Agosto 19th, 2016 Riccardo Fucile
L’EX MINISTRO: “HANNO SCOPERTO L’ACQUA CALDA DELL’IMMIGRAZIONE IN ESTATE”
Claudio Martelli, 73 anni tra pochi giorni, ex ministro della Giustizia tra il 1991 e il 1993, lei è uno storico frequentatore di Capalbio…
«La conosco dal 1972, da quando non esisteva l’“Ultima spiaggia”, e si andava con l’ombrellone portato da casa. Era un luogo selvaggio di grande fascino, insieme al borgo storico e a un’atmosfera unica. Ho avuto casa, poi l’ho venduta, ora andrò in agriturismo con i figli piccoli»
Oggi è una spiaggia elegante, ritenuta assai snob
«Mai percepito questo snobismo, nè un’aria da èlite anche se ci sono professori, intellettuali, il principe…»
Parla di Nicola Caracciolo, che ha casa lì
«Certo. Persona squisita, grande ambientalista, difensore storico di quei luoghi, a partire dalla sua battaglia contro la centrale nucleare di Montalto. Oggi dice, sugli immigrati, che bisogna capire che ci sono territori un po’ speciali. Penso abbia le sue ragioni, ho stima e simpatia per lui. Anche se stavolta non ci sono minacce nucleari nè pericoli di inquinamento»
Insomma, cosa pensa di questo caso Capalbio legato ai cinquanta immigrati? Come giudica le reazioni di una certa «sinistra capalbiese»?
«Penso che quella sinistra fosse attesa al varco dalla destra, e dai tanti ex della sinistra, che pensavano: “e adesso vediamo come vi grattate la rogna degli immigrati, voi intellettuali di Capalbio con la puzza sotto il naso…”. E in tanti sono caduti nel tranello con tutte le scarpe, comportandosi come i comuni mortali. Davvero scoprendo l’acqua calda del dramma immigrazione in piena estate. Mi viene da ridere».
Perchè parla di «comuni mortali»?
«Perchè la reazione della sinistra e dell’amministrazione di Capalbio è identica a quella che si registrerebbe in una periferia romana o milanese. È l’atteggiamento comune di fronte all’arrivo improvviso in massa dell’altro, lo spiega nei suoi scritti Hans Magnus Enzensberger. Ricordiamo l’ex Pastificio Pantanella a Porta Maggiore a Roma, occupato nel 1990 da centinaia di immigrati. Fu la stessa storia, ma in periferia e ben 26 anni fa… Insomma, non c’è assolutamente niente di nuovo sotto il sole di Capalbio»
Il sindaco pd di Capalbio, Luigi Bellumori, teme che l’inserimento forzato dei cinquanta nel villaggio di Poggio del Leccio possa provocare problemi di vario tipo
«Un sindaco è un sindaco e deve risolverli, i problemi, non temerli o immaginarli. Se non va bene quella soluzione perchè troppo ghettizzante, che individui locali dismessi, scuole o cascine inutilizzate, uffici postali abbandonati, disseminando gli immigrati in diverse realtà locali favorendo così l’inserimento, lui conosce il territorio. Insomma, parliamo di cinquanta persone! Abbiamo la tendopoli a Milano, il disastro di Ventimiglia, il caso della stazione di Como, non pensiamo al Sud… A Capalbio si potrà pur trovare un modo per affrontare la questione».
Bellumori chiede ai vacanzieri sotto l’ombrellone di smetterla di chiacchierare, di rimboccarsi le maniche e di cercare «nuovi percorsi con l’amministrazione»
«Io penso invece che chi va a Capalbio in vacanza abbia tutto il diritto di stare sotto l’ombrellone perchè c’è un sindaco impegnato nel suo lavoro. Se non è in grado di affrontare l’emergenza, lasci il suo ufficio e se ne vada anche lui in spiaggia e lasci il posto ad altri»
Chicco Testa ha detto: «gli immigrati vengano pure a Capalbio, ma non stiano tutto il giorno a bighellonare».
