Gennaio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
IL CURATORE: “IN 9 MESI CALO DEL PATRIMONIO DEL 65%”
Il ricorso per la richiesta di insolvenza della “vecchia” Banca Etruria, firmata dal liquidatore Giuseppe Santoni e depositata al tribunale di Arezzo lo scorso 28 dicembre, prende in esame il calo del patrimonio netto dell’istituto di oltre il 65% nel giro di 9 mesi. Calo che non permetterebbe dunque, per Santoni, la prosecuzione di alcuna attività .
I motivi di questa situazione vengono ricostruiti facendo riferimento più volte al verbale della terza ispezione di Bankitalia, quella che ha portato nel febbraio 2015 al commissariamento di Banca Etruria: sofferenze e crediti deteriorati, i fidi concessi dal cda agli stessi amministratori e compensi straordinari immotivati.
Santoni riprende appunto il verbale ispettivo: «La pessima qualità del comparto creditizio è la risultante delle marcate anomalie del processo di gestione del credito già rilevate dalla vigilanza a luglio 2012 e di nuovo stigmatizzate nell’ispezione terminata il 6-9-2013».
Nella richiesta di insolvenza si ricorda che «durante il 2014 ci furono rettifiche sui crediti complessive per circa 622 milioni… e gli organi aziendali hanno affrontato con grave ritardo le principali criticità rilevate nel corso delle precedenti ispezioni». La richiesta di Santoni punta dunque sul fatto che il progressivo aggravarsi della situazione di Banca Etruria sia stato affrontato con «l’inerzia degli organi di governo della banca».
Il tribunale aretino deciderà a breve se seguire l’indicazione del liquidatore o meno. La prima udienza per decidere dell’insolvenza è fissata per l’8 febbraio.
Decisione non senza conseguenze: lo stato di insolvenza dovrà essere esaminato anche dalla procura di Arezzo, che potrebbe decidere di passare all’accusa di bancarotta fraudolenta (tecnicamente possibile solo, appunto, con un decreto di insolvenza). L’inchiesta dunque potrebbe allargarsi e aggravarsi notevolmente.
Il liquidatore ricorda anche un altro elemento evidenziato dagli ispettori della Banca d’Italia, ovvero «il grado di irrecuperabilità dei crediti deteriorati per 2,9 miliardi, pari a circa il 40% del totale erogato, di cui sofferenze per 2 miliardi», a cui si aggiungono «ulteriori esigenze di accantonamento per circa 200 milioni», che aggravano la situazione.
La richiesta riporta il prospetto relativo al patrimonio netto al 30-9-2015, mettendo in evidenza il calo dai quasi 66 milioni del 31 dicembre 2014 ai 22,5 milioni di fine settembre 2015 (-65,8%). Si spiega dunque che dalla «valutazione emergono perdite complessive per 579,6 milioni».
Quindi il liquidatore arriva alla conclusione che l’istituto di credito aretino vada sottoposto a procedura d’insolvenza per «la riduzione integrale delle riserve e delle azioni, tenendo conto delle perdite accertate nel corso della gestione commissariale», considerando «la cessione di azienda a un ente ponte e la successiva cessione dei crediti in sofferenza dall’ente ponte ad una società veicolo per la gestione delle attività ».
Intanto ad Arezzo la procura ha dato alla Guardia di finanza provinciale le deleghe per le indagini sul presunto reato di truffa, relativamente alla vendita delle obbligazioni.
Non ci sono ancora indagati, ma da ieri si è cominciato a fare accertamenti sulle prime filiali del territorio aretino.
Gli inquirenti dovranno ora capire se le vendite dei famigerati bond avvenivano per iniziative dei singoli funzionari o dirigenti o per ordine aziendale.
Sara Monaci
(da “il Sole24ore”)
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Gennaio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
EMAIL A PARLAMENTARI E DIPENDENTI: LA SEDE ROMANA HA LE ORE CONTATE
Siamo agli sgoccioli. I forzisti che per anni si sono riuniti nella sfarzosa sede romana a San Lorenzo in Lucina hanno le ore contate.
