Aprile 11th, 2014 Riccardo Fucile
IL PARTITO PERDE ATTRAZIONE: “SIAMO MORTI”
Lo sguardo si fa cupo alla vista delle prime ipotesi di liste elettorale: “Ma che gente abbiamo. Questi nomi non sono competitivi”. Silvio Berlusconi è nero.
Perchè è chiaro che nulla sarà più come prima. Ormai è “sotto osservazione”.
Costretto a una campagna elettorale col freno a mano: una parola fuori posto, e scattano i domiciliari.
E per la prima volta non si trova gente da mettere in lista.
Tra gli imprenditori di peso nessuno vuole prestare la propria faccia a un partito sul ciglio del precipizio giudiziario: “La verità — dice un big azzurro — è che non siamo attrattivi. Diamo l’idea di quelli che stanno morendo”.
I nomi più noti che il Cavaliere è riuscito a coinvolgere sono Mattia Malgara, figlio di Giulio (quello che si è inventato la Chiari e Forti per intenderci) e Giampiero Samorì.
Per il resto non solo non arrivano facce nuove, ma tra le vecchie si registrano diversi no.
Perchè adesso la frana è iniziata davvero. Con i sondaggi che danno Forza Italia stabilmente sotto il 20. E col peggio che deve ancora venire.
Nessuno è certo che Silvio Berlusconi finirà la campagna elettorale da uomo libero. Perchè è provato, ha i nervi a fior di pelle e quando si allenta il cordone sanitario che gli hanno costruito attorno le parole sono fuori controllo.
Il crollo del Capo fa paura: “Dopo di lui — trapela dalle stanze di San Lorenzo in Lucina — cadremo tutti, uno ad uno”. Insomma la diga si è aperta. Berlusconi è indebolito. Dell’Utri latitante. Le notizie sulla latitanza di Dell’Utri sono da brivido.
Per anni è stato il cuore pulsante dello Stato berlusconiano, quello economico. Ora è irreperibile alla vigilia della sentenza più temuta.
Fa sapere che è all’estero per “cura e riposo” e che non intende sottrarsi alle decisioni dei giudici. Ma in molti pensano che non rientrerà in caso di condanna definitiva. Sette anni, carcere, per aver mediato — così scrivono i giudici dell’Appello — tra Berlusconi e Cosa Nostra.
Eccolo l’altro masso della frana, destinato ad precipitare martedì, quando su Berlusconi peserà l’ombra dei rapporti con la mafia, mediati da Dell’Utri.
Potrebbe esserci una coincidenza temporale tra Cassazione su Marcello e la pronuncia del tribunale di Milano in merito a “come” il Cavaliere dovrà scontare i servizi sociali.
E le liste di Forza Italia sono in alto mare.
Dai territori arrivano notizie di una faida tra bande. In Piemonte, in Campania che assomiglia a una polveriera. E i portatori di voti iniziano a fuggire.
L’ex sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza — Berlusconi lo chiamava “il mio sindaco” – se ne è andato con Alfano.
In Sicilia il grosso dei portatori di voti ha lasciato Forza Italia.
Sul territorio, il minuto dopo le europee “può succedere di tutto” ammette più di un dirigente.
È in questo quadro che Berlusconi ha chiamato i “riservisti”, messi da parte in questi mesi in nome del rinnovamento.
Giancarlo Galan, per recuperare consensi nel Veneto, che non assomiglia neanche lontanamente al granaio di Bossi e Berlusconi di qualche anno fa.
In Sicilia ha chiesto a Saverio Romano. Al centro si è affidato a Tajani.
La notizia è che per parecchi riservisti hanno declinato l’offerta sentendo aria di flop. Pare ci stia pensando Miccichè, il grande artefice del 61 a zero di 14 anni fa.
Il risultato per ora, ammettono a microfoni spenti i parlamentari di Forza Italia, è “disastroso”. Al nord-est la capolista, al momento, è la Gardini.
Al nord Ovest è Toti però che “non tira”, e che non sarà sostenuto da pezzi importanti di Forza Italia come il vicepresidente della Regione Mantovani.
Al centro Tajani. Al Sud Fitto, unico che ha voti suoi.
Le Isole sono un mistero.
Per la prima volta manca l’entusiasmo da rimonta, come alle scorse elezioni. Nessuno crede più in Berlusconi.
