Gennaio 16th, 2016 Riccardo Fucile
LA CAPUOZZO CONSERVA UN’AMPIA MAGGIORANZA 14 A 9… E MARTEDI’ VERRA’ SENTITA DALL’ANTIMAFIA ACCOMPAGNATA DA UN BUS DI SOSTENITORI
Nuovi risvolti del caso Quarto nei verbali degli interrogatori a Roberto Fico e Alessandro Nicolais.
L’interrogatorio dell’ 8 gennaio.
“Io non ho mai saputo dalla Capuozzo la vicenda nei termini in cui ve l’ha illustrata”. Così Roberto Fico, del Direttorio del M5S, al pm Woodcock nell’interrogatorio in qualità di teste dell’8 gennaio scorso, dopo che il magistrato gli ha letto le dichiarazioni del sindaco di Quarto Rosa Capuozzo, laddove si dice impaurita dalle minacce del consigliere comunale Giovanni De Robbio.
“Ho appreso dai giornali che la vicenda era più profonda e dettagliata rispetto a quanto riferitomi dalla Capuozzo. La Capuozzo non mi ha mai parlato in modo espresso e diretto delle minacce e della bagarre con De Robbio. Ha detto però che De Robbio insisteva per l’affidamento ai privati dello stadio di Quarto, e che gli voleva far incontrare imprenditori in una sede non ufficiale e che lei si era rifiutata”.
Come mai Giovanni De Robbio, il consigliere comunale M5s di Quarto indagato per aver tentato di favorire persone legate alla camorra, ottenne tanti voti? Chiede infine Henry John Woodcock.
E Fico risponde. “Ciò non ha suscitato in me particolari perplessità : ho immaginato che si sia dato da fare più di altri, facendo una campagna elettorale a tambur battente e vecchio stile, che per la verità non è particolarmente condivisa dal M5S”.
La versione della Capuozzo.
Il Movimento Cinque Stelle ed in particolare Robero Fico, big del direttorio pentastellato erano a conoscenza delle pressioni subite dal sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, finita in un’inchiesta dell’Antimafia di Napoli.
A rivelarlo è proprio il primo cittadino del Comune campano nell’ultimo interrogatorio, davanti ai magistrati.
Nicolais: “Il sindaco di Quarto parlava con Fico a casa”.
“La Capuozzo mi ha riferito che parlava saltuariamente, di solito nei fine settimana, con Fico, ma non so cosa si dicessero. Mi risulta che la Capuozzo si incontrasse, unitamente al vicesindaco Perotti che me lo ha confermato, a casa di Fico. In una circostanza la Capuozzo mi disse che a casa di Fico c’era anche Di Maio”.
Così l’ex capogruppo del M5s a Quarto Alessandro Nicolais interrogato dal pm Henry Jhon Woodcock il 12 gennaio scorso. Nicolais è stato ascoltato come persona informata sui fatti in riferimento a una intercettazione telefonica con il sindaco Capuozzo in qui quest’ultima manifesta una forte preoccupazione per le presunte minacce da parte del consigliere comunale Giovanni De Robbio.
Rosa Capuozzo in commissione Antimafia.
Rosa Capuozzo, sindaco di Quarto espulso dal M5S, sarà accompagnata da un nutrito gruppo di sostenitori, martedì prossimo, 19 gennaio, a Roma in occasione dell’audizione in commissione Antimafia.
L’appuntamento è fissato alle 20. Nonostante le dimissioni di due consiglieri pentastellati, il gruppo di maggioranza rimane abbastanza coeso intorno alle posizioni del sindaco. Proprio per sostenere la Capuozzo nel delicato momento, i consiglieri hanno fatto sapere che organizzeranno con amici e simpatizzanti un pullman per recarsi nella capitale e svolgere un’azione di presidio presso la sede dell’antimafia durante l’audizione. Il sindaco, intanto, sta lavorando al rimpasto della giunta dopo le dimissioni di tre assessori.
Scendono a 14 consiglieri a sostegno sindaco di Quarto.
