Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE IRANIANO NON RISULTA AVESSE CHIESTO NULLA… CERTE POLEMICHE “SULLLA DIGNITA’ DELL’ITALIA” SOLLEVATE DA CHI HA VOTATO IN PARLAMENTO CHE RUBY FOSSE LA NIPOTE DI MUBARAK FANNO SORRIDERE
La vicenda delle statue coperte “è una questione giornalistica. Non ci sono stati contatti a questo proposito. Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali, cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti, e li ringrazio per questo”. Così il presidente iraniano Hassan Rohani rispondendo a una domanda dei giornalisti in conferenza stampa a Roma.
Il caso dei nudi ai Musei Capitolini coperti per la visita del presidente iraniano ha generato un dibattito politico. Da destra a sinistra, diverse le voci critiche.
Nei colloqui tra il presidente iraniano e il governo italiano si è parlato di cosa “fare insieme contro il terrorismo”, ha detto Rohani.
“L’Iran è un Paese contro il terrorismo e si adopera a tutto campo per contrastarlo e siamo pronti a collaborare con tutti i Paesi”.
Il presidente iraniano ha detto di sperare in un futuro di poter fare un viaggio negli Stati Uniti, ricevendo un’accoglienza simile a quella avuta in Italia, ma “la chiave di rapporti senza tensioni tra gli Usa e l’Iran e a Washington e non a Teheran”.
“Senza la presenza iraniana”, ha aggiunto Rohani la questione della sicurezza nella regione mediorientale, compresa la pacificazione della Siria “non sarà risolta”.
“La regione è sensibile e molto delicata”, ha detto, ricordando anche che “l’Arabia saudita nella regione ha dei programmi che non hanno avuto successo.
“Per questo sono arrabbiati e cercano una copertura per i loro insuccessi”
Ma l’Iran, ha commentato Rohani, “non vuole alimentare la tensione con l’Arabia Saudita”: “sappiamo che qualsiasi controversia nuova renderà le cose più difficili. Noi abbiamo obiettivi molto importanti nella regione. E la stabilità conviene a noi e loro: l’Iraq deve essere stabile, la Siria deve essere stabile. Il problema di oggi è l’Isis, la violenza, il terrorismo, la guerra regionale tra l’Arabia Saudita e lo Yemen, che deve essere fermata”, ha aggiunto Rohani.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
LA CLASSIFICA DI TRANSAPARENCY INTERNATIONAL: PER NOI SOLO 44 PUNTI SU 100
L’Italia ha un serio problema con la corruzione nel suo settore pubblico e, nonostante faccia qualche passo avanti e con il massimo rispetto per tutti, deve ancora guardare da dietro Paesi come Oman, Romania, Grecia, Ghana, Cuba o Kuwait.
E’ quanto emerge dal nuovo rapporto di Transparency International, che presenta oggi il Corruption Preceptions Index del 2015, cioè l’indice che misura quanto uomini d’affari e esperti del settore credano che nel loro Paese il settore pubblico sia permeato dal malaffare.
La classifica mette l’Italia al 61esimo posto globale, con un punteggio di 44 su 100. Si tratta di un miglioramento di otto posizioni rispetto alla classifica del 2014, ma è dovuto più che altro al peggioramento degli altri, se si considera che il nostro score è salito soltanto di un punto.
Un passettino colto comunque positivamente dal vicepresidente di Transparency International, Virginio Carnevali: “Constatiamo con piacere che finalmente si è avuta un’inversione di tendenza, seppur minima, rispetto al passato, che ci fa sperare in un ulteriore miglioramento per i prossimi anni”. L’organizzazione cita le norme recenti sul ‘whistleblowing’ e i passi avanti della Pa come elementi di miglioramento del Paese.
In cima alla lista, la Danimarca sfiora l’en-plein con 91 punti su 100 e conferma il primato dell’anno scorso, seguita a stretto giro dalla Finlandia (90 punti) e quindi dalla Svezia a completare il podio tutto nord-europeo.
Scivola ai bordi la Nuova Zelanda, che nel 2014 era medaglia d’argento di trasparenza. Nella parte bassa della graduatoria, invece, ci sono la Corea del Nord e la Somalia, con meno di dieci punti ciascuna.
Se si considera la dinamica negli ultimi anni (dal 2012 ad oggi), la Grecia è quella che ha fatto i progressi maggiori, mentre Australia, Brasile, Spagna e Turchia sono scivolate in basso nella classifica.
L’indice è stato pubblicato per la prima volta nel 1995 e viene usato per misurare la percezione della corruzione nel settore pubblico in diversi Paesi di tutto il mondo (168 nell’edizione 2015).
Non è un semplice questionario rivolto ai cittadini, ma l’aggregazione di fonti divese che definiscono la percezione di uomini d’affari e di esperti nazionali sul livello di corruzione nel settore pubblico. Il Cpi del 2015 è calcolato utilizzando 12 differenti fonti di dati, provenienti da 11 diverse istituzioni che hanno catturano la percezione della corruzione negli ultimi due anni.
Per entrare nell’indice, un Paese deve disporre almeno di tre fonti di dati (nel caso dell’Italia sono ben sette).
I dati vengono poi riportati in una scala che va da zero a 100, dove 0 indica il più alto livello di corruzione percepita e 100 il più basso.
Si parla di ‘percezione’ proprio perchè è difficile quantificare la corruzione reale; è poi questa l’unica misura che permette di confrontare i Paesi, visto che le normative sono differenti, così come la sensibilità e le capacità repressive.
Il quadro mondiale non è certo tutto rose e fiori, se si considera che il punteggio medio globale è di 43 punti. Transparency International dice che sotto quota 50 punti c’è un “serio problema di corruzione” e quindi tutto il mondo ne è vittima: ben due Paesi su tre hanno un punteggio inveriore a quella soglia.
