Aprile 19th, 2014 Riccardo Fucile
NON E’ PROPRIAMENTE IL COMPORTAMENTO CONSIGLIATO DAI GIUDICI DI SORVEGLIANZA
Due giorni fa il battesimo della campagna elettorale di Forza Italia, oggi il primo vagito. Che però potrebbe caro, anche la tanto declamata libertà a Silvio Berlusconi che torna in tv (nella sua tv: Canale 5) e al Tg5 rilascia un’intervista in cui illustra la strategia del suo partito per le elezioni europee del 25 maggio.
Prima, però, il solito refrain da perseguitato dei giudici: “In questi 20 anni passati sono sempre stato candidato alle europee, questa volta sono stato colpito da un’ingiustizia enorme, una sentenza mostruosa, frode fiscale, io che sono il primo contribuente italiano. Ma ho assoluta fiducia che la Corte dei diritti europei annullerà la sentenza” ha detto l’ex premier, da pochi giorni affidato in prova ai servizi sociali dal Tribunale di Sorveglianza di Milano.
Ancora una volta l’ex Cavaliere se la prende con i giudici e infrange di fatto l’obbligo imposto dal Tribunale di non attaccare la magistratura.
I giudici del Riesame erano stati chiarissimi: le frasi ”offensive” contro le toghe “dimostrano spregio nei confronti dell’ordine giudiziario, ivi compreso questo Collegio, e contestate in aula” e “ben potrebbero inficiare quegli indici di resipiscenza se reiterati”. Gli atteggiamenti di Berlusconi dovranno mantenersi “nell’ambito delle regole della civile convivenza, del decoro e del rispetto delle istituzioni”.
Ma il condannato affidato potrebbe aver giocato non solo d’azzardo ma anche d’anticipo perchè è da martedì prossimo che inizierà il percorso di riabilitazione. Forse i giudici non erano troppo lontano quando avevano messo nero su bianco che il condannato è una “persona ancora socialmente pericolosa“.
Nelle parole dell’ex Cavaliere, però, c’è soprattutto spazio per la prossima campagna elettorale. Lui non ci sarà , il suo nome sì.
E lo dice chiaramente: ”Nella scheda elettorale ci sarà il nostro simbolo e anche il nome Berlusconi: questo garantisce ai moderati che io sono in campo”.
E siccome si parla di elezioni europee, l’ex premier non manca di attaccare la politica estera dell’Italia: “Dobbiamo riscrivere tutti i trattati europei firmati con la pistola alla tempia dello spread” ha detto il leader di Forza Italia, secondo cui “l’Europa a trazione tedesca ha imposto una politica di rigore che ha portato solo crisi”.
Il leader di Forza Italia ci crede in buon risultato elettorale, anche se gli ultimi sondaggi non sono così confortanti, o almeno è quello che dice sostenendo che con i voti dei moderati “pensiamo di avere un ottimo risultato alle europee e dopo, poichè non si andrà avanti più di un anno un anno e mezzo, anche alle politiche. Pensiamo di avere una grande vittoria e una grande maggioranza in Parlamento, magari senza alleati, per eleggere un governo con ministri tutti appartenenti a Forza Italia. Se riusciremo a renderli consapevoli che oggi in Italia non c’è democrazia forse la maggioranza numerica dei moderati riuscirà a trasformarsi in maggioranza politica”.
Berlusconi dà poi una stoccata al premier Matteo Renzi, da cui come aveva rivelato inconsapevolmente il consigliere Giovanni Toti non sa come sganciarsi, criticando il dl Irpef presentato ieri: “Non c’è stata alcuna riduzione delle tasse. I governi della sinistra le hanno mantenuto sulla casa, poi hanno aumentato l’imposizione sulle rendite finanziarie. Anche presentando i provvedimenti con brio e con le slide, non si riesce a evadere la ricetta sempiterna della sinistra: sempre più tasse”.
La chiamata alle urne dei moderati di Berlusconi scatena l’immediata reazione di un ex fedelissimo, ex capogruppo alla Camera di Fi: “Per arrivare addirittura ad una maggioranza assoluta di moderati — dice Fabrizio Cicchitto ora Ncd – ci vorrebbe un partito realmente moderato, ma Forza Italia oggi è guidato da estremisti. Di qui il ruolo del Ncd”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 19th, 2014 Riccardo Fucile
VERONICA LARIO TUONà’ SULLE LISTE EUROPEE DELL’ALLORA MARITO… ALCUNE DI QUELLE SONO RICANDIDATE
A un’allieva di Mariastella Gelmini, che ancora scompagina le mappe per scovare il Gran Sasso, temuto covo di nutrini eversivi, non è richiesta una precisione scientifica, inconfutabile.
