Giugno 23rd, 2016 Riccardo Fucile
SANTORO PRESENTEREBBE DOCU-FICTION SU RAI2, FERRARA INGAGGIATO COME AUTORE, LERNER FIRMA PER RAI3… GIANNINI RESTERA’ IN RAI
Ancora tu (anzi, voi).
Secondo le risicate indiscrezioni che filtrano dalle mega-riunioni blindate a viale Mazzini, nei giorni che precedono la presentazione ufficiale dei palinsesti (il 28 giugno a Milano), Michele Santoro potrebbe riapparire su Raidue nella prossima stagione.
Niente talk show nè arene e nè piazze per lui, ma una serie di docu-fiction realizzate dalla sua casa di produzione.
Quello che da un pezzo più gli piace fare e che aveva già offerto ai vertici, ricevendone un «grazie, le faremo sapere».
La riconciliazione
Il conduttore dovrebbe essere in studio a presentare i filmati, senza pubblico nè dibattito. Conferme dirette non ce ne sono. In Rai tutto può cambiare anche in cinque minuti. Sarebbe una riconciliazione epocale.
Il rapporto con l’azienda si era interrotto consensualmente il 6 giugno del 2011. E anche di recente il giornalista, offeso perchè le sue proposte non erano state prese in considerazione e scontento perchè non si arrivava mai a dama, aveva attaccato la gestione di Antonio Campo Dall’Orto: «La sua Rai è un bluff, come l’Italia di Renzi».
A quanto pare tutto sarebbe perdonato. Cinque anni dopo si potrebbe ricominciare.
Nel frattempo, poche settimane fa, Santoro è diventato azionista al 7 per cento de Il Fatto di Marco Travaglio, che contava di coinvolgerlo in qualche modo nella campagna per il No al referendum del suo giornale. Si vedrà .
Revival
Il trend revival nei palinsesti, descritti per sommi capi ai consiglieri di amministrazione (che altrimenti minacciavano di ammutinarsi e non sono ancora domi) potrebbe prevedere pure il recupero di Giuliano Ferrara. Non in video, ma come autore del programma di Pietrangelo Buttafuoco, sempre su Raidue. La trattativa è ancora in corso ma a buon punto, grazie ai premurosi uffici di Francesco Merlo, cooptato nella squadra del direttore editoriale per l’informazione Carlo Verdelli.
L’allora direttore de Il Foglio abbandonò bruscamente il servizio pubblico nel 2012, quando faceva Radio Londra: «Sono un mobbizzato» protestò l’Elefantino. Considerato che per Raitre ha già firmato Gad Lerner, il come eravamo è servito.
New entry
A bilanciare l’usato più che garantito, c’è l’arrivo di Gianluca Semprini, giornalista soffiato a Sky, new entry, molto stimato da Daria Bignardi. Che non farà Ballarò, perchè Ballarò verrà chiuso. Ma avrà una nuova trasmissione, molto simile nell’impostazione ai faccia a faccia elettorali che ha condotto sulla tv di Murdoch.
Format veloce, novanta minuti e non di più. Sempre che i consiglieri di amministrazione, ferocemente contrari all’arrivo dell’ennesimo esterno, non l’abbiano vinta (minacciano di votare contro in massa o di disertare la riunione decisiva).
Quanto a Massimo Giannini, resterebbe a Raitre. Gli sarebbe stato offerto un programma di grandi interviste da otto puntate. In più, con una striscia quotidiana da 10 minuti intorno alle 20.40, dovrebbe esserci Pif.
Annalisa Bruchi lascia 2Next e si prende Tabloid, rotocalco domenicale su Raidue, dalle 18.50 alle 20.30.
Le novità su Raitre
Altre novità le ha annunciate Daria Bignardi nel corso dell’audizione in commissione di Vigilanza.
In particolare la direttrice di Rai3 ha spiegato che Fabio Fazio condurrà Rischiatutto e lascerà Che tempo che fa il sabato, mentre di domenica la trasmissione diventerà di tre ore.
Report di Milena Gabanelli passerà al lunedì. Ci saranno trasmissioni affidate ad Alberto Angela, Alessandro Baricco e Concita De Gregorio ed è previsto anche più spazio a Gazebo.
