Gennaio 10th, 2017 Riccardo Fucile
“CHI HA SBAGLIATO PAGHI”… E GRILLO ACCETTA TUTTO
I grillini nella Ue, dopo la figuraccia della mancata svolta europeista, mettono in scena il piano B: quello che in sostanza chiede scusa a Nigel Farage, e lo convince a riprendersi indietro gli eurodeputati M5s stoppati dai liberali.
Secondo fonti dell’Ukip, il partito dell’indipendenza britannico attorno al quale gravita l’Efdd, i negoziati sono iniziati a Bruxelles fin dalla mattina e nel primo pomeriggio c’è stata una telefonata pacificatrice fra Grillo e il leader dello stesso Ukip, il no-euro Farage.
In cui, però, in sostanza, il britannico ha dettato le sue condizioni, a cui da subito i Cinquestelle si sono sottomessi.
Ad esempio, come scrive lo stesso Grillo sul suo ultimo post serale, accettando le immediate dimissioni di Davide Borrelli dalla carica della co-presidenza del gruppo Efdd, via da subito l’eurodeputato fedelissimo di Davide Casaleggio e tessitore dell’accordo fallito con Alde.
Ma con il britannico “tradito” il rientro non è semplice.
Già tra i fautori della Brexit, l’euroscettico Farage, oltre alla testa di Borrelli, chiede infatti di “rinegoziare” anche altre condizioni per la permanenza dei grillini nel suo gruppo.
Quali? L’Ukip vuole riprendere il controllo dell’attività degli eurodeputati dell’Efdd in alcune commissioni europarlamentari, togliendo il ruolo di coordinatori del gruppo ai grillini.
E questa è forse la condizione più dura da accettare per il M5s, che aveva finora approfittato del sostanziale disinteresse degli eurodeputati britannici per le normali attività europarlamentari, al di fuori di quelle più importanti per affermare la propria posizione antieuropea.
Tra gli eurodeputati del M5s, in particolare, si teme la perdita del coordinamento delle attività del gruppo nelle commissioni europarlamentari Envi (ambiente) e Libe (la commissione sulle libertà pubbliche, che si occupa in particolare di diritti civili, giustizia e immigrazione).
Si tratta delle commissioni in cui le posizioni politiche del M5s divergono di più da quelle dei britannici.
Ma si può anche presumere che l’Ukip chieda al M5s di assumere posizioni più euroscettiche (e non solo anti-euro) e più durezza sulla questione dell’immigrazione, e forse anche un maggiore coordinamento sulle altre questioni politiche (e quindi meno autonomia per il M5s).
L’esatto contrario, insomma, di quello che Grillo voleva ottenere con l’accordo naufragato con l’Alde.
Farage avrebbe anche stigmatizzato, senza farne i nomi, il comportamento, definito particolarmente scorretto, di due membri della delegazione del M5s durante tutta la vicenda del mancato accordo con l’Alde.
La telefonata del perdono.
Nel colloquio telefonico tra Nigel Farage e Beppe Grillo prima della riunione del gruppo Efdd a Bruxelles, il leader di Ukip avrebbe detto di essere disposto a “perdonare” i 5 Stelle a patto che “le persone che si sono comportate male” paghino lo scotto.
Il riferimento implicito è andato subito a Borrelli, già ieri nel mirino degli attivisti in Rete che ne avevano chiesto le dimissioni. E in serata lo stesso Grillo certificata che la sua testa è saltata.
Così scrive il leader sul suo blog: “Nel primo pomeriggio io e Davide Casaleggio abbiamo avuto una Skype call con Nigel Farage, ex leader della delegazione inglese Ukip e presidente del gruppo Efdd. Abbiamo rinnovato l’accordo, rinunciando alla carica della co-presidenza che fino ad oggi è stata occupata da David Borrelli. Fallito l’accordo con il gruppo Alde, abbiamo rispettato la volontà espressa dalla rete applicando la seconda scelta più votata dai certificati: rimanere nel gruppo Efdd”.
Il voto degli iscritti in realtà era stato una sonora bocciatura verso l’attuale gruppo con Farage, la nettissima maggioranza era verso la svolta europeista con Alde: su 40.654 iscritti certificati, aveva detto sì al passaggio all’Alde il 78,5% dei votanti pari a 31.914 iscritti, appena 6.444 quelli a favore della permanenza nel gruppo l’Efdd. E in 2.296 volevano confluire nei non iscritti.
“Separati in casa“: Ukip e Cinquestelle, insomma, sembrano condannati a restare insieme dopo il “tentato tradimento” dei grillini, per non perdere la casa. Ma non si può escludere che almeno alcuni degli eurodeputati del M5s, rischiando la scomunica di Grillo e Casaleggio, decidano di aderire singolarmente ad altri gruppi o di andare nei non iscritti, per poter continuare a lavorare in condizioni migliori di quelle che si prospettano oggi con la “permanenza rinegoziata” nell’Efdd. E non mancano voci di imminenti addii ma sono tentazioni sulle quali pesa la penale di 250mila euro prevista per chi non rispetta la linea del M5s.
I commenti sul blog: “Ed ora Beppe cosa scriverai?”.