Già dai prossimi giorni inizieranno i traslochi dal quartier generale del partito di Silvio Berlusconi che dovrà essere liberato entro il primo febbraio. I parlamentari e i dipendenti di Fi quindi dovranno andare a raccogliere i loro oggetti personali.
Come gli è stato intimato in una email inviata ieri a deputati e senatori azzurri da parte dell’ufficio Servizi generali.
“A causa delle note difficoltà finanziarie in cui versa il nostro movimento politico — è scritto nella email — si rende necessario e improcrastinabile il rilascio dei locali dove è ubicata la nostra sede nazionale. In previsione di un prossimo trasloco, invitiamo tutti a ritirare il materiale di proprietà personale (cartaceo e/o suppellettili…) eventualmente lasciato presso gli uffici”.
Bisognerà dunque fare gli scatoloni “entro e non oltre il giorno 31 del corrente mese (data oltre la quale non è possibile garantire la custodia del materiale privato)”.
Sono finiti i tempi d’oro, quando il partito di Berlusconi poteva permettersi uffici in uno stabile pregiato, un quartier generale da circa tremila metri quadrati nel centro storico di Roma al costo di 960 mila euro l’anno.
E dubbi su una permanenza dei forzisti erano già venuti quando quell’immobile è finito in un annuncio di un’agenzia immobiliare romana, anche se con “trattativa riservata”.
Intanto, sono già iniziate le ricerche per una nuova sede: la tesoriera del partito Mariarosaria Rossi che sta cercando di far quadrare i conti (ormai in profondo rosso) di Forza Italia ha già visto tre possibili luoghi che potrebbero ospitare senatori e deputati.
Ma la parola finale spetterà comunque a Silvio Berlusconi. Nel frattempo le riunioni verranno fatte a palazzo Grazioli, dove verranno messe disposizione alcune stanze.
Sono le conseguenze queste di una spending review che ha portato il partito negli anni scorsi a mettere in cassa integrazione alcuni dipendenti.
Di questi ora c’è chi ha trovato un impiego, chi ha fatto causa all’allora Pdl (ma non ci sono ancora le decisioni dei giudici) e a oggi risultano 67 persone sotto procedura di “licenziamento collettivo”, più altri cinque che invece sono in “aspettativa”.
Si tratta in quest’ultimo caso di persone con ancora un ruolo istituzionale.
Insomma, non è rimasto quasi nulla di quando si inaugurava in pompa magna la sede di San Lorenzo in Lucina.
Era il settembre del 2013 e a tagliare il filo tricolore, sorridenti, erano in tanti: c’era Denis Verdini, Maurizio Lupi, Sandro Bondi, ma anche Angelino Alfano, Rocco Crimi, Renato Brunetta e Daniela Santanchè, gli unici tre che sono ancora accanto all’ex premier.
E come la sede, anche il partito nel frattempo si è andato sgretolando.
Alfano non è più il “delfino” e Verdini non fa più da trait d’union per il Patto del Nazareno.
Adesso sembra di essere davvero alle battute finali.
Valeria Pacelli
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
“I NOSTRI VOTI SONO FONDAMENTALI PER TENERE IN PIEDI IL GOVERNO”
Denis Verdini è diventato il belzebù della sinistra Dem. Con quel sorriso sarcastico di chi sembra saperla più lunga del diavolo tentatore, pare giocare come il gatto con il topo.
Così, dopo aver votato la riforma costituzionale e portato a casa tre vicepresidenti di commissione del Senato, va in tv (Bersaglio mobile) e spiega a Mentana che si stanno facendo polemiche strumentali.
Prima di tutto, ha spiegato l’ex coordinatore di Forza Italia, non è vero che facciamo parte della maggioranza. Solo chi vota la fiducia ne fa parte.
Così come non è vero che, dopo aver votato la riforma costituzionale, sia passato all’incasso guadagnando tre vicepresidenze: gli spettavano, esattamente come a tutti i gruppi di opposizione.
Anche i 5 Stelle e la Lega hanno i loro vicepresidenti. Forza Italia ne ha cinque, più un presidente di commissione. «Eppure noi, che siamo la terza forza per numero di senatori, rischiavamo di essere esclusi»
Verdini poi va all’attacco della sinistra Dem.
