Gennaio 18th, 2017 Riccardo Fucile
FANNO POLEMICHE SUI FONDI DEL NUMERO SOLIDALE 45500 DELLA PROTEZIONE CIVILE, MA NON DICONO COME SARANNO SPESI I 263.662 EURO RACCOLTI CON LA LORO INIZIATIVA “ROMA AMA AMATRICE”
I Cinque Stelle, per voce della deputata Laura Castelli, hanno chiesto oggi in Aula che i soldi raccolti tramite le donazioni al numero 45500 vengano messi subito a disposizione delle popolazioni colpite dai terremoti del 24 agosto e del 27 ottobre che oggi hanno dovuto patire altre tre forti scosse di terremoto.
Facendosi portavoce delle proteste di alcuni cittadini che si chiedevano dove fossero finiti i soldi donati dai cittadini italiani con gli SMS solidali i Cinque Stelle hanno chiesto che gli oltre 25 milioni di euro raccolti fino ad ora vengano messi a disposizione subito degli abitanti dei paesi del Centro Italia colpiti dal sisma.
L’intervento della Castelli è stato rilanciato su Facebook dall’onorevole Luigi Di Maio che ha fatto sapere con non poca indignazione che quei soldi non possono essere spesi subito perchè in primo luogo deve finire la raccolta (il numero solidale è stato attivato per la terza volta al fine di raccogliere denaro per la ricostruzione delle scuole).
A regolare la raccolta fondi c’è un protocollo siglato tra il Dipartimento della Protezione Civile e gli operatori di telefonia che si sono offerti di aiutare nella raccolta (basti pensare che gli utenti che hanno un piano di abbonamento telefonico e non una ricaricabile vedranno scalato il denaro solo alla fine del mese in cui hanno inviato il SMS solidale) e soprattutto che prima di donare i il denaro devono essere individuati i progetti cui destinare i fondi raccolti.
Per evitare che i denari donati dagli italiani vengano utilizzati in maniera impropria (come è successo purtroppo nel caso del sisma in Abruzzo) è stata prevista l’istituzione di un comitato di garanti che dovrà valutare, in accordo con le Regioni interessate, come impiegare quei soldi.
Ci sono delle regole (chiamate protocolli) e oggi il MoVimento 5 Stelle — il partito ligio ai regolamenti — ha esplicitamente chiesto che quelle regole non vengano rispettate.
È interessante che il partito che ha come Capo Politico una figura che viene spesso indicata come “garante del MoVimento” denunzi ora la lentezza della burocrazia, ma non bisogna dimenticare che i soldi per l’emergenza ci sono già , e sono quelli del fondo emergenze del Ministero delle Finanze.
Ad agosto, all’indomani del terremoto che ha distrutto Amatrice il Governo ha dichiarato che nel Fondo c’erano 234 milioni di euro che sarebbero stati utilizzati per la fase di emergenza.
Fase che rappresenta quella immediata ed iniziale e che non riguarda invece la successiva — e lunga — ricostruzione per la quale il Governo metterà a disposizione ulteriori fondi, così come è accaduto in Emilia e in Abruzzo, questo nonostante nel M5S ci siano persone come Enza Blundo che raccontano fake news sul pericolo della magnitudo abbassata per non pagare i risarcimenti.
L’Esercito che è stato mobilitato anche questa mattina e sta lavorando a fianco della Protezione Civile e ai Vigili del Fuoco (che stanno anche recuperando le opere d’arte) fa parte degli aiuti inviati dallo Stato nelle aree colpite dal Sisma.
Un conto è chiedere di sapere come sono stati utilizzati i soldi per l’emergenza che sono stati già stanziati (ed eventualmente chiedere conto del ritardo) un altro invece è lamentarsi dello stanziamento di fondi la cui raccolta deve ancora terminare e la cui destinazione deve ancora essere stabilita.
Che fine hanno fatto i soldi raccolti dal MoVimento 5 Stelle?
Insomma per il MoVimento 5 Stelle il problema sembra essere che prima di utilizzare dei soldi sia necessario verificare come e dove saranno utilizzati.
Eppure sono proprio loro che per primi non sono trasparenti.
Mentre sul sito della Protezione Civile è costantemente aggiornato il saldo del denaro raccolto e così fanno anche La 7 e Corriere della Sera (che stanno ancora raccogliendo fondi per i loro progetti che devono ancora essere attivati) non si ha più traccia dei soldi raccolti a Roma da Virginia Raggi in nome di tutti i cittadini romani nell’ambito dell’iniziativa “Roma Ama Amatrice“.