“Adesso ci vuole una tripla capriola carpiata con doppio avvitamento per non considerare che abbiamo votato per uscire e non c’era scritto che…altrimenti si ritornava. Troppi cervelli cominciano a dare i numeri, avanti così, rimarremo io, te e le rose”, e anche: “Ragazzi abbiamo fatto una gran figura di melma e quel che peggio persa credibilità per le nostre azioni o alleanze future in Europa”. Sono tanti i commenti caustici sul blog di Beppe Grillo, ma ci sono anche i tifosi: “Accordo fallito ma non per colpa nostra! Ciò mostra quanto ci si può fidare dell’Europa, ma chiusa una porta se ne aprono 10 e la prossima sarà migliore. In alto i cuori col M5s!”.
(da agenzie)
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Gennaio 10th, 2017 Riccardo Fucile
SI ARENA LA NUOVA SEGRETERIA PD
Nel giorno in cui il nuovo premier Paolo Gentiloni vola a Parigi per la sua prima visita di Stato all’estero, Matteo Renzi torna a Roma per fare il segretario del Pd. Giornata al Nazareno per l’ex presidente del Consiglio, proprio nel giorno dell’arresto dei due fratelli che lo avrebbero ‘cyberspiato’ in questi anni di governo, quando tra le altre cose tentava di portare a Palazzo Chigi il suo esperto di cybersecurity Marco Carrai.
Non ci è riuscito, come non è riuscito in altre questioni, a partire dal referendum costituzionale.
E anche oggi Renzi lascia Roma senza riuscire a battezzare la nuova segreteria, pur annunciata da tempo. Torna a Pontassieve solo con due date in testa, confidate ai suoi interlocutori: il 23 aprile o l’11 giugno.
Sono le date in cui immagina nuove elezioni. Il percorso per arrivarci è però accidentato, composto da due scenari alternativi che dipendono dalla sentenza della Consulta sull’Italicum, prevista il 24 gennaio.
Nella sua stanza alla sede del Pd Renzi si è intrattenuto quasi tutta la gioranta con il vicepresidente del partito Matteo Orfini, ha ricevuto il vicesegretario Lorenzo Guerini e Tommaso Nannicini che nella nuova segreteria si occuperà del programma del Pd per le prossime elezioni.
E ha ricevuto anche Andrea Marcucci, luogotenente renziano al Senato. Con lui in particolare Renzi ha voluto ragionare di numeri ed equilibri in aula a Palazzo Madama. Fattore importantissimo, in vista della sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum.
Da qui al 24 gennaio il segretario del Pd non promuoverà alcuna iniziativa sulla legge elettorale, a parte spingere sul Mattarellum ma nella consapevolezza che questo sistema non ha i numeri in Parlamento.
L’assunto di base è che la sentenza della Corte Costituzionale non sarà auto-applicativa, ma necessiterà di un intervento legislativo, come ha messo in chiaro il capo dello Stato Sergio Mattarella nel discorso di fine anno. Dunque, con i suoi interlocutori Renzi traccia due tipi di scenari.
Il primo: se la Consulta smonta totalmente l’Italicum, abolendo sia il premio di maggioranza che il ballottaggio.
Se così fosse, ne risulterebbe un sistema proporzionale non molto dissimile dal Consultellum che ora, a bocce ferme, vale per il Senato.
Questo scenario presuppone un ruolo minimo del Parlamento e con interlocutori che Renzi ritiene affidabili: Forza Italia ed Ncd, entrambi interessati ad un ritorno al proporzionale.
Insomma questa sarebbe la via più agevole per superare la ‘melina’ parlamentare che minaccia da sempre ogni discussione sulla legge elettorale e per decretare la fine del governo Gentiloni e andare al voto con una legge omogenea per entrambe le Camere, unica condizione posta da Sergio Mattarella per lo scioglimento anticipato.
Il secondo scenario invece è quello che Renzi auspica politicamente, perchè gli eviterebbe una campagna elettorale con l’imbarazzante scenario di voler governare con Forza Italia (rischio contenuto nel primo scenario proporzionale).
Ma è uno scenario più complicato da definire in Parlamento. Vale a dire: l’eventualità che la Consulta non bocci totalmente l’Italicum, elimini il ballottaggio mantenendo però il premio di maggioranza per chi raggiunge il 40 per cento dei consensi.
Ne deriverebbe un’ipotesi maggioritaria e il Parlamento avrebbe il compito di armonizzarla con la legge per l’elezione del Senato.
Sostanzialmente si tratterebbe di estendere a Palazzo Madama quello che rimarrebbe in piedi dell’Italicum. E’ la proposta del M5s, ma naturalmente Renzi non li ritiene affidabili come interlocutori.
E’ la proposta che non piace a Forza Italia e nemmeno a Ncd. Dunque a Renzi verrebbero a mancare gli interlocutori in Parlamento. E magari nei partiti questo scenario potrebbe far scattare l’ansia di far durare la legislatura fino al 2018.
Ad ogni modo, l’ordine di scuderia è di aspettare il 24 gennaio per avere un canovaccio su cui trattare.
Senza la sentenza della Corte Costituzionale, nessuno sa con chi conviene aprire le danze. Alla Camera, per dire, la cosa è chiarissima in Commissione Affari Costituzionali, dove i componenti sono stati informati che prima della sentenza dell’Alta corte non si metterà mano a nulla.
