Gennaio 13th, 2016 Riccardo Fucile
BASTA ELIMINARE L’OBBLIGO DI ISCRIVERSI ALLE LISTE DI DISOCCUPAZIONE E NON FIGURERANNO PIU’ NELLE STATISTICHE
Una quota di disoccupati rischia di sparire dalle statistiche Istat.
E non perchè hanno trovato un posto, ma solo grazie a un cambio di regole nei servizi per l’impiego, deciso dal ministero del Lavoro.
La disposizione è contenuta in una circolare approvata a fine dicembre che recepisce le direttive fornite dal Jobs act. E che, segnalano gli addetti ai lavori, avrà anche l’effetto di depotenziare il ruolo dei centri per l’impiego, a vantaggio delle agenzie interinali private.
Ma andiamo con ordine.
Finora l’accesso alle prestazioni sociali era legato all’iscrizione alle liste di disoccupazione presso i centri per l’impiego. Ora, con la circolare del ministero, per ottenere i sussidi, basterà produrre un’autocertificazione per dichiarare il proprio stato di inoccupato, cioè di persona priva di impiego, ma non necessariamente in cerca di occupazione.
“Si può ipotizzare che diminuirà la quota di soggetti che cercano lavoro, non avendo più l’obbligo di dichiarare la propria disponibilità a lavorare per ottenere le prestazioni sociali”, spiega Marta Fana, dottoranda in Economia a SciencesPo Paris.
Fana, va ricordato, è colei che per prima ha segnalato l’errore del ministero del Lavoro sui numeri relativi ai contratti stabili ad agosto.
Insomma, se i senza lavoro decideranno di dribblare il sistema dei centri per l’impiego, allora l’Istat potrà registrare un calo dei disoccupati. Senza che i disoccupati siano calati veramente.
“Il questionario Istat sulla rilevazione delle forze di lavoro — aggiunge la ricercatrice — dedica un’ampia sezione ai contatti con i centri per l’impiego, non a caso. Dall’altro lato, è vero che può aumentare la ricerca informale di lavoro, che però appunto rimane informale”.
E la circolare del ministero può avere un impatto negativo anche sulle politiche attive, cioè su quelle misure pubbliche pensate per trovare un lavoro a chi non ce l’ha.
“I dati dei centri per l’impiego — spiega Fana — sono usati sia dai sindacati sia dalle Regioni per la definizione e lo sviluppo di politiche attive a livello locale. Quindi, al di là della rilevazione Istat, una distorsione nel numero di disoccupati rende questa attività molto meno efficace”
Ma al di là degli aspetti statistici, resta da capire se la circolare implichi un vantaggio concreto per quanti non hanno un lavoro.
“A mio avviso no, i disoccupati italiani perderanno un altro riferimento istituzionale che sono i centri per l’impiego — prosegue Fana — Invece di rinforzarli, questi perderanno il ruolo non solo di mediazione tra domanda e offerta, ma anche quella di monitoraggio. I disoccupati saranno quindi dirottati verso le agenzie interinali. Da decenni i centri per l’impiego vengono accusati di inefficienza e, nonostante le repentine riforme, non sono stati soggetti a veri investimenti sia infrastrutturali sia in termini di competenze”.
La ricercatrice segnala quindi il rischio di un progressivo indebolimento delle funzioni dello Stato: “I disoccupati e gli inoccupati, soprattutto quelli più vulnerabili, saranno sempre più in balìa degli attori privati che in Italia, ma non soltanto, agiscono e rafforzano clientele e rapporti di forza sempre più diseguali”.
Infine, la circolare fornisce anche una precisazione sull’assegno di ricollocazione: si tratta di una dote economica da spendere presso un’agenzia per ritrovare lavoro.
Il documento spiega che sarà riconosciuta “solo ai disoccupati percettori della Naspi, la cui durata di disoccupazione ecceda i quattro mesi”.
Questa postilla, sottolinea Fana, lascerà fuori dal recinto del beneficio tutta una serie di lavoratori in difficoltà : “Vengono esclusi tutti i percettori di Dis-coll, quindi ex collaboratori, tutti i precari che non hanno Naspi e quelli i cui requisiti maturati danno diritto a assegni di disoccupazione di durata inferiore. Insomma, qui la platea dei beneficiari si riduce”.
