Gennaio 19th, 2016 Riccardo Fucile
GOVERNO ITALIANO ISOLATO IN EUROPA: “PRIMA TRUCCA I CONTI E POI FA CAMPAGNA ELETTORALE SU DI NOI”
È una preoccupazione fuori dall’ordinario quella che aleggia al Quirinale, dove Sergio Mattarella ha passato gli ultimi due giorni a valutare l’entità del conflitto aperto tra il governo e l’Europa, che ha raggiunto un’intensità inedita da quando Renzi è a palazzo Chigi.
La domanda che rimbalza, nei Palazzi delle istituzioni, è se sia “sotto attacco l’Italia o il governo Renzi”.
Perchè se è certo prematuro parlare di un nuovo 2011 è altresì evidente che si sono appalesati tutti gli attori della “tempesta perfetta”.
Ed è proprio questo il motivo per cui Giorgio Napolitano, avvicinato da più di un senatore a palazzo Madama per parlare delle riforme in dirittura d’arrivo, non ha nascosto la sua angoscia: “Oggi — ha detto il presidente emerito — sono con la testa su altro. Sono preoccupatissimo per quel che sta accadendo con l’Europa”.
Preoccupato Mattarella. Preoccupatissimo Giorgio Napolitano. Perchè quando politici navigati e abituati a dosare le parole come Juncker e Weber parlano dell’Italia come se ci fosse una crisi di governo strisciante e comunque non una guida affidabile a palazzo Chigi, significa che qualcosa si è rotto.
E a questo si aggiunge l’isolamento del governo italiano dopo i duri attacchi e l’assenza di una qualunque difesa d’ufficio del campo socialista, significa che le principali cancellerie europee, in definitiva, condividono il giudizio.
Nè il socialista Hollande, nè il greco Tsipras nè, ovviamente, la Merkel hanno speso una sola parola a difesa dell’Italia. Anzi, proprio il cambio di atteggiamento di Moscovici nelle ultime settimane ha anticipato ciò che Schulz ha detto a Gianni Pittella nel corso di una riunione a tre con Juncker a Strasburgo. E cioè che c’è un problema di serietà e credibilità del governo italiano.
Si capisce dunque perchè per Mattarella il problema sia, innanzitutto, non sbattere i pugni e provare a reagire, ma soprattutto provare a capire e a riannodare i fili del dialogo in vista dell’incontro chiave tra Renzi e la Merkel del 29 gennaio.
Perchè avanti così, è il governo italiano che rischia di arrivarci senza sponde e interlocutori.
La prima cosa che si capisce, oltre a un forte deterioramento del clima di fiducia del governo in Europa, è che il contesto di crisi è tornato acuto sul terreno delicato del sistema bancario.
Anzi che crisi e sfiducia vanno di pari passo, come ai tempi dello spread. L’ombrello di Draghi mette al riparo l’Italia dalle speculazioni sul debito pubblico, ma sul sistema bancario, dove non c’è l’ombrello, piove.
Col sistema del bail-In, accettato dal governo italiano in Europa tranne poi aprire il fuoco sulla Merkel, non si possono salvare le banche con i denari pubblici, ma con investitori privati.
Ovvero, in un momento in cui fuggono i risparmiatori, dalle grandi banche. Dice una fonte di governo: “Le famose quattro banche sono solo la punta di un iceberg, ma rischiamo di essere solo all’inizio. I risparmiatori stanno fuggendo dalle piccole banche a rischio, basta vedere la Popolare di Vicenza che ha subito una pensate emorragia negli ultimi 30 giorni. E così le piccole vengono aiutate sul mercato con le obbligazioni subordinate, sottoscritte dalle grandi banche come Intesa e Unicredit, che però ora non capiscono dove si sta andando. E non vogliono più prestare. Questo porta dritto nelle fauci della Merkel che ci ha fatto ingoiare il Bail in”.
Ecco il punto. Sulle banche i nodi stanno venendo al pettine e i mercati stanno dicendo che non si fidano dei segnali del governo, in termini di ripresa del Pil e dell’economia.
Si capisce perchè, in questo quadro, Sergio Mattarella e Giorgio Napolitano stanno vedendo il prologo di un film già visto.
Di fronte a una tempesta economica (quella sul sistema bancario) di tutto ha bisogno il governo tranne che di una tempesta politica, con l’isolamento e la sfiducia delle cancellerie europee.
Perchè la Merkel, in campagna elettorale, non si ammorbidirà mai e il governo italiano, quando si porrà il tema dell’intervento europeo sulle banche (la bad bank europea) non ci arriva su una posizione di forza.
