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BRUTTA FIGURA DI RENZI, ETIHAD SI SFILA DA ACQUISTO ALITALIA: “MANCANO GARANZIE POLITICHE ED ECONOMICHE”

Aprile 17th, 2014 Riccardo Fucile

IL MINISTRO LUPI AVEVA DATO COME IMMINENTE L’ALLEANZA CON GLI EMIRI

Meno male che il postino con la lettera d’intenti di Etihad doveva arrivare due settimane fa a Fiumicino.
E invece non ha bussato nemmeno una volta alla porta di Alitalia: gli emiri si sono sfilati.
E con loro sono evaporati i 550 milioni necessari al rilancio dell’Alitalia accanto al partner mediorientale che ritiene non ci siano sufficienti garanzie nè da parte dell’azienda nè del governo di Matteo Renzi.
Etihad, insomma, non intende imbarcarsi nell’avventura Alitalia perchè non ci sono certezze su tre punti essenziali: l’impegno delle banche a ridurre il debito di 400 milioni, la garanzia del governo sulle rotte per Linate e i collegamenti alta velocità  Fiumicino-Roma, gli esuberi (circa 3mila).
Un punto dolente quest’ultimo che, nella delicata trattativa, mette in seria difficoltà  il governo e il ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, che mercoledì 16 alla trasmissione Unomattina aveva negato la presenza nel piano di Etihad di imponenti tagli al personale.
Non a caso non manca chi ora ipotizza che l’indiscrezione sul dietrofront degli emiri sia in realtà  un escamotage per forzare la mano come sempre accade quando vengono al pettine i nodi di Alitalia.
In più occasioni il ministro Lupi aveva dato ampie rassicurazioni sul buon esito della trattativa: “Io fisicamente ho visto la loro proposta — aveva spiegato Lupi — non si sta ritardando nulla: domani o dopodomani al massimo arriverà ”.
E poi aveva aggiunto: “Siamo a buon punto. Confermo che c’è un progetto di sviluppo molto positivo come avevamo impostato con i sindacati. Adesso dobbiamo convocare le organizzazioni dei lavoratori e lavorare insieme una volta che arriverà  il piano industriale”.
Le cose però evidentemente sono così facili come voleva farle apparire il ministro Lupi che, con il governo Letta, ha giocato un ruolo chiave nell’ingresso delle Poste nel capitale di Alitalia in occasione della ricapitalizzazione dello scorso dicembre.

Costanza Iotti
(da “il Fatto Quotidiano“)

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ROMA COL BUCO, LA GIUNTA MARINO DI SGRETOLA

Aprile 17th, 2014 Riccardo Fucile

L’ASSESSORE AL BILANCIO MORGANTE SI DIMETTE, IL SUO PIANO DEFINITO UN “PUFFO INFORME”

Due visioni troppo distanti per “salvare insieme Roma” dal baratro economico, troppo lontane per non finire con uno strappo lacerante. Daniela Morgante, la “lady dei conti” del Campidoglio, assessore al Bilancio del Comune di Roma convinta di poter mettere mano ai debiti della Capitale senza misure drastiche, ma attraverso 400 milioni di tagli e una ridistribuzione di un tesoretto di 130 milioni di euro (utili a non mettere mano alla Tasi e addirittura abbassare l’Irpef allo 0,25%), si è dimessa per un contrasto ormai insanabile con il sindaco, Ignazio Marino.
Convinto — invece — di poter gestire la voragine dei conti di Roma solo attraverso ritocchi all’insù del cosiddetto “tariffone”, ovvero la delibera che ricalibra tutte le tariffe dei servizi erogati dal Comune: aumenti per i biglietti dei musei — “al massimo uno o due euro” ha proposto la titolare della Cultura, Flavia Barca —, delle tariffe del trasporto scolastico, dell’occupazione di suolo pubblico per grandi eventi e maxi-concerti nella Capitale, della sosta sulle strisce blu, i permessi Ztl per i residenti e le tariffe per loculi e cremazioni nei cimiteri, matrimoni e set cinematografici.
Insomma, una manovra lacrime e sangue per i romani, che vedono da mesi una città  lasciata a se stessa e dove anche le emergenze non vengono gestite.
La tensione tra i due ha raggiunto l’apice domenica scorsa, durante l’ultima riunione di giunta a cui ha preso parte la Morgante presentando il suo piano, bollato dal sindaco, con la consueta arroganza, come “un puffo informe”.
Chiaro che dopo un’offesa del genere, la Morgante ha deciso di sbattere la porta e andarsene.
Con l’uscita di scena della “lady dei conti” capitolina si acuisce dunque la crisi della giunta Marino, appesa anche all’approvazione del decreto “Salva Roma”, ora al Senato e foriera di nuove polemiche.
Anche perchè i tempi per l’approvazione del Bilancio, che Palazzo Chigi ha chiesto di visionare, attraverso il sottosegretario al Tesoro, Giovanni Legnini, sembrano allungarsi un po’. Marino, intanto, ha preso su di sè la delega al Bilancio, confermando l’intenzione di approvare tutto entro il 30 aprile.
“Il lavoro del bilancio 2014 andrà  avanti senza alcuno stop — ha commentato — e sulle dimissioni non ho alcun commento da fare”.
Nessun rimpasto, dunque, all’orizzonte, almeno per il momento, ma la frattura di queste inattese dimissioni peserà  non poco su Marino e la sua gestione.
Morgante, infatti, tornerà  a fare il magistrato della Corte dei conti, ma il prossimo anno non ci potrà  essere un altro “Salva Roma” per coprire eventuali, nuovi danni gestionali dell’attuale giunta.