Saranno due settimane di attesa. E anche sul fronte del partito il percorso non sembra liscio.
Nemmeno il ritorno a Roma dopo la pausa natalizia, ha sciolto i nodi sulla nuova segreteria che Renzi annuncia nei retroscena dei media da prima di Natale.
Potrebbe battezzarla la prossima settimana, ma non è affatto detto. Anzi: questa giornata di incontri al Nazareno avrebbe mandato in stand-by il piano della nuova segreteria, che — per essere precisi — era stata annunciata già prima dell’estate, dopo l’ennesima tornata di amministrative in negativo per il Pd.
Ora, l’idea di creare una squadra con volti nuovi (i sindaci Falcomatà , Bonjuto, lo scrittore Carofiglio…) ha scatenato le correnti Dem.
Areadem del ministro Dario Franceschini, per dire, non si considera soddisfatta dalla sola inclusione dell’ex sindaco di Torino Piero Fassino come responsabile Esteri. Più in generale, l’idea di Renzi di cambiare squadra, eliminare i parlamentari dalla segreteria per far posto a ministri come Maurizio Martina, ha liberato gli appetiti delle correnti del partito, tornate in massimo fermento dopo il 4 dicembre e preoccupate di restare rappresentate nella squadra che al Nazareno dovrebbe contare di più e produrre anche i prossimi candidati alle politiche.
Praticamente il ragionamento che va facendosi strada nelle aree di maggioranza non renziane ortodosse è: perchè usare la segreteria come capro espiatorio della sconfitta, se la segreteria non è mai stata usata, è stata riunita pochissime volte?
Già , perchè? Renzi lascia Roma con due ipotesi sul tavolo, anche per la nuova segreteria. Più politica, per dare ascolto alle correnti. O più esecutiva, con volti nuovi e componenti con competenze specifiche.
Nemmeno la gita romana chiarisce i dubbi. Domani compleanno in famiglia a Pontassieve, nuova pausa. Il lavoro post-sconfitta procede al ralenti, che per Renzi è una novità . “Ormai siamo zen”, scherza uno dei suoi.
E a sera sulla homepage del sito internet del partito, non c’è il segretario, bensì il premier Gentiloni, a tutto campo con Francois Hollande nel loro primo bilaterale.
A conferma del fatto che premier e segretario sono una cosa sola, hanno anche lo stesso portavoce, Filippo Sensi, e oggi la regìa ha puntato su Parigi piuttosto che Roma.
Renzi per ora non cerca la scena: si nasconde ancora nel retroscena alla ricerca di una via possibilmente chiara.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 10th, 2017 Riccardo Fucile
CAPIRE I CONTATTI, INCHIESTA ALLE FASI INIZIALI
Non appena dati, informazioni ed atti contenuti nei server utilizzati dai fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero, arriveranno dagli Stati Uniti (le rogatorie sono già partite) la posizione dei due arrestati per cyberspionaggio potrebbe ulteriormente aggravarsi con la contestazione dei reati di “procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato” e di “spionaggio politico o militare” (articoli 256 e 257 del codice penale).
È quanto scrive il Gip di Roma, Maria Paola Tomaselli nell’ordinanza di custodia cautelare a loro carico nell’ambito dell’operazione “Eye Piramid”.
Insomma, questa indagine – iniziata solo otto mesi fa su segnalazione del capo della sicurezza dell’Enav – non si sa ancora dove porterà , i suoi sviluppi potrebbero rivelare enormi sorprese.
Si è scoperchiato un vaso di Pandora, con tecnologia 4.0. Oltre 18 mila gli account monitorati, uno spionaggio in atto almeno dal 2011 (il virus informatico è stato acquistato nel 2010): cinque o sei anni, un tempo praticamente infinito dal punto di vista informatico.
“All’inizio – ha spiegato il direttore della Polizia postale, Roberto Di Legami – non avevamo il sentore che si trattasse di un episodio criminale di questa portata. Poi le indagini hanno fatto emergere un fenomeno molto più vasto e ramificato, una centrale di spionaggio molto sofisticata e capace di raggiungere il vertice delle istituzioni”.
È stata infatti “delineata ben presto la potenzialità offensiva del malware utilizzato” dai due arrestati. ”Abbiamo così svolto un’attività specifica che ci ha permesso di accertare che il codice malevolo utilizzato poteva essere appannaggio solo di un’organizzazione di alto livello”.
I responsabili, infatti, “riuscivano non solo a leggere le mail delle loro inconsapevoli vittime, ma addirittura a scoprire ciò che veniva digitato sulla tastiera, perfino se il documento non veniva inviato”.
Quest’ultima non è una semplice curiosità : si tratta di una specifica tecnica per evitare intrusioni, messa in atto per evitare di attivare i server di posta, utilizzata comunemente, per cercare di garantire la riservatezza delle comunicazioni.
4 account dell’indagine sulla P4.
In ogni caso, l’ordinanza di custodia cautelare fa riferimento a dei punti di contatto tra il caso esploso oggi e altri simili già finiti in inchieste della magistratura italiana.
Gli indizi raccolti in altre inchieste lasciano intendere che la vicenda di spionaggio scoperta dalla Polizia «non sia un’isolata iniziativa dei due fratelli ma che, al contrario, si collochi in un più ampio contesto dove più soggetti operano nel settore della politica e della finanza secondo le modalità ” adottate dagli Occhionero.