Il problema, stanno dicendo in Europa, è il governo italiano abituato a non mantenere gli impegni, dove manca chi istruisce i dossier.
Racconta una fonte italiana che ha avuto un colloquio con Weber: “Weber e non solo lui sono sconcertati perchè Renzi, dice, prima trucca i conti sulla finanziaria, poi va a fare campagna elettorale sulla loro pelle. In Europa rischia la procedura di infrazione sulla legge di stabilità perchè i cinque miliardi di clausole investimenti e i 3,3 miliardi della ex clausola migranti ora messi in sicurezza non furono autorizzati da Bruxelles. E ha imbottito la finanziaria di clausole di salvaguardia. Ora loro dicono: se gestisci così le cose, quando si arriva al dunque sulle banche che garanzie di affidabilità ci dai?”.
Ecco, alla domanda se siamo di fronte a un attacco a Renzi o all’Italia, la risposta è: al governo.
Nelle cancellerie europee sono tornati a chiedersi, come ai tempi di Berlusconi: Is Renzi fit to lead?
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 19th, 2016 Riccardo Fucile
MARCO PUCCI SI DIMOSTRA PIU’ INTELLIGENTE DI RENZI E ALLA FINE RINUNCIA: “PREFERISCO ATTENDERE LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE”
Dai vertici dell’Ilva alle patrie galere. Rischia di andare in carcere tra qualche mese Marco Pucci, nominato direttore generale dell’Ilva dai commissari del governo, un atto che sta suscitando molte critiche, da Torino a Taranto.
Nella tarda serata, però, il manager ha rinunciato all’incarico: “Ringrazio i commissari per la fiducia che mi hanno mostrato — ha dichiarato in una nota — Tuttavia non ritengo di accettare l’offerta e preferisco attendere l’esito del ricorso in Cassazione sul processo che mi ha visto condannato ingiustamente per il tragico incidente alla Thyssen di Torino”.
Il 13 maggio la Corte di Cassazione dovrà decidere se è congrua la condanna a sei anni e dieci mesi stabilita dalla Corte d’assise d’appello di Torino nel processo Thyssenkrupp per il rogo che causò la morte di sette operai il 5 dicembre 2008.
Per i giudici non c’è nessun dubbio sulle sue responsabilità : il 24 aprile 2014 la Cassazione ha messo un punto fermo sulle accuse di omicidio colposo, incendio colposo e omissione di cautele antinfortunistiche. Doveva solo essere calcolata una pena più adeguata.
Stando alle motivazioni della sentenza di appello del 28 febbraio 2013, Pucci — componente del board insieme all’amministratore delegato Harald Espenhahn e Gerard Priegnitz — è responsabile di quei reati, anche se lui si è sempre detto innocente.
Lui e il collega tedesco, scrivono i giudici, “sono gli artefici, con Espenhahn, della manovra dissimulatoria orchestrata nei confronti degli organi di controllo nel caso di nuovi incidenti e infortuni sul lavoro dopo il disastroso incendio del 2002 di Torino”, un incidente che prefigurava i rischi che si sarebbero verificati anni dopo.
I magistrati aggiungevano poi che “il board continuava a esistere e a decidere sulle questioni gestionali più importanti della società , e in esse è ricompresa anche la prevenzione degli infortuni sul lavoro”.
In quest’ottica Pucci avrebbe dovuto segnalare all’amministratore “la necessità e l’urgenza di disporre le misure organizzative e prevenzionali”. Ma non fu così.
Nonostante le condanne ottenute finora, il manager non ha mai smesso di esercitare e dal 2012 fino al 2014 è stato amministratore delegato della Acciai Speciali Terni (sempre del gruppo ThyssenKrupp).
Un anno fa è passato all’Ilva di Taranto come responsabile delle società partecipate. Quello all’Ilva per lui è stato un ritorno. Era già stato lì dal 1990 al 1992 come responsabile dello stabilimento tarantino. Poi è passato alla Accia Speciali Terni, che in quel periodo apparteneva al gruppo italiano.
Lunedì 18 gennaio, con la partenza di Massimo Rosini, è stato nominato dg dai commissari straordinari di Ilva Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, ma ha rinunciato: “Sono tornato in Ilva un anno fa e continuerò a collaborare come manager per il risanamento e il rilancio della società ”.
La nomina ha fatto discutere. Dall’azienda spiegano che è stato preferito un manager interno con esperienza nel settore dell’acciaio, che Pucci ha.
