Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
IL SONDAGGIO DI TERMOMETRO POLITICO, I PARTITI: M5S 29%, PD 26,3%, FDI 8,5%, LISTA MARCHINI 8,2%, FORZA ITALIA 6,9%, LEGA 5,2%, SEL 3,9%, NCD 1,2%
Si avvicinano primarie e candidature per le prossime elezioni amministrative, e i sondaggi elettoralipolitici acquistano importanza maggiore per i partiti per avere idea della situazione che si sta delineando in tempo reale sulla percezione degli italiani delle proposte della politica.
Uno dei nodi che sarà certamente più importanti per l’intera partita anche nazionale, è il Comune di Roma Capitale, che dopo i noti caos attorno al Campidoglio e alla figura del Sindaco si appresta a votare nel prossimo giugno.
Interessanti da questo punto di vista i dati forniti da Termometro Politico in serata ieri, sia sulle liste possibili che sui singoli candidati: il Movimento Cinque Stelle è davanti in entrambi i casi, al momento, con il 29% delle preferenze senza ancora di fatto deciso un candidato ufficiale.
Il Pd invece insegue, con il 26,3%, davanti e di molto a Fratelli d’Italia che prende l’8,5%, di poco avanti alla Lista Marchini che al momento non convince gli elettori che danno un modesto 8,2%.
Forza Italia senza ancora un candidato prende il 6,9% mentre la Lega è al 5,2%.
Sel è al 3,9% e Ncd all’1,2%.
A livello dei candidati singoli la situazione recita un M5s ancora vincente, con il 26%. Inseguono Giacchetti del Pd al 23%, mentre un’ipotesi di Marino-bis prenderebbe ancora un 9%. Marchini è all’11%, mentre la Meloni è al14% dai romani, con il possibile candidato di Forza Italia, Guido Bertoldo, che potrebbe invece prendere se si candidasse un 10%.
In fondo Stefano Fassina, al 2% dei consensi.
(da “Il Sussidiario“)
argomento: Roma | Commenta »
Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
LA PRESUNTA OMOSESSUALITA’ DELLA FIGLIA DEL MARO’ DIVENTA “PERVERSIONE E DISORDINE SESSUALE”… MA A QUESTA GENTE CONSIGLIATE UNO PSICHIATRA, NE HANNO BISOGNO
«Improbabile che fosse una di quelle, un padre militare avrebbe corretto le perversioni e i disordini sessuali della figlia».
La pagina Facebook «No ai matrimoni gay in Italia» ha commentato così la presunta smentita del coming out di Giulia Latorre, 22enne figlia del marò italiano sotto processo in India.
Di fronte a una reazione di questo tipo non sorprende il balletto di negazioni e controsmentite che la riguarda (ricapitoliamo: Giulia aveva scritto ieri al portale «Omofobia Stop» domandando «Cosa avremmo di diverso noi omosessuali? Siamo tutti esseri umani, abbiamo sentimenti, abbiamo un cuore, abbiamo la voglia e il diritto di essere felici!». Salvo poi dire che stava parlando in generale e in un secondo momento correggere ancora, specificando di non aver smentito niente. A serata, infine ha confermato il coming out sulla sua pagina Facebook).
Le reazioni
Il tira e molla può sembrare una leggerezza, e sicuramente ventidue anni sono pochi per sopportare il peso dell’attenzione mediatica su un aspetto tanto personale di sè.
Brava Giulia che ci è riuscita.
Quello che è successo però conferma proprio quanto aveva scritto nella sua lettera, e cioè la necessità di «dare forza a quelle persone che hanno paura di mostrarsi per timore delle polemiche, degli insulti e delle conseguenze di un coming out».
In un mondo in cui tutti avessero gli stessi diritti e non ci fossero discriminazioni, l’orientamento sessuale di una persona non avrebbe di per sè maggior significato di essere mancini: sarebbe una caratteristica personale come un’altra.
E ognuno potrebbe scegliere liberamente se farne argomento di discussione oppure no. Ma essere gay o lesbiche, oggi, esattamente come succedeva solo fino a 50 anni fa in molte zone d’Italia con l’essere mancini, viene visto da alcuni come un sintomo di «disordine» e «perversione».
Con un aggravante non da poco: essere gay o lesbica ancora oggi in Italia esclude da alcuni diritti fondamentali, come quello di vedere la propria famiglia riconosciuta dallo Stato.