E Lara Comi, svezzata in Lombardia da un ministro mai rimpianto da studenti e docenti universitari, rispetta l’insegnamento che ha ricevuto.
L’europarlamentare è contesa dai programmi televisivi, forse pure per la spontanea abilità nel produrre gaffe: “Come si fa a rifugiarsi in uno scantinato, qui manca un’educazione, l’abc delle norme di sicurezza, come uno che durante il terremoto va in ascensore”, disse a una platea esterrefatta che pretendeva una risposta sugli alluvionati sardi da Lara Comi, che non c’entra nulla in apparenza con la canzone di Eugenio Finardi (“Lara vuole andare fino in fondo/Sola persa nel suo labirinto”).
Ma la giovane Lara, trent’anni a febbraio, studi in economia , mai leggera, spesso seriosa, è convinta di avere ragioni, profonde: “Comunque vorrei far notare che questo mio pensiero (ovvero programmi di educazione) è stato sostenuto anche da molti altri politici e tecnici”, cinguettò su Twitter senza battere umilmente in ritirata.
Quando Umberto Ambrosoli disertò il minuto di silenzio in Regione Lombardia, la rigida Comi, chissà se per revisionismo o per ignoranza storica, emise una sentenza inappellabile: “Non condivido il gesto”, e fu spazzata via dal professor Massimo Cacciari.
Non dismette l’espressione da sapientino eppure il sistema interno finì in frantumi appena le chiesero nozioni basilari su Tasi e Imu.
Silvio Berlusconi, per queste brillanti esibizioni, l’ha confermata nella circoscrizione Nord Ovest, dove l’assente Claudio Scajola si fa notare più dei presenti.
La Comi è presente. E anche Licia Ronzulli sta lì, pronta per il secondo mandato. Forza Italia ha immolato il raccatta-prefenze Scajola per non ostacolare il viaggio di Lara&Licia a Strasburgo.
L’ex infermiera Ronzulli, prima di riempire l’album di famiglia con decine di fotografie con la bambina in braccio, una galleria dai vagiti alle pappine, era molto attiva nell’organizzazione del dopo-cena di Berlusconi.
Senza star qui a citare le telefonate con Nicole Minetti o con Gianpi Tarantini, le corse verso villa San Martino di Arcore o le trasferte in Sardegna (con il marito, spiegherà poi), la Ronzulli è un tassello fondamentale per la strategia di redenzione di un ex Cavaliere.
S’è occupata di diritti dell’uomo, a quale tribunale s’è rivolto Berlusconi? Esatto, al tribunale per i Diritti dell’uomo.
Conclusi gli scherzi, va appuntato che la Ronzulli è indagata per falsa testimonianza nel terzo processo chiamato Ruby.
Il “ciarpame senza pudore” di Veronica Lario, che seppellì un faticoso matrimonio e la residua credibilità di un politico, è datato aprile 2009. In quei giorni, in via dell’Umiltà , sede di Forza Italia/Popolo delle Libertà , gli statisti Franco Frattini e Denis Verdini impartivano lezioni di politica a modelle, attrici, veline.
E l’ex signorina buonasera di Rai1 e protagonista di Carabinieri 7 su Canale 5 Barbara Matera, candidata al Sud, fu annientata da una contraerea. Quasi. Perchè gareggiò e ottenne 130.000 voti.
L’ex Cavaliere la difese: “È laureata in Scienze Politiche, me l’ha consigliata Gianni Letta, è la fidanzata del figlio di un prefetto suo amico”. Garantisce Gianni Letta.
A Barbara Matera non è mancato l’impegno, è tra i parlamentari italiani che frequentano di più Strasburgo e Bruxelles. E non ha collezionato gaffe nè gettoni televisivi.
Il mistero glorioso avvolge l’ascesa di Ylenia Citino, 26 anni di Catania, già corteggiatrice (pentita) di Uomini e Donne su Canale 5 e già collaboratrice di Renato Brunetta e Angelino Alfano (ufficio stampa).
Ha un merito, indiscusso: Berlusconi ha scritto la prefazione di un suo libro sui finanziamenti pubblici ai partiti. Berlusconi, l’uomo che li moltiplicava di anno in anno.
Federica de Benedetto, imprenditrice salentina, deve soltanto sperare che il Capo non veda su Youtube un memorabile scontro con Daniela Santanchè a Piazzapulita, sette mesi fa non secoli, in cui suggerì al Berlusconi condannato di “farsi da parte” e di “promuovere le primarie”: certo, anche per la figliola Marina.