Giovanna Cavalli
(da “il Corriere della Sera”)
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Giugno 23rd, 2016 Riccardo Fucile
ALTRI GUAI PER L’EX RUGBYSTA LO CICERO, FUTURO ASSESSORE ALLA SPORT A ROMA… HA ANCHE DANNEGGIATO LA TELECAMERA DELLA TROUPE DEL PROGRAMMA “L’ARIA CHE TIRA”
Prima l’intervista, poi gli spintoni e i danni alla telecamera.
Il futuro assessore allo sport del Comune di Roma, Andrea Lo Cicero è stato denunciato per violenza privata e danneggiamento da Eloisa Covelli, una giornalista del programma tv di La 7 “L’ Aria che Tira”.
«Una nostra giornalista, una nostra inviata, ci ha appena fatto sapere che era andata questa mattina a cercare l’assessore in pectore nei pressi della sua abitazione perchè voleva intervistarlo durante la puntata di questa mattina – ha spiegato la conduttrice Myrta Merlino – pare che lei sia dai carabinieri per sporgere denuncia per violenza privata e danneggiamenti».
«Domani trasmetteremo le immagini dell’aggressione», ha aggiunto.
L’ex campione di rugby, in procinto di essere nominato dal neo Sindaco Virginia Raggi, era gia sotto i riflettori per le sue esternazioni contro i Rom.
Proprio ieri La Repubblica aveva pubblicato un articolo in cui si raccontava di una sua esternazione durante un’intervista realizzata nel febbraio scorso. «zingari di merda», aveva gridato mentre parlava con il giornalista.
E Lo Cicero ha dato la sua versione dei fatti su Facebook: «In merito a quanto dichiarato all’interno della trasmissione L’Aria che tira su La 7, ci tengo a precisare che la giornalista insieme al suo operatore hanno violato la mia proprietà privata, irrompendo in casa mia senza alcuna autorizzazione del sottoscritto», ha scritto sulla sua pagina personale, allegando anche un video.
(da “La Stampa“)
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Giugno 23rd, 2016 Riccardo Fucile
SOTTO PROCESSO ANCHE L’EX MILITANTE LEGHISTA BORSATO, IMPUTATO PER CALUNNIA
Il sindaco di Verona Flavio Tosi è stato rinviato a giudizio per calunnia e diffamazione aggravata nei confronti del giornalista di Rai 3 Sigfrido Ranucci, coautore della trasmissione Report condotta da Milena Gabanelli.
Insieme al primo cittadino scaligero finirà a processo anche l’ex militante leghista Sergio Borsato, imputato di calunnia per il “trappolone” teso a Ranucci mentre stava realizzando l’inchiesta su Verona andata in onda nell’aprile 2014: Ranucci per la puntata di Report “L’arena” era alla ricerca, tra l’altro, di riscontri circa l’esistenza di un video hard che sarebbe stato usato come arma di ricatto contro Tosi per condizionarne l’azione politica.
Un filmato che l’ex bossiano Borsato aveva sostenuto di possedere e di aver portato nelle sedi della Lega Nord per permettere ai dirigenti di “eliminare il cucciolo da piccolo” (riferendosi a Tosi, allora astro nascente del partito, ndr)
In realtà , di quell’incontro con il giornalista Ranucci sarebbe stato informato Flavio Tosi, che avrebbe conferito l’incarico a Borsato “non solo di filmarlo — scrive il gip di Verona nell’ordinanza di imputazione coatta per Tosi e Borsato — ma anche di carpire il maggior numero di informazioni possibile sul contenuto del dossier fino a quel momento costruito dal giornalista”, e di consegnare in seguito il materiale nelle mani del sindaco di Verona, che l’ha utilizzato per presentare una querela preventiva contro Ranucci il cui scopo era “bloccare l’inchiesta”.
Un’azione che Tosi ha pubblicizzato anche nel corso di una conferenza stampa in cui ha accusato l’inviato Rai di aver tentato di “costruire notizie false e diffamatorie nei miei confronti, cercando di acquisire la necessaria documentazione con metodi illeciti e con l’uso di denaro pubblico”. Non solo.
Tosi aveva anche scritto al direttore generale e al presidente della Rai — secondo quanto fatto presente al giudice da Ranucci — interessando tramite deputati leghisti la Commissione parlamentare di vigilanza, arrivando a chiedere la sospensione del giornalista della Tv pubblica.