Il suo ruolo — aggiungono — è quello di guidare la società nella cessione degli asset, una fase che dovrà terminare entro il 30 giugno prossimo. È quindi possibile che l’affare venga risolta anche prima del 13 maggio, giorno X. “È un caso di ‘giustizia e impunità ‘”, afferma l’avvocato Sergio Bonetto, che a Torino ha rappresentato gli operai della ThyssenKrupp e ora a Taranto cura gli interessi di alcuni dipendenti dell’Ilva.
“Ci si è dimenticati — soprattutto il ministro Guidi — della sua condanna”.
Stupito dalla nomina anche il deputato Pd Antonio Boccuzzi, ex operaio della ThyssenKrupp sopravvissuto al rogo del 2007: “Ho già parlato con i parlamentari pugliesi del Pd e ho scritto a Renzi”.
Sulla questione interviene anche il comitato tarantino “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” secondo il quale è l’ennesimo regalo del governo Renzi ai lavoratori dell’Ilva”, afferma Massimo Battista.
Andrea Giambartolomei
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 19th, 2016 Riccardo Fucile
LA VITTIMA HA 18 ANNI E ARRIVA DALLO ZAMBIA… L’AGGRESSIONE ALLA STAZIONE DI TERMINI IMERESE… NESSUN TWEET DI CONDANNA DI SALVINI E MELONI: VIOLENTARE UN RAGAZZO DI COLORE E’ LECITO?
Avrebbe abusato sessualmente di un migrante del Gambia di 18 anni che aveva trovato rifugio nel nostro paese dopo una traversata in mare.
La polizia di Stato ha fermato un giovane ventitreenne di Termini Imerese con l’accusa di violenza sessuale nei confronti dell’immigrato.
Quest’ultimo era ospite al Cara di Mineo, dove aveva presentato una richiesta d’asilo, e aveva ottenuto un permesso per andare a trovare un connazionale che si trova proprio a Termini Imerese.
Arrivato alla stazione è stato avvicinato dal giovane che, utilizzando un traduttore nel cellulare della vittima, gli avrebbe proposto un rapporto sessuale.
Il migrante si è rifiutato ed a questo punto sarebbe scattata la violenza.
Il diciottenne del Gambia, non senza difficoltà , è riuscito a fuggire e a chiedere aiuto ad un automobilista che ha avvertito la polizia.
Proprio attraverso il cellulare della vittima si è riusciti a risalire all’identità dell’italiano. Il presunto aggressore, infatti, aveva chiesto di utilizzare il telefonino per entrare sul suo profilo in un social network.
Sono scattate le ricerche e il presunto violentatore è stato localizzato nel centro del paese. Portato in commissariato è stato riconosciuto dalla sua vittima.
La polizia scientifica ha trovato anche alcune tracce biologiche, nella sala d’attesa della stazione, che confermano la tesi della violenza.
Il provvedimento di fermo è stato convalidato dal Gip di Termini Imerese, che ha disposto la custodia cautelare in carcere.
(da “La Stampa”)
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Gennaio 19th, 2016 Riccardo Fucile
UN CARTELLO PER SPECULARE SULLE VISITE DEGLI STUDENTI AI LUOGHI DELLA SHOAH
Un accordo sottobanco tra operatori turistici israeliani per gonfiare i prezzi delle visite scolastiche nei campi di sterminio di Auschwitz.
È quanto ha portato alla luce un’indagine della polizia, conclusasi con l’arresto di nove manager di agenzie viaggio, sospettati di aver speculato sulla pagina più drammatica della storia moderna ebraica.
Gli investigatori hanno perquisito le abitazioni dei manager e congelato i loro conti bancari. In almeno sei casi sono state accertate aperte violazioni delle regole sulla corretta concorrenza tra gli operatori del settore.
«Se le accuse dovessero essere confermate – scrive Kevin Connolly, corrispondente della Bbc da Gerusalemme – la notizia susciterebbe un’enorme ondata di sdegno del Paese. È inaccettabile che si speculi sulle visite ai luoghi simbolo dell’Olocausto, considerato dai giovani israeliani un rito di passaggio, carico di significato e solennità » .
Ogni anno migliaia di studenti vanno in visita ai memoriali della Seconda guerra mondiale e ai campi di concentramento nel sud della Polonia.
Un viaggio che arriva a costare diverse migliaia di shekel (1000 shekel corrispondono a circa 230 euro, ndr).
Sulla tragedia è tornato anche Papa Francesco, che nella sua recente visita alla sinagoga di Roma l’ha definita «una disumana barbarie perpetrata in nome di una ideologia che voleva sostituire l’uomo a Dio».
