Luglio 18th, 2014 Riccardo Fucile
VOTATA PER QUESTO MOTIVO E ALLA FINE A QUESTO E’ SERVITA: SALVARE PENATI E LE COOP E ORA SILVIO
Spacchettare, mentre il processo Ruby era già in corso, il reato di concussione in due, stabilendo pene e fattispecie diverse per la concussione per costrizione e quella per induzione, ha significato spalancare la strada che ha portato il leader di Forza Italia al verdetto di secondo grado.
Niente di sorprendente, a dire il vero.
Nel 2012, durante la discussione della legge, votata in nome delle larghe intese, più osservatori, compreso chi scrive, avevano fatto notare gli effetti deleteri delle nuove norme.
E l’anno successivo, dopo aver visto finire nel caos decine di processi, anche l’ex procuratore antimafia e attuale presidente del Senato, Piero Grasso, aveva lanciato l’allarme.
La nuova legge, secondo lui, andava subito modificata.
Stavano saltando dibattimenti su dibattimenti e, per Grasso, anche il processo Ruby sarebbe finito in niente.
“Mi pare”, aveva detto Grasso, “ che con questo nuovo reato non sia più punibile l’induzione in errore o per frode (la telefonata in questura in cui Berlusconi sosteneva che Ruby fosse la nipote di Mubarak ndr). Il comportamento prevaricatore potrebbe essere punito come truffa, ma nel caso di Berlusconi non c’è nessun aspetto patrimoniale”.
Traduzione: con la vecchia norma l’ex Cavaliere sarebbe stato condannato di sicuro. Con la nuova no.
Anche perchè, come non ha mancato di far notare l’abile difensore di Berlusconi, l’avvocato Franco Coppi, le sezioni unite della Cassazione hanno alla fine stabilito che la nuova concussione per costrizione scatta quando non si può resistere in alcun modo alle pressioni.
E che quella per induzione può invece essere punita solo quando chi riceve “pressioni non irresistibili” (in questo caso il funzionario della questura, Pietro Ostuni) gode anche di “un indebito vantaggio”.
Tutto insomma si tiene.
Bisogna prendere atto che secondo la corte di appello non è possibile dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che Berlusconi conoscesse la minore età di Ruby (andare a prostitute maggiorenni non è reato).
E che secondo la nuova legge fare pressioni in questura senza far balenare nulla in cambio lo è ancor meno.
Il sistema regge, si evolve e vince.
Di nuovo Berlusconi la fa franca perchè le regole del gioco sono mutate durante partita.
Era accaduto nel 2001 quando grazie l’abolizione, di fatto, del falso in bilancio era finito in niente il processo All Iberian sui fondi neri della Fininvest.
Era successo di nuovo con il caso della corruzione dell’avvocato David Mills, quando tutto si era prescritto a causa dell’approvazione della legge ex Cirielli che aveva dimezzato i termini oltre i quali i reati vengono eliminati dal colpo di spugna del tempo.
E avviene adesso, grazie a una norma su misura che, a differenza del passato più recente, è stata approvata pure con i voti del centro-sinistra.
Segno che l’interesse non era ad personam, ma un po’ più generale.
Quasi ad Castam così come era accaduto nel 1997 quando la riforma dell’abuso di ufficio, votata dal Polo e dall’Ulivo, aveva provocato assoluzioni a raffica tra politici di tutti gli schieramenti.
Così in questo clima che sa di antico si aspetta solo la chiusura stagione delle controriforme istituzionali: più firme per i referendum, più firme per le leggi di iniziativa popolare, parlamentari sempre nominati e consiglieri regionali e sindaci coperti da immunità solo perchè scelti per sedere al Senato.
Poi il presidente di turno, questo o il prossimo, concederà al leader di Forza Italia la grazia. Come negare un atto di clemenza a un Padre della Patria?
In quel momento, e solo in quel momento, il delitto sarà davvero perfetto.