«Non mi vogliono? Ma chi li vuole. Nessuno vuole andare con il Pd. Il problema della minoranza Pd non è Verdini, ma il loro segretario che anche premier: non lo riconoscono».
Il senatore immagina quindi non un’alleanza diretta con Renzi, ma di riunire tutte le forze di centro, con i leader che fanno un passo indietro, per presentare alle politiche una lista capace di eleggere 30-40 deputati.
Che andrebbero ad affiancare la maggioranza renziana. Sì, perchè Renzi ne avrà sempre bisogno: la sinistra Dem gli darà sempre filo da torcere, anche nella prossima legislatura.
Il centrodestra è discorso chiuso? «Se sarà guidato da Salvini voto Renzi», sostiene Verdini. Berlusconi? Ha sbagliato a rompere il Patto del Nazareno.
«Attorno a lui non c’è il cerchio magico. Berlusconi è un cerchio, è tutto lui. Decide da solo»
Insomma, non facciano le «verginelle» questi «reduci e gli orfani comunismo»: li ha definiti così il senatore Vincenzo D’Anna portavoce del gruppo verdinano Ala.
Non facciano gli «ipocriti», ha aggiunto Massimo Parisi, che se la prende con il presidente della Toscana Enrico Rossi, secondo il quale Verdini deve rimanere fuori dal Pd e da qualunque alleanza futura.
«Poi un giorno magari – dice Parisi – Rossi ci spiegherà perchè i voti di Verdini andavano bene per riscrivere lo Statuto e la legge elettorale toscana…».
La verità , taglia corto Luca D’Alessandro, è che i nostri voti sono necessari per tener in piedi il governo, «le anime belle se ne facciano una ragione»
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)
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Gennaio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
E SI SCOPRE CHE L’ARCHITETTO CHE HA RISTRUTTURATO LA VILLA DI SALA A ZOAGLI HA ESEGUITO ALTRI INCARICHI PER EXPO
Giuseppe Sala ce la mette tutta per rendere la sua posizione sempre più indifendibile. “Non sapevo dell’affidamento di Fiera, o certamente non lo ricordavo”, dice in un’intervista a Repubblica riguardo all’incarico per gli allestimenti del padiglione Zero e dell’Expo Center, curati da Michele De Lucchi.
Lo stesso architetto che il manager ha fatto lavorare nella sua villa al mare di Zoagli (Genova).
“Nel caso dell’appalto dato da Fiera, non avevamo fatto alcun nome”, aggiunge l’amministratore delegato di Expo e candidato alle primarie milanesi del centrosinistra. Peccato che nello stesso giorno il Corriere citi un documento in cui Expo il nome di De Lucchi a Fiera lo fa, eccome.
E l’atto è firmato dallo stesso Sala: un’integrazione alla convenzione con cui Expo incarica Fiera della realizzazione degli allestimenti, in cui nero su bianco si premette che “al fine di procedere ad affidare la progettazione del Padiglione Zero, Expo spa ha acquisito una soluzione ideativa dall’architetto Michele De Lucchi”.
Una premessa che legittimerà Fiera a dare il lavoro a De Lucchi, senza gara e per quasi 500mila euro più Iva, in modo da garantire la “continuità ” con il professionista che si è già occupato del concept del padiglione per 110mila euro, questa volta su incarico di Expo, ma sempre senza gara.
Nulla che Sala abbia raccontato a Repubblica. O che abbia detto nella conferenza stampa di mercoledì, da lui stesso convocata per dare i suoi chiarimenti sui lavori eseguiti da De Lucchi nella villa al mare, ovvero il progetto “di una parte degli interni e delle finiture esterne della casa”. Per una parcella da 70mila euro più Iva.
Ma la lista delle omissioni di Sala non si ferma qui. Ilfattoquotidiano.it ha scoperto infatti che l’architetto ha eseguito altri incarichi per l’esposizione universale.
Ha lavorato per il padiglione di Intesa Sanpaolo, e soprattutto per il progetto della Via d’Acqua Sud, l’appalto affidato alla Maltauro e finito al centro dell’inchiesta che nell’ottobre del 2014 ha portato agli arresti dell’ex vice commissario di Expo Antonio Acerbo e di Domenico Maltauro.