L’ultimo aggiornamento ci dà notizia che sono stati raccolti 263.662 euro (€ 260.781 sul conto e 2.881 online) ma non sappiamo per cosa, dove e quando saranno spesi. Non si tratta certo di un furto o di un errore perchè come ha detto anche Virginia Raggi “I fondi raccolti verranno destinati a progetti che valuteremo insieme ai sindaci dei paesi colpiti dal terremoto e che saranno scelti con il contributo online di tutti i cittadini“.
Quindi se per i soldi raccolti a Roma dalla Raggi va benissimo che venga valutato con calma (addirittura con il contributo online dei cittadini) il modo in cui spenderli per evitare sprechi perchè la stessa cosa non dovrebbe valere per quelli che non sono stati raccolti “dal MoVimento”?
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 18th, 2017 Riccardo Fucile
LA RABBIA DEI SINDACI, LO SCIACALLAGGIO DELLE OPPOSIZIONI, GOVERNATORI CONTRO L’ENEL
Pare un castigo divino questo inferno in cui si gela. Dice Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice: “Non so che male abbiamo fatto a Cristo. Quattro terremoti, le temperature più basse degli ultimi 25 anni, la neve come non succedeva negli anni Cinquanta”.
È il castigo di tre gironi infernali che diventano uno solo: le nuove scosse, la neve che blocca le zone paralizzate e i ritardi della ricostruzione, che la neve copre ma non nasconde.
Nevica governo ladro, urlano Matteo Salvini e Luigi Di Maio, nel ruolo impresari della paura, perchè se non te la prendi con Cristo con qualcuno devi prendertela quando scappi di casa, perchè la terra trema ma non riesci a uscire perchè la neve è un muro.
I governatori della zone interessate, invece, evitano ogni forma di polemiche.
Luciano D’Alfonso, presidente dell’Abruzzo, all’HuffPost: “Era imprevedibile, in questa forma. Se vuole trovare qualcosa che non ha funzionato è l’Enel che qui non ha irrobustito la rete”.
L’Enel in Abruzzo e magari anche l’Anas che ha appaltato i lavori a ditte non all’altezza del compito assegnato.
Sulla stessa posizione, dell’“imprevedibile”, gli altri governatori delle zone colpite. Perchè, del resto, non è il momento di aprire una polemica e alimentare il panico.
Un senatore del Pd, però a microfoni spenti, spiega: “La verità è che la Protezione civile non ha più gli strumenti di una volta, ai tempi di Bertolaso, quando la c’era una efficiente catena di comando”.
Ecco, che nel castigo divino i tratti “umani”, dentro i tre gironi che diventano uno. Assicurano alla protezione civile fonti ufficiali che, nei giorni scorsi, è stata messa in atto tutta la prevenzione necessaria, con relativo spostamento di mezzi da alcune zone del Nord alle zone colpite.
Spazzaneve, spargisale che, in vista dell’emergenza prevista, si spostavano verso le zone che sarebbero state colpite. Parlando con fonti delle regioni la sensazione è che però il grosso dei mezzi sia arrivato questa mattina.
Parlamentari e senatori abruzzesi erano imbufaliti. In Aula ha preso la parola la combattiva Pezzopane: “Bisogna fare presto, aumentare gli sforzi”.
Qualcosa non torna nella macchina, come non torna nella macchina della ricostruzione, e forse le due cose sono intrecciate: “Per noi è sempre il 25 agosto”, dicevano domenica scorsa i terremotati che hanno afilato ad Accumuli: “Ci hanno abbandonato”.
La neve, dopo pochi giorni, ha coperto l’abbandono. E con esso le frasi dell’ex premier che aveva giurato vicinanza, promesso ricostruzioni record, in “quattro fasi” prima del referendum: alberghi, container entro Natale, casette in legno, ricostruzione vera e propria.
Perchè, diceva, “il container è meno piacevole della casetta di legno spendiamo un po’ di più, ma ci consente di riportare lì la gente partendo dall’assunto che le tende a dicembre a Norcia e dintorni sono un problema”.
Pochi mesi dopo, i dati dicono che quasi 9.000 persone sono negli alberghi della costa adriatica e del lago Trasimeno, altri 900 nei moduli realizzati in occasione del terremoto, trecento nei container, a cui aggiungere l’autonoma sistemazione.
Difficile che le casette possano arrivare tutte entro aprile, anzi già si parla di estate. Anche perchè i tre gironi sono ormai uno solo.
Maltempo, scosse, ritardi: con la neve rallenta l’opera di “urbanizzazione” per i siti dove saranno messe le casette, il che alimenta ritardi.
Neve e macerie, strade interrotte dalle case franate, cumuli di pietre sepolti dal gelo. Furibondi i sindaci, esasperate le popolazioni che vedono le macerie dove erano cinque mesi fa.