«Il 16 ottobre 1943 – ha ricordato Bergoglio- oltre mille uomini, donne e bambini della comunità ebraica di Roma furono deportati ad Auschwitz. Le loro sofferenze, le loro angosce, le loro lacrime non devono mai essere dimenticate».
Lidia Catalano
(da “La Stampa”)
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Gennaio 19th, 2016 Riccardo Fucile
IL TEDESCO POPOLARE WEBER CONTRO RENZI: “METTE A RISCHIO LA CREDIBILITA’ DELL’EUROPA”… JUNCKER RINCARA: “CHI CI ATTACCA SI GUARDI ALLO SPECCHIO”… ITALIA SEMPRE PIU’ ISOLATA, RENZI VALE IL DUE DI PICCHE
Continua lo scontro sull’asse Roma-Bruxelles. Dopo le schermaglie dei giorni scorsi tra Matteo Renzi e il presidente della Commissione Jean Claude Juncker, oggi è stato il presidente del Partito popolare europeo Manfred Weber a rincarare la dose: “Renzi sta mettendo a repentaglio la credibilità dell’Europa a vantaggio del populismo”, ha detto intervenendo alla plenaria di Strasburgo.
“”Quando vediamo che l’Italia non è disposta ad aiutare la Turchia se non in cambio di una contropartita – ha detto Manfred Weber in Aula – tutto ciò va a svantaggio dell’Europa, della sua forza e della sua credibilità . Renzi sta mettendo a repentaglio la credibilità europea a vantaggio del populismo”.
Weber ha quindi rivolto un ringraziamento a Fderica Mogherini: “L’Europa è capace di grandi successi. Sono stato orgoglioso di vedere Federica Mogherini siglare l’accordo sul nucleare iraniano. E la voglio ringraziare per il suo lavoro”.
In difesa di Renzi si è schierata tutta la truppa degli europarlamentari dem. lavoro solo lavoro e agenda sociale”, ha detto la deputata europea Pd Patrizia Toia.
“Sono Weber e la politica di sola austerità che stavano facendo morire l’Europa”, ha attaccato invece l’eurodeputata del Pd, Simona Bonafè.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco ci ha pensato in serata la Commissione che ha dato oggi il suo via libera a un’indagine approfondita per sospetti aiuti di Stato all’Ilva di Taranto.
L’avvio della procedura, secondo quanto si apprende a Strasburgo, è stato approvato dal Collegio dei commissari durante la riunione di oggi, e verrà formalmente annunciato domani, come previsto.
Le norme Ue sugli aiuti di Stato prevedono che l’avvio di un’indagine non comporti subito una valutazione definitiva sulla compatibilita’ dell’aiuto; in questo caso, in particolare, non sara’ deciso il recupero immediato dei fondi stanziati, complessivamente pari a circa 2 miliardi.
L’indagine permettera’ piuttosto di accertare se il denaro stanziato in varie forme (prestiti, bond, garanzie) per sostenere l’Ilva abbia finalita’ di riqualificazione ambientale: se cosi’ fosse, gli aiuti sarebbero giustificati e non sarebbe necessario richiederne la restituzione.
Anche lo stesso Juncker in mattinata era tornato sulla polemica Italia-Ue. “Senza un’azione comune, una politica europea dell’immigrazione, Schengen non sopravvivrà “, ha detto Juncker attaccando gli Stati inadempienti: “Alcuni governi sono veloci ad attaccare Bruxelles, ma si guardino allo specchio, anche loro sono Bruxelles”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 19th, 2016 Riccardo Fucile
PESANO GLI ANNUNCI DELLE ISPEZIONI BCE SULLE ESPOSIZIONI DEGLI ISTITUTI E I DUBBI SUL LORO REALE VALORE
Nuova seduta di vendite sulle banche italiane dopo il crollo di lunedì che ha mandato in rosso Piazza Affari.
Nel mirino ancora il Monte dei Paschi di Siena, Bper, Banco Popolare, Popolare di Milano e Unicredit. Cioè gli istituti che, insieme a Carige, hanno ammesso di essere sotto la lente della Banca centrale europea, che ha avviato un’attività di ricognizione sui loro crediti deteriorati.
Una zavorra che per le banche della Penisola vale 350 miliardi lordi (200 di sofferenze e 150 di incagli), pari a quasi il 20% degli impieghi.
Di questi, 45 ce li ha in pancia a Rocca Salimbeni, che nella mattinata di martedì è tornata a perdere oltre il 10% riducendo la capitalizzazione a poco più di 2 miliardi.
