalista “è rimasto in vacanza alle Maldive” fino a pochi giorni prima della messa in onda e avrebbe messo in piedi “una diretta che sembrava una replica”.
Peccato che le foto che dovrebbero dimostrare le ferie di Santoro (pubblicate inizialmente da Chi con la data corretta) siano del gennaio 2013, un anno fa.
La polemica con Santoro era già  esplosa nelle settimane scorse con la pubblicazione di alcuni sms tra la redazione di Servizio Pubblico e alcuni 5 Stelle romani, che accusavano la trasmissione di aver usato materiale trovato da loro senza mai citarli.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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