Aprile 27th, 2014 Riccardo Fucile
CON L’ITALICUM CONTANO LE COALIZIONI E DIFFICILMENTE I CINQUESTELLE POTRANNO SUPERARE DA SOLI QUELLA DI CENTRODESTRA
È tutta una pantomima elettorale. Questa è la spiegazione più plausibile di quanto sta avvenendo in questi giorni su Italicum e riforma del Senato.
Le dichiarazioni di Berlusconi hanno fatto scalpore, ma erano prevedibili. Era scontato che una volta accertata la possibilità di poter fare campagna elettorale nonostante l’affidamento ai servizi sociali ne avrebbe approfittato per non lasciare a Renzi la scena.
La sostanza è che a Berlusconi non conviene rompere nè sulla riforma elettorale nè su quella del Senato.
Per tanti buoni motivi.
Sulla prima il Cavaliere sa benissimo, e nel caso se lo fosse dimenticato c’è Verdini a ricordarglielo, che l’Italicum conviene anche a lui e non solo a Renzi e al Paese.
Con questo sistema elettorale, e in particolare con il sistema di soglie di sbarramento che abilmente Verdini è riuscito a imporre, anche una Forza Italia indebolita resterebbe comunque il polo di aggregazione dello schieramento moderato.
Cosa potrebbero fare i vari Alfano, Salvini, Meloni davanti alla prospettiva di dover superare l’8% dei voti alla Camera se decidessero di correre da soli?
Con l’Italicum la loro sopravvivenza parlamentare sarebbe nelle mani di Berlusconi.
È lui il solo che potrebbe concedere lo sconto sulla soglia dall’8% al 4,5%.
A meno che non pensino di allearsi con Renzi.
O di mettersi tutti insieme per fare una coalizione che superi la soglia del 12 % prevista appunto per le coalizioni.
Tutte ipotesi che fanno sorridere. Non c’è che dire Verdini l’ha pensata bene.
E ora Berlusconi butterebbe tutto a mare? Poco credibile.
Ma c’è dell’altro nell’Italicum.
C’è un ballottaggio che scatta non al 40 %, al 45 % o al 50%, come avrebbe voluto chi scrive, ma al 37%.
Questo per dare al centro-destra la possibilità di poter vincere al primo colpo senza dover ricorrere a un secondo turno rischioso. Ora si parla di un ripensamento del Cavaliere dopo aver visto che i sondaggi per le elezioni europee lo danno al terzo posto. Ma è un timore mal posto.
Al ballottaggio vanno partiti singoli e coalizioni. Il M5s è un partito singolo. Forza Italia si presenterà con una coalizione. Difficile che abbia meno voti del M5s. Il problema di Forza Italia non è il sistema elettorale, ma la leadership e la proposta politica.
Un ragionamento simile vale per la riforma del Senato. Berlusconi sa che si tratta di una riforma molto popolare.
È realistico che voglia passare tra le fila dei conservatori? Certo, vorrà dire la sua, visto che non tutti i dettagli della proposta del governo sono stati concordati con il patto del Nazareno.
La tirerà per le lunghe per non dare a Renzi un trofeo da sventolare in campagna elettorale, ma sui punti essenziali l’accordo c’è.
I senatori non saranno eletti a suffragio popolare, non daranno la fiducia e non saranno retribuiti. Su tutto il resto a tempo debito si potrà negoziare.
Sulla composizione, per esempio.
L’attuale progetto è incentrato su una doppia parità . Stessi seggi per tutte le regioni. Ugual numero di rappresentanti delle regioni e dei comuni. Dubitiamo, conoscendo il pragmatismo del premier, che si impunterà su questo.
Nè lo farà sulla questione dei 21 membri della società civile nominati dal Capo dello stato. Anche sulle funzioni del nuovo Senato è possibile qualche modifica.
Speriamo però che non siano tali da snaturare uno degli obiettivi principali del progetto che è la drastica semplificazione del processo legislativo.
Resta un dubbio. Se il ragionamento sviluppato fin qui fosse sbagliato?
In fondo Berlusconi ci ha abituato a giravolte repentine di cui hanno fatto le spese gli interlocutori che di volta in volta si sono fidati di lui.