Sara Nicoli

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INTERVISTA A TSIPRAS: “HO L’ETA’ DI RENZI, MA LUI NON DA’ FASTIDIO AI FORTI”

Aprile 17th, 2014 Riccardo Fucile

“RENZI HA UN TRATTAMENTO DI FAVORE DAI MEDIA”…. “AUMENTA L’AVANZO PRIMARIO E CON ESSO LA POVERTA'”

Settimo piano, l’ultimo. Un ufficio di una ventina di metri quadri, grande vetrata che guarda sulla piazza del popolare e sgarrupato quartiere di Eleftherias, nel centro di Atene.
Il palazzo è di proprietà  del partito, una struttura degli anni Settanta che se non fosse per i pc sulle scrivanie sembrerebbe ferma ad allora.
Che qualcosa sia cambiato lo capisci solo dai poliziotti fuori dall’ingresso, sempre almeno in sei. Sono la scorta di Alexis Tsipras.
Ormai è un politico famoso, ma anche odiato: l’estrema destra di Alba Dorata lo vedrebbe volentieri morto e nel frattempo lo insulta dandogli dell’agente dell’imperialismo americano.
Sui muri dello studio Tsipras ha due manifesti incorniciati risalenti alle riforme sociali di Salvador Allende in Cile: la terra ai contadini e l’istruzione obbligatoria.
Poi c’è un piccolo Che Guevara pensoso, col sigaro in bocca. Un medaglione palestinese in bella mostra sulla grossa libreria, dove non mancano i classici greci, la storia del Panathinaikos (la sua squadra del cuore), ma nemmeno Il Capitale di Karl Marx.
Partiamo da “lontano”, dal 2009, anno in cui la crisi greca scoppia in mano a tutta la classe politica.   Allora interviene l’Europa.
Le misure imposte al Paese come le giudica? Non c’era effettivamente bisogno di mettere mano a un sistema che non si reggeva più in piedi?
Personalmente sono convinto di una cosa: la ricetta che ci ha imposto la leadership europea sarà  insegnata nelle facoltà  di Economia. E diranno: “Avete visto come si sono mossi? Ecco, fate il contrario” (…) L’establishment ha risposto a una crisi di debito con l’austerità  e la “svalutazione interna”. Lo ha fatto per salvare le banche che detenevano titoli di Stato dei paesi altamente indebitati, senza considerare che ciò avrebbe peggiorato le cose (..). Il filosofo Jà¼rgen Habermas ha giustamente osservato che la gestione della crisi “non affronta le cause che l’hanno provocata e nasconde anche il pericolo di sfociare in un’Europa tedesca”. (…)
Eppure il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schà¤uble, sostiene che le misure di austerity in Grecia stanno iniziando a funzionare. Nel 2014 il Pil della Grecia è, o sarebbe, destinato a crescere.
Ammesso che sia vero, mi domando: a quale prezzo? L’avanzo primario ha portato il Paese al disastro sociale. Non è sostenibile. (…) Il contenimento della spesa del programma degli investimenti pubblici (…) ha di fatto rinviato la crescita (…) Aumenta l’avanzo primario e con esso la povertà : adesso abbiamo oltre il 30% di disoccupazione e il 35 della popolazione costretta ad affrontare il pericolo dell’esclusione sociale. Le immagini quotidiane di Atene e degli altri grandi centri urbani mostrano uomini, ben vestiti, rovistare nella spazzatura. Si chiudono gli ospedali, si accorpano le scuole. Secondo l’Ocse invece la recessione in Grecia è destinata a continuare. Smentendo quindi certi trionfalismi. (…)
Lei si candida a presidente della Commissione europea a Bruxelles. Perchè un elettore europeo di sinistra dovrebbe sostenere lei e non il socialista Martin Schulz, che pure critica l’austerity e parla di Europa più eguale?
Qui non si tratta di scegliere me o qualcun altro, anzi vi dirò che Schulz è una persona simpatica, a livello umano. Il fatto è che incarna il fallimento della socialdemocrazia europea, ferma in una impasse che l’ha spinta tra le braccia del consenso neo liberale. Per quasi due decenni il Pse ha partecipato alla rottura del contratto sociale del Dopoguerra, il quale paradossalmente aveva ispirato e contribuito a far nascere. Così si è tagliato fuori dalla sua tradizionale base politica e sociale diventando parte del problema e non la soluzione. Non si può difendere una prospettiva diversa dall’austerità  e nello stesso momento governare in Germania con Angela Merkel. Non è credibile (…)
Nel frattempo i movimenti populisti stanno crescendo nell’intero continente. È un altro prodotto della crisi. Come li si fronteggia?
L’ascesa dell’estrema destra in Europa è il prodotto più che altro del neoliberismo, che a sua volta ha originato la crisi. Il populismo rappresenta una falsa risposta perchè orienta la disperazione e la rabbia sociale non verso i fautori dell’austerity e contro la classe dominante, ma contro i deboli, quasi sempre gli immigrati. (…)
Lei è un leader politico giovane, in più è un buon comunicatore. Si racconta spesso di quanto sia ambizioso. La sostanza è che Tsipras è diventato un personaggio, un prodotto attraente sugli scaffali della politica. Quanto c’è della sua figura e quanto invece delle idee del suo partito nella vostra crescita?
Viviamo indubbiamente nell’epoca della comunicazione ed è molto importante che qualcuno riesca a veicolare il proprio messaggio nel modo più efficace. Però facendo un confronto con il mio coetaneo italiano Matteo Renzi, io — a differenza sua — non ho avuto un trattamento di favore dai media: non mi hanno dipinto come un “bravo ragazzo”, anzi hanno provato con testardaggine e determinazione a trasformare il mio essere giovane in un punto debole. La mia età  come limite e non come risorsa. Probabilmente la posizione di Syriza, diversamente da quella di Renzi, fa paura ai poteri forti in Grecia e in Europa. (…)

Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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VOTO GIOVANILE: RENZI COME BERSANI, IL PD RESTA LONTANO DAI CINQUESTELLE