Peter Gomez
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 18th, 2014 Riccardo Fucile
HA PESATO LA NUOVA LEGGE ANTICORRUZIONE APPROVATA NEL 2012 SOTTO IL GOVERNO MONTI CHE RENDE PIU DIFICILE PUNIRE LE “PRESSIONI SENZA COSTRIZIONE”: SERVI’ A TRE MANAGER COOP COINVOLTI NEL PROCESSO PENATI
Silvio Berlusconi è stato assolto in appello al processo Ruby dal più grave reato che gli veniva contestato dalla Procura di Milano, la concussione, grazie alla legge anticorruzione approvata nel 2012 sotto il governo Monti, con Paola Severino Guardasigilli e i voti bipartisan di Pd e Pdl, uniti nelle larghe intese.
Proprio come è già successo, nel marzo 2013, a tre dirigenti di coop rosse coinvolti nel processo contro l’ex esponente Pd Filippo Penati, usciti di scena per una prescrizione resa più celere da quella stessa legge.
Il primo a comprenderlo è stato proprio il difensore dell’ex premier, l’avvocato Franco Coppi (nella foto), non per niente considerato uno dei migliori penalisti d’Italia: “Era impossibile anche derubricare la concussione per costrizione in concussione per induzione, perchè quest’ultima forma richiede un vantaggio per il concusso”.
Coppi fa proprio riferimento alla legge del 2012, che tra polemiche e diatribe interprettive portò allo “spacchettamento” del reato di concussione nelle due casistiche citate dal legale di Berlusconi.
E anticipa una delle possibili motivazioni dell’assoluzione a sorpresa, che si potranno leggere solo al deposito della sentenza: Berlusconi è certamente intervenuto sul capo di gabinetto della Questura di Milano Pietro Ostuni per far rilasciare l’imbarazzante ospite delle feste di Arcore, ma il poliziotto non ha ottenuto in cambio alcun vantaggio.
Probabilmente, per i giudici di secondo grado Ostuni avrebbe potuto resistere a quella telefonata, ma non lo fece perchè, come detto da Coppi durante l’arringa, chi non vorrebbe fare un favore al presidente del consiglio?
Il primo a rendersi conto del pasticciaccio della riforma della concussione era stato Raffaele Cantone, da poco presidente dell’Anticorruzione, all’epoca in forza all’Ufficio del massimario della Cassazione.
Cantone aveva individuato molti punti deboli nella legge tanto che alla fine a dirimere la questione furono chiamate le sezioni Unite della Suprema corte.
In 19 pagine relazione, naturalmente senza nominare nè il processo Ruby nè il caso Penati, Cantone aveva scritto nero su bianco che il cosiddetto spacchettamento della concussione in due ipotesi — induzione e costrizione appunto— avrebbe potuto incidere pesantemente sui processi per quel reato.
Come? Facendolo evaporare nel campo del penalmente irrilevante e, di fatto, morire. Questo perchè scompariva come parte attiva l’incaricato di pubblico servizio (e Berlusconi essendo premier lo era quando telefonò da Parigi per far liberare Ruby) e veniva inserita invece la punibilità di chi viene indotto a commettere il reato.
I poliziotti che rilasciarono la minorenne marocchina dopo la teòlefonata del presidente del Consiglio che la indicava come “nipote del presidente egiziano Mubarak”, paventando una possibile crisi diplomatica, nel procedimento istruito da Ilda Boccassini a Milano figurano al contrario come parti lese.
E alla fine che cosa decisero le sezioni Unite della Cassazione?
Nel verdetto del 24 ottobre 2013, la Corte presieduta da Giorgio Santacroce stabilì che le nuove norme “spacchettate” dovevano essere interpretate condannando più duramente solo chi “limita radicalmente” la libertà del soggetto sul quale fa pressione, e in modo più mite — con prescrizione breve e senza pena accessoria — chi esercita una “pressione non irresistibile”.
In sostanza, i giudici di piazza Cavour hanno alzato l’asticella del limite che differenzia la concussione per costrizione, più grave, dall’induzione indebita.
Il reato di costrizione resta applicabile solo quando le pressioni mettono qualcuno con le spalle al muro.
Una voce critica fu quella del procuratore generale Vito D’Ambrosio, secondo il quale la nuova formulazione aveva “posto più problemi di quelli che voleva risolvere“, per “mancanza di indicazioni nitide”.