La maggioranza dei consiglieri rimane compatta sulla linea di Rosa Capuozzo – afferma Gianluca Carotenuto, consigliere che da qualche settimana è entrato nella civica assemblea, in surroga di Ferdinando Manzo, dimessosi a fine dicembre per motivi personali, prima che la vicenda giudiziaria entrasse nel vivo -. Da 16 passeremo a 14, un numero, comunque, sufficiente per continuare a sostenere l’amministrazione e a procedere nel programma del sindaco”.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 16th, 2016 Riccardo Fucile
DIRITTI CIVILI, LA PASCALE A MUSO DURO: “IL DIRITTO DI UN BAMBINO NON LO DECIDE IL SESSO DI UNA COPPIA”… POI L’AVVISO: “NOI LIBERALI DI FORZA ITALIA VI ABBIAMO VOTATO PERCHE’ SIATE AL NOSTRO SERVIZIO, QUINDI FATE QUELLO PER CUI VI ABBIAMO MANDATO IN PARLAMENTO, LE VOSTRE IDEE PERSONALI NON CI INTERESSANO”
“E’ una legge sulla quale non c’è altro tempo da perdere, sulla quale il Paese è indietro da decenni e che col voto segreto sarà condotta in porto in tempi rapidi.
Il premier Matteo Renzi interviene sul dibattito interno al suo Pd (e non solo) sulle unioni civili, per avvertire che «nel giro di qualche settimana sarà legge» in nome del «buon senso».
Su questo punto il governo, fatta eccezione per Alfano e i pochi centristi, è piuttosto compatto. Perchè «siamo tra i pochissimi in Europa a non avere ancora una legge – scrive su Facebook il ministro Politiche agricole Maurizio Martina – La società e i cittadini sono più avanti».
Il dibattito è dentro ma ormai anche fuori il Parlamento.
Al Family Day del 30 gennaio a Roma, annuncia il presidente del Comitato “Difendiamo i nostri figli” Massimo Gandolfini, «saremo oltre mezzo milione di persone. In piazza ma «senza simboli di partito», è la parola d’ordine.
Ma il colpo di scena della giornata si è consumato dentro Forza Italia.
Trascorse 36 ore dall’indicazione di voto data da Silvio Berlusconi a tutti i 91 parlamentari riuniti («Voteremo no al ddl Cirinnà »), interviene via Instagram la sua compagna Francesca Pascale, sponsor da sempre delle unioni.
E lo fa attaccando con asprezza la deputata e responsabile giovani Annagrazia Calabria (in attesa di un figlio) la quale nei giorni scorsi aveva bocciato il ddl Cirinnà col quale «si scambiano desideri degli adulti con diritti dei bambini».
La Pascale è tranchant come mai finora: «Cara onorevole, il diritto di un bambino non lo decide il sesso di una coppia – scrive – Questa legge è sbagliata, vero, ma noi liberali di Fi che vi abbiamo votato per stare al nostro servizio pretendiamo che facciate ciò che siete chiamati a fare, le vostre idee non ci riguardano».
Per concludere così: «Se tuo figlio nasce gay, che fai, gli dai olio ricino?»
Nel partito di Berlusconi è calato il gelo, zero commenti, il leader silente.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 16th, 2016 Riccardo Fucile
“AL SENATO LA MAGGIORANZA DEI NOSTRI SENATORI NON CONDIVIDE LA LEGGE, MA ALLA CAMERA E’ DIVERSO”
«Chi, come me, si è sempre battuta per l’estensione dei diritti e per mettere al primo posto la tutela dei bambini, al di là dei pregiudizi di parte e di partito, non potrà che votare questo disegno di legge, con la certezza che potrà sempre essere migliorato in futuro. E io mi impegnerò per migliorarlo».
Michela Vittoria Brambilla, ex ministro, deputata di Forza Italia e presidente della Bicamerale per l’infanzia, annuncia il suo (futuro) sì al ddl Cirinnà .
E il cambio di posizione di Berlusconi?
«Nessun cambio di posizione. Berlusconi è determinato a regolamentare le unioni civili, così come a rispettare la libertà di coscienza sui temi etici. Ed è sempre stato così. Che poi la maggioranza dei nostri senatori non condivida i contenuti del ddl Cirinnà o guardi ad essi con sospetto, non è una novità per nessuno. Alla Camera gli equilibri saranno diversi».
Da laica, ci è rimasta male?
«Non si tratta di uno scontro tra laici e cattolici. Tra l’altro, io sono cattolica. Chi segue questa falsariga perde di vista il punto più importante: il superiore interesse del minore. I bambini e le bambine inseriti nella realtà di una coppia omosessuale esistono già , il legislatore non può voltarsi dall’altra parte ignorando le loro esigenze di tutela. Che possono essere garantite solo con la stepchild adoption, che li rende figli a pieno titolo con tutti i diritti di cura, mantenimento, ereditari».