Il riferimento è al «diretto collegamento» tra le condotte di cui i due sono accusati ed “interessi illeciti oscuri”: un collegamento “desumibile dal rinvenimento, nel corso delle indagini, di quattro caselle di posta elettronica già utilizzate per attività similari, secondo quanto emerso dalle indagini relative alla cosiddetta P4”.
In ogni caso, precisa il giudice, “allo stato un collegamento con altri procedimenti penali non è dimostrato”.
Nessuna attività estorsiva finora emersa.
Un altro dato interessante è che al momento “non sono emerse finalità estorsive” da parte dei due arrestati.
“Si sta cercando di capire – ha chiarito Di Legami – se dall’attività di dossieraggio siano potuti derivare vantaggi economici, soprattutto per quanto riguarda le informazioni di natura finanziaria”.
Oppure se le informazioni servivano per interessi geostrategici, collegati a uno sponsor.
Questa almeno l’opinione di un grande esperto di sicurezza, Andrea Zapparoli Manzoni, intervistato dall’Ansa, secondo cui si tratta di un’operazione di cyberspionaggio “su scala industriale” e “di alto livello” che implica dei mezzi tecnologici sofisticati per aggiornare e mantenere invisibile nel tempo un malware. Le due persone arrestate “non sono del mestiere, sono dei prestanome e dietro c’è uno sponsor”.
Lo sponsor.
”Il fatto è che il malware non è stato individuato per anni”. E che anni! L’enorme periodo temporale cui i due fratelli hanno potuto monitorare (sia pure attraverso un’angolazione molto specifica) alcuni soggetti, ha visto svolgersi alcuni importanti accadimenti politico-istituzionali: la crisi del governo Berlusconi, il governo tecnico guidato da Mario Monti, la crisi vaticana e il cambio di Papato (l’hackeraggio riguardante il Vaticano ha riguardato alcuni collaboratori del cardinale Gianfranco Ravasi e la Casa Bonus Pastor del Vicariato di Roma dove risiedono importanti porporati come l’ex cardinale vicario Camillo Ruini e che dista solo un centinaio di metri in linea d’aria dalle Mura vaticane).
Molti politici attenzionati fanno o facevano parte del centrodestra con ruoli importanti anni addietro. E poi i governi di Enrico Letta e di Matteo Renzi (nell’ordinanza si fa riferimento specifico ai soggetti infettati dal 2014 e fino all’ottobre 2016).
Questa dilatazione temporale “implica due scenari”, ha spiegato l’esperto. “Il primo è che qualcuno, un’infrastruttura, nel tempo lo abbia aggiornato in modo che rimanesse invisibile. Questo presuppone capacità di alto livello che non sono nelle possibilità dei due arrestati, sconosciuti al mondo hacking”. Tra i domini usati, sottolinea Zapparoli Manzoni, c’è ad esempio eyepyramid.com, cioè il nome del malware impiegato, che “non userebbe neanche una persona sprovveduta. Questa è una storia affascinante a cui manca un pezzo”.
Pochi Paesi hanno accesso a queste tecnologie. Altro possibile scenario, che rafforza l’ipotesi precedente, è che il malware sia talmente sofisticato “da essere stato comprato ad un alto livello”, come quando nei film di James Bond “si va sul mercato” a comprare un’arma nucleare.
“Nel mondo il campo si restringe a poche aree geografiche come Russia, Cina e Stati Uniti” dice Zapparoli. In ogni caso si tratta di “un’operazione su scala industriale che ha spiato quasi 20mila persone”.
Una dei due arrestati, Francesca Maria Occhionero, è cittadina americana, essendo nata negli States (a Medford), e lì è cresciuta con la famiglia d’origini. Entrambi i fratelli sono residenti a Londra.
L’ingegnere nucleare Giulio era pronto a lavorare a Londra per importanti istituzioni finanziarie. La società dei due arrestati, Westlands Securities (della quale fanno parte i server per la gestione del malware utilizzato) ha lavorato come consulente per il governo americano in alcune infrastrutture del porto di Taranto.
Anche i server in cui venivano accumulati i dati erano negli Stati Uniti. Ma è stato proprio grazie alla collaborazione dell’Fbi che è stata impedita la distruzione del materiale che invece sta già per arrivare in Italia.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 10th, 2017 Riccardo Fucile
CHI SONO I FRATELLI OCCHIONERO CHE SPIAVANO ISTITUZIONI E POLITICI
Giulio Occhionero è legato “con gli ambienti della massoneria italiana”, in quanto membro della loggia ‘Paolo Ungari – Nicola Ricciotti Pensiero e Azione’ di Roma, della quale in passato ha ricoperto il ruolo di maestro venerabile, parte delle logge di Grande Oriente d’Italia”.
Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare di uno dei due fratelli arrestati per Cyberspionaggio dopo le indagini della Polizia postale.
I fratelli Occhionero avevano acquistato nel maggio 2010 il malware, cioè il programma informatico Eye Pyramid, per spiare politici, uomini delle istituzioni e imprenditori, oltre che un cospicuo numero di uffici legali.