Ora Mps vale dunque un miliardo in meno rispetto ai 3 chiesti ai soci la scorsa estate. E solo l’anno prima l’istituto aveva portato a termine un altro aumento da 5 miliardi.
Trattativa lenta sulla bad bank
Alle origini della tempesta che si è scatenata sui titoli del settore, già sotto pressione per l’entrata in vigore della normativa sul bail-in e per la sfiducia creata dal caso salva-banche, c’è anche il nodo tuttora irrisolto della cosiddetta bad bank.
Il governo continua a sostenere di voler fare in fretta, ma il dossier è sul tavolo di Palazzo Chigi e del Tesoro da più di un anno. E lo scontro degli ultimi giorni tra Matteo Renzi e la Commissione Ue, con fonti di Bruxelles che fanno trapelare di “non avere un interlocutore” a Roma, non è un buon viatico per un accordo.
Stando alle ultime indiscrezioni il piano informale che il governo ha inviato alla Ue non prevede più una società ad hoc a cui trasferire i crediti difficili da riscuotere bensì solo una garanzia pubblica che la solita Cassa depositi e prestiti o la Sace concederebbero su richiesta alle banche che attiveranno società veicolo cui trasferire i crediti deteriorati.
La settimana scorsa un portavoce della Commissione ha mandato a dire che “spetta all’Italia decidere come procedere”. Il problema cruciale è il prezzo.
Il nodo del valore dei crediti: spaventa la svalutazione dell’83% applicata alle banche “salvate” – Bisogna infatti stabilire quanto debbano essere valutate quelle esposizioni deteriorate.
Per evitare l’accusa di aver concesso aiuti di Stato occorre che i prezzi siano di mercato.
Il decreto salva banche del 22 novembre ha svalutato quelli di Banca Etruria, Carife, Banca Marche e Carichieti da 8,5 a 1,5 miliardi, il 17% del valore di libro.
Ma gli istituti italiani, in media, li hanno iscritti a bilancio al 44% del valore originario: 88 miliardi sui 198 di sofferenze lorde, stando agli ultimi dati Bankitalia.
Ridurre di più di metà quella valutazione imporrebbe al sistema rettifiche imponenti: se le banche dovessero mettere in conto di recuperare 17 euro ogni 100 in sofferenza, invece che 44 ogni 100, i 200 miliardi di sofferenze ne varrebbero 34 e non 88.
Di conseguenza gli istituti dovrebbero accantonare oltre 50 miliardi per far fronte alle possibili perdite.
Gli esami di Francoforte su impieghi e accantonamenti
Intanto proprio sulla gestione dei cosiddetti “non performing loans” sono ufficialmente partiti nuovi esami dell’Eurotower, che sottoporrà Banco Popolare, Bpm, Bper, Mps e Carige e Unicredit ad “attività di valutazione e indagini conoscitive”.
Nel mirino “strategia, governo, processi e metodologia adottati”: vale a dire che gli ispettori della vigilanza bancaria unica valuteranno se il valore a cui le sofferenza sono iscritte a bilancio è congruo.
E in caso contrario potrebbero chiedere agli istituti di fare, appunto, ulteriori accantonamenti. Stando a quanto scritto sabato da Il Sole 24 Ore, poi, la task force di Francoforte offrirà anche una sorta di consulenza ai vertici in materia di gestione delle esposizioni deteriorate.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 19th, 2016 Riccardo Fucile
L’ENNESIMO ESEMPIO DI UN IMPEGNO INADEGUATO DI RISORSE PUBBLICHE
“Grande Villa di età tardo imperiale romana. La felice collocazione territoriale, il respiro dello sviluppo architettonico, l’impegno realizzativo, economico ed estetico (che raggiunge l’acme nello splendore figurativo dei pavimenti musivi) trovano stringenti corrispettivi nella Villa del Casale di Piazza Armerina e nella Villa del Tellaro presso Noto. Le regolari ed estese campagne di scavo, condottevi nell’ultimo trentennio dalle Soprintendenze di Siracusa e, dal 1987 di Messina, hanno condotto alla definizione del vasto impianto della Villa, su un’estensione di circa 20000 mq”.
Nel sito della Regione Siciliana, Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, la descrizione della villa romana di Patti, comune della provincia di Messina, non lascia spazi a dubbi.
Si tratta di un sito di grande rilevanza. “Una importantissima testimonianza del lusso dell’aristocrazia romana e locale nel corso del periodo tardo antico”, scrivono Filippo Coarelli e Mario Torelli nella Guida archeologica Laterza della Sicilia. Un’area archeologica al centro di un territorio ricchissimo di resti di ogni età , come documentano le ricerche di Michele Fasolo.