Se il solo fatto di non nascondere questo aspetto di sè espone a commenti come quello riportato qua sopra (o, nei casi peggiori a insulti e purtroppo aggressioni) significa che abbiamo urgente bisogno di più coming out e, soprattutto, più diritti.
Elena Tebano
(da “il Corriere della Sera“)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
E CON 57 EURO SI PUO’ AVERE UN APPARTAMENTO DAVANTI AL COLOSSEO
«Fittasi appartamento a Roma, zona Serpentone, ingresso indipendente, piano terra, zona tranquilla, servita da mezzi pubblici e negozi. Prezzo: 5 centesimi al mese».
È l’annuncio che tutti gli affittuari sognano.
Ed è quanto ha reso possibile il Comune di Roma a una famiglia a dir poco fortunata di via dei Chiaramonti. Una distrazione? Un gesto di estrema generosità ? Un errore di calcolo? Un refuso di stampa? Nemmeno per sogno, tutto vero.
E l’incredulità di chi legge è stata anche la nostra quando nell’elenco dei beni immobili gestiti da Roma Capitale è spuntato il canone di affitto più basso di sempre. Finchè non ci siamo recati sul posto e abbiamo avuto conferma dall’inquilino.
Un signore di 65 anni, imbianchino ora in pensione, che rappresenta la terza generazione che occupa quell’appartamento.
Dopo un po’ di resistenze ci racconta tutta la storia. Ancora più assurda dei 60 centesimi all’anno.
«Sì, è vero, il canone è quello. O meglio: lo era». Gliel’hanno aumentato? «No, no, anzi. Sono alcuni anni ormai che il Comune ha rinunciato a riscuotere anche quei soldi. A un certo punto non ci ha più inviato i bollettini per il pagamento».
Ma come è possibile che sia stato concordato un fitto così basso?
«La storia risale alla fine degli anni ’50. Il nonno di mia moglie ebbe in concessione questo immobile al prezzo di 900 lire, ed è anche l’ultimo importo pagato. Poi il Comune si è totalmente disinteressato del bene e non ha mai provveduto ad aggiornare il canone. Con il passaggio all’euro sono diventati sessanta centesimi».
Alla storia che racconta l’inquilino c’è da aggiungere un particolare. Dalla morte del nonno della moglie, la sua famiglia occupa l’appartamento abusivamente. Senza averne titolo.
Perchè a tutt’oggi non esiste nessun contratto di locazione firmato con il Comune.
«E chi si muove da qui, sta scherzando? Ci abitiamo da tre generazioni, abbiamo fatto lavori di tasca nostra, l’abbiamo migliorato. Anzi, abbiamo chiesto di essere regolarizzati».
Per niente sconvolto ci porta a fare un giro per il quartiere e ci indica casa per casa tutti gli alloggi del Campidoglio che come lui non pagano l’affitto.
«Vede quegli appartamenti di fronte? Non solo non pagano da anni ma hanno anche ampliato l’appartamento abusivamente. E non ci chiami abusivi. Qui al Serpentone, come i romani chiamano il quartiere Corviale, il 70% degli inquilini non è quello che ha ricevuto la casa legittimamente dal Comune».
Il caso di via dei Chiaramonti non è l’unico. Il patrimonio ad uso abitativo di Roma Capitale conta quasi cinquecento alloggi.
Scorrendo la lista fornita dalla Romeo Gestioni s.r.l (la società incaricata di gestire il patrimonio immobiliare della capitale fino allo scorso anno) si trovano decine di canoni a dir poco fuori mercato.
In via dei Coronari, al centro del percorso per la porta santa, il canone mensile è di 7,32 euro. Si può godere della vista del Colosseo con soli 57 euro al mese in via Labicana.
Oppure abitare di fronte al Foro Romano Palatino in via dei Fienili pagando 120 euro al mese. E il panorama è davvero spettacolare.
A pagare canoni irrisori ci sono anche associazioni, partiti politici, fondazioni ed enti religiosi. L’ambasciata egiziana, ad esempio, per avere un ufficio culturale in un palazzo di via delle Terme di Traiano, sempre di proprietà del Campidoglio, paga 4,30 euro al mese.
Un isolato più avanti c’è un fabbricato dato in concessione all’ex Movimento Sociale Italiano per 12,91 euro al mese.
Mentre i prezzi più alti li paga il ministero dell’Interno per una caserma dei vigili del fuoco in via Genova (452 mila euro all’anno).
Eppure i prezzi di mercato sono tutt’altro.
Per una sola stanza a pochi metri dalle abitazioni che abbiamo citato ci chiedono 750 euro al mese: senza telefono, senza cucina e senza regolare contratto.
