Gennaio 24th, 2017 Riccardo Fucile
IMPEDITA A UNA FAMIGLIA EGIZIANA LEGITTIMA ASSEGNATARIA DI PRENDERE POSSESSO DI UN ALLOGGIO POPOLARE, CI DEVONO STARE GLI ABUSIVI ITALIANI: E LA POLIZIA STA A GUARDARE
Da una parte c’è una coppia di giovanissimi romani, lei 17 anni, incinta al sesto mese, lui ventenne precario.
Dall’altra una famiglia di origine nordafricana, padre, madre e 5 figli.
I primi sono occupanti abusivi di una casa dell’Ater in via Montecucco, al Trullo. I secondi, legittimi assegnatari proprio di quell’appartamento.
Poveri da una parte e poveri dall’altra, il buon senso avrebbe indotto a trovare da tempo un alloggio ad entrambi.
In mezzo, la sedicente destra sovranista romana a soffiare sul fuoco in un quartiere di periferia e a scandire lo slogan «Prima gli italiani».
Dopo lo sgombero in mattinata della coppia di romani da parte dei vigili urbani (in esecuzione di un’ordinanza della magistratura), un picchetto di poche decine di persone ha bloccato l’ingresso al condominio ai legittimi assegnatari e facendo intanto rientrare nella casa i due giovani italiani.
Così, poco più di un mese dopo le barricate dei residenti di San Basilio contro l’arrivo di una famiglia di origine marocchina che avrebbe dovuto prendere possesso di una casa popolare, il Trullo diventa il teatro di una nuova guerra tra poveri.
Perchè così come a San Basilio, anche ieri in via Montecucco la famiglia di egiziani ha rinunciato all’assegnazione di quella casa visto il clima che si era creato. Ora, insieme al dipartimento del Comune proveranno a trovare una nuova soluzione
Sul posto la polizia ha preso atto della situazione senza intervenire.
Ma Minniti non era il ministro muscolare che aveva promesso legalità ?
Che imput ha avuto il questore di Roma per consentire un palese compimento di reato?
Non esiste più il reato di omissione di atti di ufficio con il nuovo ministro degli Interni?
E se Minniti non era al corrente, che provvedimenti intende prendere nei confronti del Questore di Roma?
La destra è legalità .
Ha diritto a una casa popolare chi ne ha bisogno vitale e chi ne ha titolo, perchè tutti gli esseri umani hanno diritto a una vita dignitosa: questo differenzia la destra sociale da quella razzista.
E finiamola di deformare i richiami al passato: Mussolini avrebbe fatto caricare il picchetto “asociale” in 30 secondi: lui le case popolari le ha costruite per tutti, non ci ha speculato discriminando i poveri.
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Gennaio 24th, 2017 Riccardo Fucile
LA CONSEGNA E’ DI FARE QUADRATO… COSI’ HANNO PREPARATO IL PARACADUTE AD PERSONAM
Sono stati giorni di vertici, incontri, riunioni. Veri e propri gabinetti di guerra per capire come gestire la cosa, dal punto di vista politico e comunicativo.
Virginia Raggi, tutto il suo entourage e tutto il Movimento 5 stelle capitolino e nazionale, sapeva che a giorni sarebbe arrivata la notizia d’indagine sul collo della prima cittadina.
Quando la Procura si è mossa, tutto era preparato. Abuso d’ufficio e falso in atto pubblico sono i reati contestati.
Imputazioni pesanti, soprattutto da chi ha fatto della diversità morale la propria cifra di governo.
Per questo evitare territori scivolosi, buchi comunicativi causati da pressappochismo e impreparazione, è stata la bussola di queste ultime due settimane.
Raggi ha riunito il giro più stretto, in costante contatto con i dioscuri nazionali che coadiuvano il Campidoglio, i deputati Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro.
Al centro di tutti i colloqui la gestione di una notizia che non si poteva controllare.
La bussola è stata una: evitare il pastrocchio del caso Muraro.
Quel groviglio di mail male interpretate, mezzi silenzi e verità monche, che si sono appiccicate per mesi sulla giacca del sindaco e del suo assessore. Di conseguenza la strada scelta era inevitabile: comunicare tutto e subito. Tanto al quartier generale milanese quanto più ai cittadini romani.