E vedono una ricostruzione non partita e poco finanziata, sin da quando Renzi chiese 3,4 miliardi di flessibilità all’Europa in nome del terremoto, per poi stanziare solo 600 milioni e utilizzare il resto per le mance referendarie, dalle quattordicesime ai pensionati ai fondi per il trasporto in Campania.
Dice Pirozzi: “Che male abbiamo fatto a Cristo. Sono convinto che tante persone stanno pregando per noi”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 18th, 2017 Riccardo Fucile
LA PENA MITE GRAZIE A UN ACCORDO CON I LEGALI DELLA VEDOVA, CERTIFICATO CHE I “PRESUNTI” TESTIMONI HANNO MENTITO… L’UNICA RICHIESTA DELLA VEDOVA E’ CHE EMMANUEL POSSA RIPOSARE IN PACE NEL SUO PAESE DI ORIGINE
Amedeo Mancini, l’ultrà fermano accusato di omicidio preterintenzionale per la morte del migrante nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi, ha patteggiato la pena di 4 anni davanti al gip di Fermo Maria Grazia Leopardi.
Ratificato, dunque, l’accordo raggiunto a dicembre tra la difesa, gli avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni, e la Procura.
La vedova Chinyere Emmanuel era presente all’udienza e, assistita dall’avvocata Letizia Astorri, ha rinunciato alla costituzione di parte civile avendo concordato con l’imputato la rinuncia a qualsiasi pretesa risarcitoria.
Mancini si è impegnato a contribuire, con l’aiuto di amici, alle spese per la traslazione della salma di Emmanuel in Nigeria, secondo il desiderio di Chenyere.
L’omicidio era avvenuto a Fermo il pomeriggio del 5 luglio.
Emmanuel Chidi Namdi, 36enne richiedente asilo, stava passeggiando con Chinyere in via XX Settembre, finendo in coma irreversibile dopo la colluttazione con Amedeo Mancini, 38 anni.
Dalle ricostruzioni, il nigeriano aveva reagito agli insulti rivolti alla donna (“african scimmia”) e uno dei colpi subiti aveva causato l’emorragia cerebrale per la quale sarebbe spirato. Anche Chenyere era stata picchiata, riportando escoriazioni alle braccia e a una gamba.
Delle tre aggravanti contestate a Mancini è stata ritenuta insussistente quella dei motivi abietti e futili, mentre è stata mantenuta quella razziale, anche se con una rilevanza concreta “poco più che simbolica”.
“Pur potendo comportare un aumento di pena fino a cinque anni – spiegano infatti i legali -, l’incremento concordato era stato di soli tre mesi”.
Riconosciuta a Mancini l’attenuante della provocazione, per la quale “è stata applicata – rendono noto ancora i difensori – la riduzione della pena nella massima estensione possibile, pari a tre anni e cinque mesi”.
Con la sentenza è stato portato a otto ore giornaliere il permesso di uscita per lavoro dell’ultrà , che resta agli arresti domiciliari.
L’avvocata Astorri tiene a evidenziare, ancora una volta, la grandezza di Chinyere, che aveva commosso con il canto intonato in lacrime per il suo uomo, espressione di un dolore profondo e disperato, che non le aveva impedito di distinguere tra le responsabilità dell’assassino e l’umanità che aveva riscontrato nell’accoglienza ricevuta a Fermo e in Italia.
Dove don Vinicio Albanesi l’aveva simbolicamente unita inmatrimonio a Chidi Namdi. “Voi italiani non siete come lui”, aveva detto Chinyere, intendo per “lui” Amedeo Mancini.
Mentre don Albanesi aveva descritto così la vittima, respingendo implicitamente le ricostruzioni secondo cui era stato Mancini a doversi difendere: “Emmanuel era fuggito da Boko Haram, cercava solo una casa e l’amore”
“Ciò che la sentenza non racconta è che Chinyere oggi ha rinunciato a ogni azione risarcitoria nei confronti di Mancini, a fronte del pagamento dell’unica somma di 5.000 euro richiesta per il rimpatrio in Nigeria della salma di Emmanuel, essendo l’unico desiderio espresso dalla parte offesa” spiega la legale della donna,
“Dopo un lungo processo mediatico, tante rivendicazioni sull’esistenza di una scriminante per legittima difesa, tante ricostruzioni prive di riscontro, super testimoni che hanno raccontato fatti e circostanze oramai smentite, l’unica e sola verità rimasta è quella raccontata dalla sentenza di patteggiamento” aggiunge ancora la legale, sintetizzando in poche parole quanto controversa sia stata la vicenda e complesso, inquinato l’accertamento della verità .
