Maggio 16th, 2019 Riccardo Fucile
FIDENZA: RICCARDO SALA HA 40 PRECEDENTI PENALI PER 14 FURTI IN ABITAZIONI, INCENDI, DANNI… SCOPPIATO IL CASO, IL PARTITO LO SCARICA
Candidato con Fratelli d’Italia, voleva fare in modo che la sua città , Fidenza, in provincia di Parma, potesse “ritornare ad essere più sicura”.
È quello che Riccardo Sala, di 35 anni, scriveva su Facebook qualche giorno fa, prima che fosse pubblicato il suo certificato giudiziario.
Si è scoperto che il candidato ha commesso, tra il 2005 e il 2009, quaranta reati. Tra cui 14 furti in abitazione, decine di furti comuni, danneggiamenti, incendi e porto illegale di armi.
Nel 2009 e nel 2010 aveva subito due condanne dal Tribunale di Sondrio, per i diversi reati. Scontando alla fine una pena ridotta a poco più di un anno. Una sentenza prevedeva anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Il partito di Giorgia Meloni, candidato a Fidenza insieme a Lega e Forza Italia, è stato costretto ad agire.
In una nota Fratelli d’Italia ha annunciato il ritiro della candidatura di Sala, anche se il suo nome resterà formalmente nelle liste, che ormai sono chiuse.
Nell’escluderlo dalla squadra, il partito che fa della sicurezza il suo cavallo di battaglia, ha minimizzato la portata delle condanne: “Si tratta di eventi vecchi, che risalgono a oltre 10 anni fa, condanne per reati minori”.
Il problema, per il partito, “non è di incandidabilità , ma la scelta fatta insieme a Sala è stata che il suo cammino per queste elezioni si fermi qui”. La sua foto, intanto, è già statastrappata di manifesti elettorali, che portavano la scritta: “Più sicurezza 24 ore su 24”.
(da agenzie)
argomento: Fratelli d'Italia | Commenta »
Maggio 16th, 2019 Riccardo Fucile
IL DEBUTTO IN POLITICA NEL 1999, ORA L’ARRESTO
Gianbattista Fratus, classe 1953, sindaco di Legnano dal 2017, leghista, uomo del Carroccio, vicino a Matteo Salvini che oggi, in merito all’inchiesta della Guardia di Finanza “Piazza Pulita”, dice “ho fiducia nei miei uomini e nella magistratura”.
Dal 2012 al 2013 ha lavorato all’ufficio acquisti dell’autostrada Pedemontana, mentre dal 1976 al 2007 è stato responsabile amministrativo della “Costruzioni Meccaniche TIGER s.p.a” di Castano Primo, paese in cui è nato. In politica dal 1999, prima di vincere le elezioni da sindaco a Legnano, Fratus era stato assessore provinciale (dal 2009, con delega presidenziale per lo sviluppo e le problematiche dell’Alto Milanese), consigliere metropolitano e comunale (dal 2012 al 2017), assessore comunale dal 2005 al 2007 con delega “Assetto e Gestione del Territorio, Ambiente” e ancora assessore allo Sport a Legnano dal 2002 al 2005. Fratus era anche stato vicesindaco di Legnano per la Lega Nord.
Dopo esser stato eletto sindaco, però, si è subito trovato a fare i conti con una formazione di Giunta piuttosto complicata: sin dall’inizio, infatti, ci sono state discussioni pesanti tra Forza Italia e Lega incentrate proprio sulla nomina di Chiara Lazzarini, ex presidente della società partecipata Amga Spa, oggi finita ai domiciliari proprio per l’indagine ‘Piazza Pulita’.
Lazzarini, peraltro, risulta nel consiglio di amministrazione di Afol, ente metropolitano su cui i pm dell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia stanno indagando per delle consulenze del valore di 38 mila euro.