Aprile 17th, 2014 Riccardo Fucile

SONDAGGIO IPR MARKETING: RENZI NON MODIFICA LA BASE ELETTORALE DEL PARTITO, TRA GLI UNDER 30 GRILLO LO SOPRAVANZA DEL 9%

Sebbene sia il premier più giovane di sempre e guidi il governo più giovane di sempre, Matteo Renzi non sfonda tra i giovani.
A quattro mesi dal trionfo nelle primarie Pd e a due dall’insediamento a Palazzo Chigi, il consenso del Pd tra gli elettori under 30 resta inferiore a quello generale, in linea con il risultato di Bersani e nove punti sotto quello del Movimento 5 Stelle.
La rilevazione è contenuta in un sondaggio Ipr Marketing effettuato per la trasmissione tv «Piazza Pulita».
La fiducia in Renzi è cresciuta dal 50% al 57% tra l’inizio di marzo e la metà  di aprile.
E nelle intenzioni di voto in vista delle Europee, il Pd è in testa con il 32%, seguito dal Movimento 5 Stelle con il 24%.
Ma tra gli elettori giovani il risultato si ribalta: M5S al 33%, Pd al 24%.
Anche la lista Tsipras fa un balzo nel voto giovanile: 9% a dispetto del 3,9% generale. Dal sondaggio emerge inoltre che l’elettorato del Pd è più maschile di quello del M5S (65% contro 59%) e gli anziani ne rappresentano il 42% (contro il 20% di giovani). «La notizia è che i dati sono in linea con la serie storica – spiega Antonio Noto, direttore dell’istituto demoscopico – dunque l’effetto Renzi vale ad allargare la base elettorale del Pd, ma non a modificarne il profilo.
Non conquista i giovani, tra i quali raccoglie lo stesso consenso di Bersani».
Nei mesi scorsi, un’analisi di politologi delle università  di Cagliari e Milano aveva studiato la composizione sociale e anagrafica degli elettori delle primarie Pd che avevano plebiscitato Renzi, rilevando l’assenza di una rottura generazionale: la maggioranza assoluta era composta da over 55, pensionati e dipendenti pubblici. Esattamente corrispondente all’elettorato del Pd bersaniano.
Quello che Franco Cassano, sociologo e parlamentare democratico, all’indomani delle elezioni 2013, aveva definito «lo schema che ci imprigiona».

Giuseppe Salvaggiulo
(da “La Stampa”)

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FERMATE LE CIMICI, IL POTERE A TAVOLA NON SI INTERCETTA

Aprile 17th, 2014 Riccardo Fucile

I PM ROMANI ORDINANO AL CAPO DELLA SQUADRA MOBILE DI BLOCCARE GLI ASCOLTI NEL RISTORANTE IN CUI IL FRATELLO DI DELL’UTRI HA SVELATO IL PIANO DI FUGA DELL’EX SENATORE