Così, poco prima di cena, ecco comparire il post su Facebook: “Oggi mi è giunto un invito a comparire dalla Procura di Roma [il prossimo 30 gennaio, ndr] nell’ambito della vicenda relativa alla nomina di Renato Marra a direttore del dipartimento Turismo che, come è noto, è già stata revocata. Ho informato Beppe Grillo e adempiuto al dovere di informazione previsto dal Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle”.
Poche righe dalle quali viene furbescamente spuntata la parola “indagata”; nelle quali si parla della revoca di Marra Jr. come se fosse elemento di per sè sufficiente a smontare il lavoro dei magistrati che indagano; e in cui ben si sottolinea da un lato la telefonata al fondatore (Pizzarotti non lo fece squillare, e a questo s’aggrapparono per metterlo in naftalina), dall’altro il rispetto delle procedure codici stellati alla mano.
Il sindaco è sotto inchiesta per aver detto alla responsabile anticorruzione del Comune Mariarosa Turchi di aver deciso da sola sulla nomina di Marra Jr (l’ipotesi di falso), nel merito della quale sarebbe invece intervenuto anche il fratello Raffaele.
Quanto all’ipotesi di abuso d’ufficio, la sindaca non avrebbe effettuato una comparazione valutativa dei curricula, procedendo a valutazioni parziali sempre sotto l’occhio vigile dell’ex capo di Gabinetto (l’abuso d’ufficio), indagato anch’egli con lo stesso capo d’accusa.
Le ipotesi su cui sarebbe arrivata la comunicazione della magistratura erano note da tempo.
E forse il sedimentarsi tra i corridoi di Palazzo Senatorio hanno contribuito a disinnescare lo psicodramma, genere su cui si sono cimentati poco volentieri ma con molto profitto i grillini capitolino ogni qual volta in questi mesi sono stati travolti da una bufera mediatico/giudiziaria.
Casi che ormai non bastano le dita di due mani per essere contati.
L’area che ruota attorno a Marcello De Vito, la vera controparte romana della Raggi, e che, per la proprietà transitiva delle cordate politiche, in ultimo fa capo a Roberta Lombardi, lascia trasparire un certo nervosismo, ma sembra aver riposto nel cassetto gli strali d’altri tempi.
Una fonte di primo livello imputa al sindaco e al suo entourage la colpa del sostanziale immobilismo dell’amministrazione: “Ogni volta che iniziamo a lavorare sui temi concreti, ecco che spunta l’ennesima grana legata alle nomine o a vicende giudiziarie”.
Ma aggiunge anche significativamente: “Il clima è cambiato, Virginia dopo gli ultimi fatti ha capito la lezione, e questa volta la gestirà bene”.
De Vito in chiaro detta la linea: “Al sindaco va tutto il mio sostegno e quello dei portavoce comunali del M5s. Governare Roma è un’impresa, la sindaca ce la sta mettendo tutta, e siamo certi che abbia sempre operato avendo come unica bussola l’interesse dei cittadini romani”
Lo stesso Grillo aveva preparato la strada, con il Codice di comportamento pubblicato una ventina di giorni fa.
Che eliminava l’equivalenza tra indagine/condanna politica, e da molti è stato letto come un vero e proprio “salva Raggi”. E a qualcosa è servito il paziente lavorio di Fraccaro e Bonafede, in costante via vai tra Montecitorio e il Comune, al fianco del sindaco anche nelle ore della comunicazione della Procura.
Certo, la ricostruzione di un rapporto fiduciario e lontana dall’essere giunta sopra la soglia d’attenzione. I molti critici non hanno perdonato alla prima cittadina il “è uno dei 23mila funzionari del Comune” tributato dalla Raggi all’onnipotente Marra.
E insistono con la richiesta di pubblicare (almeno a uso interno) il contenuto delle chat dei “quattro amici”, perchè “siamo stufi di venire a sapere le cose dai giornali”.
Nessuno, a nessun livello, ha interesse a scaricare il sindaco in questo momento.