Non si può escludere che abbia deciso di dar retta a Toti e al teorema dell’«abbraccio mortale» con Renzi. Se così fosse si aprirebbe un diverso scenario. Non uno scenario elettorale però.
Non è credibile che si possa votare in autunno contro la volontà di Napolitano e di Alfano.
Tra l’altro lo si potrebbe fare solo con l’attuale sistema di voto, quello della Consulta. Ma è molto rischioso. Meglio sarebbe con l’Italicum.
Ma senza Berlusconi ci vogliono i voti di Alfano per approvarlo. E Alfano i voti li darà presumibilmente a due condizioni.
La prima è che non si vada a votare subito. La seconda è che si cambi l’Italicum del Nazareno.
Basterebbero due modifiche per convincere il leader del Ncd: una soglia unica al 4% e il voto di preferenza.
Forse basterebbe anche solo la prima. Infatti con una soglia unica al 4% – sia per chi sta dentro che per chi sta fuori dalle coalizioni – Alfano conquisterebbe quella autonomia che le soglie “verdiniane” gli negano.
Per Renzi non sarebbe un problema visto che con il ballottaggio un vincitore ci sarebbe comunque. Tra l’altro queste modifiche servirebbero anche a disinnescare l’opposizione della minoranza del Pd.
Tutto sommato questo scenario non sarebbe negativo per Renzi. §Sarebbe invece molto negativo per Berlusconi. Per questo siamo propensi a credere alla tesi della pantomima elettorale.
In ogni caso basta aspettare il 25 Maggio per sapere come stanno veramente le cose.
Roberto D’Alimonte
(da “Il Sole 24 ore“)
argomento: Berlusconi, Renzi | Commenta »
Aprile 27th, 2014 Riccardo Fucile
L’EX SOTTOSEGRETARIO, ORA IN CARCERE, PER OTTENERE UN INCONTRO CON IL CAVALIERE AVEVA CHIAMATO VERDINI
Quando Nicola Cosentino aveva deciso di costituire il neo partito Forza Campania, Silvio Berlusconi non ne ha voluto sapere, negandosi per mesi al telefono.
L’ex sottosegretario adesso si trova nel carcere di Secondigliano, arrestato lo scorso 3 aprile nell’ambito di un’inchiesta per estorsione aggravata dal metodo mafioso, con l’accusa di aver costretto un imprenditore a chiudere un distributore di benzina a Casal di Principe, concorrente alle aziende di famiglia.
Prima dell’arresto però aveva provato a fare pressione sugli ex colleghi, da Daniela Santanchè al senatore Vincenzo D’Anna, passando per Denis Verdini, affinchè gli facessero incontrare l’ex premier.
A rivelarlo è l’ultima informativa depositata al Riesame nell’ambito del processo in corso a Santa Maria Capua Vetere, dove Cosentino è imputato per corruzione e reimpiego illecito di capitali aggravati dalle finalità mafiose.
La Cassazione, ritenendo che Cosentino non fosse un politico ininfluente, aveva annullato la revoca delle misure cautelari decisa dal Riesame e disposto un loro nuovo pronunciamento sulla detenzione in carcere.
Nel frattempo, però, sono scattate le manette per le accuse nell’ambito dell’indagine sui carburanti dei Cosentinos’.
Agli atti della procura di Santa Maria ci sono diverse telefonate fatte da Cosentino nelle settimane precedenti all’arresto. È il 6 febbraio scorso quando contatta il senatore Vincenzo D’Anna, vice presidente del gruppo parlamentare Gal (Gruppo Autonomie e Libertà ). D’Anna, dopo aver salutato il collega, gli passa un tale Gino, ancora da identificare.
Gino: Ma tu per le Europee fai qualcosa, spero… immagino?!
Nicola: Penso di si, vediamo un po’ che dice il ‘Capo in Testa’ lì eh… non mi pare negli ultimi tempi mi voglia troppo bene! O almeno non tanto lui ma… l’entourage! Il problema è che io qua ho Dudù.. hai capito? E quindi (ride) che probabilmente non mi vuole troppo bene.
E Dudù potrebbe essere una metafora per indicare Francesca Pascale, che a detta dell’ex segretario, lo tiene lontano dall’ex premier.