Le loro attività sono andate avanti per sei anni. Tanto che gli accessi informatici illegali ai danni della mail privata di Matteo Renzi, allora presidente del Consiglio, e degli account istituzionali di Mario Draghi (presidente della Bce) e di Fabrizio Saccomanni, entrambi sui server della Banca d’Italia, sono avvenuti nel 2016.
Per quanto riguarda la violazione dell’account di Matteo Renzi in particolare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal Gip di Roma segnala l’accesso del 12 giugno 2016 e del 30 giugno 2016.
Tra giugno e luglio 2016 anche le date di accesso riportate per Draghi e Saccomanni. Oltre che per Mario Canzio, Vincenzo Fortunato del Tesoro.
Anche le due utenze di Mario Monti (Senato e Bocconi) sono state hackerate nel 2016 ( quindi non da premier in carica).
I due inoltre hanno penetrato il 28 aprile 2016, ma già sotto controllo dall’inizio di gennaio – attraverso i computer dell’avvocato Francesco Di Maio, responsabile della sicurezza dell’Enav – l’intero sistema informatico dell’aviazione civile italiana, comprese tutte le comunicazioni relative.
L’Enav è classificata ai fini della sicurezza una infrastruttura critica monitorata dalla Cnaipic della Polizia Postale, in quanto attraverso di essa si possono ottenere informazioni su tutto il traffico aereo italiano (compresi voli di stato e militari, italiani e stranieri).
Sotto controllo anche i vertici della Massoneria italiana (a cominciare dal Gran Maestro del Grand’Oriente, Stefano Bisi), cui pure Giulio Occhionero fa parte essendo iscritto alla Loggia.
L’enorme periodo temporale cui i due fratelli hanno potuto monitorare (sia pure attraverso un’angolazione molto specifica) alcuni soggetti, ha visto svolgersi alcuni importanti accadimenti politico-istituzionali: la crisi del governo Berlusconi, il governo tecnico guidato da Mario Monti, la crisi vaticana e il cambio di Papato (l’hackeraggio riguardante il Vaticano ha riguardato alcuni collaboratori del cardinale Gianfranco Ravasi e la Casa Bonus Pastor del Vicariato di Roma dove risiedono importanti porporati come l’ex cardinale vicario Camillo Ruini).
Molti politici attenzionati fanno o facevano parte del centrodestra con ruoli importanti anni addietro.
E poi i governi di Enrico Letta e di Matteo Renzi (nell’ordinanza si fa riferimento specifico ai soggetti infettati dal 2014 e fino all’ottobre 2016).
Una dei due arrestati, la signora Francesca Maria Occhionero, è cittadina americana (nata a Medford), essendo nata negli States, e lì è cresciuta con la famiglia d’origini. Entrambi i fratelli sono residenti a Londra.
L’ingegnere nucleare Giulio era pronto a lavorare a Londra per importanti istituzioni finanziarie. La società dei due arrestati, Westlands Securities (della quale fanno parte i server per la gestione del malware utilizzato) ha lavorato come consulente per il governo americano in alcune infrastrutture del porto di Taranto.
Anche i server in cui venivano accumulati i dati erano negli Stati Uniti.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 10th, 2017 Riccardo Fucile
I CONSIGLIERI CINQUESTELLE ROMANI ALLA SINDACA: “SE NON HAI NULLA DA NASCONDERE, FACCI LEGGERE QUESTE CONVERSAZIONI”… MA LEI GLISSA
Una riunione di maggioranza con richieste surreali.
È quella andata in scena ieri in Campidoglio, dove i consiglieri grillini hanno chiesto a Virginia Raggi di far leggere le chat dei “quattro amici al bar”, ovvero lei, Daniele Frongia, Salvatore Romeo e Raffaele Marra.
E così la riunione di maggioranza si è trasformata in un surreale processo alla sindaca.
Nel racconto del Messaggero a firma di Simone Canettieri si racconta di un pomeriggio passato all’epoca dell’arresto di Marra con i consiglieri dedicato alle richieste sul contenuto delle chat.
All’epoca sulla graticola era finito anche Frongia, che era vicesindaco; oggi su quelle chat si è sviluppata una lunghissima letteratura, così come sugli omissis; anche grazie a Salvatore Romeo, che in un’intervista ha parlato di cimici in Campidoglio e si è augurato che non venissero tolti gli omissis. Per questo ieri si sono mossi anche i grillini in maggioranza:
Frongia, ora assessore allo Sport, ha spiegato che «non ho cancellato alcuna conversazione: sono pronto a farle leggere agli inquirenti quando vogliono».
Il problema è che una sbirciatina, e forse di più, vogliono darla anche i consiglieri di maggioranza, gran parte dei 29 pentastellati che sostengono l’amministrazione.
E ieri sera, durante il primo vertice post natalizio prima di parlare di stadio, il battage è ripartito di nuovo. Con maggiore intensità con toni ultimativi quasi di questo tipo: o le chat o il Campidoglio.
Il tribunale del popolo grillino contro la regina?
Di sicuro, le richieste sono state pressanti: «Se non avete nulla da nascondere, ti chiediamo di poterle leggere, queste conversazioni, non di pubblicarle su Facebook,ma di poterle vedere noi,sì».
