Gennaio 21st, 2017 Riccardo Fucile
TUTTO E’ NATO TRE ANNI FA PER DARE UN’ALTERNATIVA AI RAGAZZI DEL QUARTIERE… OGGI SONO 42 GIOVANI, DI ETA’ COMPRESA TRA 8 E 16 ANNI
La musica, dicono, è arrivata prima di ogni teoria ad unire il tempo e lo spazio.
Ogni pomeriggio, nel cuore di Napoli, un gruppo di ragazzi si riunisce per imparare a suonare uno strumento.
Seguono i corsi con passione e costanza, aiutati da maestri che lavorano gratuitamente.
Benvenuti ai Quartieri Spagnoli, dove da tre anni bambini, insegnanti e famiglie si sono resi protagonisti di un progetto vincente, in uno dei rioni più variopinti e problematici della città : l’Orchestra Sinfonica. Il motto? “Il bello richiama il bello”.
Tutto è nato alla fine del 2013, con un obiettivo ben preciso: “Volevamo fare qualcosa per Napoli. Volevamo che i ragazzi non fossero attratti dalla criminalità ”, racconta Vincenzo De Paola, per tutti Enzo, presidente, ideatore e fondatore dell’orchestra. “All’inizio in molti ci guardavano con curiosità e — spesso — anche ironia. Poi, col tempo, siamo stati accettati”.
Ad oggi l’orchestra è composta da 42 elementi, tutti di età compresa tra 8 e 16 anni.
I maestri sono 19, uno per ogni strumento diverso. Non ci sono solo violini e fiati.
Tra gli strumenti anche viole, violoncelli, contrabbassi, flauti e percussioni.
Per lungo tempo l’orchestra ha avuto sede a via di Porta Carrese, nel cuore del quartiere, ospite dell’istituto Foqus.
Da novembre, invece, sono partiti i lavori per ristrutturare una vecchia chiesa abbandonata dal terremoto del 1980, che diventerà il nuovo auditorium rionale.
Tutto realizzato in meno di un mese, finanziato grazie alle donazioni ricevute: “Ci trasferiremo nel 2017, il tempo di fare gli ultimi ritocchi”, spiega De Paola.
Perchè proprio gli strumenti musicali?
“Abbiamo deciso di puntare sulla musica fin da subito, vista la lunga tradizione di Napoli”, spiega il presidente. “Ma ci configuriamo come accademia di arti e spettacolo: siamo aperti, insomma, a tutte le collaborazioni e le sperimentazioni”, aggiunge.
Tra botteghe, mercati e punti ristoro, i Quartieri rappresentano ancora oggi uno degli spazi più autentici della città : “Questo è un mondo a sè, ricco. È l’unico rione di Napoli ancora così colorato”, continua De Paola.
Obiettivo dell’orchestra è proprio quello di dare ai ragazzi un’altra chance, un percorso diverso rispetto a quello legato alla criminalità : “La nostra orchestra è formata da ragazzi di varia estrazione sociale, ed è proprio questa la nostra forza — racconta —. Questo è un progetto di quartiere, espressione di una parte di città fatta di professionisti, artigiani e lavoratori umili che stanno insieme e convivono come una vera comunità ”.
Certo, a questa età c’è il rischio che i ragazzi siano tentati e attratti dalla criminalità . “Ma parliamo di bambini dagli 8 ai 13 anni, ancora in fase di formazione: il nostro compito è proprio quello di dare loro un esempio, un’alternativa. Ci impegniamo a distrarli con la musica, l’arte, lo spettacolo. E la cosa funziona”
I ragazzi dell’Orchestra Sinfonica suonano tra le piazze e i vicoli del quartiere, ma anche in appuntamenti prestigiosi e fuori regione
I corsi si tengono tre volte la settimana: il martedì i ragazzi sono seguiti personalmente dai maestri; il giovedì si suona insieme al proprio gruppo di strumento; il venerdì, invece, è il giorno della prova generale.