All’epoca della presidenza in Amga Spa, Lazzarini era stata indagata, e poi era caduto tutto in prescrizione, proprio per la gestione della partecipata del comune. E sulla sua figura si sono giocati gli ultimi atti di una amministrazione comunale che per settimane è stata al centro di una lunga bufera politica.
Perchè Lazzarini a un certo punto viene nominata, a sorpresa, assessore alla Opere Pubbliche proprio dal sindaco, che per nominarla esautora l’assessora Laura Venturini, di cui solo due mesi prima aveva intessuto le lodi.
L’assessorato che finisce nelle mani di Lazzarini dispone di oltre 20 milioni di euro per realizzare le opere nel triennio 2019-2021. Ma la nomina di Lazzarini non piace neanche alla maggioranza, tanto che a fine marzo di dimettono tre consiglieri leghisti di maggioranza (Mattia Rolfi, il 25 marzo, e il presidente uscente del Consiglio comunale Antonio Guarnieri e l’ex consigliera comunale Federica Farina, moglie di Guarnieri, entrambi dimessisi il 26 marzo).
Sempre il 26 marzo si dimettono anche i consiglieri comunali dell’opposizione, dopo aver presentato il 19 marzo una mozione di sfiducia, di cui si è chiesto il voto a scrutinio segreto contro il quale si è dichiarato il vicesindaco Cozzi, contro Chiara Lazzarini. Tuttavia, all’epoca della mozione del Pd, era ancora pendente un’altra causa tra Amga Spa e lo stesso Comune di Legnano per avere un risarcimento danni. Ad ogni modo, durante il voto della mozione il Presidente del Consiglio Comunale abbandona l’aula e pure il sindaco Fratus esce: la mozione quindi non viene neanche messa in discussione. Il giorno seguente Cozzi, nel corso di una conferenza stampa, definirà “pagliacci” i consiglieri di minoranza.
Non è finita qui, però: il 25 marzo si dimette il leghista Rolfi, lui parla di “motivi personali” ma in Comune qualcun altro parla di pressioni dall’alto.
Inizia una comunicazione tra Pd, presidente del Consiglio Comunale e una consigliera della Lega e si decide, dopo qualche giorno, di presentare congiuntamente le dimissioni insieme ai dissidenti leghisti. Al Consiglio Comunale del 26 marzo minoranze e dissidenti non si presentano, facendo così mancare il numero legale: la seduta viene rimandata.
A questo punto, mancando il numero legale anche nelle sedute successive, il sindaco ha chiesto le surroghe al difensore civico regionale, che interviene nei casi in cui il Comune non riesca a votare atti come il Bilancio (come in questo caso). A questo punto il difensore civico regionale concede le surroghe con nuovi consiglieri e si ristabilisce il numero legale. Il Pd, che nel frattempo era andato dal Prefetto, con il professor Onida ha anche fatto ricorso al Tar contro questa modalità , ma il Tar si esprimerà il prossimo 8 giugno.
(da “La Stampa”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Maggio 16th, 2019 Riccardo Fucile
LA PROCURA: “SPREGIUDICATA MANIPOLAZIONE DELLE PROCEDURE”… ARRESTATI ANCHE VICESINDACO E ASSESSORA … INEQUIVOCABILI INTERCETTAZIONI AMBIENTALI LI INCASTRANO
Nomine pilotate, incarichi affidati a chi era incompatibile o per ottenere un appoggio elettorale.
Non ci sono le solite mazzette al centro dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Milano, che ha portato all’arresto del sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, del suo vice Maurizio Cozzi e dell’assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini.
È il baratto che la politica, in alcuni casi, ha imparato a usare per conquistare o consolidare il potere.
Gli incarichi venivano assegnati dagli indagati “a soggetti a loro graditi” persone che in futuro potevano essere in qualche modo manovrabili e/o riconoscenti al politico. Procedure illegali, taroccate.
Per questo la procura di Busto Arsizio contesta le “turbative nello svolgimento delle procedure selettive”.