L’affido rinforzato sarebbe un buon compromesso?
«Assolutamente no, sarebbe del tutto inadeguato alla protezione dei bambini, che non possono restare nel limbo di status precari e reversibili ma hanno bisogno di certezze. Scelgo senza esitazioni la stepchild».
Tanti chiedono lo stralcio.
«Non sono d’accordo. Mi impegnerò per migliorare il testo che ci arriverà dal Senato con diverse criticità . Il fronte di discussione sarà ampio e mi auguro si potrà arrivare a soluzioni più condivise. Ma chi, come me lotta per l’estensione dei diritti e per mettere al primo posto la tutela dei bambini, al di là dei pregiudizi di parte e di partito, non potrà che votare sì. Il riconoscimento delle unioni civili e degli istituti connessi non è più rimandabile, compresa l’adozione del figlio del compagno. Lo dice anche la Corte europea per i diritti dell’uomo».
Chi ha vinto il braccio di ferro in Forza Italia?
«Mi sembra davvero miserevole ridurre un tema così serio al rango infimo di uno scontro intra-partitico».
FI s’è dimostrata disattenta rispetto a un mondo che cambia?
«Un partito in cui si discute su un tema come questo è un partito che cerca di interpretare la società , un’opinione pubblica variegata che giustamente conosce anche incertezze e contraddizioni. Ma un punto deve essere chiaro: la ricchezza di una grande forza liberale quale Forza Italia è sempre stata anche la sua polifonia e la sua capacità di dare ascolto e tribuna a tutte le opinioni, rappresentando ogni diversa anima del Paese. Così accade anche oggi».
Tommaso Labate
(da “il Corriere della Sera”)
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Gennaio 16th, 2016 Riccardo Fucile
FU IL PRIMO A PROPORLE VENTI ANNI FA
Luigi Manconi presentò il primo disegno di legge sulle Unioni civili nel 1995.
Sono passati più di venti anni, il senatore pd è rimasto fuori dal Parlamento dal 2001 al 2013 e quand’è tornato l’ha trovato fermo dov’era: in un Paese che non è ancora stato capace di riconoscere uguali diritti ai suoi cittadini.
Cosa pensa del manifesto dei cattolici dem per cambiare il ddl sulle Unioni civili?
«Siamo tutti vittime di un linguaggio deformato fino alla falsità . Viene definita questione eticamente sensibile ciò che è, in realtà , un fondamentale diritto della persona. Certamente, un tema che chiama in causa visioni del mondo, morali private ed etiche pubbliche, ma che in primo luogo rimanda a un essenziale principio di eguaglianza, ovvero la tutela della pari dignità , a prescindere dagli orientamenti sessuali. In effetti non si tratta nemmeno della conquista di un nuovo diritto, ma dell’imperativo costituzionale a rimuovere un ostacolo al riconoscimento della piena uguaglianza per cittadini oggi discriminati ».
Molti di coloro che contrastano la legge dicono di voler riconoscere quel diritto, ma solo se si elimina la parte sull’adozione del figlio del partner.
«Si aggiungerebbe, così, un’ulteriore discriminazione: quella tra i minori all’interno di una coppia eterosessuale e i minori all’interno di una coppia omosessuale. Si tornerebbe, dunque, a quella disparità tra figli nati dentro il matrimonio e figli nati fuori, che la riforma del diritto di famiglia del ’75 aveva superato».
L’” affido rafforzato” può essere un punto di mediazione?
«No. Anche l’affido rafforzato discriminerebbe tra bambino e bambino. Esattamente ciò che tutte le carte dei diritti raccomandano di evitare in nome della tutela del soggetto più vulnerabile. E si ricordi che l’adozione da parte del partner non comporta alcun automatismo: sarà comunque il tribunale dei minori a valutare l’idoneità di quel genitore e di quel nucleo familiare».
Il centrodestra vi accusa di voler introdurre surrettiziamente la pratica dell’utero in affitto.
«È un argomento strumentale. La pratica della gestazione surrogata riguarda nella stragrande maggioranza le coppie eterosessuali e resta in ogni caso fuori legge in Italia. E’ evidentemente una questione delicata. Da affrontare, a mio avviso, senza ricorrere a un rigido sistema veti e proibizioni. Ma se la si vuole risolvere con intelligenza, occorre una revisione della legge sulle adozioni».