Quella cimice nel privè di Assunta Madre, piazzata per indagare sul patron del ristorante, registrava troppi colloqui riservati.
Non solo quello nel quale si progettava la fuga in Libano che è costato l’arresto a Marcello dell’Utri a Beirut. Ma, secondo l’anticipazione di ieri del settimanale Panorama in edicola, anche le confidenze di un grande imprenditore che si vantava di avere stoppato addirittura gli arresti di un’indagine grazie ai suoi amici in magistratura.
Poco dopo avere inciso le registrazioni imbarazzanti per Dell’Utri e per i magistrati, la Procura di Roma ha ordinato alla cimice di tapparsi le orecchie quando captava confidenze estranee al focus dell’inchiesta sul ristoratore Gianni Micalusi.
La Procura sminuisce, spiega e circoscrive ma la notizia è destinata a fare clamore e soprattutto a ridestare il panico tra i frequentatori del locale nei mesi passati.
Ora le cimici non ci sono più ma sono in tanti a chiedersi se ci sia anche la loro voce nella compilation incisa sul cd dalla Squadra Mobile di Roma.
Gli uomini più ricchi e potenti sceglievano il ristorante in via Giulia per il pesce di Johnny, alias Gianni Micalusi, per la polvere di stelle che si respirava tra vongole e gamberoni, ma anche per la riservatezza.
Sul sito del ristorante ci sono le fotografie di Johnny Micalusi sorridente con Belen e Al Pacino, Giorgio Armani e Woody Allen più altre decine di vip.
Non manca la cartolina con la foto di Silvio Berlusconi. Ma lui almeno è fuori dal periodo a rischio: è stato da Johnny il 15 maggio del 2012 quando la cimice non c’era. Tutti gli altri, palazzinari e politici, attori e registi, giocatori e presidenti di squadre di calcio, tremano.
Amavano sussurrare i loro segreti nel privè di Assunta Madre, studiato per accogliere i suoi ospiti esclusivi — si legge sul sito dello studio Kion che lo ha progettato — come all’interno di uno yacht.
La boiserie su misura è l’elemento centrale del progetto, riveste le pareti e rende caldo e accogliente l’ambiente, mettendo in evidenza l’importante cantina del ristorante” e nascondendo, viene da dire oggi, l’apparato invisibile che ora fa disperare i potenti di Roma.
Panorama scrive che dopo otto mesi di intercettazioni ambientali al ristorante romano per l’inchiesta di riciclaggio sul titolare Gianni Micalusi, la procura di Roma ha sentito l’esigenza di mettere un tetto al raccolto delle microspie.
Il 20 novembre scorso il sostituto procuratore Francesco Mìnisci e il procuratore Giuseppe Pignatone scrivono al capo della squadra mobile di Roma, Renato Cortese, un ordine chiaro: “Questa squadra mobile non procederà  alla registrazione dei colloqui che si collocano certamente in ambito diverso da quello delineato dal gip, avendo cura di sospendere le attività  tecniche relative a quei colloqui”.
Appena 12 giorni prima, l’8 novembre 2013 Alberto Dell’Utri, fratello gemello dell’ex senatore di Forza Italia, e l’imprenditore Vincenzo Mancuso avevano discusso insieme della possibilità  di fuga in Guinea Bissau o in Libano.
Ma ci sarebbe un’altra conversazione che, secondo Panorama “avrebbe messo in allarme gli inquirenti perchè riguarderebbe i discorsi di un notissimo imprenditore romano il quale, durante una cena, avrebbe detto ai suoi commensali di aver fatto pressioni su alcuni magistrati della Capitale per evitare una serie di arresti” con tanto di “nomi e cognomi e chiari riferimenti ad una determinata indagine” ovviamente segretissima.