I piccoli musicisti si esibiscono in pezzi di swing, jazz e concerti classici, tutti di ottimo livello, tutti seguitissimi.
La lista degli eventi è lunga: ai ragazzi dell’Orchestra Sinfonica capita di suonare tra le piazze e i vicoli del quartiere, ma anche in appuntamenti prestigiosi e fuori regione. E ogni concerto è sempre più seguito del precedente.
I finanziamenti, infatti, arrivano tutti da contributi volontari e piccole donazioni di famiglie e residenti. La risposta della comunità , insomma, è stata positiva: e dopo un inizio sottotono, oggi c’è sempre più “partecipazione da parte di cittadini, associazioni e istituzioni — continua De Paola — che si avvicinano al progetto”.
Tra le novità di quest’anno anche un coro delle mamme “per creare più unione tra genitori e figli”.
E sul futuro il presidente non ha dubbi: “Molti di questi ragazzi sono davvero talentuosi, avranno una bella carriera”, dice.
Alcuni di loro si cimentano già nel ruolo di insegnante, grazie all’Orchestra Baby, nata da poco, per dare la possibilità di avvicinarsi alla musica anche ai ragazzi più piccoli. La tradizione, insomma, continua.
La musica, da queste parti, può salvarti la vita.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 21st, 2017 Riccardo Fucile
IL PRIMO GRAN BEL RISULTATO DELLA POLITICA ITALIANA IN LIBIA, QUELLA CHE AVREBBE DOVUTO “BLOCCARE I BARCONI”
Una autobomba è esplosa nel cuore di Tripoli vicino all’ambasciata d’Italia nel quartiere di Dahra sul lungomare, riaperta da pochi giorni.
Nell’esplosione sono morte le due persone a bordo della vettura.
Fonti diplomatiche sottolineano che l’ambasciata non ha riportato alcun danno.
I media locali mostrano immagini di una vettura in fiamme distrutta dalla deflagrazione.
Secondo il sito del quotidiano libico al Wasat l’autobomba è esplosa tra l’ambasciata italiana e quella egiziana vicino al Lybia Palace Hotel.
Secondo il sito Libya Observer, che una «fonte della sicurezza», il kamikaze voleva raggiungere l’ambasciata italiana.
La legazione era stata riaperta solo 3 giorni fa dall’ambasciatore Giuseppe Perrone, primo diplomatico occidentale a tonare nella capitale libica.
L’ambasciatore Perrone e tutto lo staff dell’ambasciata stanno bene. La legazione, tra l’altro, essendo oggi sabato era chiusa e l’edificio non è stato danneggiato in alcun modo.
E’ il primo risultato della visita di Minniti a Tripoli con suono di fanfare mediatiche e promessi di “bloccare i barconi” una mossa improvvida nel tormentato scacchiere interno libico.
(da agenzie)
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Gennaio 21st, 2017 Riccardo Fucile
LA PARLAMENTARE GRILLINA AL WEF, MA SENZA ANNUNCIARLO… IL M5S DICE CHE NON NE SAPEVA NULLA
Alessandro Barbera sulla Stampa racconta della presenza della grillina Carla Ruocco a Davos nel World Economic Forum: una presenza di cui curiosamente l’onorevole non ha ritenuto di dover informare nessuno sulla sua pagina Facebook, ma che non era nemmeno annunciata nel programma ufficiale.
«Il nuovo mercato del lavoro taglia molti posti di lavoro. La soluzione è il reddito di cittadinanza. Non è assistenzialismo, bensì una tutela contro la povertà ». La Ruocco parla un inglese lento e scolastico ma tutto sommato migliore di molti politici di governo italiani. Alla domanda se abbia senso una simile misura solo in un Paese, si lascia scappare un auspicio europeista: «Beh, sarebbe necessario un approccio condiviso». Su alcuni temi appare sfuggente, pronta con frasi fatte. Sui migranti, ad esempio: «Quando arrivano su un territorio creano ovviamente difficoltà alla gente del luogo ma questo viene strumentalizzato da alcuni che non danno soluzioni. Io credo che il problema vada analizzato alla radice per trovare soluzioni»
Nonostante le domande insistite, resta un mistero a che titolo la Ruocco sia volata a Davos.