Se vogliamo una ricevuta dobbiamo pagare il 10% in più a parte, oltre al costo fiscale. A questa situazione c’è una spiegazione un po’ burocratica ma vale la pena raccontarla perchè rende bene l’idea della schizofrenia della pubblica amministrazione.
Nel 1996 una delibera comunale regola un incremento degli affitti. Due anni dopo sopraggiunge una legge (n. 431) che l’abroga e stabilisce due tipi di contratto possibili: a forma «libera» (con una contrattazione diretta tra inquilini e proprietari) e a forma «protetta» (con una contrattazione tra proprietari e sindacati).
L’Amministrazione in un primo momento opta per la «forma libera» ma dopo dissensi interni è costretta a fare marcia indietro e scegliere quelli a forma «protetta».
Tra un’altalena e l’altra si arriva al 2004. Si trova un accordo con il sindacato. Sono tutti pronti per brindare ma manca ancora un dettaglio: l’«accordo integrativo» per dare attuazione alla legge 431.
Per sottoscrivere il quale il Comune impiega dieci anni. Durante i quali i sindacati stimano che le perdite per il Comune dovute al mancato accordo ammontino a circa 50mila euro al mese.
«Nel 2004 eravamo pronti a firmarlo ma la dottoressa Zambrini del Comune di Roma si rifiutò di sottoscriverlo perchè ritenne gli aumenti troppo esigui» ricorda Guido Lanciano, segretario romano dell’Unione Inquilini. Solo nel 2014 arriva la firma per l’integrazione che, tra le altre cose, prevede nuovi parametri economici basati sui redditi (ad esempio, per la zona Centro si va dai 10 ai 22 euro al mq, salvo agevolazioni).
Problema risolto? Niente affatto. «Dal giorno dell’accordo (2014) solo in queste settimane stanno arrivando le lettere per chiedere i redditi degli inquilini» precisa Lanciano. Dopodichè il Campidoglio dovrà verificarli con l’Agenzia delle Entrate per poi verificare se l’inquilino intende restare o andare via.
E per gli abusivi? Il numero delle persone che occupano appartamenti senza titolo è talmente elevato da essere fuori da qualunque stima attendibile. Anche perchè mancano i controlli.
Nei rioni popolari i mestatori che si preoccupano di offrire case popolari sono facili da trovare. Propongono dai cinque ai trentamila euro per prendere il posto di un assegnatario. L’alternativa è entrare nel giro delle occupazioni.
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
I FATTI AVVENUTI AL “SOL LEVANTE” DI LAVAGNA, IL LOCALE CHE LA MAGISTRATURA HA SEQUESTRATO IN QUANTO “PROPRIETA’ OCCULTA” DELL’EX TESORIERE DELLA LEGA
Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega Nord finito in disgrazia per i soldi ed i diamanti esportati in Tanzania e Cipro, sarebbe stato il mandante di un pestaggio avvenuto nel novembre del 2012 a Cavi di Lavagna.
Tant’è che l’ex sottosegretario alla Semplificazione Normativa oggi si è dovuto presentare in tribunale come imputato, l’istigatore morale, per lesioni in concorso con un buttafuori della discoteca Sol Levante, Giuseppe Fragalà .
Quest’ultimo avrebbe picchiato Daniele B., di 43 anni, e secondo le denunce l’avrebbe fatto su indicazione di Belsito, il quale non avrebbe gradito alcune battute sul suo conto, proferite da alcuni giovani e relativa ai suoi guai giudiziari.
L’ex cassiere del Carroccio, già coinvolto in diversi procedimenti penali per i soldi trafugati all’estero, ha sostenuto: “Io facevo il cassiere, non avevo alcuna responsabilità sulla sicurezza del locale e non mi sono accorto di quanto è accaduto”.
Secondo gli inquirenti in realtà Belsito non faceva il cassiere ma è sempre stato il proprietario della discoteca (la più rinomata e grande della Liguria) attraverso dei prestanome e hanno provveduto quindi a sequestrare le quote societarie del locale.
(da “La Repubblica”)
argomento: LegaNord | Commenta »
Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
VICEQUESTORE, 41 ANNI, TRE FIGLI… GLI APPLAUSI DEGLI OPERAI: “ERA L’UNICA DONNA IN MEZZO A TANTI UOMINI ED E’ VENUTA DA SOLA AD ASCOLTARCI, CORRETTA DALL’INIZIO ALLA FINE”
«È stata la prima a togliersi il casco. Era l’unica donna in mezzo a tanti uomini, è una donna con le p… Corretta dall’inizio alla fine».