Ecco la soluzione di diritto adottata dalle Sezioni Unite: “La fattispecie di induzione indebita è caratterizzata da una condotta di pressione non irresistibile da parte del pubblico ufficiale o dell’incaricato di un pubblico servizio, che lascia al destinatario della stessa un margine significativo di autodeterminazione e si coniuga con il perseguimento di un suo indebito vantaggio”.
La congiunzione “e” è fondamentale: se non c’è un vantaggio, come nel caso di Ostuni, non c’è reato. Come ha sottolineato l’avvocato Coppi.
Quanto alla concussione per costrizione, scrivono i giudici, le maglie sono assai più strette: si verifica soltanto se “si è in presenza di una condotta del pubblico ufficiale che limita radicalmente la libertà di autodeterminazione del destinatario”.
Giovanna Trinchella
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 18th, 2014 Riccardo Fucile
FINISCE UN’ERA: MA CHI VINCE OGGI SI VERGOGNERà€ IN FUTURO
Tutti a casa, compagni. La guerra è finita e noi la abbiamo persa. Per venti lunghi anni abbiamo dubitato del nostro Premier, lo abbiamo chiamato puttaniere, e lo abbiamo accusato di uso privato del suo potere.
Sbagliato. L’uomo è in verità un politico integerrimo.
Altro che rottamazione. È quello che ci grida, dall’alto dei suoi scranni, il potere togato, quello stesso che abbiamo venerato per anni, e come smentirlo ora, ora che ha trasformato in un niente il reato di prostituzione minorile e di concussione?
Dalla pena massima, sette anni, alla assoluzione totale. Innocente.
Rimane in realtà un pluricondannato, ma gli è stato tolto dalle spalle la più infamante delle accuse – quella del bunga bunga – che lo ha ridicolizzato nel mondo.
Altro che rottamazione renziana. Rottamato qui è il pilastro di una lotta politica.
È la fine di un’era. Ci rassegniamo dunque. Abbiamo sbagliato tutto. Del resto c’è chi vince e c’è chi perde, e tocca accettare le sconfitte.
Ma prima di chiudere il cassetto (e per la mia generazione è solo l’ennesimo, dopo aver chiuso quello della Rivoluzione, poi quello del governo dei Migliori, e infine anche quello almeno e solo del governo degli Onesti) vorrei qui condividere un paio di lezioni che porto con me in questa sconfitta.
La prima è che la parte che mi fa più pena di questa sentenza (sì, ho detto pena) non è la assoluzione dal reato di prostituzione minorile.
Non sono mai stata una moralista e chi se ne frega se il premier ama fare cose così poco eleganti come le sue cene eleganti.
Di quelle cose al massimo doveva rendere conto alle sue donne, che infatti gliela hanno fatte pagare.
Penosa è l’assoluzione dal reato di concussione. Fatemi capire: un premier può telefonare in Questura e fare pressione sui dirigenti dello Stato, sui dipendenti da cui dipende il rispetto della legge, e questo gesto non è pressione, è una legittima iniziativa?
Sono un po’ sensibile su questo tema perchè anni fa mi capitò di intervistare a In mezz’ora Annamaria Fiorillo, la giudice minorile a cui toccava dare il parere finale sull’affidamento di Ruby alla Minetti, parere che lei non diede.
La giudice venne in televisione e tremava come un agnello mentre raccontava le pressioni subite, le telefonate ricevute, l’impazienza dei dirigenti della Questura, e ricordava il caos e la tensione che la telefonata del Premier aveva scatenato.
La giudice era ancora scossa per le conseguenze di quella notte, ma c’eravamo sbagliati.
Tutti loro avevano sbagliato. Non si trattava altro che di una telefonata del Premier che si informava su di una ragazza. Tutto normale. E che sarà mai.
Da domani però ogni volta che mia figlia mi porta un pacco di multe, ci proverò anche io a chiamare in ufficio contravvenzioni, per dire “Non sapete chi sono io”.
Tanto non è reato, e forse mi va pure bene.
La seconda lezione da trarre da questa sentenza è fare tanto di cappello al centrodestra italiano. Ha sempre detto che i giudici sono politicizzati. Che sia vero?
Oppure i giudici sono molto attenti ai climi stagionali, come spiegarsi altrimenti oscillazioni così radicali tra il massimo di una sentenza e la assoluzione?
