Aprile 5th, 2014 Riccardo Fucile
UN MOVIMENTO CREATO DA CASALEGGIO SU UN PRECISO MODELLO AZIENDALE
Solo in un monologo di Beppe Grillo ti aspetteresti la storia di un manager che somiglia ad Angelo Branduardi e che con 15 milioni di euro di buco di bilancio nel pedigree riesce a farsi passare per “guru”. Ma forse no.
Vi ricordate cosa diceva l’ex consigliere del Movimento 5 Stelle Giovanni Favia nel Fuori-onda a Piazza Pulita su La7?: Casaleggio è il “guru” che ha costruito il Movimento di Grillo. E’ lui che comanda. E’ il padre padrone. Prende per il culo tutti.
Quella sera alcuni ex dipendenti della Webegg spa, la società di cui Casaleggio era amministratore delegato, si ritrovano in internet e commentano: “Sta succedendo quello che sappiamo già . Finalmente se ne stanno rendendo conto!”
Ma di cosa dobbiamo renderci conto?
Cosa sanno gli ex collaboratori di Casaleggio che noi non sappiamo? Li abbiamo incontrati. E in parallelo consultato centinaia di documenti.
Il buco da 15 milioni di euro
Casaleggio a cavallo del 2000 è amministratore delegato di Webegg spa, società Olivetti.
Olivetti ne vende la proprietà nel 2002 al suo principale cliente, Telecom Spa già di Roberto Colaninno che era anche precedentemente amministratore delegato di Olivetti (quello delle scalate dei Capitani Coraggiosi ma che aveva anche dato vita sempre nel 2000 a Netikos spa; nel CdA Casaleggio e Michele Colaninno; Roberto Colaninno lascia Telecom nel 2001).
Niente male per Casaleggio che è un semplice perito informatico.Tutto bene fino a che diventa nuovo azionista di maggioranza Tronchetti Provera. Infatti subito dopo, nel 2003, Casaleggio viene mandato via.
Guardando i bilanci, la sua gestione risulta disastrosa come riporta anche la stampa specializzata (Computerworld online del 15 giugno 2004).
La Webegg si ritrova con un drastico calo del fatturato: – 26% nel 2003.
Infatti ci sono buchi di 1milione 932mila euro nel 2001 e di 15 milioni 938mila euro nel 2002, su un fatturato di 26 milioni di euro.
E meno 60% dei ricavi nel 2002 rispetto al 2001 sui clienti del gruppo Telecom.
Gli azionisti definiscono “un piano pluriennale di risanamento” con una “drastica riduzione dei costi di gestione… e ridimensionamento del budget rivolto alla comunicazione”, la dismissione delle aziende che Casaleggio aveva acquisito per costruire un modello particolare di azienda in rete, oramai non considerato “più strategico e coerente col core-business della società ”.
Gli azionisti devono risanare l’azienda e alla fine venderla, chiudendo anche tutte le società connesse.
La gestione Casaleggio succhia ingenti risorse economiche
Il Beppe Grillo implacabile scopritore di scandali direbbe:Ccon questi buchi di bilancio e con un diploma da perito informatico quale impresa privata ti riprende? E invece no.
ll comico genovese che mette alla berlina i manager fallimentari ed esempi dell’italianità più ridicola anche nel 2012 in un comizio tra i fans di Pistoia ripete sicuro che Casaleggio è “un ottimo manager”
Ma in cosa e perchè spendeva l’Amministratore Delegato Casaleggio?
Ce lo mostrano le testimonianze del Project Manager Mauro Cioni (che ha lavorato in tutta la compagine per 10 anni) e di altri dipendenti che non sono voluti apparire.
Ma soprattutto i documenti dell’epoca.
La strategia di Casaleggio. Fidelizzare i giovani
La strategia aziendale di Casaleggio in Webegg è il modello Web company americana, con quelle classiche formule del marketing “made in Usa”.
Casaleggio assume giovani, fa la parte del “capo amico di tutti”, ma c’è sempre lo psicologo, nei ritiri in monastero per affiatare il gruppo.
Nell’impresa non esiste una differenza tra il tempo libero e quello lavorativo. Lui è oltre. Ha un modo diverso di concepire la vita: bisogna fare qualcosa che ti piace, in cui credi e dai il massimo…all’azienda però.
Per vendere di più del prodotto devi essere quel prodotto e non semplicemente promuoverlo. Insomma se avete mai preso in mano un manuale americano di marketing o motivazionale ne trovate a iosa di questa roba. I giovani, come dichiara nell’articolo “Dolce Vita” su Logica Interview, sono guidati da qualcosa di più dei soldi; bisogna dar loro la possibilità di partecipare al cambiamento, di avere responsabilità e se una persona è motivata e felice questa rende di più. Quindi il successo per l’azienda è garantito.
E allora Casaleggio cosa fa? Prende anche giovani inesperti e dà loro grandi responsabilità e ottimi stipendi. Vi ricorda qualcosa del Movimento 5 Stelle!? Ma andiamo avanti.
La Webegg è rappresentata da un uovo. Casaleggio fa costruire all’interno delle tre sedi della società , Milano, Torino e Bologna, proprio una stanza a forma di uovo, stile “Star Trek” come dice lui stesso nelle riviste di settore.
Con pavimento d’acciaio, colonnina comandi tutta metallica con pulsanti colorati, la tecnologia è completamente occultata e attivata con i raggi infrarossi “per dare fin dal primo impatto la sensazione della proiezione nel futuro”: stile navicella spaziale del capitano Kirk; tutti dentro, lui, i dipendenti, i clienti e la stampa.
E Casaleggio? L’amministratore delegato di una società che lavora con banche, assicurazioni e la Telecom, per sentirsi nel futuro si chiude in una stanza a forma di uovo!?
“Drogarsi come tutti gli altri no?!” direbbe il Grillo che conosciamo. Ma invece il comico genovese sembra molto sicuro o facilmente incline alla bufala quando parla del “guru” che lo ha portato al centro della scena mediatica italiana.
Sempre a Pistoia ripete ai suoi fans che dubitano su Casaleggio. “Lui gestiva la Olivetti, l’informatica di Telecom, 10mila persone sotto. Non è mica l’ultimo arrivato!”
Olivetti? Telecom? Non risulta affatto. E dai bilanci emerge anche nero su bianco che di dipendenti Casaleggio ne abbia avuti, a seconda dei periodi, da un minimo di 200 persone a un massimo di pochi più di 718 persone (al 31 dicembre 2002) ! Non di più!
Mentre Webegg perde 15 milioni di euro l’impresa ha anche una squadra di calcio aziendale.
E la gestione Casaleggio con trattamento da sceicco affitta voli charter per dipendenti e familiari, tutto gratis ovviamente per loro, per recarsi a Praga e nel resto d’Europa, per il torneo aziendale “Logica world cup”.
E così mentre l’azienda riduce anche il personale ed aumenta il carico di lavoro per i dipendenti si racconta l’aneddoto di uno di questi che abbia posto la domanda ai superiori: “Praga!? Chi paga!?”; ottenendo come risposta non proprio amichevole.