Lei rivendica la sua autonomia, e sottolinea di partecipare da tempo a incontri con il mondo delle banche. «Fare finanza non è mica un crimine. Io sono contraria semmai a chi fa speculazione».
E’ accaduto poche settimane fa, quando fu invitata ad una cena con Mediobanca e altri investitori stranieri, curiosi di capire chi ci sia dietro alle Cinque Stelle di Grillo.
Curiosamente, nemmeno il M5S sapeva del suo viaggio:
Il Movimento nega recisamente di essere stato messo al corrente del viaggio, eppure è strano immaginare che uno fra i più noti deputati possa aver fatto una scelta del genere senza autorizzazione. C’è poi un altro dettaglio che lascia perplessi: qualche settimana fa si era sparsa la voce di un possibile arrivo a Davos del leader Luigi Di Maio, poi smentito. Sembra di assistere in piccolo al caso di Anthony Scaramucci, il banchiere di Wall Street apparso al Forum in vece di Trump ma senza alcuna investitura ufficiale.
Chi frequenta il mondo M5s dice con una punta di malizia che il paragone non regge, perchè fra la Ruocco e Di Maio non correrebbe buon sangue.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 21st, 2017 Riccardo Fucile
TOM BARRACK E’ IL MAGNATE TEXANO INDAGATO DALLA MAGISTRATURA ITALIANA PER EVASIONE FISCALE, CORRUZIONE E ABUSI EDILIZI IN SARDEGNA…. HA ORGANIZZATO LA CERIMONIA PER TRUMP MA RISULTA “IRREPERIBILE”
Rilascia interviste alle più importanti televisioni del mondo e firma comunicati stampa, quindi non è certo un latitante.
Eppure, Tom Barrack è attualmente l’uomo più ricercato dalla Procura della Repubblica di Tempio Pausania.
Mentre lui organizzava la cerimonia di giuramento di Donald Trump, la polizia giudiziaria italiana tentava inutilmente di recapitargli un avviso di concluse indagini.
Il magnate texano, amico intimo del neo presidente americano, è l’ex proprietario della Costa Smeralda e proprio per la cessione del paradiso turistico sardo è indagato insieme ad altre 34 persone nell’inchiesta su evasione fiscale, corruzione e abusi edilizi.
Da qualche mese il procuratore Domenico Fiordalisi ha concluso tutti gli accertamenti ma per fissare l’udienza preliminare sarebbe necessario recapitare a tutti gli indagati l’avviso di conclusione indagini.
Ma contattare Barrack sembra un’operazione impossibile. Gli atti tornano sempre indietro: sia quelli spediti agli indirizzi personali individuati dalla polizia giudiziaria, sia quelli inviati alle tante società che ruotano attorno alla Colony Capital. Insomma, l’amico di Trump per i magistrati sardi è nella lista delle persone irreperibili.
Nella grande cerimonia di Washington, quello di Tom Barrack era un ruolo ufficiale: “Presidential inaugural comitee chairman”, il responsabile del comitato che ha coordinato la gigantesca macchina organizzativa.
Per anticipare i dettagli dell’evento ha partecipato alle dirette della Cnn ed è stato intervistato dai tutti i più grandi network televisivi.
Il suo rapporto di amicizia con Donald Trump era noto da tempo e nel corso dell’ultima campagna elettorale si è trasformato anche in un consistente contribuito economico.
E ora proprio per l’ex proprietario della Costa Smeralda (dove i figli del nuovo capo della Casa Bianca hanno trascorso spesso le vacanze) si ipotizza addirittura un incarico importante nell’amministrazione americana.
Sugli affari recenti della Costa Smeralda, la procura di Tempio ha aperto un’inchiesta che ha fatto tremare il paradiso di ricchi e vip.