Poi il telefono ritorna nelle mani di D’Anna.
D’Anna: dice che De Siano è andato da Berlusconi, che ha detto che per il momento non si tocca niente.
E che non si fanno nomine nè del vicecoordinatore nè dei coordinatori provinciali… perchè la situazione non è delle migliori… perchè lui dice che si farà il governo Renzi ed entreremo anche noi… e dura fino al 2018!
Qualche giorno dopo, il 13 febbraio, la procura intercetta una nuova conversazione con il senatore D’Anna.
Nicola: Io ti ho chiamato perchè.. questi insomma.. Il fatto che chiamano la Ruggiero, il fatto che ce ne vogliono scippare uno ad uno (…) significa che non hanno alcuna intenzione di recuperare, se non quella di dire: “Prendetevi Caserta e non ci rompete il ca…”.
Bisogna chiedere a Berlusconi un incontro. E a Berlusconi 4, 5 senatori di voi dovete chiamarlo e dirgli: “Noi ti dobbiamo parlare, adesso” (…) Devi dire: “Senti bello! Ma tu a questi. A uno gli hai dato il governo della Regione e noi non contiamo un cazzo! A quest’altro gli hai dato il partito a livello regionale. (…) Ma almeno ci vuoi dare i coordinatori provinciali o no? O ce ne dobbiamo andare da questo partito?”
Insomma Cosentino annuncia una battaglia che come dice a Vincenzo D’Anna, si deve fare con l’appoggio dei senatori, “dal momento in cui oggi i senatori valgono 10 volte tanto, rispetto ad un parlamentare”.
Il 18 febbraio viene intercettata ancora un’altra conversazione tra i due, e l’ex senatore racconta un episodio.
D’Anna: mi ha chiamato il professor Mennini, che sta dentro il collegio di difesa di Berlusconi e mi ha detto “ma che ca… hai ? Il cavaliere ti ha nominato 20 volte. Dice “Ma questo D’Anna com’è che vuole diventare renziano? Io ho detto: digli al Cavaliere che noi non siamo diventati renziani, però se lui ce ne caccia, andiamo dove cazzo vogliamo noi”.
Ma al di là del ricatto, Cosentino vuole assolutamente incontrare l’ex premier .
Così il 28 gennaio scorso contatta Daniela Santanchè. Dopo aver ribadito che “non c’è nessuna scissione” con Forza Italia, l’ex parlamentare si lamenta di essere boicottato e avverte: “Se vanno a dire che Cosentino non c’ha manco più il voto della moglie, che è finito, la gente qua si ribella! Anzi, invece di ringraziarmi, mi si attacca pure con operazioni di piccolo sabotaggio… Questa gente è nata insieme a me, non mi lascerà mai”.
La Santanchè gli consiglia di parlare direttamente con Berlusconi: “Bisogna parlare con lui, farlo ragionare, dirgli le cose!”.
E Cosentino spiega: “Non me lo passano!”. Così Cosentino si sfoga: “Non vorrei che la Bosnia che si verifica in Campania poi possa essere il preludio a una Bosnia allargata ad altri territori”.
Se la Santanchè non riesce, o forse non vuole metterlo in contatto con il Cavaliere, Cosentino ci prova tramite Denis Verdini.
Il Fatto ha pubblicato il 18 febbraio scorso le foto di un incontro tra i due a Caffè Ciampini. Ma i colleghi si erano già sentiti al telefono.
Agli atti, c’è un messaggio di Cosentino del 30 gennaio: “Caro Denis, sarebbe un bel segnale di disgelo inserire quando e se si farà , l’ufficio di presidenza, il sen. Sarro”.
Il 28 marzo, la procura intercetta una telefonata. Verdini rassicura: “Vieni a Roma domani, che alle 3 andiamo dal presidente io e te”.
Passano solo sei giorni e Cosentino viene arrestato.
Vincenzo Iurillo e Valeria Pacelli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Forza Italia | Commenta »
Aprile 27th, 2014 Riccardo Fucile
ALLE EUROPEE IL PARTITO INDIPENDENTISTA VOLA AL 31%
Nigel Farage, a guida del partito indipendentista britannico, è il politico europeo più vicino alle posizione di Beppe Grillo.