Dulcis in fundo, i grandi eventi come la “Notte degli oscar”, feste faraoniche a fine anno con scenografie holliwoodiane, show di comici famosi come la Littizzetto, Aldo Giovanni e Giacomo, Luttazzi, Bertolino. Casaleggio a fare un po’ il “Pippo Baudo” della serata.
E nomination per premiare chi dell’azienda si era distinto durante l’anno
I comandamenti del “guru” e il Movimento 5 Stelle
La società di Casaleggio ha addirittura 12 comandamenti, affissi ovunque nell’azienda in manifesti con le uova. E Casaleggio fa realizzare un video sui comandamenti e lo distribuisce a tutti i dipendenti.
Studiandoli in profondità si trovano non poche corrispondenze tra i comandamenti di Webegg e il Movimento 5 Stelle oggi.
Vediamone solo alcuni, ad esempio il comandamento 9.“Assenza di competitività interna” molto simile al principio di eguaglianza del Movimento 5 stelle, dove ogni attivista vale uno (il motto “Uno vale uno” ).
O il 5 Teamwork, dove si decide che il sistema di lavoro deve essere per gruppi funzionali, simile al modello di aggregazione dei Meetup dove le persone lavorano su singoli temi funzionali. O il comandamento 2. Responsabilità sul risultato che ricorda le “Semestrali” dei grillini quando i cittadini confermano o meno la fiducia ai consiglieri del Movimento 5 Stelle.
Il comandamento 6 Protezione totale delle persone, che ricorda quando Grillo interveniva in aiuto dei singoli colpiti da un provvedimento giudiziario ingiusto (cosa che fa sempre più di rado).
O il 4 Il divertimento come forza creativa. Tutto il Movimento si basa sulla divertente figura di un comico, Grillo, che usa l’umorismo come registro comunicativo con i cittadini.
Le sue parole ti suscitano delle emozioni che creano il coinvolgimento e non un ascolto passivo. Al pubblico resta impresso un’emozione positiva e non semplicemente le parole di un comizio. Una tecnica di comunicazione ben nota agli addetti ai lavori (usata nella Programmazione Neurolinguistica)
Nel video i comandamenti vengono sempre rappresentati con un film. E spicca su tutti il comandamento 8 L’Invenzione continua del business che il “guru” rappresenta in un modo del tutto particolare e che da quel tocco in più di personalità : Con Totò, che nel film “Totò truffa ’62” vende la Fontana di Trevi ad un credulone!
Chiusa malamente l’esperienza di Webegg, Casaleggio continua a portare le società nel web e diventa un personaggio pubblico nel 2005 quando fonda il blog di Beppe Grillo, pianifica i V day, organizza i meet up del Movimento e il Movimento 5 Stelle con la nuova società la Casaleggio Associati.
Come sostengono molti attivisti il Movimento non nasce spontaneamente dal basso ma dalle strategie di Casaleggio.
Ad esempio anche il Meet up N°1, la piattaforma di aggregazione del Movimento nella città di Milano, nasce il 10 giugno 2005 da un ex-dipendente Webegg, Maurizio Benzi, poi assunto da Casaleggio nella sua nuova azienda, la Casaleggio Associati, un mese prima che Grillo stesso proponga ai suoi fans, il 16 luglio 2005, di usare i Meet up come piattaforma di aggregazione. Lo stesso Benzi oggi è candidato alla Camera per il Movimento nella circoscrizione Lombardia 3.
Tutto quindi fa pensare che questo Movimento sia la riproduzione del modello di business dell’ex società di Casaleggio.
E non sia nato dalla rete, da cittadini che spontaneamente si sono messi insieme.
I cittadini si aggregano su un modello già pianificato e proposto dall’ alto. Infatti Casaleggio e Grillo fanno credere che la loro rete di attivisti sia il luogo dell’orizzontalità e della libertà assoluta, esente da censure.
Ma nella realtà il Movimento comunica sul loro sito e non su un piattaforma aperta, i commenti possono essere omessi o anche manipolati dalla società al vertice, come sostengono tantissimi attivisti. E come in ogni azienda se non accetti le regole sei fuori da ogni consesso, come è successo a molti di loro.
La comunicazione, il potere, il denaro
Oggi la Casaleggio Associati, ultimo bilancio consultabile 2011, ha un passivo di circa 57mila euro ripianato dai soci.
Con il supporto di analisti di bilancio abbiamo messo a confronto l’azienda passata, la Webegg spa e quella presente, la Casaleggio Associati srl, con imprese del settore, ma in attivo, come la Accenture spa (capofila del settore ICT).
Le aziende del “guru” hanno sempre gli stessi problemi, spese sproporzionate per il personale e le materie prime, in percentuale così alta da determinare un buco di bilancio.
A conferma che la gestione Casaleggio richiede sempre ingenti risorse economiche.
Portare una società nel web infatti non vuol dire creare solo un sito ma un “ambiente internet” intorno a quella società e ai suoi prodotti.
La discussione dovrà alimentare centinaia se non migliaia di altre discussioni, in grado di influenzare i consumatori e l’opinione pubblica.
Quindi c’è bisogno di risorse e uomini che muovano questo consenso.
La comunicazione è potere e da la possibilità di essere visibili. Magari riciclando le strategie di Webegg-Telecom, come abbiamo visto.
Ed è Grillo stesso che ci dice in un filmato quale possa essere il fine manageriale di Casaleggio: visto il miracolo che gli è riuscito con il Movimento adesso nasce la possibilità di avere altri clienti.
Cosa già sperimentata in politica da Casaleggio, come ci ha raccontato il penalista ed ex esponente dell’Idv Domenico Morace che ha seguito la gestione della Casaleggio e le spese dell’Italia dei valori di Antonio Di Pietro dal 2006.
Con l’avvento di Gianroberto Casaleggio il bilancio dell’Italia dei Valori del 2006 riporta la spesa Internet aggregata ad altre voci per un ammontare totale di 1milione 305mila euro.
Nel 2007 la voce siti Internet è unica: 469.173 euro. Lievita ancora nel 2008 ed arriva a 539.138 euro
“La Rete è politica” sostiene ancora più esplicitamente Casaleggio in un”intervista del passato (Data Manager 2001) ma ”per apprezzare la rete bisogna darle una dimensione culturale, solo in un secondo momento si può cominciare a fare business” perchè “da la possibilità di cambiare gli equilibri”.
Quegli equilibri che possono darti potere e portarti in Parlamento. Ed è anche denaro.
Quale? I 10 milioni l’anno destinati ai gruppi di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle.
Pochi sanno infatti che gli attivisti per candidarsi alle prossime elezioni politiche hanno dovuto sottoscrivere un accordo al buio. Come dal regolamento di Grillo: in sostanza sarà una società di comunicazione decisa da Grillo stesso a parlare per i Deputati e i Senatori del Movimento. Sarà per questo che in Italia è sempre meglio fondare un partito che gestire un’azienda.