La storia recente del complesso neppure tanto dissimile da quella di molti altri siti siciliani.
Un inestricabile sovrapporsi di buone intenzioni e di risultati modesti, con l’aggiunta di un impegno non sempre adeguato di risorse pubbliche.
La scoperta nel 1973, in occasione dei lavori per la realizzazione dell’A20, Messina-Palermo, in località Montagnareale.
Poi le indagini archeologiche e quindi l’apertura al pubblico, con l’aggiunta dal 2001 di un piccolo antiquarium. Quel che è visibile con il biglietto che da settembre 2015 dà accesso anche all’area archeologica di Tindari, quasi un risarcimento per la distruzione iniziale di parte del lato nord del complesso del IV secolo d. C.
Il maestoso peristilio con portico a colonne e, soprattutto, i mosaici policromi a motivi geometrici e con raffigurazioni di animali domestici e feroci.
Portati in luce nell’ambito della “valorizzazione dell’area archeologica della villa”, con i 2. 148. 461 euro di risorse comunitarie del POR 2000-2006.
Ma dal momento che la copertura provvisoria non sembrava adeguata alla crescente attenzione dei visitatori ecco il progetto di una nuova, permanente.
Al posto dei tubolari di acciaio e manto in ondulux una nuova unica tettoia con andamento leggermente curvilineo, estesa all’intera area del corpo centrale della Villa, per una superficie coperta di circa 3.000 mq.
Progetto elaborato dall’architetto Franco Ceschi e realizzato dall’ATI Consortile Villa Romana Srl. Struttura, ampiamente pubblicizzata, che ha impegnato gran parte dei 500.000 euro di fondi statali, erogati nel 2005 attraverso la società Arcus, collegata al Ministero dei Beni culturali.
Sembrava l’intervento risolutivo. Non è stato sfortunatamente così.
Il sistema strutturale di indubbio pregio architettonico e ingegneristico, ultimato nel dicembre 2006, ma inaugurato alla fine di luglio 2009, ha ben presto mostrato la sua scarsa efficacia.
Insomma la sua incapacità a non far penetrare sopra strutture e mosaici le acque piovane. Peggio. Alcuni dei pannelli della copertura addirittura volati via nel febbraio 2010. Circostanza che costringe alla chiusura del sito per alcuni mesi.
Si prova ad ovviare alle infiltrazioni. Nel 2012 con il montaggio tra i diversi pannelli di una serie di guaine speciali. Costo dell’operazione 65mila euro, finanziato dall’Assessorato ai Beni culturali della Regione. Tutt’altro che definitiva.
“È un intervento di somma urgenza, non risolve tutti i problemi”, affermava Umberto Spigo, direttore del Parco archeologico delle Isole Eolie, delle aree archeologiche di Milazzo, Patti e dei Comuni limitrofi.
Della stessa idea il sindaco Mauro Aquino che dal 2011 ha più volte chiesto in Regione che si risolvesse il problema.
Ma ancora nel 2014 le immagini dei mosaici con le tessere in gran parte distaccate e assaliti da muffe, addirittura coperti da bassa vegetazione infestante, denunciavano le condizioni sempre più precarie del sito.
Una questione sulla quale intervenire, come sollecitato da Legambiente Sicilia anche se l’appello è rimasto inascoltato. Al pari di quello del Fai che nel 2012 e poi nel 2014 ha inserito il sito nella classifica dei “Luoghi del cuore”.
“Bella, pure se poco curata”, “villa romana di grandissimo interesse storico, ma abbandonata” e “sito interessante ma trascurato”, sono alcuni dei commenti di chi l’ha visitata negli ultimi mesi.
Già perchè, prima di una recente pulizia eseguita da volontari, a mancare era qualsiasi manutenzione, nonostante la presenza di 23 custodi.
Qualcosa si è fatto con i 27mila euro stanziati nello scorso giugno dalla Regione. Restaurati dalla ditta Siqilliya di Barcellona Pozzo di Gotto i mosaici della Tricora, la più importante della villa.
“Avevamo urgenza di compiere questo intervento e finalmente qualcosa si è mosso. È un sogno che si realizza”, dice Gabriella Tigano, responsabile dell’unità operativa archeologica della Soprintendenza di Messina.
Su altri tappeti musivi erano intervenute alcune studentesse dell’Università di Palermo nell’ambito di uno stage organizzato dall’ateneo in collaborazione con l’Assessorato regionale, il Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro, la Soprintendenza di Messina e il Comune di Patti.
