Luglio 15th, 2014 Riccardo Fucile
A TERLIZZI FRANCESCA PANZINI ACCUSATA DI AVER DISTRATTO FONDI COMUNALI PER OLTRE UN MILIONE DI EURO NON SOLO VIENE REINTEGRATA DAL SINDACO EX AN, MA PURE PROMOSSA
La arrestano con l’accusa di aver sottratto tributi allo Stato, in quanto dirigente dei servizi finanziari del comune di Terlizzi, in provincia di Bari.
Il comune le toglie funzioni e scrivania, ma poi ci ripensa.
E nonostante l’indagine sia ancora in corso, fa qualcosa in più: la nomina a capo dell’ufficio legalità e a capo dei vigili urbani.
Protagonista di questa storia surreale nella città natìa di Nichi Vendola, al centro di un’interrogazione parlamentare è Francesca Panzini, dirigente del settore servizi finanziari e risorse del comune del barese.
La donna il 9 maggio 2013 sente bussare dai carabinieri che avevano in mano un’ordinanza di custodia cautelare spiccata nei suoi confronti dalla Procura della Repubblica di Trani.
Agli arresti con lei anche il presidente del consiglio di amministrazione della società Censum spa, Vito Redavid, società che gestiva, per conto del comune, l’accertamento e la riscossione di tutte le entrate tributarie delle amministrazioni pubbliche.
Secondo la Procura, i due sarebbero si sarebbero entrambi resi responsabili di tentata concussione, peculato e abuso d’ufficio nella gestione e riscossione dei tributi comunali del 2008, 2009 e 2010.
Nell’indagine è infatti emerso che le somme di denaro dei tributi riscosse dalla Censum, venivano poi riversate al comune in notevole ritardo (in media 230 giorni con un picco di 512 giorni, al fine di far maturare gli interessi sul capitale distratto).
Di più: le somme accumulate (per un importo complessivo pari a 2.283.517,00 euro, dall’aprile del 2010 al giugno del 2011) sarebbero state fatte transitare su un conto corrente intestato ad un società finanziaria riconducibile ai dirigenti della società Censum, permettendo, di fatto, la distrazione di denaro pubblico utilizzato per fini finanziari. Insomma, una vera e propria organizzazione a fini di lucro attraverso i soldi dei cittadini e delle loro tasse.
Dopo un mese dall’arresto, però, il 7 giugno 2013 il tribunale del riesame di Bari ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare ma non ha fatto venir meno l’impianto delle accuse; la Panzini, infatti, risulta ancora indagata dalla procura di Trani per i reati contestati nell’ordinanza di custodia cautelare.
Ma per il comune, la sola scarcerazione è stata presa per un inequivocabile segnale di innocenza della dirigente.
E così, in barba ad ogni cautela e prudenza, il 5 agosto 2013 la dirigente torna al suo posto, il comune le restituisce la scrivania nel settore servizi finanziari e risorse e le ridà anche il ruolo che ricopriva prima dell’arresto.
Come se nulla fosse.
Eppure, sempre secondo l’indagine della Procura di Trani, la Panzini e il suo ‘socio’ Redavid si sarebbero appropriati, tra il 2011 e il 2012, dei versamenti dei tributi locali per un ammontare di circa 1.2 milioni di euro, senza mai versarli nelle casse comunali.
Ma al sindaco, Nicola “Ninni” Gemmato, in carica dal 2012 dopo essere stato eletto con il 62% dei voti in una lista di centrodestra (i suoi esordi politici nel Fuan, poi in An) non ci vuole sentire.
E difende la scelta: “A parte che i fatti dell’inchiesta si sarebbero svolti prima dell’inizio della mia amministrazione — ha detto in una recente intervista ad una tv locale — la dottoressa Panzini è stata scarcerata e il provvedimento di custodia cautelare è stato annullato” e per quanto riguarda la Censum “il rapporto con il Comune è terminato il 3 giugno 2013 ed ora — sono sempre parole del sindaco — è in corso un contenzioso con la società per cercare di riavere le somme riscosse ma non versate al Comune (1.115.000 euro, ndr)”.
L’inchiesta nasce dagli accertamenti della Guardia di Finanza avviati nel 2008 a seguito dei casi delle cosiddette «cartelle pazze», con cui venivano chiesti ai contribuenti di pagare tributi locali che in realtà erano stati già versati.