Un secondo filone scaturito dalle indagini che qualche mese prima avevano scoperchiato la “cupola degli appalti” di Gianstefano Frigerio e Primo Greganti, facendo finire in carcere Angelo Paris, in quel momento braccio destro di Sala in Expo, ed Enrico Maltauro, l’allora amministratore delegato della società di costruzioni.
Ebbene, tra i consulenti della Malturo che hanno contribuito a disegnare il progetto della Via d’Acqua Sud c’era anche lo studio di De Lucchi. Niente di illecito. Solo che questo Sala non lo ha detto.
Anzi, parlando della sua casa a Zoagli, il candidato alle primarie si è preso pure il lusso di scherzare: “Se De Lucchi ha ricevuto 110mila euro per il Padiglione Zero e 70mila da me per una casa, ciò dimostra che sono un bravissimo negoziatore quando si tratta di soldi pubblici e non quando sono i miei”. Una mezza verità .
Come detto, l’archistar ha incassato anche 500mila euro per gli allestimenti del padiglione Zero e dell’Expo Center da Fiera Milano.
Oltre che altri 59mila euro ricevuti da Expo, per l’ideazione e il concept dell’icona itinerante Agorà .
Somme da aggiungere a quanto fatturato a Intesa Sanpaolo. E a Maltauro, per la consulenza sulla Via d’Acqua Sud, un appalto originariamente affidato per 42,5 milioni di euro, poi scesi a 13 per la riduzione dei lavori decisa in seguito alle proteste dei comitati No Canal.
Quanto sia stato il compenso per De Lucchi, ilfattoquotidiano.it lo ha chiesto al suo studio, che però non ha fornito dettagli in quanto tali informazioni “riguardano privati rapporti contrattuali”.
Ieri Sala diceva di non avere “niente da nascondere sugli incarichi all’architetto. Ho parlato solo di quelli di Expo Spa, perchè è questa la società che amministro”.
Resta che l’aspirante sindaco non ha detto tutta la verità .
E tra le cose che ha omesso, una riguarda documenti da lui stesso firmati. E l’altra è legata a un appalto che ha già fatto scandalo.
Luigi Franco
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
MAZZETTA A UN AGENTE PENITENZIARIO IN CAMBIO DI FAVORI ALL’EX SOTTOSEGRETARIO
Il gup del Tribunale di Napoli Nord ha condannato, per corruzione, a 2 anni e 4 mesi di carcere, Marisa Esposito, moglie dell’ex sottosegretario all’Economia del Pdl Nicola Cosentino.
Il mese scorso il giudice aveva negato il permesso di visita alla signora proprio perchè moglie e marito sono coimputati in questo procedimento.
Condanne per lo stesso reato sono state inflitte anche agli altri due imputati, in particolare tre anni e due mesi a Giuseppe Esposito, fratello di Marisa, ex consigliere comunale a Trentola Ducenta, e a 4 anni e 8 mesi all’agente del carcere di Secondigliano Umberto Vitale.
L’ex coordinatore regionale del Pdl, tuttora in carcere a Terni, è imputato nel medesimo procedimento ma ha scelto il rito ordinario che si sta tenendo davanti al Tribunale di Napoli Nord.
Durante la requisitoria il pm Paola Da Forno aveva chiesto 2 anni e 8 mesi per la Esposito, 4 anni e 8 mesi per il fratello e 5 anni e 4 mesi per l’agente.
Vitale è accusato di aver favorito Cosentino durante la permanenza dell’ex politico nel penitenziario napoletano, introducendo generi alimentari, capi d’abbigliamento e altri beni in cambio di soldi e posti di lavoro; secondo la Dda di Napoli che avviò l’indagine — poi la competenza è passata alla Procura di Napoli Nord — sarebbe stato il cognato di Cosentino, Giuseppe Esposito (difeso dall’avvocato Mario Griffo), ad incontrare e a corrompere materialmente l’agente.
Ad inchiodare invece la moglie dell’ex politico, difesa dagli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, una telefonata con il fratello intercettata dai carabinieri di Caserta che hanno eseguito le indagini. “Gliel’hai data la mazzetta che ti ho dato?” dice Marisa Esposito.