Tre gli incarichi al centro di questo scambio: il primo per la selezione del dirigente per lo sviluppo organizzativo del comune di Legnano, del direttore generale di Agma Legnano spa, e di un incarico professionale dalla partecipata Europa Service srl. Nel registro degli indagati sono state iscritte altre sette persone. Le Fiamme gialle questa mattina hanno notificato i provvedimenti e acquisito documenti in comune e nelle sedi delle società .
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip di Busto Arsizio nei confronti dei tre, indagati a vario titolo per turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e corruzione elettorale.
Il sindaco del Carroccio, così come l’assessore alle Opere pubbliche, si trovano agli arresti domiciliari. Il forzista Cozzi, vicesindaco e assessore al Bilancio, si trova invece in carcere. La nomina di “soggetti e amici e conoscenti, manovrabili e in futuro riconoscenti” avvenivano attraverso “spregiudicate manipolazioni di procedure” come ha spiegato il procuratore aggiunto di Busto Giuseppe D’Amico.
L’incarico alla figlia di un candidato in cambio dell’appoggio elettorale
Mentre gli investigatori delle Fiamme indagavano è emerso anche che durante le elezioni amministrative del 2017 per il rinnovo del consiglio comunale Fratus aveva promesso a un candidato escluso al primo turno, in cambio del suo appoggio elettorale per il ballottaggio, un incarico in una società pubblica. Una promessa effettivamente mantenuta con la nomina della figlia nella partecipata Aemme Linea Ambiente srl.
Il pm: “Disarmante assenso del senso di legalità ”
“Le nomine principali delle società partecipate dal Comune di Legnano e le nomine stesse all’interno dell’amministrazione comunale sono state pilotate da soggetti sotto indagine — ha spiegato il pm Nadia Calcaterra -. Gli indagati avviavano selezioni personali, agganciavano i loro candidati, sostenevano dei colloqui e alla fine facevano in modo che i bandi venissero turbati in modo tale da ottenerne la nomina” nonostante “l’incompatibilità assoluta con l’incarico bandito. La cosa più allarmante e disarmante è che gli indagati tutti hanno scarsissimo senso della legalità e non percepiscono assolutamente la gravità delle loro azioni, quasi fosse un modus operandi che, solo perchè diffuso, è legalizzato. Così non è.
L’intercettazione: “Una volta che si individua la persona la gara è finita”
“Una volta che si individua la persona, si individua e basta, la gara è finita”. E ancora: “Bisogna pilotarla questa gara, deve essere una persona di vostra fiducia”.
Così dicevano Cozzi e Lazzarini (al momento dei fatti presidente Amga spa) intercettati dagli investigatori delle Finanza a colloquio con Fratus, a proposito dei concorsi di selezione per le posizioni dirigenziali in municipalizzate e in Comune.
In un’altra intercettazioni Lazzarini dice: “Il prezzo è stato pagato” per definire i 1046 voti passati al ballottaggio al sindaco Fratus, arrestato Luciano Guidi, candidato sindaco alle amministrative 2017 per la lista civica Alternativa Popolare. Fratus, candidato del centrodestra con 9196 voti al primo turno, vinse le elezioni con un totale di 10865 preferenze. L’accusa per il sindaco, che non rientra nella misura cautelare di stamane, è per corruzione elettorale.
A fine marzo la giunta Fratus era stata sfiduciata
A fine marzo scorso la giunta Fratus era stata sfiduciata, con le dimissioni di massa dei consiglieri di minoranza e di alcuni dissidenti leghisti, tra cui Federica Farina e Antonio Guarnieri. Uno scontro interno alla maggioranza che si era consumato su alcune scelte del sindaco del Carroccio. L’ultima era stata proprio la nomina ad assessore alle opere pubbliche di Chiara Lazzarini, già presidente della società partecipata Amga Spa e coinvolta in vicende giudiziarie relative alla gestione della stessa società . Situazione su cui deve ancora esprimersi la magistratura, in sede civile. In sede penale invece è già stata prescritta.
