Gennaio 25th, 2014 Riccardo Fucile
ANCHE NAPOLITANO TEME IL NAUFRAGIO… FORZA ITALIA: “NO A PREFERENZE O SALTA TUTTO”
Si riaccende la mischia intorno alla legge elettorale.
Mentre la bozza Renzi-Berlusconi riceve il primo via libera in Commissione Affari costituzionali, il presidente Napolitano torna a premere perchè le riforme si facciano “al più presto”, soprattutto quelle che possono correggere la “inefficienza delle istituzioni” nel prendere le decisioni che servono ai cittadini.
Ma il leader dell’Ncd — e vicepremier nel governo Letta — Angelino Alfano annuncia per il fine settimana una sfilza di emendamenti che minano l’intero impianto di “Renzusconi”, dalla reintroduzione delle preferenze alla revisione del conteggio dei voti per il ballottaggio.
Intanto Silvio Berlusconi — che delle preferenze è oppositore — manda a dire: “Finalmente nel Pd ho trovato qualcuno con cui si può ragionare e parlare”, riferendosi appunto a Renzi. Contrapposto alla “barbarie giudiziaria” che lo ha travolto.
E’ necessario “pervenire al più presto all’approvazione di riforme istituzionali che rendano il nostro ordinamento più idoneo a fronteggiare, nel contesto europeo, le nuove esigenze poste dalla crisi e dalle sfide della competizione globale”, scrive il presidente Giorgio Napolitano in un messaggio inviato al congresso di Sel in corso di svolgimento a Riccione.
“Solo così — aggiunge — sarà possibile sperare in un progressivo riavvicinamento alla politica da parte dei cittadini, la cui disaffezione per la cosa pubblica è determinata in larga misura dall’inefficienza di cui per molti aspetti le istituzioni danno prova, oltre che dai ricorrenti episodi di malcostume”.
Matteo Renzi dai microfoni di Virus su Raidue ribadisce: “Questa è l’ultima chance anche per i parlamentari. Io più che fare l’accordo non posso. Se qualcuno pensa con il voto segreto di sgambettarlo non è che fanno un danno a me, fanno un danno a loro, perchè la legislatura sostanzialmente vede il proprio fallimento”.
Non sembrano orientati a far presto gli emendamenti annunciati per il fine settimana da Angelino Alfano: “Proveremo la proposta principale, cioè le preferenze generalizzate, ma stiamo lavorando anche a una proposta di mediazione sul modello di quanto accade in Germania, con una parte di lista bloccata e una parte di preferenze. I nostri tecnici sono al lavoro entro domenica presenteremo anche questa: una parte la scelgono i partiti, una parte i cittadini”.
Il leader dell’Ncd va all’attacco dell’altro pilastro della legge elettorale, il meccanismo del premio di maggioranza. “Certamente non faremo i portatori d’acqua a nessuno ed ecco perchè stiamo lavorando a un emendamento sullo scorporo. E cioè i voti dei partiti che non prendono i seggi non possono essere contabilizzati per il candidato premier ai fini del ballottaggio”.
Questo per evitare “che un partito del 20% guidi una coalizione che arriva fino al 35% prendendo magari esso solo seggi e portando il proprio leader al ballottaggio”.
A questo proposito, Alfano ricorda a Forza Italia che con l’attuale legge elettorale andrebbe incontro a una sconfitta da parte del Pd, quindi dovrebbe pensare alle “alleanze” invece “di costruire regole che uccidano o costringano a scelte diverse i partiti e i movimenti politici dell’area del centrodestra”.
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Gennaio 25th, 2014 Riccardo Fucile
POI SI GIUSTIFICANO: “CI VOGLIONO MERITI SPECIFICI LEGATI AL TERRITORIO”…E SCOPPIA LA POLEMICA TRA FORZISTI E ALFANIANI
Essere di Forza Italia e non concedere la cittadinanza onoraria a Silvio Berlusconi?
A Varese si può.
La sera del 23 gennaio i consiglieri comunali forzisti non hanno partecipato al voto sulla proposta presentata a settembre scorsi da un consigliere Pdl poi passato al Nuovo centrodestra, Piero Galparoli.