«Conosco bene Testa, non era solo una facile battuta. Ha ragione: occorre inserire gli immigrati e trovare loro un’occupazione. Ho letto anche l’intervista del prefetto Mario Morcone al Corriere. Mi sembra un approccio corretto: anche se mi chiedo perchè la proposta sia venuta dal capo Dipartimento immigrazione e non dal governo, da un ministro, da un sottosegretario. Vedo gravi lacune dello Stato e dell’esecutivo: il problema è di fatto demandato ai Comuni. Ma dov’è un piano serio dello Stato per la requisizione e l’uso delle caserme inutilizzate, delle scuole dismesse? Aggiungo che c’è una questione legata al rispetto dell’autorità . Le impronte vanno prese a tutti, ci sono articoli del codice molto chiari. Se qualcuno si sottrae, basta fermarlo e obbligarlo a farlo. Senza alcuna violenza fisica, sia ben chiaro: ma è un obbligo. E poi penso alle espulsioni, troppo spesso una inutile formalità : senza accompagnamento alla frontiera, che espulsione è?».
L’Italia riuscirà ad affrontare l’emergenza?
«Bisognerà guardare alla Germania. Certo, sono assai più organizzati di noi. Ma in un anno hanno assorbito più di un milione di immigrati. Possiamo riuscirci anche noi».
E per il caso Capalbio?
«Citerei il vecchio Cartesio, e il suo principio di buonsenso…».
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 19th, 2016 Riccardo Fucile
“SPERO CHE I MIEI FIGLI NON LA USINO MAI, MA IL FENOMENO E’ DIFFUSISSIMO”
Raffaele Cantone, quindi ha cambiato idea: adesso dice sì alla proposta di legalizzazione della cannabis?
«Ho cambiato idea sì, ma stiamo attenti: io non offro certezze sul tema».
Che vuol dire? Lei è un magistrato. Di più: oggi è il capo dell’Anticorruzione e ci dice che non ha certezze? Pensa che la legalizzazione della cannabis possa togliere profitti alla criminalità organizzata?
«Questo è il punto meno importante: con la cannabis la criminalità organizzata non guadagna molto. Il suo core business sono gli stupefacenti pesanti, non la cannabis».
E allora?
«Allora ci sono due considerazioni molto importanti che mi hanno portato a cambiare idea su questo punto. Anche se…».
Anche se?
«La vera considerazione che mi ha portato a cambiare idea sono stati i miei figli: da quando sono diventati più grandi ho cominciato a guardare questo fenomeno della cannabis da una finestra molto diversa».
Ha cambiato idea sulla legalizzazione nelle vesti di papà ?
«Sì».
Ma lei cosa farebbe se vedesse i suoi figli fumare spinelli?
«Spero che non succeda mai. Sono assolutamente contrario all’uso degli stupefacenti».
Quindi? Papà Raffaele che considerazioni ha fatto sulla legalizzazione della cannabis?
«Intanto ho potuto constatare quanto è diffuso il fenomeno tra i ragazzini di oggi. Infinitamente di più di quando ragazzino ero io. Visto questo, la domanda sorge spontanea: siamo sicuri che la politica proibizionista di questi decenni abbia funzionato?».
Evidentemente no?
«Evidentemente. E vogliamo renderci conto di quanti ragazzini entrano in diretto contatto con la criminalità organizzata quando vanno a comprarsi il fumo per strada?».
Tanti?
«Tutti quelli che fumano non hanno alternative per procurarsi la cannabis. E certo che sono tanti, basta guardare i numeri delle relazioni antidroga. Ecco, questa è una cosa che io vorrei evitare, grazie alla legalizzazione. Ma non solo».
Cosa altro?
«Sappiamo che cosa si vanno a comprare i ragazzi quando comprano il fumo illegale?».
Che cosa si vanno a comprare?
«Schifezze trattate anche chimicamente. Io penso che questo trattamento sia fatto ad arte in modo che i ragazzi diventino dipendenti e, peggio, arrivino alle droghe pesanti. Ai tempi miei non era così».
Lei nella sua vita ha mai fumato spinelli?
«Ma va là , io non ho mai fumato nemmeno una semplice sigaretta. Però…».
Però?
«Ho conosciuto tante persone che hanno fumato spinelli e nessuno di loro è mai finito a consumare droghe pesanti. Dire che la canna è l’anticamera dell’eroina, o di altre droghe pesanti, è soltanto una leggenda metropolitana. O, meglio, lo era: adesso con i trattamenti chimici non possiamo più essere sicuri di niente».
Ha letto che nella proposta di legge della legalizzazione della cannabis c’è anche la possibilità di coltivare piantine in casa?