“Tutto, quindi, superato da questo: anche i 20 testimoni, che si sono dimostrati assolutamente ininfluenti per la tesi della legittima difesa, ma sicuramente importanti per confermare la futilità dei motivi, purtroppo di stampo razziale, così come aveva già rilevato lo stesso Tribunale del Riesame di Ancona nell’ordinanza del 5 agosto 2016, in sede di misura cautelare, circa le contraddizioni delle due super testimoni”
“Tanto clamore per nulla, qualcuno direbbe – conclude l’avvocata Astorri -, visto che oggi c’è un colpevole che si professava innocente e una parte offesa, che tale è sempre stata, che in Italia è venuta senza niente e che di certo non si è voluta approfittare della situazione. Volendo unicamente dar pace alla salma del compagno morto in quel maledetto 5 luglio 2016. Con questa condanna, quindi, si spera solo che chi ha sbagliato impari a rispettare il prossimo, chiunque esso sia. E che Fermo ritorni ad avere l’immagine di città ospitale, solidale e accogliente che ha sempre avuto. E che ora Emmanuel possa finalmente riposare in pace”.
(da agenzie)
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Gennaio 18th, 2017 Riccardo Fucile
E’ IL FONDATORE DI ADDIOPIZZO, HA PREVALSO SUL DISCUSSO POLIZIOTTO GELARDA
E’ Ugo Forello, tra i fondatori di Addiopizzo, il candidato sindaco di Palermo del Movimento cinque stelle.
Cosi’ hanno deciso i militanti esprimendo il loro consenso sulla piattaforma web del movimento.
Hanno votato 590 iscriti certificati residenti a Palermo: Forello ha ottenuto 357 consensi; il poliziotto Igor Gelarda 233.
All’inizio i cadidati erano cinque, ma tre si sono via via ritirati dalla corsa. Sulla vicenda pesa il caso delle firme false a sostegno delle lite del movimento in occasione delle amministrative del 2012, rispetto al quale i due sono estranei.
Forello, secondo alcuni parlamentari grillini, è colui che avrebbe manovrato i “pentiti” come Claudia La Rocca sul caso delle firme false a Palermo.
Iscritto al Movimento dal 2014, Forello ha partecipato ai tavoli tecnici di lavoro sui beni comuni e fondi comunitari e quello su appalti, trasparenza e anticorruzione.
E’ uno degli ideatori e fondatori di Addiopizzo, di cui e’ stato presidente negli anni 2005-2006 e 2011-2013 e socio fino al 2015; per questa associazione e’ stato promotore di diverse iniziative: dall’organizzazione della annuale festa “Pizzo Free”, alla cura e diffusione del consumo critico antiracket, dall’elaborazione della campagna dei beni comuni contro Cosa nostra alla cura della qualita’ del consenso e alla diffusione di una cultura che favorisca il voto libero e consapevole.
E’ socio del Basic Income Network Italia, associazione impegnata a progettare e promuovere interventi finalizzati a sostenere l’introduzione di un reddito garantito in Italia, e della Fondazione Teatro Valle Bene Comune di Roma. E’ stato il responsabile locale della Campagna “Questo mondo non e’ in vendita” a tutela dei beni comuni.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 18th, 2017 Riccardo Fucile
“STRANAMENTE” E’ DI PROPRIETA’ DEL FRATELLO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE
La Prefettura di Benevento ha spostato 19 migranti da un centro sospeso per segnalazioni negative a una struttura nata come impianto per allevamento di conigli e priva di agibilità . Se la prima struttura presentava criticità evidenti, la seconda, il centro “Damasco 15”, presenta una curiosa e irrisolta vicenda edilizia.
Un condono in realtà non formalizzato: oltre 130mila euro la cifra stabilita dagli uffici comunali per la sanatoria degli abusi edilizi, di cui sarebbe stato effettuato solo un versamento di 31.252 euro, la cui attestazione di pagamento risultava per giunta mancante a una verifica dello scorso novembre da parte dello sportello per l’edilizia.
La politica si smarca: “Ne risponderà la Prefettura che ha mandato lì i migranti, io non sono stato informato”, dichiara il sindaco Clemente Mastella.
Il proprietario dell’immobile è il fratello del presidente del consiglio comunale Luigi De Minico, che preferisce non dire nulla a riguardo.
Secondo Gabriele Corona, presidente del comitato contro il malaffare AltraBenevento, in città le strutture prestate all’accoglienza migranti e interessate da abusi edilizi sarebbero almeno tre.
Il rischio è che l’accoglienza dei migranti serva per sanare il ritardo del pagamento del condono.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 18th, 2017 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI MEDICI SENZA FRONTIERE… MA PER L’ITALIA LA NIGERIA NON RIENTRA TRA I PAESI DOVE LA POPOLAZIONE E’ IN PERICOLO
Il jet da combattimento è sfrecciato in un attimo sopra il campo profughi di Rann nel nord-est della Nigeria, l’esplosione delle bombe è stata talmente forte da coprirne il rombo, a terra si è scatenato l’inferno.