Crede che chi abbia tirato fuori quest’argomento miri a far saltare l’intera legge?
«Mi auguro di no. Anche perchè assistiamo alla solita caricaturale rappresentazione di un conflitto simulato tra opinioni che sarebbero fondate eticamente, patrimonio esclusivo dei soli cattolici, e una concezione individualistica, edonistica e libertaria che sarebbe quella dei laici. E invece, nella volontà di un’unione civile o di un matrimonio omosessuale c’è, eccome se c’è, un’intensa domanda morale».
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 16th, 2016 Riccardo Fucile
LE ADOZIONI IL PRIMO BANCO DI PROVA
L’idea di un raccordo, di un coordinamento, di una regia unica, senza scomodare la definizione di partito o di nuova Dc, viene coltivata da qualche cattolico.
Dentro e fuori il Pd. Avanzano infatti una serie di nodi sui temi etici, le coppie gay e le adozioni sono solo il primo di una serie.
Poi arriverà l’eutanasia (a marzo in Parlamento), l’utero in affito, la teoria gender.
«Crimini contro l’umanità » secondo la visione del cattolico dem Beppe Fioroni. «E non dobbiamo ricostruire nessun collegamento con la Chiesa perchè non ci siamo mai scollegati», aggiunge
Il dibattito sulle unioni civili si svolge quasi tutto dentro al Partito democratico. Per la prima volta nell’era renziana, il confronto è svincolato da correnti e da simpatie o meno per il capo.
Ma è possibile che nell’aula del Senato assisteremo all’”unità dei cattolici”, vecchio ritornello dell’epoca di Camillo Ruini.
Il no all’adozione dei figliastri è trasversale. Va dal Pd (28 senatori firmeranno l’emendamento per l’affido rafforzato) agli alfaniani, a Forza Italia, alla Lega e persino ai 5stelle.
Può essere l’occasione per un ritorno al passato, nella fantasia di alcuni. Se lo augura Maurizio Sacconi, senatore Ncd, laico di cultura cristiana, conservatore. «Ci si deve ritrovare creando un coordinamento unico a prescindere dai partiti. Per contrastare la deriva nichilista», dice
In questa fase, i cattolici del Pd, sebbene sfavorevoli alla stepchild adoption, sono stati molto attenti a non mischiarsi con i colleghi di altre sigle.
«Mi avevano invitato i popolari di Dellai racconta Ernesto Preziosi -, ho detto cortesemente di no».
Anche il manifesto valoriale dei 37 deputati promosso da Alfredo Bazoli e Ernesto Preziosi non ha cercato adesioni fuori dal perimetro dem.
Al Family day però la fotografia sarà quella di politici schierati uno contro l’altro su tutto il resto, eccetto che sulle materie etiche. Fioroni ci sarà e Gasparri pure, per dire.
E i cattolici in cammino, come dice Bersani? «Non credo che Bersani sia un teologo. Io resto nel magistero di Francesco: accoglienza per il peccatore, intransigenza per il peccato», risponde Fioroni. E il 90 per cento dei cattolici italiani la pensa come lui, assicura.
Ma l’epoca Ruini è finita, dice Bazoli. «Le parole di Galantino, segretario della Cei, sono sagge equilibrate e rispettose dell’autonomia del legislatore», sottolinea.
Meglio così, aggiunge Preziosi, già vicepresidente dell’Azione cattolica, forse il più vicino alle gerarchie della Chiesa: «Il dirigismo di prima non ha pagato. Comunque oggi non sarebbe riproponibile. Dopo Ruini c’è stata una sfaldatura tale da ecludere una linea univoca della Chiesa».
Quindi liberi tutti, altro che unità ?
A Bazoli va bene così, un’altra cattolica come Flavia Nardelli che ha rifiutato la firma al “manifesto” pure.
Ognuno vive la fede con la sua coscienza anche in politica. Ma Preziosi non esclude una regia, anch per le prossime battaglie. «Dobbiamo andare verso questa soluzione, ma senza coinvolgere le gerarchie. Lo possiamo fare nel Pd attirando culture diverse».
Facendone davvero un partito plurale. «Non come la Dc, ma come l’Ulivo», sentenzia Preziosi.