«Sì, ho letto».
Lei pensa che per controllare quanto un figlio consuma di cannabis possa avere senso coltivare le piante in casa?
«Non lo so, di questo non ho proprio idea. Posso solo dire che a casa mia non le farei coltivare mai».
Mai?
«Sono contrario all’uso degli stupefacenti, l’ho già detto. Come ho già detto che su questa materia io non porto certezze».
Alessandra Arachi
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 19th, 2016 Riccardo Fucile
PARLA AL GUARDIAN IL CRONISTA CHE HA FILMATO IL PICCOLO OMRAN: “E’ UN SIMBOLO, MA QUI NON E’ UN CASO ECCEZIONALE”… I CRIMINALI SIRIANI E RUSSI BOMBARDANO I CIVILI
“Ho visto tanti bambini salvati dalle macerie, ma questo bambino, con la sua innocenza, non aveva idea di cosa stesse succedendo. E’ arrivato in uno stato di shock totale”.
Con queste parole, riportate dal Guardian, Mustafa al-Sarout, un giornalista di base ad Aleppo, racconta la genesi del video che ha come protagonista il piccolo Omran Daqneesh, diventato il simbolo del dramma dei civili in Siria.
E’ stato al-Sarout a girare il video che ha fatto il giro del mondo e che ha scosso le coscienze di tutti.
Nelle immagini, Omran viene estratto dalle macerie, provocate dai bombardamenti, e viene portato dentro un’ambulanza. Seduto su una sedia arancione, il bambino porta la sua mano al volto, coperto in una pasta di sangue e polvere sotto un ciuffo di capelli sporchi e guarda la macchia rossa sulle sue dita. “Ho fotografato un sacco di attacchi aerei ad Aleppo, ma non c’era così tanto come in quella faccia, il sangue e la polvere mescolati, a quell’età “.
“Era spaventato e scosso. Era al sicuro nella sua casa, forse addormentato. E poi la casa è crollata su di lui. Quando lo abbiamo estratto fuori non piangeva nè urlava, era proprio in uno stato di shock”, spiega Sarout, che si dice stupito del fatto che il suo video abbia suscitato così tanta attenzione.
“I bambini – sottolinea – vengono bombardati ogni giorno, questo non è un caso eccezionale. Questo bambino è il simbolo di milioni di bambini della Siria e delle sue città “.
Sarout parla dei bombardamenti che stanno provocando morte e distruzione in Siria. “Gli attacchi aerei russi e quelli del governo siriano sono la quotidianità “.
E sugli attacchi in cui è rimasto coinvolto Omran, il giornalista ricorda che “c’è stata un’immensa distruzione nel quartiere, c’erano così tante persone ferite, c’erano persone che passeggiavano in giro per la strada e correvano a nascondersi all’interno degli edifici, rimanendo poi intrappolati tra le macerie quando gli edifici sono crollati”.
(da “La Repubblica”)
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Agosto 19th, 2016 Riccardo Fucile
OGNI FAMIGLIA ORMAI E’ ESPOSTA PER 20.000 EURO
Dalla culla alla tomba, i debiti ci accompagnano lungo tutto l’arco della vita, come dovrebbe fare il nostro welfare, ormai sempre più zoppicante.
Appena nasce il signor Rossi si ritrova già sul groppone un passivo (virtuale) di oltre 37mila euro: è, in proporzione, la sua quota del totale dell’indebitamento pubblico nazionale, che ha abbondantemente superato i 2mila miliardi di euro.
Il debito per il momento è solamente potenziale, ma si cominceranno a fare i primi conti con lo Stato quando si tratterà di pagare le tasse (in media, secondo i calcoli della Cgia di Mestre, un lavoratore versa all’Erario 12mila euro l’anno).
Ma la vita a rate spesso parte già all’università , quando da studenti può servire un prestito, per poi passare ai finanziamenti per la macchina e la casa.
Dopo arrivano le spese per gli elettrodomestici, le vacanze, la salute.
E se il governo riuscirà a varare la riforma delle pensioni, chi sceglierà l’uscita anticipata, dovrà chiedere un prestito pure per andare in pensione.
È l’ennesimo segnale che andare in rosso, nel Paese delle formiche, non è più un tabù.
I numeri
Dall’ultima fotografia scattata da Bankitalia e Istat emerge che ogni famiglia è esposta in media per 20mila euro.