Così Fabiano Sterone, l’operaio che stamani, quando i lavoratori Ilva e le forze di polizia si sono fronteggiati, ha stretto la mano al vicequestore aggiunto Maria Teressa Canessa, che si era tolta il casco come gesto di distensione, parla di quel momento.
Sterone, 40 anni, di cui la metà passati all’Ilva di Cornigliano, racconta cosa ha detto alla funzionaria. «Le ho spiegato che ho moglie e una figlia di 15 anni, ho le bollette da pagare come tutti i colleghi accanto a me, e che il nostro obiettivo non era arrivare allo scontro, ma volevamo una risposta, quella che poi abbiamo avuto. E lei mi ha ascoltato».
Un gesto, il casco tolto e la stretta di mano con i lavoratori.
Al massimo della tensione, tra le camionette della polizia schierate e gli agenti in assetto anti-sommossa e una trattativa che sembrava non riuscire a sbloccarsi dopo tre giorni di sciopero e cortei a paralizzare la città , il gesto di Maria Teresa Canessa, vicequestore aggiunto di Genova, è riuscito a stemperare gli animi, insieme all’impegno del prefetto Fiamma Spena per ottenere una convocazione a Roma alla presenza di un esponente governativo, che alla fine è arrivata .
Canessa, genovese, 41 anni e tre figli gemelli di 7 anni, laureata in giurisprudenza, stamattina era in piazza insieme ad altri 150 poliziotti di vari reparti. «La tensione è stata alta per molte ore – racconta – l’aria in piazza era pesante”
“Togliermi il casco è stato un gesto istintivo, dopo lunghe ore di tensione con i manifestati, disagio, fatica, mi è venuto spontaneo sfilarmi il casco e avvicinarmi per parlare a quattrocchi con questi lavoratori messi a dura prova».
Racconta così Maria Teresa Canessa, funzionario di polizia in servizio di ordine pubblico oggi in piazza a Genova per la manifestazione degli operai dell’Ilva, il gesto che l’ha fatta finire su tutti i siti.
(da “il Secolo XIX”)
argomento: polizia | Commenta »
Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
QUANTI DIFENSORI DELLA PATRIA QUANDO SI DISCUTE DEL NULLA… MA QUALCUNO CONOSCE COME FUNZIONA IL CERIMONIALE TRA GLI STATI?
Quando l’Italia diventa Italietta. Eppoi ci chiediamo perchè tanti giornalisti, dall’estero, hanno telefonato per sapere. Coprire delle statue nude, nei Musei capitolini, per non urtare la sensibilità del presidente iraniano Rohani in visita in Italia è stata una scelta, forse, troppo zelante ma comunque di gentile opportunità verso l’ospite.
Ma da noi c’è da “affamare la bestia” e quindi sono partiti i più titolati opinionisti a suonare la viola sulla presunta laicità o libertà , repressa, dello Stato per quattro soldi di contratti.
Non sono mancati gli esterofili che hanno portato l’esempio di quando il presidente iraniano è andato in Francia e Hollande si è rifiutato di fare una cena senza vino. Evviva i francesi che ce l’hanno duro.
Dimenticando che qualche anno addietro, nel 1999, con Chirac un altro Presidente iraniano ha fatto saltare la visita per questioni sempre di divieti alimentari: allora c’erano in ballo i liquori.
Suvvia, stiamo con i piedi a terra e stiamo meno agitati. Trattasi di visite ufficiali, non solo di piacere, ad alti livelli. Si ospita una nazione, l’Iran, al di fuori dal giro mondiale da tempo.
Gli addetti al cerimoniale, al protocollo, delle singole nazioni, Italia e Iran, si sono attenute alla cautela. Non è bello assistere ai rimpalli di queste ore: colpa della sovrintendenza, colpa della presidenza del consiglio, Renzi e Franceschini non sapevano.
Vero, di fronte a questa presunta richiesta iraniana di copertura delle statue il cerimoniale italiano (di cui qualcuno vorrebbe licenziare il responsabile) doveva dare una voce a Renzi, ma se non l’ha fatto e si è arrangiato non c’è nulla di male.
I cerimoniali ci sono apposta per rendere più accogliente la visita dell’ospite ed evitare gaffe.
Così si deve guardare quello che è avvenuto senza richiami veramente insensati alla presunta violazione della laicità dello Stato, dello spirito libero.