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 16th, 2016 Riccardo Fucile
TRE SAGGI PER IL FUTURO PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA: SI PARTE DA UNA ROSA DI OTTO
Si parte da una rosa di otto nomi: si tratta di Francesco Gaetano Caltagirone, patron del gruppo Caltagirone; Gina Nieri, supermanager di Mediaset, Giuseppe Pasini, ex presidente di Federacciai; il costruttore di Agrigento Giuseppe Catanzaro; Adolfo Guzzini della Guzzini Illuminazione di Macerata; Giorgio Marsiaj di Torino; Luca Moschini di Napoli; Valentino Vascellari di Belluno.
Da questa lista, di cui dà notizia l’Ansa, si passerà al sorteggio dei tre saggi che a loro volta determineranno le candidature finali per la corsa alla presidenza di Confindustria.
L’Ansa spiega che nella lista, ancora riservatissima, al momento compaiono otto nomi, ma è previsto che debbano essere almeno sei e possono salire a nove.
L’estrazione dei tre saggi sarà il 28 gennaio.
Con le nuove regole (il debutto sulle procedure per elezione del presidente della recente riforma del sistema di via dell’Astronomia) il loro lavoro – che da sempre rappresenta un passaggio chiave e delicato nella procedura per l’elezione del leader degli industriali – è oggi ancora più incisivo: per “promuovere una selezione qualitativa dei candidati” – come sottolinea il documento di attuazione della riforma – gli viene infatti affidata “una azione proattiva che superi il ruolo meramente notarile della loro azione di consultazione”; e per questo scopo è stato ritenuto “necessario individuare un paniere di figure appartenenti al sistema associativo di particolare rilievo, lasciando alla successiva procedura di estrazione dei nomi una relativa oggettivazione della terna finale”.
Il documento della Commissione Pesenti, che ha varato la riforma, sottolinea anche “i vantaggi del meccanismo di estrazione rispetto al meccanismo elettivo” precedente: “consistono nell’evitare che si inneschino attorno alla nomina dei saggi inopportune dinamiche competitive, con l’ulteriore effetto collaterale di disincentivare la disponibilità di figure di alto profilo”.
I saggi sonderanno il consenso sulle autocandidature (altra novità della riforma, perchè precedentemente i nomi dovevano esclusivamente emergere dal lavoro di consultazione della base), raccoglieranno altre “proposte, indicazione e priorità “, e verificheranno “possibili alternative autorevoli espresse dal sistema”.
Solo gli aspiranti che al termine della verifica dei saggi risulteranno avere almeno il 20% del consenso (rispetto ai voti rappresentati dai delegati dell’assemblea) potranno poi ufficializzare la loro candidatura.
Quindi, il 17 marzo un consiglio generale straordinario designerà il nuovo leader (che presenterà programma e squadra il 28 aprile), e sarà poi l’assemblea di maggio a eleggere il nuovo presidente.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 16th, 2016 Riccardo Fucile
DOPO AVER SCROCCATO L’AFFITTO DELLA CASA A FIRENZE, ORA VORRA’ RICAMBIARE IL FAVORE AL COMPAGNO DI MERENDE
Marco Carrai, l’alter ego di Matteo Renzi dalla metà degli anni novanta, potrebbe arrivare a palazzo Chigi.
A due anni dall’insediamento del premier, la notizia è di quelle che rischiano di modificare gli equilibri nella macchina di governo. Carrai, 40 anni, toscanissimo, è l’unico membro del “Giglio magico” che finora non ha avuto incarichi istituzionali, ma che ha sempre continuato a lavorare per Renzi, tessendo reti di rapporti con mondi di potere e think tank politici ed economici, italiani ed internazionali, da Israele fino a Comunione e liberazione.
Fonti di palazzo Chigi confermano che il premier stia pensando all’operazione Carrai, ma smentiscono che il ruolo sia quello ipotizzato oggi dal Fatto quotidiano e ribadiscono che “Marchino”, prima di approdare a palazzo, dovrà sciogliere “ogni eventuale conflitto d’interesse”.
E tuttavia l’approdo è più che un’idea o un’indiscrezione: è un progetto pronto a prendere corpo.
Sul Fatto di oggi si ipotizza per il braccio destro del premier un ruolo nel comparto sicurezza, precisamente nel settore della cyber security, in cui a detta di molti osservatori l’Italia sconta un certo ritardo rispetto alle altre potenze occidentali.