La gestione dell’indagine a suo carico, anzi, potrebbe essere l’occasione per ricostruire un rapporto con le varie anime che le si oppongono, e di rilanciare la sua azione di governo.
Un’operazione alla portata, ma comunque molto complesso.
Il filo che la lega ai vertici del Movimento rimane ancora molto sottile .
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 24th, 2017 Riccardo Fucile
UNA VOLTA LA DESTRA STAVA CON GLI INDIANI, OGGI LA SPAZZATURA SOVRANISTA DIFENDE GLI SPECULATORI CRIMINALI
Nella riserva Sioux di Standing Rock rullano già i tamburi.
Donald Trump scende sul sentiero di guerra: firmando, poche ore fa, l’ordine esecutivo che sblocca i progetti di due grandi oleodotti.
Uno è appunto il Dakota Access, quello che sventrerà la riserva di Standing rock attraversando appunto le terre sacre dei Sioux, col rischio concreto fra l’altro di contaminarne le acque potabili.
Un progetto da 3,8 miliardi di dollari della Energy Transfer Partners, che dopo mesi di proteste dei nativi, con centinaia di attivisti schierarsi sulle gelide nevi come scudi umani, a dicembre era stato fermato dal governo federale.
Ora i lavori potrebbero riprendere molto in fretta. Come d’altronde le proteste, che in queste ore si stanno intanto già scatenando sui social.
L’ordine esecutivo firmato stamattina a Washington riguarda però anche un altro importante oleodotto. Il famigerato Keysonte Xl, il serpentone progettato dal consorzio Transcanada per trasportare 800 mila barili di petrolio al giorno appunto dal Canada alle raffinerie di Texas e Louisiana, attraversando l’America.
Il progetto, di cui una parte è già stata realizzata, scatena polemiche da anni. L’amministrazione Obama l’aveva infine accantonato ritenendo che l’impatto ambientale era troppo grave rispetto agli scarsi benefici.
L’oleodotto, aveva concluso Obama, non avrebbe infatti fornito un numero sufficientemente alto di posti di lavoro da giustificare l’impresa faraonica.
E col prezzo di petrolio sempre più basso, gli alti costi dell’estrazione dalle sabbie bituminose del Canada era sembrato all’allora presidente un affare ben poco competitivo.
Anche perchè quel tipo di estrazione provoca l’emissione di gas particolarmente inquinanti, che all’epoca (era il 2015) avevano spinto John Kerry ad affermare: “Portarlo avanti minerebbe la nostra credibilità come guida nella lotta al cambiamento climatico”.
Un argomento, com’è noto, che a Donald Trump non interessa affatto visto che al surriscaldamento globale ha già detto più volte di non credere e ha d’altronde voluto Rex Tillerson, già numero uno di Exxon Mobile, come suo Segretario di stato.
Gli ambientalisti, però, promettono battaglia. Annie Leonard, direttore di Greenpeace lo ha detto subito: “Nativi, agricoltori, attivisti: abbiamo bloccato questi progetti in passato e non ci arrenderemo certo ora”.
La guerra è dichiarata.
E con un progetto criminale come questo c’e’ da aspettarsi delle vittime.
(da agenzie)
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Gennaio 24th, 2017 Riccardo Fucile
“GLI ELETTI NON RISPONDONO A ORGANI DIRETTIVI”: ERA AGOSTO 2011
Gli eletti non rispondono a organi direttivi. E poi: ogni parlamentare potrà parlare senza chiedere permesso a nessuno. La svolta di Beppe Grillo sulla possibilità dei parlamentari del Movimento 5 Stelle di potersi esprimere liberamente è messa nero su bianco.
Da chi? Da Beppe Grillo in persona, nel comunicato politico numero 45.
Era l’11 Agosto 2011 e sul blog del leader pentastellato venivano marcate in maniera molto netta le differenze tra il Movimento e gli altri partiti.
“Ogni eletto risponderà al Programma del M5S e alla propria coscienza, non a organi direttivi di qualunque tipo”, scriveva Beppe Grillo nel 2011.