Stefano De Agostini
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 13th, 2016 Riccardo Fucile
L’EX GOVERNATORE DEL PIEMONTE: “NON ESISTONO PIU’ IDEOLOGIE, SALVINI NON MI PIACE, IL CENTRODESTRA NON HA UN LEADER”
E’ stato tra i fondatori di Forza Italia. Nel ’94 faceva parte di Publitalia nel gruppo guidato da Marcello Dell’Utri. “Avevamo tanto entusiasmo. Però Berlusconi si è rivelato meno decisionista di Renzi”
La transumanza azzurro-berlusconiana è ormai un’Onda perenne, con la maiuscola, che bagna l’ampia spiaggia del Pdr, il Partito democratico renziano futuro Pdn, Partito della nazione.
L’ultimo nome che allunga l’elenco degli ex forzisti iscritti al renzismo è quello di Enzo Ghigo, governatore del Piemonte dal 1995 al 2005.
Dal centrodestra di B. al centrosinistra di Renzi.
Che differenza c’è? (Ghigo ride, apre la porta di casa e posa le buste della spesa). Battute a parte, c’è un dettaglio importante: il centrosinistra finalmente adesso ha un leader, mentre il centrodestra non ce l’ha più.
A Torino lei ha detto che voterà per Fassino, il sindaco uscente.
E mi stupisco di tutto questo clamore. Non sono più un esponente di partito, sono un semplice cittadino.
Però qualche consenso ce l’ha ancora.
Evidentemente sì. Moltissimi amici miei hanno votato Renzi già alle Europee.
Fassino ha telefonato?
Sì e mi ha ringraziato.
Airaudo, il candidato di Sinistra Italiana, ha ironizzato e infierito.
Voto Fassino proprio perchè gli ex di Rifondazione non sono più con lui.
Anche Fassino era comunista, un tempo.
Se lo vedessi ancora così non lo voterei. Oggi non ci sono più le ideologie.
Il Partito della Nazione contro i grillini. È il nuovo bipolarismo.
A Torino temo una vittoria del Movimento 5 Stelle. Sono perplesso sulla loro cultura amministrativa. Fassino invece è stato un bravo sindaco
E il centrodestra?
Non ha nemmeno il candidato e dubito che possa arrivare al ballottaggio.
In più c’è la deriva populista.
Salvini non mi piace.
Berlusconi è finito?
Non rinnego il mio passato, anzi. A lui sono grato ma il processo ineluttabile del tempo colpisce tutti. Lo dico con grande affetto.
Sono tantissime le prime file berlusconiane passate con Renzi. Non è solo semplice trasformismo. È un processo politico.
Non dimentichiamo che lo stesso Berlusconi fece il patto del Nazareno.
Detto questo.
Un certo bipolarismo sta per finire e Renzi è un leader nuovo.
La mutazione genetica del Pd.
Se non ci fosse stata l’innovazione berlusconiana oggi non avremmo Renzi.
Renzi è figlio della vostra rivoluzione liberale.
È figlio di quel cambiamento senza dubbio, ne ha colto soprattutto l’elemento leaderistico.
Lei è stato tra i fondatori di Forza Italia. Nel ’94 faceva parte di Publitalia, il primo nucleo forzista guidato da Marcello Dell’Utri.
Avevamo tanto entusiasmo. Però Berlusconi si è rivelato meno decisionista di Renzi. Aspetti, me lo faccia dire in un altro modo.
Come?
Renzi non ha avuto gli avversari di Berlusconi.
Nè girotondi, nè piazze.
Esatto, la sostanza è questa.
Dell’Utri cosa le direbbe oggi?
Ha altri pensieri e me ne dispiace. Ma sono certo che il dottor Dell’Utri mi direbbe “bravo”.
Lei sconfisse Livia Turco alle Regionali nel 2000, avrebbe mai immaginato un giorno di appoggiare Piero Fassino?
Mai. Ma lei avrebbe mai immaginato uno come Renzi che sparigliava tutto?
Ghigo fassiniano. Farà effetto dalle sue parti.
Però mi faccia dire che qui ho inventato la politica della “concordia istituzionale”. A Torino, i soldi per le Olimpiadi li ho portati io con il governo Berlusconi. E sono stato il primo a credere nello Slow Food di Carlin Petrini.
Farà comizi?
Mi limiterò a qualche incontro. Aspetto di vedere le liste per muovermi.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 13th, 2016 Riccardo Fucile
LA REAZIONE: “E’ UNO SCERIFFO, NOSTRO DIRITTO DIFFIDARE PER UN APPALTO A UNA SOCIETA’ NON IN REGOLA”
A Quarto i consiglieri 5Stelle vengono epurati, mentre a Civitavecchia i grillini epurano i consiglieri degli altri partiti.