Una funzionaria comunale del medesimo settore della Panzini, che si era accorta di alcune anomalie ed aveva informato la dirigente indagata, è stata allontanata dal servizio. Fondamentali ai fini dell’inchiesta sono state, poi, le intercettazioni telefoniche tra la dirigente e Redavid, intercettazioni che hanno coinvolto anche il sindaco (amico personale della Panzini) che, tuttavia, non è mai stato indagato.
Al netto dell’inchiesta, tuttavia, per il comune di Terlizzi non sarà facile riottenere le cifre sottratte.
Come si legge dal verbale dell’udienza tenutasi il 18 dicembre 2013 presso il Tribunale di Bari e riportato a corredo dell’interrogazione parlamentare sul caso, la società «…versa in un grave stato di insolvenza…» e «…non esercita più da diversi mesi…» oltre al fatto che «…le è stata revocata dalla Banca d’Italia l’autorizzazione a prestare fidi e sono stati distratti rilevanti cespiti attivi in danno ai creditori…».
Non è finita. Se già tra i cittadini di Terlizzi aveva destato scandalo il ricollocamento della Panzini nelle sue funzioni precedenti l’arresto, lo stupore è stato grande quando, il 18 giugno scorso, con delibera di giunta n. 89, la dirigente del settore servizi finanziari e risorse del comune è stata nominata anche comandante della polizia municipale, nonchè dirigente-assistente dell’assessorato alla Legalità .
Insomma, ad indagine ancora aperta, la Panzini adempirà delicati compiti di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, oltre a proseguire a dirigere il settore finanziario del Comune di Terlizzi.
Una beffa? Affatto. La protesta sta montando nella cittadina, soprattutto da parte di associazioni di consumatori che attendono, con fiducia, l’invio di ispettori da parte di Alfano.
Sara Nicoli
(da “il Fatto Quotidiano“)
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LA REPLICA DEL SINDACO DI TERLIZZI
Pubblichiamo volentieri la replica del sindaco di Terlizzi all’articolo in oggetto
Leggo con stupore articolo apparso su ‘Il Fatto Quotidiano’ e riportato anche dalla Vs testata destradipopolo.net, su quanto è accaduto e accade a Terlizzi.
Articolo carico di inesattezze e di interpretazioni parziali degli eventi. Sono necessarie alcune precisazioni, ma soprattutto una narrativa non faziosa delle situazioni riportate nell’articolo stesso.
Faccio appello ai miei diritti di cittadino e ai vostri doveri di corretta informazione nel chiedere pubblicazione integrale di quanto sotto riportato.
In data 9 maggio 2013 la dr.ssa Panzini, dirigente del comune di Terlizzi, era destinataria di ordinanza di custodia cautelare annullata dal Tribunale del Riesame il successivo 3 giugno. L’ammissione in servizio, dopo qualche giorno di ferie, è avvenuta in data 12 giugno con provvedimento, non del Sindaco ma del Segretario Generale, come per legge.
Con propria sentenza, le cui motivazioni sono state recentemente pubblicate, la Cassazione ha respinto il ricorso del Pubblico Ministero avverso l’annullamento del Tribunale del Riesame e ha chiarito in maniera incontrovertibile che l’ordinanza di custodia cautelare era illegittima: la dottoressa Panzini non andava arrestata.
Nessuna norma vigente impone, e neanche “suggerisce”, al Sindaco di prendere provvedimenti “punitivi” nei confronti di persona indagata, ma mai condannata per alcun reato. L’articolo 27 della Costituzione, 2° comma (“ L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”), citato nell’interrogazione parlamentare in questione, vale anche in casi come questo, a maggior ragione se si considera che la persona in questione non è ‘imputata’ ma ‘indagata’, posizione quest’ultima ben più lieve.
L’interrogazione dei deputati di Sel, paradossalmente, conferma la bontà dell’operato dell’Amministrazione. Infatti i deputati interrogano il Ministro degli Interni per chiedere “…fermo restando il principio di non colpevolezza, di cui all’articolo 27 della Costituzione, comma 2, il procedimento è in corso e, dunque, ancora non sono state accertate le eventuali responsabilità , quali iniziative normative intenda promuovere il Ministro dell’interno al fine di disciplinare la materia con lo scopo di impedire a soggetti che si sono resi responsabili di malversazioni nei confronti della pubblica amministrazione di poter continuare ad operare nel medesimo ente, fino alla definizione delle posizioni processuali…”.