A microfoni accesi non viene ancora ammesso. Ma basta chiedere due chiacchiere a microfoni spenti e il ritornello è sempre lo stesso: “Siamo morti”.
(da “Huffingtonpost“)
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Aprile 11th, 2014 Riccardo Fucile
FORSE NON HA COMPRESO CHE IL PROBLEMA ERANO I SOLDI DIROTTATI PER ALTRI SCOPI…MAGARI TRA QUALCHE ANNO CI ARRIVA
Giulia Sarti, esponente di punta dei Cinquestelle, ancora ieri sera su La7 intervistata dalla Gruber, ha inserito sulla sua pagina Fb la foto e il commento che riproduciamo qua accanto.
La foto di una stazione ferroviaria con 5 cartelloni elettorali cerchiati e la frase scoop: “Ecco dove finiscono i rimborsi elettorali: soldi rubati ai cittadini italiani”.
Di fronte a una miriade di scandali locali dove i soldi destinati ai partiti hanno preso le strade più traverse, tra mutande e profumi, prosciutti e cene, pranzi di nozze e vestiti, alberghi e viaggi di lusso, ci aspettavamo che la Sarti giudicasse scandalosi tali comportamenti.
Invece va a fotografare proprio l’unica cosa che è giustificabile: ovvero che i rimborsi elettorali debbano servire alla propaganda elettorale.
Ricordiamo alla Sarti semmai che i rimborsi, ora aboliti, avevano in origine lo scopo di restituire i soldi effettivamente spesi: invece si era arrivati, a fronte di note spese dei partiti, a rimborsare persino una cifra dieci volte superiore.
Permettendo a molti di mantenere sedi e personale, al di là di quanto effettivamente speso in campagna elettorale.
Qualcuno obietterà : ma almeno i Cinquestelle hanno rinunciato ai rimborsi.
E’ inesatto: come sottolineato dal presidente del Senato Grasso, il M5S non avrebbe potuto riscuoterli in ogni caso, quindi non hanno rinunciato a un bel nulla.
Il motivo è risaputo: il loro Statuto manca di qualsivoglia crisma di democrazia interna e controllo amministrativo pubblico, pertanto non avrebbero avuto accesso ai finanziamenti pubblici.
A Grillo e Casaleggio conviene mantenerlo cosi, liberi di farlo, ma non dicano che hanno rinunciato a quello che non gli spetta.
E la Sarti magari eviti di scoprire l’acqua calda: i rimborsi avrebbero dovuto servire proprio a quello immortalato nella sua foto.
Si scandalizzi per un motivo migliore: ce ne sono tanti, anche a casa sua.
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Aprile 11th, 2014 Riccardo Fucile
SONO QUATTROCENTO, TRA POLIZIOTTI E CARABINIERI, LE FORZE DELL’ORDINE IN SERVIZIO A MONTECITORIO PER “PROTEGGERE” LA CAMERA… E I DEPUTATI PRENDONO “L’INDENNITà€ DI PALAZZO”
Chissà se un numero così elevato si giustifica con la paura di una rivolta popolare. 400 a 630, un rapporto di uno a più di uno e mezzo.
Dopo la Presidenza della Repubblica, la Camera dei deputati sembra un fortino di guerra.
Protetto, anzi blindato da un piccolo esercito. I poliziotti in servizio presso l’Ispettorato interno a Montecitorio sono 198; almeno altrettanti i carabinieri dell’omologo Comando.
Circa 400 uomini e donne in divisa a tutela di 630 onorevoli deputati.
Per comprendere meglio questo dato, bisogna equipararlo a quello di una periferia romana, dove troviamo — in media — un poliziotto ogni 2.100 abitanti.
Ai dipendenti del Viminale è affidata la sicurezza interna a Montecitorio e a tutti gli altri palazzi della Camera, oltre alla scorta al presidente e ai suoi predecessori.
Tanto per fare un esempio, come ha tenuto a sottolineare la stessa Boldrini, è stato proprio il dirigente dell’Ispettorato a decidere, “sulla base di proprie autonome valutazioni, fondate sui fatti accaduti a Montecitorio e sulle tensioni che ne sono derivate”, di concedere la scorta a Stefano Dambruoso, il questore di Montecitorio che a gennaio, durante una protesta del Movimento 5 Stelle, ha rifilato una manata in faccia alla collega grillina Loredana Lupo.