Le illazioni sul perchè i pm romani avrebbero limitato gli ascolti proprio dopo avere captato le parole imbarazzanti per la magistraturasono rimbalzate sui siti internet.
In serata il capo della Procura di Roma Giuseppe Pignatone ha replicato con un comunicato.
L’invito alla squadra mobile a non registrare i colloqui ‘extra’ sarebbe farina del sacco del Gip. Pignatone afferma che “il giudice per le indagini preliminari di Roma, nell’autorizzare l’attività  di intercettazione all’interno di una saletta riservata del ristorante Assunta Madre ha correttamente posto precisi limiti per evitare che venissero intercettate le conversazioni di soggetti del tutto estranei al contesto investigativo, semplici frequentatori del locale”.
“La Procura della Repubblica — prosegue la nota — poco dopo l’avvio delle intercettazioni ha invitato, con nota del 20 novembre 2013, la Squadra Mobile al rispetto dei limiti posti dal gip, anche sospendendo, dandone peraltro atto, le ‘attività  tecniche relative a quei colloqui che, a fronte di un iniziale verosimile interesse per le indagini , risultino estranee alle stesse e all’ambito del provvedimento del gip”.
Ma chi è l’imprenditore che vanta il suo potere di stoppare gli arresti? Sono tanti i nomi circolati ieri da quello di un costruttore potente a quello di un nome importante anche nel mondo dello sport a quello di un ras del settore ambientale.
Il procuratore Pignatone lascia intendere che, se la conversazione svelata da Panorama esiste, non è detto che venga distrutta come le altre irrilevanti.
“Le indagini — conclude Pignatone — sono ancora in corso e la Squadra Mobile deve ancora riferire compiutamente gli esiti”.

Marco Lillo e Valeria Pacelli

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ECCO LA TABELLA: IL BONUS DEL GOVERNO ANDRA’ DA 26 A 77 EURO PER FASCE DI REDDITO

Aprile 17th, 2014 Riccardo Fucile

IRPEF, L’EFFETTO DEL TAGLIO DELLE TASSE

Sono settimane che si parla degli 80 euro che, a partire dalla retribuzione di maggio, i lavoratori sotto i 28.000 euro lordi dovrebbero trovare in busta paga .
Il premier Renzi ha più volte ripetuto che su questa promessa si gioca la faccia, salvo da settimane cambiare decine di volte le ipotesi di copertura.
E’ evidente a tutti che si tratta di uno spot elettorale in vista delle elezioni europee in cui il Pd è dato, non a caso, favorito dai sondaggi,
Oggi è filtrata una tabella cin i realtivi conteggi in base all’ipotesi contenuta nella bozza prevista dal decreto per il calo dell’Irpef.
In pratica vi sarebbe un bonus percentuale fino a circa 18.000 euro di reddito annuo, poi uno sconto fisso per i redditi che raggiungono i 24.500 euro, quindi un decalage progressivo fino a 28.000 euro.
Il bonus che abbatterà  l’Irpef cambierà  in base al reddito e toccherà  al massimo 77,5 euro mensili nel 2014 e 79,2 euro mensili nel 2015.
In pratica la media per l’anno in corso sarebbe di 51 euro e non di 80, motivo sufficiente per Renzi di sprofondare dalla vergogna.
Poco costa promettere per il 2015 l’impegno per raggiungere la famosa quota 80 euro: da qui a gennaio 2015 ne dovrà  ancora passare di acqua sotto i ponti…