Eppure è lo stesso leader che oggi con un post firmato indica i nomi a cui ogni parlamentare è tenuto a far riferimento prima di fare esternazioni di tipo politico. “I responsabili della comunicazione del MoVimento 5 Stelle sono Ilaria Loquenzi, Rocco Casalino e Cristina Belotti, rispettivamente alla Camera, al Senato e in Parlamento Europeo, che si coordinano con Beppe Grillo e Davide Casaleggio”, si legge nel suo ultimo post.
È una stretta sulla comunicazione evidente: “Tutte le uscite comunicative dei portavoce (partecipazioni a eventi, interviste alla tv, interviste ai giornali, post sui social network riguardanti l’azione politica del MoVimento 5 Stelle e simili) devono essere concordate assieme a loro”, scrive oggi Grillo.
Il riferimento ai social network non può passare inosservato ai portavoce del Movimento. Ormai Facebook è lo strumento di comunicazione privilegiato da parte di tutti i grillini. Ma per quelli che non sono diventati habituè degli studi televisivi e volti di primo piano dei 5 Stelle, è anche l’unico mezzo che hanno per parlare ai loro elettori/follower.
Una considerazione che assume ancora maggiore risonanza se si rileggono le indicazioni date dallo stesso Grillo nel 2011: “Ogni eletto si impegnerà a interagire quotidianamente attraverso la Rete per informare i cittadini e interagire con gli iscritti al M5S. La libertà di ogni candidato di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza. Il M5S vuole che i cittadini si facciano Stato, non che si sostituiscano ai partiti con un altro partito”.
Una musica ben diversa da quella suonata in queste ore dal leader M5S.
Se prima gli eletti venivano invitati caldamente a usare la rete per interagire con i cittadini, adesso vengono ammoniti e messi in guardia. Ma soprattutto viene intimato loro di concordare con i responsabili della comunicazione anche i post sul loro profilo facebook.
Un “cambiaverso” eclatante, che meriterebbe una spiegazione, in primis nei confronti dei parlamentari M5S.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 24th, 2017 Riccardo Fucile
UNA FASCINAZIONE COLLETTIVA CHE E’ SOLTANTO UNA COLOSSALE MISTIFICAZIONE
Esattamente cinquant’anni fa, quando ancora non faceva “il sociologo dei Baci Perugina”, Francesco Alberoni scrisse pagine profetiche sui movimenti collettivi; la cui lettura servirebbe moltissimo a tanti nostri visitatori pentastellati.
Se non altro, per uscire dallo stato di infantilizzazione da innamoramento che li rende impermeabili all’evidenza e — così — incominciare a mettere in discussione la piega che ha preso il soggetto che molti attendevano come forza di liberazione dalla malapolitica.
Quel M5S che ancora mantiene una presa salda sul bacino dell’indignazione, dilapidandone le potenzialità costituenti nelle reiterate mattane con retrogusto furbesco dei boss e nell’attappetamento dei colonnelli signorsì.
Altrimenti non si capirebbe la supina condiscendenza all’ultimo (in ordine di tempo) casquet grillesco, all’insegna de “il mondo ha bisogno di uomini forti” (frase smentita dallo stesso Grillo).
E questi eroi sarebbero Donald Trump e Vladimir Putin, odierni promotori del bullismo come paradigma politico; oltre che di un po’ di argomenti che il M5S statu nascenti aveva messo all’indice.
A cominciare del negazionismo nei confronti della corsa alla catastrofe ambientale, che — anzi — il neo presidente degli Stati Uniti intende accelerare per la gioia dei petrolieri.
Quel “me ne frego” che tanto piace ai nuovi bulletti di periferia tipo Matteo Salvini e a quelli vecchi come Beppe Grillo.
Ma se è sbagliato definire Trump un fascista, per la semplice ragione che il totalitarismo novecentesco presupponeva un partito unico che colonizzava la società sotto la guida di un Fà¼hrer, mentre il bancarottiere di New York usa tecniche e strumenti mediatici per manipolare l’elettorato dell’America profonda in larga parte rurale, dovrebbe far riflettere la messa in guardia di Alberoni sul rischio che un movimento carismatico scivoli nel totalitarismo. Magari in forme aggiornate.