La maggioranza (composta da Lega, Fi e Ncd) si è divisa proprio quando il consiglio comunale è stato chiamato ad esprimersi sulla proposta di cittadinanza.
Se non sorprende il voto contrario della Lega Nord, fa quantomeno sorridere la decisione dei cinque consiglieri comunali di Forza Italia che sono usciti dall’aula.
Il capogruppo Ciro Grassia ha motivato il mancato sostegno alla proposta spiegando che per diventare cittadini onorari occorre avere meriti specifici legati al territorio: “Le cittadinanze onorarie a chicchessia e in particolare a personaggi come Silvio Berlusconi — ha detto — non possono essere discusse in una sede come quella del consiglio comunale poichè stravolgerebbe anche il senso vero della cittadinanza onoraria”.
Detto questo, a parole i forzisti varesini continuano a restare dei fedeli sostenitori del loro leader: il coordinatore cittadino Roberto Puricelli, dopo aver puntualizzato che personalmente avrebbe anche votato contro, ha ribadito il sostegno a Berlusconi: “Da sempre seguiamo il presidente e abbiamo stima di lui e come sempre gli siamo vicino per la persecuzione di cui è stato vittima. Credo semplicemente che proposte simili siano fuori luogo in questo momento, quando ci sono problematiche più urgenti da affrontare”.
Tra i commenti del giorno dopo spicca quello del presidente del consiglio regionale lombardo, Raffaele Cattaneo (Ncd), che ha preso la palla al balzo ed è intervenuto a gamba tesa sul suo profilo Facebook, marcando la differenza con i cugini di Forza Italia: “La proposta aveva soprattutto un significato politico — ha scritto — un atto di omaggio e considerazione verso colui che negli ultimi 20 anni ha consentito all’area moderata italiana di avere una rappresentanza politica forte”, poi Cattaneo continua: “Viene dunque da domandarsi: chi sono i veri berlusconiani? Coloro che, con fare invero un po’ servile e modi talvolta da cameriere, si affrettano a parole sempre a incensare Berlusconi per poi non sapere o volere dare seguito con atti politici responsabili a tali dichiarazioni o coloro che nelle valutazioni verbali distinguono ma nei fatti politici sono coerenti? Quanto accaduto nel consiglio comunale di Varese dice con chiarezza che si può essere berlusconiani anche nel Nuovo centrodestra”.
Alle parole di Cattaneo replica prima il coordinatore cittadino di Forza Italia, Roberto Puricelli, che rispedisce al mittente le accuse di servilismo e lancia un invito: “Se davvero vuoi difendere Berlusconi allora dovresti iscriverti a Forza Italia, noi ti aspettiamo”.
Le parole più dure arrivano dall’europarlamentare Lara Comi (coordinatore provinciale di FI Varese): “Quello dell’Ncd è stato un gesto puramente strumentale, come se noi domani chiedessimo la cittadinanza onoraria per Alfano o per Renzi. Questo non vuol dire difendere Berlusconi, era chiaro invece l’obiettivo malriuscito di ridicolizzarlo. I veri difensori di Berlusconi siamo noi, che gli siamo stati accanto sempre, nei momenti difficili e nei momenti felici”.
Alessandro Madron
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Gennaio 25th, 2014 Riccardo Fucile
SUCCESSIVAMENTE DENIS VERDINI AVREBBE RICEVUTO UN MILIONE DI EURO
“Stiamo valutando tutte le ipotesi, se venderlo, affittarlo o sceglierlo, anche se scomodo per la sua posizione, come nostra sede“.
A parlare è Felice Damiano Torricelli, presidente Enpap (Ente nazionale previdenza e assistenza psicologi), che si è trovato, con il nuovo cda da poco insediatosi, a gestire un palazzo al centro di Roma, pagato a peso d’oro dalla precedente gestione.
Un palazzo ora vuoto per il quale è stata sborsata la cifra record di 55 milioni di euro. Vicenda che vede Riccardo Conti, senatore Pdl-Forza Italia, indagato per truffa aggravata.
Tutto inizia nel gennaio 2011.