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ARRIVA LA BOZZA DEL DECRETO: GLI 80 EURO DIVENTANO 50, SE NE RIPARLERA’ L’ANNO PROSSIMO

Aprile 17th, 2014 Riccardo Fucile

IN COMPENSO TAGLI DA 2,4 MILIARDI ALLA SANITA’…ANCHE L’IRAP PASSERA’ AL 3,5% MA NEL 2015

Finalmente i numeri, anche se provvisori e contenuti in una bozza del decreto legge Irpef diffusa dall’Ansa, che promette di subire ulteriori modifiche in vista del Consiglio dei Ministri di domani.
Non a caso il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, è a Palazzo Chigi dal premier, Matteo Renzi, per limare gli ultimi dettagli.
Secondo l’impianto del decreto per ora sul tavolo, la sforbiciata all’Irpef si concretizzerà  in un bonus del 3,5% fino a 17.714 euro di redditi annui, poi sarà  fisso a 620 euro tra 17.714 e 24.500 euro e scenderà  progressivamente, azzerandosi alla soglia dei 28.000 euro.
Il credito fino a 620 euro nel 2014 per i redditi fino a 24.500 euro va spalmato infatti sugli otto mesi che mancano alla fine dell’anno, entrando in vigore da maggio. Il bonus, se considerato sull’intero 2014, varrà  dunque poco più di 50 euro.
Gli 80 euro al mese ci saranno, dunque, anche se la portata complessiva della manovra si dispiegherà  completamente solo dal prossimo anno, il primo interamente disponibile per il governo.
Nel 2015 si avrà  così un taglio del 5% per i redditi fino a 19.000 euro, o 950 euro per la fascia tra i 19.000 e i 24.500 euro.
Per gli incapienti ci sarà  invece un bonus che sarà  assegnato in due tranche dai sostituti d’imposta e attribuito sugli emolumenti corrisposti in ciascun periodo di paga rapportandolo al periodo stesso.
Per i soggetti con redditi fino a 8mila euro, si pensa in particolare a un un bonus per colf e badanti che verrà  anticipato dalle famiglie presso cui lavorano, che poi potranno scontare i contributi versati all’Inps.
Per quanto riguarda le imprese, invece, l’aliquota principale dell’Irap passerà  dal 3,9% al 3,5% nel 2015, mentre per quest’anno è prevista un’aliquota intermedia del 3,75%. Lo prevede sempre la bozza.
Calano anche le altre aliquote previste per banche e agricoltura: dal 4,2 al 3,8 per cento, dal 5,9 al 5,3 per cento, dall’1,9 all’1,7%.
Per coprire queste spese, il governo ricorrerà  a tagli alla sanità  per circa 2,4 miliardi di euro in due anni.
Le risorse per finanziare il Servizio Sanitario Nazionale saranno ridotte di 868 milioni quest’anno e 1,5 miliardi dal 2015.
La sanità  contribuirà  soprattutto attraverso il dimagrimento delle voci dell’acquisto di beni e servizi. Nella bozza citata dall’Adnkronos si prevede infatti che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano “sono tenute a ridurre la spesa per l’acquisto di beni e servizi per un importo complessivamente pari a 200 milioni di euro per l’anno 2014, 500 milioni di euro a decorrere dall’anno 2015”.
Oltre a questo, si potrebbe optare per una sforbiciata anche alle tariffe delle convenzioni per la specialistica e l’ospedalità  privata.
Qui il taglio sale dal 2% al 3,5% nel 2014, e arriva al 4% a decorrere dal 2015.
Fissato poi un tetto per la spesa farmaceutica territoriale: nel 2014 passerà  dall’attuale 11,35% all’11,25% del Fondo sanitario nazionale, mentre quella ospedaliera viene rideterminata dal 3,5% al 3,4%.
A decorrere dal 2015, i tetti saranno rispettivamente dell’11,20% e del 3,35%.
Nel capitolo Difesa, i programmi relativi agli investimenti pluriennali devono subire una riduzione non inferiore a 200 milioni per il 2014 e a 900 milioni a partire dal 2015.
Quanto alle imprese, è prevista una riduzione dei trasferimenti e del credito di imposta che, nella bozza di provvedimento consultata, deve essere ancora determinata. Confermato, poi, l’aumento al 26% dell’aliquota sulle rendite finanziarie.
Per il resto, si interviene sulla razionalizzazione della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi; su riduzioni di spesa per il personale della Pa; sulla riorganizzazione della stessa Pa; sulla riduzione dei costi degli apparati politico-istituzionali, con il concorso degli Enti territoriali.

(da “La Repubblica“)

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GRANDE ESODO VERSO ALFANO: FORZA ITALIA CONTINUA A PERDERE PEZZI

Aprile 17th, 2014 Riccardo Fucile

DOPO BONAIUTI ANCHE SCAJOLA MEDITA DI ABBANDONARE… SACCONI PUNTA A CONQUISTARE TRA 10 E 15 SENATORI …IL GOVERNO SAREBBE RAFFORZATO MA L’ITALICUM A RISCHIO

I responsabili non finiscono mai.
Così, mentre Forza Italia sembra andare sempre più giù e il Nuovo Centrodestra pare avere un orizzonte potenzialmente più lungo, qualcuno aspetta il 25 maggio solo per uno scrupolo in più: dopo che si avrà  la certezza che gli alfaniani sono stabilmente sopra la quota del 4%, da destra e dal centro sono pronti a saltare sulla barca degli ex Pdl.
Da destra, cioè da Forza Italia: si parla di 7 senatori pronti a passare con il Nuovo Centrodestra.
Tra loro ci sarebbero, secondo Repubblica, i pugliesi Francesco Amoruso e Francesco Bruni e il campano Pietro Langella, iscritto al gruppo Grandi Autonomie e Libertà .
A loro si aggiungerebbe Alberto Bombassei: l’ex vicepresidente di Confindustria, eletto con Scelta Civica, si è dimesso da poco tempo da presidente del partito che fu di Mario Monti.
Il segretario Stefania Giannini nei giorni scorsi ha escluso una “posizione polemica” di Bombassei, ma c’è da mettere in conto — anche in questo caso — che Scelta Civica di oggi è il lontano ricordo della lista delle Politiche del 2013.
E il lavoro diplomatico del capogruppo alfaniano al Senato Maurizio Sacconi si annuncia ancora lungo: l’obiettivo è strappare dopo il 25 maggio tra i 10 e 15senatori.
Al primo sguardo tutto questo rafforza la maggioranza di Matteo Renzi che — allo stato attuale — ogni tanto al Senato si fa barcollante (anche e soprattutto su legge elettorale e riforme istituzionali).
Ma il dramma politico è soprattutto quello di Forza Italia che subisce la strategia che lo stesso partito berlusconiano ha messo in campo per anni: la campagna acquisti.
Il motivo non va cercato in chissà  quale cambiamento di idee. Bensì nei sondaggi.
L’ultimo è uscito ieri, firmato da Poll Watch 2014: Pd al 34,1% (29 seggi), Cinque Stelle al 21,6 (18) e Forza Italia al 20,4 (17 seggi).
Poi la Lega Nord e Nuovo Centrodestra che conquisterebbero il 5% delle preferenze (e 4 seggi) ciascuno.
Altri sondaggi danno Forza Italia sotto al 20%.
Basta questo per dare il via agli indecisi per fare il salto finale tra le braccia di Alfano e Schifani. Tanto che Libero racconta che il fatto che le liste di candidati di Forza Italia sono uscite a pezzi e bocconi, dopo correzioni e trattative, anche per strategia: la paura è quella di una fuga di massa verso l’Ncd, dopo che già  un ex berlusconiano di ferro come Paolo Bonaiuti si è accasato da quelle parti.
L’ultimo addio di una lunga serie potrebbe essere quello di Claudio Scajola. L’ex ministro sibila: “A questo punto è chiaro che anche io prenderò presto le mie decisioni”. E tenta un pronostico basato proprio sulle liste appena partorite: “Soprattutto al nord ovest e al nord est dove pensano di andare?”.
Chiude il cerchio il caso di Sergio Berlato. Vicentino, eletto e rieletto a Bruxelles nel 1999, nel 2004 e nel 2009 prima con Alleanza Nazionale e poi con il Pdl.
Perchè è stato escluso? Perchè è sotto inchiesta? No, in Forza Italia abbondano i candidati con problemi giudiziari.
Berlato piuttosto spiega la sua esclusione con due ragioni: “Nonostante quanto assicuratomi dallo stesso Silvio Berlusconi — ha messo scritto in una nota — apprendo di essere stato estromesso dalle liste di Forza Italia per le elezioni europee per due gravi ‘colpe’.
La prima è che io sono un cacciatore, e quindi una persona delle centinaia di migliaia esercitante un’attività  non in linea con la svolta animalista del presidente e di Forza Italia.
La seconda — sostiene -, è perchè ho osato denunciare il malaffare nella gestione degli affari pubblici in Veneto, vicenda delicata e pesante in cui ci auguriamo si possa fare quanto prima piena luce grazie al lavoro degli inquirenti che stanno curando le indagini”.
E così Berlato si candiderà  con Fratelli d’Italia.
Sarò Silvio Berlusconi nel pomeriggio a presentare le liste per le Europee a San Lorenzo in Lucina, nella sede nazionale di Forza Italia.
Si tratterà  della prima uscita pubblica dopo l’assegnazione ai servizi sociali, è la prima della sua nuova agibilità  politica. Ma ora serve lui per resuscitare un partito che — quasi al pari del Pdl alla fine del 2012 — rischia di farsi moribondo senza le iniezioni di adrenalina del suo uomo più forte. E ora la tentazione è di trasformare quella che dovrebbe essere una sanzione — le sue ore nel centro anziani di Cesano Boscone — in un’opportunità .
Dopo la campagna animalista (molto pop e il cacciatore Berlato ha pagato con l’esclusione dalle candidature), la campagna sociale.
Con i limiti dettati dal giudice di sorveglianza tutto questo potrebbe essere un ritorno “tra la gente” oltre che le tv.
In più il Cavaliere — scrive il Corriere della Sera — avrebbe pronto perfino un “piano anziani”: proposte di misure da prendere per i pensionati “colpiti dal governo Renzi”.
La partita è delicatissima e ovviamente a Berlusconi della rappresentanza all’Europarlamento interessa fino a un certo punto. Il vero timore è per le riforme.
Votare una legge elettorale che vedesse Forza Italia terza e il centrodestra lontano dal 37% necessario per la vittoria senza ballottaggio potrebbe sembrare un gioco a vinciperdi.
Così a preoccuparsi a quel punto sarebbero in due: Berlusconi il riformato e soprattutto Renzi il riformatore.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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“BERLUSCONI PER RENZI” NON E’ UN FOTOMONTAGGIO