Fra tutti i leader dei movimenti neo-populisti del Vecchio continente, è l’unico che ha speso parole di elogio per l’ex comico e per il Movimento 5 stelle.
“Grillo sta sviluppando qualcosa molto importante” in Italia, ha spiegato poco tempo fa in un’intervista.
Nella quale insisteva sulla necessità di un referendum sull’euro. Perchè “l’Italia”, aggiunge, “deve essere governata dagli italiani, e non da questi idioti” dell’Unione europea.
Non è un mistero che Farage piaccia, e non poco, al leader del M5s.
Meno di un anno fa sul blog comparve un lunghissimo colloquio nel quale il politico britannico spiegava ai simpatizzanti grillini la sua visione dell’Ue.
E, secondo le ultime rilevazioni in vista dalle europee, il premier David Cameron è sempre più nella ‘morsa’ degli euroscettici.
Il Sunday Times ha pubblicato oggi un sondaggio YouGov per le elezioni europee in cui lo UK Independence Party (Ukip) vola, per la prima volta, al 31%, staccando il Labour di tre punti, mentre i conservatori di Cameron arrancano al terzo posto, con un misero 19%.
Dati che, se confermati alle urne, consegnerebbero al “Grillo di sua Maestà ” una vittoria storica, con percentuali simili a quelle alle quali punta nel Belpaese il leader stellato.
Ma i problemi per il primo ministro non finiscono qui, sono anche interni al suo partito.
Di fronte al rischio di una storica debacle alle europee, l’ala più euroscettica dei tory è in fermento: sarebbe pronta subito dopo le elezioni di maggio ad andare a Downing Street e chiedere a Cameron di accelerare il rimpatrio dei poteri da Bruxelles.
Secondo molti deputati, infatti, quanto fatto sino ad oggi dal leader conservatore non ha prodotto risultati.
(da “Huffington Post“)
argomento: elezioni | Commenta »
Aprile 27th, 2014 Riccardo Fucile
BERLINO SCEGLIE LA STRADA UFFICIALE DEL SILENZIO, MA C’E’ CHI SI SFOGA: “FORSE IL VIAGRA GLI HA DATO ALLA TESTA”
Bastano poche parole, a chi la conosce bene, per spiegarmi come “lei” ha reagito e reagirà : “Angela Merkel tace e continuerà a tacere, vuol far capire che lei non si abbassa al livello di un volgare avvelenatore di pozzi. Ma nel suo animo, nel suo cuore, l’ira bolle. Tanto più che questa diffamazione della Germania, così dannosa per l’Italia e dolorosa per l’Europa intera, per lei non è certo la prima esperienza del genere con quell’ex premier”.
Steso come una fitta coltre protettiva per tutti, solo il silenzio del no comment ufficiale copre appena la rabbia, il disgusto, l’indignazione qui a Berlino.
E a meno d’un mese dalle elezioni europee, con la tempesta annunciata d’un temuto volo dei populisti, “non poteva venire nulla di peggio d’una diffamazione così volgare, sleale, antieuropea”.
Rabbia contro il Berlusconi del “cucù” alla Cancelliera e poi degli insulti sessisti irripetibili, ma anche allarme per l’impatto sul rapporto con Roma e sul clima politico in tutto il continente.
“Lei tace, ma nell’intimo l’ira bolle, anche quando, magari andando a far la spesa vicino al suo semplice appartamento a Berlino, cammina, ricordando, sulle Stolpersteine, le “pietre del ricordo” infisse a migliaia nei selciati dei marciapiedi, ognuna col nome di un ebreo, posta là dove viveva e fu portato via dai nazisti”, assicura un esponente democristiano – che desidera mantenere l’anonimato – molto vicino alla “donna più potente del mondo”.
“Sono dichiarazioni così assurde da non meritare la dignità di un commento”, dice infastidito Peter Tauber, l’esperto d’informatica, giovane segretario generale della Cdu, il partito di “Angie”.
Elmar Brok, eurodeputato vicinissimo alla leader, è già meno cauto: “Sono turbato personalmente come cittadino, voglio che dia spiegazioni”: il fastidio cresce, verso Forza Italia nel Ppe.