Carrai, imprenditore versatile, è tra o soci fondatori di “Cys4”, una società dedicata alla sicurezza informatica, insieme a Leonardo Bellodi, ex manager delle relazioni esterne di Eni: la società ha come partner tecnologici anche alcuni esperti israeliani, paese molto più avanti dell’Italia in questo settore.
Palazzo Chigi però, nel confermare la suggestione Carrai, smentisce categoricamente questa ipotesi di un ruolo diretto nel campo dei servizi.
Le opposizioni però vogliono vederci chiaro. E così già nei prossimi giorni, alla prossima riunione del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza) la questione pare destinata a finire all’ordine del giorno.
Non senza una certa vis polemica. Francesco Ferrara, che rappresenta Sel- Sinistra italiana al Copasir, spiega ad Huffpost: “Chiederò che il comitato convochi il governo in audizione per fare chiarezza. Ci preoccupa e meraviglia l’idea di voler privatizzare anche gli apparati di sicurezza, c’è il timore che si voglia creare un ‘super servizio’ in concorrenza con gli apparati dello Stato. Se poi, a capo di questa agenzia, con poteri da 007, dovesse andare per ‘chiamata diretta’ un uomo del premier come Carrai, sarebbe davvero inopportuno”.
In ogni caso, alla vigilia del rimpasto alla guida del Pd, l’operazione Carrai potrebbe aprire spazi importanti a un’altra operazione che Renzi ha in mente da tempo: quella di affidare la guida del partito a Luca Lotti.
Fino ad ora, Lotti è stato il plenipotenziario a palazzo Chigi, e in quel ruolo è stato sempre definito “insostituibile” dentro il giglio magico.
Per questo, dopo le regionali, l’idea del premier di mettere mano ai vertici del partito non è decollata.
Tra agosto e settembre l’ipotesi era stata quella di affidare la macchina del Pd Stefano Bonaccini, governatore emiliano che poi è stato eletto alla guida della Conferenza Stato-Regioni.
In questo contesto, l’unico davvero in grado di prendere il posto di Lotti è proprio Carrai, che vanta col premier lo stesso rapporto di assoluta fiducia.
Resta da capire se Carrai prenderà le deleghe che attualmente sono di Lotti, o allargherà il suo campo di azione anche in altri settori.
(da “Huffingtonpost“)
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Gennaio 16th, 2016 Riccardo Fucile
LE VERIFICHE DELLA MAGISTRATURA SMENTISCONO LA VERSIONE UFFICIALE DEL M5S…LA CAPUOZZO AMMETTE DIVERSI CONTATTI CON IL DIRETTORIO
I capi del Movimento 5 Stelle sapevano che c’erano forti contrasti tra i propri eletti al Comune di Quarto. Per questo fu organizzata una riunione alla quale partecipò anche Roberto Fico.
Le verifiche svolte dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dal sostituto Henry John Woodcock – titolari dell’inchiesta sulle infiltrazioni della camorra nell’amministrazione cittadina e sul «voto di scambio» che ha tra gli indagati Giovanni De Robbio dei 5S, Mario Ferro del Partito Democratico e il boss Alfonso Cesarano – forniscono la ricostruzione di quanto accaduto negli ultimi tre mesi nel paese del napoletano.
E smentiscono quella ufficiale fornita dai vertici del Movimento.
Il resto lo fa il sindaco Rosa Capuozzo che nel corso dell’interrogatorio di due giorni fa – il quinto in appena tre mesi – ha modificato la versione iniziale cominciando ad ammettere le informazioni passate al «direttorio» del quale fanno parte, oltre a Fico, anche Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista.
Finora la donna aveva sempre negato di aver informato i leader del Movimento del ricatto subito da De Robbio che minacciava di rivelare l’abuso edilizio in casa del marito se non gli avesse dato mano libera per poter orientare alcuni appalti.
In realtà inizialmente aveva addirittura escluso che si trattasse di una estorsione, minimizzando la «pressione» subita.
Un atteggiamento che le ha fatto rischiare l’incriminazione per falsa testimonianza o addirittura per favoreggiamento visto che le conversazioni intercettate fanno emergere una realtà ben diversa, dando conto dei suoi contatti con il direttorio proprio riguardo ai suoi rapporti con De Robbio.