Ora si comprende perchè la candidata irrinunciabile di Silvio sia Iva Zanicchi.
Icona dei (bei) tempi andati.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 19th, 2014 Riccardo Fucile
QUINDICI SENATORI SCRIVONO UNA LETTERA DI FUOCO: “SCIMMIOTTA I VIZI DI FORZA ITALIA, DECIDONO IN TRE”
Vuoi vedere che neppure il Nuovo centrodestra è del tutto immune da certi vizi berlusconiani?
Il dubbio affiora nel leggere una missiva riservatissima ad Alfano, sottoscritta da almeno 15 senatori Ncd, la metà del gruppo a Palazzo Madama.
Questi senatori (spiccano i nomi di Compagna e di Naccarato, di Gentile e di Formigoni) criticano senza ipocrisia i metodi di gestione del partito.
Esprimono «una preoccupazione fortissima» in quanto si ritengono «esclusi da tutti i processi decisionali importanti».
Chiedono «maggiore coralità e democrazia interna perchè altrimenti la sensazione di inutilità si accentua sempre di più».
«A parti invertite», si rivolgono ad Alfano, «anche per te sarebbe insopportabile partecipare alla vita di un partito dove 2 o 3 persone decidono tutto per tutti».
E qui, una considerazione da Oscar dell’onestà : «Se finiamo con lo scimmiottare nella quotidianità tutte le negative abitudini che avevamo nel Pdl o in Forza Italia, rischiamo anche di diventare un po’ patetici».
Non reclama, la lettera, solo voce in capitolo. Denuncia «un male oscuro che non consente al Ncd di mettere le ali».
Avverte che «l’impietosa legge dei numeri rischia di bocciarci già il 25 di maggio, anche perchè insieme ad una identità tutto sommato non bene contraddistinta, non riusciamo a esprimere la forza di una squadra coesa».
Descrive un clima interno guastato da «mormorii, incazzature e inutili furbizie». Adombra addirittura possibili «disimpegni», casomai dovessero accrescersi «frustrazioni e insoddisfazioni»…
Causa scatenante dei maldipancia è la doppia candidatura europea, nella circoscrizione Sud, del governatore calabrese Scopelliti e del segretario Udc Cesa. Anzi, la lettera è stata recapitata ad Alfano lunedì scorso proprio per tagliare la strada ai due, identificati come «volti che appannano di molto la freschezza della nostra proposta.
I firmatari avrebbero voluto altri nomi in cima alla lista, segnatamente quelli di Quagliariello (stimato ex ministro delle Riforme con Letta) e della Mazzoni, attivissima euro-parlamentare uscente.
Fino alle ore 16 di lunedì sembrava che venissero accontentati. Ma nella lista depositata un’ora dopo a Napoli la candidatura Quagliariello non c’era più: depennata a vantaggio del tandem Scopelliti-Cesa, entrambi famosi cacciatori di preferenze. Forse questa è la ragione per cui il vertice Ncd li ha privilegiati, o magari per far sentire meno solo il governatore della Calabria, appena condannato in primo grado a 6 anni.
Il che, tuttavia, ha finito per scatenare l’ira dell’indagato Formigoni, al quale era stato invece chiesto di tirarsi indietro, e dell’altro indagato Gentile, poco difeso dal partito quando Renzi ne volle le dimissioni da sottosegretario.
Ieri mattina Alfano ha confermato Quagliariello nel ruolo di coordinatore nazionale del partito.
Basterà la sua nomina a calmare le acque?
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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Aprile 19th, 2014 Riccardo Fucile
ERANO STATI ESCLUSI PERCHE’ NON GLI ERA STATO RICONOSCIUTO IL DIRITTO ALL’ESENZIONE DELLA RACCOLTA FIRME…BONELLI ATTACCA ALFANO: “IL MINISTRO DEGLI INTERNI CI HA OSTACOLATO”
Le liste di Green italia — Verdi europei sono state riammesse a partecipare alle prossime elezioni del Parlamento di Strasburgo.
La decisione della Cassazione è stata comunicata questa mattina agli ecologisti, riferisce una nota dei Verdi.
Si tratta, afferma un comunicato delle liste, “di una decisione storica perchè viene riconosciuto il valore e la rappresentatività dei partiti europei, principio che viene affermato grazie alla battaglia portata avanti da Green Italia — Verdi europei che adesso potrà riempire la prossima campagna elettorale di contenuti ecologisti per cambiare l’Italia e l’Europa”.
Le liste Green italia – Verdi europei erano state escluse in tutte e cinque le circoscrizioni per le prossime elezioni Europee del 25 maggio, perchè non era stato riconosciuto loro il diritto all’esenzione dalla raccolta firme.