Ecco, da quel giorno sono i poliziotti interni ad assicurare a lui, non a lei, l’incolumità fisica.
Ai militari dell’Arma spetta invece la vigilanza all’esterno.
Da non confondere, attenzione, con le divise che vediamo garantire l’ordine pubblico in occasione delle manifestazioni: quelli sono altri carabinieri o altri poliziotti, tutti dei reparti mobili.
Stipendio base 1.300 euro per prendersi insulti e pure qualche sputo.
Ieri il Fatto Quotidiano ha raccontato come il Quirinale sia un posto di lavoro molto ambito anche dal punto di vistaeconomico.
In misura leggermente minore, questo vale anche per la Camera.
Secondo i dati raccolti dal sindacato di polizia Sed, a fare la differenza, ancora una volta, sono le indennità (chiamate proprio “indennità di palazzo”) che — come nel caso del Colle — vengono erogate direttamente dall’istituzione.
Si va dai 200 euro mensili per gli agenti (rispetto ai 400 della Presidenza della Repubblica) ai 1.300 di un dirigente generale .
C’è poi una voce in più sulla busta paga: una sorta di indennità notturna, pari a circa 5 euro l’ora.
Una cifra che, se di per sè non dice niente, va confrontata con i pochi centesimi di euro che guadagnano in più sullo stipendio i poliziotti delle Volanti.
La differenza è che mentre i primi si trovano a dover badare alla sicurezza (interna) di un palazzo che per definizione ormai viene associato alla Casta, i secondi devono fronteggiare microcriminalità e degrado, rischiando la pelle nelle nostre periferie.
È più che comprensibile, dunque, che siano in molti a voler essere impiegati all’Ispettorato.
Naturalmente la domanda passa dal Dipartimento di pubblica sicurezza o dal Comando generale dell’Arma e non è certo automatico che venga accettata.
Non vengono richiesti requisiti particolari e dopo cinque anni — vale per i militari — si è sottoposti a un nuovo trasferimento.
Quanto costa agli italiani la sicurezza di Montecitorio?
Non raggiungiamo l’esorbitante cifra di 40 milioni di euro come per il Quirinale, ma le divise pesano sui bilanci dello Stato per almeno 15 milioni di euro l’anno.
Ancora una volta: se il governo ha deciso di tagliare gli sprechi, forse più che partire dalla Polizia stradale potrebbe partire dai palazzi del potere.
Silvia D’Onghia
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 11th, 2014 Riccardo Fucile
“HANNO SEQUESTRATO UNA VILLA CHE NON E’ MIA E UN CONTO IN ROSSO”
“Per i pm sarei un re Mida al contrario”.
Torna a difendersi il senatore Ncd ed ex governatore lombardo Roberto Formigoni.
E, a due settimane dal rinvio a giudizio per associazione a delinquere e corruzione in merito allo scandalo Maugeri, convoca oggi una conferenza stampa nella sede milanese della fondazione ciellina ‘Europa Civiltà ‘, della quale è presidente onorario.
Sul terrazzo con vista su quel palazzo Lombardia da lui stesso voluto, Formigoni chiarisce: “Mi hanno sequestrato una Panda, una Multipla, una villa in Sardegna — che non è mai stata mia — e un conto corrente in rosso”, continua Formigoni in riferimento ai sequestri a suo carico disposti ieri dal tribunale di Milano, che congiuntamente ai sequestri disposti per le altre persone sotto processo ammonterebbero a 49 milioni di euro.
“Sull’altro mio conto ho 18 euro”, continua il senatore di Ncd, che spiega di attendere lo stipendio da parlamentare che arriverà il 21 del mese.
“Nel frattempo ho chi mi dà da mangiare e a Roma mangio alla buvette”.
Più spartano di un grillino, facciamo notare.
“E’ vero — conferma Formigoni — sono abbastanza spartano”
Franz Baraggino
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Aprile 11th, 2014 Riccardo Fucile
“A CANDIDARSI ALLE EUROPEE NON SAREI STATA IO, MA LAMPEDUSA CON IL SUO CARICO DI UMANITA’ E DI PROBLEMI”
Giusi Nicolini, la sindaca di Lampedusa, la rivoluzione — da non confondersi con quella “rosa” fiore all’occhiello del premier — la fa ogni giorno, affrontando i mille problemi della sua isola.