Manuela Schwesig, ministro e giovane numero due della Spd (il partito alleato con Merkel nella grosse Koalition) alza il tiro: “Capite ora quanto è importante la lotta al populismo di destra”.
È stato un giorno duro, per il vertice tedesco. A lungo, si sono chiesti se e come reagire, solo alla fine hanno scelto di lasciare per ora a Martin Schulz il commento più duro.
“La reazione a caldo, tra noi, è stata di sdegno: quello ci diffama, nessun paese ha fatto più di noi per la Memoria, per tenere viva la Memoria di quelle colpe, e non per metterci la coscienza a posto, bensì in nome del futuro e dell’Europa”, mormorano fonti governative.
E aggiungono: “Fin dalla prima elementare, qui, i bimbi apprendono della Shoah e di tutti gli altri crimini della Germania nazista, non è che da voi o in Giappone si insegni tanto, sui bombardamenti al gas in Etiopia, i massacri fascisti nei Balcani, le stragi nipponiche nell’Asia occupata”.
Pesanti ore di riflessione: che fare, come reagire?, si sono chiesti al vertice. “Avremmo potuto dire che è matto; o che è un irresponsabile; che tradisce l’ideale comune europeo; o che speriamo che in Italia nessuno gli creda”.
Alla fine hanno scelto il silenzio. “È sembrato l’unico modo per Angela Merkel di rispondere a questa diffamazione, a questo omicidio morale contro un popolo intero”, mi spiega un intellettuale di punta del centrodestra, sempre ascoltatissimo alla Cancelleria, e precisa: “Lei ha scelto nel modo giusto. Ha pensato a quelle pietre del ricordo su cui cammina, all’offesa di Berlusconi a ogni famiglia con figli che qui studiano la Shoah insieme ad alfabeto e grammatica, ma alla fine non si è fatta trascinare dalle emozioni. Col silenzio, ha voluto dire molto: vuole mostrarsi fiduciosa che quel vecchio immorale e sfrenato, dai patrimoni oscuri al bunga-bunga, non rappresenti l’Italia, paese così importante per noi in Europa”.
Hanno discusso ogni ipotesi di reazione, al vertice della prima potenza europea: “Come se non bastasse la crisi con Putin, quel suo vecchio amico minaccia i nostri rapporti con Roma”, si sono detti.
“Li preoccupa soprattutto lo sfondo, il populismo in ascesa ovunque in Europa con slogan antitedeschi”, spiega Michael Stuermer, storico di punta, ex consigliere di Helmut Kohl.
“Si è pensato a tutto, persino al gesto ironico di spedirgli pacchi di libri sulla nostra Storia del dopoguerra, documentazione su come scuola e media informano la gente, discorsi di ogni cancelliere, da Adenauer a Brandt, da Kohl a “lei”.
Si è soppesato ogni elemento del caso, dal fatto che Berlusconi non è preso sul serio, al grave problema politico: cioè quella sua capacità di danneggiare l’immagine dell’Italia e di far male così alla Ue intera.
Alla fine hanno scelto il silenzio, e battute amare tra loro e per pochi intimi: “Forse le overdose di viagra lo hanno colpito al cervello”.
Berlino tace, ma nell’anima tedesca – e nel cuore di “Angie” turista abituale in Italia, mi fanno notare – la rabbia cova e bolle.
Andrea Tarquini
argomento: Berlusconi | Commenta »
Aprile 27th, 2014 Riccardo Fucile
“INTESA CON TUTTO IL PD O SUL SENATO RISCHI”… IL PREMIER: “CE LA FARO'”
Matteo Renzi, all’uscita del Quirinale, elude a piedi i giornalisti e si concede alle foto dei turisti in visita a Rom
“Che succede, Matteo? ” . Giorgio Napolitano, faccia a faccia per quasi un’ora e mezzo col presidente del Consiglio, convocato a mezzogiorno al Colle, è allarmato per il cammino delle riforme.
Non è tanto Berlusconi a impensierire il capo dello Stato.
Gli stop and go del leader di Forza Italia – Senato elettivo sì, poi no – vengono monitorati dal Quirinale ma al momento tutto è derubricato come la solita altalena di un Berlusconi in cerca di visibilità .