Un’ecatombe, hanno raccontato i testimoni. Tra gli sfollati, scampati ai massacri di Boko Haram, e gli operatori umanitari i morti sono più di un centinaio, decine (forse 150) i feriti.
La notizia è venuta dalle autorità nigeriane che hanno parlato di “un errore” compiuto da un caccia dell’aeronautica nigeriana in missione nello stato di Borno al confine con il Camerun, proprio contro gli integralisti islamici dell’organizzazione terrorista Boko Haram.
La Croce Rossa ha comunicato che sei suoi volontari sono stati uccisi e 13 feriti, Medici senza Frontiere ha parlato di morti e feriti tra i suoi dottori e operatori umanitari.
Il governo ha inviato nella regione, isolata e difficile da raggiungere, elicotteri che fanno la spola per cercare di portare via i feriti che potrebbero essere curati nei confinanti Camerun e Ciad, dove sono operativi ospedali da campo e strutture sia di Msf che della Croce Rossa.
Il generale Lucky Irabor, comandante dell’offensiva in atto da qualche mese contro i Boko Haram nel nord-est della Nigeria, ha confermato il bombardamento “per sbaglio” nella regione. È la prima volta che i militari ammettono di aver colpito un obiettivo civile, benchè già in passato testimoni avessero denunciato incursioni dei caccia di Abuja. Ma quella di oggi è una strage senza precedenti, dalle dimensioni enormi.
Nel suo comunicato il generale ha detto di aver ordinato la missione basandosi su informazioni relative ad un raggruppamento di Boko Haram proprio in un’area e nella zona indicata da quelle coordinate.
Ma ha aggiunto che è presto per sapere se si è trattato di un errore tattico o geografico. In ogni caso, ha sottolineato, è chiaro che l’aeronautica militare non prende di mira i civili volutamente.
Sulla vicenda, ha aggiunto, è stata aperta un’inchiesta anche se è probabile che il pilota del caccia abbia creduto di attaccare un accampamento di Boko Haram.
Il presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, ha espresso il proprio sgomento per la perdita di vite umane e ha invitato alla calma la popolazione e le autorità . Ma uno dei responsabili delle attività umanitarie nella zona non ha risparmiato le parole di condanna. “Questo attacco su larga scala contro persone inermi e vulnerabili che già erano state costrette a fuggire da situazioni di violenza estrema – ha detto – è scioccante e inaccettabile”.
Il campo profughi colpito dal raid aereo era infatti stipato da sfollati costretti ad abbandonare i loro villaggi dalle sanguinarie incursioni dei Boko Haram.
Solo negli ultimi sette anni la guerra scatenata dai jihadisti che vogliono introdurre la legge islamica ha provocato oltre 20.000 morti e più di due milioni di profughi.
Qualcuno avvisi il governo italiano…
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 18th, 2017 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO DELLA GDF SULLA SUA ASSUNZIONE: “SUO NOME CERCATO DIRETTAMENTE”… ORA IL CONTRATTO RISCHIA DI ESSERE NULLO
Nessuna “scheda di richiesta assunzione“, nessun “riscontro della convocazione per un colloquio conoscitivo” , ma solo una semplice ricerca diretta su Linkedin, il social network professionale per chi offre o cerca un posto di lavoro.
Sono queste le anomalie riscontrate dagli investigatori della Guardia di Finanza nell’assunzione da parte di Postecom, società controllata dal gruppo Poste, di Alessandro Alfano, il fratello minore del ministro degli Esteri, già finito diverse volte nella bufera.
Anomalie contenute nel rapporto che i finanzieri hanno depositato sul tavolo della Corte dei conti.
Da alcuni mesi, infatti, i magistrati contabili indagano sul quel contratto d’oro sottoscritto dal fratello del leader Ncd nel 2013: uno stipendio da 160 mila euro all’anno, poi cresciuto fino a quota 200 mila. Incarico che Alfano junior avrebbe ottenuto grazie all’interessamento del faccendiere Raffaele Pizza, il fratello di Giuseppe, ex sottosegretario del governo Berlusconi, almeno stando alle intercettazioni dell’inchiesta che nel luglio scorso ha coinvolto anche il deputato di Ncd Antonio Marotta.
Atti investigativi che l’attuale ministro degli Esteri aveva definito come un “riuso politico di scarti dell’inchiesta”.
Nel mirino degli investigatori — come racconta Repubblica — sono finite proprio le modalità con cui Alfano è stato assunto da Poste. Un contratto che rischia di essere dichiarato nullo dai magistrati contabili, mentre se sarà provato il danno erariale il fratello dell’ex ministro dell’Interno dovrà restituire quanto percepito durante il suo incarico.