Però c’è da dire che un vantaggio c’è nell’attuale soluzione: c’è da #starsereni.
Quando nel futuro rileggeremo la storia d’Italia il leader politico che ha firmato le riforme che cambieranno il sistema in vigore dal 1948 non sarà definito un condannato, bensì un politico integerrimo e, in più, perseguitato politico.
C’è da #starsereni appunto: abbiamo un padre della patria a fianco di Matteo Renzi. Che poi questo era il punto, no? L’Italia aveva bisogno di riforme, e se serviva farlo con un condannato, è bastato togliere la condanna.
Un classico caso di montagna che è andata da Maometto.
La assoluzione risolve così il maggiore problema che aveva il Premier, e il maggiore che il presidente Napolitano voleva risolvere.
Si immagina che il Presidente sia stato correttamente terzo mentre si giocavano i destini di tante persone.
Ma forse i giudici sanno interpretare oltre che le parole anche i silenzi. E in ogni caso, coerenti con quello che pensiamo, non arriveremo a contestare neanche questa loro decisione.
Una generazione esce sconfitta da questa sentenza, ha avuto torto.
Ma speriamo che chi ha vinto abbia davvero ragione, e che sia valsa tutta la pena che si è dato.
Non vorrei trovarmi poi nei panni di chi è vittorioso a breve e si vergognerà in futuro.
Lucia Annunziata
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 18th, 2014 Riccardo Fucile
ALFANO GOISCE PERCHE’ NON CAPISCE, AZZOPPATI I DISSIDENTI, SI MARCIA VERSO LA SOLA DELL’AVVENIRE
Il primo commento a caldo lo dà Andrea Marcucci, il coordinatore dei renziani al Senato: “Le sentenze non si commentano e le riforme naturalmente vanno avanti. Le catastrofi di tanti Nostradamus non si avverano”.
Lo sforzo è di mostrare calma e gesso di fronte alla notizia choc di giornata: l’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby.
Ma è chiaro che anche nella cerchia stretta del premier si tirano respiri di sollievo.
Perchè con l’assoluzione di Berlusconi, Matteo Renzi può guardare al cammino delle sue riforme come ad un campo libero da un ostacolo non indifferente: vale a dire l’ipoteca che una eventuale condanna dell’ex Cavaliere rappresentava dentro Forza Italia.
La sentenza sconfigge i frondisti di Raffaele Fitto e Augusto Minzolini, si danno di gomito i parlamentari renziani.
Insomma, le decisioni dei giudici non si commentano, però è ovvio che questa decisione ha un effetto diretto sul dibattito politico.
E l’effetto per Renzi è positivo. Sotto tanti punti di vista: Berlusconi è più forte, il patto del Nazareno è più saldo e qualora questa forza dovesse indurre l’ex Cavaliere a tirare troppo la corda sulla legge elettorale, il premier si è cautelato.
Con la strategia dei due forni: da una parte Fi, dall’altra M5s. Renzi non ha intenzione di abbandonarla, men che meno adesso.
Berlusconi è più forte per i prossimi anni. E lo sono anche le riforme.
Angelino Alfano lo dice esplicitamente: “Si rafforza certamente la strada intrapresa per cambiare con coraggio il Paese sia sul fronte delle riforme istituzionali e legge elettorale sia su quello del rilancio economico, della diminuzione della tassazione, della lotta alla burocrazia”.
Magari nel futuro l’ex Cavaliere continuerà ad avere problemi con la giustizia, per effetto degli altri processi: quello barese sulle escort e quello napoletano sulla compra-vendita dei senatori all’epoca del governo Prodi.
Ma in entrambi i casi, si ragiona nel Pd, si tratta di procedimenti che ancora devono arrivare al primo grado di giudizio.
Quindi, il patto sulle riforme tra Renzi e Berlusconi ha davanti a sè tanto fiato. Insomma, non c’è dubbio: un ex Cavaliere rafforzato porta energia e forza anche a Renzi. E se non dovesse essere così, c’è sempre il piano B.
E’ per questo che, da ormai un mesetto, il premier ha avviato la strategia di dialogo con il M5s. Gli serve per tenere a bada Berlusconi.