Quando il senatore Conti, con la sua immobiliare Estate 2 srl, compra il prestigioso palazzo di via della Stamperia, in pieno centro a Roma, e lo rivende, lo stesso giorno, all’Enpap, con una plusvalenza da 18 milioni di euro.
La Procura di Roma indaga Conti e l’ex presidente dell’Enpap Angelo Arcicasa, per truffa aggravata.
E’ di questi giorni l’avviso di conclusioni indagini, preludio della possibile richiesta di rinvio a giudizio.
Coinvolto anche il senatore di Forza Italia Denis Verdini, ex coordinatore Pdl, per finanziamento illecito ai partiti, dopo la compravendita record avrebbe ricevuto un milione di euro.
A Conti viene contestato anche l’omesso versamento dell’Iva. Per questo la finanza gli ha sequestrato per equivalente, lo scorso ottobre, beni dal valore di 8,5 milioni di euro. I coinvolti hanno sempre ribadito la correttezza del loro operato.
Anche nelle pieghe della compravendita non sono mancate sorprese.
L’ultima tranche per l’acquisto dell’immobile era di 11 milioni di euro che l’Enpap avrebbe dovuto versare all’immobiliare del senatore, ma è intervenuta Equitalia.
“Avevamo un debito di 11 milioni di euro, il saldo per le opere compiute — spiega Felice Damiano Torricelli, presidente Enpap – Non abbiamo proceduto al pagamento perchè sono arrivate diverse cartelle esattoriali da pagare e quindi abbiamo versato, da ultimo, 4 milioni di euro ad Equitalia Sud e non all’immobiliare Estate 2”.
Non solo, ci sono altre inadempienze del senatore e della sua società .
“Da quegli 11 milioni di euro abbiamo scomputato — racconta Torricelli — alcune cifre, la quota degli affitti della banca al piano terra che non ci veniva girata, la penale per il ritardo nella consegna del palazzo e poi la cifra che abbiamo dovuto pagare alle aziende che hanno lavorato presso l’immobile, non saldate dall’immobiliare, per sciogliere il patto di riservato dominio”.
Tra le ditte che hanno lavorato al palazzo, c’è anche la Effegi che è stata pagata dall’Enpap 600 mila euro per sciogliere il patto, ma avanzerebbe dall’immobiliare del senatore ancora due milioni e 300 mila euro.
La Effegi ha confermato il mancato pagamento.
La società finisce i lavori di ristrutturazione del palazzo in via della Stamperia il 7 dicembre 2012. Il collaudo dell’immobile avviene il 24 dicembre, e a quel punto aspetta che le sia saldato il conto.
Al momento nessun pagamento risulta avvenuto e il piano di rientro concordato non sarebbe stato rispettato.
Ora l’Enpap deve decidere cosa fare di quell’immobile.
Ma, beffa delle beffe, in realtà al momento il palazzo non è vendibile, così come spiega il presidente Torricelli: “Abbiamo messo in mora l’immobiliare del senatore Conti perchè non ci ha ancora fornito l’agibilità e gli accatastamenti del palazzo”.
Clemente Nazzaro e Nello Trocchia
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 25th, 2014 Riccardo Fucile
LA DEMOCRAZIA DIRETTA CINQUESTELLE
Splendido esempio di democrazia diretta, il referendum di Grillo sulla legge elettorale. Velocissimo: evitando di assillare i cittadini avvisandoli, che so, il giorno prima.
Lui ha convocato i votanti con un preavviso di mezz’ora e ha dato loro nove ore per rispondere alla domanda «proporzionale e maggioritario?» (quesito secco, come «minerale o frizzante?» e «corridoio o finestrino?»).
Ma la novità rivoluzionaria è stata la «campagna informativa»: invece di dare la parola a un sostenitore del proporzionale e a uno del maggioritario, il complicato dilemma è stato illustrato da un solo esperto (casualmente, un proporzionalista convinto).
E alla fine, con uno spoglio-lampo che non ha avuto bisogno di inutili scrutatori.
Ha vinto — indovinate — il proporzionale.
Questa è democrazia, signori, non quella pagliacciata che chiamano Parlamento.
