Gennaio 28th, 2017 Riccardo Fucile
SFILA A ROMA CHI VUOLE VENDERE L’ITALIA A EVASORI FISCALI, PETROLIERI, FINANZIERI, OLIGARCHI ED EX AGENTI DEL KGB… FINO A IERI “PADANIA IS NOT ITALY” ED “EUROPA NAZIONE”, OGGI ACCATTONI E MARCHETTARI ALLA CORTE DI USA E RUSSIA
“Vogliamo vincere” è l’unico concetto che sanno esprimere i tre esponenti della Trilateral della Patacca andata in onda in piazza San Silvestro a Roma.
Dopo il flop di piazza del Popolo i “sovranisti del sabato” stavolta ripiegano su una piazza molto più piccola coi soliti trucchetti: palco gigante spostato in avanti per ridurre il terreno calpestabile e garantire l’effetto pienone uso media.
Ma, nonostante le truppe cammellate, anche stavolta non si superano le 10.000 unità in una città dove la Meloni aveva preso 269.760 voti alle comunali, tanto per dare l’idea.
Meno dei 10.749 voti raccolti dal Partito liberale di cui nessuno ricorda persino l’esistenza, meno dei 10.371 voti raccolti dal neo Partito comunista, altro residuato bellico.
La Questura, mossa a pietà , evita persino di rendere ufficiale i dati del flop mentre
i giornalisti sono più attenti al cappottino rosso della Santanchè e al suo nuovo fidanzato Dimitri che alla solita minestra riscaldata distribuita da chi è abituato a scondinzolare per garantirsi una ciotola.
Chi fino a ieri usava il tricolore come carta igienica e rivendicava la secessione della Padagna oggi si scopre difensore dei “sacri confini”, chi manifestava con megafono in mano per L’Europa nazione oggi inneggia all’ex agente del Kgb e all’evasore fiscale a stelle e striscie, lo stipendiato che leggeva al Tg4 le veline di Silvio ora si sente premier del tarocco, tutti starnazzano contro i poteri forti e le banche, salvo trovarsi accanto petrolieri, finanzieri, azionisti della Exson e della Gazprom, corruttori e razzisti.
Diamo atto a Salvini di aver espresso involontariamente la migliore battuta del tragico pomeriggio: dopo aver invitato i magistrati a non interessarsi delle olgettine, ha proposto di legalizzare la prostituzione.
Per una volta siamo d’accordo con lui: è ora che certi trans-formisti paghino l’imposta del loro status di mestieranti della politica.
Cambiano i protettori, ma loro sono sempre ad adescare i passanti.
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Gennaio 28th, 2017 Riccardo Fucile
LA RAGGI RITORNA SU UN FATTO GIA’ CHIARITO OLTRE DUE ANNI FA… UN MESCHINO PRETESTO CHE MOSTRA SOLO UN LIVORE PERSONALE
Maria Elena Vincenzi su Repubblica racconta con dovizia di particolari le parole di fuoco della sindaca su Roberta Lombardi.
Come spesso succede in politica, la Raggi utilizza una vecchia storia per attaccare la deputata romana: «Lei è proprio l’ultima dalla quale accetto lezioni di moralità . Da quella poco di buono che ha fatto passare la baby sitter come assistente parlamentare, facendola pagare con i soldi dei cittadini. Lei di certo non si può permettere di giudicare me».
L’argomento della Raggi è puerile: a parte la definizione di “poco di buono”, anche se la Lombardi avesse fatto qualcosa di male questo non precluderebbe la sua libertà di criticare qualcos’altro.
In ogni caso la vicenda riguarda una storia che risale al maggio 2014 e che fu rivelata da Claudio Marincola sul Messaggero: parlando della proposta della Vezzali di istituire un nido a Montecitorio la Lombardi sostenne che lo spazio-bimbi sarebbe stato aperto «per tutti i lavoratori della Camera», e che il personale sarebbe stato «a carico dei deputati».
Poi la bomba:
«Un post del genere lo trovo surreale, linkato da te, parlamentare oltremodo benestante», le hanno sparato addosso le mamme grilline. Un nido in Parlamento striderebbe «con gli altri nidi dove i bimbi stanno nella m….».