Scriveva nel 1968 l’antico studioso dei movimenti: “Nella collettività finora amorfa si fa strada uno spirito di corpo, il senso di una comune appartenenza. […] I membri sono convinti di essere i portatori dei più elevati valori dell’universo, gli interpreti della volontà divina o della storia. L’ideologia del movimento ha, come sua caratteristica, di essere una spiegazione completa e facile per tutti e fornisce al movimento: a) una direzione; b) la sua giustificazione; c) le armi concettuali ed emotive di attacco e proselitismo; d) la speranza o la certezza del successo finale” (Statu nascenti, il Mulino, Bologna pag. 32).
Qualcosa che raggela il sangue al vecchio laico. Soprattutto considerando che questa fascinazione collettiva è soltanto una terribile mistificazione.
E sconcerta assistere allo spettacolo di tanti seguaci persi nell’adorazione acritica di un profetismo con licenza di contraddirsi sistematicamente; e inanellare piccole o grandi follie: dal pendolarismo a Bruxelles tra liberisti reaganiani e nuclearisti xenofobi alla washball sostitutiva dei detersivi e agli aquiloni che intercettano fulmini per risolvere le carestie energetiche.
Eppure mi sarei aspettato qualcosa di più del semplice mugugno quando Grillo proclama entusiasmo per i due energumeni Putin e Trump (in questo supportato dal destrorso in penombra Davide Casaleggio?).
Mentre il mondo si avvia a marce forzate verso il passaggio successivo nel degrado politico, di cui tanto il russo che l’americano sono i sinistri portabandiera: dopo la post-democrazia, in cui la politica diventava un set da reality e le elezioni una gara tra marchi commerciali, ecco che si prospetta l’avvento della “democratura”, il prosciugamento delle regole democratiche ridotte a guscio vuoto in cui cresce l’autoritarismo.
E non salva l’anima argomentare che tanto gli altri attori politici in campo fanno schifo.
Forse non è un caso se i controllori del Movimento hanno denominato la loro piattaforma “Rousseau”, visto che il ben noto Jean-Jacques è riconosciuto come il profeta della democrazia totalitaria.
A gloria dei bulli internazionali e dei bulletti nostrani loro epigoni.
Pierfranco Pellizzetti
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 24th, 2017 Riccardo Fucile
SIBILIA, FICO, LANNUTTI SCAMBIANO IL TPP (TRANS PACIFIC PARTNERSHIP) CON IL TTIP (TRANSATLANTIC TRADE AND INVESTMENT PARTNERSHIP) E SI CONGRATULANO CON TRUMP PER UNA COSA CHE NON HA FATTO
Il meraviglioso mondo dei politici italiani “attaccati al Trump” sta già dando grandi soddisfazioni in fatto di figuracce epiche.
Melania Trump non si è ancora sfilata il Ralph Lauren color carta da zucchero che già qualche grillino e aspirante tale si è contraddistinto per flop epici
Trump, il TPP e la confusione dei politici italiani
Primo in ordine cronologico fin dall’insediamento di Trump di pochi giorni fa, quello sull’abbandono da parte degli USA del TPP (Trans Pacific Partnership), il partenariato trans-pacifico che riunisce per l’appunto i paesi dell’area pacifica e asiatica.
Presi come per incantamento e messi nel vasel dei social, i grillini trumpolieri hanno immediatamente dato fiato alle trombe e si sono espressi con entusiasmo per la decisione del neo Presidente americano.
Peccato però che abbiano scambiato il TPP con il TTIP, ovvero il Transatlantic Trade and Investment Partnership, il Partenariato trans atlantico per gli investimenti e il commercio che interessa anche l’Italia.
Il primo entusiasta è stato, inutile dirlo, Carlo Sibilia, che si è espresso su facebook con grandissimo slancio annunciando un roseo futuro per le imprese italiane dopo la decisione di Donald Trump.
Ci si chiede cosa c’entrino le imprese italiane in un Partenariato che riguarda l’area asiatica e pacifica… e infatti, evidentemente, Sibilia si è reso conto o è stato avvertito dell’errore e ha cancellato il post.