Nel mirino dei magistrati sono finiti i lavori avviati negli ultimi anni all’interno degli hotel a cinque stelle, ma anche le operazioni legate al passaggio di proprietà dei resort e dei terreni intorno a Porto Cervo.
Nel 2012 l’intero pacchetto azionario che era nelle mani di Tom Barrack (acquisito nel 2003 dal principe Aga Khan) era stato ceduto al fondo sovrano del Qatar e proprio per questa operazione, secondo gli accertamenti della Guardia finanza, è stata organizzata una gigantesca evasione fiscale: vendita per 600 milioni tra società con sede all’estero, neanche un centesimo versato al Fisco.
La cifra contestata era di circa 170 milioni di euro ma grazie a un accordo recente siglato con l’Agenzia delle Entrate la società di Barrack ne sborserà solo 22,7 milioni.
Chiusa la trattativa fiscale, procede parallelamente la questione penale. E nel mega fascicolo sul tavolo del procuratore Domenico Fiordalisi si parla anche di altri reati. Gli abusi edilizi per l’ampliamento dei resort e la corruzione per ottenere le licenze edilizie.
Nel registro degli indagati ci sono 35 persone e molti sono stranieri.
Tutti hanno ricevuto l’avviso di concluse indagini, tranne l’amico di Donald Trump.
La polizia giudiziaria lavora da mesi per capire a quale indirizzo far arrivare gli atti, ma nessuno dei tentativi è andato a buon fine.
L’udienza preliminare che si sarebbe dovuta svolgere a dicembre è saltata, ma ora la procura ha deciso che i processi (qualora i giudici decidano che un processo si debba celebrare) si svolgeranno ugualmente.
Recapitare a Barrack gli atti giudiziari durante il giuramento del neo presidente Trump, ai magistrati è sembrata una mossa troppo azzardata.
L’incidente diplomatico era quasi scontato.
Nicola Pinna
(da “La Stampa”)
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Gennaio 21st, 2017 Riccardo Fucile
SETTE CANDIDATI IN CORSA, MA GLI AVVERSARI PIU’ TEMIBILI PER LA DESTRA RESTANO FUORI… LOTTA TRA VALLS, MONTEBOURG E HAMON
Fino a un mese fa il candidato della sinistra doveva essere uno solo, Franà§ois Hollande. La gran rinuncia del Presidente ha costretto il partito socialista a organizzare primarie dell’ultima spiaggia: una consultazione aperta in due turni. Questa domenica si affrontano sette candidati, e domenica prossima si svolgerà il ballottaggio.
Alcuni dei pretendenti sono sconosciuti ai più, come l’ecologista Jean-Luc Bennahmias o la radicale di sinistra Sylvia Pinel, unica donna tra i pretendenti. Ma tutto in realtà si gioca tra i rivali Manuel Valls e Arnaud Montebourg, ma Benoà®t Hamon spera di diventare il terzo incomodo che gode, com’è accaduto a Franà§ois Fillon nelle primarie della destra di novembre scorso.
I pronostici sono aperti, nessuno davvero spicca nei sondaggi. Fino a qualche settimane fa il favorito era Valls che ora invece appare in difficoltà .
Quando era premier ha imposto riforme sgradite all’ala dissidente del Ps mentre adesso tenta di presentarsi come l’unico capace unire la gauche. Valls ha dovuto annullare alcuni comizi per timore di contestazioni.
Dopo aver ricevuto un sacco di farina in faccia durante un comizio, è stato quasi schiaffeggiato da un ragazzo. Si è scoperto poi che il giovane non era un militante di sinistra, ma un noto antisemita.
Sull’ex premier si concentrano tutte le critiche.
Non è escluso che possa essere addirittura eliminato già al primo turno (come avvenne per Sarkozy) e ci sia così un ballottaggio tra Montebourg e Hamon, con la prevalenza di una gauche radicale e “utopista”, rispetto a quella moderata e riformista, com’è già accaduto altrove in Europa, per esempio con la svolta del Labour e leadership a Jeremy Corbyn.