Il verbale è ancora segreto ma secondo le indiscrezioni che filtrano dalla Procura nell’ultimo interrogatorio – durato oltre quattro ore e segnato anche da momenti di grave tensione – Capuozzo ha parlato a lungo delle comunicazioni con Roma e degli incontri con Fico, che in un’occasione avrebbe anche deciso di partecipare alla riunione del consiglio comunale proprio per cercare di comporre la frattura interna visto che tra gli eletti alle ultime amministrative del maggio scorso c’erano scontri accesi sulle nomine, sulla scelta degli assessori, ma anche sulle deleghe legate agli affari del Comune.
Ha chiarito anche che cosa accadde con Di Maio visto che nei colloqui con alcuni consiglieri – intercettati dai carabinieri – spiegava di avergli chiesto di intervenire non escludendo la possibilità «che ci devono commissariare».
Ha «ricordato» gli altri contatti con il presidente della commissione di vigilanza sulla Rai.
I nuovi atti processuali saranno depositati lunedì mattina al tribunale del Riesame che dovrà pronunciarsi sul sequestro di materiale ordinato nei confronti di De Robbio e degli altri indagati ordinato il 24 dicembre scorso.
Nel frattempo sono state disposte nuove verifiche proprio sulle ammissioni del sindaco.
A pesare sulla scelta di Capuozzo di collaborare con la magistratura può aver pesato, oltre al rischio di finire sotto inchiesta, la scelta del Movimento di decretare la sua espulsione, ma anche il fatto che suo marito è stato indagato dalla stessa procura di Napoli proprio per l’abuso edilizio.
L’inchiesta riguarda le possibili infiltrazioni nel Comune, ma anche il ruolo di De Robbio rispetto agli altri esponenti del Movimento 5 Stelle verso il quale la camorra avrebbe deciso di dirottare i voti inizialmente destinati al candidato del Partito Democratico dopo l’esclusione della lista decisa dal Consiglio di Stato.
E dunque l’esame dei nuovi atti processuali sarà importante per capire la direzione presa dall’indagine.
Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini
(da “il Corriere della Sera”)
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Gennaio 16th, 2016 Riccardo Fucile
PIERLUIGI BOSCHI HA INCONTRATO IL PRESUNTO CAPO DELLA P3 TRAMITE MUREDDU, COINVOLTO IN UN’INDAGINE A PERUGIA
«Conosco Pierluigi Boschi. Con lui ci siamo incontrati due volte tra luglio e giugno 2014 in un ufficio di via Ludovisi a Roma. E c’era anche Flavio Carboni».
Chi parla con La Nazione è Valeriano Mureddu, personaggio misterioso, figlio di un pastore trapiantato a Rignano (abitazione a poca distanza da quella di Tiziano Renzi), oggi residente ad Arezzo.
Conferma anche il discusso e pluricondannato faccendiere sardo: “E’ vero, ho messo a disposizione l’ufficio di via Ludovisi, Mureddu è un mio amico, con lui c’è quasi un rapporto da padre a figlio”.
Carboni è una figura chiave dei misteri italiani degli ultimi quarant’anni: condannato per la ricettazione della borsa del banchiere Roberto Calvi, quella che sparì prima che fosse ritrovato impiccato al ponte londinese dei Frati Neri, processato ma assolto per l’omicidio dello stesso Calvi, condannato per il crac del Banco Ambrosiano insieme a Licio Gelli e Umberto Ortolani, tutt’ora sotto inchiesta per il caso P3.
Mureddu è indagato a Perugia nell’ambito di una frode carosello che ha portato l’Agenzia delle Dogane umbra a perquisire un’azienda aretina dove sono stati sequestrati anche una quarantina di dossier su personaggi e fatti.
La frequentazione con Boschi la conferma lo stesso Mureddu: «La mia conoscenza con Boschi risale a una decina di anni fa, lui era a capo di una cantina sociale, gli chiesi consigli per la vinificazione. Tra giugno e luglio 2014 gli feci conoscere Flavio Carboni, per me un padre, nel suo ufficio romano, lo stesso del successivo incontro.
Abbiamo parlato anche di Etruria, loro cercavano un direttore generale, io feci il nome di Fabio Arpe».
Quanto a Mureddu, è stato seguito anche dalle Fiamme Gialle di Arezzo dopo la seguente segnalazione: si vanta di lavorare per i servizi segreti.
Lui non si tira indietro: «Per la verità qualche incarico da loro l’ho avuto».
(da “La Nazione”)
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