Il suo collega Roberto Fico non si fa attendere e l’ADNKRONOS pubblica il suo plauso al presidente Trump per aver firmato l’uscita dal TTIP.
Il grillino campano spiega anche di cosa si tratta e si dice — in questo caso — d’accordo con il capo di Stato (o statista?) americano.
Il fatto che si tratti invece del TPP mette in imbarazzo Fico, che tuttavia non può cancellare la figuraccia come nel caso di Sibilia. L’ADNKRONOS non perdona.
Anche il grillino ad honorem Elio Lannutti cade nell’errore e, su facebook, in puro linguaggio da Istituto Luce parla di “colonia italica” genuflessa agli USA e plaude alla decisione di Donald Trump.
Dopodichè si rende conto dell’errore e corregge TTIP con TPP, ma non tiene conto della cronologia delle modifiche che inchiodano la sua svista.
Ma la soddisfazione più gaudiosa viene da Stefano Fassina che, in un tweet da vero combattente, si dimostra groupie numero uno di Donald Trump e ne esalta la decisione, mostrando un’attrazione fatale per il voto a destra, l’unico che — a suo parere — sembra difendere i lavoratori. Ci si chiede cosa tutto questo c’entri con il TPP che egli cita… e con quel verbo “cancellare”. Forse pensava a una tassa? Non è dato sapere.
Insomma, l’effetto Donald sta facendo impazzire la galassia pentastellata e tutti coloro che vi orbitano e noi possiamo solo osservare sgomenti e perplessi i vari personaggi attaccarsi al Trump, sperando — visto l’andazzo già dai primissimi giorni — che il loro e il suo sia un rapidissimo viaggio verso il dimenticatoio.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 24th, 2017 Riccardo Fucile
FORELLO VITTIMA DEL FUOCO AMICO: DENUNCIATO DA TRE PARLAMENTARI CINQUESTELLE PER ESSERE IL MANDANTE DELL’INCHIESTA SULLE FIRME FALSE… MA LA PROCURA PER LUI HA GIA’ CHIESTO L’ARCHIVIAZIONE
Ugo Forello, che ha vinto le Comunarie di Palermo ed è il candidato ufficiale del MoVimento 5 Stelle nel capoluogo siciliano, è indagato dalla procura per la storia delle firme false in città .
Forello era stato denunciato come autore di un complotto dagli indagati per la vicenda delle firme false di Palermo. Secondo Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita, che hanno presentato un esposto circa un mese fa, l’inchiesta della Procura di Palermo sarebbe stata ispirata dal fondatore di Addiopizzo. Forello — secondo chi ha denunciato — avrebbe imbeccato i “pentiti” dell’indagine, come la parlamentare regionale Claudia La Rocca, vantando anche rapporti con i pm che indagano.
A provare tutto questo una mail consegnata dagli stessi ai pm.
La Procura ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sull’induzione a rendere dichiarazioni mendaci e le persone offese si sono opposte, da qui la fissazione dell’udienza in cui le parti discuteranno.
Gli esposti sono stati firmati dal legale Domenico Monteleone del foro di Roma. Negli atti si chiedeva di accertare i rapporti tra l’avvocato Ugo Forello e il procuratore aggiunto che si sta occupando delle indagini, Dino Petralia.
Ciò sulla base del contenuto di una mail dello stesso Forello, che a un attivista del movimento 5 stelle avrebbe fornito la propria disponibilità a fare da tramite, precisando d’aver incontrato il magistrato che indaga.
Nella mail Forello avrebbe aggiunto che “chi segue le indagini è persona che mi rispetta e mi stima”.
“I pm comunque non hanno ravvisato alcun reato — dice Forello — tanto da chiedere l’archiviazione nel giro di un mese. Il giudice non vuole ‘vederci chiaro’ come scrive qualcuno, ma deve fissare un’udienza nel caso in cui ci sia opposizione all’archiviazione. Il giudice non deve nemmeno entrare nel merito della questione. Non si pronuncia sulla fondatezza della questione. E’ una cosa normale, sono molto sereno. Del resto la stessa Procura ha chiesto di archiviare il caso”.