Sebastiano Messina
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 25th, 2014 Riccardo Fucile
LA PROPOSTA DI DIECI CIRCOLI: SOTTOPORRE L’ITALICUM AL GIUDIZIO DEGLI ISCRITTI
Un “referendum consultivo“ interno al Partito Democratico per invitare gli iscritti ad esprimere la propria opinione sul patto di governo tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e gli altri partiti di maggioranza, il cosiddetto Impegno 2014.
E’ l’iniziativa che l’ex segretario bolognese Alessandro Gabriele che ha proposto alla direzione democratica cittadina “per ricompattare la base associativa del partito”, frammentata dopo i sussulti provocati dall’istituzione del governo delle larghe intese e dall’elezione del segretario Matteo Renzi.
“L’idea viene dall’Spd tedesca che a dicembre ha consultato i propri iscritti sull’accordo di governo con i cristiano democratici di Angela Merkel — spiega Gabriele — Il referendum interno in Germania è andato bene, non solo la partecipazione è arrivata al 78%, 370mila votanti in tutto, ma il partito ne è uscito rafforzato e il risultato ha fornito al governo un importante strumento negoziale. Quindi ho pensato che potesse essere un’ottima pratica da adottare anche in Italia”.
Insomma, che sia un patto alla tedesca, ma pienamente alla tedesca.
L’idea, proposta via ordine del giorno alla direzione del Pd di Bologna, è già stata accolta da 10 circoli cittadini, che il 28 gennaio prossimo si incontreranno a Borgo Panigale con le altre realtà che aderiranno per fissare una data unica per le consultazioni.
“Al referendum parteciperanno tutti i circoli che sottoscriveranno l’ordine del giorno che abbiamo inviato, dopo di che tutti gli iscritti che fanno parte dei circoli che hanno scelto di indire la consultazione interna potranno esprimersi a favore o contro l’Impegno 2014 — continua Gabriele — a votazione conclusa, infine, comunicheremo al Presidente del Consiglio Enrico Letta e alla direzione del Pd l’esito del referendum”.
Il punto, secondo Gabriele, ideatore dell’iniziativa insieme a Massimiliano Vignoli, segretario del Pd di Sala Bolognese, è che “in queste settimane, a livello nazionale, si è parlato poco di contenuti mentre le scelte del partito hanno molto peso sugli iscritti: ecco, io ritengo che il rapporto tra il Pd ed il governo si debba basare su un accordo condiviso ed approvato dalla base”.
“In un certo senso — sottolinea l’ex segretario democratico di Bologna — chiedere gli iscritti di votare è uno stimolo per il governo a lavorare bene, un po’ come succede tra un sindacato e i lavoratori. Noi iscritti al Partito Democratico valuteremo il suo impegno, e credo che se il patto con i partiti di maggioranza sarà fatto in maniera ragionevole e con obiettivi chiari, fissati assieme alle forze politiche, gli iscritti al Pd si esprimeranno con molto buon senso”.
Il modello, precisa l’ex segretario dei democratici bolognesi, “non ha nulla a che vedere però con la struttura partecipativa ideata e promossa dal Movimento 5 Stelle: nel nostro caso a votare verranno iscritti in carne ed ossa che prima di decidere si consulteranno incontrandosi di persona. Niente di paragonabile, insomma, al sistema dei grillini, dove si discute in una piazza virtuale e non è chiaro chi siano le persone da votare, o quali siano i temi sui quali ci si deve esprimere”.
La proposta, che altri circoli di Bologna stanno valutando se sottoscrivere, racconta Gabriele, è piaciuta anche all’attuale numero uno di via Rivani, Raffaele Donini.
“Del resto — spiega il democratico bolognese — la consultazione diretta su alcuni temi precisi fa parte del suo impegno elettorale, è iscritta nel programma. Certo, questa è una questione nazionale e il contesto è un po’ diverso, ma si tratterà di una sperimentazione e speriamo venga valutata positivamente dal Pd di Bologna. Auspico, quindi, che come previsto dal nostro statuto, in futuro lo strumento del referendum interno tra gli iscritti venga adottato su tutte le scelte importanti”.
Annalisa Dall’Oca
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