Il 19 marzo scorso la minoranza aveva presentato una mozione di sfiducia contro Lazzarini, per “evidenti ragioni di incompatibilità politica e di possibili conflitti di interesse istituzionale” visto che Amga, la municipalizzata che si occupa di rifiuti, pulizia strade, infrastrutture e manutenzione, “è una società controllata dal Comune, che ne detiene la maggioranza delle quote”.
La mozione però non era stata approvata. Il 26 marzo lo scontro aveva comunque portato alle dimissioni dei consiglieri ma tre settimane dopo, il 18 aprile, il consiglio era tornato operativo grazie alla surroga di un consigliere e al parere espresso dal Tar che aveva respinto al richiesta di sospensiva urgente.
La giunta Fratus era quindi tornata al lavoro, ricevendo nel frattempo l’appoggio del segretario nazionale della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, e dei parlamentari Massimo Garavaglia, Fabio Boniardi e Fabrizio Cecchetti. “Un’amministrazione che fin dal primo giorno del suo insediamento ha lavorato per il bene della città . Siamo pertanto solidali con il primo cittadino e con la sua squadra, rinnovando loro il totale e incondizionato sostegno da parte nostra e di tutta la Lega”, si legge in una nota del 7 aprile scorso
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Maggio 16th, 2019 Riccardo Fucile
CINQUE ELEZIONI, CINQUE PARTITI DIVERSI, UN ESEMPIO DI COERENZA
Ci vuole un certo grado di coerenza per cambiare casacca ad ogni singola elezione, per quindici anni. Alberto Tramontano, oggi è candidato con la Lega per il consiglio comunale di Campobasso.”la Lega sarà protagonista con umiltà ”, diceva in un video pochi mesi fa. Ma fino a ieri ha militato in cinque diverse liste, in cinque diverse elezioni. Una carriera testimoniata da una collezione di santini elettorali.
La sua carriera inizia nel 2004, con i Democratici di Sinistra, quando sostiene il candidato sindaco Giuseppe Di Fabio. Con lui, entrerà in Consiglio comunale per la prima volta nel 2007.
Nell’amministrazione avrà la delega alle politiche sociali e la presindenza delle commissioni politiche giovanili e politiche europee.
Due anni più tardi, nel 2009, si candida al Comune con la lista Democrazia Popolare e sostiene Gino Di Bartolomeo.
Arriva il 2011 e Tramontano si candida alle provinciali di Campobasso con la lista dell’Udeur, venendo eletto con il Presidente Rosario De Matteis.
Per cinque anni ricoprirà la carica di assessore con delega al turismo. Alla fine del mandato torna a candidarsi alle amministrative comunali con al lista civica Città Amica, con il candidato sindaco Michele Scasserra.
Ma nel 2016 ripensa alla provincia, presenta una lista in appoggio ad Antonio Battista, salvo poi ritirarla all’ultimo minuto.
Per le elezioni amministrative di quest’anno, la stampa locale ha parlato di lui come possibile guida della coalizione di centrodestra, a 15 anni dal suo inizio con i Ds. “Tramontano.
Una persona vera”, diceva il suo primo santino elettorale.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Maggio 16th, 2019 Riccardo Fucile
E A UN 71 ENNE CHE AVEVA ESPOSTO UNO STRISCIONE E’ STATO CONTESTATO IL REATO DI “MANIFESTAZIONE SEDIZIOSA” DOPO AVERLO PURE AMMANETTATO
Continua la guerra agli striscioni della Polizia di Stato (o del Ministero dell’Interno?).
Che siano esposti sui tetti o al secondo piano devono essere rimossi per non rischiare di turbare l’ordine pubblico.
È successo a Salerno, è successo a Brembate dove sono addirittura intervenuti i Vigili del Fuoco con un’autoscala ed è successo a Carpi dove due giorni fa c’era Matteo Salvini per un comizio. Eppure proprio Carpi il ministro dell’Interno ha detto che a lui «non danno fastidio, i fischietti i Bella Ciao».