L’equivalente francese potrebbe essere Montebourg, 54 anni, ex ministro dell’Economia, teorico della “dèmondialisation”, la fine della globalizzazione e protezionismo a oltranza, vuole uscire dal Patto di Stabilità e “rovesciare il tavolo” con la Germania: interpreta sentimenti diffusi in una parte della gauche.
Hamon, 49 anni, ex ministro dell’Istruzione, si è ispirato invece al programma di Bernie Sanders sulle sfide ambientali e sull’idea di un modello alternativo di sviluppo economico: è riuscito a imporre un dibattito intorno alla sua idea di far pagare allo Stato un “reddito universale” per tutti i cittadini.
Chiunque sia il vincitore, dovrà fare fare i conti con almeno altri tre candidati a sinistra che non partecipano alle primarie: Yannick Jadot dei Verdi, l’ex socialista Jean-Luc Mèlenchon e l’outsider liberale Emmanuel Macron, in folgorante ascesa. Una frammentazione dell’elettorato che provoca una situazione paradossale: il candidato designato dal Ps potrebbe non solo essere eliminato già al primo turno delle presidenziali, il 23 aprile, ma addirittura finire in quarta posizione, dietro Macron o Mèlenchon a seconda delle configurazioni.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 21st, 2017 Riccardo Fucile
I CATTOLICI NORDIRLANDESI: “STATUTO SPECIALE CONTRO L’ATTO OSTILE DI LONDRA, NOI RESTIAMO IN EUROPA”
La Brexit e l’uscita dell’Irlanda del Nord dall’Unione europea «distruggeranno» l’accordo di pace del Venerdì Santo, che nel 1998 mise fine al conflitto nell’Ulster: Lo ha detto a Dublino lo storico leader dei cattolici nordirlandesi Gerry Adams, presidente dello Sinn Fein.
Intervenendo a Dublino a una conferenza sull’Irlanda unita, Adams non ha però spiegato quali sarebbero esattamente le conseguenze sull’accordo del venerdì santo. Secondo il presidente dello Sinn Fein, l’Irlanda del Nord dovrebbe comunque ottenere uno statuto speciale in seno ai 27 dopo la Brexit, senza che ciò abbia conseguenze sull’accordo costituzionale che offre all’Ulster lo statuto di componente del Regno Unito.
Per Adams, «l’intenzione del governo britannico di portare il Nord fuori dall’Ue, nonostante la volontà del popolo di rimanerci, è un’azione ostile. Il premier britannico ha confermato l’intenzione di porre un termine alla giurisdizione della Corte europea. Insieme con l’impegno britannico di ritirare la Gran Bretagna dalla convenzione europea sui diritti umani, questa posizione minaccia gli elementi fondamentali che riguardano i diritti umani dell’accordo del Venerdì Santo».
«Il discorso di Theresa May ha rafforzato questa ipotesi», conclude il presidente dello Sinn Fein. «I pericoli di una `hard Brexit’ sono ora più evidenti di prima. Il Nord ha bisogno di uno statuto speciale in seno all’Ue. Il governo irlandese deve considerarlo un obiettivo strategico nelle sue trattative all’ interno dei 27 quando negozieranno con il premier britannico. La posizione britannica non prende in considerazione il fatto che i cittadini del Nord, in base all’accordo in vigore, hanno il diritto alla cittadinanza irlandese, e quindi dell’Unione europea».
(da agenzie)
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Gennaio 21st, 2017 Riccardo Fucile
IL LORO GESTO E’ LA MIGLIORE RISPOSTA A CHI LI CONTRAPPONE AI TERREMOTATI
Appena si era propagata per il Centro Italia la prima scossa del 18 gennaio, era partita la macchina xenofoba della contrapposizione tra le popolazioni terremotate – lasciate al freddo dallo Stato – e la situazione dei migranti.
Mentre la polemica infuriava sui social e si veniva a conoscenza della tragedia dell’hotel Rigopiano, però, alcuni profughi e richiedenti asilo hanno deciso di smentire coi fatti e non coi selfie quanti li accusavano.