E tra l’altro, ragionano i suoi, con l’ex Cavaliere “Renzi è onesto: si è visto anche ieri, dall’incontro in streaming con Di Maio e la delegazione a cinquestelle, quando non ha rinnegato il patto del Nazareno, anzi…”.
Quindi, ora sta a Berlusconi. I renziani sono convinti che non tradirà . Ma se proprio dovesse fare problemi sulla legge elettorale, se — per esempio — non dovesse convincersi sulle preferenze, Renzi ha, dalla sua, la trattativa aperta con Di Maio, una personalità che, peraltro, tra i renziani è sempre più apprezzata per le sue capacità dialettiche e diplomatiche.
Il messaggio nascosto per Berlusconi è: non dimentichi che la proposta del M5s sul ballottaggio di lista e non di coalizione è molto, molto allettante per il Pd, che, al momento, non ha alleati in vista delle prossime politiche.
Mentre Berlusconi ha la necessità di formare una coalizione di centrodestra per correre e ha bisogno di incentivi che inducano i potenziali alleati a stringere patti elettorali con lui.
Insomma, Renzi si sente rafforzato dall’assoluzione di Berlusconi.
Qualche spina resta nel Pd, dove il dissidente Corradino Mineo adombra il dubbio che il patto del Nazareno contenga in realtà anche una promessa di clemenza giudiziaria per Berlusconi.
Ma, ragionano dalle parti del premier, ora che pare sgonfiata la fronda interna a Forza Italia, sono inevitabili effetti simili anche sui dissidenti del Pd.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 18th, 2014 Riccardo Fucile
IL MAGISTRATO ROIA: “BERLUSCONI ASSOLTO PER UNA NORMA CHE PROTEGGE I CLIENTI DELLE PROSTITUTE”
Era stato il primo magistrato ad accorgersene alla fine del 2012, quando il Parlamento aveva appena recepito la convenzione di Lanzarote sui reati sessuali nei confronti dei minori: tra le pieghe di quella legge era stato infilato un cavillo che potrebbe essere stato fondamentale per l’assoluzione di Silvio Berlusconi dall’accusa di prostituzione minorile con Ruby Rubacuori.
Il magistrato è Fabio Roia, pubblico ministero presso il Tribunale di Milano, esperto di processi dove le vittime sono donne e bambini. A quell’epoca, intervistato dall’Huffington Post, aveva spiegato che inspiegabilmente era stata introdotta una scappatoia per i clienti delle prostitute minorenni, uno strumento giuridico chiamato “ignoranza inevitabile”: “Poichè l’età della vittima è fondamentale per capire se sono stati commessi questi reati, prima del recepimento della convenzione di Lanzarote il giudice doveva semplicemente capire se l’accusato si fosse reso effettivamente conto di quanti anni avesse la persona che aveva davanti”.
Il cambiamento, ora, è enorme: “Oggi invece la cosiddetta ignoranza inevitabile è stata estesa a tutti i reati che coinvolgono minorenni, e per le vittime è un indebolimento della loro tutela. L’imputato infatti ha maggiori strumenti per dimostrare di avere fatto ogni accertamento possibile per capire che età avesse la persona, normalmente una prostituta, prima di avere un rapporto sessuale”.
Oggi, pochi minuti dopo la sentenza di secondo grado che ha assolto l’ex premier dalle accuse di concussione e prostituzione minorile, l’avvocato Fausto Coppi ha squadernato una prima spiegazione: “Se mai avesse avuto rapporti con Ruby, almeno per un certo periodo di tempo, non ne conosceva l’età “.
Ecco perchè, secondo Coppi, i giudici hanno deciso che con la ragazza marocchina il reato non c’è stato: “”Quando si usa la formula ‘il fatto non costituisce reato’ di solito c’è la mancanza dell’elemento soggettivo”.
Cioè è mancato il dolo, la volontà di compiere il reato di prostituzione minorile.
Raggiunto nuovamente dall’HuffPost, Roia conferma che l’istituto giuridico inserito nel 2012 “può aver aiutato Berlusconi a essere assolto perchè molto probabilmente è riuscito a dimostrare di aver fatto di tutto per conoscere la vera età ” di Ruby. “Naturalmente occorre attendere le motivazioni ma rimane valido quanto detto a proposito della convenzione di Lanzarote: purtroppo si è indebolita la lotta a favore delle vittime che si dedicano alla prostituzione in quanto i loro clienti possono convincere i giudici che non possono essere rimproverati di non aver accertato l’età “.