La storia è questa. Nel Comune in provincia di Roma, il sindaco pentastellato Antonio Cozzolino ha fatto richiesta per sospendere tutti gli esponenti dell’opposizione.
Se ciò avverrà , tutto a un tratto, durante le riunioni del consiglio comunale di Civitavecchia, nel periodo della sospensione, saranno presenti solo gli esponenti 5Stelle, senza contraddittorio.
Sa di assurdo ma è così. Un’assemblea comunale monocolore.
Lunedì il sindaco Antonio Cozzolino incontrerà il Prefetto per discutere dell’eventuale sospensione dei consiglieri.
Il motivo? “Un’ingerenza di una gravità inaudita – spiega il primo cittadino – da parte dell’opposizione in una gara d’appalto non ancora chiusa: un vero e proprio atto intimidatorio”.
Il riferimento è al bando per la costituzione del fondo immobiliare. Tutti i consiglieri di opposizione hanno presentato una “diffida” all’amministrazione e alla commissione di gara “dal procedere all’aggiudicazione in favore della Namira (unica società in gara ndr) per carenza dei presupposti soggettivi stabiliti nel bando”.
Alla fine la gara non è stata aggiudicata ma rinviata per la quarta volta.
Il bando infatti, come spiega lo stesso Cozzolino, “è andato deserto. Non c’è stata alcuna aggiudicazione in quanto l’unica società che ha partecipato non ha fornito nei tempi previsti le auto certificazioni richieste. Il problema quindi non è stato quello della mancanza di requisiti, ma dell’assenza di documentazione”.
Al di là dell’esito, il primo cittadino vuol procedere alla cacciata dei consiglieri di opposizione, rei di aver presentato la diffida e sulla base dell’articolo 142 del Tuel, che prevede la sospensione dei consiglieri per atti contro la costituzione, atti ripetuti contro la legge o per motivi di ordine pubblico.
“Il loro comportamento è inqualificabile, impossibile da pensare in un paese civile. Hanno fatto sì che la diffida ad aggiudicare la gara a Namira fosse notificata venerdì scorso anche ai membri della commissione che si sarebbe riunita lunedì”.
I consiglieri sono sbalorditi.
“Il nostro è un atto politico”, spiega la consigliera del Pd Rita Stella, che aggiunge: “La diffida è un avviso che si invia quando la gara è in corso. L’abbiamo mandata per conoscenza anche al ministero dell’Interno e all’Autorità anticorruzione, come può esserci una volontà intimidatoria? Per noi ci sono delle incongruenze perchè la società in realtà non ha i requisiti richiesti. Avrebbe dovuto avere la maggioranza di capitale detenuta da un istituito bancario o assicurativo e invece questa società è formata da persone fisiche e capitali privati. La verità è che il sindaco Capuozzo si sta comportando come uno sceriffo e a noi non sembra di essere incorsi in un reato”.
Far west grillino a Civitavecchia. Una Quarto al contrario.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 13th, 2016 Riccardo Fucile
INTERVISTA ALLA GHISLERI: “IL 13,2% DI ELETTORI CINQUESTELLE IN DUBBIO SE RICONFERMARE IL VOTO”
L’effetto Quarto apre una crepa nel Movimento Cinque stelle, anche nei sondaggi. Una scossa del grado 0,8 della scala Ghisleri, con conseguenze sul lungo periodo. Alessandra Ghisleri è l’infallibile sondaggista delle campagne elettorali di Berlusconi e ora i suoi sondaggi di Euromedia Research sono un appuntamento fisso a Ballarò: “Quarto — spiega – è un’incidente per gli elettori del movimento Cinque Stelle. Nei quattro giorni successivi al giorno in cui il caso è esploso l’M5S ha perso quasi un punto, ma i dati dicono soprattutto che Quarto ha aperto una riflessione nel loro elettorato di questo tipo: non basta l’onestà ma serve anche la competenza e meccanismi di selezione, filtri”.
Dottoressa Ghisleri, proviamo ad analizzare il caso con le sue schede. Partendo dalle intenzioni di voto.
La nostra rilevazione, dopo 4-5 giorni di fermento sul caso Quarto, dice che c’è stata la perdita di quasi un punto: lo 0,8. L’M5S passa dal 27,5 al 26,7. Però il dato più significativo non è questo. È un altro: il 13,2 per cento degli elettori del M5S, che corrispondono a circa il 3,5 del voto totale, dichiara di essere ad oggi indeciso della conferma del proprio voto al Movimento e di dover valutare in attesa che la vicenda si chiarisca definitivamente. Significa che si è insinuato un ragionevole dubbio.