Antonio Amorosi
(da “Affariitaliani“)
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Aprile 5th, 2014 Riccardo Fucile
RIFORME, BERLUSCONI PRONTO A ROMPERE
«Ci stiamo caricando di responsabilità che non sono nostre. Stiamo dando sangue per riforme che non sono nostre. È il caso che i sottoscrittori dell’accordo sulle riforme tornino a sedersi attorno a un tavolo e ridiscutano perchè noi sul testo del Senato non ci stiamo: è scritto male, è tecnicamente fatto male». Giovanni Toti sta per entrare nella sede della comunità ebraica di Milano. E’ in piena campagna elettorale per le Europee, mentre Silvio Berlusconi lascia l’ospedale e torna a casa con le stampelle per l’infiammazione al ginocchio.
In un fuori onda messo in rete da Repubblica.it, Toti dice alla Gelmini che Berlusconi è molto preoccupato per le decisioni che il tribunale di sorveglianza prenderà il 10 aprile (arresti domiciliari o servizi sociali?).
Ma c’è anche la preoccupazione del Cavaliere di un «abbraccio mortale» con Renzi sulle riforme. Un abbraccio che sta penalizzando Forza Italia in termini di consensi.
«Non ho detto nulla di sconvolgente in quel fuori onda: sono cose che tutti sanno. Allora il punto è questo: il Senato non elettivo è fatto male e le riforme fatte male non servono. Allora tanto vale abrogare tout court il Senato e fare un vero monocameralismo. Se il Senato va chiuso tanto vale chiuderlo definitivamente, evitando di mandare i sindaci in vacanza a Roma. Sì, è proprio il caso di riaprire la discussione ai massimi livelli».
Un incontro Renzi-Berlusconi? «Ci dovrebbero essere una serie di incontri tecnici e poi la sigla politica finale». E’ chiaro che è partita la richiesta formale di un faccia a faccia tra Renzi e Berlusconi.
La sensazione netta è che il cammino delle riforme sia arrivato a un bivio pericolosissimo. Toti ha dubbi pure sulle legge elettorale: «All’inizio era una cosa ed è uscita una cosa diversa…».
La campagna elettorale per le Europee è entrata nel vivo e Fi perde voti giorno dopo giorno. Allora, dice Toti, «bisogna essere meno timidi in quanto opposizione. Per esempio perchè 80 euro per i lavori dipendenti e non per gli autonomi e le partite Iva?».
La verità è che la doppia maggioranza crea confusione nell’elettorato del centrodestra.
Poi, è il ragionamento che tutti fanno in Fi, con il Cavaliere fuori gioco è ovvio che ci sono le condizioni per un risultato elettorale disastroso.
Allora si sta ragionando sul da farsi, su tutto, sulla collocazione politica: un’opposizione più netta e aggressiva.
Ma bisogna essere attenti sull’eventuale presa di distanza da Renzi sulle riforme. L’unica cosa che bisogna evitare, dice Toti, è di far saltare il banco, apparendo dei conservatori che vogliono difendere il Senato e lo status quo, come Grasso e Rodotà .
Amedeo Lamattina
(da “La Stampa”)
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Aprile 5th, 2014 Riccardo Fucile
SARA’ CANDIDATO DI FORZA ITALIA E LEGA… NCD DICE NO E VA DA SOLO… FRATELLI D’ITALIA PUNTANO SU CROSETTO
Il dado è tratto e visto che a tirarlo è stato Silvio Berlusconi è la certificazione ufficiale che alle regionali del Piemonte il centrodestra si presenterà diviso.
Il leader di Forza Italia sceglie l’avvio della campagna elettorale per le Europee per annunciare che poche ore fa è stato raggiunto un accordo politico con la Lega Nord: Gilberto Pichetto sarà il candidato alla presidenza del Piemonte di una coalizione verde-azzurra.
In sala ad ascoltarlo c’è lo stesso Pichetto che commenta soddisfatto: «E’ il primo passo per arrivare ad una grande coalizione di centrodestra, faccio appello a tutti i partiti che hanno sostenuto Roberto Cota a restare uniti per evitare di lasciare in Piemonte in mano alla sinistra o ai Cinquestelle».
Invito che però sembra cadere nel vuoto.
Enrico Costa, leader del Ndc commenta: «Si tratta di una scelta naturale visto che vogliono rappresentare la continuità con la giunta Cota. Noi vogliamo rappresentare quel centrodestra che ritiene di apportare elementi di discontinuità ».
È propabile così che alle regionali ci sia un candidato del polo moderato nato dall’alleanza Ndc, Udc e popolari per le Europee.
Anche Fratelli d’Italia che ha chiesto invano le primarie di coalizione potrebbe decidere di correre da sola con Guido Crosetto
Maurizio Tropeano
(da “La Stampa”)
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Aprile 5th, 2014 Riccardo Fucile
IL MIRACOLO MANCATO
C’è un tanfo da svenire, nelle case «belle e salubri» per i terremotati dell’Aquila.
L’impiegato comunale spalanca la porta e vien fuori una folata fetida come il fiato rancido di una bestia immonda.
Siamo a Cansatessa, a due passi da Coppito. Dove l’Italia, cinque anni fa, pianse ai funerali dei morti del terremoto e dove accolse i Grandi del G8 chiamati a testimoniare la «miracolosa rinascita che tutto il mondo ammira».
È vuoto e spettrale, il «villaggio modello» di Cansatessa-San Vittorino. Avevano cominciato a consegnarlo agli aquilani rimasti senza tetto nel gennaio 2010.
C’erano Guido Bertolaso, Franco Gabrielli, il sindaco Massimo Cialente, la presidente della Provincia Stefania Pezzopane e gli alti papaveri della «Task Force Infrastrutture» delle Forze Armate che si era fatta carico del progetto. Brindisi e urra’.
Certo, carucce: 1.300 euro al metro quadro per case di legno, ferro e cartongesso. Quattrocento euro in più di quanto, tolto questo e tolto quello, viene dato oggi a chi ristruttura le vecchie e bellissime case di pietra. Ma che figurone! Pochi mesi per costruirle ed eccole là , pronte: con la bottiglia di spumante in frigo
Pochi mesi e già puzzavano di muffa. Pessimo il legno. Pessime le giunture. Pessimi i vespai contro l’umidità . Asma. Bronchiti. Artriti.
Finchè è intervenuta la magistratura arrestando il principale protagonista del «miracolo», mettendo tutto sotto sequestro e ordinando l’evacuazione totale.
Centotrè famiglie vivevano lì, a Cansatessa. Quando le spostarono avevano il magone: «Siamo sfollati due volte».
In via Fulvio Bernardini, via Nereo Rocco, via Vittorio Pozzo, tutti allenatori di calcio, non è rimasto nessuno. «Giardini» spelacchiati. Lampioni storti. Pavimenti semidistrutti. Piastrelle divelte. Case cannibalizzate. Docce rubate. Lavandini rubati. Bidè rubati. Mobili e materassi lasciati lì: facevano schifo anche agli sciacalli
L’abbiamo scritto e lo riscriviamo: sarebbe ingiusto liquidare l’enorme sforzo di migliaia di uomini e donne, nei mesi febbrili seguiti alla tremenda botta del 6 aprile 2009, soltanto come un’occasione di affari.