Il problema più serio è lo scontro dentro al Pd sul disegno di legge Chiti, quello che prevede il Senato elettivo, e l’improvvisa fiammata dei pasdaran renziani, da Serracchiani a Giachetti, che minacciano elezioni anticipate in risposta alla melina di Forza Italia.
«Le riforme vanno tenute fuori dalla mischia elettorale delle europee – è l’avviso del capo dello Stato – i partiti non devono usarle come strumento di ricatto reciproco»
Napolitano è determinato a chiudere la partita della legge elettorale e della riforma del Senato – a cui ha legato la sua stessa permanenza al Colle con l’orizzonte fissato a fine 2014 – e a Renzi spiega perciò che se si torna alle «spallate», l’operazione rischia di incartarsi ben oltre la «scadenza» (ormai non più a portata di mano) del 25 maggio.
Da qui il richiamo a tentare un’opera di mediazione, all’interno del Pd, in primo luogo.
«Caro presidente, mi trova tranquillissimo sull’esito di questa partita », è la rassicurante risposta del premier.
Le voci di elezioni anticipate, che tanto infastidiscono il Quirinale? «Io voglio andare avanti fino alla fine della legislatura, orizzonte 2018. Certo, anch’io registro come nel Pd si stia facendo strada la tentazione di andare subito al voto se continua la melina di Berlusconi. Non è la mia posizione, ovviamente. Abbiamo troppo da fare per lasciarsi distrarre da chi non vorrebbe cambiare niente in questo paese»
E tuttavia, nonostante le rassicurazioni di Renzi, il capo dello Stato non trova inutile ricordare al giovane segretario del Pd alcune condizioni imprescindibili.
La prima riguarda proprio quella minaccia di elezioni anticipate che i renziani usano come arma di pressione.
Andare al voto con due leggi elettorali diverse per Camera e Senato esporrebbe infatti il paese a un sicuro periodo di caos.
Il secondo avviso di Napolitano riflette invece la condizione precaria della maggioranza a Palazzo Madama. Se Renzi tentasse una forzatura, provando a far approvare l’Italicum anche per il Palazzo Madama, non è detto che avrebbe i numeri per farlo, vista la contrarietà di mezzo Pd.
Ma la vera obiezione di Napolitano, quella che lo spinge a insistere per una soluzione di compromesso sulla riforma costituzionale, riguarda il ddl Chiti: oltre alla minoranza del Pd può raccogliere i voti dei 5Stelle, di mezza Forza Italia e dell’Ncd. Travolgendo il disegno di legge Boschi.
Sarebbe una bomba per il governo Renzi.
Ma il premier ha un piano per evitare il fallimento. Perchè, come ha spiegato ai suoi, «io mi gioco tutto e non posso fermarmi proprio adesso che siamo a un passo da un risultato storico».
Un progetto in tre mosse per disinnescare la fronda più dura, con un’apertura invece ai Pd dialoganti.
L’idea del presidente del Consiglio è di presentarsi martedì davanti ai senatori del suo partito e chiedere una piena e rinnovata fiducia sul suo progetto.
Avvertendo che, a questo punto, non esistono alternative. Anzi, di fronte a una palude, il rischio è quelle tentazioni di elezioni anticipate diventino una valanga.
E siccome – è la convinzione di Renzi – tanto Berlusconi quanto i malpancisti del Pd le temono, all’assemblea del gruppo conta di incassare un rinnovato mandato pieno dai suoi senatori.
Da far approvare poi, ecco la sua seconda tappa, anche in Direzione.
In cambio – sarebbe la terza mossa – arriverà un’apertura all’ipotesi messa in campo da Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, relatori del testo sulla riforma: il nuovo Senato resterà sempre su base non elettiva («il patto del Nazareno va preservato», avverte Renzi) ma con consiglieri regionali-senatori chiamati a svolgere un solo e specifico compito a Palazzo Madama.
Saranno retribuiti dalle Regioni che li eleggono e “scalati” dal plenum del consiglio regionale.
Un compromesso che salverebbe il punto, per il premier «assolutamente irrinunciabile », dell’elezione di secondo grado, salvaguardando l’esigenza di non trasformare Palazzo Madama «in un dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci» (secondo la minoranza dem).
