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SONDAGGI FRANCIA: AL BALLOTTAGGIO JUPPE’ E LE PEN, SINISTRA DIVISA IN TRE

Novembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

SE IL CENTRODESTRA SCEGLIE IL MODERATO JUPPE’ VINCEREBBE IL PRIMO TURNO CON IL 31%… SEGUONO LE PEN CON 27%, MELENCHON 13%, MACRON 10%, HOLLANDE 9%

A poco più di cinque mesi dalle presidenziali in Francia, se il candidato del centrodestra dovesse essere Alain Juppè, al primo turno sarebbe sua la vittoria (con il 31%), davanti alla candidata del Front National Marine Le Pen (con il 27%).
I due andrebbero dunque al ballottaggio con Juppè nettamente favorito.
È quanto emerge da un sondaggio di Cevipof, in collaborazione con Le Monde, e realizzato da Ipsos-Sopra Steria, che prende in considerazione la possibilità  appunto che Juppè vinca le primarie del centrodestra e il partito socialista candidi il presidente uscente Franà§ois Hollande (accreditato di un misero 9%).
Basse anche le stime, almeno per ora, per l’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron, che ha annunciato ieri la sua candidatura come indipendente, per ora dato al 10%.
Meglio il candidato della sinistra Jean-Luc Mèlenchon (al 13%).

(da agenzie)

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TERZA MOSSA ITALIANA IN EUROPA: STOP AI NEGOZIATI CON LA TURCHIA DI ERDOGAN

Novembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

CHIESTO E OTTENUTO IL VOTO PER METTERE ALL’ANGOLO UN REGIME CHE VIOLA I DIRITTI UMANI

Atto ostile contro l’Ue: terza puntata.
Dopo aver sospeso la discussione sul bilancio pluriennale e dopo l’astensione sul bilancio annuale dell’Ue, oggi a Bruxelles si è consumato un altro ‘affronto’ all’Europa e i suoi imbarazzanti rapporti con la Turchia di Erdogan.
Il capogruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo Gianni Pittella ha chiesto e ottenuto un voto del Parlamento europeo per sospendere i negoziati per l’adesione della Turchia all’Ue.
E’ accaduto stamane alla riunione dei presidenti dei gruppi dell’aula di Strasburgo. Già  la settimana prossima l’Europarlamento potrebbe votare una risoluzione che potrebbe ottenere addirittura il consenso dei Popolari e dei Liberali.
“Se le condizioni in termini di rispetto delle basilari regole democratiche non dovessero migliorare, i negoziati per l’adesione della Turchia nell’Unione europea dovranno essere congelati. Posto che il dialogo deve e dovà  restare aperto con Ankara, ad oggi non esistono le condizioni minime per andare avanti”.
Così Pittella ha argomentato la richiesta in sede di riunione dei capigruppo (Cop, conferenza dei presidenti).
“A nome del gruppo Socialista e Democratico ho chiesto e ottenuto in Cop che nella prossima plenaria di Strasburgo il parlamento discuta e voti una risoluzione sullo stato dei colloqui con la Turchia e sulla possibilità  di congelare i negoziati. Erdogan deve capire che per ambire a far parte della famiglia europea, democrazia, stato di diritto, libertà  di stampa e diritti per le minoranze debbono essere pilastri intoccabili. La porta del dialogo resta aperta. Quella dell’adesione rischia invece di venir chiusa”.
La decisione è di chiedere la sospensione e non l’annullamento totale dei negoziati con la Turchia perchè, viene spiegato da Bruxelles, “qualora il governo di Ankara dovesse adempiere a tutte le condizioni per entrare nell’Ue, sarebbe complicato riprendere il negoziato interrotto: richiede l’unanimità ”.
Mentre la sospensione permette di ricominciare se ci sono le condizioni.
Ma intanto è un colpo a Erdogan e anche un po’ alla Merkel, quale leader Ue tra i più interessati all’adesione turca, sebbene una risoluzione del Parlamento europeo non fa legge in Europa: serve l’approvazione del Consiglio Ue.
E poi c’è da dire che i negoziati per l’adesione della Turchia stanno andando comunque molto a rilento per le violazioni dei diritti umani da parte di Erdogan, che hanno seminato imbarazzo in tutta l’Unione anche tra gli alleati più vicini ad Ankara.
In ogni caso, questa terza puntata della serie ‘bordate italiane contro l’Ue’ segna un particolare attivismo dell’Europarlamento, finora costretto a subire le scelte del Consiglio, dunque dei governi nazionali.
La notte scorsa a Palazzo Justus Lipsius si è consumato un braccio di ferro tra rappresentanti del Parlamento e Consiglio sul bilancio annuale dell’Unione. Dopo ore di discussione è stato approvato con 700 milioni di euro in più, chiesti e ottenuti dagli eurodeputati. Ma l’Italia si è astenuta.
La mossa contro Ankara si inserisce in una cornice di tensione, scatenata soprattutto dai recenti arresti di parlamentari curdi da parte di Erdogan.
Lo stesso Pittella è finito al centro degli attacchi di diversi quotidiani turchi filo-erdogan solo per aver incontrato a Bruxelles dei parlamentari curdi dell’Hdp.