(da agenzie)
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Gennaio 24th, 2017 Riccardo Fucile
LA SERATA DEGLI OSCAR SI SVOLGERA’ IL 26 FEBBRAIO
Quasi un anno dopo l’inizio della sua corsa, Fuocoammare il film di Gianfranco Rosi dedicato a Lampedusa, arriva al premio più importante dell’anno cinematografico: gli Oscar.
Il documentario è stato selezionato nella cinquina della sua categoria insieme a I’m your negro, A life animated, OJ: made in America, 13th.
“Alla notizia della candidatura ho avuto un brivido, questo è stato un anno meraviglioso. Aver portato Lampedusa ad Hollywood è una cosa bellissima”, è stato il commento dì Gianfranco Rosi commenta in collegamento streaming da Tokyo, dove è per promuovere il film.
“Non ci credevo più per tutte le varie previsioni – ha aggiunto – sapevo sarebbe stata una battaglia fino all’ultimo, nulla era scontato”.
Dal 20 febbraio scorso, quando la presidente di giuria Meryl Streep lo ha premiato con l’orso d’oro a Berlino, il film di Rosi ha inanellato una serie incredibile di riconoscimenti, l’ultimo del quale solo due giorni fa a Londra quando si è aggiudicato il 37th Critics Circle film award come miglior documentario, mentre a dicembre aveva vinto l’Efa, l’Oscar europeo sempre all’interno della sua categoria.
Il film che il regista, già Leone d’oro a Venezia con Sacro Gra, ha girato in un anno di soggiorno sull’isola siciliana racconta la vita a Lampedusa dal punto di vista dei migranti che ogni giorno sbarcano ma anche degli isolan
Ma il vero sponsor per Fuocoammare agli Academy Award è stata l’attrice tre volte Oscar Meryl Streep che ha presenziato anche ad alcune delle presentazioni americane del film. Soltanto lo scorso ottobre a Roma aveva detto riguardo al film di Rosi: “Sono molto orgogliosa del premio all’unanimità che gli abbiamo attribuito a Berlino. Il film di Rosi è sicuramente qualcosa di unico perchè nonostante siano storie che riguardano le masse di persone, il tema dell’immigrazione ci tocca solo se vediamo l’immagine di un bambino strappato al mare o quella di un ragazzino in ambulanza coperto di polvere. Solo quel tipo di immagini ci dà la sveglia. Rosi è riuscito attraverso i suoi protagonisti, un ragazzo, un dottore, un dejay su questa piccola isola, a lasciare aperta una porta all’orrore e con il suo film ha indicato una strada al pubblico per poterci entrare e anche uscirne. Credo che se i membri dell’Academy lo vedranno Fuocoammare avrà delle ottime probabilità ”.
“In bocca al lupo a Gianfranco Rosi per la sua corsa all’Oscar”, ha scritto in una nota il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini.
“Un ulteriore, importante riconoscimento per un film che racconta con poesia e con crudezza storie universali e di grande attualità . L’Italia – si legge nella nota – è orgogliosa di essere rappresentata sulla scena internazionale da un film così bello e profondo”.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 24th, 2017 Riccardo Fucile
IL VELIVOLO, IMPEGNATO NEL RECUPERO DI UNO SCIATORE, E’ PRECIPITATO DA UN’ALTEZZA DI 600 METRI
Ancora una tragedia in Abruzzo. Dopo il maltempo, il terremoto e la valanga che ha distrutto l’hotel Rigopiano a Farindola, oggi un elicottero del 118 è precipitato nell’aquilano, tra il capoluogo e Campo Felice.
Il velivolo è caduto dopo aver recuperato un ferito su un campo da sci a Campo Felice in una zona fortemente innevata e montuosa a circa 1.600 metri di quota in corrispondenza del km 14 della Strada statale 696.
A bordo sei persone, tra cui 2 membri del Soccorso alpino, un medico e un operatore. Sono tutti morti.