Non è un caso dunque che Renzi ieri abbia salutato come «un’apertura» la proposta Calderoli. Per consolarsi rispetto ai colpi che gli sparano dalla “riva gauche” del Pd, ieri sera Renzi ha incontrato il suo omologo francese Manuel Valls, anche lui alle prese con gli attacchi della sinistra del Ps.
Entrambi con esperienza da sindaci, stessa generazione e impostazione blairiana, i due si sono specchiati l’uno nell’altro.
«Anche se – sorride il premier – io sono più a sinistra di lui».
Francesco Bei e Umberto Rosso
(da “La Repubblica”)
argomento: Napolitano | Commenta »
Aprile 27th, 2014 Riccardo Fucile
FU “SUA EMITTENZA”: DAL 28,69% DI SHARE AL 12,41%
Lontani i tempi del Contratto con gli italiani firmato nella terza camera dello Stato, il salotto di Porta a Porta.
Dimenticati e irripetibili gli ascolti che Silvio Berlusconi riusciva a regalare alle trasmissioni cui decideva di partecipare.
Bastava una telefonata in diretta per conquistare milioni di telecomandi. Un’altra epoca. Bruno Vespa giovedì, Matrix venerdì: le seppur annunciatissime partecipazioni televisive di Berlusconi non fanno più share.
Il ritorno a Porta a Porta ha registrato il 12,41% e spettatori tra 1 milione 400 mila e il picco di 1 milione e 700 mila.
Mai prima d’ora il bottino fu così misero.
Sulla poltroncina bianca di Vespa, per dire, il 15 settembre 2009 conquistò l’interesse di 3 milioni 219 mila ascoltatori pari ad uno share del 13.48%
Mentre il 19 dicembre fu visto da 2.216.000 spettatori con uno share 24.05%.
La puntata del 2001 con la firma del contratto con gli italiani registrò il 28,69% di share, con due milioni e mezzo di telespettatori.
Non è un caso che l’unica punto della nuova strategia berlusconiana parta proprio dalle tv. Va da chiunque, basta che l’invitino. E proprio il suo ministro delle tv, Paolo Romani, avvisa: “Berlusconi è in campagna elettorale, mi sembra chiaro”. Decisamente. Ma visto che i risultati per Berlusconi sono pessimi e le aspettative di certo non rosee, l’assistenze degli anziani disabili Berlusconi Silvio, si scaglia proprio contro le reti tv.
Nel suo monologo ieri all’hotel Michelangelo a Milano, Berlusconi riflette: “Come si fa a raggiungere i moderati delusi e disgustati dalla politica? Occorre parlarci e convincerli con dei buoni argomenti, uno per uno” ma non si può più usare la tv.
“Gli italiani sono schifati dalle trasmissioni politiche, ci sarà un motivo se Servizio Pubblico di Santoro è sceso e se Vespa lo mettono alle 11 di sera…”.
“Il 50% degli italiani — insiste il leader di Fi — è costituito da moderati. Come possiamo convincerli? Non con le televisioni, gli italiani sono disgustati. Coi giornali? No, perchè il 90% stanno dall’altra parte”, sostiene. “Lo ripeto, c’è un solo modo, convincerli: con dei buoni argomenti, uno per uno. Per questo, abbiamo lanciato un appello alle persone a impegnarsi e abbiamo fondato i club”.
Ma nel frattempo Berlusconi occuperà le tv.
Nel dubbio meglio esserci.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi | Commenta »
Aprile 27th, 2014 Riccardo Fucile
UN MILIONE DI PELLEGRINI A ROMA PER LA CANONIZZAZIONE , ANCHE RATZINGER TRA I CONCELEBRANTI IN PIAZZA SAN PIETRO
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono santi.
Alle 10:15 la canonizzazione è arrivata con la formula di rito proclamata da Papa Francesco di fronte a centinaia di migliaia di fedeli che hanno riempito Piazza San Pietro e Via della Conciliazione.
Angelo Giuseppe Roncalli, il papa del Concilio , e Karol Wojtyla, il grande «condottiero» della fede – ha detto Papa Francesco nell’omelia – sono stati «uomini coraggiosi», non hanno avuto «paura» di chinarsi sulla «sofferenza» e sulle «piaghe» dell’uomo, e in questo modo «hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia».