Ma per mettere ordine nel sito, renderlo fruibile e attrattivo servirebbe molto di più. Quindi perchè stupirsi della flessione, seppur lieve degli ingressi del 2014 rispetto a quelli dell’anno precedente?
Così tra una chiusura e l’altra, dopo le risorse impegnate dalla Regione, si va avanti. Tra troppe incertezze.
Nonostante gli sforzi di rivitalizzazione profusi dall’amministrazione con iniziative quali il recente “Tindari festival — Palcoscenici aperti”.
“È indispensabile proteggere e tutelare adeguatamente il sito”, diceva nel settembre 2005 il Soprintendente Gianfilippo Villari. A distanza di oltre dieci anni “proteggere e tutelare adeguatamente” la villa romana di Patti continua a rimanere poco più di un auspicio.
Manlio Lilli
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 19th, 2016 Riccardo Fucile
SI SVOLGERA’ TRA IL 15 APRILE E IL 15 GIUGNO
Gli italiani decideranno con un referendum sulla durata delle attività petrolifere.
La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il sesto quesito, quello sulle attività petrolifere entro le 12 miglia marine, che si concentra sull’attuale previsione che i titoli abilitativi già rilasciati debbano essere fatti salvi “per la durata di vita utile del giacimento”.
Per i promotori del referendum, infatti, l’emendamento introdotto dal Governo alla Legge di Stabilità permette che i titoli già rilasciati “restino validi in attesa di tempi migliori”. Per conoscere le motivazioni bisognerà attendere ancora (la pubblicazione è prevista per il 10 febbraio), ma di fatto la Consulta segue la strada intrapresa dai giudici della Cassazione.
IL SESTO QUESITO
Lo scorso 8 gennaio, infatti, la Suprema Corte ha trasferito sulla nuova normativa entrata in vigore il 1 gennaio con la Legge di Stabilità il sesto quesito ritenendo che la legge soddisfacesse tutte le altre richieste.
Il Parlamento, del resto, aveva accettato di modificare la norma del codice dell’ambiente che consentiva la conclusione dei procedimenti in corso, prevedendo però che i permessi e le concessioni già rilasciati non avessero più scadenza.
Non si chiariva, inoltre, che i procedimenti in corso dovessero ritenersi definitivamente chiusi e non solo sospesi. La Cassazione ha ritenuto che la modifica del Parlamento non recepisse completamente la richiesta referendaria e ha dichiarato il sesto quesito ammissibile, rinviandolo alla Corte Costituzionale.
COSA POTREBBE CAMBIARE
Il referendum è stato promosso da 9 Regioni: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. L’Abruzzo, invece, ha fatto dietrofront. Cosa cambierà se Regioni promotrici e i movimenti anti-trivelle vincessero la loro battaglia? Dall’abrogazione referendaria deriverà un vincolo per il legislatore che non potrà rimuovere il divieto di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia e l’obbligo per il ministero dello Sviluppo economico di chiudere definitivamente i procedimenti in corso, finalizzati al rilascio dei permessi e delle concessioni.
VERSO IL REFERENDUM
La sentenza della Consulta sarà ora notificata alla presidenza del consiglio dei ministri. Verrà indicata una data tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi per consentire che si svolga il referendum.
Che a quel punto sarà indetto con un decreto del Presidente della Repubblica. Nel frattempo, però, non è da escludersi che il governo tenterà di modificare la norma per evitare che si arrivi alla consultazione popolare. Come è già accaduto. La sentenza della Corte Costituzionale e le relative motivazioni saranno pubblicate entro il 10 febbraio.
LA DELIBERA IN VENETO
Intanto il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la proposta dell’Ufficio di presidenza di ricorrere alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione sul caso delle previsioni normative, comprese le autorizzazioni concesse dallo Stato, sulle trivellazioni e la ricerca di pozzi petroliferi o giacimenti di gas naturale. “Voto compatto e unanime” ha detto il presidente Roberto Ciambetti.
Sono sei le Regioni promotrici del referendum pronte a sollevare il conflitto di attribuzione con il Parlamento: si tratta di Basilicata, Sardegna, Veneto, Liguria, Puglia e Campania.
Lo scopo è anche quello di non abbandonare la battaglia su altri due referendum non dichiarati ammissibili dalla Cassazione, sulle proroghe dei titoli già concessi e sul piano estrazioni.