(da “Huffingtonpost”)

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CROLLO PALAZZINA, RAGGI CONTESTATA DAI CITTADINI IN CONSIGLIO COMUNALE, CORI DI POTESTA: “VERGOGNA”

Novembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

E IL M5S IMPEDISCE AI “CITTADINI” DI PRENDERE LA PAROLA IN AULA… MA NON ERANO LORO PER “DARE VOCE AI CITTADINI” ?

Cori di protesta in aula Giulio Cesare, dove si sta svolgendo la seduta straordinaria dell’Assemblea Capitolina dedicata al crollo della palazzina di via della Farnesina 5. “Vergogna” ha gridato il gruppo di rappresentanti dei cittadini presenti in aula.
“Ci sentiamo abbandonati — ha detto un abitante in una delle palazzine vicine a quella crollata -. Stiamo lavorando da soli con la magistratura mentre il Comune se ne lava le mani, si sta disinteressando della questione. Noi vogliamo solo che sia applicata la legge italiana che prevede, in casi come questo, l’intervento della pubblica autorità . Mentre al momento tutto è a carico degli abitanti, compresa la demolizione”.
Ai cittadini è stato impedito l’intervento in Aula dalla maggioranza M5S, che ha respinto le richieste dell’opposizione di farli parlare.
La sindaca di Roma Virginia Raggi nel corso del Consiglio comunale straordinario sul crollo della palazzina di via della Farnesina ha spiegato che «Occorre prendere atto dell’assenza di strumenti normativi che permettano di provvedere ulteriormente all’assistenza alloggiativa, tenendo conto che manca un riconoscimento ufficiale delle cause del disastro, non formalmente classificabile come disastro naturale. Mancano inoltre le condizioni per accedere ai finanziamenti statali che sono disciplinati con decreto ministeriale del 22 luglio 2016 ‘finanziamenti per demolizione e rimozione immobili in aree soggette’ — ha aggiunto la sindaca — Ne deriva pertanto la necessità  di trovare un intervento normativo che potrebbe collocarsi nella conversione dei decreti legge relativi ai recenti eventi sismici che hanno colpito il centro Italia, Lazio, Marche e Abruzzo, e rispetto a cui chiarirà  meglio l’assessore Mazzillo».
Il PD in Campidoglio invece va all’attacco: “Ho sentito il sindaco Virginia Raggi dire di voler valutare se chiedere le agevolazioni dei finanziamenti sui dl terremoto, ma per fortuna Roma non rientra nell’elenco delle località  colpite. Quando si governa si trovano soluzioni, non si chiedono solo aiuti. Non potete limitarvi a chiedere l’intervento di chi di dovere, perchè quel chi di dovere siete voi. Negli anni passati si sono verificate diverse situazioni di questo tipo, come a via Giustiniano Imperatore, e ce ne siamo fatti carico. Se avete bisogno di aiuto vi chiediamo di consultarci, visto che non siamo poi così brutti e cattivi come pensate”, ha detto la consigliera Valeria Baglio.
“Ho sentito dal presidente del municipio invocare l’intervento di chi di dovere. Siamo noi, siete voi al Governo: siamo noi chi di dovere”, ha concluso la Baglio.
Alla fine un unico ordine del giorno firmato da maggioranza e opposizione invita la sindaca a predisporre un tavolo di concertazione sul crollo e sulle soluzioni, che preveda anche la presenza di un rappresentante dei cittadini.