«Sono stati sacerdoti, vescovi e papi del XX secolo – ha detto Francesco -. Ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti. Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio».
Per Papa Francesco «nella convocazione del Concilio Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; per questo a me piace pensarlo come il Papa della docilità allo Spirito».
«Giovanni Paolo II – ha aggiunto Bergoglio – è stato il Papa della famiglia. Così lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia».
Roma è stata invasa da un popolo in festa per una giornata già definita storica.
Sono un milione i pellegrini che hanno assistito alla cerimonia tra l’area di Piazza San Pietro-Via della Conciliazione (500 mila) e quelle in cui sono stati allestiti i maxi-schermi (500 mila), come ha riferito la sala stampa vaticana in base a dati delle autorità .
Molti i pellegrini che hanno dormito nei sacchi a pelo vicino ai varchi, aperti prima dell’alba.
Più lento l’afflusso in Piazza San Pietro per i controlli. Numerosissimi anche i fedeli che hanno partecipato alle veglie di preghiera nelle chiese di Roma, la «notte bianca» della capitale, tra canti, preghiere, adorazione eucaristica e confessioni.
I gruppi più numerosi, quelli dei polacchi giunti per la canonizzazione di papa Wojtyla e i bergamaschi per quella di Roncalli.
Ma le bandiere che sventolano hanno i colori di tutte le nazioni, i pellegrini parlano tutte le lingue.
La messa presieduta da Papa Francesco sul sagrato vaticano è cominciata alle 10.00.
Il Papa emerito Benedetto XVI è tornato in piazza per la prima volta dalla fine del suo pontificato e ha concelebrato il rito con il suo successore Bergoglio, insieme a 150 cardinali e 700 vescovi.
Papa Francesco, al suo ingresso sul sagrato, è andato subito ad abbracciare il predecessore. Ratzinger ha ricevuto il saluto anche del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Oltre cento le delegazioni provenienti da tutto il mondo per partecipare alla messa, con 24 tra capi di Stato e sovrani, dieci capi di governo, che hanno preso posto nell’area loro riservata sul lato destro del sagrato vaticano.
Insieme al presidente Napolitano con la signora Clio, hanno partecipato alla cerimonia anche il premier Matteo Renzi con la moglie Agnese.
Dispiegati per gli aspetti logistici e della sicurezza 26 mila volontari e diecimila uomini delle forze dell’ordine, 16 i presidi medici, 77 le ambulanze.
La metro a Roma è rimasta aperta tutta la notte.
L’afflusso dei fedeli è stato rigidamente regolamentato, e quindi, pur massiccio, è avvenuto ordinatamente. Il dispositivo di sicurezza finora ha funzionato alla perfezione.
Centinaia di pellegrini e fedeli hanno assistito lungo via dei Fori imperiali alla canonizzazione dei due Papi trasmessa in diretta su tre maxischermi.
«Non siamo riusciti ad arrivare a San Pietro – si lamenta una signora -, c’è troppa gente. Ci hanno consigliato di spostarci qui perchè c’è posto. Che peccato! Ma siamo contenti lo stesso perchè qui lo scenario è davvero meraviglioso».
C’è chi invece ha deciso sin dall’inizio di seguire l’evento all’ombra del Colosseo: «Ci aspettavamo una folla così – commenta un gruppo di ragazzi seduti su sedie pieghevoli – e per questo ci siamo organizzati per stare direttamente qui sui Fori».
Su Via dei Fori Imperiali, all’altezza della salita che porta al Campidoglio, alcuni pellegrini hanno divelto le recinzioni delle aiuole per far posto a sacchi a pelo e sedie. Sono intervenuti i vigili del Gruppo Sicurezza Pubblica che li hanno allontanati.
In distribuzione ai pellegrini migliaia di bottigliette d’acqua.
La lunga notte di attesa ha provocato comunque alcuni malori: il presidio della Croce Rossa alla destra del colonnato ha accolto oltre trenta persone, con qualche paziente trasferito anche al vicino ospedale Santo Spirito.
(da “La Stampa”)
argomento: Chiesa | Commenta »