Ma non è che le cose nel mondo reale, quello fuori dai bacioni di Salvini e gli inviti a cantare tutti assieme La Locomotiva poi vadano davvero così.
Ad esempio ieri a Carpi due ragazzi sono stati fermati perchè andavano in giro con due cartelloni arrotolati. Cosa c’era di così pericoloso su quei cartelloni?
Su uno c’era una citazione da una canzone di De Andrè e su un altro quello di una canzone di Caparezza.
Insomma niente di offensivo, anche perchè i cartelloni erano ancora arrotolati e i due ragazzi non si trovavano nemmeno nella piazza dove c’era il comizio. Se le avessero scritte sugli zainetti, come si usa fare al liceo cosa sarebbe successo?
Forse la Digos sa già quali sono i cartelloni che Salvini trova divertenti e quelli invece che non lo sono abbastanza.
Certo sorprende che non si possa criticare liberamente — senza essere identificati — un ministro della Repubblica che ha fatto dei toni accesi e della violenza verbale la cifra della sua azione politica.
Senza dubbio la Polizia ha tutto il diritto di chiedere i documenti a chiunque, ed un cittadino ha l’obbligo di ubbidire, ma è alquanto curioso che quando c’è Salvini in città non si possa fare una cosa che altrimenti verrebbe tranquillamente ignorata.
Eccesso di zelo? Forse no visto un altra scenetta di cui è stata protagonista ieri la Polizia.
Il pericoloso (e illeggibile) striscione di Carpi che ha fatto arrestare un 71enne
Protagonista di quest’altro episodio è stato un 71 enne che mentre Salvini era in piazza era salito sul tetto di un palazzo — l’abitazione di alcuni parenti — per esporre uno striscione. Secondo le agenzie di stampa sul manifesto “erano riportate parole offensive”.
Quasi immediatamente sono arrivati gli uomini della questura di Carpi che sono entrati nell’abitazione privata e dopo essere saliti sul tetto hanno fatto togliere lo striscione, sequestrato il megafono con il quale l’uomo stava urlando alcuni slogan e arrestato il 71enne portandolo via in manette.
La persona arrestata è un pensionato, si chiama Umberto ed è un attivista del Centro di Documentazione Iskra (“La scintilla”, dal nome dell’omonimo quotidiano russo) di via Lincoln a Carpi. Come riferisce Modena Senza Quartiere l’uomo è stato trattenuto in questura per oltre 3 ore ed è stato successivamente rilasciato con una denuncia per grida e manifestazioni sediziose (art. 654 cp).
Eppure quando l’attivista è saluto sul tetto, circa alle 20:30, il comizio elettorale di Salvini era già finito (era iniziato alle 19e30 come testimonia la diretta su Facebook sulla pagina di Salvini). Un comizio che — racconta qualcuno su Facebook — si è svolto in un clima di irreale militarizzazione della città bloccata per ore prima e dopo l’arrivo di Salvini dagli uomini della Polizia di Stato.
Ma quali erano le parole offensive scritte sullo striscione? Striscione che come spiega Umberto in un video era già stato esposto in occasione di manifestazioni e banchetti informativi in città ?
Leggerlo non era certo facile da terra, infatti nel video si vede uno striscione bianco ma le scritte — molto fitte — non si distinguono. Chissà come hanno fatto quelli della Digos a capire che “era contro Salvini”.
Si legge “fuori tutti dai coglioni”, che è offensivo ma è quello che dice da sempre la Lega da quel fà¶ra da i ball di Umberto Bossi alle ruspe di Salvini.
C’è poi un messaggio alle “istituzioni”: “diritti negati, sfruttamento, frantumazione sociale, violenza ai migranti e guerra: è l’essenza del fascismo monopolistico di Stato. Da destra a “sinistra” servi e burattini della cricca istituzionale”.