Si spieghi meglio.
Il loro elettorato inizia a riflettere, perchè capisce che quando si diventa politici e stai a contatto col potere hai possibilità di incappare con le cosiddette mele marce. E servono filtri, selezioni, competenza. Mi spiego meglio: Grillo, Di Battista, Di Maio, hanno puntato tutto sull’onestà , dicendo che chi è sfiorato da qualunque macchia deve allontanarsi. Ma non basta. È passato che comunque la permeabilità alla camorra c’è stata. E allora uno si domanda: come ti proteggi la prossima volta?
Andiamo con ordine. Approfondiamo meglio la crepa che si è aperta in termini di fiducia.
E qui veniamo al secondo cartello. Luigi Di Maio perde, in termini di fiducia, il 2,4% che, tra i suoi elettori, diventa il 3,7%. La gente è rimasta stordita: mentre loro dicevano che non sapevano del ricatto al Sindaco uscivano le intercettazioni in cui emergevano i loro nomi sulle vicende di Quarto.
Se ho capito il suo ragionamento, la reazione tutta basata sull’onestà e sull’espulsione non è sufficiente.
Esatto. Il 38% dice che Quarto è solo un incidente e tra questi il 90% dei 5Stelle. Il 40,5% degli intervistati invece dichiara che il Movimento è ormai “come gli altri partiti”, di questi il 4,4% del loro elettorato. Se sommiamo questo all’8% sempre del loro elettorato che non risponde significa, anche in questo caso, che si è insinuato il dubbio che anche tra le loro fila, una volta arrivati al potere, sono come gli altri. Se andiamo all’ultima grafica, si chiarisce quale è l’oggetto della riflessione.
L’ultima tabella è la seguente: se dovesse emergere dalla intercettazioni che Fico o Di Maio erano messi al corrente del ricatto sulla Capuozzo, dovrebbero essere espulsi.
Il 40,2 % degli elettori dei Cinque stelle dice che dovrebbero essere espulsi seguendo le regole del Movimento, mentre il 35 % è contrario alla possibile espulsione. Che significa? In base alla logica stretta del Movimento 5 Stelle tutti i rappresentanti che esulano dalle regole dovrebbero essere espulsi. Tuttavia in questo caso emerge una “giustificazione” di ruolo perchè sono stati colpiti i vertici del Movimento a cui l’elettorato si sente legato. Questi infatti rappresentano per gli elettori il valore della continuità . Questo è un atteggiamento più da Partito che da Movimento, infatti crolla la diversità , nel senso che difendere i propri vertici è tipico degli elettorati di tutti i partiti. Dunque questa prova di Quarto porta i Cinque Stelle al bivio tra Movimento e Partito. La loro forza è mantenere i punti fermi sull’onestà e sulla rigidità delle regole.
Quando lei parla di effetto Quarto parla di un effetto nazionale, ovviamente, di valore politico nazionale.
Certo, come quando il caso De Luca faceva perdere voti al Pd del Nord più che della Campania. E a livello nazionale i messaggi che, laddove governano, ci sono problemi, come Livorno, Gela, Quarto, iniziano a percepirsi.
Dove vanno i voti dei delusi dei Cinque stelle?
Nel non voto. Questo è un movimento che nasce da gente scontenta di altri partiti e leggeva il cambiamento nelle parole di Grillo. Se viene delusa da Grillo si rinchiude nel suo scontento.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 13th, 2016 Riccardo Fucile
STESSA RICHIESTA PER L’IMPRENDITORE CESARANO, RAS DELLE POMPE FUNEBRI, CHE AVREBBE SOSTENUTO PRIMA IL DEM E POI I GRILLINI
I carabinieri di Pozzuoli hanno chiesto l’arresto in carcere dell’ex consigliere grillino Giovanni De Robbio, dell’imprenditore delle pompe funebri Alfonso Cesarano, dell’ex assessore Pd di Quarto Mario Ferro e di altre otto persone, per lo più familiari e collaboratori di Cesarano.
La richiesta è contenuta in un’informativa che non rappresenta un obbligo per il pm della Dda di Napoli Henry John Woodcock.
Il magistrato sta vagliando le notizie di reato trasmesse dai militari, allegate all’inchiesta sui ricatti a Cinque Stelle e sul voto di scambio politico mafioso nascosto dietro l’elezione del consigliere più votato dell’amministrazione di Rosa Capuozzo. De Robbio è accusato anche di tentata estorsione al primo cittadino per l’ormai nota vicende delle foto aeree della villa della famiglia di Ignazio Baiano, il tipografo marito della Capuozzo.