Tutte le liste infatti per essere ammesse alle elezioni europee devono presentare almeno 30mila firme per ogni circoscrizione elettorale italiana.
La regola prevede però alcune eccezioni per permettere a partiti, già rappresentati nel Parlamento europeo o in quello italiano, di non dover raccogliere le firme di sottoscrizione.
Secondo l’interpretazione degli ecologisti, la norma avrebbe dovuto essere applicata anche alle liste associate ai partiti rappresentati a Strasburgo. Pure in mancanza di deputati eletti direttamente in Italia.
”Siamo molto contenti della decisione della Cassazione che dimostra in modo molto chiaro che ormai esiste uno spazio di competizione europeo ed una legittimità imprescindibile dei partiti Ue”, ha dichiarato l’esponente dei Verdi Monica Frassoni. “Siamo riusciti a far riconoscere per la prima volta — ha aggiunto — che l’appartenenza ad un partito europeo legittima la partecipazione al voto. Adesso comincia per Green Italia-Verdi Europei una partita difficile, la campagna sarà tutta in salita, data anche l’insensata barriera del 4 per cento che non trova giustificazione in una competizione europea”.
“Il ministro dell’Interno — ha aggiunto il leader dei Verdi Angelo Bonelli – dovrà meditare sulla scelta sbagliata di ostacolare la nostra battaglia, che non abbiamo combattuto solo per noi stessi, ma per realizzare un’Europa pienamente politica”.
Fabio Granata, ex Fli, sarà capolista nella circoscrizione Isole e candidato in quella Sud (Abruzzo, Calabria, Campania, Puglia).
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Aprile 19th, 2014 Riccardo Fucile
LA DIFFERENZA TRA UN UOMO DI FEDE E UN VENDITORE DI PENTOLE BUCATE: IERI SERA CONSEGNATI A TUTTI I CLOCHARD DI ROMA UNA BUSTA SPECIALE DOPO L’ANATEMA CONTRO L’IDOLATRIA DEL DENARO
Cinquanta euro e un biglietto di auguri. Firmato: Papa Francesco.
Ieri sera, mentre il Pontefice presiedeva la Via Crucis, l’elemosiniere del Papa, mons. Konrad Krajewski, insieme al cerimoniere pontificio mons. Diego Ravelli, si sono recati nelle zone intorno alla Stazione Termini, Santa Maria Maggiore e Ostiense per portare ai senza fissa dimora una busta con gli auguri di Pasqua del Pontefice e un aiuto finanziario, grazie al ricavato delle pergamene per le Benedizioni.
Nelle buste, riferisce Radio Vaticana, i clochard che si apprestavano a passare la notte in strada hanno trovato, oltre agli auguri di Bergoglio, anche banconote da cinquanta euro.
Stamattina, lo stesso dono è stato portato alle circa trenta donne ospiti in questi giorni della Casa Dono di Maria, in Vaticano, gestita dalle Missionarie della Carità , le suore di Madre Teresa di Calcutta.
L’iniziativa, secondo Mons. Krajewski, è stata presa ieri sera dopo aver ascoltato la predica di padre Raniero Cantalamessa durante la Celebrazione della Passione, in cui il padre cappuccino ha denunciato l’idolatria del denaro.
Mons. Krajewski ha ricordato che il Papa lo ha invitato ad andare a cercare i poveri e a non stare dietro la scrivania, anzi a vendere quest’ultima per vincere la tentazione di rimanere in ufficio.
Krajewski ha anche raccontato la gioia dei clochard nel ricevere l’inatteso regalo. Alcuni di loro, stando al racconto del monsignore, stavano già preparando i cartoni per la notte.
Ricevuta la busta, si sono messi a ballare per la felicità , ringraziando la Provvidenza divina.
Lo scorso Natale, invece, gli auguri del Papa ai barboni erano accompagnati da biglietti della metro e carte telefoniche.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 19th, 2014 Riccardo Fucile
“LA BOMBA CARTA TI SCHIACCIA LO STERNO, PENSI SOLO ALLA VENDETTA”
Marco ha 35 anni. Un diploma, un corso di laurea abbandonato troppo presto, una moglie che una sera di qualche mese fa ha cambiato la serratura della porta di casa. Marco è un “celerino” e sabato era in piazza a Roma, in via del Tritone.