La sindaca ha «registrato» la richiesta senza dare risposte definitive, ma difficilmente svelerà le chiacchierate dei «quattro amici al bar» che tanto stanno mandando in fibrillazione il M5S, dai vertici della Casaleggio all’ultimo dei consiglieri comunali. Racconta Repubblica Roma:
Davanti alla sua maggioranza, la prima cittadina ieri ha fatto di tutto per sedare possibili proteste: «Stiamo valutando con gli avvocati se ci sono le condizioni per costituirci parte civile».
Il riferimento è ovviamente alla bufera giudiziaria scatenata dal caso Raffaele Marra, l’ex capo del Personale e braccio destro dell’inquilina di Palazzo Senatorio arrestato per corruzione.
Dopo l’annuncio e aver parlato sommariamente di bilancio e degli sfratti dei piani di zona, Virginia Raggi ha lasciato la riunione.
Lasciando l’amaro in bocca a parte dei consiglieri. «Molti sono ancora irritati dalla storia delle chat con Marra, Romeo e Frongia – spiega un eletto M5S – in quattro hanno deciso tutto e se Virginia vorrà continuare a fare tutto da sola, resterà isolata. Prima o poi ci dovrà essere un chiarimento su quegli scambi su WhatsApp. Deve farceli vedere».
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 10th, 2017 Riccardo Fucile
SU TWITTER GRILLO NON COINVOLGE PIU’ COME PRIMA
Se il 2016 non si era concluso bene, il 2017 inizia nel peggiore dei modi per il Movimento 5 Stelle. Anno nuovo, inciampo nuovo.
Questa volta la buccia di banana non è stata calpestata nella capitale d’Italia, ma nel cuore dell’Europa che conta.
A Bruxelles Grillo ha incassato una figuraccia politica da record.
In mattinata il suo blog annunciava urbi et orbi l’ingresso del movimento nell’Alde, il gruppo dei liberali europei. Dopo poche ore e tanti commenti contrari alla decisione votata dai militanti è arrivata la doccia fredda: l’Alde ha sbattuto la porta in faccia a Grillo.
Quando ormai la frittata era fatta e iniziavano a nascere i primi malumori in rete dal blog è partito il solito post che chiamava in causa i poteri forti, “L’establishment è contro il MoVimento 5 Stelle”.
Questa volta però il risultato è stato controproducente: sul web e in particolare su Twitter #establishment è stato utilizzato dagli utenti per ironizzare sulla scusa utilizzata da Grillo per giustificare l’incidente politico.
Associato a questo hashtag c’era ovviamente #Alde, che è stato l’ottavo argomento più discusso nella twitter-sfera italiana.
Su questo tema si sono riversati importanti influencer satirici per fare ironia sulla debacle di Grillo.
Il profilo @Kotiomkin (12.800 follower) ha postato su #Alde uno dei tweet più condivisi (87 retweet, 179 like), “Già fallita l’alleanza #M5s – #ALDE. Stasera si vota sul blog per provare ad entrare almeno all’Isola dei Famosi. #grillini”.
Un altro account satirico molto popolare, @Labbufala (25.400 follower), ha postato il seguente tweet (71 retweet, 179 like), “Costola fratturata per Di Maio: è caduto dagli specchi mentre cercava di giustificare la scelta di Grillo. #ALDE”.
È da tempo che registriamo come il blog di Grillo stia perdendo la sua capacità di organizzare, come in passato, campagne web in grado di “proteggere” la reputazione online del movimento.
Infatti gli inciampi per il Movimento 5 stelle ci sono stati anche prima di oggi o delle vicende romane legate alla giunta Raggi.
Come non ricordarsi della pioggia di critiche piovute all’indomani del caso Quarto, con la sindaca Rosa Capuozzo finita nella bufera per i presunti condizionamenti della camorra sulla sua elezione.
Oppure il post di Grillo sulla stepchild adoption, interpretato dall’opinione pubblica come un dietrofront sui diritti civili.
La differenza stava nel fatto che ai tempi il blog di Grillo otteneva un elevatissimo livello di coinvolgimento sul web tale da sviare l’attenzione dai casi più spinosi.
Esattamente un anno fa sul blog di Grillo venivano scritti ben 12 post contro importanti esponenti del partito democratico con il risultato di raggiungere circa 70mila condivisioni su facebook e lanciare nei topic trend di twitter gli hashtag del movimento.
Oggi il principale strumento dei 5 stelle riesce a ottenere più o meno gli stessi numeri, senza però risultare determinante nel monopolizzare l’attenzione dell’opinione pubblica digitale.
Guido Petrangeli
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 10th, 2017 Riccardo Fucile
E ALLA FINE IL MATRIMONIO D’INTERESSE VIENE SANCITO: LA FARSA (PER ORA) E’ FINITA
Dopo la porta chiusa in faccia dall’Alde di Guy Verhofstadt, Beppe Grillo bussa di nuovo alla porta di Nigel Farage.
Tornare da Farage per non perdere peso politico e risorse è la via che i 5 Stelle stanno cercando di percorrere. Ma l’Ukip pone due condizioni per riallacciare i rapporti.
I 5Stelle si trovano non solo divisi al loro interno, perchè molti eurodeputati non hanno apprezzato la scelta di aderire al gruppo più europeista che ci sia in Ue, ma anche da soli.