Per i finanzieri, infatti, la sua assunzione sarebbe stata ordinata “senza alcuna procedura comparativa documentata e documentabile”. Alessandro Alfano — sostengono gli inquirenti — “non era neppure stato annoverato nella rosa dei primi cinque candidati individuati nel 2013 e, neppure quando si è deciso di accantonare tali nominativi e di procedere alla ricerca del candidato con il profilo più adatto sul profilo Linkedin, inserendo le caratteristiche richieste, il suo nominativo è apparso”.
Colpa forse del titolo di studio vantato dal fratello del ministro, una laurea Economia e Commercio, conseguita a 34 anni e finita — tra l’altro — al centro di un’inchiesta poi archiviata dalla procura di Palermo.
“Visto l’esito negativo della ricerca effettuata con i parametri curriculari — spiegano sempre i militari della Finanza — i vertici di Poste hanno cercato direttamente sul portale Linkedin il nominativo di Alessandro Alfano, di cui è apparsa la schermata“. Come fare dunque per assumere direttamente il fratello del ministro?
Basta cercare direttamente il suo nome su Linkedin: semplice no?
Eppure l’ex amministratore delegato di Poste Massimo Sarmi non è d’accordo. E infatti ha dichiarato che l’assunzione di Alfano junior è dovuta solo “alla sua buona conoscenza del territorio del Sud Italia“.
E dire che la sede di lavoro di Alessandro Alfano “era Roma e non il Meridione”e il vice di Sarmi, Claudio Picucci, ha ammesso che: “Il nome era altisonante”.
Antonio Mondardo, consigliere d’ amministrazione di Poste, ha spiegato: “Il cda non era stato messo a conoscenza dell’ esigenza di ricoprire detto ruolo e che per tale carica fosse prevista l’ assunzione di Alessandro Alfano”.
Poco importa, però. Perchè dopo averlo cercato — e trovato — su Linkedin, i vertici di Poste assumono Alfano.
E in tre anni gli aumentano lo stipendio da 160 a 200 mila euro, nonostante — secondo gli stessi finanzieri — non abbia mai firmato un documento.
In compenso si fa segnalare per la diffida inviata alla trasmissione Report, che lo aveva intervistato dopo aver raccontato del bagno chimico da 5.600 euro costruito nel suo ufficio su sua espressa richiesta.
Come dire: un posto d’oro con bagno d’argento.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 18th, 2017 Riccardo Fucile
LA CITTADINANZA A MARADONA E LA NECESSITA’ DI DARE UNA SCOSSA A UNA GIOVENTU’ CHE SI STA PERDENDO
Tutte le volte in cui il “pibe de oro”, che Diego Armando Marandona torna in città è sempre un favoloso tripudio…Si riscoprono atmosfere lontane nel tempo. Ci (ri)sente “vivi” in una terra che è sì bellissima, ma che sembra sempre assuefatta a sè stessa ed al proprio ultracentenario immobilismo.
Napoli ha un’immagine negativa per troppe cose, purtroppo… Per i sindaci chiacchieroni e per i politici collusi o venduti (e di tutti i “colori”, purtroppo).
Per la malavita opprimente. Per un “campare alla giornata” che fa a cazzotti coi progetti seri e di lunga durata. Per un disordine “sistematicamente disordinato”.
Capisco che Maradona possa non piacere (e per tanti motivi): in fondo, in campo faceva faville ma nella vita privata ne ha combinate (sempre) di tutti i colori.
Non me la sento di “giudicarlo” per quello, però! Da Napoletano, rispetto a quello che ha fatto quando ha vissuto e lavorato a Napoli (ma che ha anche ricevuto da un popolo che gli ha voluto bene) posso soltanto tirare le somme…
De Magistris, per esempio, ha elargito la cittadinanza onoraria a personaggi assurdi, ivi compresi dei palestinesi macchiatisi di crimini indegni. Maradona, almeno calcisticamente parlando, il riconoscimento se l’è meritato!
Immagino che visto da fuori possa non comprendersi fino in fondo il senso e la portata della sua permanenza nella squadra cittadina ed il suo rapporto con la gente, ma “il dado è tratto”, ed al di là di qualsivoglia, onanistica visione.
Maradona ha regalato gioie ed anche sogni.
Tantissimi scugnizzi, proprio grazie al suo esempio calcistico, hanno perseguito l’ideale dello sport anzichè perdersi nel mondo della malavita.
Hanno immaginato di poter diventare grandi. Hanno creduto di potercela fare, e molti di loro ce l’hanno anche fatta, veramente. Ma forse devi essere nato a Scampia o nei quartieri popolari di Napoli per capirlo fino in fondo.
Io sono nato e cresciuto proprio in uno di quei quartieri. Papà , barbiere, prima; guardia giurata, poi. Mamma, casalinga.