In aula, l’imputata si è giustificata dicendo che, per “mazzetta”, intendeva i soldi da dare ai nipoti, come sarebbe emerso da un messaggio del giorno precedente.
L’inchiesta partì dopo la prima scarcerazione di Cosentino nel novembre 2013; le utenze dell’ex politico erano già sotto controllo per un’altra indagine della Dda sull’azienda di carburanti di famiglia.
Gli inquirenti scoprirono così un giro di favori concessi da Cosentino all’agente Umberto Vitale che in cambio lo favoriva in carcere.
“Marisa Esposito è innocente, la sua condanna si basa sul travisamento del significato di un’intercettazione. Faremo certamente appello” dichiara l’avvocato Agostino De Caro, difensore della Esposito insieme a Stefano Montone. “Ormai al nome Cosentino è associato tutto il male possibile”.
(da agenzie)
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Gennaio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
MARTA NON C’E’ PIU’, SI E’ SPENTA A PADOVA, MA IL SUO MESSAGGIO RIMARRA’ NEL TEMPO
Non c’è più la piccola Marta Magosso.
Padova piange la bimba diventata famosa nel Natale 2014 per aver rinunciato ai regali sotto l’albero.
Non un capriccio ma un gesto che fece commuovere tanti. Perchè Marta aveva capito che a volte le priorità nella vita sono altre e si era distinta per rara generosità .
Aveva deciso di donare i suoi risparmi, 475 euro, al reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’ospedale della città dove era in cura per l’acquisto di “tappi blu”, quelle valvole speciali per la pulizia dei cateteri.
Come riporta il Mattino di Padova:
Ha combattuto tre anni contro un neuroblastoma, dimostrando generosità fuori dal comune e tanta tenacia prima di arrendersi alla malattia. Si è spenta ieri la piccola Marta Magosso, 10 anni, figlia di Andrea, ex giocatore ed allenatore del Valsugana Rugby Padova. La notizia è girata rapidamente dal sito internet del club di Altichiero ai social network, dove tantissime persone hanno voluto esprimere solidarietà e vicinanza alla famiglia Magosso.
Le era stato diagnosticato il male il 25 febbraio 2013 e, come ricorda Il Mattino di Padova, dopo due anni la chemioterapia sembrava funzionare.
“Per un mese circa ha potuto togliere il catetere, fino a metà luglio quando ha avuto una ricaduta mentre eravamo in vacanza vicino a Salerno”, racconta il padre, “Avendo già visto quel film nel suo reparto ed essendo maturata in fretta sapeva bene cosa la aspettava ma non si è mai tirata indietro. L’hanno ricoverata l’ultima volta il 2 dicembre; pensavamo alla solita chemio invece le cose si sono aggravate presto”
(da “Huffingtonpost“)
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Gennaio 23rd, 2016 Riccardo Fucile
CENTO MANIFESTAZIONI A FAVORE DELLE UNIONI CIVILI: “L’UNICA FAMIGLIA E’ QUELLA FELICE”
Migliaia di persone davanti alla Scala a Milano, Piazza del Pantheon a Roma gremita e una rete di oltre 90 manifestazioni in Italia e all’estero per dire sì all’approvazione della legge sulle unioni civili.
Una risposta anticipata al Family Day day del 30 gennaio, per manifestare a favore del ddl Cirinnà , a ridosso della discussione che il 28 gennaio approderà in Parlamento.
Sono 98 gli appuntamenti organizzati da associazioni lgbt, laici, sostenitori o semplici cittadini favorevoli, e accompagnati dallo slogan e hashtag #SvegliaItalia. Iniziative che coinvolgono anche Napoli, Perugia, Catania, Palermo, Sassari oltre a Londra, Berlino, Copenaghen, Limerick, Dublino, Monaco, Francoforte e Boston.
Manifestazioni con flash mob annesso in cui chi vorrà potrà portare con sè una sveglia, a sensibilizzare ancor di più l’attenzione del Parlamento e dell’opinione pubblica.
Roma e Milano
Sin dalle 15 piazza del Pantheon a Roma è piena, con tante bandiere della realtà Lgbt racchiusa nelle sigle dell’arcobaleno e slogan. Tra i più ascoltati c’è quello contro la mediazione sul ddl, per l’uguaglianza dei matrimoni tra le coppie. Presente anche il cantante Scialpi, che partecipa alla manifestazione insieme a suo marito.
Folla anche a Milano, dove oltre cinquemila persone si sono ritrovate in piazza della Scala. In tanti hanno una sveglia appesa al collo, disegnata su un cartello con la scritta ‘Sveglia Italia! Fai il primo passo verso l’uguaglianza’.
Tra i partecipanti, anche i candidati sindaci alle primarie del centrosinistra, Francesca Balzani, Giuseppe Sala e Pierfrancesco Majorino e il primo cittadino uscente Giuliano Pisapia. Presente anche il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, che ha etichettato come “grave errore” la scelta di illuminare il Pirellone con la scritta Family Day e definito “di buon senso” la proposta di legge Cirinnà .
A Firenze partecipano invece oltre 1.500 persone, 800 a Bergamo, 400 a Pescara e a Torino 7mila.
“Non stupisce questa adesione cosi massiccia — ha detto il sindaco Piero Fassino, anche lui alla manifestazione — questa è una città che ha sempre portato avanti le maggiori battaglie per i diritti. Quella per le unioni civili — ha aggiunto — non è una battaglia di schieramento politico ma di civiltà . Si tratta di dare, come chiede ormai da tempo una notevole fetta della società , un giusto riconoscimento a tutte le forme di relazione e affettività ”.
L’appello delle associazioni
“Chiediamo al Governo e al Parlamento — si legge nell’appello delle associazioni — di guardare in faccia la realtà , di legiferare al più presto per fare in modo che non ci siano più discriminazioni e di approvare leggi che riconoscano la piena dignità e i pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, cittadini e cittadine di questo Paese”. Le manifestazioni si tengono a sette giorni dal Family Day, che si svolgerà a Roma sabato prossimo, il 30 gennaio, nel segno esattamente opposto a quelle di oggi: appoggiare le parole di Papa Francesco che ieri ha chiesto di non fare confusione “tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione“.
“Sono centinaia oramai le adesioni che abbiamo ricevuto. Tra le altre Cgl, Uil, Arci. Si sta verificando una bella risposta laica al family day e quello che vediamo è un quadro inedito”, aveva detto ieri Franco Grillini, presidente di Gaynet. Per Grillini quella di oggi è la “più grande manifestazione lgbt della storia italiana e questo perchè ha avuto una grandissima risposta e solidarietà da parte di tanti”.
E’ dello stesso avviso anche il presidente di Arcigay, Flavio Romani, che sottolinea “il bisogno che c’è stato e c’è di dare un segnale alla politica e al Parlamento. Non è nel nostro interesse metterci contro il Family day, non ci interessa aver un confronto perchè la nostra manifestazione è stata pensata prima. Noi andiamo in piazza per un obiettivo, avere i nostri diritti, mentre il Family day è una piazza contro le persone omosessuali“.
Liguria, il presidente della comunità dei musulmani: “Chi forma unioni diverse dalla famiglia tradizionale deve essere tutelato” —
“La famiglia tradizionale è costituita da un uomo e da una donna, ma non si possono negare i diritti a chi forma unioni diverse”. A dichiararlo è il presidente della Comunità dei musulmani della Liguria, Zahoor Ahmad Zargar che prosegue: “Parlo a titolo personale non a nome della comunità musulmana ligure che su questo tema non ha preso nessuna posizione, in questo momento abbiamo tanti altri problemi. Io personalmente credo che il mondo stia cambiando e che noi dobbiamo cercare di adattarci alle nuove esigenze. Ogni persona deve avere il diritto di essere come vuole. La famiglia è quella naturale formata da un maschio e una femmina ma questo non deve togliere diritti alle coppie di fatto. Per le unioni di tipo diverso si possono trovare altri nomi, l’importante è garantire i diritti di queste persone, come quelli che riguardano la pensione di reversibilità o le visite in ospedale, e non escluderle dalla società . Nei paesi musulmani di questi argomenti non si parla neppure ma noi islamici che viviamo qua vogliamo che siano garantiti i diritti a tutti”.
(da agenzie)
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