Difficile leggere un attacco diretto a Salvini.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Maggio 16th, 2019 Riccardo Fucile
AI BALCONI DELLA CITTA’ LENZUOLA E MANIFESTI CONTRO IL LEGHISTA, ALLE 18 UN CORTEO
Matteo Salvini tra poche ore è Napoli. Non è la prima volta e non sarà l’ultima.
Ma la visita del vicepremier, in città per presiedere un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, arriva nel pieno della “rivolta degli striscioni”, così come è stata definita la protesta che sta toccando molte città italiane.
Da Milano a Carpi, passando per Firenze e Campobasso: dopo il caso del manifesto critico tolto dai vigili del fuoco da un balcone a Brembate, in provincia di Bergamo, la sfida al ministro leghista ha conosciuto decine di altri casi.
E ha toccato, com’era immaginabile, anche la città partenopea dove la creatività e l’ironia trovano nella contestazione politica e sociale l’espressione migliore.
E così, le foto degli striscioni contro Salvini a Napoli hanno iniziato a fare il giro del web. Su un lenzuolo bianco, esposto da un balcone già il 15 maggio, alla vigilia della visita, si legge: “Salvini non sei il benvenuto. P.s. per la Digos: torno alle 20”.
Critico ma corretto, verrebbe da dire.
Su un altro è impresso il ricordo dei giudizi di Salvini sui terroni: “Napoli non si Lega”.
“Restituisci i 49 milioni”, è l’avviso esposto da un altro cittadino. Un altro, forse con una vena di nostalgia borbonica, rilancia: “Salvini cerchi voti al Sud per portare i soldi al Nord”.
E, ancora, gli attivisti dell’ex Opg hanno anche realizzato un video parodia sul pupazzetto di Zorro rubato a Salvini.
Alle 18 – fanno sapere sempre gli attivisti – partirà una manifestazione di protesta da largo Berlinguer, davanti all’ingresso della metropolitana di Toledo.
Napoli si “arma” oggi di ironia per cavalcare l’onda della resistenza critica. Del resto è già accaduto in passato, in occasioni molto più delicate.
(da agenzie)
argomento: Napoli | Commenta »
Maggio 16th, 2019 Riccardo Fucile
I MINISTRI M5S GUIDANO CON 72 VOLI, IL 62% DEL TOTALE: “MA NON AVEVANO DETTO CHE NON AVREBBERO MAI PRESO AEREI DI STATO?”
“In soli dieci mesi i ministri del governo M5S-Lega hanno viaggiato 116 volte sui voli di Stato. Lo dicono i numeri ufficiali pubblicati sul sito di Palazzo Chigi, ai quali vanno aggiunti i voli del premier Conte per i quali non è prevista pubblicazione.
Il record ce l’hanno i ministri M5S con 72 voli, il 62% del totale”. Lo scrive su facebook Michele Anzaldi, deputato del Pd.
“In testa – prosegue – la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, con 66 tratte blu, ma ha volato con la Flotta di Stato (4 tratte a marzo Roma-Bruxelles) anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che in passato si vantava di viaggiare solo coi voli di linea. Per Salvini 22 voli con la Flotta di Stato, ai quali si aggiungono almeno altrettanti individuati da ‘Repubblica’ con aerei della Polizia e dei Vigili del Fuoco per i quali non è prevista pubblicazione, e sui quali la Corte dei Conti avrebbe aperto un fascicolo di indagine, stando a quanto rivelato dal quotidiano.
“Le chiacchiere di Di Maio e del M5S si infrangono contro i numeri ufficiali. Non avevano detto che non avrebbero mai viaggiato sugli aerei di Stato? Quante volte li abbiamo sentiti pontificare in maniera propagandistica contro il governo Renzi, anche con la campagna diffamatoria sull’Airbus di Stato? Erano solo chiacchiere. Anche in Italia, come nel resto del mondo, i ministri continuano a viaggiare con la Flotta di Stato”.