Se mi fossi fermato a quel che il quartiere propinava, sarei diventato un barista (o cosa similare) e lo dico con tutto il rispetto per chi svolge quel lavoro con onestà ed impegno, magari alzandosi alle 4.00 del mattino e lavorando 12 ore al giorno… Guardavo oltre, però…
Certo, non era Maradona il mio riferimento: ne avevo di altri.
Per molti dei miei amici, però — che diversamente si sarebbero persi — proprio “Dieguito” è stato un esempio. Il caso del “povero” che ce l’ha fatta. Dello “scugnizzo delle favelas” che ha conquistato l’intero “mondo calcistico”.
Una piccola fiaba “postumamente” offuscata (ma non scalfita: perchè anche quegli errori hanno insegnato qualcosa agli scugnizzi) dalla sua vita privata…
Un uomo non è mai soltanto “male” o “bene”: è sempre qualcosa di ampio e complesso. Proprio per questo evito di “giudicare”: al massimo, valuto e ragiono sui fatti (ma questo è “un problema mio”, nel caso).
Certo: l’ideale sarebbe che non accadesse mai. Ma gli uomini, nella vita, cadono. In certi casi lo fanno anche rovinosamente. L’importante è sapersi rialzare. Chiedere scusa. Rifarsi…
Nella “due giorni cittadina” mi aspettavo che “Dieguito” dicesse qualcosa di importante; che desse il senso di una progressione personale; che desse un segnale anche “ultra-sportivo” ed il “goal” (per la verità ) è arrivato “subito”, quasi come contro la Juventus quando, nel calciare una punizione con barriera fin troppo vicina al pallone, invitò tutti compagni alla calma, aggiungendo: “tanto, gli faccio goal comunque”…
Dal palco del Teatro San Carlo, driblando tra un ricordo e l’altro, “Diego” ha lanciato il suo invito; la sua esortazione; il “suo messaggio” diretto…
«Ai ragazzi dico: non prendete la droga, non sparate. I ragazzi dell’Orchestra della Sanità sono l’esempio più grande: loro hanno vinto come ho vinto io. So che Napoli ce la farà , lottando».
Forse, mi sa che aveva ragione Pino Daniele: “Masaniello (inteso come spinta propulsiva alla libertà ; come affrancazione dalla miseria intellettuale, etica ed anche economica; come possibilità di (ri)emergere: le “lotte di classe” lasciamole alla storia) è crisciuto. Masaniello è tornato”…
Napoli, ed i Napoletani, possono farcela, a condizione di ritrovere passione, convinzione, senso del dovere e “dover essere”.
Un amore sincero, “viscerale”, dirompente, appassionante e progetti concreti. Voglia di emergere…
Anche quando “fuori nevica”…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Gennaio 18th, 2017 Riccardo Fucile
IL TRIBUNALE NON SI E’ ESPRESSO SULLA LEGITTIMITA’ DEL CONTRATTO… E ORA I VERTICI DEL M5S POTREBBERO CHIEDERE ALLA RAGGI DI INIZIARE A RISPETTARLO
Ieri il Tribunale civile di Roma ha rigettato la domanda dell’avvocato Venerando Monello (iscritto al PD) che chiedeva la dichiarazione di ineleggibilità della sindaca e la nullità del contratto sottoscritto dalla stessa con il MoVimento 5 Stelle.
Nella sentenza i giudici Franca Mangano, Chiara Carmela Palermo Vincenzo Vitalone scrivono che la Raggi non può essere dichiarata ineleggibile in virtù del contratto firmato con il M5S all’atto della candidatura dal momento che le cause di ineleggibilità sono quelle previste dal Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (legge 267 del 2000).
Perchè il Tribunale di Roma non si è pronunciato sulla regolarità del contratto
Dal momento che Monello aveva presentato ricorso «esclusivamente per l’accertamento della sussistenza di condizioni di ineleggibilità » il Tribunale non può esprimersi sulla materia in oggetto in virtù del fatto che non esistono elementi atti a dichiarare ineleggibile la sindaca Raggi.
Inoltre — e qui la faccenda si fa politicamente più interessante — il Tribunale non può esprimersi sulla validità e legittimità del contratto firmato dalla Raggi (e dai consiglieri eletti del M5S) perchè l’avvocato Monello — che nella sua battaglia è stato sostenuto dal PD ed in particolare dalla senatrice romana Monica Cirinnà — «non è portatore di un concreto interesse ad agire — in quanto soggetto estraneo al Movimento 5 stelle e non sottoscrittore dell’accordo — giacchè dalla rimozione del vincolo non potrebbe derivare alcun effetto nella sua sfera giuridica».
La richiesta di dichiarare la Raggi ineleggibile sulla base dell’accordo firmato con il suo partito è stata respinta anche perchè il presupposto dal quale partiva il ricorrente era che il contratto venisse dichiarato nullo.