I carabinieri sono arrivati alle collusioni tra politica e camorra a Quarto indagando sui Cesarano, ritenuti vicini al clan Polverino, e sui metodi intimidatori coi quali gli imprenditori delle onoranze funerarie intendevano ottenere il ‘monopolio’ del ramo nell’area flegrea: manifesti strappati, concorrenza presa a schiaffi pubblicamente o minacciata attraverso proposte che non si potevano rifiutare.
L’informativa riporta ampi stralci dei verbali di Angelo Tarantino, l’imprenditore ‘convocato’ dai Cesarano nei loro uffici per provare a convincerlo a stringere accordi con le buone o con le cattive.
Dall’ascolto delle intercettazioni è spuntato fuori l’impegno di Cesarano per la campagna elettorale conclusa con la vittoria del Movimento 5 Stelle.
Scrivono i carabinieri: “Alfonso Cesarano aveva rivolto la sua attenzione sul candidato del Partito democratico Mario Ferro, ma a causa di una pronuncia del Consiglio di Stato, la lista del Pd è stata esclusa al la tornata elettorale del 31 maggio 2015” (va però ricordato che Ferro non era candidato, ndr)”.
I militari definiscono Ferro “collante e strumento di comunicazione tra Cesarano e De Robbio”. In questo scenario matura la scelta dei Cesarano e dell’ex Pd di sostenere il grillino. In una intercettazione del primo giugno, citata nel primo decreto di perquisizione, Giacomo Luigi Cesarano parla con Biagio Gargiulo di un ‘tavolo’ al quale si sarebbero seduti loro, Ferro e De Robbio per stabilire l’accordo: i voti dei Cesarano sarebbero andati a De Robbio in cambio della designazione dell’assessore alle politiche cimiteriali.
L’informativa richiama i brogliacci di intercettazioni che provano il sostegno elettorale di Ferro e Cesarano a De Robbio. Ferro si sente spesso con i due.
Contatti per scambiarsi impressioni sulla campagna e per concordare consegne di materiale elettorale.
Il 13 giugno, il giorno prima del ballottaggio, l’ex Pd chiama l’imprenditore vicino al clan Polverino. Così i carabinieri riassume la conversazione: “Ferro caldeggia Cesarano affinchè “i compagni dell ‘altra volta” non cambino “parte” ·
Dalla telefonata si capisce che Cesarano si interessa anche delle elezioni in atto a Giugliano.
(da agenzie)
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Gennaio 13th, 2016 Riccardo Fucile
CRESCE IL TURISMO MONDIALE DI OLTRE IL 10%, IN ITALIA SOLO DEL 4,7%
Aumentano la presenza e la spesa dei turisti stranieri in Italia, ma del volano che Expo 2015 avrebbe dovuto rappresentare per la Penisola c’è ben poca traccia.
A cominciare dal milione di cinesi che, stando alle previsioni dell’ex commissario Giuseppe Sala, avrebbe dovuto invadere l’Italia.
E’ questa la sintesi estrema dell’articolato aggiornamento di Bankitalia sul turismo internazionale relativo ai primi dieci mesi dell’anno.
Durante i quali, a fronte di trend di crescita dei flussi di turismo mondiale anche a doppia cifra, le spese dei viaggiatori stranieri in Italia sono solo lievemente aumentate, attestandosi a 32.135 milioni (+4,7% sul 2014).
E producendo così un avanzo di 12.970 milioni di euro (era 11.860 milioni nello stesso periodo dello scorso anno) rispetto alle spese fatte dagli italiani all’estero, ammontate a 19.164 milioni.
Nello specifico, la spesa degli stranieri arrivati nei confini nazionali per qualche giorno di villeggiatura (quindi non per affari o altri motivi) è stata pari a 21,3 miliardi di euro (+6,3% sul 2014).
Dalla classifica dei viaggiatori più ‘spendaccioni’ vengono conferme, ma anche alcune sorprese. I turisti tedeschi rimangono saldamente sul più alto gradino del podio, con 4,95 miliardi di euro spesi in Italia, seguiti da quelli statunitensi (3,91), francesi (3,18), dai sudditi della regina Elisabetta (2,72), dai viaggiatori svizzeri (2) e austriaci (1,4).
I turisti asiatici hanno speso complessivamente 2,2 miliardi di euro, ma è il Giappone a fare la parte del leone (circa 1,3 miliardi di euro), mentre la Cina non arriva a 300 milioni di spesa (292), peraltro arretrando sensibilmente rispetto al dato dell’analogo periodo dello scorso anno (389 milioni di euro).
