Maggio 21st, 2019 Riccardo Fucile
SI DIMENTICA CHE DOVEVA ESSERE LUI A RIMPATRIARLO E NON L’HA FATTO, I GRILLINI GLIELO RICORDANO: “RESPONSABILITA’ TUA”
Un giovane nordafricano ha appiccato il fuoco alla sede della polizia locale di Mirandola,
nel Modenese, causando la morte di due signore anziane. Quanto basta per Matteo Salvini per ribadire che bisogna “azzerare l’immigrazione clandestina”.
Ci sarebbe una possibile vendetta o ritorsione dietro il gesto. Il bilancio è di due morti, quattro feriti e una ventina di intossicati.
L’incendio ha provocato un’esplosione che ha coinvolto un appartamento adiacente, al primo piano, dove sono morte le due persone, una signora anziana di 84 anni e la sua badante 74enne, mentre il marito sarebbe in condizioni critiche per il fumo inalato.
Matteo Salvini rimanda subito al tema dei migranti: “Altro che aprire i porti! Azzerare l’immigrazione clandestina, in Italia e in Europa, è un dovere morale: A CASA tutti!” twitta il ministro dell’Interno.
Dichiarazioni che i 5 stelle contestano subito: “Ci auguriamo che quel criminale paghi quel che deve, ma ci sorprende ascoltare dal Viminale esortazioni da campagna elettorale, quando dovrebbe essere proprio il Viminale a chiarire perchè quell’uomo con intenzioni omicide era libero di circolare in giro in Italia fin arrivare ad appiccare il fuoco a degli uffici della Polizia locale. Se fosse stato già rimpatriato oggi non ci troveremmo davanti a questo problema”.
I fatti di Mrirandola dimostrano per l’ennesima vola che la sicurezza di Salvini è di cartone, e lui è così bravo che riesce a fare campagna elettorale sui danni provocati da lui stesso.
Peccato che il responsabile della sicurezza sia lui e peccato che il famoso decreto sicurezza, come tanti avevano detto, è destinato a creare solo più insicurezza perchè spinge verso la clandestinità e l’irregolarità persone che lavoravano su un percorso di integrazione.
Il tutto in un contesto in cui l’isolamento internazionale dell’Italia non riesce a risolvere il problema dei rimpatri. E’ ovvio che chi è in mezzo alla stada diventa uno sbandato incline al crimine.
(da agenzie)
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Maggio 21st, 2019 Riccardo Fucile
UN PASSATO NELLA GUARDIA COSTIERA, POI NELLE GRANDI NAVI DELLA GRIMALDI LINES E INFINE LA SCELTA IDEALE DI GUIDARE L’EQUIPAGGIO DELLA ONG
“Non siamo scafisti, siamo volontari”. Poche parole, una risposta secca alle accuse del ministro Salvini. Arturo Centore, il comandante della Sea Watch ora indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dopo essere riuscito a portare a terra i 65 migranti soccorsi la scorsa settimana a 30 miglia dalle coste libiche, è un duro.
Sa bene cosa significa ricerca e soccorso, sa che un soccorso si deve ritenere concluso solo quando i naufraghi sono a terra in un porto sicuro.
La sua carriera da marinaio l’ha cominciata vent’anni fa proprio sulle unità Sar ( ricerca e soccorso) della Guardia costiera italiana, lavorando fianco a fianco con quegli ufficiali ai quali pochi giorni fa ha chiesto l’autorizzazione a sbarcare in un porto sicuro in Italia.
Era il 1996 quando Centore, come racconta lui stesso spiegando i suoi trascorsi professionali ” ha servito l’Italia” per un anno su una nave della Guardia costiera.
Poi il passaggio alle navi commerciali e l’impiego a bordo delle grandi navi della Grimaldi lines sulle rotte di lunga percorrenza del Nord America, Africa e sud America prima di scegliere di guidare l’equipaggio della Sea Watch 3.
E’ stato lui a sollecitare una rapida soluzione dell’ultimo contestato soccorso, prima decidendo di far rotta verso Lampedusa, “la rotta più vicina e meno vessatoria” dopo aver ricevuto l’intimazione delle motovedette libiche a lasciare l’area Sar e poi domenica, dopo 24 ore di stazionamento davanti al porto, a comunicare l’intenzione di entrare in banchina se entro le 21 non si fosse trovata una soluzione.
“Le persone a bordo sono in condizione di emergenza – la sua ultima comunicazione che ha spinto ad una soluzione veloce – e alcuni minacciando di gettarsi in mare o di fare gesti di autolesionismo”.
(da agenzie)
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Maggio 21st, 2019 Riccardo Fucile
“IL NOSTRO LAVORO E’ APPLICARE LA LEGGE, NON CI INTERESSA IL COLORE DELLA PELLE”
I magistrati della Procura di Agrigento si lasciano scivolare addosso le accuse del ministro
Salvini: “Abbiamo agito in stretto coordinamento con la polizia giudiziaria. Erano tutti informati, tutti – dice il procuratore aggiunto Salvatore Vella, titolare dell’inchiesta – Quello che sorprende è la reazione del ministro. Il nostro lavoro è prendere i cattivi, bianchi o neri che siano. Se, oltre ai trafficanti africani e libici, ne individueremo di europei abbiamo tutte le capacità , la forza e il coraggio di andare avanti. Ma questo clima di tensione, disancorato dalla conoscenza dei fatti, non aiuta”.
Le indagini sul caso SeaWatch ripartono questa mattina al Palazzo di giustizia di Agrigento.
Il comandante della nave Arturo Centore spiegherà come e dove ha salvato i 65 migranti presi a bordo e la rotta seguita fino all’Italia al procuratore aggiunto Salvatore Vella che ha iscritto il suo nome sul registro degli indagati per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, il titolo di reato classico di ogni sbarco, ma non per la violazione della direttiva Salvini, cioè l’articolo del codice della navigazione che impone l’obbedienza ad un ordine impartito da una nave militare, in questo caso la motovedetta della Guardia di finanza che al suo arrivo al limite delle acque territoriali italiane notificò al comandante della Sea Watch la diffida ad entrare.
L’interrogatorio di Arturo Centore avverrà alla presenza dei suoi avvocati Alessandro Gamberini e Leonardo Marini. Le indagini dei pm di Agrigento mirano, come sempre, anche all’individuazione di eventuali scafisti tra i 65 migranti a bordo.
Accertamenti in particolare su due telefoni cellulari trovati ad uno degli immigrati. Uno sembra un satellitare e potrebbe essere quello fornito dai trafficanti per comuunicare la posizione. Di solito questi telefoni vengono buttati via durante la traversata. Dal suo esame e dagli interrogatori degli altri migranti, tutti ospitati nell’hot spot di Lampedusa, potrebbero venire spunti interessanti.
La nave resta nel porto di Licata sotto sequestro probatorio e non preventivo, dunque a disposizione della Procura per la ricerca e la valutazione della documentazione di bordo, compresi le registrazioni delle conversazioni con le sale operative della Guardia costiera.
(da agenzie)
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