Quanti difensori della Patria!
A me quello che è accaduto non ha fatto nè caldo e nè freddo. E, giuro, non mi sento offeso di alcunchè.
Anzi sono convinto che questa attenzione italiana mostra una sensibilità particolare che è già stata ampiamente riconosciuta dall’Iran. Non capisco perchè non si doveva fare. Un Paese veramente laico va oltre, vola altro. Invece ci comportiamo come gli ultimi scolaretti del bon ton.
Renzi doveva rivendicare questa scelta e non disconoscerla.
I diritti civili in Iran non c’entrano nulla, se veramente si voleva perseguire questa linea integralista fino in fondo, non ci si sedeva a siglare 17 miliardi di euro di contratti.
Così in Iran con in Arabia Saudita, Cina, Russia e tanti paesi ancora. Però poi non vogliamo sentire qualcuno che ci ricorda la crescita, l’economia che non va, i salari e altre liturgie nella stessa cadrega.
Siamo tutti a conoscenza che ogni Stato ha regole, comportamenti scritti che sono da considerare.
Basta chiedere ai nostri imprenditori quando concludono affari con i cinesi piuttosto che con gli arabi. Io ho organizzato, in un’altra vita, ormai, visite commerciali di ambasciatori in Italia ed era naturale che gli incontri, i percorsi andavano tarati, chiariti, sciolti, limati fino all’ultimo minuto.
Lo stesso, mi è successo recentemente, in occasione di un evento internazionale che ho organizzato sugli investimenti in Iran e in Africa. Ci sono stati dei rilievi al disegno riprodotto sui materiali dell’evento: c’erano donne con il velo che i rappresentanti di una azienda di un paese dell’area del Golfo mi invitavano a togliere perchè ritenuto non rappresentativo della realtà di quel mondo là .
Io pensavo di fare quasi un piacere invece mi sono ritrovato indietro con l’orologio della modernità .
Comunque in 24 ore abbiamo appianato il problema, lasciando il disegno originario. Questo per dire che è fuori luogo fare i professorini del progresso, gli alfieri del patriottismo, in difesa dei diritti (chissà quali poi) quando poi si tratta di piccoli equivoci senza importanza.
E, diciamolo, potevamo risparmiacela questa ennesima polemica sul nulla che ha oscurato un evidente e straordinario avviato processo di integrazione di un Paese, l’Iran, nel circuito del commercio globale.
Maurizio Guandalini
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Costume | Commenta »
Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
CORTEO ILVA, QUANDO LA SITUAZIONE STAVA PER DEGENERARE IL GRANDE GESTO DELLA VICEQUESTORE RIPORTA LA SERENITA’
Si toglie il casco e stringe la mano ai lavoratori, guadagnandosi l’applauso: così l’iniziativa di una poliziotta genovese, vicequestore dell’Anticrimine, stempera la tensione in Lungomare Canepa durante il faccia a faccia tra gli operai e la polizia.
Togliendosi il casco e stringendo la mano ai manifestanti ha mostrato coraggio e, al tempo stesso, solidarietà con quei lavoratori.
Non rinunciando ai compiti che le impone la divisa, a difesa di tutti, quella donna, con il suo gesto distensivo, ci rimanda una immagine di speranza.
Le forze dell’ordine avevano bloccato la strada e il corteo Ilva a Genova era andato avanti fino a sfiorare lo scontro.
Sono volati anche fumogeni contro i poliziotti, ma il momento piu’ difficile e’ stato verso le undici, quando per alcuni lunghissimi minuti si sono fronteggiati, a pochi centimentri di distanza, i poliziotti schierati con gli scudi antisommossa e le maschere antigas indossate, e gli operai con le mani alzate, sono stati attimi di urla, con i fumogeni colorati, gli slogan, i canti, “non c’e lavoro senza agitazione”, “Ilva Genova”, ma anche insulti nei confronti della polizia e del governo.
E’ a quel punto che la poliziotta si è tolta il casco, è andata avanti da sola e ha stretto la mano a un operaio.
Davanti a questo gesto gli operai hanno fatto un passo indietro, in segno di rispetto per le forze dell’ordine.
Il buonsenso è donna.
argomento: polizia | Commenta »
Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
CORTEO E TENSIONE A GENOVA: LA CITTA’ ABBRACCIA I SUOI LAVORATORI
Alla fine i lavoratori Ilva hanno vinto la loro battaglia.