Non è detto che questo cavillo fosse ad personam, sta di fatto che nel 2012 il processo Ruby era già cominciato e Berlusconi era reduce dal bunga bunga mediatico.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 18th, 2014 Riccardo Fucile
E SE RESTANO VAGHI DICO CHE SONO IL CUGINO DEL FANTASMA DEL LOUVRE
Non mi interessa se la sentenza della Corte di Appello di Milano sia giuridicamente fondata o meno, ce lo dirà con comodo la Cassazione.
E neanche se sia figlia delle “larghe intese” o del patto del Nazareno.
Da comune cittadino vorrei semplicemente che qualcuno rispondesse a una semplice domanda: come è possibile che una ragazza affidata a una Comunità genovese di recupero e che girava con le pezze al culo sia oggi nelle condizioni di investire milioni di euro ?
Qualcuno ricorderà che a marzo di quest’anno un reportage giornalistico aveva ricostruito le mosse finanziarie di Ruby e le sue peripezie tra Dubai e Playa del Carmen, in Messico, dove l’ex cubista ha fondato un resort di lusso, “Casa Sofia”, dal nome della figlia avuta da Luca Risso.
Karima Al Mahorug si era infatti affidata ad un mediatore, Tufan Moussavi, per aprire un conto da 2 milioni di euro a Dubai, presso la National Bank of Abu Dhabi. Moussavi ha strette connessioni con una delle famiglie più ricche degli Emirati, gli Habtoor, ed aveva portato Ruby a Dubai per investire questa somma cospicua ma di provenienza misteriosa.
La giovane marocchina però “preferisce spendere senza contegno, disse Moussavi a “La Repubblica”, invece che affidarsi ai consigli immobiliari della banda di Abu Dhabi.
Ad Abu Dhabi nessuno sa la provenienza dei due milioni di euro che avrebbe depositato sul suo conto, così come non hanno capito perchè ha cambiato idea sulla loro destinazione.
Dal mattone nell’emirato Kharima ha preferito spostarsi in Messico, senza dare alcuna motivazione.
Al telefono la giovane marocchina era stata intercettata mentre dichiarava di volere 5 milioni di euro da Berlusconi per il suo silenzio sulle notti di Arcore.
Su un foglietto scritto da lei c’era la scritta di 4,5 milioni, anche se la stessa Kharima ha poi negato un’elargizione così significativa, parlando solo di somme necessarie ad evitarle la prostituzione.
Karima El Mahroug, alias Ruby Rubacuori, oggi apre conti bancari negli Emirati, fa business in Messico e conduce una vita di lussi e shopping sfrenato, vive i suoi giorni fra abiti, scarpe, gioielli, orologi, stylist personali e un nuovo buen retiro dorato sulla spiaggia di Playa del Carmen.
Con banche, broker e venditori che la corteggiano .
Oggi Berlusconi è stato assolto perchè la “minorenne” ha negato ogni rapporto con lui: se avesse confermato lo stesso e che l’ex premier era a conoscenza della sua minore età , l’esito sarebbe stato diverso.
Dato che gli organi di polizia e la magistratura sono al servizio dei cittadini, da semplice cittadino esigo di sapere l’origine, l’entità , i tempi e i modi dei proventi della cittadina Rubacuori.
Avendo già uno zio in Egitto, credo non si tratti del lascito di uno zio d’America.
Per il rispetto degli italiani, necessita risposta.
A costo di telefonare spacciandomi per il cugino del fantasma del Louvre.
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Luglio 18th, 2014 Riccardo Fucile
LE COMICHE: IL CSM HA DATO RAGIONE AL MAGISTRATO CHE SMENTI’ MARONI SULL’AFFIDO DI RUBY ALLA MINETTI, OGGI LA CORTE D’APPELLO HA SANCITO CHE FARE PRESSIONI SULLA QUESTURA NON E’ REATO
Assolta. Definitivamente.