Poco, rispetto all’America che si è fatta sbranare dalla crisi dei subprime, ma la cifra, secondo gli analisti, è destinata a lievitare piuttosto in fretta, perchè i tassi a zero sono un incentivo non di poco conto per gli italiani che preferiscono pagare un pezzo alla volta.
Fino a poco tempo fa l’idea di indebitarsi per studiare manco si palesava.
E invece, da un po’, pure in Italia hanno iniziato a prendere piede i cosiddetti prestiti d’onore per saldare le tasse con gli atenei.
Non serve la busta paga, di solito il finanziamento dura cinque anni e viaggia su cifre basse: si parte da 2mila euro, ma è il battesimo del fuoco nel mondo delle rate.
Auto e casa
Quando poi il signor Rossi decide di fare un salto dal concessionario, gli si presenta una delle offerte più classiche: le 72 rate da versare in sei anni valgono una bella auto (il prezzo medio è di 14.668 euro).
Trovato il lavoro e magari anche una moglie, il grande sogno degli italiani diventa la casa. E qui il passaggio in banca per il mutuo è quasi obbligatorio.
Dopo qualche anno in frenata, i tassi d’interesse al minimo – spiega l’Abi che, ormai, si viaggia attorno all’1,5% – hanno dato la scossa: nei mesi scorsi c’è stata una crescita dell’1,4 per cento.
La stretta, però, si fa sentire sull’età : il primo finanziamento, raccontano dall’ufficio studi di Tecnocasa, si stipula a 38,7 anni. Media parecchio alta, che scende di colpo quando ci si sposta al Nord: a Milano, ad esempio, si firma a 36,3 anni.
La fine del «tunnel immobiliare», di solito, si intravede solo ventiquattro anni più tardi, alle soglie della pensione, quando si riesce finalmente a estinguere il mutuo. In media, tocca restituire 123.000 euro.
Il credito al consumo
In mezzo, però, è un fiorire di finanziamenti, carte revolving, scadenze. Innanzitutto perchè la casa va arredata.
Una fotografia di Assofin spiega che il 7% di chi si rivolge al credito al consumo lo fa per acquistare mobili – il valore medio, dice Prestitionline.it, è 9.599 euro – il 32% elettrodomestici, l’8% per ristrutturare.
E poi ci sono da gestire le spese correnti, specie se la famiglia si allarga.
Con la nascita di un figlio in molti finiscono per rivolgersi alle finanziarie. Di solito si chiede 8.713 euro spalmati su 84 mesi, che finiscono catalogati alla voce “prestito liquidità ”.
E talvolta si va in rosso pure per organizzare le vacanze: nell’estate del 2015, per pagare viaggi e soggiorni, sono stati chiesti 26 milioni di euro.
Le cifre sono basse, dice l’osservatorio di Facile.it e Prestiti.it: 1.600 euro in media, ma le previsioni per quest’anno sono in crescita.
L’estate 2016 porta pure una novità per 88 mila contribuenti: chi è esposto con Equitalia può stipulare un piano di rientro, ovviamente a rate, che dovrebbe tradursi in un tesoretto da 3,7 miliardi per lo Stato italiano.
Salute e pensione
Quando passano gli anni, al signor Rossi può servire anche un prestito per fare un intervento chirurgico o seguire una terapia (i finanziamenti per le spese mediche e sanitarie viaggiano attorno a quota 6600 euro).
E se vuole andare in pensione qualche anno prima per godersi la vita, finisce per perdersi ancora nel labirinto delle rate.
Calcolano i sindacati che con il debutto dell’Ape -l’anticipo progettato dal governo- un impiegato che guadagna 2500 euro al mese pagherà una rata da 499 per ritirarsi dal lavoro tre anni prima.
Diventato nonno, per aiutare figli e nipoti, il signor Rossi ha ancora una chance, ricorrere alla cessione del quinto: su una pensione di 2500 euro al mese dovrà sborsare 500 euro, consapevole che non ci sarà pace neppure da morto.
La spesa media di un funerale è di 2.900 euro e in media di 3mila euro per un loculo. Spese che, stavolta, dovranno essere pagate dagli eredi. Però con il conto corrente del caro estinto.
Giuseppe Bottero, Luca Fornovo
(da “La Stampa”)
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