La decisione del gup di Verona, Laura Donati, è arrivata giovedì 23 giugno dopo l’ordine di imputazione coatta per Tosi e Borsato formulato dal gip veronese Lucia Magri il 9 febbraio scorso: il giudice, nell’archiviare le nove querele presentate contro il giornalista di Report (tra cui quella del sindaco di Verona), aveva riconosciuto “l’assenza di buona fede nella querela di Tosi” contestando al sindaco “la piena consapevolezza della non corrispondenza al vero” delle sue affermazioni.
Secondo il giudice Tosi avrebbe infatti “appositamente taciuto, nel presentare querela il 21 febbraio 2014, che proprio Borsato era uno di quei soggetti che stavano convincendo Ranucci dell’esistenza del video hard — scrive il gip Magri — notizia che, quindi, non veniva di certo costruita falsamente dal giornalista”.
Inoltre, il sindaco di Verona avrebbe fatto in modo che Ranucci, “tratto in inganno dai suoi agenti provocatori, rivelasse a questi ultimi (che altrimenti non gli avrebbero consegnato il fantomatico video hard) le notizie fino a quel momento acquisite sull’amministrazione veronese”, in quel momento ancora in fase di verifica, presentando poi querela per diffamazione.
In sostanza, una “meditata e sistematica attività denigratoria” che Tosi avrebbe intrapreso “con scienza e coscienza, allo scopo di ripristinare, attraverso la distruzione della figura professionale del giornalista Ranucci e della trasmissione Report, la propria immagine di uomo politico”.
Nel corso dell’udienza preliminare il pm di Verona Nicola Scalabrini aveva chiesto il non luogo a procedere per il reato di calunnia, richiesta non accolta dal gup.
La Procura di Verona aveva già chiesto di archiviare la querela presentata da Ranucci, ma il gip ha ribaltato le argomentazioni del pm Elisabetta Labate, respingendo la richiesta di archiviazione e disponendo l’imputazione coatta di Tosi e Borsato.
La prima udienza del processo è fissata per novembre. Sigfrido Ranucci aveva ricevuto, poche ore prima dell’udienza preliminare, la richiesta dei legali di Tosi di ritirare la querela e di discutere i termini di un accordo ma non ha accettato, spiegando in un’intervista al Corriere del Veneto che “la libertà di informazione ha un valore e non ha prezzo”.
Andrea Tornago
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 23rd, 2016 Riccardo Fucile
SUL BLOG DI GRILLO SI DETTA LA NUOVA LINEA: MA BEPPE NON PAGA LA PENALE DI 150.000 EURO PER IL CAMBIO DI ROTTA?
Contrordine, adesso l’Unione europea può andare bene anche ai grillini.
“Il Movimento cinque stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla”, si legge sul blog di Beppe Grillo nel giorno in cui il Regno Unito decide se imboccare la strada senza ritorno d Brexit.
“Se non fossimo interessati all’Ue – aggiunge il fondatore genovese – non ci saremmo mai candidati”.
Un segnale da registrare, soprattutto se si considera che a Bruxelles i pentastellati vanno a braccetto con l’Ukip di Nigel Farage, con il quale hanno costituito il gruppo “Europa della Libertà e della Democrazia diretta”.
Con la differenza che in queste ore la destra inglese spinge per Brexit, mentre Grillo tira bruscamente il freno a mano.
Nel post non si fa cenno al referendum sulla permanenza nell’euro promesso dal Movimento a più riprese, in caso di conquista del governo.
Spicca invece una rassicurante professione di fede europeista, frutto forse anche del nuovo corso “governativo” e “istituzionale” culminato nella conquista di importanti comuni come Roma e Torino.
“L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Ue – si legge ancora – ma ci sono molte cose di questa Europa che non funzionano. L’unico modo per cambiare questa ‘unione’ è il costante impegno istituzionale, per questo il M5S si sta battendo per trasformare l’Ue dall’interno”.