Un mal comune anche nel G20, se si considera che il 53% dei Paesi membri del consesso hanno un punteggio sotto 50. Si sale addirittura al 100% dei Brics. A pagarne le conseguenze sono gli oltre 6 miliardi di individui che vivono in Paesi con questi “seri problemi di corruzione”.
Nel capitolo specifico dedicato ad Europa centrale e Asia, gli esperti dipingono un quadro di stagnazione.
La media dell’area, comunque, è di sufficienza con 54 punti su 100, dieci sopra il livello dell’Italia.
Se si guarda alla sola Unione europea, il distacco aumenta ancora: 65 punti è la media dell’Ue. Quel che si chiede ai governanti è di rendere finalmente attuali i temi dell’anticorruzione, che sono venitalati più o meno ovunque ma con scarsi risultati concreti.
La riforma del settore finanziario è indicata come una delle priorità . Non sfugge, comunque, che i recenti scandali non sembrano avere intaccato la fiducia nei Paesi più solidi: il Dieselgate della Volkswagen non ha travolto la macchina pubblica tedesca, tanto che la Germania migliora di due punti e due posizioni (voto 81 per la decima piazza).
Stabile il Lussemburgo degli accordi fiscali con le multinazionali, che gli costano soltanto una scivolata dalla nona alla decima posizione.
Contraccolpo invece nel Brasile travolto dallo scandalo delle tangenti Petrobras: scivola al 76esimo posto perdendo 5 punti.
Raffaele Ricciardi
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
LA RELAZIONE ANTICORRUZIONE : “MANCA UNA CULTURA DELL’ETICA”
“Eventi corruttivi hanno attraversato tutte le aree a rischio del Comune di Roma“. “Manca una cultura dell’etica e la trasparenza viene vissuta come un mero adempimento”. E infine, anche dopoMafia Capitale, “emerge la saldatura tra mafia e politica”.
E’ questa l’analisi sulla situazione del Campidoglio nel 2015, illustrata nella “relazione annuale Anticorruzione” del segretario generale del Comune e guida della Direzione Trasparenza Serafine Buarnè.
“Si può constatare”, si legge nel documento pubblicato da il Messaggero, “che gli eventi corruttivi verosimilmente hanno attraversato trasversalmente tutte le aree a rischio”.
Nel corso dell’anno sono stati registrati 150 casi di violazione delle regole, di cui “61 penalmente rilevanti” e 26 episodi di corruzione.
In totale sono 22 i dipendenti indagati. I settori più interessati: servizi e forniture, area controlli e affidamento lavori.
Le irregolarità sarebbero state possibili anche perchè il “Sistema dei controlli interni” del 2013, secondo quanto evidenziato dai tecnici, non è mai stato attuato.
In generale viene evidenziato come il Campidoglio sia caratterizzato da una “macchina amministrativa macroscopica dove la dimensione e la complessità della macrostruttura costringono ad operare in condizioni di particolare difficoltà organizzativa”.
Nel Comune, scrive il segretario generale, “emerge la saldatura tra mafia e politica e si realizza attraverso una rete capillare di relazioni, che mirano ad alterare le determinazioni della pubblica amministrazione”.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2016 Riccardo Fucile
I MILITARI INCASSAVANO TANGENTI PER ASSEGNARE APPALTI NELLE OPERE PUBBLICHE
La polizia di Stato e la Guardia di finanza di Caserta stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di tre persone – un imprenditore e due tenenti colonnello dell’Esercito italiano – indagate per corruzione nell’ ambito degli appalti per le opere pubbliche.
L’ attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ha fatto emergere un consolidato rapporto tra un imprenditore casertano e due ufficiali dell’ Esercito che si occupavano di gare d’ appalto per l’ affidamento di lavori commissionati dal ministero della Difesa.
Le attività , coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario a carico di Antonio Crisileo e Gaetano Mautone ufficiali superiori dell’esercito italiano, rispettivamente, con mansioni di capo ufficio amministrazione, il primo, e capo ufficio contratti il secondo, per svariati episodi di corruzione.
I due ufficiali arrestati sono in servizio presso il ministero della Difesa, X Reparto Infrastnitture di Napoli. L’imprenditore è Francesco Caprio.
Le indagini hanno consentito di accertare un cospicuo numero di episodi di corruzione intercorsi tra gli ufficiali e l’imprenditore casertano, destinatario di una serie di appalti banditi dal ministero della Difesa.
L’attività investigativa, è stata svolta anche attraverso servizi di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, oltre che nell’acquisizione di documentazione amministrativa e contabile.
Gli investigatori hanno così appurato come svariate gare di appalto fossero state assegnate ad imprese riconducibili al Caprio, dietro elargizione ai pubblici ufficiali di somme di denaro ed altre utilità . In particolare, si è accertata l’elargizione dell’imprenditore di 44 mila euro a beneficio di Mautone, in relazione a due diverse gare di appalto aggiudicate in favore di imprese del suo gruppo, nonchè la promessa da parte dell’imprenditore di versamento della ulteriore somma di euro 12 mila euro in favore di Mautone e del Crisileo per la assegnazione di ulteriori lavori.
Gli inquirenti sospettano come questa circostanza, insieme con altri elementi già agli atti, lasci presumere l’esistenza di un vero e proprio sistema di illecita gestione degli appalti operante all’interno del X Reparto Infrastrutture dell’Esercito Italiano.
In sede di esecuzione della misura degli arresti domiciliari, è stata data esecuzione anche al sequestro della somma di 49 mila curo nei confronti di Mautone pari all’importo del profitto della corruzione.
(da agenzie)
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