E’ ovvia l’osservazione che le responsabilità di eventuali malversazioni potranno essere accertate solo alla definizione delle posizioni processuali, non capendo come le responsabilità stesse possano essere definite prima che sia la Giustizia ad occuparsene.
La richiesta degli interroganti fa chiaramente intendere che allo stato attuale nessuna legge impone o indica al sindaco comportamenti diversi da quello tenuto, ammettendo gli stessi interroganti che “non sono state accertate le eventuali responsabilità ”.
Quanto al recupero del credito nei confronti della Censum, il Comune di Terlizzi ha da tempo avviato un’azione legale presso il Tribunale Civile di Trani. Il 18 luglio è prevista la prossima udienza.
Va precisato che, contrariamente a quanto riportato nel vostro articolo, la Censum esercita ancora la sua attività presso altri Comuni e non risulta aver subito alcuna revoca dalla Banca d’Italia, essendo la sua attività controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
La Dirigente in questione è stata incaricata temporaneamente dirigente del IV Settore, che comprende al suo interno l’Unità Operativa Polizia Municipale.
Non risulta da nessuna parte che la stessa sia “dirigente-assistente dell’Assessorato alla Legalità ”, non essendoci nella macrostruttura dell’Ente alcun incarico di tale guisa.
È assolutamente falso che la stessa dirigente “adempirà delicati compiti di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria” in quanto la stessa non ha qualifica di ufficiale nè di Pubblica Sicurezza, nè di Polizia Giudiziaria. La temporaneità del suddetto incarico è dimostrata dal fatto che è stato indetto avviso pubblico per la nomina, ex art. 110 D.Lgs. 267/2000, del nuovo Dirigente del IV Settore, che, tra i requisiti obbligatori, dovrà avere esperienza di Pubblica Amministrazione nell’area vigilanza e sarà , lui sì, dotato di qualifica di ufficiale di Pubblica Sicurezza e di Polizia Giudiziaria.
L’avviso pubblico in questione è scaduto ieri, 15 luglio, mentre sono previsti per il prossimo 18 luglio i colloqui con i candidati finalizzati alla selezione del dirigente, la cui nomina è davvero prossima, come si può evincere dai fatti appena narrati.
In ultimo il locale Partito Democratico non ha chiesto le mie dimissioni da Sindaco, anzi, a voler essere precisi, non ha assunto posizioni polemiche circa i fatti oggetto dell’articolo. Non mi risulta stia montando alcuna protesta nella cittadina, tanto meno mi risulta che ci siano “associazioni di consumatori che attendono, con fiducia, l’invio di ispettori da parte di Alfano”.
Nicola Gemmato
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Luglio 15th, 2014 Riccardo Fucile
DA CIVATI A RIZZO E CUPERLO, FINO ALLE PICCOLE GALASSIE DELLA SINISTRA PERENNEMENTE DIVISA
Nell’oceano del consenso renziano, la zattera della sinistra italiana prova a issare l’ultima bandiera.
Il sussulto arriva dalla “Leopolda rossa” organizzata da Pippo Civati a Livorno.
I tre giorni di “PolitiCamp” sono valsi una nuova “associazione apartitica” per tentare di arginare la deriva renziana.
Il nome sarà Possibile, i compagni di viaggio ci sono già : Gianni Cuperlo, tuttora in testa a una delle micro correnti di sinistra del Pd, e Nichi Vendola, leader di quel che resta di Sinistra
Ecologia e Libertà .
Maria Elena Boschi ha commentato con ironia feroce: “A questo punto dell’estate arriva sempre Civati, come le indicazioni dei telegiornali su come ci si ripara dal caldo”.
Pippo e gli associati, invece, promettono di non avere in cantiere un nuovo partito: la galassia della sinistra italiana gode già di un discreto numero di liste, dagli equilibri variabili e dal potenziale elettorale assai incerto.
Vendola e Sel, come detto, hanno appena subìto una separazione: Gennaro Migliore ha fatto le valigie con una decina di parlamentari e si è fatto anche lui la sua associazione: Libertà e diritti.
I fuoriusciti avranno mani libere nel rapporto con Renzi.
Vendola sull’argomento ondeggia : a giorni alterni rifiuta di “salire sul carro del vincitore”, o sostiene che “in autunno bisognerà riprendere il discorso col Pd”.
Il dibattito ha lacerato un partito che alle ultime elezioni politiche del 2013 (da alleato del Pd) ha preso il 3,2 per cento. Poi, alle europee di maggio, si è unito alla Lista Tsipras, contribuendo al 4 per cento finale.