Con un elenco di dieci domande a altrettante risposte, Grillo descrive rischi e benefici di un’eventuale uscita dall’Unione del Regno Unito. “In caso di Brexit – scrive – gli scenari sono molto difficili da ipotizzare. Gli orizzonti dipinti dai media, dai rappresentanti delle multinazionali e da molte istituzioni finanziarie che hanno interessi specifici sono catastrofici. La realtà è ben diversa e più complessa: di certo il Regno Unito e gli altri Paesi dell’UE avranno interesse assoluto a rinegoziare accordi bilaterali nelle materie di interesse comune attualmente in vigore. Il Regno Unito si libererebbe al contempo di numerosi vincoli dell’UE in ambito di welfare, immigrazione, governance economica e finanziaria”.
Nessun elogio dell’Europa, insomma, ma toni comunque lontani dalle scomuniche senza appello contro Bruxelles, che hanno a lungo segnato la linea politica del Movimento.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 23rd, 2016 Riccardo Fucile
“IN ITALIA C’E’ ANCORA LO SCHIAVISMO, SI CHIAMA CAPORALATO”… OTTO ORE DI LAVORO PER 10-20 EURO AL GIORNO
Raccolgono arance da succo dalle 8 del mattino alle 4 del pomeriggio per 10 o 20 euro al giorno, a seconda del periodo.
Nelle campagne siciliane il caporalato e gli abusi sui migranti sono una realtà che assume le forme di una nuova schiavitù.
Il prezzo delle arance da succo quest’anno è sceso al minimo storico di 7 centesimi al chilo. Senza di loro quelle arance non sarebbero state raccolte.
A denunciare lo sfruttamento di lavoratori italiani e richiedenti asilo appena sbarcati in Italia è Filiera Sporca — Terra!Onlus, daSud e Terrelibere.org nel secondo rapporto #FilieraSporca dal titolo “La raccolta dei Rifugiati. Trasparenza di Filiera e responsabilità sociale delle aziende”.
I promotori della campagna hanno scoperto che quest’anno la raccolta delle arance nella piana di Catania è stata fatta anche dai richiedenti asilo del Cara di Mineo, il centro di accoglienza più grande d’Europa.
Non potrebbero lavorare perchè privi del permesso provvisorio, ma tutto a Mineo avviene alla luce del sole.
Non solo migranti. Gli “schiavi delle arance” sono anche italiani.
“Negli ultimi tempi” – denuncia l’associazione – “è diventata persino una prassi per le aziende riprendersi il bonus Irpef, introdotto da Renzi nel 2014, di 80 euro al mese. Alcuni lavoratori hanno sottoscritto dei moduli di rinuncia al bonus, richiedendo poi solo successivamente il conguaglio in sede di dichiarazione dei redditi. Ed è proprio la crisi del settore degli agrumi (il 4% del Pil agricolo nazionale, 120mila lavoratori) che si incrocia con l’aumento delle importazioni da Spagna (60%), Egitto e Marocco. In Sicilia negli ultimi 15 anni sono stati persi oltre 30mila ettari di superfici agrumetate perchè gli agricoltori hanno rinunciato al lavoro e hanno venduto le terre, un fenomeno di “landgrabbing” all’italiana”.
Così il settore agrumicolo ha scaricato il peso della crisi sui lavoratori, come dimostra la scomposizione del prezzo delle arance, si legge nel rapport.
“Un chilo di arance per il mercato del fresco vengono pagate al produttore tra i 13 e i 15 centesimi, di cui solo 8 /9 vanno ai lavoratori, fino a scendere a 3/4 per i braccianti in nero, che arrivano a 2 per gli stagionali di Rosarno. Il prodotto al supermercato viene venduto a 1,10-1,40 euro, di cui il 35-50% è costituito dal ricarico della grande distribuzione organizzata (Gdo)”.
L’associazione pone l’attenzione sul ruolo della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo), fondamentale per una filiera etica.
Per questo, #FilieraSporca ha inviato un questionario sulla trasparenza di filiera a 10 gruppi presenti in Italia: Coop, Conad, Carrefour, Auchan – Sma, Crai, Esselunga, Pam Panorama, Sisa Spa, Despar, Gruppo Vegè e Lidl. A rispondere però sono stati solo gruppi: Coop, Pam Panorama, Auchan — Sma e Esselunga.
Per disinnescare il combinato esplosivo di sfruttamento del lavoro e marginalità di centinaia di migliaia di braccianti, la campagna #FilieraSporca chiede una legge sulla trasparenza che preveda l’introduzione di una etichetta narrante sui prodotti, e l’introduzione dell’elenco pubblico dei fornitori che permetta la tracciabilità dei fornitori lungo la filiera.