Ma Monello in quanto iscritto al PD e non al M5S non ha un interesse diretto nella questione della regolarità del contratto fatto firmare ai candidati del MoVimento.
Questo però non significa che il contratto firmato dalla Raggi è legittimo: anzi se un eventuale nuovo ricorso venisse presentato da un soggetto che ha un interesse diretto (ad esempio un iscritto o un eletto del M5S) allora il Tribunale dovrebbe pronunciarsi nel merito.
Lo spiega in un’intervista oggi sul Fatto Quotidiano l’ex ministro della Giustizia e Presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick:
L’avvocato puntava molto sulla violazione dell’articolo 67, che prevede assenza di vincolo di mandato per ogni parlamentare, e per analogia per ogni eletto. I giudici non entrano nel merito di questo aspetto. Sull’eventuale violazione di norme costituzionali si potrebbe esprimere solo il giudice civile se una delle due parti, cioè la Raggi o i 5Stelle, gli ponesse il tema della nullità del contratto.
Monello aveva chiesto anche di dichiarare nullo il codice etico…
Per i giudici il ricorrente non è portatore di un interesse ad agire “perchè estraneo al M5s e non sottoscrittore dell’accordo”. Lo ripeto, solo Raggi o il Movimento possono chiedere di valutare la legittimità dell’accordo.
La Raggi ora sarà messa sotto tutela dallo staff?
Per sapere se il contratto fatto sottoscrivere alla Raggi e ai consiglieri romani (e allo stesso modo per quello firmato nel 2014 dagli eurodeputati del M5S) dovremo quindi aspettare che un soggetto che ha “un interesse diretto” faccia ricorso in Tribunale.
Ma la decisione dei giudici di Roma, pur non entrando nel merito del contratto che prevede una penale da 150 mila euro in caso di “danno all’immagine del MoVimento”, ha anche un’altra conseguenza interessante: ovvero da oggi gli esponenti del MoVimento più critici nei confronti della linea tenuta fino ad ora da Virginia Raggi useranno questa vicenda per pretendere che il contratto venga rispettato.
A lavorare assieme a Gianroberto Casaleggio alla stesura di quel contratto all’epoca c’era l’onorevole Roberta Lombardi che in passato, riferendosi al caso Marra aveva ricordato che se la Raggi avesse rispettato il contratto certe mosse non avrebbe mai potuto compierle.
Il contratto infatti non prevede solo “la multa” ma anche l’approvazione — da parte dello staff coordinato dai garanti del MoVimento — delle proposte di nomina dei collaboratori, cosa che però non è mai avvenuta fino ad ora perchè la Raggi “ha fatto di testa sua”.
Non si tratta solo di un controllo sulle nomine ma anche sugli atti “di alta amministrazione e le questioni giuridicamente complesse” che, prevede il contratto, debbano essere preventivamente sottoposte al parere tecnico legale dello staff dei garanti del M5S.
In parole povere significa che gli atti politico-amministrativi più importanti debbano essere necessariamente vagliati dallo staff del MoVimento.
Anche questo pare non sia accaduto e di questo sicuramente Lombardi e coloro che fanno parte dell’Associazione Rousseau chiederanno d’ora in avanti conto alla sindaca di Roma.
Qualcosa di simile a quanto accaduto per la nomina dell’imprenditore veneto Massimo Colomban, molto vicino a Casaleggio e pare fortemente voluto proprio da Milano, ad assessore alle partecipate a Roma.
Come potrebbe essere esercitato questo controllo (o questa forma di tutela?) c’è chi pensa che tutto si possa svolgere proprio all’interno di Rousseau, il sistema operativo sviluppato dalla Casaleggio sul quale i Cinque Stelle mettono in atto la loro idea di “democrazia diretta”.
Proprio ieri è stata lanciata la funzione “sharing” di Rousseau un applicazione che — stando a quanto scrive Grillo sul Blog — “permetterà la condivisione di atti all’interno delle istituzioni“.
E anche alla luce di questi fatti quello che scriveva ieri Davide Casaleggio sul fatto che il contratto non sia stato firmato con la Casaleggio Associati (cosa in effetti vera) è vero che Rousseau è una piattaforma sviluppata e controllata dal punto di vista tecnico proprio dalla società fondata dal guru del MoVimento e attualmente gestita dal figlio che ha ereditato anche il ruolo politico del padre (come nelle migliori tradizioni democratiche).
Quindi la Raggi avrà pure firmato un contratto con il MoVimento e non con la Casaleggio ma a far rispettare quel contratto, ovvero a controllare gli atti amministrativi della Raggi, ci pensa uno staff del MoVimento che opera anche grazie ad un sito gestito dalla Casaleggio.
(da “NextQuotidiano”)
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