Il pm minorile di Milano, Annamaria Fiorillo, è stata assolta dalla sezione disciplinare del Csm dopo essere stata una prima volta condannata alla censura per le sue dichiarazioni pubbliche in merito alla vicenda Ruby.
Aveva smentito in televisione la versione dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, che in Parlamento aveva difeso l’operato della questura di Milano, sostenendo che il magistrato aveva autorizzato l’affido della minorenne Ruby all’ex consigliera regionale del Pdl, Nicole Minetti.
Fiorillo aveva dichiarato che mai aveva dato quell’autorizzazione.
Per questo motivo in un primo momento la sezione disciplinare del Csm aveva inflitto la sanzione della censura che, se fosse stata confermata in Cassazione, avrebbe avuto ripercussioni sulla sua carriera.
Invece, le sezioni unite civili della Cassazione hanno annullato la condanna con rinvio. I giudici hanno fatto presente al Csm che il pm aveva il diritto di difendere pubblicamente il suo onore, e della magistratura, perchè non c’era altra strada per ristabilire la verità su quanto successo: nè il capo del pm nè il Consiglio l’aveva difesa, dunque l’ha fatto lei stessa.
Il magistrato aveva ordinato, disattesa, ai funzionari di polizia che Ruby andasse in una comunità o restasse per la notte in Questura.
Ieri, il sostituto procuratore generale della Cassazione, Eugenio Selvaggi, ha chiesto di nuovo la condanna alla censura.
Ma la sezione disciplinare del Csm, composta dal presidente Michele Vietti, Mariano Sciacca (relatore) Roberto Rossi, Riccardo Fuzio e Alessandro Pepe, ha assolto Fiorillo “per essere esclusi gli addebiti”, cioè la violazione del dovere di riserbo.
Il procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, appassionato difensore del pm, in aula ha ricordato che nelle dichiarazioni pubbliche Fiorillo “ha detto la sua verità che alcuni mesi dopo è stata, in termini indiscutibili , confermata dalle registrazioni (tra lei e i poliziotti, depositate al processo Ruby, ndr).
Annamaria Fiorillo era presente in aula, ma dopo la sentenza che l’ha assolta non ha voluto dire nulla.
Chi le è stato vicino ci ha detto che “è molto rincuorata”. Quando era stata condannata, con orgoglio, aveva detto: “Lo rifarei”.
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Luglio 18th, 2014 Riccardo Fucile
ACCOLTE LE TESI DELLA DIFESA DI COPPI: “NESSUNA PROVA DEI RAPPORTI SESSUALI E NESSUNA MINACCIA ALLA QUESTURA”
Nessuna minaccia e nessun ordine alla Questura per liberare Ruby e non esiste una prova che dimostri rapporti sessuali tra l’ex premier e la ragazza marocchina all’epoca dei fatti minorenne.
Dunque assoluzione dal reato di concussione perchè il fatto non costituisce reato e assoluzione dall’accusa di prostituzione minorile perchè il fatto non sussiste.
Erano state queste le conclusioni della difesa al processo Ruby, rappresentata dagli avvocati Franco Coppi e Filippo Dinacci.
E che, in attesa delle motivazioni della sentenza, sembra siano state fatte proprie dai giudici di corte d’Appello di Milano che hanno mandato assolto l’ex premier.
I due legali avevano basato le loro arringhe sull’assenza di prove certe e sulla logica di alcune circostanze.
In particolare, sulla questione della prostituzione minorile, l’avvocato Coppi aveva sostenuto che «pur ammettendo che ad Arcore esistesse un sistema prostitutivo», dagli atti del primo processo emerge «che in realtà in quelle serate ognuno faceva ciò che voleva. C’erano anche ragazze che, pur senza finire a letto con il padrone, ricevevano comunque dei soldi».
E questo, in assenza di prove contrarie, potrebbe essere accaduto anche a Karima El Marohug che «pur avendo raccontato diverse “panzanate” fino a spingersi a parlare della presenza di cocaina a villa San Martino, mai, nè con i pm nè durante il dibattimento, ha mai ammesso di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi».
Per quanto riguarda l’intervento telefonico del 28 maggio 2010, secondo l’avvocato Coppi «non si trattò di una pressione indebita. Semplicemente Berlusconi credeva davvero che fosse stata fermata in questura una ragazza che lui pensava avesse una parentela con Mubarak e si preoccupò di farla consegnare alla Minetti che in quel momento era un consigliere regionale. Quando parlo di affido non intendeva affatto parlare di una minore ma soltanto del fatto che la Minetti avrebbe potuto farsene carico».
La dimostrazione che Berlusconi agì in buona fede, secondo gli avvocati, risulta proprio dalla circostanza che parlò di una “nipote di Mubarak”.
«Sapeva che in questura stavano accertando l’identità della ragazza e dunque poteva ben immaginarsi che questa circostanza sarebbe stata presto svelata. Invece ne parlò, perchè era convinto di dire una cosa vera».
Tesi originali che oggi Coppi rafforza, appena emessa la sentenza: “Berlusconi potrebbe essere stato assolto perchè se mai avesse avuto rapporti con Ruby, almeno per un certo periodo di tempo, non ne conosceva l’età “.
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Luglio 18th, 2014 Riccardo Fucile
PER L’ACCUSA DI PROSTITUZIONE “PERCHE’ IL FATTO NON SUSSISTE” E PER LA CONCUSSIONE “PERCHE’ NON COSTITUISCE REATO”
Silvio Berlusconi assolto per il processo ruby dalla corte d’appello di milano. Per un capo (l’accusa di prostituzione minorile) perchè “il fatto non sussiste” e per un altro (la concussione) perchè “il fatto non costituisce reato”. In primo grado l’ex premier era stato condannato a 7 anni.
Per il leader di Forza Italia il sostituto pg di Milano, Piero De Petris, aveva chiesto di tener fermi i sette anni di carcere (“pena severa, ma giusta”, ha detto) che gli erano stati inflitti in primo grado per concussione per costrizione e prostituzione minorile. La difesa, invece, con i professori Franco Coppi e Filippo Dinacci, aveva chiesto l’assoluzione per insussistenza dei fatti contestati, puntando anche su tutta una serie di questioni processuali, tra cui l’inutilizzabilità delle intercettazioni, che potrebbero portare all’annullamento o alla riforma della sentenza del Tribunale.
Dopo un breve batti e ribatti tra accusa e difesa sull’inutilizzabilità o meno delle intercettazioni telefoniche in questo processo, i giudici della seconda sezione penale della Corte d’Appello, presieduta da Enrico Tranfa, sono entrati in Camera di Consiglio.
Non erano ancora le 10 del mattino, più o meno l’ora in cui l’ex premier stava entrando alla ‘Sacra Famiglia’ di Cesano Boscone per la sua undicesima giornata ai servizi sociali con i malati di Alzheimer, come prevede il percorso di affidamento in prova a seguito della condanna definitiva per il caso Mediaset.
Venerdì scorso, nel chiedere la conferma della sentenza dei giudici della quarta sezione penale emessa poco più di un anno fa, il 24 giugno 2013, il pg De Petris era partito dalla ricostruzione dell’ormai famosa notte in Questura tra il 27 e il 28 maggio del 2010, quando la 17enne Ruby, portata in via Fatebenefratelli perchè sospettata di furto, venne rilasciata dopo una telefonata dell’ex premier e affidata all’allora consigliere regionale Nicole Minetti.
Secondo il pg, Berlusconi avrebbe fatto pressioni sul capo di Gabinetto della Questura, Pietro Ostuni, e ‘a cascata’ sul funzionario Giorgia Iafrate, al punto da “ordinare” loro con una “minaccia implicita”, e intimidendoli, la consegna della giovane marocchina.
Quanto al reato di prostituzione minorile, poi, per il pg “è certa l’attività di meretricio della minorenne” a Villa San Martino, tra il settembre 2009 e il maggio 2010, e anche altrove. Per la difesa, invece, la condanna di primo grado è basata solo su “opinioni” e su “congetture che servono solo a puntellare prove inesistenti”. Nei confronti di Ostuni ci fu solo una “mera sollecitazione” e poi, secondo i legali, c’è un “dato insuperabile”: la stessa Ruby ha sempre negato di aver fatto sesso con l’allora presidente del Consiglio.
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