Dice: «Senti un po’, ti è mai esplosa una bomba carta a qualche metro di distanza? Lo sterno ti schiaccia i polmoni, la gola si chiude e cominci ad avere conati di vomito. Le orecchie ti fischiano in modo lancinante. Sudi freddo. E se resti in piedi e non cadi come un birillo la testa riesce a dirti solo due cose. Grazie a Dio sono vivo. E poi, quanto è vero Dio, ora ammazzo chi ha cercato di ammazzarmi. Sabato scorso ho anche smesso di contarle, le bombe carta che ci hanno tirato. E a un certo punto ho pensato che persino i razzi di segnalazione marittima che ci sparavano ad altezza d’uomo erano meglio di quella merda».
L’epica della violenza è una brutta bestia. Può declinare in retorica.
E la piazza di epica della violenza ne ha una peculiare. Ma è anche vero che i 5mila uomini della Celere, nome dismesso solo negli organigrammi del ministero (“Reparti Mobili”), da quell’epica appaiono contagiati e impregnati per “necessità ”.
Adriano, 46 anni, che di mestiere i celerini li addestra: «Devi immaginare che chi assume ogni giorno dosi omeopatiche di rabbia sul marciapiede rischia, prima o poi, di somigliare ai violenti che fronteggia. Fino ad assumerne le regole, i riflessi condizionati. L’addestramento, e dunque il lavoro sulla tecnica e sulla testa, è fondamentale. Ma spesso non basta. Alla fine, sul marciapiede arriva un momento in cui sei solo. Tu e loro. C’è una frazione di secondo in cui sei l’unico responsabile dei movimenti del tuo corpo in un contesto in cui vola di tutto, il rumore è assordante e la tua adrenalina è quella di chi reagisce a un’aggressione fisica. In quel momento conta solo chi sei. Drammaticamente, se sbagli paga tutta la Polizia ».
Anche per questo, è andato per sempre il tempo in cui questa “carne da cannone” arrivava dal sottoproletariato urbano e dal bracciantato agricolo, meritandosi la solidarietà controcorrente di Pierpaolo Pasolini nel giorno della battaglia di Valle Giulia (1 marzo 1968).
Certo, la Celere è ancora affare di “terroni” (più della metà è ancora arruolata nel centro-sud), ma non è più il Calimero della Polizia di Stato.
Il 70 per cento degli effettivi ha un diploma di scuola superiore. Il 10, una laurea.
Alla Celere si chiede di andare, non ci si viene più spediti perchè puniti o inabili ad altra incombenza che non contempli solo l’uso dei muscoli.
I “burocrati del Ministero”, come nella Celere chiamano “quelli del Viminale”, hanno mandato a mente la lezione del G8 2001.
Sull’ordine pubblico, si giocano le carriere di ministri, capi della polizia, prefetti e questori e con loro l’immagine dello Stato.
Il “pulviscolo informativo” fatto di smartphone e videocamere ha fatto di una manifestazione, dello stadio, di uno sgombero, uno streaming dove nessun dettaglio sfugge e il dettaglio diventa il tutto.
Una sineddoche che mette in fuori gioco gli ideologismi, i corporativismi e insieme però azzera ogni complessità .
Ancora Adriano: «Lo ripetiamo fino alla nausea ai ragazzi. La piazza ha mille occhi. E uno di quegli occhi vi giudicherà senza appello».
Anche per questo, l’ordine pubblico è diventato priorità .
«Nessuno ti ricorderà se hai sventato una rapina – dice un ex questore di Roma – Ma nessuno dimenticherà un agente che scalcia un manifestante inerme. E su questo verrai giudicato».
I Reparti Mobili sono stati portati a 15 (Torino, Genova, Milano, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Senigallia, Taranto, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Cagliari).
E 7 anni fa, ormai, Antonio Manganelli, il Capo della Polizia che ebbe l’onore di chiedere scusa per i fatti di Genova, inaugurò la scuola di formazione di Nettuno. Luogo in cui affinare testa e tecnica di uomini che, tuttavia, continuano a sbagliare. Perchè sbagliare è umano, evidentemente. Ma forse anche per altro.
«Perchè – osserva Luca, ispettore di un Reparto Mobile del Nord – la volontà e l’equilibrio di un uomo lo spezzi non solo con una bomba carta, ma ogni 27 del mese, quando apre la busta paga ».
Mediamente più pesante di quelle dei colleghi di altre specialità . Perchè rimpolpata da indennità speciali. E tuttavia sempre troppo leggera.
Netti, 1.400 euro per un agente, 1.500 per un vicesovrintendente, 2.000 per un sostituto commissario, il vertice del ruolo degli ispettori.
Con un dettaglio. Dal 2009, le retribuzioni della Celere, come quelle dell’intera Polizia, sono congelate negli scatti di anzianità e in quelli legati all’avanzamento di grado. E – se verrà confermato quanto ipotizzato nel Def – tali resteranno fino al 2020.
«Una beffa e insieme un danno », spiega Riccardo, agente 30enne di un Reparto Mobile del sud.
A metà degli anni 2000, la prospettiva di una “paga migliore”, si fa per dire, ha spinto nella Celere schiere di poliziotti sulla quarantina, convinti di muovere carriere altrimenti immobili.
Ma il blocco degli stipendi e del turnover ha trasformato questa “trasfusione” in glaciazione che, nel giro di pochi anni, ha invecchiato i Reparti.
Per intendersi, l’età media della Celere di Taranto è 50 anni. I più giovani sono a Senigallia e viaggiano sui 35.
Complessivamente, l’età media è stabilmente sopra i 40. «Ogni tanto qualcuno rimane per terra e non si rialza più. Non per una pietra o un colpo di mazza. Ma per infarto », chiosa Riccardo.
Già , la piazza non è un luogo per “vecchi”. Ma il rigore di bilancio l’ha resa tale. E questo, a ben vedere, non l’ha necessariamente resa più “saggia”. Semmai, disincantata.
Fulvio, 48 anni, in un Reparto Mobile del Nord da quasi dieci anni, inspira profondamente. Quasi fosse insostenibile ormai anche la fatica di pronunciarle certe parole. «In questo disgraziato Paese non cambia mai nulla… Quando a Torino i colleghi si tolsero il casco di fronte ai Forconi, scoppiò il finimondo. Sembrava che stessimo per ammutinarci. Oggi scoprono che di fronte a una piazza incazzata nera le cose possono mettersi per il verso sbagliato e ci processano per le ragioni opposte. La verità è che di noi non frega nulla a nessuno. Nè frega niente e a nessuno di mettere nero su bianco quattro regole quattro che mettano fine a quest’insensata battaglia. Anche stavolta sarà così. Tra qualche giorno, tutti avranno dimenticato. Nessuno avrà messo mano al problema. Fino alla prossima volta. Tra un mese, una settimana. O magari domani».
Carlo Bonini
(da “La Repubblica”)
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Aprile 19th, 2014 Riccardo Fucile
L’EFFETTO NEGATIVO DEI TAGLI ANNULLERA’ LA SPINTA SULL’IRPEF
Ora che il provvedimento dei famosi 80 euro in più in busta paga è arrivato, la domanda obbligata è: a che cosa serve?
Basterà a consolidare quella “ripresa che già c’è ed è fragile”, come dice il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan?
È chiaro che il taglio dell’Irpef ha ragioni elettorali prima che economiche.
Lo ha confermato di fatto lo stesso premier Matteo Renzi: piuttosto che rimettere in discussione la cifra tonda promessa, abbassandola di poco, ha bocciato l’ipotesi di allargare la platea dei beneficiari agli “incapienti”, cioè a chi guadagna così poco da non pagare le tasse e quindi da non trarre alcuna utilità da un calo dell’Irpef. Traduzione politica: Renzi vuole i voti dei lavoratori dipendenti che guadagnano tra gli 18 e i 26mila euro lordi all’anno, la parte bassa della classe media che il Pd deve riconquistare.
Lavoratori autonomi, precari e pensionati restano esclusi.
Per i dipendenti ad alto reddito, specie se pubblici o parapubblici, ci sono solo cattive sorprese, con decurtazioni molto pesanti (se mantenute) per tutti quelli che superano i 239mila euro del nuovo tetto massimo fissato per gli stipendi statali.
Per intercettare i consensi di chi non riceverà gli 80 euro, Renzi prova a sedurre tagliando gli “sprechi”: dalle auto blu ai contributi pubblici ai giornali per la pubblicità legale ai trasferimenti alla Rai.
Il 25 maggio ci sarà l’unico bilancio che interessa a Renzi, quello dei risultati elettorali del Pd.
Ma la stima degli effetti di queste misure sulla crescita italiana è già nota, nel Documento di economia e finanza presentato dal governo appena approvato dal Parlamento.
Il bonus Irpef produrrà un aumento dello 0,1 per cento del Pil nel 2014 e dello 0,3 per cento nel 2015 (ammesso che sia confermato) e dello 0,4 nel 2016.
I tagli alla spesa pubblica necessari per trovare le risorse, 6,9 miliardi nel 2014 e ben 14 nel 2015, avranno ovviamente un effetto recessivo, meno soldi spende lo Stato, meno si cresce.
E l’impatto sul Pil della spending review sarà -0,1 nel 2014, -0,2 nel 2015 e -0,3 nel 2016.