Lei, che non ha diritto a un segretario comunale, che ha affrontato a testa alta e con il cuore la carneficina di 366 immigrati, aveva accettato di essere capolista per il Pd alle Europee su richiesta pressante dei vertici del Nazareno.
Lo aveva fatto per garantire a Lampedusa quella forza di cui avrebbe bisogno per contare di più in Europa.
Ma il Pd, rimangiandosi la parola data, le ha preferito Caterina Chinnici, figlia del magistrato del pool antimafia assassinato dalla mafia, ex assessore della giunta Lombardo, braccio destro della ministra Cancellieri.
E Giusi Nicolini ha detto: no, grazie.
Ci spiega perchè essere capolista era così importante?
A candidarsi alle Europee non era Giusi Nicolini, ma Lampedusa. Lo avevo spiegato forte e chiaro, tant’è che nel caso in cui fossi stata eletta avrei continuato a fare il sindaco. Ma visto che Lampedusa, evidentemente, non è stata ritenuta degna di essere capolista, scelta che avrebbe avuto un alto significato simbolico, ho rinunciato.
Non teme che questa scelta possa essere letta come la paura di non farcela non essendo più capolista visto che nelle isole si eleggono due parlamentari e il Pd in Sardegna gioca la carta di Renato Soru?
Non ho fatto tutti questi calcoli. Ho solo preso atto che la richiesta fattami e reiteratami dal deputato del Pd Faraone per conto di Renzi, era venuta meno. Giusi Nicolini non ha ambizioni personali, dedica tutte le sue energie ad affrontare fatiche disumane per amministrare e tentare di dare dignità alla sua isola. Qui tutto è più complicato di altrove. Qui la normalità è emergenza.
Lei scrive “evidentemente nel Pd sono prevalse altre logiche”. Quali sarebbero queste logiche?
Non sono una maga. Non faccio parte della direzione nazionale, non sono neppure iscritta al Pd. Dico questo intuendo che Renzi non sia riuscito a difendere quella sua volontà rappresentatami con insistenza da Faraone di correre da capolista e a conti fatti non è stato così. La mia parola vale quanto me e mi piacerebbe che fosse così anche in politica, anzi soprattutto in politica. Non ero certamente alla ricerca di una poltrona, mi era sembrata una opportunità per Lampedusa: il mio amore viscerale, la mia dannazione.
Non teme che questo suo rifiuto potrà far venire meno o che possa indebolire l’attenzione verso Lampedusa?
Non voglio neppure pensarlo. Lampedusa è carne viva, è orgoglio di questo Paese e dell’Europa non merce di scambio, di rivalse. Sono certa che durante la presidenza italiana del prossimo semestre europeo, il governo terrà fede agli impegni assunti a ottobre di fronte alle 366 bare allineate nel piccolo aeroporto. Così come sono certa che non dimenticherà i tanti bisogni della mia comunità e non abbandonerà mai più le Isole Pelagie alla solitudine alla quale sono state relegate per troppo tempo.
Altrimenti, come sempre, farà sentire la sua voce?
Su questo non ci sono dubbi: chi combatte per una causa giusta lo fa sempre non a corrente alternata.
Sandra Amurri
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 11th, 2014 Riccardo Fucile
IL 24 MARZO ERA PARTITO DIRETTO A BEIRUT, MA POTREBBE ESSERE ANCHE IN GUINEA O IN SUD AMERICA
Si fa sentire dall’estero, Marcello dell’Utri, di cui si son perse le tracce alla vigilia della sentenza della Corte di Cassazione per mafia.
«Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione – ha detto l’ex senatore da una località per ora sconosciuta – Trovandomi in condizioni di salute precaria, per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica, sto effettuando ulteriori esami e controlli».
La località in cui si trova non è ancora chiara: Libano, Guinea, o Repubblica Dominicana? Non si sa.
In seguito all’ordine di arresto sia la Dia che l’Interpol gli stanno dando la caccia, al momento con scarsi risultati.
Un arresto che dell’Utri critica dalla sua latitanza: «Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo – ha detto – Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e fumus nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente. Mi auguro quindi che un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente».
Il luogo dove Dell’Utri sarebbe fuggito non è il Libano, come si credeva inizialmente. Nonostante l’ex senatore sia stato nella capitale libanese fino ai primi di aprile. Lo dicono all’ANSA fonti ben informate a Beirut e altre collegate alle autorità che controllano il traffico in entrata e in uscita dell’aeroporto internazionale della capitale libanese.