Replica della Lombardi: «Ognuna di noi mamme si è organizzata come può: io ad esempio ho assunto un’assistente personale attivista che mi cura l’agenda, le mail, risponde alle telefonate, mi prepara i fascicoli dei dossier e quando scappo in aula per votare o quando sono in riunione mi cura la bimba».
Il post della Lombardi su Facebook scatenò all’epoca una serie di accuse nei confronti della deputata, incentrate soprattutto sul fatto che «con uno stipendio di 7000€ non ce la fa con l’asilo normale?».
Ebbe anche uno strascico giudiziario non ancora concluso.
Oggi si scopre che la Raggi utilizza l’argomento per silenziare la Lombardi eppure all’epoca non rilasciò mai una dichiarazione pubblica sulla vicenda.
Come mai, se le ha dato così fastidio?
Non sarà che l’argomento viene utilizzato per perpetrare l’infinita lotta tra lombardiani e “Raggio Magico” all’interno del MoVimento 5 Stelle romano, e che ha già fatto tante vittime a colpi di dossier?
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 28th, 2017 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI: IL COLLEGA BORRE’ ATTACCATO DAI GRILLINI SOLO PERCHE’ DIFENDE GLI ESPULSI DEL M5S
Il Blog di Beppe Grillo, l’house organ del MoVimento Cinque Stelle, ha ospitato tra il 2013 e il 2014 una simpatica rubrica dal titolo “Il giornalista del giorno” dove lo Staff del M5S schedava e metteva alla gogna, con nome, cognome e foto i giornalisti “ostili” al partito di Grillo ovvero tutti coloro che esprimevano a mezzo stampa una posizione critica nei confronti dei pentastellati non gradita al Capo Politico del Cinque Stelle.
Non stupisce che molto più in piccolo questo metodo venga utilizzato anche da portavoce eletti fedeli alla linea del Blog.
Uno di questi è Massimiliano Morosini, consigliere municipale del VIII Municipio a Roma che da qualche tempo ha creato sul suo profilo Facebook la sua personale lista di proscrizione.
Si tratta di un album fotografico (di fotografie “segnaletiche” verrebbe da dire) chiamato inizialmente “Galleria degli orrori” che nella descrizione era destinato a “traditori, dissidenti e casi umani“.
Ora l’album di foto si chiama “La galleria degli errori” e il sottotitolo è meno minaccioso (l’isola dei bannati) ma la sostanza e i nomi dei colpevoli non cambiano.
Tra gli ultimi ad essere segnalati da parte di Marzio Casa, regista televisivo attivista del M5S notoriamente vicino a Roberta Lombardi e co-autore della lista, figura l’avvocato Lorenzo Borrè, noto alle cronache per aver difeso gli espulsi del MoVimento 5 Stelle facendo causa a Grillo e costringendolo a modificare Statuto e Regolamento del partito in modo da prevedere dei criteri precisi per le espulsioni degli iscritti.
È bene notare che Borrè non “attacca il MoVimento” ma difende invece i diritti di iscritti al Cinque Stelle, iscritti che in nome del noto principio pentastellato dell’uno vale uno contano quanto Morosini o Casa.
Ad esempio Borrè chiesto che venga indetta una vera Assemblea degli iscritti al Cinque Stelle in modo da consentire di partecipare democraticamente ai processi decisionali del partito:.
Qualche giorno fa Borrè ha incassato la solidarietà e il sostegno dell’ordine degli avvocati di Roma. Come si legge nell’estratto di verbale che è stato inviato a Morosini, al Presidente del VIII Municipio Massimo Serafini e alla sindaca di Roma Virginia Raggi:
Poichè l’inserimento della foto del collega è ascrivibile esclusivamente all’attività difensiva da egli svolta attraverso i provvedimenti di espulsione (ed al presupposto regolamento) di alcuni iscritti al partito/movimento politico di riferimento del consigliere municipale è opportuna e doverosa una ferma presa di posizione del Consiglio avverso quella che appare come una sorta di “lista di proscrizione” in ragione dell’adempimento da parte di un avvocato della sacrosanta e costituzionalmente tutelata attività difensiva dei diritti e degli interessi e delle parti da lui assistite.