Come si vede il saldo finale è praticamente zero. Tradotto: se si misura esclusivamente l’effetto sulla crescita nel suo complesso, tagliare la spesa per abbassare le tasse è inutile, anche se politicamente può avere un senso.
Anzi, rischia addirittura di essere dannoso se chi riceve i famosi 80 euro ha l’impressione che si tratti di un bonus concesso una tantum invece che di una riduzione delle tasse permanente.
Perchè invece di spenderli li terrà da parte per tempi peggiori.
Il primo bilancio dell’operato di Renzi finora è quello di una politica di austerità mascherata che allenta un po’ la gabbia dei vincoli, quel tanto che basta da ricavare degli spazi di movimento politico, ma senza scardinarla.
Il premier ha rinunciato, per ora, a usare la leva del deficit, che resta al 2,6 per cento del cia il nuovo premier Manuel Valls ha visto in Renzi un compagno di lotta contro l’austerità richiesta da Bruxelles e dal Fiscal Compact.
Ma il premier sta dimostrando di non essere un ribelle, o forse il ministro Padoan è stato efficace nel contenerne le intemperanze.
La scelta di esautorare il commissario alla revisione della spesa Carlo Cottarelli si sta dimostrando strategica: è lo stesso Renzi a decidere cosa annunciare e come, niente fredde tabelle tecniche ma un approccio totus politicus.
I tagli agli statali? Non un sopruso ai danni dello Stato, ma un sano riequilibrio (neanche Silvio Berlusconi sarebbe stato così convincente nel motivare la riduzione dello stipendio dei magistrati). La riduzione dei trasferimenti alle Regioni, l’insostenibile decurtazione dei trasferimenti alla Rai? Non tagli lineari, ma la richiesta che “ciascuno dia il suo contributo”.
I tagli sono recessivi e pesanti come quelli di tutti gli ultimi governi, ma Renzi chiede (e per ora ottiene) che gli italiani esultino per la riduzione della spesa invece che indignarsi come al solito.
Nella speranza che la forza del suo ottimismo produca un effetto leva: datemi 80 euro e vi solleverò un Paese decotto.
In economia la psicologia conta. Ma non sempre basta.
Stefano Feltri
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 19th, 2014 Riccardo Fucile
IL BONUS, PER ORA, È UNA TANTUM: ESCLUSI GLI INCAPIENTI, SALVA LA SANITà€, NON COOP E AGRICOLTORI
Il giorno del trionfo di Matteo Renzi è arrivato, o l’#oraics come scrive su Twitter: dopo il Consiglio dei ministri il nostro scende in sala stampa col sorriso del vincitore e annuncia che darà la quattordicesima agli italiani, detta “i mitici 80 euro”.
Alla fine, nonostante gli annunci, per gli incapienti (chi guadagna meno di ottomila euro) non c’è niente: si torna al progetto originario, dare 10 miliardi di euro a 10 milioni di italiani a basso reddito.
Quella che segue — in attesa di leggere il decreto, ancora in scrittura a palazzo Chigi — è una breve analisi per punto di quello che si sa al momento.
IL BONUS.
Il meccanismo non è chiaro, Renzi non lo ha spiegato nella sua conferenza stampa: non si sa se si agirà sull’Irpef o sui contributi, ma i soldi da fine maggio ci saranno per tutti i dipendenti e i co.co.co. che guadagnano meno di 26mila euro.
L’effetto massimo, cioè gli 80 euro pieni, lo otterrano i redditi tra i 18 e i 24mila euro annui, per gli altri la cifra dovrebbe aggirarsi attorno ai 50-60 euro.
IL COSTO.
L’operazione costa, per gli otto mesi restanti di quest’anno, circa 6,6 miliardi di euro e dieci a regime, il premier sostiene di aver trovato coperture per 6,9 miliardi nel 2014 e 14 l’anno dopo.
UNA TANTUM.
Ci tiene assai, Renzi, a dire che il bonus è strutturale, ma non è così: al momento è finanziato solo fino a dicembre, per renderlo strutturale — come ha spiegato lui stesso a fine conferenza stampa — bisognerà intervenire nella legge di Stabilità , cioè il prossimo autunno: “E lo faremo”, ha promesso.
LE COPERTURE.