Per questo, per evitare un contraccolpo, Beppe Grillo si è cosparso il capo di cenere e ha chiamato Nigel Farage per trattare direttamente con lui e rimanere nel gruppo Efdd nonostante solo due giorni fa lo stesso leader M5S avesse detto che “rimanere in EFDD equivale ad affrontare i prossimi due anni e mezzo senza un obiettivo politico comune, insieme a una delegazione che non avrà interesse a portare a casa risultati concreti”.
Tuttavia aderendo al gruppo dei Non iscritti, M5s rischia di perdere pressochè completamente la propria agibilità politica.
I Non Iscritti del Parlamento europeo non sono un gruppo “tecnico”, come il Gruppo misto del Parlamento italiano. Finire in questo limbo, per una delegazione di eurodeputati, significa avere un tempo di parola in Aula praticamente nullo, totale marginalizzazione nei negoziati sulla legislazione e sulle politiche adottate dal Parlamento europeo, ingenti perdite di risorse per l’attività della delegazione e tagli al proprio personale “tecnico” e dell’ufficio comunicazione.
Beppe Grillo tratta e prova a rimediare al danno causato, anche se la base non si placata affatto e forse per la prima volta si è ribellata al suo leader.
Dal canto loro i 17 deputati europei si sono incontrati per fare il punto. L’unico che ha voluto parlare apertamente è Piernicola Pedicini: “Anche se formalmente facciamo ancora parte del gruppo, realisticamente non ci sono più le condizioni politiche e dovremo entrare nel gruppo dei non iscritti, che per noi è un danno enorme”.
Pedicini fa parte di quei deputati 5 Stelle che non hanno molto apprezzato la mossa di Grillo e Casaleggio, pur continuando a sostenere il leader del movimento: “Si è preso la responsabilità di offrire quella scelta ai militanti, correndo il rischio che succedesse quello che è successo”.
Nel corso della riunione, durante la quale i toni sono stati anche parecchio duri (“c’è grande amarezza”, dice più di qualcuno), c’è chi ha chiesto espressamente di rimanere nel gruppo Efdd ed è per questo che, nonostante la rabbia, molti eurodeputati in fondo sono soddisfatti di aver scampato il pericolo di confluire nell’Alde.
Insomma sono volati gli stracci e adesso Farage detterà ai 5Stelle le condizioni per restare: David Borrelli, che ha mediato con Alde, non dovrà essere più copresidente di Efdd e nello stesso tempo dovrà essere allontanato anche l’advisor che ha seguito la trattativa.
In fondo, come ha detto lo stesso Farage, durante la riunione del gruppo, presenti anche i 5Stelle: “I matrimoni finiscono” ma che “si possono anche ristabilire”, sempre “se chi ha tradito, paga”.
E arriva alla fine la decisione, comunicata dallo stesso leader dell’Ukip: “Continueremo a lavorare insieme nel gruppo Efdd. Sono felice di dire che tutte le divergenze con il movimento di Beppe Grillo sono state risolte in maniera amichevole”.
Tradotto: dopo il tentativo dei grillini di convergere nell’Alde, poi fallito per il niet del gruppo liberale ed europeista, i pentastellati rientrano a tutti gli effetti nell’Efdd. Nella riunione odierna, oltre agli europarlamentari pentastellati, era presente anche il leader dell’Ukip che, secondo testimonianze interne, dopo aver annunciato la sua conversazione con Grillo, aveva sottolineato che i “matrimoni finiscono” ma che “si possono anche ristabilire”, sempre “se chi ha tradito, paga”.
L’uscita formale dei 17 eurodeputati del M5S avrebbe comportato per i grillini la perdita di personale (circa una ventina di funzionari di gruppo), l’esclusione dell’accesso alle cariche nelle Commissioni parlamentari e il potere di influenza sui principali dossier.
Al tempo stesso, però, la fuoriuscita dei pentastellati avrebbe messo a serio repentaglio l’esistenza stessa del gruppo Efdd, attualmente composto da 44 parlamentari. Senza i 17 italiani, ne sarebbero rimasti solo 27: appena due più del limite minimo di 25 (in rappresentanza di sette diverse nazionalità ) ammesso nel Parlamento europeo per la costituzione di un gruppo parlamentare. Anche l’Ukip avrebbe quindi rischiato di ritrovarsi nel novero dei non inscritti.
Per questi elementi, quindi, Farage e i componenti del gruppo hanno deciso di riaccogliere i grillini.
(da agenzie)
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Gennaio 10th, 2017 Riccardo Fucile
I “FONDI 400” PARI A 680.000 EURO ANNUI, SAREBBERO RIDOTTI E GLI SPAZI PER GLI UFFICI RIDIMENSIONATI
Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera racconta che tra gli effetti collaterali del mancato accordo tra MoVimento 5 Stelle e ALDE c’è anche la possibilità di una ventina di licenziamenti nello staff dei grillini in Europa.
Il racconto parte dal momento in cui i vertici dei 5 Stelle apprendono che l’ALDE si sta tirando indietro perchè il gruppo non accetta la decisione di Verhofstadt:
Il veto da parte dell’Alde sull’ingresso nel gruppo dei Cinque Stelle è suonato come un colpo da ko sul ring e ha di fatto rimescolato le carte durante una riunione blindatissima, con Beppe Grillo presente in videoconferenza (a spiegare le scelte dell’operazione che sembrava conclusa) e Davide Casaleggio flemmatico. «Era necessario agire in fretta e in silenzio», ha detto l’imprenditore.