Degno di nota è il balzo della spesa degli australiani (1 miliardo contro gli 858 milioni del 2014), mentre risulta più contenuto l’incremento sul fronte canadese (920 milioni contro 881).
Il dato dei pernottamenti conferma lo stato di buona salute del turismo italico: il numero di viaggiatori stranieri che hanno trascorso almeno una notte in albergo ha avuto un incremento (+4,5%) e i pernottamenti per vacanza sono aumentati del 5,8% (da 189,8 a 192,9 milioni).
Numeri in linea e in alcuni casi addirittura inferiori a quelli misurati sui primi otto mesi dall’ultima indagine della ‘European Travel Commission’ su un panel di paesi europei. Che però non hanno avuto il traino di una esposizione mondiale.
A ben guardare, poi, da alcune delle oltre cento tabelle presenti nell’analisi di via Nazionale emerge la certificazione, almeno parziale, del flop di Expo 2015 come elemento catalizzatore di turismo per l’Italia.
E soprattutto per la Lombardia, dove Regione e sistema camerale avevano addirittura dato vita ad una società ad hoc per favorire ‘lo sviluppo turistico della Lombardia in occasione dell’anno di Expo’.
Gli organizzatori di Expo hanno sempre parlato di una stima, mai smentita, pari a circa otto milioni di visitatori stranieri che avrebbe dovuto essere calamitati dall’evento. Milioni aggiuntivi, naturalmente, rispetto ai flussi turistici che tradizionalmente sono ospitati dall’Italia.
Ebbene, stando ai dati elaborati da Bankitalia il numero di viaggiatori stranieri in Italia è sì aumentato, ma di 1,9 milioni di unità , passando da 43,2 a 45,2 milioni.
Ma il dato più clamoroso riguarda la Lombardia, che ha visto aumentare il numero di visitatori generici di appena 736mila unità (da 17,5 a 18,2 milioni).
Mentre i viaggiatori giunti in Lombardia per passare un periodo di vacanza è aumentato di appena 583mila unità , passando da 5,5 a 6,1 milioni.
Numeri, questi, che trovano conferma nel dato sulla spesa degli stranieri approdati in Lombardia fino al 30 ottobre di quest’anno e che ha avuto, nel confronto con lo stesso arco di tempo del 2014, un incremento inferiore alle aspettative: da circa 2 a 2,25 miliardi di euro. In tutto ciò, incredibilmente, non solo non è ancora dato sapere il volume di ricavi prodotto dalla vendita dei biglietti di Expo, ma soprattutto quanti stranieri hanno visitato la manifestazione e da dove provenivano.
Elementi, questi, che, chiunque si occupi di turismo sa bene quanto siano preziosi per fare una analisi oggettiva sui flussi, tentare di profilarli e calibrare al meglio le azioni di promozione e commercializzazione del brand Italia sui mercati del turismo mondiale.
Alberto Crepaldi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 13th, 2016 Riccardo Fucile
TORINO, VOLANO PAROLE GROSSE, REQUISITA L’AUTO: “MAI DETTO LEI NON SA CHI SONO IO”
Chi si trovava a passare di là non ha potuto fare a meno di sentire alzare i toni, come se si stesse sfiorando il diverbio con la vigilessa che ieri sera, in piazza Solferino, ha multato la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Stefania Batzella. L’interessata giura di non aver mai pronunciato l’italica intimazione «Lei non sa chi sono io!», sempre sulla lingua del potente di turno: «Non mi sono assolutamente qualificata come consigliera — chiarisce — Ho solo fatto notare all’agente che avevo sul parabrezza il tagliando del Consiglio regionale che permette di entrare nel parcheggio riservato ai consiglieri».
Certo i vigili non sono stati a vedere se fosse “cittadina portavoce” o semplice cittadina, e quando poco prima delle 18, appena uscita dal Consiglio regionale, la grillina di Susa è stata trovata senza assicurazione, l’hanno multata: 800 euro (500 se pagherà entro 5 giorni) e in più il sequestro dell’Audi grigia, che potrà riprendere una volta pagata la multa e dimostrato di essere assicurata.
L’auto è stata portata in un garage custodito del Consiglio regionale, anzichè in deposito.
E, nel frattempo, a soccorrere la 5Stelle è arrivato un altro consigliere, il collega del Pd Elvio Rostagno.
«Sono giunto in un secondo momento — racconta Rostagno — ad animi quietati, dopo che la collega è venuta negli uffici del nostro gruppo per chiedere di poter usare il nostro parcheggio. La capisco, intendiamoci. Del resto chi non si arrabbierebbe per una multa? Perfino un grillino anticasta».
Batzella nega tutto: «Non ho preso nessuna multa, sono una persona onesta e non devo rispondere a nessuno di quello che faccio».
Sostiene: «Ho subito un’ingiustizia». Ma non spiega quale: «Non devo spiegare ai giornali».
E tiene a rimarcare di essere una «cittadina prestata alla politica, che combatte ogni giorno contro le ingiustizie». Non c’è ragione di dubitarne.
Chi era presente ha raccontato di averle sentito fare riferimento alla sua carica istituzionale di fronte alla vigilessa con il blocchetto dei verbali in mano, pronta a sequestrare l’auto senza assicurazione a bordo.
«Non è nel mio stile — ribatte Batzella — Tutti i giorni combatto i privilegi della casta, figuriamoci se ne adotto i vizi».
La consigliera Batzella era già balzata all’onore delle cronache la scorsa estate per aver sottoscritto la polizza vita UnipolSai riservata ai membri di Palazzo Lascaris. Ironia della sorte, il suo nome venne fuori proprio dall’elenco pubblicato dai 5Stelle per denunciare il privilegio. Si scusò: «Non ho capito cosa stessi firmando».
Sul caso, che ha fatto molto rumore negli ambienti politici torinesi, si registra il commento del segretario regionale del Pd, Davide Gariglio: “Si tratta di un incidente che può capitare a tutti, assume un tenore diverso considerato che la protagonista è tra coloro che rivendicano sempre una superiorità rispetto a tutti. Personalmente non ho mai pensato che avessero il monopolio della moralità in politica e ancora una volta sono loro che ci danno la conferma dell’inesistenza della loro tanto sbandierata diversità . Poi se è vero quanto la cronaca riferisce, che addirittura sia stata sottolineata la carica istituzionale ricoperta, in questo caso il comportamento è particolarmente condannabile”.
Gabriele Guccione
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 13th, 2016 Riccardo Fucile
“SERVE ESPERIENZA E LUI E’ STATO UN BUON SINDACO”
Il partito della nazione entra anche nella partita delle elezioni amministrative a Torino. Una parte del centrodestra è pronta a votare Pd e Piero Fassino, che cercherà la riconferma al suo ruolo da sindaco.
L’ex presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo, ex manager di Publitalia portato in Forza Italia da Marcello Dell’Utri e ora uscito dalla politica, ha fatto sapere che al primo turno delle elezioni voterà convinto per l’attuale primo cittadino.
Lo ha detto senza aspettare il lancio di un candidato delle forze del centro-destra e senza vedere chi andrà al ballottaggio.
“È una valutazione che ho fatto stando al di fuori della politica — spiega a ilfattoquotidiano.it l’ex governatore che ha lasciato la politica tre anni fa rifiutando la candidatura al Senato -. Non faccio più politica attiva, ma continuo a vivere in questa città e ritengo che Fassino sia il miglior candidato”.
Un altro arrivo dal centrodestra potrebbe essere quello di Silvio Magliano, consigliere comunale di Area popolare e vicinissimo a Comunione e Liberazione che potrebbe entrare nei “Moderati”, stampella dei dem.
Al momento resta a guardare invece il centrista ed ex vicepresidente del Csm Michele Vietti, in attesa di capire quali posizioni prenderà Fassino.
Ghigo vede il “suo” centrodestra in crisi.
Mentre il Partito democratico, il Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana hanno già annunciato i loro candidati, a cui bisogna aggiungere anche Marco Rizzo per il Partito comunista, dall’altra parte Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia devono ancora decidere cosa fare nel grande risiko del voto delle grandi città : Roma, Milano, Napoli, Bologna e — appunto — Torino.
Quindi, di fronte all’assenza di un candidato forte, alcuni stanno già guardando le alternative e tra questi c’è chi, in un possibile ballottaggio tra Fassino e la candidata grillina Chiara Appendino, sceglierebbe la seconda, mentre Ghigo preferisce l’ex segretario dei Democratici di sinistra.
“Lo conosco da anni e si è comportato bene sia come sindaco, sia come presidente della Città metropolitana”.
Un compito — quest’ultimo — da non sottovalutare, secondo l’ex berlusconiano: “Non dimentichiamoci che è un ruolo che richiede capacità ed esperienza.
I Cinque stelle non hanno esperienze e anzi certe amministrazioni grilline stanno per saltare in aria, per questo non voglio che vincano loro”.
A Torino si ricreerebbe un partito della nazione, quindi?
“Non sono mai stato contrario a questi accordi, neanche quando Forza Italia aveva deciso di appoggiare il Pd di Matteo Renzi sull’ambito delle riforme costituzionali. Ho visto bene anche l’appoggio di Ncd al governo di Enrico Letta prima e a Renzi poi. Non faticherei a riconoscermi in queste alleanze”.
Amareggiato il coordinatore regionale di Forza Italia Gilberto Pichetto Fratin: “Sono rimasto un po’ stupito perchè Ghigo è stato dieci anni presidente della Regione e poi parlamentare. Da lui mi aspettavo un certo senso di appartenenza”.
Invece non è così. “Sta accadendo ciò che è successo a Roma con il governo Renzi, sostenuto da persone elette nella fazione opposta”.
Il riferimento è ai transfughi di Forza Italia, come Denis Verdini e altri.
“Ma qui ci troviamo di fronte a una persona sola”, conclude Pichetto Fratin.
Simile l’opinione di Giorgio Airaudo, candidato di Sinistra Italiana: “A Torino si ripropone il modello nazionale di Matteo Renzi, che si allarga a ex di Forza Italia e a uomini di Cl per paura di perdere. È un biscotto ai danni di tutti quelli che chiedono un cambiamento”.
Per l’ex segretario Fiom il ritardo della scelta dei candidati del centrodestra è sospetto: “Penso che sia una crisi quasi voluta: usare le amministrative per essere utili a Renzi. Così si producono tanti ‘nazareni’ a livello locale”.
Andrea Giambartolomei
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 13th, 2016 Riccardo Fucile
PROROGA DI TRE MESI… IL GOVERNATORE CHANDY: “MODI LO FACCIA TORNARE, DEVONO RISPONDERE ALLA LEGGE INDIANA”
Massimiliano Latorre resterà in Italia fino al 30 aprile. Lo ha deciso la Corte Suprema indiana riunitasi per discutere della permanenza del fuciliere italiano nel Paese.
Il fuciliere, accusato con Salvatore Girone della morte di due pescatori, sarebbe dovuto rientrare a Nuova Delhi tra due giorni, ma i suoi legali, riferisce il giornale, hanno chiesto alla Corte un’estensione del periodo di permanenza in Italia per via delle sue condizioni di salute.
“Considerando il fatto che il governo indiano non ha obiezioni — ha detto il giudice Anil R Dave — è concessa a Latorre un’estensione di tre mesi per fare rientro in India”. Lo stesso giudice ha fatto sapere che l’ambasciatore italiano in India dovrà firmare un documento nel quale assicura che il marò tornerà in India in aprile.
Il 12 gennaio Nicola Latorre, presidente della Commissione Difesa del Senato aveva commentato così l’imminente scadenza del permesso accordato al marò per curarsi dai postumi dell’ictus subito a New Delhi nel 2014: “Massimiliano Latorre non tornerà in India e, anzi, si stanno approfondendo le possibilità per chiedere che anche Salvatore Girone rientri in Italia”.
Immediata la reazione del governatore del Kerala: Latorre deve tornare in India ed essere processato sotto la legge indiana.
“I marò italiani hanno commesso un crimine in territorio indiano e quindi devono rispondere alle leggi indiane” aveva spiegato Oommen Chandy, sottolineando l’intenzione di chiedere “al primo ministro Narendra Modi di far tornare in India il fuciliere di Marina nei tempi previsti dalla sua licenza”.
Per il governatore del Kerala Modi deve “prendere forti misure per portare questi colpevoli in India”.
In mattinata le dichiarazioni del presidente della Commissione Difesa oltre a provocare la reazione immediata del Kerala, hanno allarmato i pescatori della regione: il responsabile del Kerala Fisheries Coordination Committee, Charles George, ha accusato il premier Modi di “cedere alle pressioni della comunità internazionali” e di “tradire il popolo” mentre il segretario della Federazione nazionale dei pescatori ha criticato il governo di New Delhi per “aver trascurato i diritti dei pescatori ad avere giustizia” per la morte dei due colleghi.
L’incidente che ha coinvolto la petroliera italiana Enrica Lexie su cui viaggiava un team di sei fucilieri di Marina è avvenuto il 16 febbraio 2012 a 20,5 miglia nautiche al largo delle coste del Kerala.
In un primo tempo il processo nei confronti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone era stato affidato alle autorità keralesi.
Successivamente però la Corte Suprema ha stabilito che il Kerala non aveva i poteri per farlo ed ha trasferito il procedimento a New Delhi.
(da agenzie)
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