Secondo lo schemino utilizzato da Renzi a palazzo Chigi sono queste: 1,8 miliardi dalla tassazione delle plusvalenze ottenute dalle banche grazie alla rivalutazione delle quote di Bankitalia; un miliardo di riduzioni delle agevolazioni per le imprese; 600 milioni di maggior gettito Iva dovuto al pagamento di circa otto miliardi di debiti commerciali della P.A.; 2,1 miliardi grazie a un taglio lineare degli acquisti di beni e servizi (700 milioni a testa per Stato, regioni e enti locali); 900 milioni da vari tagli (auto blu, tetto agli stipendi pubblici, sforbiciata al canone Rai e alla pubblicità istituzionale sui giornali; riduzione dei fondi ai ministeri e delle spese degli organi costituzionali); 100 milioni dalla razionalizzazione delle municipalizzate e altrettanti dalla messa online delle spese della Pubblica amministrazione; 300 milioni sono frutto di un maggior recupero dell’evasione già avvenuto nei primi tre mesi di quest’anno. Quasi 7 miliardi.
IL GIALLO BANKITALIA.
Renzi conteggia in 1,8 miliardi il gettito delle plusvalenze sulla rivalutazione delle quote di palazzo Koch, stima coerente con un aumento dell’aliquota dal 12% deciso da Letta al 24% (il premier ha detto il 26%, che vale quasi due miliardi). La metà della cifra, però, è già impegnata a pagare l’abolizione dell’Imu 2013.
MAZZATA SU COOP E AGRICOLTURA.
Una delle norme sulle agevolazioni alle imprese, secondo indiscrezioni, riguarda l’addio all’esenzione Irap per le cooperative di lavoro. Una stangata fiscale che sta già terrorizzando il mondo da cui proviene il ministro del Lavoro Poletti. Brutte notizie, pare, anche per il settore agricolo: torna l’Imu su terreni e fabbricati rurali, che vale circa 350 milioni.
LA SANITà€ E LA DIFESA.
Alla fine le bozze sono state smentite: niente tagli diretti sulla salute. È pur vero che un taglio di 2,1 miliardi all’acquisto di beni e servizi per due terzi a carico di comuni e regioni finirà per sforbiciare soprattutto la sanità .
Confermata, invece, la riduzione di 400 milioni alla Difesa: 153 milioni , peraltro, arrivano dal programma F35.
I SOGNI.
Tutte le spese della P.A. online entro 60 giorni; razionalizzazione degli uffici pubblici passando da 44 a 24 metri quadri per dipendente; ottomila municipalizzate che in un anno diventeranno mille; 32mila centri di costo che passeranno a cinquanta in tutto. Al momento siamo alle petizioni di principio.
L’IRAP BALLERINA.
Confermato il taglio del 10% dell’aliquota dell’imposta regionale sulle imprese: il costo stimato era circa 2,5 miliardi che dovrebbe essere coperto con un aumento del prelievo sulle rendite finanziarie (l’aliquota passa dal 20 al 26%): in realtà l’incasso a regime non supera gli 1,4 miliardi (700 milioni quest’anno).
IL 2015.
Alcune coperture per l’anno prossimo, che comunque andranno formalizzate nel ddl Stabilità , sembrano fantasiose: 3 miliardi dalla lotta all’evasione, ad esempio, cinque di ulteriori tagli all’acquisto di beni e servizi e addirittura uno dall’innovazione nella P.A. che per ora non esiste.
Marco Palombi
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Aprile 19th, 2014 Riccardo Fucile
E’ QUASI COME OLIVER HARDY CHE METTE IN GUARDIA CONTRO L’OBESITA’
Il manifesto elettorale di Magdi Cristiano Allam (Fratelli d’Italia) con la sua foto e la scritta “Prima gli italiani!” sta riscuotendo un clamoroso e meritato successo mediatico.
Nato al Cairo da genitori egiziani e naturalizzato italiano, Allam che lancia l’allarme contro l’immigrazione è come Oliver Hardy che mette in guardia contro l’obesità . Lasciando alla psichiatria un’analisi più dettagliata del caso specifico, possiamo limitarci a constatare che nel nostro Paese i segni di pazzia si stanno decisamente moltiplicando, e uno tira l’altro come le ciliegie: vi basti leggere, se ne avete voglia, i commenti in calce alla sortita di Allam, qualcuno sconcertato ma non pochi entusiasti, dalla paranoica che assicura che «gli immigrati portano l’ebola» (fola molto in auge sul web) al culturista (con fotina) che accusa «lo Stato di fare soldi lasciando entrare gli immigrati e facendosi pagare dall’Europa », alle minacce di morte a vanvera e a raffica, ai deliri dietrologici declamati come raffinate letture della realtà .
Ci sono giorni che questa specie di pazzia collettiva mette angoscia.
Ma ce ne sono altri, per fortuna, nei quali si ride come di fronte a una prodigiosa hit parade della minchiata; o a un catalogo quasi completo delle barzellette sui matti.
Michele Serra
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