Il suo avvocato, Giuseppe Di Peri, alla domanda su dove si trovi l’ex senatore, ha dichiarato che “il dottor Dell’Utri ha dei problemi di salute che sta curando. Recentemente è andato in Francia per avere contatti con presidi ospedalieri che si occupano della materia cardiologica. E’ tornato dalla Francia. Penso che quando ci sarà la Cassazione opererà una riflessione su quello che dovrà fare”.
Ai giornalisti che gli chiedono se nel momento nel quale ci sarà la sentenza di Cassazione, deciderà se rimanere all’estero o se tornare, Di Peri risponde: “Certamente. Ammesso che sia in condizioni fisiche di tornare. L’esito della Cassazione è veramente importante. Posso dire che il dottor Dell’Utri sta curando i problemi di salute, quando ci sarà la sentenza di Cassazione prenderà le sue determinazioni”.
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Aprile 11th, 2014 Riccardo Fucile
LO RIVELA AL “MATTINO” IL CAPOGRUPPO DI FORZA CAMPANIA
Silvio Berlusconi e Nicola Cosentino si sarebbero incontrati il 29 marzo scorso a Palazzo Grazioli.
E l’ex premier avrebbe dato l’ok alle liste “Forza Campania”.
Lo dice in un’intervista al Mattino Paola Raia, capogruppo in Regione del movimento fondato da iscritti a Forza Italia che non si riconoscono nei vertici del partito in Campania.
Cosa sa di quell’incontro?
Fui la prima persona che Cosentino, rientrato a Napoli, vide dopo l’incontro con Berlusconi, presente Denis Verdini. Mi raccontò del colloquio. C’è da dire che Nicola da tempo desiderava incontrare il presidente, più per un fatto umano che politico.
Cosa le disse Cosentino?
Nicola chiese a Berlusconi di smentire le indiscrezioni relative a una sua candidatura alle europee perchè, con i processi in corso, avrebbero potuto nuocergli. Cosentino era felice, mi disse che era contento di aver incontrato Berlusconi e di essersi chiarito umanamente. Mi disse che finalmente era caduto il muro costruito ad arte da chi gli ha fatto la guerra. Nicola mi riferì di aver saputo da Berlusconi che gente di Forza Italia saliva a Palazzo Grazioli per parlargli male di lui.
Parlarono anche di Forza Campania?
Certamente. Il presidente gli chiese delle ragioni del malcontento, Cosentino gli spiegò che Forza Campania era la zattera sulla quale far salire tutti gli scontenti del duo Luigi Cesaro-Domenico De Siano.
E Berlusconi?
Il presidente capì. Cosentino mi raccontò che per Berlusconi era assolutamente necessario evitare che gli scontenti lasciassero Forza Italia per andare magari nel Nuovo Centrodestra. In questa logica, Nicola mi disse che il presidente non si sarebbe opposto a liste di Forza Campania alle amministrative. Fermo restando che alle europee avremmo votato compatti Forza Italia. Cosa che faremo. Voteremo Raffaele Fitto.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 11th, 2014 Riccardo Fucile
IL PG LAMANNA HA DATO PARERE FAVOREVOLE PERCHE’ IL REATO FISCALE NON E’ UN TIPO DI REATO OSTATIVO, PER L’ETA’ E PER AVER RISARCITO L’AGENZIA DELLE ENTRATE
“L’affidamento potrà essere revocato se Berlusconi diffamerà ancora i giudici”. Nell’udienza di ieri il sostituto pg di Milano Antonio Lamanna, dopo aver dato parere favorevole all’affidamento in prova ai servizi sociali per Berlusconi, avrebbe anche precisato che, stando a quanto prevede la legge, l’affidamento potrà essere “revocato” se l’ex premier, come ha fatto in passato in diverse occasioni, diffamerà i “singoli giudici”.
E ha portato e mostrato in aula, davanti ai giudici, un articolo del Corriere della Sera dello scorso 7 marzo nel quale erano riportate frasi che avrebbe detto l’ex premier in vista della decisione del Tribunale di Sorveglianza: “Son qui a dipendere da una mafia di giudici”.