Ci sono anche 10 migranti africani, infatti, tra i volontari della Croce Rossa Italiana, alla base operativa dei soccorsi di Penne, in provincia di Pescara.
Il gruppo di giovani è composto da ghanesi, maliani e nigeriani, provenienti tutti da Settimo Torinese, dove sorge un grande centro della Cri che li ha formati.
I 10 hanno chiesto di essere impiegati nelle zone dell’Abruzzo colpite da terremoto e maltempo.
Due di loro sono destinati al campo avanzato dei soccorritori dell’hotel Rigopiano, con compiti logistici.
“Vogliamo dare una mano alle persone vittime del terremoto” ha detto Barry Misbaou, 24 anni, della Guinea Conakry.
Con l’aiuto in un momento tanto difficile ci stanno riuscendo.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 21st, 2017 Riccardo Fucile
GABRIELE ERA STATO TRA I SOCCORRITORI DURANTE IL TERREMOTO: “SIAMO CERTI CHE HAI MESSO LA VITA DEGLI ALTRI DAVANTI ALLA TUA”
«Lascerai in ognuno di noi un vuoto incolmabile, ma siamo sicuri che nel tuo piccolo anche questa volta hai messo davanti prima la vita degli altri e poi la tua… ti abbracciamo eroe».
Il comitato della Croce Rossa di Penne ha postato un messaggio commosso per Gabriele D’Angelo, il cameriere dell’albergo Rigopiano che non ce l’ha fatta.
C’è grande commozione per lui, che aveva 30 anni e che prima di essere una delle vittime accertate durante il terremoto aveva lavorato fianco a fianco con i soccorritori che lo hanno cercato disperatamente con le altre persone rimaste prigioniere della neve che ha sepolto l’hotel.
Gabriele «amava quello che faceva», scrivono i volontari che lavoravano con lui.
E poi amici e conoscenti che lasciano un ricordo, un pensiero alla famiglia, tra cui il fratello gemello, Francesco, imbianchino: «Abbiamo parlato a lungo del suo impegno per la Croce Rossa di Penne, ne era fiero», si legge tra i messaggi.
C’è, sgomento, cerca le parole e non le trova: «Scrivo e cancello, scrivo e cancello…sarebbero tante le cose da dire»: scrive così una ragazza e poi, semplicemente, decide di riassumerle nel disegno di un cuore.
Che affolla la bacheca tra decine di altri cuori e lacrime sotto la foto di Gabriele che indossa la sua divisa e sorride.
«Portava avanti la bandiera e i principi di Croce Rossa. Un ragazzo che ha sempre incarnato il nocciolo, il cuore di cosa vuol dire essere volontario. Una cosa che ricordiamo tantissimo di lui sono i sorrisi che riusciva a donare alle persone che avevano bisogno. E i sorrisi che si faceva donare da queste persone»: così Antonio Polillo, volontario psicologo della Croce Rossa, ha ricordato Gabriele D’Angelo ai microfoni di RaiNews24.
Paola Italiano
(da “La Stampa”)
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Gennaio 21st, 2017 Riccardo Fucile
ENORME PARTECIPAZIONE ALLA “MARCIA DELLE DONNE”: LA POLIZIA COSTRETTA A CAMBIARE IL PERCORSO… PROTESTA GLOBALE IN ALTRE CENTINAIA DI CITTA’: 150.000 PRESENZE SOLO A CHICAGO, OLTRE UN MILIONE IN PIAZZA
È già considerata una delle mobilitazioni di piazza più massicce della storia americana la ‘marcia delle donne’ in programma oggi a Washington, nel primo giorno dell’amministrazione Trump, in segno di protesta contro il nuovo presidente.
Dall’iniziale stima di 200.000 persone scese in strada a Washington per partecipare alla manifestazione delle donne, cui partecipano anche tanti uomini, contro il presidente Donald Trump, si è arrivati a ben oltre mezzo milione: il numero dei partecipanti è talmente elevato che gli organizzatori e le forze dell’ordine sono costrette a rivedere il percorso del corteo: impossibile passare davanti alla Casa Bianca.