Nel nome del leader greco, in vista delle urne, Vendola aveva seppellito l’acerrima rivalità con gli ex compagni di Rifondazione Comunista (a loro volta uniti con i Comunisti italiani nella Federazione della Sinistra).
Con il decisivo impulso dei garanti “società civile”, l’Altra Europa si è issata al fatidico 4 per cento, utile per eleggere tre deputati a Strasburgo.
Un successo ottenuto senza mai smettere di litigare.
Prima delle elezioni Camilleri e Flores d’Arcais hanno abbandonato il ruolo di garanti in polemica con la composizione delle liste, dopo le urne la decisione di Barbara Spinelli di non rinunciare al seggio (escludendo Marco Furfaro di Sel) è stata l’argomento per una nuova resa dei conti.
Il futuro è incerto: questa settimana gli eletti incontrano la “base”, alla presenza dello stesso Tsipras.
Vendola, rimasto senza eurodeputati, si è defilato. Rifondazione e Comunisti italiani sembrano favorevoli all’adesione.
L’ultima volta che entrarono in un cartello elettorale fu per le politiche del 2013: era la Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, con i Verdi, l’Idv e Luigi De Magistris. Misero insieme il 2,2 per cento.
C’è vita, si fa per dire, anche a sinistra di Tsipras.
Resiste a tutt’oggi l’irriducibile Partito Comunista dei Lavoratori.
Nato nel 2006 da una costola trozkista di Rifondazione, col suo leader Marco Ferrando contribuì al fallimento del secondo governo Prodi.
Alle politiche del 2013 ha preso un incoraggiante 0,26 per cento.
Alle stesse elezioni ha partecipato un’altra lista, oggi scomparsa: il Partito di Alternativa Comunista. Arci rivali di Ferrando e compagni (la Rete ne conserva memorabili invettive), si fermarono allo 0,01 per cento.
Infine, c’è l’indomito Marco Rizzo. Tre legislature nel Parlamento italiano con Rifondazione e Comunisti italiani, una in quello europeo, oggi guida il Partito Comunista (ex Comunisti Sinistra Popolare).
Il congresso (ri)fondativo si è svolto a gennaio. Il motto è lo stesso: “Ritornare tra la gente, ripartire dalle lotte”.
Tommaso Rodano
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Luglio 15th, 2014 Riccardo Fucile
RINCORRERE I POPULISTI DEL MOMENTO NON PAGA: CRESCONO CONSERVATORI, LABURISTI E LIB DEM
Nel 2015 la Gran Bretagna andrà al voto.
David Cameron si gioca la riconferma, in questi 4 anni di governo il leader dei conservatori si è trovato a respingere polemiche sia interne che esterne (ultima in ordine di tempo la presa di posizione isolazionista nella partita delle nomine europee).
Tra meno di un anno dunque gli inglesi si troveranno a scegliere se continuare a dare fiducia al premier uscente oppure votare per il cambiamento.
La lotta si prevede serrata tra Conservatori e Laburisti, senza dimenticare un’incognita che risponde a un nome e a un cognome: Nigel Farage.
Il leader Ukip, il partito ultranazionalista che alle ultime Europee ha sbancato ottenendo un successo per molti (non tutti) inaspettato.
Un consenso però che non sembra più quello di un tempo.
A distanza di poco più di un mese infatti, i sondaggi pubblicate dal Guardian mostrano come Farage stia perdendo terreno e come non riesca ad avere lo stesso appeal delle elezioni Europee.
Se si andasse a votare oggi infatti, l’Ukip si dovrebbe accontentare di un misero 9 per cento, perdendo – e questa fa ancora più rumore – oltre 7 punti percentuali rispetto all’ultima rilevazione.
Dispersione di voti che va in soccorso degli altri tre big (Conservatori, Laburisti e LibDem), tutti e tre in ascesa.
Cameron più di tutti perchè riporterebbe a casa elettori delusi che alle Europee scelsero Farage ma che il prossimo anno sarebbero pronti a ridare fiducia al giovane Pm.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 15th, 2014 Riccardo Fucile
IL COMPAGNO DI MERENDE DI RENZI DOVRA’ RISPONDERE DI UNA SERIE DI REATI FINANZIARI LEGATI ALLA SUA DIRIGENZA AL CREDITO COOPERATIVO
Il senatore di Forza Italia Denis Verdini è stato rinviato a giudizio nell’inchiesta sul Credito Cooperativo di Campi Bisenzio, la banca che ha guidato per 20 anni fino al 2010.
Le accuse vanno dall’associazione a delinquere (per lui, per il consiglio di amministrazione e per i sindaci revisori), alla bancarotta, alla truffa ai danni dello Stato per i finanziamenti ricevuti dalle testate Il Giornale della Toscana e Metropoli Day, del suo gruppo editoriale, a numerose fatturazioni per operazioni inesistenti (compensi per consulenze di cui non si è trovata traccia), all’illecito finanziamento a partiti.
Secondo le accuse, il Credito Cooperativo Fiorentino avrebbe erogato finanziamenti a società e persone fisiche amiche, in contrasto con le norme creditizie, con le regole di corretta gestione aziendale e la prassi bancaria, sottraendole alle finalità cooperative della bancae compromettendone gli equilibri economico finanziari.
L’inchiesta nasce da una costola della grande indagine sulla cricca del G8 e della protezione civile. Il maggiore beneficiario dei finanziamenti della banca guidata da Verdini è stata la società di costruzioni Btp di Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, anch’essi rinviati a giudizio.
Il gup del tribunale di Firenze Fabio Frangini ha stralciato invece la posizione di Marcello Dell’Utri, grande amico di Verdini e cliente della piccola banca di Campi, che gli ha erogato negli anni generosi finanziamenti nonostante una certa sua propensione a non restituire il denaro prestato.
E’ accusato di concorso in bancarotta. Per lui servirà una richiesta di estradizione suppletiva al Libano per poter procedere. La nuova udienza è stata fissata per il 18 settembre 2014.
In tutto sono state rinviate a giudizio 47 persone fra le 69 che erano state iscritte nel registro degli indagati (e tra questi tutti componenti del Cda del Ccf e i sindaci revisori della banca). Ventuno i proscioglimenti o le assoluzioni con rito abbreviato per posizioni considerate “minori”. Quasi tutti i prosciolti, beneficiari di finanziamenti della piccola banca, sono usciti dal processo con la formula “il fatto non costituisce reato”: questo significa che, secondo il giudice, non erano consapevoli, ottenendo i prestiti, di contribuire al dissesto della banca, che il 27 luglio 2010 è stata posta in amministrazione straordinaria e il 26 marzo 2012 in liquidazione, mentre il tribunale di Firenze ne ha dichiarato lo stato di insolvenzail 7 novembre 2012.
Fra le persone prosciolte anche la moglie di Verdini, Simonetta Fossombroni, il fratello dell’esponente di Forza Italia Ettore Verdini e la nipote Serena Verdini.
(da “La Repubblica”)
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Luglio 15th, 2014 Riccardo Fucile
RIFORMA SENATO: IN TOTALE SONO OLTRE SETTEMILA
Inizia l’ostruzionismo sulle riforme costituzionali. Gli uffici impiegheranno la notte a catalogarli e a contarli per fornire – domani – una cifra ufficiale, ma sarebbero oltre settemila gli emendamenti presentati dai vari gruppi parlamentari in aula al Senato. Sessanta sono gli emendamenti della minoranza Pd capeggiata da Vannino Chiti (a cui vanno aggiunti i 48 stilati e inoltrati a nome dell’intero gruppo dem).
Di fatto, si tratta delle stesse proposte di modifica presentate in commissione Affari costituzionali prima che i relatori (Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli) depositassero le loro (poi approvate), ma divisi per chiarezza e ordine nel voto d’aula.
I temi riguardano le competenze e l’elezione del nuovo Senato, la riduzione del numero dei deputati e le immunità .
Cento, invece, le modifiche proposte e presentate dalla Lega, 14 quelle di Ncd. Sarebbero, invece, quasi un migliaio gli emendamenti presentati dai dissidenti di Forza Italia e Gal al pacchetto riforme, nonostante oggi Silvio Berlusconi abbia chiesto ai suoi di continuare a dargli fiducia.
Un emendamento trasversale, a firma Paolo Naccarato (ex Ncd, oggi Gal) ma sottoscritto da 30 senatori, chiede di sottoporre il ddl Boschi a referendum anche qualora venisse approvata con la maggioranza qualificata dei due terzi.
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Luglio 15th, 2014 Riccardo Fucile
PARTITI COME CASERME: “CHI NON E’ D’ACCORDO RISCHIA”… BERLUSCONI PAVENTA IL RICORSO AI PROBIVIRI COME AI TEMPI DI FINI…. MINZOLINI RIUNISCE I SUOI, NEL PD 16 SENATORI PRESENTANO EMENDAMENTI
O con me o contro di me.
Se il patto del Nazareno porta con sè i rischi dell’uomo solo al comando, come minimo il percorso delle riforme mette in evidenza la “svolta autoritaria” all’interno dei partiti.
Senatori rimossi dalle commissioni, dissidenti additati per strada come “frenatori”, ricatti per un governo di fronte al quale non c’è alternativa, messaggi del Quirinale che chiede di fare presto a spazzare via il bicameralismo perfetto.
E al culmine la tentazione di arrivare a ciò che è sempre stato contestato al Movimento Cinque Stelle: il “processo interno” a chi non si allinea.
Talmente è prezioso l’accordo del Nazareno che Silvio Berlusconi oggi ha rispolverato perfino la parola “probiviri” che aveva pronunciato solo in un’altra occasione, cioè quando cacciò Fini, Bocchino e il resto della compagnia.
E dall’altra parte, nel Pd, Giorgio Tonini (vice di Zanda al Senato) che ha più riprese ha avvertito che l’articolo costituzionale che tutela il vincolo di mandato dice solo che uno resta senatore.
E la vicesegretaria Debora Serracchiani l’ha detto ieri chiaramente: “Dico no alla libertà di coscienza”.
E tutto questo, per inciso, con numeri che al momento — in apparenza — sembrano schiaccianti a favore del testo del ministro Maria Elena Boschi, sul quale converge quasi tutta la maggioranza, gran parte di Forza Italia e pure la Lega Nord.
Basta divisioni, ha detto l’ex Cavaliere nella riunione con i gruppi parlamentari a San Lorenzo in Lucina, ma questo non vuol dire che non ci dev’essere dibattito interno.
Però non ha aperto la discussione al termine del suo intervento durato una mezz’oretta: “E ora andiamoci a prendere un gelato”.
Peccato che ora che la sua leadership è cannoneggiata dai risvolti giudiziari e politici la battuta distensiva non è bastata.
Si è alzato Vincenzo D’Anna: fa parte del gruppo Grandi autonomie e libertà , ma è stato eletto con Forza Italia, è considerato un “cosentiniano”.
“Se il sì è incondizionato, dai ragione ad Alfano” dice D’Anna.
Berlusconi risponde quasi stizzito, si racconta: “E allora vai con Alfano anche tu, tanto lo so che sei già con loro”.
Da qui il leader di Fi ne approfitta per avvertire che chi metterà “pubblicamente in difficoltà ” il partito, rischia di essere deferito ai probiviri.
Niente dichiarazioni, niente interviste. Non si deve dare l’opportunità ai giornali di dire che Forza Italia è divisa, a pezzi e via andando.
Il primo a farsi avanti, racconta l’Adnkronos, è stato Daniele Capezzone, che al suo fianco ha Augusto Minzolini: “Presidente, non puoi deferire ai probiviri chi la pensa diversamente”.
E l’ex capo del governo ha ribattuto: “E tu non puoi cancellare 20 anni di storia, ho deciso così, per il bene del partito e del Paese le riforme vanno fatte, ora non possiamo tirarci indietro”.
A quel punto ecco D’Anna, uno di quelli che arrivarono a un passo dalla “repubblica autonoma” di Forza Italia Campania.
Ci danneggi con quelle interviste, gli ha detto Berlusconi. “Presidente allora ci cacci?” gli ha risposto D’Anna facendo risuonare la frase provocatoria dell’allora presidente della Camera. “Se non ti va bene così, vattene pure con Alfano”, “Io da qui non mi muovo”, “E allora così ci fai ancora maggiori danni”.
Tra l’altro i probiviri Forza Italia non ce li ha ancora: nessuno aveva pensato a nominarli da quando è rinato il partito (il 16 novembre 2013).
Ma ora è diventata una priorità . Mossa che non spaventa, se è vero che quelli che vorrebbero le primarie e un ricambio al vertice (Polverini, Fitto, Saverio Romano) hanno già convocato un’assemblea “separata” per domani .
Il Pd non ne parla oggi. Ma da giorni.
Il 7 luglio il vicecapogruppo del Senato Giorgio Tonini spiegava che il voto dell’assemblea dei senatori democratici che aveva appena dato via al testo del governo sulle riforme “impegnerà tutti i senatori ad appoggiare il testo in Aula” e che per quanto riguarda l’articolo 67 della Costituzione che assicura l’assenza di vincolo di mandato “garantisce solo che se si vota in dissenso si rimane senatore”.