Il sostituto pg poi, da quanto si è saputo, ha esordito spiegando che in quell’aula non c’erano “nè angeli vendicatori, nè angeli custodi” ma magistrati che “devono applicare la legge”, seguendo, in particolare, le indicazioni della Cassazione in materia di esecuzione delle pene.
Nel dibattimento che si è tenuto ieri, a porte chiuse, nell’aula al piano terra del tribunale di Milano, la difesa di Berlusconi non ha chiesto solo l’affidamento ai servizi sociali ma anche l’agibilità politica per il leader di Forza Italia e dunque la necessità di garantirgli “un’ampia libertà di movimento”.
È entrata, così in aula, anche la campagna elettorale per le prossime europee.
L’accusa e la difesa sono concordi sull’affidamento ai servizi sociali, la visione di dove dovranno essere scontati resta diversa: il pg Antonio Lamanna punta sulla struttura indicata dall’Uepe, dunque un centro per anziani disabili nell’hinterland milanese, mentre i legali Niccolò Ghedini e Franco Coppi hanno parlato di un affidamento presso una onlus considerata vicina alla galassia berlusconiana.
Il centro in questione, non lontano dalla villa di Arcore, è da ultimare ma è lì che l’ex premier potrebbe svolgere i suoi servizi sociali per mezza giornata una volta alla settimana come motivatore di disabili.
La pena di un anno per frode fiscale si ridurrebbe di fatto a poco più di 10 mesi (dopo i primi sei mesi scatta uno sconto della pena di 45 giorni) e dunque per il leader di Forza Italia i servizi sociali si ridurrebbero ad un impegno di non più di una quarantina di giorni in totale.
Tra i motivi per cui il sostituto pg di Milano, Antonio Lamanna, ha dato parere favorevole alla richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali c’è anche la considerazione che il reato fiscale è un tipo di reato che non impedisce e non è ostativo all’affidamento.
Il sostituto pg ha tenuto conto del fatto che Berlusconi è ultrasettantenne, ha un domicilio idoneo e ha risarcito l’Agenzia delle Entrate a seguito della condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale per il caso Mediaset.
La decisione dei giudici del tribunale di Sorveglianza, chiamati a decidere tra affidamento e domiciliari, arriverà in un lasso di tempo compreso tra martedì prossimo e il 25 aprile.
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Aprile 11th, 2014 Riccardo Fucile
GRILLO ACCUSA IL PD DI CANDIDARE VELINE, MA A REGGIO EMILIA LUI PRESENTA SILVIA INCERTI, INDECISA TRA IL GRANDE FRATELLO E 5 STELLE
Personalmente non abbiamo particolare simpatia per le candidate di Renzi ma che Grillo ci venga a raccontare che i suoi candidati sono selezionati in base alle qualità fa sorridere.
Spesso sono sufficienti infatti 33 amici che ti votano per diventare candidato di 5 Stelle, come nel caso del candidato M5S della Val D’Aosta che rischia di diventare parlamentare europee con 33 voti alle parlamentarie.
Ma a proposito di aspiranti veline, Grillo non è esente dall’averne in casa: e con più credenziali di altri partiti, come nel caso di Silvia Incerti, la candidata grillina di 27 anni che, qualche anno fa (era il 2008) ha posato senza veli su ‘Sexpolitik’, un calendario satirico dedicato a Romano Prodi.
“L’ho fatto un po’ per gioco un po’ per esibizionismo: avevo 21 anni – commenta Silvia su Il Resto del Carlino – allora facevo la ragazza immagine in discoteca a Scandiano, all’ex Hugly. Non ero interessata a sfondare, ma il calendario ebbe una grande ribalta anche a livello nazionale. Allora il governo era in crisi, e con quell’operazione di marketing avevano voluto dargli una spinta. Io non ho mai avuto tessere e non ho mai votato Prodi. Ma dopo il servizio che ci dedicò la Rai mi chiamarono anche per un provino al Grande Fratello. Ma io preferii portare avanti il lavoro di famiglia”.
Una foto osè sul calendario, ma quelli del M5S che ne pensano?
“All’inizio mi chiamavano ‘Silvia, quella del calendario’. Ma è normale: e poi ho vinto le diffidenze. Credo però che nella sfida elettorale essere carina, anche se da solo non basta, di certo non guasti”, conclude.
Quante veline in giro…
E quanti Gabibbi.
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