All’incontro del 4 febbraio al ministero dello sviluppo economico sull’accordo di programma Ilva ci sara’ anche la sottosegretaria Simona Vicari.
L’annuncio e’ arrivato alle 13.15 con una lettera firmata dal Prefetto che e’ stata letta al megafono davanti alle scale della Prefettura dal segretario regionale della Fiom Bruno Manganaro.
“Questo dimostra che era giusto lottare – urla Armando Palombo, della Rsu _ abbiamo deciso la lotta con un’assemblea, abbiamo votato per alzata di mano e i fatti ci hanno dato ragione”. Dopo tre giorni di proteste termina cosi’ lo sciopero, l’occupazione della fabbrica, via anche ai blocchi stradali.
La mattinata era iniziata all’insegna della tensione, poco dopo le otto lo sciopero generale di tutti i metalmeccanici proclamato dalla Fiom ha occupato le strade di Cornigliano, in corteo davanti lo striscione rosso Ilva con la scritta ‘Pacta servanda sunt’ che e’ diventato il simbolo di questa protesta, dietro i lavoratori di Ilva, Ansaldo Fincantieri e tanti altri ancora., e in corteo anche le pale meccaniche e il ‘.dito’, i mezzi giganteschi che in questi giorni hanno accompagnato tutti i cortei Ilva.
Il gelo e’ calato quando il corteo e’ arrivato all ‘ inizio di lungomare Canepa e i lavoratori hanno scoperto che in fondo a bloccare la strada c’era uno sbarramento di furgoni della polizia, con le transenne.
Alla fine i primi segnali positivi, i furgoni della polizia hanno fatto dietrofront e il corteo si e’ messo in moto verso il centro.
All’arrivo in Prefettura i lavoratori hanno occupato piazza Corvetto e una delegazione e’ salita al piano di sopra, con i leader Fiom anche il segretario della Camera del Lavoro Ivano Bosco, ma sono stati sufficienti pochi minuti e sono tornati giu’ con la lettera che e’ riuscita finalmente a sbloccare la situazione. Il prossimo round adesso si gioca a Roma, il 4 febbraio al ministero dello sviuppo economico.
argomento: Lavoro | Commenta »
Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
“NESSUNO SI SCANDALIZZO’ QUANDO NELLA LAICA TORINO VENNERO COPERTI I MANIFESTI DELLA MOSTRA SU TAMARA DE LEMPICKA”… E BERLUSCONI FECE COPRIRE UN CAPEZZOLO DEL TIEPOLO CON DUE PENNELLATE
Mentre è grande polemica sulla scelta di coprire le statue di nudo dei Musei Capitolini in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rouhani, l’associazione radicale Adelaide Aglietta attacca: “Nel giugno dello scorso anno (non del secolo scorso), solo sette mesi fa, “per rispetto” vennero coperti i manifesti della mostra di Tamara de Lempicka per la visita del Papa nella laica (si fa per dire) Torino. Allora nessuno si scandalizzò. Solo noi manifestammo il nostro dissenso. Si tratta evidentemente di una laicità a corrente alternata, ma la laicità è … o non è”
Una mostra, quella della pittrice polacca, che fu ospitata a Palazzo Chiablese a fianco del Duomo.
E sotto la Mole ci fu imbarazzo per la troppa vicinanza con il luogo dell’Ostensione della Sindone.
Qualcuno aveva ipotizzato anche di spostarla in un’altra sede. Alla fine il compromesso: sì a quella mostra ma con locandine e manifesti un po’ mascherati. Una scelta , si disse, per non turbare i pellegrini della Sindone e soprattutto per la visita di papa Francesco che lo scorso giugno nella piazzetta Reale (che è alle spalle di Palazzo Chiablese) fece il suo discorso al mondo dell’industria e del lavoro. Manifesti e locandine coperti da telei neri, come dimsotra la foto scattata da Daniele De Giorgis dell’Uaar che con l’associazione Aglietta all’epoca denunciò il caso.
Ora i Radicali ricordano quell’episodio e invitano ad evitare doppi moralismi per le statue censurate a Roma per la visita del presidente iraniano.
Qualcosa di simile peraltro era accaduto già nel 2008 quando a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi. In quel caso il governo decise di coprire il seno alla Verità svelata di Giambattista Tiepolo. Il dipinto era stato scelto proprio dall’ex Cavaliere come nuovo sfondo per la sala delle conferenze stampa e venne ritoccato, facendo sparire il capezzolo, con due pennellate.
(da “La Repubblica“)
argomento: Costume | Commenta »