Luisiana Gaita
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 19th, 2016 Riccardo Fucile
LO STUDIO DELLA BANCA SVIZZERA UBS: L’ASPETTATIVA DI VITA AUMENTA, IL TASSO DI FERTILITA’ DIMINUISCE, L’ECONOMIA PEGGIORA… LA SOLUZIONE? FAR ENTRARE 1,8 MILIONI DI STRANIERI L’ANNO, SEGUENDO L’ESEMPIO DEGLI STATI UNITI
Volete più benessere? Allora aprite le porte ai migranti: fatene entrare il doppio rispetto ad oggi.
La ricetta non è firmata da un’associazione umanitaria ma dalla Ubs, una delle più grandi banche al mondo. In uno studio appena pubblicato, dal titolo “The future of Europe” , l’istituto di credito svizzero ha analizzato la situazione attuale dell’Unione europea e ha immaginato che cosa succederà nei prossimi decenni.
Una delle conclusioni più sorprendenti è, appunto, quella che riguarda l’immigrazione.
Secondo l’Onu, entro il 2050 la popolazione mondiale aumenterà di 2-3 miliardi di persone. Un balzo impressionante, se si pensa che oggi sul Pianeta siamo oltre 7 miliardi.
La crescita, però, non riguarderà l’Unione europea. Dato che nel Vecchio Continente il tasso di fertilità continua a scendere, per i 28 Paesi della Ue è previsto al contrario un calo demografico, con il risultato che a metà secolo saremo meno degli attuali 500 milioni di individui.
UE, PRIMATO A RISCHIO
Themis Themistocleous e Ricardo Garcia, curatori del rapporto, immaginano tre conseguenze.
La prima è che l’Ue, «già entro il prossimo decennio», non sarà più il principale mercato del mondo. Inoltre i due economisti prevedono una crescita economica fiacca e una debole inflazione.
Fattori, questi ultimi, che avranno effetti negativi sui Paesi più indebitati, fra cui spicca l’Italia: se il Pil e il costo della vita non aumentano, infatti, per uno Stato ripagare i debiti diventa più difficile.
Ubs propone una soluzione. Anzi, due. Più produttività e più immigrazione.
Per la prima opzione ci vogliono le riforme del mercato del lavoro, che richiedono tempo per essere varate e messe in atto.
Per la seconda opzione è tutto più semplice: bisogna fare entrare più migranti in età da lavoro. L’esempio citato sono gli Stati Uniti.
Il rapporto invita l’Ue a raddoppiare il numero di stranieri in arrivo, puntando a 1,8 milioni di ingressi all’anno per i prossimi 10 anni.
LE TASSE DEI MIGRANTI
La tesi secondo cui i migranti fanno bene all’economia europea si sta imponendo sempre di più nel dibattito pubblico.
Lo ha scritto sul “Corriere della Sera” anche il docente della Bocconi Francesco Giavazzi, sostenendo che il reale motivo dell’apertura ai richiedenti asilo da parte della Germania non è umanitario. Fatte salve le differenze fra un migrante economico e un rifugiato, l’argomentazione di Giavazzi è molto simile a quella usata dalla Ubs per l’intera Unione europea.
Siccome la popolazione europea invecchia, sono sempre meno i cittadini che lavorano e versano le tasse rispetto a quelli in pensione.
Andando avanti di questo passo, la situazione diventerà insostenibile, cioè non ci saranno più abbastanza soldi per pagare tutte le pensioni.
Ecco perchè Ubs dice che servono più migranti. Perchè queste persone, tendenzialmente giovani, lavorerebbero, svolgendo peraltro molto spesso mansioni abbandonate dai cittadini europei, farebbero aumentare i consumi e verserebbero tasse. Pagando così la pensione agli anziani europei.
MODELLO GREEN CARD
Tutto ciò richiede un iniziale aumento della spesa pubblica, visto che l’accoglienza ai migranti costa, ma è un investimento che si ripaga ampiamente nel tempo, dicono sempre più esperti.
Citando i dati della Commissione europea, Giavazzi ha spiegato che un rifugiato costa allo Stato tedesco circa 12mila euro il primo anno, cifra che si azzera nel giro di 5-10 anni, quando la persona entra nel mercato del lavoro ed esce dai programmi di assistenza.
Secondo Ubs, il modello migratorio che l’Europa dovrebbe adottare è quello americano.
Negli Usa, ricorda la banca, circa un milione di persone ogni anno riceve lo status di residente permanente. È la cosiddetta green card, rilasciata anche a richiedenti asilo, che permette di muoversi liberamente nel Paese, di lavorare per una società come dipendente o di iniziare un’attività in proprio.
«Questa politica migratoria aperta», si legge nel report, «rappresenta un vantaggio competitivo chiave per gli Usa rispetto all’Ue».
Stefano Vergine
(da “L’Espresso”)
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