E sarebbe ingiusto ricordare di Silvio Berlusconi solo le sdrammatizzazioni nelle tendopoli («Bisogna prenderla come un camping da fine settimana»), le battute alle dottoresse («Mi piacerebbe farmi rianimare da lei!») o la promessa di case con le «lenzuola cifrate e una torta gelato con lo spumante in frigo». Furono migliaia e migliaia gli aquilani che all’arrivo del gelido inverno ai piedi della Maiella, nell’autunno del 2009, ringraziarono Iddio e il Cavaliere per quel tetto sopra la testa.
Non si può liquidare tutto come un business scellerato.
Come se si fossero occupati dell’emergenza, degli sfollati e della ricostruzione solo faccendieri come Francesco De Vito Piscicelli, quello che la mattina del 6 aprile gongolava: «Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto…».
Non è stato solo quello, l’intervento dello Stato a L’Aquila. E forse è davvero troppo spiccio il dossier di Sà¸ren Sà¸ndergaard, il deputato europeo della Sinistra membro della Cont, la commissione di controllo del bilancio di Bruxelles, che ha rovesciato sugli interventi d’emergenza e la ricostruzione accuse pesantissime parlando, a proposito delle case provvisorie, di «materiale scadente… impianti elettrici difettosi… intonaco infiammabile…» e di pesanti infiltrazioni delle mafie al punto che parte dei fondi per i progetti Case e Map (Moduli abitativi provvisori) sarebbero finiti a società «con legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata»
Ma certo, in questi anni, è venuto a galla di tutto.
Prima i conti pazzeschi di certe spese del G8: 4.408.993 euro per gli «arredi» delle foresterie dei Grandi alla caserma Coppito, 24.420 euro per gli accappatoi, 433 euro per ciascuna delle «60 penne in edizione unica» per un totale di 26.000, 500 euro per ognuna delle 45 ciotoline portacenere di Bulgari, 92.000 per la consulenza artistica di Mario Catalano, chiamato a dare un tocco di classe al G8 dopo essere stato lo scenografo (tette, culi e battute grasse) di «Colpo grosso».
Poi le accuse di Libera e di Don Ciotti, tra le quali quella incredibile sull’acquisto di un numero così spropositato di gabinetti chimici, per un totale di 34 milioni di euro, che ogni sfollato nelle tendopoli avrebbe potuto produrre «fino a un quintale al giorno di pipì e di popò».
E poi ancora il diluvio di leggi e leggine, regole e regolette che hanno ingabbiato L’Aquila peggio ancora dei grovigli (152 milioni di euro) di impalcature.
Riassunto: nei primi quattro anni dopo il sisma 5 leggi speciali, 21 Direttive del Commissario Vicario, 25 Atti delle Strutture di Gestione dell’Emergenza, 51 Atti della Struttura Tecnica di Missione, 62 dispositivi della Protezione Civile, 73 Ordinanze della Presidenza del Consiglio dei ministri, 152 Decreti del Commissario Delegato, 720 ordinanze del Comune.
«Ma devo confessare poi mi sono anche stufato di tenere i conti», spiega l’ingegnere Gianfranco Ruggeri
Per non dire dei conti delle sistemazioni provvisorie: 792 milioni iniziali per le C.a.s.e. (Complessi antisismici ecocompatibili), 231 per i Map, 84 per i Musp (Moduli a uso scolastico provvisorio) e 736 mila euro per i Mep, i Moduli ecclesiastici provvisori.
Troppi: fatti i conti, ammesso che abbiano accolto 18 mila persone, quelle case temporanee sarebbero costate oltre mille euro al mese per ogni ospite. Una enormità .
«Credo che difficilmente queste case nuove verranno lasciate perchè sono molto belle e saranno immerse nel verde», ammiccò il Cavaliere davanti ad alcune di queste abitazioni.
Certo si sperava fossero un po’ meno «provvisorie». Che avessero meno magagne.
Quanto all’«ecosostenibilità », un dossier di Legambiente accusa: il 43% è al di sotto di ogni soglia.
Dice tutto la polemica sulle bollette arretrate che il Comune, dopo quattro anni, ha chiesto di pagare agli sfollati.
«Per 60 metri quadri mi sono ritrovata una bolletta del gas di 875 euro l’anno», spiega Giusi Pitari, la docente animatrice del Popolo delle carriole, «Alla signora di sotto è andata peggio: per gli stessi 60 metri, deve pagarne 1.250 l’anno. Alla faccia del risparmio energetico!»
E intanto, mentre troppe case temporanee diventano velocemente inabitabili, quelle vecchie abbattute o devastate dal sisma sono ancora in larga parte lì, in macerie.
Certo, dopo cinque anni di silenzio irreale, finalmente il centro dell’Aquila è un frastuono di martelli pneumatici, rombar di camion, urla di muratori in tutte le lingue.
«Il problema non sono i soldi. Ce ne sono tanti ma tanti che potremmo lavorare tutti», dice l’architetto Sestilio Frezzini che sta sistemando uno dei più bei palazzi del centro.
I problemi, quelli veri, sono i lacci e lacciuoli burocratici.
Anche se il Comune, dopo lo scandalo delle intercettazioni dell’ex assessore comunale Ermanno Lisi («Abbiamo avuto il culo del terremoto e con tutte ‘ste opere che ci stanno farsele scappà mo’ è da fessi…») pare avere infine accelerato.
Spiega Massimo Cialente, il «sindaco antisismico» capace di resistere a tutte le scosse telluriche, partitiche e giudiziarie che da anni lo circondano, che i cantieri aperti sono 150.
Il ministero dei Beni culturali abbassa: 101. Accusa Ruggeri: «Comunque troppo pochi su 190 ettari di abitazioni e 1.532 cantieri da aprire solo a L’Aquila».
Dire che tutto sia fermo come due anni fa, tre anni fa, quattro anni fa sarebbe ingiusto. Ma gran parte degli edifici sono ancora lì. Com’erano. Con gli armadi rimasti spalancati su ciò che resta del pavimento
Alla prefettura, finita su tutti i giornali del mondo per la foto di Barack Obama, hanno rifatto la facciata in legno e raddrizzato la scritta «Palazzo del governo».
Dentro, però, è un disastro. Perfino i cavi di acciaio tesi per tenere i muri, sono pericolosamente afflosciati e le pareti minacciano di staccare.
La Casa dello studente, uno dei simboli della tragedia, è ancora lì. Con le stanze spalancate nel vuoto.
Sulla rete di recinzione si accavallano le foto dei ragazzi morti, qualche regalino, biglietti di affetto: «Luminoso sognavi il tuo avvenire. / Un giorno diventare medico. / Curare con amore grande / i malati nel corpo e nello spirito. / Al di là del tempo, tra gli angeli / alla Vergine Addolorata / porti il dolore dei tuoi cari…».
Morirono in quaranta, a Onna. Su trecento abitanti. Le macerie di via dei Martiri, la strada principale del paese dedicata alle vittime di una rappresaglia nazista e devastata dal terremoto, furono uno dei simboli della catastrofe.
Cinque anni dopo, c’è all’ingresso una struttura modernissima, la «CasaOnna» progettata dall’architetto sudtirolese Wittfrida «Witti» Mitterer.
Subito dopo, al posto del vecchio asilo, la Casa della cultura. Ma gli edifici che si affacciavano sulla strada sono rimasti com’erano. Macerie. Mute. Non senti lo schiocco di una gru, la botta di un martello, il cigolio di una carriola…
L’unico cantiere aperto, dice l’architetto Onelio De Felice, è quello per ricostruire la chiesa: «I tedeschi sì, ci sono stati vicini. Il Comune meno.
Il piano di ricostruzione, per rifare il paese com’era e dov’era, è stato fatto abbastanza in fretta. Ce l’ha tenuto fermo un tempo immemorabile, all’Aquila. Forse non volevano che noi partissimo per primi…».
Eppure, sono tornate a sfrecciare le rondini, nel cielo azzurro di Onna. E tra le robinie e i meli in fiore, quelli vecchi sotto i quali quel giorno maledetto adagiarono i morti e quelli nuovi piantati tra le case prefabbricate, cantano i passeri e le cinciallegre e Matteo e gli altri bambini della nuova «materna» fanno merenda sotto disegni rossi e gialli e blu che sprizzano allegria primaverile.
Matteo è il primo dei piccoli nati dopo il terremoto. Il simbolo stesso della rinascita. L’antico paese che un tempo si chiamava Villa Unda, lui e gli altri che sono cresciuti nel villaggio costruito dalla Provincia di Trento, non l’hanno mai conosciuto.
Quando qualche figlioletto, così, di colpo, chiede come fosse il paese «prima», la mamma lo porta al di là della strada, dove la staccionata è tappezzata da grandi fotografie di struggente malinconia
Ogni foto, per gli onnesi, è un tuffo al cuore. La processione in via dei Calzolai, coi rampicanti che salivano per i muri. L’angolo Sant’Antonio con l’altarino coperto di fiori. La chiesetta di Sant’Anna. Via Oppieti, coi balconi che traboccavano di gerani.
C’è anche una poesia di Giustino Parisse, il giornalista de il Centro che qui viveva e che sotto le macerie perse il padre e i due figli Domenico e Maria Paola: «Quanto era bella Onna prima dell’orrendo scossone. Sorta fra le acque e immersa nella verde valle dell’Aterno. Mille anni di storia e milioni di storie».
Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 5th, 2014 Riccardo Fucile
8,5 MILIARDI SPESI, MA SOLO IL 50% DEGLI INTERVENTI SONO STATI REALIZZATI E ANCORA 18.657 SONO LE PERSONE ASSISTITE
“Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure”.
È con questa frase, tratta dalle “Città invisibili” di Italo Calvino, che il Comune dell’Aquila commemora il quinto anniversario del sisma.
Ma a 5 anni dal terremoto del 6 aprile 2009 all’Aquila i conti non tornano: con circa 8,5 miliardi di euro spesi, la devastazione dei centri è ancora tutta lì, il tempo quasi sospeso, sono pochi, troppo pochi, gli edifici ricostruiti nel centro del capoluogo abruzzese e in molte delle 56 frazioni colpite.
Presentando il calendario delle iniziative legate al quinto anniversario del sisma, insieme ad Antonietta Centofanti e Renza Bucci, in rappresentanza delle associazioni dei familiari delle vittime, l”assessora alla cultura dell’Aquila, Betty Leone, ha detto che »Nonostante le paure, il nostro desiderio è di rivedere ricostruita la città , con tutti i suoi affetti, i suoi legami e le sue storie».
Stasera i Comitati dei familiari delle vittime organizzano la fiaccola commemorativa, che partirà alle 22,30 da via XX settembre (bivio della Stazione) per arrivare in Piazza Duomo, dove avverrà la lettura dei 309 nomi.
Seguirà la messa, presieduta dalll’arcivescovo metropolita dell’Aquila e la veglia di preghiera aspettando le 3.32, quando i rintocchi della campana del Suffragio ricorderanno le vittime del sisma.
Oggi il Comune dell’Aquila organizza anche il Convegno “Cinque anni dopo”, all quale partecipa Il sottosegretario all’economia Giovanni Legnini, con delega alla Ricostruzione per L’Aquila e il cratere, e la Leone ha spiegato che «Il primo lustro del sisma è un momento importante per l’intera città . Il Convegno è un’occasione di dibattito e di riflessione, per mettere a confronto i dati sulla situazione aquilana prima e dopo il terremoto e fare il punto sull’operato dell’Amministrazione dal 2009 ad oggi, evidenziando l’avanzamento del processo di ricostruzione sia materiale, che sociale».
I dati sulla ricostruzione forniti dal comune dell’Aquila sono 11.825 interventi di ripristino conclusi a fine dicembre 2103 sui 22.841 previsti.
Mentre sono 18.657 le persone assistite, che vivono ancora in alloggi provvisori, di cui 11.699 nelle new town (progetto C.A.S.E L’Aquila) e 2.464 nei moduli abitativi provvisori (progetto map L’Aquila).
Nella “Nota sullo stato di attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dell’Aquila e degli altri Comuni” pubblicata nel gennaio 2014, l’ex ministero della Coesione territoriale (soppresso dal governoi Renzi) faceva il conto o delle risorse stanziate, impegnate e spese: 12 miliardi di euro stanziati ad oggi per l’emergenza, gli interventi di ricostruzione e di sviluppo per L’Aquila e gli altri comuni colpiti: 10,5 miliardi stanziati fino al 2012 a cui vanno aggiunti 1,2 miliardi stanziati nel 2013 e 600 milioni stanziati nella legge di stabilità per il 2014.
Legambiente in una nota spiega che «Escludendo questi ultimi 600 milioni, gli 11,4 miliardi di risorse stanziate si possono raggruppare in tre categorie: emergenza, assistenza e altro (4,7 miliardi), ricostruzione edilizia pubblica (1,5 miliardi), ricostruzione edilizia privata (5,2 miliardi). Nel complesso, sono stati impegnati 8,3 miliardi di euro e spesi 6,3 miliardi, di cui 3,5 durante la fase dell’emergenza per attività differenti dalla ricostruzione pubblica e privata. Dei 1,5 miliardi stanziati per l’edilizia pubblica, 900 milioni sono stati impegnati da parte degli enti attuatori e 200 milioni circa sono stati spesi. Restano da impegnare circa 600 milioni.Sui 5,2 miliardi stanziati per l’edilizia privata, 3,8 miliardi sono stati impegnati e 2,6 spesi. Rimangono da impegnare 1,4 miliardi».
Secondo Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente territorio e lavori pubblici della Camera, «A cinque anni dal tragico terremoto che ha colpito L’Aquila e molti paesi limitrofi, oltre ad essere in ritardo sulla ricostruzione, siamo indietro anche sul fronte della prevenzione e dell’adozione di un piano nazionale di consolidamento antisismico degli edifici esistenti. Mi auguro che il piano per la sicurezza delle scuole sia solo l’inizio e che venga presto stabilizzato l’eco-bonus anche per gli interventi di consolidamento antisismico. Sarebbe una via percorribile da subito per mettere al sicuro gran parte della popolazione ed è anche la strada per rilanciare un settore importante per l’economia e l’occupazione come l’edilizia a partire dalla sicurezza, dall’innovazione e dalla qualità ».
La direttrice generale del Cigno Verde, Rossella Muroni, evidenzia che «A fronte dei soldi spesi, solo il 20% del centro storico dell’Aquila è stato ricostruito, il resto è ancora un groviglio di ponteggi e puntellamenti, una parte dei quali necessiterebbe di manutenzione, e quel 20% è quasi tutto riferito alla ricostruzione residenziale. Soltanto una chiesa è stata restaurata e riaperta al culto.
Le frazioni, poi, in molti casi sono ancora alle prese con la progettazione di un piano di ricostruzione. E’ evidente che la ricostruzione, dell’edilizia pubblica e privata, deve cambiare passo, insieme all’impegno della politica — prosegue Rossella Muroni — che ci auguriamo possa essere concreto, diverso da quelle promesse a effetto che hanno prodotto ben pochi risultati per la rinascita dell’Aquila e dei luoghi simbolo della sua identità , il ripristino dei piccoli comuni e il ritorno alla normalità della vita dei loro abitanti».
Francesca Aloisio, presidente del circolo Legambiente dell’Aquila, conclude: «Nonostante il tempo perso, l’Aquila deve essere ricostruita in modo corretto e senza speculazioni. Siamo convinti che, con la volontà di portarla avanti e il dovuto controllo, una ricostruzione ecosostenibile e all’insegna della legalità sia possibile. L’Aquila può diventare un esempio modello di città sostenibile e un punto di riferimento per l’urbanistica mondiale»
(da “greenreport”)
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Aprile 5th, 2014 Riccardo Fucile
IL VERO PIANO SEGRETO DI RENZI
Ore sei di mattina, un salone di palazzo Chigi. Su un gigantesco scranno sta Delrio vestito da Richelieu, sorseggiando un cappuccino.
Risuona un frastuono di rotelle nel corridoio, si spalanca la porta ed entra il premier Frenzy su uno skateboard, cade, rimbalza e si rialza.
Frenzy: “Presto che è tardi non abbiamo tempo, al lavoro. Anzitutto, come mai è ancora tutto pieno di auto blu”
Delrio: “Veramente le abbiamo rottamate quasi tutte”
Frenzy: “No, qua sotto c’è una Panda blu parcheggiata”
Delrio: “Ma è la mia…”
Frenzy: “E allora? Dobbiamo dare l’esempio. L’ho fatta portare via dai vigili, adesso è già sotto la pressa”
Delrio: “Ma maestà , io credevo che con auto blu si intendessero…”
Frenzy: “Zitto, zitto (gli beve il cappuccino) presto che è tardi. Allora si fa fuori sto Senato?”
Delrio: “Ci sarebbero delle controproposte. Dimezzarlo e tenere solo quelli con la barba. Oppure ventuno eletti da Napolitano. Oppure solo le figlie di Silvio. Oppure non chiamarlo più Senato ma Camera Bis, pagarli la metà e fargli fare anche le pulizie …oppure.”
Frenzy “No, basta il Senato non lo voglio più… anzi pensandoci bene, tagliamo anche la Camera… cinquanta onorevoli bastano, così vendiamo Montecitorio, si fanno le riunioni in garage e si risparmia. Poi bisogna tagliare la Corte dei Conti, bastano due ragionieri. E la Corte costituzionale, via. Tanto la costituzione c’è già , basta leggerla. E tagliamo l’Istat, con quei dati economici che portano sfiga
Delrio: “Piano, maestà . Per l’economia ci vorrebbe una bella legge anticorruzione, ad esempio, sul riciclaggio, sui capitali delle banche”
Frenzy: “Calma, Delrio. Se si fan fuori le banche si fa fuori tutto. Tagliamo le spese delle filiali, via la catenella della biro, via le fotocopiatrici, via i ficus. ”
Delrio: Va bene. Via anche le sedi gigantesche e le speculazioni finanziarie?
Frenzy: “Oh bellino, ti ripeto, con le banche ci si deve andare piano. Poi mi raccomando, per l’evasione fiscale, un nuovo redditometro a pedali e scontrini più grandi.”
Delrio: “Per l’evasione fiscale ci vuole di più. Controllo conti esteri, revisione patteggiamenti, indagini sugli acquisti immobiliari, sequestri di beni..”
Frenzy: “Piano piano… se vogliamo che gli investitori esteri tornino, non possiamo mettergli paura… bisogna che le indagini siano mirate, intanto tagliamo l’organico della finanza”
Delrio: “E le indagini chi le fa?”
Frenzy: “Dei volontari… anzi i boy scouts, di loro mi fido… quale evasore potrebbe mentire davanti agli occhioni di una Coccinella o di un Lupetto? … Poi tagli alle pensioni
Delrio: “È una riforma difficile ma bisogna affrontarla… ad esempio l’Inps…”
Fremzy: “No riforma delle pensioni tipo pensione Souvenir a Rimini, tutte quelle a tre stelle passano a due stelle, via l’antipasto dal menù, incentivare il turismo russo, più tasse agli alberghi di lusso, via i bagnini dalle piscine anzi via i bagnini dalla spiagge e piste di sci più corte. Poi aboliamo la province
Delrio: “Ecco questo è importante”
Frenzy: “Ma proprio abolire no, diciamo che si fa un torneo, sono 109, si fa un eliminatoria tipo giochi senza frontiere e ne restano otto, poi si accorpano tipo Misernia, Milano – Isernia e Romanzaro, … e infine facciamo fuori le regioni
Delrio: “Grandioso!”
Frenzy: “Ma non tutte, è vero c’è molta corruzione ma mica possiamo esagerare che poi chiedono l’indipendenza … poi via le comunità montane e in quanto ai parchi nazionali ne teniamo la metà , il resto tutte carciofaie e asparagiaie e via gli stambecchi e dentro le galline, s’abbassa il prezzo dei generi alimentari… ”
Delrio: “Maestà , mi sembra tutto un po’ confuso. E il piano di dissesto idrogeologico? Lo facciamo finalmente?”
Frenzy: “Costa troppo. Tagliamo l’anticiclone della Azzorre che ha rotto le palle con tutte queste piogge.
Delrio: “Non credo sia facile. E l’inquinamento delle coste?”
Frenzy: “Tagliare l’olio solare, è quello che inquina, ci si scotta e zitti, come io da piccolo a Castiglioncello. Poi veniamo all’occupazione che è al trentatrè per cento. Per prima cosa, tagliamo le liste di disoccupazione: così si iscrivono meno disoccupati e la percentuale cala… zitto non interrompere… poi incentivi alla imprese… Chi assume un giovane, sconti fiscali chi ne assume due, sconto maggiore, chi ne assume dieci lo ricoveriamo perchè vuol dire che è matto… poi tagli alle famiglie che ospitano giovani disoccupati… via il divano letto, via il frigo, via Facebook così il bamboccione esce di casa e si deve trovare lavoro… Poi ovviamente tagli alla scuola
Delrio: “Va beh questo si fa già da anni ”
Frenzy: “Ancora tagli. Aboliamo le medie. Dalle elementari si va subito al liceo, così si vede chi ha voglia di studiare. Tagli ai professori. Via la storia dell’Arte, via ginnastica che la puoi fare per strada, via italiano che tanto lo parlano tutto il giorno, via geografia che con la globalizzazione non ha senso …. ”
Delrio: “E tagli alla cultura naturalmente …”
Frenzy: “Come sempre. E stavolta anche agli enti lirici. Limite di tre elefanti per ogni Aida. Io amo i libri perciò quelli non me li toccate, tagliamo magari cento pagine da quelli lunghi. Tagliare gli istituti di cultura all’estero, facciamoci delle pizzerie… E infine basta con lo scandalo degli stipendi faraonici del calcio ”
Delrio: “Bene …”
Frenzy: “La serie A si giocherà sette contro sette, sai quanto si risparmia di stipendi! I palloni si rattoppano. Poi tagli al reddito dei supermanager. Tasse su foulard e sui gemelli da polso e potranno giocare con una sola mazza da golf multiuso, tipo coltellino svizzero. E tasse sui regali alle amanti. Dai che è uno scherzo, ma Delrio non ridi mai? Sembri la nonna di De Niro.
Delrio: “È il mio carattere, maestà . E riguardo i privilegi del Vaticano?”
Frenzy: “Giusto… picchiamo duro stavolta! L’Imu non possiamo fargliela pagare che poi i cattolici ci attaccano. Però farei pagare al Vaticano la bolletta dell’acqua che ciuccia ai romani, magari maggioriamo l’importo così Marino fa due soldi e non rompe più. Poi tagli alla sanità , supposte più corte. Infine aboliamo l’Enit, l’Asprea, il Tar, la Juventus, la Cgil… ”
Delrio: “Frenzy, si calmi… ”
Frenzy: “Chiedo scusa, è stato un refuso, volevo dire il Cnel e poi istituiamo il CREIMFLT. Centro Riciclaggio Enti Inutili Ma Forse Li Teniamo… Ah sì, poi cambia tutto in televisione. Grande idea: la Rai a Berlusconi, Mediaset rete pubblica. Così nessuno può dire che un privato ha dei privilegi o che non c’è concorrenza, E poi altri tagli, aspetta aspetta, che ne avevo uno scritto…( consulta un notes)
Delrio; “Aspetto… ”
Frenzy: “Ah ecco qui: sei licenziato… ”
Delrio: “È uno scherzo?”
Frenzy: “Non è uno scherzo …. devo dare l’esempio, Delrio… ma io non dimentico quello che hai fatto per me perciò ecco un regalo di buon servito ”
Delrio: “Grazie, cos’è?”
Frenzy: “Un tesserino per il tram perchè non c’hai più l’auto e un pacchetto di brigidini appena cominciato. Porta via la tua playstation quando esci
Delrio: “Ma così su due piedi…..”
Frenzy: “Ne vuoi tre, sprecone? Vattene! Vado a tagliarmi i capelli. Presto che è tardi” (sparisce sul-lo skateboard).
Stefano Benni
(da “La Repubblica“)
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Aprile 5th, 2014 Riccardo Fucile
SCELTA CIVICA E TSIPRAS SOTTO IL 4%
Il quadro che si prospetta, secondo i sondaggi, in vista delle elezioni europee (25 maggio) conferma lo scenario tripolare.
In testa il Pd con il 33,3%, seguito da M5S e Forza Italia appaiati poco sopra il 21%, da Ncd con Udc e Popolari per l’Italia (5,7%) e dalla Lega Nord (5,3%).
Questi partiti (oltre a Svp) si suddividerebbero i 73 seggi assegnati all’Italia.
La campagna elettorale per le elezioni europee presenta diverse incognite riguardo agli elettori e alle loro motivazioni di voto.
Da sempre le Europee rappresentano una tornata elettorale particolare, caratterizzata da una sorta di strabismo: i cittadini votano per eleggere il Parlamento europeo (di cui peraltro sanno poco o nulla) ma scelgono quale partito votare in una prospettiva quasi esclusivamente locale, per dare forti segnali di approvazione o di dissenso al proprio partito, al governo in carica, al premier o all’opposizione, in una sorta di referendum. Il voto del 25 maggio sembra assumere una valenza diversa rispetto al passato, tenuto conto degli atteggiamenti critici nei confronti della politica dell’Ue che dall’estate del 2011 hanno iniziato a diffondersi in Italia, talora con accenti molto duri, mettendo in discussione la nostra appartenenza e, sia pure minoritariamente, il mantenimento dell’euro.
Rappresenta quindi anche un referendum pro o contro l’Ue, dunque un doppio referendum.
Da ultimo, nello stesso giorno si voterà per l’elezione del sindaco e il rinnovo dei consigli comunali in oltre un Comune italiano su due.
Non è un fatto inedito, ma quest’anno presenta alcuni aspetti che potranno influenzare l’esito delle elezioni europee e indurre comportamenti di voto selettivi e scelte disgiunte: per il Nuovo centrodestra di Alfano, ad esempio, le Europee rappresentano un vero banco di prova per misurare per la prima volta il proprio consenso elettorale e prefigurare le strategie future; sarà quindi in forte competizione con Forza Italia con cui però sarà presumibilmente alleato nella maggior parte dei Comuni al voto.
In questo difficile contesto, il livello di interesse per le Europee come di consueto appare piuttosto limitato: gli italiani si dividono all’incirca a metà tra chi si dichiara molto (16%) o abbastanza (34%) interessato a questo appuntamento e chi, al contrario, lo è poco (32%) o per nulla (16%).
L’interesse prevale nettamente tra gli elettori del Pd e del Ncd.
Prevale, sia pure in misura meno netta, anche tra gli elettori del M5S, mentre tra gli elettori di Forza Italia sono decisamente più numerosi i disinteressati.
Coloro che prevedono di andare sicuramente a votare rappresentano meno di un elettore su due (46%); a costoro si aggiunge il 17% che si dichiara possibilista, mentre il 6% è fortemente indeciso e il 31% esclude di recarsi alle urne.
La prima incognita, dunque, è la partecipazione al voto: nel 2009 il partito del non voto (astensionisti più schede bianche e nulle) raggiunse la cifra record del 38% circa (i voti validi furono il 62%) con un incremento di quasi il 3% rispetto al 2004.
Dal sondaggio odierno, che risulta una sorta di fotografia istantanea, non certo una previsione dell’esito finale, emerge che la cosiddetta «area grigia» costituita dall’astensione e dall’indecisione rappresenta quasi due elettori su cinque (39,1%).
La graduatoria dei partiti conferma lo scenario tripolare emerso alle elezioni dello scorso anno e vede in testa il Pd con il 33,3% delle preferenze, seguito da M5S e Forza Italia che risultano appaiati poco sopra il 21%, da Ncd insieme a Udc e Popolari per l’Italia (5,7%) e dalla Lega Nord (5,3%).
Tutti questi partiti (oltre a Svp) si suddividerebbero i 73 seggi assegnati all’Italia. Scelta civica per l’Europa, insieme a Centro democratico e Fare, è accreditata del 3,8%, quindi di poco sotto la soglia di sbarramento del 4%, come pure Fratelli d’Italia-An (3,5%).
Un’altra Europa per Tsipras, la lista sostenuta da intellettuali ed esponenti della società civile e da alcuni partiti della sinistra, è più distante e si colloca al 3,1%.
Tutti i restanti partiti risultano sotto l’1%.
In un clima nel quale i sentimenti di anti politica che hanno caratterizzato il voto del 2013 non accennano a diminuire e la crisi peggiora le condizioni di vita di un numero sempre maggiore di cittadini, la capacità di mobilitazione degli elettori più apatici da parte dei partiti e dei loro leader sarà decisiva.
E, a questo proposito, si osserva che nell’insieme risultano premiate le forze politiche che sostengono posizioni critiche o fortemente ostili nei confronti dell’Europa.
Sono posizioni che incontrano il consenso prevalente (ma non esclusivo) dei ceti più popolari, delle persone meno istruite e di quelle più penalizzate dalla crisi economica. La campagna elettorale è solo all’inizio, ma alla luce di tutti questi elementi appare estremamente complessa.
Nando Pagnoncelli
(da “il Corriere della Sera“)
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Aprile 5th, 2014 Riccardo Fucile
“SPERO DI POTER FARE CAMPAGNA ELETTORALE”…. “O SI FA UNA BUONA RIFORMA DEL SENATO O MEGLIO CHIUDERLO”
“Le mie ginocchia pagano il mio passato da centometrista”. Lo ha detto Silvio Berlusconi nella sua telefonata ad un incontro del partito a Milano per presentare le liste per le europee.
“Spero lunedì o martedì di poter tornare a deambulare”, ha aggiunto il presidente di Forza Italia.
A questa speranza se ne aggiunge un’altra: quella di poter tornare a far campagna elettorale dopo il 10 aprile, quando verrà discussa davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano la sua richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali.
“Io credo che a partire dalla fine della prossima settimana potremmo mettere fine a questa impossibilità al leader del centrodestra di parlare agli italiani e che finalmente noi potremmo confrontarci con la voce dell’attuale primo ministro e salire, come abbiamo fatto nella campagna elettorale del 2013, e raddoppiare voti di partenza”.
Un ritorno mediatico dell’ex Cavaliere consentirebbe a Forza Italia di provare a recuperare terreno di fronte alla volata del Pd.
“Questa mattina ho letto i soliti giornali che hanno dato addosso a Forza Italia dicendo che nei sondaggi è a meno del 20%. Io ho un sondaggio di Euromedia, che non ne ha mai sbagliato uno, che ci da al 21,6% e questo è un miracolo se si considera il fatto che mentre il primo ministro, da segretario politico, va in televisione 4 o 5 ore al giorno, Berlusconi, per quel tranello buttatogli contro da una serie di poteri, non ci è andato dalla fine della campagna elettorale del febbraio 2013”.
Detto questo, l’atteggiamento nei confronti del governo Renzi è critico, ma ancora possibilista.
“O facciamo una buona riforma o tanto vale chiudere il Senato del tutto”, ha detto l’ex premier.
“La riforma del Senato così come è stata proposta è assolutamente inaccettabile e indigeribile. O si fa una buona riforma o tanto vale chiudere il Senato del tutto”.
E ancora: “Questo governo dovrebbe cominciare anche a mantenere le promesse a partire da una su cui si è molto speso che è quella dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, che invece non sono stati ancora saldati […]. Ci sono molte aziende che hanno chiuso non perchè hanno debiti ma perchè hanno crediti non pagati dalle pubbliche amministrazioni”, ha aggiunto il presidente di Fi.
Dopo l’aggiornamento sulla sua salute l’auspicio sul post 10 aprile, l’ex premier ha parlato soprattutto d’Europa. “Il problema non è euro o non euro, ma quello di rinegoziare tutti i trattati Ue firmati in ginocchio davanti la Germania, a partire dal fiscal compact”.
“Avevo spiegato a Juncker che una nazione non si giudica dai debiti ma dal confronto tra i debiti e l’attivo. L’Italia ha 2 di passivo e 8.5 di attivo: con questo confronto ho dimostrato che l’economia italiana è la seconda più solida d’Europa dopo la Germania”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 5th, 2014 Riccardo Fucile
A “OTTO E MEZZO” STRAPARLA COME SEMPRE TROPPO E SI FA SCAPPARE I LEGAMI DELLA MULTINAZIONALE CON GLI UOMINI DELL’INTELLIGENCE… BRUNETTA HA BUON GIOCO: “ERRORE INQUALIFICABILE E PERICOLOSO”
Gaffe di Matteo Renzi sull’Eni. Ieri sera il premier era ospite a Otto e mezzo, su La7.
Si parlava di nomine ai vertici delle aziende pubbliche e, in particolare, dei requisiti di onorabilità che il ministro dell’Economia, Padoan, vuole imporre ai loro amministratori.
Tentando di dribblare una domanda di Lilli Gruber sulla possibilità che Paolo Scaroni, ad del gruppo energetico, sia riconfermato nonostante la recente condanna in primo grado, il premier si è però fatto scappare una rivelazione ben più compromettente: ha rivelato, in pratica, che il gruppo energetico ha stretti legami con gli uomini dei servizi.
Questa, testualmente, la frase incriminata: “L’Eni è oggi un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica di intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi, i servizi segreti“.
Apriti cielo: Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, ora grida allo scandalo e parla di “gaffe inqualificabile e pericolosa“.
Che cosa c’è sotto è presto detto: a livello ufficioso è noto che le sedi estere del Cane a sei zampe spesso ospitano anche le nostre “barbe finte”, più o meno mascherate da dipendenti.
Un segreto di Pulcinella, forse, ma custodirlo è buona norma e dichiararlo in prima serata non è certo consigliabile.
In primo luogo per la sicurezza stessa di chi per l’Eni lavora, magari in Paesi politicamente turbolenti.
Per non dire del fatto che potrebbe addirittura configurarsi l’ipotesi di rivelazione di segreto di Stato.
“Ma il presidente del Consiglio italiano, dottor Matteo Renzi, si rende conto di quello che ha detto?”, è la domanda retorica di Brunetta.
”Quella di Renzi è una frase sconcertante a livello nazionale e internazionale, fatta nei confronti di una grande multinazionale dell’energia, quotata in borsa. Siamo veramente senza parole”.
E ancora: “Cosa voleva dire Renzi riferendosi a politica di intelligence e a servizi? E’ proprio di una società quotata in borsa fare intelligence e occuparsi dei servizi? E quando l’Eni partecipa ad una gara internazionale la vince per la sua capacità tecnologica, per la sua capacità di competere o per la sua intelligence? E’ assolutamente inaudito, aberrante”.
In ogni caso, ha promesso Brunetta, “delle sue affermazioni gli chiederemo conto in Parlamento già dalla prossima settimana”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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