Secondo gli organizzatori sono due milioni e mezzo in tutto il mondo le persone scese in strada per manifestare. Lo slogan è ‘Not my president’, per dire chiaramente che Trump non riflette l’America e i suoi valori.
Independence Avenue, una delle due principali arterie della città che corrono accanto al National Mall, il lungo viale verde che attraversa il cuore della Washington monumentale e dei musei, è così affollata che è impossibile immettersi nel serpentone di manifestanti lungo 1,5 km.
Con loro, anche se a distanza, c’è Hillary Clinton, la loro paladina, colei che avrebbero voluto vedere alla Casa Bianca e che invece, nonostante la vittoria al voto popolare, è stata relegata in tribuna, stoicamente, durante il giuramento di Trump.
Le manifestazioni, le più grandi della storia americana contro un presidente che ha appena giurato, sono pacifiche ma preoccupate dall’imprevedibilità di un presidente che, i manifestanti, definiscono un ‘dittatore’. “Sexist, racist and anti-gay, Donald Trump go away” cantano in tutta America le donne anti-Trump.
Le donne hanno un cappello rosa in testa e hanno battezzato la manifestazione la marcia delle “Pussyhats”, nomignolo che deriva da una gaffe video dello stesso Trump in campagna elettorale.
Al presidente l’imponente manifestazione di Washington, che rischia si superare per numero di partecipanti quella del 1969 contro la Guerra in Vietnam, non sfugge.
A bordo di ‘The Beast’ per spostarsi dalla National Cathedral alla Casa Bianca, Trump ha l’occasione di assaggiare, dal finestrino, il clima della protesta
Ma la protesta non si svolge solo a Washington. Altre manifestazioni sono state organizzate a Boston, New York, Denver e Chicago.
Qui, nella città adottiva di Barack Obama, il Chicago Tribune riferisce di 150.000 manifestanti che non riescono materialmente a marciare per le strade e si sono riunite nel centro della città per un happening.
La protesta contro Donald Trump si fa ‘globale’ e si stima fino ad un milione di persone nelle piazza di tutto il mondo con manifestazioni e marce ispirate alla massiccia mobilitazione di Washington. Da Londra a Berlino, da Atene a Parigi, da Milano a Roma, da Sidney a New Delhi a Stoccolma si sono già svolte o sono in corso numerose dimostrazioni.
Tanti anche i personaggi illustri che prendono parte alla manifestazione.
La prima a intervenire a Washington è Cecile Richards, presidente della federazione americana delle organizzazioni Planned Parenthood. In seguito, fra gli altri, parlerà Ilyasah Shabazz, figlia di Malcom X, Maryum Ali, la figlia di Muhammad Ali, Rgea Suh, presidente del Natural Resources Defence Council, Sophie Cruz, una attivista per i diritti dei migranti, la storica attivista e ora professore emerita all’Università della California a Santa Cruz Angela Davis, la scrittrice femminista Gloria Steinem, le attrici Ashley Judd e Scarlett Johansson, la direttrice di Elle Melissa Harris-Perry, il regista e attivista Michael Moore.
E poi Sybrina Fulton, la madre di Trayvon Martin, il ragazzo nero ucciso dalla polizia nel febbraio del 2012, caso che ha innescato le prime proteste massicce del movimento che sarebbe diventato “Black Lives Matter”, ma anche Maria Hamilton, Gwen Carr e Lucia McBath rispettivamente mamme di Dontre Hamilton, Eric CGarner e Jordan Davis, altre tre vittime della polizia, la sindaca di Washington, Muriel Bowser.
Ma l’elenco degli artisti che hanno sottoscritto il manifesto della Marcia delle donne è lunghissimo e include Cher, Julianne Moore, Lena Dunham, Angelique Kidjo e Robert De Niro.
(da “Huffingtonpost“)
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