“Chiediamo un incontro urgente al ministro del Mipaaf Maurizio Martina, è arrivato il momento che la politica agisca sulla prevenzione del fenomeno, rendendo trasparente la filiera”, spiega Fabio Ciconte, direttore di Terra!Onlus e portavoce della campagna #FilieraSporca.
“Tra i legami con Mafia Capitale e lo sfruttamento del lavoro, il Cara di Mineo è il simbolo del fallimento delle politiche sull’accoglienza — ha detto la deputata Celeste Costantino (Sel-SI), componente della commissione parlamentare Antimafia — serve un impegno maggiore del Governo per superare i ghetti, ridare dignità al lavoro e togliere spazio alle mafie che creano e insieme cavalcano la crisi del settore”.
(da “Huffingtopost“)
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Giugno 23rd, 2016 Riccardo Fucile
VOTANO CONTRO SU UNA RATIFICA DI ACCORDI INTERNAZIONALI
Il Governo va sotto al Senato su una ratifica che riguarda cinque accordi internazionali in materia di lotta al terrorismo.
Secondo quanto viene riferito, sia il gruppo Ala di Denis Verdini che Area Popolare, al governo con Matteo Renzi, avrebbero votato con le opposizioni.
Il governo è stato battuto su un emendamento a firma del senatore di Forza Italia Giacomo Caliendo. Sono stati 9, secondo quanto si apprende, i senatori di Ap che hanno votato contro il governo, 15 invece gli esponenti di Area Popolare assenti, e due gli astenuti
“Non si diano interpretazioni politiche a questo voto” dice però subito Ciro Falanga, senatore verdiniano, intervenendo in Aula al Senato.
“Si sappia – aggiunge – che vi sono dei senatori che sostengono il governo quando condividono i provvedimenti, ma che nella loro libertà di mandato quando sono contrari esprimono il loro dissenso”.
Dunque, “nessun significato politico al voto di stamattina”, su quel passaggio “Ala non era d’accordo con relatore e maggioranza”.
“Nessun fatto politico ma squisitamente tecnico, e quindi nessun messaggio al governo. Il voto di oggi sull’emendamento Caliendo da parte di alcuni senatori del gruppo di area popolare è motivato dalla maggiore sensibilità di questi che, secondo la propria coscienza, hanno ritenuto di inasprire le sanzioni nei confronti di un grave reato quale quello configurato da atti di terrorismo nucleare” ha dichiarato il presidente dei senatori di Area Popolare Renato Schifani.
“Non vorrei essere pedante, ma quanto è accaduto stamattina è un caso di studio da portare alla attenzione dei nostri studenti. Così funziona un Parlamento” dice Gaetano Quagliariello, senatore di Idea.
“Ci sono delle commissioni che approfondiscono e poi un’aula. Non siamo ancora in una camera dei fasci e delle corporazioni. Si dibatte e poi si apportano ulteriori argomentazioni rispetto alla commissione”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 23rd, 2016 Riccardo Fucile
I MAGISTRATI CONTABILI SEQUESTRANO CONTI E IMMOBILI A TUTELA DELL’ERARIO
La Procura della Corte dei Conti della Regione Lombardia ha eseguito a tutela dell’Erario numerosi sequestri conservativi su beni immobili, conti correnti e altri crediti nei confronti di pubblici funzionari di aziende sanitarie lombarde.
Ne dà notizia la Procura stessa, spiegando che le misure cautelari sono state disposte nell’ambito del procedimento di responsabilità erariale conseguente a un ipotizzato e ingente danno patrimoniale alla sanità pubblica – circa quattro milioni di euro – scaturente dalla violazione della disciplina degli appalti pubblici nell’affidamento a privati del servizio di odontoiatria.
Il tutto si riferisce all’inchiesta per presunte tangenti connesse ad appalti odontoiatrici nella sanità lombarda.
L’inchiesta vede Fabio Rizzi, l’ex consigliere regionale leghista ed estensore della riforma della sanità lombarda, accusato di aver pilotato una serie di gare d’appalto nel settore dell’odontoiatria.
L’attività investigativa diretta ed effettuata dalla Procura della Repubblica di Monza con la cosiddetta indagine ‘Smile’ ha consentito l’avvio del parallelo procedimento di responsabilità erariale con l’ausilio del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano seguito dal Procuratore regionale Antonio Caruso e dai sostituti procuratori Alessandro Napoli e Luigi D’Angelo. Gli inquirenti stanno svolgendo inoltre ulteriori accertamenti.
Proprio in queste ore la Regione ha deciso di costituirsi parte civile contro Rizzi.
A rappresentare gli interessi dell’istituzione è stato scelto Domenico Aiello, l’avvocato personale di Roberto Maroni. Il legale difende il governatore lombardo anche nel processo per due presunte assunzioni clientelari di due collaboratrici di Maroni e in passato ha già sostenuto la difesa di 19 ex consiglieri regionali leghisti, accusati di avere gonfiato le spese dei contributi ai gruppi del Pirellone per spenderli quasi tutti in pranzi e cene.
(da “La Repubblica“)
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Giugno 23rd, 2016 Riccardo Fucile
IL MINISTRO CHIEDE LE DIMISSIONI DI ORFINI DA COMMISSARIO DEL PD ROMANO
Matteo Orfini deve lasciare il ruolo di commissario del Pd a Roma. A chiederlo è il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, in un’intervista a Repubblica mentre Roberto Giachetti in un colloquio col Messaggero fa notare che Orfini “è in scadenza”.
La ministra della P.A. viene però subito richiamata dal vice segretario Pd, Lorenzo Guerini: “Io tengo sempre scolpita a mente una frase di Alda Merini che dice: Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire. Consiglierei a tutti più sobrietà nelle dichiarazioni. Orfini si è assunto la responsabilità di commissario di Roma dopo Mafia Capitale e lo ha fatto con grande impegno e determinazione, di cui va solo ringraziato”.
“Sul contenuto delle riflessioni del ministro – sostiene il vicesegretario del Pd – credo sia oltremodo sbagliato porre la questione in questo modo” cioè chiedendo le dimissioni del commissario del Pd romano.
“Inviterei – aggiunge Guerini – a finirla con questo dibattito, un po’ surreale, sul post elezioni di Roma: lavoriamo per ripartire e più che discutere tra di noi e su noi stessi, riprendiamo a confrontarci con i cittadini romani”.
Madia: “Orfini lasci la guida del Pd romano”.
“Il voto ci dice una cosa chiara: nella mia città , che non è l’ultimo borgo d’Italia, siamo stati rottamati dai cittadini. Il Pd non ha saputo ascoltarli. E ci hanno punito”. Lo dice Madia in un’intervista a Repubblica in cui accoglie il richiamo di Romano Prodi a restituire attenzione all’ingiustizia sociale e sottolinea che se a Roma “il tappo” è Orfini allora “si dimetta da commissario”.
“In questo momento tutti gli schemi di gioco sono saltati. E bisogna avere l’umiltà di riconoscerlo”, spiega Madia. Orfini dovrebbe dimettersi perchè “non ci possiamo più permettere ostacoli al cambiamento. In città c’è una classe dirigente giovane, agisca. Ma senza aspettare che qualche capo corrente la candidi”.
“Prodi ha fatto un’analisi lucida, che condivido appieno, su quello che è il problema centrale del mondo contemporaneo: l’ingiustizia crescente”, aggiunge il ministro. “Che finisce per influenzare il voto dei cittadini, non solo in Italia. Basta guardare quel che è successo a Roma, dove il Pd è stato vissuto come ininfluente rispetto alla vita delle persone. Troppo ripiegato su se stesso, non ha capito il disagio delle periferie, della gente meno tutelata e più in difficoltà , che alla fine ci ha percepito come inutili, incapaci di dare risposte ai loro bisogni. E ha scelto chi invece gli offriva questa speranza”.
Per Madia “sul voto di Roma la vicenda locale ha pesato” ma “è stato proprio il nostro premier a porre il tema della lotta alle diseguaglianze, ingaggiando con la Ue una battaglia contro l’austerità e l’illusione che si possa scindere l’azione dei governi nazionali dalla qualità della vita delle persone”. “Credo che abbiamo fatto tante cose buone, non sempre comunicate bene. Ora con umiltà dobbiamo capire che ci sono dei bisogni a cui non siamo arrivati, e a cui dobbiamo provare a rispondere”.
Giachetti: “Orfini in scadenza”.
Questo partito deve diventare di nuovo un luogo di attrazione per chi vuole fare politica. Abbiamo toccato il fondo: ricominciamo dai comitati di quartiere, dalle reti dei cittadini senza piangerci troppo addosso e facendo tesoro della cavolate fatte in passato. Non basta andare in periferia solo in campagna elettorale”. Lo afferma il candidato a Roma per il centrosinistra Giachetti in un’intervista al Messaggero in cui aggiunge che il commissario del Pd romano Matteo Orfini è “in scadenza” e che “a parte D’Alema”, non si è sentito tradito da nessuno.
“Ora dobbiamo pensare al futuro, superare il commissariamento e rilanciare la politica”, dice Giachetti. “Già quando ho fatto le primarie ho capito che aria tirava. Eravamo messi proprio male: ‘a Robe’, mi dicevano i nostri iscritti, non sarai mica venuto qui a farci la lezioncinà “. “Compresi che bisognava fare una campagna tutta impostata sull’ascolto e con umiltà mettersi a sentire gli umori della città . E questo ci ha consentito di arrivare al ballottaggio”.
“Il leit motiv della campagna in buona sostanza è stato questo: ‘Peccato che sei del Pd, se no ti votavo’. Il Pd ha avuto una responsabilità . Prima con Alemanno, uno sterile consociativismo che ci ha allontanato in particolare dalle periferie: strillavano in piazza e poi chiedevano i posti nei cda. E poi con Marino. Se oggi giri e pronunci il nome di Marino la gente ti corre appresso. Si capiva come sarebbe finita. E dopo il ballottaggio abbiamo trovato un muro”. Smarcarsi dal Pd non è servito: “Ho imposto una linea di assoluta rottura con quel che è accaduto negli anni passati. Liste pulite, facce nuove, rottura con un sistema di un certo tipo”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 23rd, 2016 Riccardo Fucile
GIA’ UN ANNO FA LA GDF AVEVA PERQUISITO LE SUE SOCIETA’ E LA SUA CASA
Appena rieletto aveva detto “non sarò il sindaco di tutti”. Anche perchè non mandava giù l’inchiesta per turbativa d’asta e concussione che lo vedeva indagato: “I buoni siamo noi e abbiamo sconfitto i cattivi” e se l’era presa anche con i sacerdoti: “Cattocomunisti che votano Pd”.
Oggi per Luca Claudio, sindaco di Abano Terme, è stato arrestato.
La sua quarta volta da primo cittadino, la prima e la seconda volta fu eletto a Montegrotto Terme dal 2001 al 2011, sembra già finita.
Claudio era stato rieletto con il 52,3% delle preferenze il 19 giugno scorso alla guida di una coalizione di liste civiche dell’area di centrodestra.
Al primo cittadino vengono contestate corruzione e induzione indebita.
L’indagine era partita l’anno scorso anno per un giro di presunte tangenti sulla manutenzione del verde ma avrebbe portato a un giro di bustarelle in altri settori compreso l’edilizia. Gli investigatori hanno ricostruito tutti gli appalti assegnati ad Abano e Montegrotto dal 2008 in avanti.
L’operazione denominata Imperator ha portato all’arresto di un altro amministratore pubblico e di tre imprenditori, indagati a vario titolo per i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità , corruzione e riciclaggio.
Altri 18 persone sono indagate a piede libero: in corso anche 22 perquisizioni.
Poco meno di un anno fa, la Guardia di Finanza aveva perquisito le società a lui riconducibili e la sua casa per il secondo troncone di indagine aperta nell’aprile del 2015 su un giro di presunte tangenti, indagine che aveva portato anche all’arresto di un assessore di Montegrotto Terme e alle dimissioni del sindaco di Montegrotto Terme Massimo Bordin.
Cuore di quell’indagine la donazione di alcuni immobili, una quindicina di appartamenti come forme di ringraziamento in cambio di modifiche ai piani regolatori.
Gli investigatori in quell’occasione avevano sequestrato diversi documenti e notificato un avviso di garanzia per concussione e turbativa d’asta.
(da agenzie)
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