Poi, intorno alle 16.30 il clima è cambiato, le voci sullo strappo si sono rafforzate, sui cellulari degli eurodeputati ha cominciato ad arrivare il tam tam della rottura clamorosa.
E a finire sul banco degli imputati è stato il regista dell’operazione David Borrelli, già accusato di aver agito in solitaria.
C’è chi tra i pentastellati chiede la sua testa. E non sono esclusi colpi di scena.
La tensione per i corridoi all’Europarlamento è palpabile. I più, in verità , si interrogano sul destino del Movimento, che paradossalmente ora dipende da Nigel Farage.
L’Ukip è a un passo da sancire il divorzio dai Cinque Stelle, confinandoli di fatto nel gruppo dei non iscritti.
Una mossa che condannerebbe il Movimento all’irrilevanza a Bruxelles e porterebbe come effetti collaterali un forte danno economico: i «fondi 400» – pari a 680 mila euro annui – sarebbero ridotti, gli spazi per gli uffici ridimensionati e una ventina di persone dello staff pentastellato dovrebbe essere licenziata.
L’unico salvagente a una prospettiva del genere è rappresentato proprio da Farage, l’incognita che potrebbe cambiare il destino (segnato) del Movimento.
I parlamentari inglesi, infatti, sono in rotta con i Cinque Stelle da mesi e solo l’intervento del loro leader storico potrebbe indurli a un ripensamento.
Un passo che in ogni caso metterebbe i Cinque Stelle all’angolo nel gruppo Efdd. L’orizzonte su cui lavorare è comunque ristretto: l’idea di un gruppo autonomo accarezzata anche nei mesi di trattative carsiche, non ha portato frutti e non ne potrà portare in tempi rapidi.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 10th, 2017 Riccardo Fucile
ALESSANDRA RICCETTI SI DIMETTE: “DOVEVAMO APRIRE TUTTO COME UNA SCATOLETTA DI TONNO, NON E’ ACCADUTO”
Continuano le giornate difficili del Movimento 5 Stelle.
Dopo il caos europeo per la mancata adesione all’Alde, oggi il Movimento perde un altro pezzo, la presidente del Consiglio Comunale di Civitavecchia Alessandra Riccetti, che rischia così di rompere l maggioranza che regge il governo del Comune.
“Io credevo nel cambiamento, ma il cambiamento deve partire dalle persone”: è una delle tante espressioni di rammarico con cui Alessandra Riccetti, consigliere comunale e presidente dello stesso Consiglio, ha annunciato quest’oggi la sua uscita dal Movimento 5 stelle e dalla maggioranza nel corso della conferenza stampa tenutasi stamani presso l’aula Cutuli del Comune.
“Questa decisione è stata fortemente ponderata — ha dichiarato la Riccetti — e non dipende da un unico fattore. Io sono entrata nel Movimento quando tutti volevamo cambiare insieme il modo di fare politica, perchè c’era un forte bisogno di cambiamento, di fare politica con la gente per la gente. Volevo che il movimento si facesse portavoce di quella comunità che chiede di essere rappresentata e per fare questo, a mio parere, il contatto col territorio è indispensabile. Noi eravamo quelli dello streaming, della trasparenza, della condivisione: eravamo i cittadini che entrano nello Stato e si fanno Istituzione. A Civitavecchia tuttavia, nulla di tutto questo è accaduto. Gli episodi avvenuti nel corso dell’ultimo anno fanno sì che questa mia decisione sia definitiva: mi riferisco ad episodi come il C.A.R.A., al processo sommario nei confronti di un consigliere di maggioranza, sfociato in pesanti aggressioni sessiste, di cui ancora attendo un’adeguata condanna; mi riferisco al mio negato accesso agli atti di società partecipate al 100% dal Comune, nonostante la mia carica di consigliere, giustificato con l’appellativo di ‘persona non pertinente’, alla realizzazione del forno crematorio industriale, all’azione di dossieraggio operata nei miei confronti di cui ancora non ho contezza. Mi riferisco ai mancati atti d’obbligo per la nostra comunità che ancora non hanno visto la luce, ai funzionari dispensati dal diffondere le necessarie informazioni in sede di conferenza dei capogruppo, lasciandoci all’oscuro di molti aspetti; alla modalità a me sconosciuta con cui l’attuale Segretario Generale si è insediato a Civitavecchia e al suo rifiuto di darmi una relazione sul C.A.R.A. e dsu SGR. Episodi come questi mortificano il ruolo di consigliere comunale e di conseguenza mortificano i diritti dei cittadini, che hanno bisogno di servizi, cultura, lavoro e rispetto. Un politico per fare in modo di garantire questi valori deve in primo luogo compiere un atto di onestà ed essere coerente: con molto dispiacere comunico la mia uscita dalla maggioranza e dal Movimento 5 stelle, dedicando questo atto a Gian Roberto Casaleggio, unico vero garante del progetto che volevamo attuare e dei valori del Movimento”
Tra lo sgomento generale, a tratti un po’ forzato, il presidente del Consiglio comunale ha così dichiarato la sua forse prevedibile dipartita dal gruppo di maggioranza, costituendone uno “a sè”.
(da agenzie)
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