Insomma, solo perchè Borrè esercita un diritto costituzionalmente garantito non può essere — e questo gli avvocati e gli studenti di Legge del M5S dovrebbero saperlo — essere considerato un “nemico” del MoVimento.
Probabilmente nel mondo ipergiustizialista dei pentastellati gli avvocati non hanno senso di esistere e le sentenze vengono emesse da tribunali popolari tramite siti o blog.
Per fortuna in Italia le cose non vanno allo stesso modo ed attaccare un avvocato solo perchè fa il suo lavoro è da considerarsi — al pari di altre liste di proscrizione — una cosa indecente.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 28th, 2017 Riccardo Fucile
C’E’ CHI SUGGERISCE ALLA RAGGI DI CONCEDERE L’ABBONAMENTO AI SOPRAVVISSUTI DELLO SBARCO DEI MILLE
L’ironia corre sui social dopo la gaffe dell’assessore ai Trasporti Linda Meleo sulle tessere gratis ai deportati della Shoah.
Da Facebook a Twitter è un rincorrersi di battute e un rilancio di suggerimenti a cui il Campidoglio potrebbe dare la tessera per i bus gratuita: dai cavalieri di Vittorio Veneto ai sopravvissuti dello sbarco dei Mille, dagli astronauti che hanno calcato il suolo lunare ai superstiti della rivoluzione francese residenti a Roma.
Ciao @virginiaraggi . Vorrei che tu concedessi gratuitamente l’abbonamento al Luna Park dell’EUR ai superstiti della Prima Guerra Mondiale.
@EnzoA24 @IsabellaLell @virginiaraggi anche a chi si chiama Castore e Polluce in memoria dei Dioscuri
C’è anche chi propone di far viaggiare gratis coloro che si chiamano Castore e chi ricorda che i superstiti della Shoah sono 10 in tutta Roma
@EnzoA24 @virginiaraggi basterebbe anche ai cavalieri di Vittorio Veneto ??????
E infine l’immancabile e caustico Spinoza
Roma, metro gratis per i sopravvissuti della Shoah. Sono gli unici che hanno visto dei treni peggiori.
Più amara la considerazione di Carla Di Veroli, ex assessore municipale, nipote di Settimia Spizzichino e per questo finita anche nel mirino di pesanti minacce sul sito Stormfront che, sul suo profilo social, scrive: “Ecco la bufala del giorno. L’Assessore Meleo dovrebbe sapere che le pensioni degli ex deportati e dei perseguitati razziali sono equiparate alle pensioni di guerra di I° categoria e prevedono una serie di riconoscimenti gratuiti tra cui la tessera dell’autobus”.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 28th, 2017 Riccardo Fucile
IL CONSIGLIERE REGIONALE LIGURE: “SONO AL SERVIZIO DEI CITTADINI, NON DI BEPPE GRILLO”
«Putti è sulla strada giusta. Il Movimento quella strada, invece, l’ha persa. E non ho paura a dirlo: non rinuncio per nessun motivo al diritto di parola, anche se i post scriptum sul blog di Grillo dicono che non posso farlo. Rendo conto soltanto al programma e ai cittadini che mi hanno votato: in Regione non faremo alcun gruppo alternativo al M5S, almeno finchè non mi cacceranno dal Movimento»: Francesco Battistini è portavoce in consiglio regionale del Movimento Cinque Stelle.
Dice così, poche ore dopo lo strappo dell’ex capogruppo in consiglio comunale, Paolo Putti, che ieri è uscito dal M5S con altri due consiglieri comunali.
Paolo Putti con Emanuela Burlando e Mauro Muscarà hanno fondato un nuovo gruppo in consiglio comunale, “Effetto Genova”, e Battistini ha pubblicato su Facebook un post in cui rivolge tutta la sua solidarietà a Paolo Putti: «Per me Paolo è e resterà un fratello. Non è un logo che fa i valori, ma sono gli ideali di democrazia diretta, partecipazione, solidarietà , eguaglianza, tutela del lavoro, del territorio, salvaguardia dell’ambiente, cura degli ultimi. Paolo è quei valori».
E il suo compagno “di banco” in Regione, Gabriele Pisani, l’altra sera era alla riunione convocata dallo stesso Putti per spiegare agli amici la ragione dell’uscita dal M5S.
Battistini, condivide la scelta di Paolo Putti?
«Tutti noi, Paolo compreso, abbiamo intrapreso un sentiero che ci portava verso una direzione. Adesso il M5S, secondo me, questo sentiero lo sta abbandonando e lo ha abbandonato. Paolo invece sta continuando a camminare sulla strada giusta, Paolo sta mettendo in campo la coerenza».
E allora, lei, cosa farà ?
«Io mi voglio occupare dei problemi dei cittadini, portare avanti il mandato, siamo stati eletti»
Che i rapporti tra i portavoce in consiglio regionale non siano idilliaci è ormai chiaro a tutti: ha intenzione di andarsene dal M5S?
«Non ho intenzione di far nascere alcun gruppo, ma sono concentrato soltanto sul mio lavoro, sul bene della comunità . Ma, sia chiaro, sono al servizio dei cittadini, mica di Beppe Grillo. Il mio cervello non è in vendita: nessuno mi può dire cosa dire e cosa no. Che tra i portavoce regionali, ci sia una spaccatura a livello personale è evidente al mondo intero. Io però voglio concentrarmi l per lavorare per la comunità . Se il Movimento sterza…».
A destra?
«Non mi importa se destra o sinistra: il problema è che sta prendendo un assetto autoritario. Il post di Grillo che ci impone di passare dal capo della comunicazione prima di rilasciare alcuna dichiarazione sennò sarà tolleranza zero con i trasgressori è inaccettabile per quanto mi riguarda. Infatti, le sto rispondendo senza avere chiesto il permesso»
Non ha paura che la possano cacciare?
«Io non ho paura. Per questo ho fatto miei gli ideali primi del Movimento e mi sono messo a disposizione dei cittadini, per me il loro mandato è l’unica cosa cui rendere conto».
E perchè non se ne va, come ha fatto Putti?
«Perchè voglio portare avanti il mandato che mi hanno dato glie elettori. Fino in fondo».
Se la cacciassero, però formerà un gruppo nuovo, nascerà “Effetto Liguria”?
«Se mi cacciano, devo poter portare a termine il mio incarico».
È mai stato richiamato per sue dichiarazioni?
«Durante il referendum costituzionale ho aderito a una manifestazione per il No, organizzata da Possibile, con Pippo Civati. Da Rocco Casalino, referente della comunicazione M5S, mi è stato intimato di non partecipare. Ho risposto che la Costituzione e più alta delle differenze politiche».
E lei cosa ha fatto?
«Sono andato lo stesso. Nessuna reazione».
In consiglio regionale lei ha già preso le distanze da alcune scelte del gruppo: sulle riparazioni navali lei si è messo dalla parte dei lavoratori. Sconfessando il documento della portavoce Alice Salvatore.
«Ogni volta che riterrò che il Movimento si allontani dal mandato ricevuto, prenderò sempre le distanze come l’ho fatto quella volta. È successo anche prima di Natale».
Cosa?
«In aula, davanti a Pd e Rete a Sinistra, Alice mi ha minacciato, dicendo che col nuovo anno non avrei più potuto votare in disaccordo il gruppo. Le ho già detto che non rinuncerò mai alla mia libertà di voto».
Michela Bompani
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 28th, 2017 Riccardo Fucile
I DELUSI DEL MOVIMENTO NELLA CITTA’ CHE HA VISTO NASCERE IL M5S
«Abbiamo cominciato a fare le prime feste e iniziative anni fa e coinvolgevamo anche i migranti, parlavamo di integrazione… Prova a farlo adesso: impossibile», racconta Stefano Camisasso, un Cinque Stelle della prima ora che, adesso, si ritrova relegato ai margini del Movimento. Genova – la città di Beppe Grillo – paradigna perfetto del cambiamento di pelle, di cultura politica, di parole d’ordine e infine anche di uomini e donne del M5S
L’addio di Paolo Putti, Emanuela Burlando e Mauro Muscarà non è un abbandono come un altro.
È l’ultimo tassello della mutazione genetica cominciata nel 2013, l’anno del vero esordio nei palazzi del potere dei Cinque Stelle, seppure scegliendo di restare all’opposizione. Mutazione sul quale altare sono stati sacrificati i pionieri del “primo Movimento”, che era nato – non sempre e non ovunque, ma spesso – come reazione alla sfiducia e insofferenza verso la vecchia sinistra che aveva perduto la propria carica critica e radicale.
L’acqua pubblica e i beni comuni, la salvaguardia del paesaggio, la democrazia diretta e la partecipazione anche attraverso la Rete (e i “meetup”): «La sinistra aveva lasciato libero lo spazio per parlare di certe cose. Noi lo riempimmo. Non essendo necessariamente di sinistra, ma ritrovandoci su questioni specifiche», ricorda Camisasso. Parafrasando Putti, «siamo partiti che dovevamo promuovere la consapevolezza dei cittadini, oggi sembra ci venga richiesto di raggiungere il consenso che dà il potere».
Nel “primo movimento” c’era Manuela Cappello, assessora con Marta Vincenzi e in quota Italia dei Valori; partecipava una leader del Comitato referendario per l’acqua pubblica, Silvia Parodi; e poi un bel pezzo dei “No Gronda” – lo stesso Putti, ex verde arcobaleno, viene da lì – i quali in quegli anni portarono uno di loro in Consiglio regionale, Alessandro Benzi (Rifondazione comunista).
Sono passati degli anni, la stagione degli albori è finita, così compresa anche quella della militanza fine a se stessa; ed è nata una generazione di “nativi Cinque Stelle”, senza esperienze pregresse, totalmente post-ideologica.
Come la candidata presidente alle scorse regionali Alice Salvatore, che può vantare un rapporto strettissimo e diretto con Grillo
Tra lei, Putti e tutta la vecchia guardia non è mai corso buon sangue. «Si detestano», dicono un po’ tutti quelli che conoscono entrambi. Alla Salvatore viene contestata la fedeltà assoluta, acritica, al verbo di Beppe e Casaleggio – prima quello senior e adesso quello junior.
Se oggi il Movimento è per la decrescita, bene, è l’ora di postulare la bontà della decrescita; se domani la parola d’ordine sarà lo sviluppismo, pazienza, basta un post o una direttiva dello staff per abbracciare lo sviluppismo.
Adesso in Consiglio comunale rimangono solo in due: Andrea Boccaccio e Stefano De Pietro.
Il primo sogna di diventare parlamentare, il secondo ancora non lo sa ma – come vuole la regola del M5S, sempre che non cambi un domani – c’è il vincolo dei due mandati e la “cartuccia numero 2” va sparata con una certa attenzione.
Entrambi sono attivisti della generazione “primo Movimento” e infatti il loro addio a Putti e company non è stato bilioso, anzi: «Ringraziamo Paolo, Emanuela e Mauro per il tanto proficuo lavoro svolto assieme, agli attivisti e a tutti i cittadini in questi quattro anni e mezzo d’incarico», hanno scritto sulla pagina Facebook ufficiale.
E le parole “tanto” più “proficuo” non sono state messe lì a caso. Come a dire: sappiamo, abbiamo capito, ma noi per ora non ce la sentiamo.
Lo stesso De Pietro, solo cinque giorni fa, sulla propria pagina social citava Pier Paolo Pasolini: «In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare. A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. È un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco».
Molto poco in linea con il nuovo M5S, oggi costretto a inseguire l’aria che tira per vincere, costi quel che costi.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 28th, 2017 Riccardo Fucile
DAGLI ORRORI DEL PASSATO AI CONFUSI IN CERCA DI POTERE
«Come diveniamo crudeli se ce ne danno il permesso. La chiamano guerra. Il suo nome vero è follia…» Così scriveva un poeta, figlio di un gerarca nazista, nel pieno svolgimento della seconda guerra mondiale e (quindi) dello sterminio degli ebrei…
La guerra e le sue strategie, molto spesso incomprensibili e, comunque, sempre drammatiche negli effetti, possono far commettere errori, anche grandi, anche assurdi; anche dirompenti…
Il passato non si può cancellare. Si può costruire il futuro, però, e passando necessariamente per il presente… L’ho scritto ieri. Mi sento di “dirlo” anche oggi: non fa nulla se sarò ridondante…
Non basta (e non basterà ) più “soltanto ricordare”. Certe immagini dovrebbero far riflettere. Dovrebbero rimettere in moto il senso autentico e dirompente della storia e della stessa attualità , e invece…
La nostra società è in crisi profonda. Del tutto ripiegata su se stessa. Finchè si continuerà soltanto a gridare, senza cuore, senza passione e senza idee, “i campi” e la devastante e prevaricante linea divisoria tra presunti “belli e buoni”, da una parte, ed (altrettanto) presunti “brutti e cattivi”, dall’altro (di fatto) continueranno ad esistere, e noi “continueremo a viverci dentro”, senza nemmeno accorgercene, col rischio di risvegliarci un giorno del tutto incapaci, finanche di inorridire…
È da almeno 4 anni che, da cittadini appassionati, assistiamo ad uno spettacolo incomprensibile.
Una destra sempre più disarmante, capace di inneggiare finanche a Putin ed al “Vecchio Presidente Biondo”… Sovranisti. Nazionalisti.
“Confusi” alla ricerca del potere… Gente capace di guardare soltanto indietro… Possiamo scegliere di seguirli, ma possiamo (anzi, dobbiamo) anche fare altro…
Il mondo non ha bisogno di nuovi “muri”.
I “muri” vanno scalati. Abbattuti. Distrutti…
Non saremo mai tutti uguali. È “legge di natura”. Ma nella dignità , nel rispetto per gli altri, nella spinta culturale e sociale verso la libertà e verso l’autodeterminazione libera e consapevole, sia dei popoli che degli individui, nessuno più dovrà patire dolore… Non si possono ricordare i morti ed infierire sui vivi.
È cosa assurda, grottesca e priva di dignità , proprio come la reiterata e spasmodica voglia di sopravvivenza politica di tante persone che farebbero (invece) molto meglio a dedicarsi ad altro…
Onore a chi ha provato a scrivere una pagina nuova.
Noi “altri”, quelli che sono venuti dopo, abbiamo capito, abbiamo apprezzato ed abbiamo fatto nostra quell’idea di “bellezza” che rimarrà nota caratteristica della nostra generazione (ed anche quando non sarà espressa fino in fondo, da tutti).
Un “ponte” che proveremo a difendere tutti i giorni, anche in quelle “semplici, piccole cose” alle quali, da “comuni mortali”, siamo destinati…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Gennaio 28th, 2017 Riccardo Fucile
LA CHAT TRA VIRGINIA E IL SUO CERCHIO MAGICO METTE IN IMBARAZZO IL M5S
“Lei è proprio l’ultima da cui accetto lezioni di moralità . Da quella poco di buono che ha fatto passare la baby sitter come assistente parlamentare, facendola pagare con i soldi dei cittadini”.
Così – scrive Repubblica – Virginia Raggi parlava della sua compagna di partito e acerrima nemica Roberta Lombardi nella chat ‘Quattro amici al bar’, ora agli atti della Procura per l’inchiesta sulle nomine che vede la sindaca di Roma indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico per l’incarico di falso in atto pubblico per l’incarico di capo della direzione Turismo a Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro.
“La Lombardi mi è antipatica e non la sopporto”, scriveva Raggi a proposito di Roberta Lombardi, che per alcune settimane faceva parte del mini direttorio chiamato a supportare il lavoro della sindaca.
In altri passaggi della discussione telematica, Raggi parla anche dell’oramai ex assessore all’ambiente, Paola Muraro affermando di “non averla scelta” lei ma di “avere apprezzato il lavoro svolto”.
Nella chat il primo cittadino giudica Raffaele Marra un punto di riferimento in tema di macchina amministrativa.
Ed è sulla nomina del fratello del suo ex braccio destro, Renato Marra, a capo del dipartimento Turismo, che Raggi sarà ascoltata lunedì dalla procura con l’accusa di abuso d’ufficio e falso.
(da “Huffingtonpost“)
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Gennaio 28th, 2017 Riccardo Fucile
COSA NON SI FA PER UN VOTO… SALVINI FA SCUOLA, IL SEGRETARIO DEL FN BAY POSTA FOTO DI UNA SUA PRESUNTA VISITA IN ISRAELE, MA VIENE SMENTITO: “NEANCHE SAPEVAMO CHI FOSSE”… IL GOVERNO ISRAELIANO: “NON VOGLIAMO RAPPORTI CON LORO”
Il Front National cerca di cambiare pelle. Nel tentativo di scrollarsi di dosso quella patina antisemita e razzista che si è andata ad accumulare negli anni, l’estrema destra francese è impegnata in un’operazione di restyling mirata a dare un nuovo volto al partito.
Per il momento, però, questa nuova tattica non sembra funzionare.
A creare un piccolo incidente diplomatico ci ha pensato il segretario generale del partito, Nicolas Bay, che giovedì sera ha pubblicato sul suo account Twitter una serie di foto riguardanti un suo viaggio in Israele compiuto tra il 23 e il 26 gennaio.
Negli scatti, il deputato europeo è ritratto insieme ad alcune figure istituzionali israeliane, come il colonnello Eyal Furman, il vicedirettore del Ministero della Salute, Arnon Afek, e due membri del Likoud, il partito del presidente Benjamin Netanyahou.
La visita, che almeno dalle foto sembra avere un carattere ufficiale, non era stata annunciata dal partito.
Le uniche dichiarazioni sono arrivate dallo stesso Bay, che in un’intervista rilasciata a una televisione locale ha affermato che lo scopo era quello di “rinforzare i contatti con un paese amico”, visto che “il FN è lo scudo dei francesi ebrei contro l’antisemitismo”.
Parole di amicizia, che però non sembrano essere state condivise dai rappresentanti israeliani, che a quanto pare non conoscevano neanche l’identità dell’ospite.
I primi dubbi sono nati dopo delle dichiarazioni rilasciate dai suoi interlocutori. Contattati da Le Monde, i diretti interessati si sono detti ignari in merito all’appartenenza politica di Bay.
“Non sapevo chi fosse” ha ammesso Afek, mentre il responsabile del movimento giovanile del Likud, David Shayan, ha dichiarato che “l’incontro è avvenuto per caso”.
Una smentita in merito all’ufficialità del viaggio è arrivata anche dal Ministero degli esteri israeliano, che attraverso il suo portavoce, Emmanuel Nahshon, ha fatto sapere che il governo di Tel Aviv “non ha contatti con il Front National, vista l’ideologia e la storia del partito” e nessun incontro ufficiale era stato approvato.
A rendere la situazione ancora più imbarazzante è stata una notizia diffusa dal sito Europe 1, secondo la quale l’eurodeputato francese avrebbe incontrato anche il Ministro della Salute israeliano, Yaakov Litzmann, per un colloquio avvenuto a porte chiuse.
L’informazione è stata immediatamente rettificata da fonti ministeriali, secondo le quali Nicolas Bay ha partecipato “a una riunione con una delegazione italiana”, terminata non appena il ministro ha saputo che il rappresentante francese era “un responsabile del Front National”.
Questa goffa operazione di comunicazione si inserisce all’interno di una strategia ben precisa. Da quando Marine Le Pen ha preso in mano le redini del Front National, l’atteggiamento in merito al delicato tema dell’antisemitismo è radicalmente cambiato, nel tentativo di smarcarsi dalle posizioni revisioniste di Jean-Marie, fondatore del partito e padre dell’attuale presidente.
Considerando lo sterminio degli ebrei avvenuto durante la seconda guerra mondiale come “la somma delle barbarie”, nel 2011 Marine Le Pen ha imposto una nuova linea, smentendo quanto era stato affermato fino a quel momento dal padre, che aveva giudicato le camere a gas come un “dettaglio” della storia.
L’obiettivo è quello di rendere il Front National un partito presentabile a livello internazionale per poter attrarre quella larga fetta di elettorato composta da ebrei francesi e da simpatizzanti filo-israeliani.
A questo si aggiungono poi i problemi economici del partito. In cerca di finanziamenti per la sua campagna elettorale, Marine Le Pen ha più volte ammesso di cercare fondi ovunque, anche all’estero.
Per il momento, però, il cambio di rotta non sembra aver convinto le autorità israeliane, vista la fredda accoglienza che è stata riservata al segretario generale del partito.
(da “Huffingtonpost”)
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