Aprile 17th, 2014 Riccardo Fucile

A FIGLINE VALDARNO RENZI SI CANDIDA CON BERLUSCONI… TANTO LONTANO DALLA REALTA’?

Renzi si candida con Berlusconi.
E i manifesti oltre che in tutta la cittadina di Figline Valdarno, fanno il giro della Rete.
Ma il Renzi candidato non è ovviamente il premier, bensì Roberto Renzi, già  consigliere comunale azzurro a Figline e ora pronto a lanciarsi nella candidatura a sindaco.
La frase scelta sul simbolo? «Berlusconi per Renzi».
Sulla sua pagina Facebook, Roberto Renzi scrive anche che «la vita è come una foto, se sorridi viene meglio».
Ed effettivamente un sorriso scappa, eccome…
Roberto Renzi così ha spiegato la decisione di candidarsi: «Ho accettato molto volentieri. Dopo nove anni di consiglio comunale, ritengo di essere pronto per questa nuova avventura. E’ un lungo viaggio, denso di problemi, ma vista la maturità  espressa dalla nuova comunità  con l’accantonamento dei campanilismi, e la realizzazione del comune unico, sarà  senz’altro un onore e non un onere partecipare alla storia fondativa per la nuova comunità , sarà  un periodo ricco di investimento tutti rivolti verso il futuro, oggi puntiamo al ballottaggio, e lo facciamo con un nuovo simbolo che vi presento e col quale chiederemo il vostro appoggio il 25 maggio».
Data delle elezioni amministrative ma anche delle Europee…

(da “il Corriere della Sera”)

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