(da agenzie)

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RAGGI, DALL’ANNUNCIO AL FLOP: SI BLOCCA IL PAGAMENTO DEL SALARIO ACCESSORIO

Novembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

MARRA BLOCCA L’ITER: MANCA L’OK DEI REVISORI DEI CONTI… SARA’ STATA COME UNA SLIDE DI RENZI

L’11 novembre Virginia Raggi aveva trionfalmente annunciato che era stato sbloccato il salario accessorio per i dipendenti capitolini.
Oggi è già  dietrofront: scrive Giovanna Vitale su Repubblica che con una nota ufficiale firmata ieri, infatti, il capo delle Risorse umane Raffaele Marra ha stoppato l’iter a un passo dal traguardo.
Comunicando a tutti i dirigenti riuniti nella speciale commissione incaricata di sbrogliare la matassa, che «l’incontro per la “sottoscrizione della ripartizione del Fondo delle risorse decentrate per il personale non dirigente per l’anno 2015”, convocato per la giornata odierna, è rinviato a data da destinarsi, che verrà  comunicata con successiva nota in tempi brevi».
Cosa sia accaduto nelle ultime 72 ore non è chiaro. Da quel poco che filtra dal Campidoglio si riesce a capire solo che, per accendere il semaforo verde, occorreva il parere positivo dell’Oref, cioè dei revisori dei conti comunali.
Parere che la delibera varata in giunta venerdì (e curiosamente non ancora pubblicata sul sito istituzionale) non contiene.
Riportando invece una generica autorizzazione preventiva, che però non ha alcuna validità . Se a questo si aggiunge che il ministero dell’Economia, sollecitato dalla Raggi già  a settembre, ha rimandato la palla a Palazzo Chigi e che il mese scorso il sottosegretario De Vincenti ha scaricato sulla giunta comunale la gestione dell’intera partita, se ne deduce che qualcosa – dalle parti dell’amministrazione grillina – non sia andata per il verso giusto.
Getta intanto acqua sul fuoco Giancarlo Cosentino, sindacalista della Cisl Fp: “Allo stato non ci sono stati comunicati problemi sull’erogazione del salario accessorio. Sappiamo che la delibera autorizzativa al pagamento delle quote arretrate è stata licenziata venerdì dalla giunta. Aspettiamo solo che ci venga comunicata la data del pagamento entro il mese di novembre, così come annunciato dalla stessa sindaca. Sappiamo che domani dovrebbe arrivare la certificazione definitiva da parte dell’Oref (organo di revisione economico finanziaria, ndr), ma sono questione tecniche interne all’amministrazione che immaginiamo abbia fatto le sue verifiche prima di fare annunci”.
Come abbiamo raccontato, quando si fa riferimento al salario accessorio si parla dei 340 milioni di euro che il Campidoglio dovrebbe restituire allo Stato per i “premi a pioggia” pagati ai dipendenti comunali sotto forma di salario accessorio tra il 2008 e il 2012, in maniera «illegittima», secondo l’Ispettorato generale di Finanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Nel frattempo 23 mila dipendenti capitolini sono ancora in attesa di ricevere i premi per la produttività  del secondo semestre 2015, congelati da Tronca in attesa di una soluzione della vicenda dei rimborsi.
Il Comune avrebbe messo a punto una proposta che prevede il recupero dei fondi per il salario accessorio utilizzando le economie di gestione maturate con il piano di riequilibrio triennale, siglato tra Roma Capitale e il Governo, che prevedeva risparmi strutturali di spesa per circa 440 milioni.
Stiamo parlando, a scanso di equivoci, del Piano di riequilibrio strutturale predisposto dall’allora assessora al bilancio della giunta Marino Silvia Scozzese, che oggi è commissaria del debito di Roma Capitale.
Tecnicamente la giunta Raggi sta sfruttando una soluzione approntata all’epoca dalla giunta Marino per un duplice obiettivo: recuperare le somme indebitamente erogate negli anni passati ai lavoratori capitolini con la contrattazione decentrata (circa 340 milioni) e continuare a pagare il salario accessorio agli stessi dipendenti.
Avete sentito quanto sta cambiando il vento, vero?

(da “Nextquotidiano“)

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GIUBILEO, PERSI DALLA RAGGI 24 MILIONI DI FONDI: SU 146 PROGETTI PORTATI A TERMINE SOLO 42 CANTIERI

Novembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

I FONDI NON UTILIZZATI PER LE OPERE PREVISTE TORNERANNO AL GOVERNO

Il Giubileo straordinario è ormai prossimo al termine, la Porta Santa chiuderà  domenica, e porterà  con sè un’occasione persa per tutta la città ‘, come dicono all’unisono le forze imprenditoriali e sindacali della Capitale.
Ma, soprattutto, un tesoretto di fondi stanziati dal Governo e non utilizzati dal Campidoglio in tempo utile, ossia durante il periodo giubilare.
Il totale non è di poco conto: 25.193.708,70 euro, residui di un piano di interventi che, nella versione originaria, comprendeva ben 146 progetti, poi trasformatisi alla prova dei fatti in appena 42 cantieri portati a termine.
Lo scrivono Giuseppe Gioffreda e Fabio Rossi sul Messaggero.
Come avevamo già  raccontato, i 25 milioni erano stati stanziati per progetti di manutenzione ordinaria che devono essere messi a gara entro il 20 novembre altrimenti i soldi sarebbero tornati allo Stato.
A fronte di questo stanziamento la giunta ha messo al bando interventi per 1,3 milioni di euro per la risistemazione dei sampietrini e la manutenzione dei marciapiedi.
Il resto dei fondi tornerà  al governo.

(da “NextQuotidiano“)

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SONDAGGIO SOLE 24 ORE: IL NO AVANTI CON IL 34%, IL SI’ AL 29%, INDECISI O ASTENUTI AL 37%

Novembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

MA AGLI ITALIANI PIACE LA FINE DEL BICAMERALISMO PERFETTO

Il No al 34%, il Sì al 29%, mentre gli astenuti e gli incerti sono a quota 37 per cento. E’ questa la fotografia delle intenzioni di voto degli italiani sul referendum costituzionale, in programma il 4 dicembre, secondo un sondaggio Cise-Sole 24ore relativo al periodo 27 ottobre-7 novembre.
Dati che il politologo Roberto D’Alimonte, il “papà ” dell’Italicum, analizza sul quotidiano di via Monte Rosa, dove mette in evidenza come nonostante il prevalere dei giudizi negativi, alcuni contenuti della riforma costituzionale piacciono o quanto meno non dispiacciono agli italiani.
Quello che non convince la maggioranza degli italiani è invece il trasferimento delle competenze delle Regioni allo Stato
Scrive D’Alimonte
“Il 57% è d’accordo sul fatto che la maggior parte delle leggi possa essere approvata solo dalla Camera. Addirittura l’83% ritiene positivo che il governo possa chiedere alla Camera di deliberare su alcuni provvedimenti in tempi certi.
Ma anche sulla composizione del Senato e sulla clausola di supremazia la maggioranza di giudizi è positiva”.
Il politologo sottolinea come a incidere sui giudizi negativi relativi alla riforma sia il giudizio sul governo e sul premier Matteo Renzi.
“Purtroppo per Renzi questo giudizio finisce con l’influenzare la decisione di voto. E così la valutazione favorevole sui singoli aspetti non si traduce in un giudizio positivo sul complesso della riforma. E tanto meno in un Sì al referendum. Il senso è chiaro: si vota no alla riforma per votare contro il premier, anche se – tutto sommato – se ne condividono i contenuti”
Per quanto riguarda la composizione del voto, il sondaggio mette in evidenza la natura partitica.
I Sì, si legge nell’articolo di D’Alimonte, “sono concentrati prevalentemente tra gli elettori dei due partiti di governo, Pd e Ncd. Il 70% dei primi e il 73% dei secondi sono intenzionati a votare Sì”. Percentuali, sottolinea D’Alimonte, “non eccezionali ma sicuramente elevate”.
Il problema, evidenzia sempre D’Alimonte, sono gli altri elettori perchè “il messaggio di Renzi stenta a far breccia nel variegato elettorato dei partiti di opposizione”.
Su La Stampa si analizza il tentativo del presidente del Consiglio di fare breccia tra gli indecisi in un quadro che tuttavia è “immobile” e non si muove a favore del premier e del Sì nonostante le molteplice iniziative – dall’Europa a Equitalia – messe in campo da Renzi.
“Più Renzi spingeva l’acceleratore di provvedimenti gratificanti per milioni di cittadini e più i sondaggi restavano fermi. Le pensioni e le quattordicesime a più di due milioni di pensionati? L’effetto sui sondaggi non è stato apprezzabile. La riduzione dei balzelli di Equitalia? L’effetto sui sondaggi, se c’è stato, non ha avuto un effetto evidente. La riduzione del canone Rai per milioni di italiani? I bonus? Lo spostamento del dibattito referendario dal plebiscito al merito? Gli effetti, se ci sono stati, non risultano quantificabili. Dopo due mesi di campagna elettorale è come se l’emittente dei messaggi si fosse opacizzata, è come se l’efficacia della narrazione renziana e del suo artefice avessero perso mordente e credibilità “.

(da “Huffingtonpost“)

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SILVIO DENUNCIA UNA OLGETTINA, LA PROCURA INDAGA PER TENTATA ESTORSIONE

Novembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

CHIEDEVA UN MILIONE DI EURO PER NON PARLARE A GIUDICI E STAMPA

Anni di richieste di soldi e alla fine la decisione di denunciarla. Vittima della presunta tentata estorsione è Silvio Berlusconi, mentre la protagonista sarebbe Giovanna Rigato, 35 anni.
Lo riporta il Corriere della Sera.
“Dopo aver subito per anni le pressanti richieste di soldi delle ragazze delle cene di Arcore, documentate da intercettazioni a volte imbarazzanti, Silvio Berlusconi ha detto basta e per la prima volta dall’inizio nel 2010 dell’inchiesta Ruby ha denunciato una di loro. Giovanna Rigato, giornalista e showgirl, è accusata dalla Procura di Milano di tentata estorsione per aver chiesto all’ex Cavaliere un milione di euro per non rivelare alla stampa e ai pm informazioni in grado di danneggiarlo”.
Giovanna Rigato avrebbe quindi ricattato l’ex premier.
“Giovanna Rigato è imputata di corruzione in atti giudiziari a Treviso in uno dei filoni in cui è stato diviso il processo Ruby Ter.
Come le altre 20 ragazze anche lei non avrebbe detto la verità  quando ha testimoniato nei processi Ruby e Ruby Bis negando di aver assistito ad Arcore ai balletti dal sapore hard. A differenza delle altre olgettine però non ha mai ricevuto soldi direttamente da Berlusconi, neppure i 2500 euro che per un lungo periodo l’ex Cavaliere ha versato ogni mese per risarcire le ragazze dei danni di immagine subiti, ha detto lui, dai processi.
Sui conti di Rigato, invece, ci sono solo bonifici di Rti, la società  di produzione del gruppo Mediaset, per il suo lavoro nei programmi televisivi”.

(da “Huffingtonpost”)

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ACCORDO SUL BILANCIO UE, L’ITALIA SI ASTIENE, E’ LA PRIMA VOLTA CHE ACCADE

Novembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

PER IL 2017 IMPEGNI A 157,88 MILIARDI DI EURO… UN ALTRO SEGNALE DELL’ITALIA ALL’EUROPA

L’Ue si dota del bilancio per il 2017 senza l’Italia.
Nella notte i rappresentanti degli Stati membri hanno trovato l’accordo per dotare l’Unione europea delle finanze necessarie al suo funzionamento il prossimo anno. Tutti d’accordo tranne il governo di Matteo Renzi, che per la prima volta ha fatto mancare l’approvazione tricolore al budget comune astenendosi.
Una posizione motivata dai tagli alle risorse per i Paesi mediterranei ma il vero nodo è sui migranti: Roma intende bloccare i lavori finchè non ci saranno risposte concrete in questo senso.
«Siamo pronti a ogni tipo di intervento, fino al veto», ha detto dalla Sardegna il presidente del Consiglio nel corso della firma del “Patto di Cagliari”. «Non vogliamo fare gli egoisti: siamo pronti a fare la nostra parte ma chiediamo da parte dell’Europa più attenzione su crescita e migranti».
Il bilancio comune
I Ventotto hanno raggiunto un accordo sul bilancio per il prossimo anno. Non va confuso con il budget pluriennale (Mff), per cui è richiesta approvazione all’unanimità .
Questo è già  stato chiuso nel 2013, e l’accordo politico c’è gia. Sulla ripartizione tra i vari anni del totale si procede a maggioranza.
Per il 2017 tetti di spesa fissati a 157,8 miliardi di euro in impegni (il totale delle spese che si pensa di poter affrontare) e 134,5 miliardi di euro in pagamenti (le risorse realmente disponibili).
La proposta della presidenza slovacca come approvata prevede più soldi per immigrazione (5,91 miliardi, +11,3% rispetto al 2016) e per l’occupazione (21,3 miliardi di impegni, +12%).
Previsto inoltre un impegno di spesa da 500 milioni per l’iniziativa giovani, il programma di sostegno all’occupazione giovanile, e un impegno di spesa per 500 milioni a sostegno del settore latte.
Recepite le richieste italiane di un incremento di risorse per i programmi Erasmus (mobilità  degli studenti universitari), Horizon 2020 (ricerca) e garanzia giovani e gli impegni complessivi per 700 milioni, L’Italia sembra ottenere quello che chiede, ma la partita vera si gioca altrove.
Affari interni
Ufficialmente il governo italiano ha criticato la riduzione degli incrementi delle risorse per i Paese mediterranei (332 milioni invece di 340) ed il rinvio del finanziamento del fondo per lo sviluppo sostenibile (250 milioni), dovuto all’assenza delle condizioni giuridiche su cui lavorerà  la Commissione.
La verità  è che l’Italia sta chiedendo una diversa politica dell’Europa sull’immigrazione.
Stasera si riuniscono a Bruxelles i ministri degli Interni per una cena informale che servirà  a discutere del sistema comune di asilo. Angelino Alfano dirà  che all’Italia non piace il principio della cosiddetta «solidarietà  flessibile», che annacqua l’obbligo di redistribuire i profughi scaricando tutto sui Paesi di primo arrivo.
Renzi aveva minacciato di togliere risorse Ue ai Paesi — Ungheria su tutti — che si sfilano sul tema migranti. Proprio ciò che sta facendo.
Sul bilancio pluriennale l’Italia ha fatto mancare l’unanimità  e i negoziati sono di fatto fermi, mentre su quello annuale ha puntato i piedi lanciando un altro segnale politico.

(da “La Stampa”)

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ITALIA PRIMA IN EUROPA PER IMPRESE GUIDATE DA UNDER 35

Novembre 17th, 2016 Riccardo Fucile

DOPPIATI I COETANEI TEDESCHI… SONO 600.000 LE AZIENDE CON UN CAPO SOTTO 35 ANNI… 325 APERTURE AL GIORNO, BOOM AL SUD

C’è un settore in cui siamo primi in Europa. E doppiamo addirittura la Germania: le imprese condotte da under 35. Sono 600 mila in tutto, con un saldo positivo record di 50 mila nei primi nove mesi di quest’anno, al ritmo di 325 aperture al giorno.
I giovani italiani insomma sono i più intraprendenti, quando si tratta di lanciarsi in nuovi business. Specie al Sud e nel commercio al dettaglio. E con un grandissimo interesse di ritorno per l’agricoltura.
Bamboccioni a chi?
I nuovi dati, rielaborati dalla Coldiretti nella ricerca “Bamboccioni a chi? I giovani italiani che fanno l’impresa”, rivelano che le imprese giovani sono il 9,8% delle pmi italiane e quasi un terzo delle nuove aperture nel 2016.
Un risultato che solo apparentemente stride con il 67% degli under 34 ancora a casa con mamma e papà , la percentuale più alta in Europa dopo la Slovacchia.
Famiglia come palestra.
“La famiglia in Italia è un punto di riferimento perchè ha le risorse per sopportare meglio la crisi, ma è anche un presidio di imprenditorialità  diffusa”, ragiona il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. “In molti casi è una palestra ed un trampolino di lancio per consentire ai giovani di esprimere la propria creatività “. E in effetti le imprese familiari in Italia sfiorano il 60% nel mercato azionario e il 90% in settori come l’agricoltura.
Commercio e agricoltura i preferiti.
Ma quali sono i i settori di interesse degli under 35? Su 90 mila nuove imprese, aperte tra gennaio e settembre di quest’anno (mentre 40 mila chiudevano), 11 mila sono nel settore del commercio al dettaglio, 7.569 in agricoltura e allevamento, oltre 7 mila nelle costruzioni specializzate, 4.717 in attività  di ristorazione e 2.882 nei servizi alla persona.   Dal punto di vista territoriale, vince il Sud (34.334), seguito da Nord Ovest (21.611), Centro (18.064) e Nord Est (quasi 14 mila).
Piccolo è bello.
L’Italia è al top in Europa anche per l’alto numero di piccole e piccolissime aziende (e la polverizzazione non sempre è un vantaggio): 3,8 milioni contro 2,9 milioni del Regno Unito, 2,7 milioni della Polonia, 2,4 milioni della Germania, 2,2 milioni della Spagna e poco sopra i 2 milioni della Francia. Ma dei quasi 4 milioni di pmi tricolori, il 30% è guidato da under 40, contro il 33% di Londra, il 35% di Varsavia, solo il 21% di Berlino, il 28% di Parigi e come Madrid.
Agricoltori di prima generazione.
Molte new entry si registrano nel settore agricolo. Secondo un’analisi Coldiretti/Ixe’, la metà  degli agricoltori di prima generazione (che vengono da altri settori o da diversi vissuti familiari) è dotata di laurea, il 57% ha fatto innovazione, il 74% è orgoglioso del lavoro fatto e il 78% è più contento di prima. Tra l’altro, le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% e il 50% di occupati per azienda in più.
Sgravi per le assunzioni.
La legge di bilancio, ora all’esame del Parlamento, prevede poi l’esonero dei contributi previdenziali al 100% per le assunzioni dei giovani agricoltori under 40 per i primi tre anni. E poi del 66% e 50% per il quarto e quinto anno.
“Abbiamo costituito una apposita task force che opera anche a livello territoriale per sostenere i giovani interessati con tutte le informazioni, ma anche tutor, corsi di formazione e consigli per accesso al credito”, assicura la delegata nazionale dei giovani della Coldiretti

Maria Letizia Gardoni.
(da “La Repubblica”)

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