“Il regolamento del nostro gruppo — aveva spiegato lo stesso Tonini 4 giorni dopo — prevede la libertà di coscienza dall’indicazione del gruppo solo sui temi etici o sui principi della prima parte della Costituzione, non certo sulla seconda parte della Costituzione che riguarda l’articolazione delle istituzioni”.
E sul vincolo di mandato aveva ormai imparato la lezione: “L’articolo 67 garantisce semplicemente che se si è in dissenso si rimane senatori…”.
Ieri (14 luglio, giorno della presa della Bastiglia) il timbro del vicesegretario del Partito democratico, Debora Serracchiani: “Dico no alla libertà di coscienza dei parlamentari nel voto sulle riforme istituzionali — ha scandito a Radio Anch’io – Nel Pd abbiamo tenuto un confronto molto approfondito per ottenere la quadratura di un equilibrio istituzionale importante per il Paese. Il dissenso è legittimo, ma tutti dovrebbero rispettare la maggioranza del partito e anche gli elettori che li hanno votati”.
Intanto i 16 senatori “dissidenti” del Pd hanno presentato 55 emendamenti.
Tra questi ovviamente anche quello sul Senato elettivo.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 15th, 2014 Riccardo Fucile
MANCAVA SOLO APICELLA ALLA RIUNIONE “ANIMA E CORE” DEI PARLAMENTARI DI FORZA ITALIA..PARLA SOLO LUI: “VOTIAMO LE RIFORME E NON APRIAMO IL DIBATTITO”
“Sono vent’anni che mi date la vostra fiducia e vi chiedo di darmela ancora una volta. Manteniamo fermo il patto anche se non sono le nostre riforme ideali, ma sono quelle possibili visto che siamo all’opposizione”.
Così il leader di Fi, Silvio Berlusconi, parlando alla riunione dei gruppi.
La riunione si tiene in piazza San Lorenzo in Lucina: al centro dell’incontro le riforme in discussione al Senato su cui si registrano diversi malumori da parte di esponenti di Forza Italia.
Nei giorni scorsi il fronte dei dissidenti all’interno dei gruppi parlamentari berlusconiani si era allargato, guidato da Augusto Minzolini e Cinzia Bonfrisco al Senato, ma sostenuto anche da alcune prese di posizione del capogruppo alla Camera Renato Brunetta, molto meno convinto dell’intesa sulle riforme con il Pd del suo collega del Senato Paolo Romani.
“Forza Italia deve essere unita, basta divisioni” ha detto l’ex Cavaliere, secondo quanto riescono a ricostruire le agenzie di stampa.
L’invito dell’ex capo del governo dunque è quello di evitare ulteriori fratture: datemi la vostra fiducia ancora una volta — è stato il ragionamento — in 20 anni non l’ho mai tradita.
L’ex capo del governo ha quindi chiesto ai presenti di evitare di aprire il dibattito.
E così è successo: la riunione lampo si è conclusa dopo meno di 40 minuti perchè l’intervento è stato solo quello dell’ex presidente del Consiglio.
Il ragionamento del leader di Forza Italia è dettato dal realismo politico: “Forza Italia è centrale — ha spiegato — ma, se ci tiriamo fuori dall’accordo, diventiamo ininfluenti perchè Renzi, dopo le Europee, ha acquisito un grande consenso ed ha comunque i numeri per fare le riforme”.
Quanto alla resistenza interna Berlusconi cerca di ammorbidire il fronte, iniziando da Brunetta che avrà il compito di occuparsi di coordinare l’opposizione che Forza Italia deve fare alla politica economica del governo.
Dentro Forza Italia esultano: “Non è un momento facile, ma il nostro #Presidente è sempre il migliore, #ForzaItalia ce la farà ! Avanti con le #Riforme” scrive su Twitter Mariastella Gelmini, vice presidente vicario del gruppo a Montecitorio.
Augusto Minzolini però fa capire che l’assenza di un dibattito non porterà nessuno a cambiare idea: “Io voglio un Senato elettivo” ha ribadito l’ex direttore del Tg1 lasciando la sede del partito.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 15th, 2014 Riccardo Fucile
SONO DISPONIBILI DA DUE ANNI PER INTERVENTI NEL CENTRO STORICO DELLA CITTA’, MA SONO RIMASTI NEL CASSETTO
Cento milioni di euro. Pronti e disponibili.
Per un “Grande progetto” dedicato alla riqualificazione del centro storico di Napoli, patrimonio dell’Unesco dal 1995.
Di tutti questi soldi, 75 provenienti dalle casse dell’Unione Europea, i restanti da quelle regionali, non è stato speso un euro.
Pagamenti a zero, come mostra il database online del dipartimento dello Sviluppo.
E sì che il cuore di Napoli avrebbe bisogno urgente di interventi e restauri.
L’ultima tragica conseguenza del degrado è di pochi giorni fa, quando un ragazzo di 14 anni è stato ucciso dalla caduta di un cornicione nella centralissima Galleria Umberto Primo.
Ma nonostante l’urgenza i fondi sono rimasti nel cassetto.
La denuncia arriva da il Mattino di Napoli, a cui amministratori regionali e comunali hanno risposto rimpallandosi le responsabilità .
Ma lo scaricabarile non cambia la sostanza: nel marzo del 2011, con una delibera della Regione, la Campania si è impegnata ad utilizzare ben cento milioni di euro di fondi strutturali europei per migliorare le condizioni del capoluogo.
Fra i progetti previsti, ci sono interventi di restauro ai Girolamini, a San Paolo Maggiore, al Duomo, all’ex ospedale di Santa Maria della Pace.
Ma soprattutto, ci sono 40 milioni di euro stanziati per la “riqualificazione degli spazi urbani”.
Cosa è stato fatto? Ancora niente.
I primi bandi di gara sono di quest’anno. I lavori però non sono ancora iniziati. E il tempo inizia a scarseggiare: secondo le regole europee infatti quei soldi, disponibili dal 2007, sono “scaduti” in teoria nel 2013.
Regione e Comune hanno ancora due anni per stanziare ed utilizzare i finanziamenti. Altrimenti saranno persi per sempre.
La giunta di Luigi De Magistris non avrà solo questa fretta, in tema di fondi europei. Da Bruxelles infatti sono stati stanziati per i progetti napoletani quasi tre miliardi di euro , spalmati su 139 interventi che vanno dalla costruzione della metropolitana alla messa in sicurezza della rete fognaria, da eventi come l’America’s Cup (per la quale il Comune ha chiesto alla Ue 10 milioni) alla costruzione di centri d’accoglienza per migranti.
Ad oggi i pagamenti effettuati però sarebbero fermi a 700 milioni.
Francesca Sironi
(da “L’Espresso”)
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Luglio 15th, 2014 Riccardo Fucile
IL PREMIER E’ ANDATO A PROPORRE UNA CANDIDATA “AMICA” DI PUTIN E I PAESI DELL’EST NON LA VOGLIONO… REAZIONE ISTERICA: “SI VOTI A MAGGIORANZA”… PERCHE’ INSISTERE SULLA MOGHERINI QUANDO L’ITALIA POTREBBE TROVARE ALTRI CANDIDATI NON COMPROMESSI CON PUTIN?
Pronti al voto a maggioranza su Federica Mogherini Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea.
Lo ha chiarito il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, dopo la diffusione di notizie vicine al presidente designato alla Commissione Jean Claude Juncker, secondo cui il ministro degli Esteri di Roma non avrebbe il gradimento di 10-11 Paesi dell’Unione.
«Juncker è stato designato a maggioranza. A noi nessuno ha mai fatto obiezioni, se ci fossero vorrà dire che anche l’Alto rappresentante sarà designato a maggioranza», ha replicato Gozi alle indiscrezioni che segnalato obiezioni sul ruolo di ministro degli Esteri europeo a Federica Mogherini.
Per Juncker Mogherini è considerata «un buon candidato», ma, appunto, con l’opposizione chiara di dieci-undici Paesi, che le attribuiscono posizioni troppo “morbide” nei confronti della Russia .
Juncker vuole delineare la squadre dei commissari «entro fine luglio, primi di agosto», e la tessera dell’Alto rappresentante è una di quelle fondatentali per costituire il puzzle della nuova Commissione.
Il sottosegretario Gozi sottolinea con forza che «Juncker fa parte di un accordo in cui l’Alto Rappresentante va ai socialisti. Federica Mogherini ha il sostegno unanime di tutti i leader socialisti». Il sostegno dei leader socialisti, ricorda Gozi, «è stato confermato anche sabato nei contatti che i leader hanno preso».
Ma che all’interno del partito socialista si potesse scegliere un candidato più credibile nessuno lo dice.
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