Il medico rianimatore nei giorni scorsi aveva prestato soccorso a Rigopiano. Alcuni dei soccorritori dovrebbero portare a valle i primi corpi, non si sa se completamente a piedi o servendosi del gatto delle nevi che, al momento è fermo a metà strada, tra la piana e il luogo dell’incidente perchè non riesce a salire oltre quella quota.
L’elicottero si è schiantato in località Vecchia Miniera, ad alcuni chilometri da Campo Felice, in un canalone nei pressi di Casamaina, nel comune di Lucoli.
La zona è irragiungibile con i mezzi, quindi i soccorritori, ostacolati dalla nebbia e dalla neve, sono andati avanti a piedi.
Arrivati a 500 metri dal luogo dove si trova, hanno riferito che il mezzo è distrutto e per trovarlo hanno dovuto utilizzare gli infrarossi.
La testimonianza.
“Poco prima delle 11 ero con un mio amico e abbiamo visto un elicottero volare a bassa quota e ci siamo chiesti il perchè. Poi abbiamo pensato a un’operazione di soccorso sul nostro territorio che è molto vasto con tante frazioni. Poco dopo è scomparso nella nebbia”.
Questa la testimonianza all’Adnkronos del sindaco di Lucoli, Gianluca Marrocchi. “Ma – dice – non abbiamo sentito nessun boato”.
Anche maestri di sci per aiuti.
Appena è stata diffusa la notizia dell’incidente si sono attivati i maestri di sci di Campo Felice e Ovindoli. “I maestri di sci si sono messi a disposizione dei soccorritori – ha riferito il presidente del collegio regionale Abruzzo maestri di sci, Francesco Di Donato, anche sindaco di Roccaraso – con ogni mezzo e con le pelli di foca. La zona è impervia e ci sono alti cumuli di neve”.
A un chilometro dalle piste.
L’elicottero sarebbe precipitato da un’altezza di 600 metri e l’incidente è avvenuto nel tragitto di ritorno verso l’ospedale di L’Aquila, dopo che il velivolo aveva preso a bordo la persona soccorsa.
L’impatto sarebbe avvenuto a circa un chilometro dalle piste da sci di Campo Felice. L’elicottero del 118 si trova a mezza costa sulla ripida montagna: “Si è schiantato in località Monte Cefalone, non lontano dalla piana di Campo Felice. Era intervenuto nella zona degli impianti per un normale soccorso dopo un incidente sciistico e probabilmente aveva già svolto l’intervento e stava tornando indietro”, ha detto Mauro Cordeschi, direttore degli impianti di Campo Imperatore, consulente del Comune dell’Aquila nell’ambito della Commissione Valanghe.
“Ci vorrà tempo a capire la dinamica dell’incidente ma possiamo ipotizzare che lo schianto sia avvenuto a causa della nebbia perchè questo è un itinerario conosciuto. Nei giorni scorsi, durante le operazioni per l’emergenza maltempo, anche i mezzi dell’Aeronautica guidati da piloti molto esperti hanno avuto qualche difficoltà in questo punto. Siamo sotto choc perchè conosciamo tutti gli operatori che erano a bordo”.
Segnale di crash.
L’elicottero del 118 è un AW139 marche EC-KJT e avrebbe lanciato il segnale di crash mentre si trovava in località Casamaina. Era impegnato in un normale volo di soccorso e non faceva parte degli elicotteri che in questi giorni sono impegnati sulla valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano.
Aperta un’inchiesta.
L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo ha aperto un’inchiesta sulla vicenda: l’Agenzia – che ha competenza specifica sugli incidenti aerei – ha già disposto l’invio di un proprio ispettore sul luogo dell’incidente.
Intanto il magistrato titolare delle indagini sullo schianto, Simonetta Ciccarelli, ha dato ordine di acquisire quanto più possibile immagini del relitto e del luogo dell’incidente. Una squadra di tre vigili del fuoco è partita a piedi avvicinandosi e cercherà di far partire un drone munito di telecamera e a farlo avvicinare ai rottami. Ci sono dei dubbi che si possa portare a termine l’operazione con successo a causa delle forti raffiche di vento che imperversano sulla zona, e anche per la nebbia.
(da agenzie)
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