“Prendono aerei blu non soltanto ministri, come la titolare della Difesa, che possono avere ragioni di sicurezza maggiori dovute al ruolo, ma anche titolari di deleghe meno pesanti, come il ministro M5s dell’Ambiente Sergio Costa e la ministra leghista senza portafoglio agli Affari regionali, Erika Stefani.
Ecco la classifica dei voli di Stato nei primi dieci mesi di Governo M5s-Lega, da giugno 2018 a marzo 2019: Trenta 66, Salvini 22, Tria 10, Moavero 9, Bonafede 4, Stefani 3, Costa 2. Totale: 116”, conclude Anzaldi.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Maggio 16th, 2019 Riccardo Fucile
LA PROVA IN UN FILMATO: “ATTO ARBITRARIO DELLE FORZE DELL’ORDINE”
Hanno risposto al calcio di un poliziotto: per questo quattro attivisti No Tav accusati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni e oltraggio sono stati assolti dal tribunale di Torino. I loro legali spiegano che il giudice ha riconosciuto nel loro comportamento la reazione all’atto arbitrario di pubblico ufficiale. La non punibilità è stata concessa a uno degli imputati, gli altri sono stati assolti.
“Sono soddisfatta – commenta l’avvocata Valentina Colletta – da una decina di anni nei processi relativi a conflitto sociale e in particolare in quelli che coinvolgono militanti No tav chiedo che sia riconosciuto l’atto arbitrario commesso dalle forze dell’ordine poste a protezione del cantiere e per la prima volta il tribunale lo ha riconosciuto”.
I fatti risalgono al 3 ottobre 2015 quando cinque europarlamentari si presentarono al cantiere di Chiomonte insieme a una cinquantina di attivisti No Tav della Valle di Susa. Le forze dell’ordine si posizionarono in modo da impedire alla comitiva di varcare un ponte su un corso d’acqua.
Dopo una trattativa fu permesso il passaggio a uno dei parlamentari (accompagnato da un piccolo gruppo di No Tav). In seguitò però avvenero degli scontri.
Le difese (avvocati Danilo Ghia, Lea Fattizzo e Valentina Colletta) hanno sostenuto, basandosi anche su dei filmati, che in alcune circostanze gli agenti hanno travalicato i limiti delle loro attribuzioni, scalciando e utilizzando gli scudi in dotazione in modo inappropriato. E il giudice ha dato loro ragione.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Maggio 16th, 2019 Riccardo Fucile
MAI STATO ESPULSO DALLA MELONI
Luca De Marchi, il consigliere comunale mantovano di Fratelli d’Italia che voleva organizzare una distribuzione di frittelle solo per i bambini italiani, è indagato per diffamazione.
All’epoca Giorgia Meloni invitò il consigliere ad annullare l’iniziativa perchè la giudicava inopportuna, e alla fine De Marchi rinunciò.
Ora la situazione per lui si complica, racconta Il Fatto:
L’inchiesta è stata avviata a seguito della denuncia presentata da Aleksandra Matikj, presidentessa del “Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione”commenta: “De Marchi è stato infatti querelato dal “Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione”.
“Quello che è successo ha dell’incredibile. Facciamo ancora fatica a comprendere come sia stato possibile arrivare a discriminare i bambini solo perchè nati in un altro Paese. Sbalorditi, abbiamo denunciato — aveva detto Aleksandra Matikj, presidentessa — La nostra querela per i reati di cui agli artt. 3 comma 1 lettera a della L. 654/1975 (ora trasfuso nell’art. 604-bis comma 1 lettera a del codice penale), 604-bis, 595, 595 comma 3 c.p. è stata presentata presso la Procura di Genova che trasmetterà gli atti a quella di Mantova dove i fatti si sono svolti. Non potevamo stare a guardare, il Consigliere De Marchi non si è nemmeno scusato, anzi… dopo essere stato ripreso dalla loro leader Giorgia Meloni che a proposito si era subito dissociata pretendendo da lui una marcia indietro, ha addirittura dichiarato: «Ho annullato l’iniziativa… Ma non chiedo scusa!»
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »