Giugno 16th, 2019 Riccardo Fucile
I DATI ISTAT: SI FANNO MENO RIMPATRI DI QUELLI DI MINNITI… E CON LE NUOVE DIRETTIVE DI SALVINI SUI CENTRI DI ACCOGLIENZA L’ANNO PROSSIMO GLI IRREGOLARI SARANNO 700.000 CON UN AUMENTO DI 100.000 UNITA’
«In Italia ci sono circa 600mila irregolari, ma ci vorranno più di 100 anni per rimpatriarli tutti», dice il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, scelto da Lega e MoVimento 5 Stelle e intervenuto ieri alla XXI Conferenza Europea della Fondazione Rodolfo Debenedetti (Rdb), organizzata a Reggio Calabria.
Questo perchè, spiega oggi Repubblica, al respingimento delle richieste d’asilo non corrisponde poi l’espulsione
«L’anno scorso – spiega Blangiardo, incalzato dall’ex presidente dell’Inps e volto di Rdb, Tito Boeri – sono state respinte 45mila richieste di asilo, ma i rimpatri sono stati solo 5mila».
Traduzione, in Italia ci sono 40mila irregolari in più.
E con le politiche restrittive del Viminale, aumenteranno. A detta dell’Ispi, ricorda Boeri, nel 2020 saranno più di 700mila le persone che in Italia non avranno la possibilità di lavorare, affittare una casa o accedere all’istruzione in modo regolare, di fatto costrette all’illegalità .
Attraversare il Mediterraneo poi è diventato molto più pericoloso. Da quando il governo Conte si è insediato il rischio di morte è aumentato in modo esponenziale, dal 2,2% al 10 %.
E sono sempre le fredde cifre – messe insieme nello studio presentato ieri dai ricercatori Francesco Fasani e Tommaso Frattini – a dimostrarlo. Convitato di pietra della giornata di dibattito e riflessione sulla gestione delle migrazioni, il Viminale ne esce malissimo.
I cavalli di battaglia di Matteo Salvini, azzoppati da dati, cifre e statistiche. Bocciate le politiche di respingimento e deterrenza che hanno mandato in soffitta il sistema basato sull’accoglienza.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2019 Riccardo Fucile
LA GIORNALISTA LO GELA: “REPLICARE ALLE RISPOSTE FALSE E’ IL NOSTRO DOVERE”… CAPITAN NUTELLA AMA SOLO I SERVI CHE AMPLIFICANO LE SUE BALLE
Sta facendo scalpore il video di Salvini che risponde istericamente a una giornalista che ha fatto una domanda scomoda sulla Sea Watch: il Ministro ha attaccato la Ong sostenendo che i volontari a bordo sono dei ‘delinquenti’ che hanno chiesto un porto alla Libia e poi lo hanno rifiutato, decidendo di venire in Italia.
Monica Napoli, giornalista di SkyTg24, ha allora fatto notare a Salvini che le cose non stanno proprio così, che la Sea Watch non ha mai chiesto alla Libia di poter sbarcare e che anzi, sono giorni che la linea della Ong è proprio quella di non riportare i migranti salvati in Libia.
Salvini a quel punto sbotta: “lei fa domande o fa politica? Se vuole fare domande si candidi con la sinistra e non faccia i comizi”.
Evita così la domanda, perchè sa di essere nel torto.
Le cose infatti non sono andate come dice lui: è vero che la Sea Watch ha contattato la Libia che ha indicato solo in un secondo momento un porto, ma lo ha fatto perchè il salvataggio è avvenuto in acque Sar libiche (che non sono le acque territoriali ma le acque Search and Rescue, ‘ricerca e soccorso’, di competenza della cosiddetta Guardia Costiera Libica).
La Commissione Europea e le Nazioni Unite, come è ormai noto a tutti, hanno dichiarato la Libia porto non sicuro, smentendo lo stesso Salvini che aveva dichiarato il contrario nel marzo di quest’anno.
La comunicazione della Sea Watch alla Libia era un atto dovuto nella forma, tanto che la stessa comunicazione è stata inviata nello stesso momento a Malta e all’Italia.
La Sea Watch, come impone il diritto internazionale in materia di salvataggi in mare, ha l’obbligo di riportare i migranti nel più vicino porto sicuro, che era Lampedusa. Nessuna decisione, quindi, ma semplice applicazione delle regole in virtù del fatto che la Libia, checcè ne dica Salvini, non è un porto sicuro.
La giornalista attaccata in questo modo per aver fatto il suo lavoro ha scritto poi su twitter: “fare le domande è il nostro mestiere, replicare alle risposte errate è un dovere”.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2019 Riccardo Fucile
CAPITAN FRACASSO ANCORA UNA VOLTA NASCONDE AGLI ITALIANI LA VERITA’, ALTRO CHE SCAMBIO A COSTO ZERO
Mentre i porti restano chiusi, come Matteo Salvini ricorda quotidianamente, gli aeroporti non lo sono affatto. E la Germania li usa per riportare i dublinanti sul loro paese d’origine.
Secondo i dati più aggiornati del ministero del suo omologo tedesco, Horst Seehofer, le richieste di trasferire profughi in Italia sono in vertiginoso aumento.
Nel primo trimestre del 2019 sono state ben 4.602, il 33% del totale delle domande fate arrivare a tutti i partner Ue. Soprattutto, un boom del 50% rispetto al trimestre precedente (tra ottobre e dicembre erano state 2.979 le richieste a Roma, il 25,4%). Racconta Tonia Mastrobuoni su Repubblica:
Ma anche gli “ok” del ministero di Salvini a Seehofer stanno crescendo: 3.540 tra gennaio e marzo contro i 2.629 del periodo precedente. E i trasferimenti effettivi? Avvengono a ritmo regolare: sono stati 1.114 tra novembre e marzo, 557 a trimestre, il 28% circa del totale.
Tanto che nella recente conferenza dei ministri dell’Interno dei Land, il Baden-Wuerttenberg ha chiesto che riprendano anche quelli via charter, quelli scoperti da Repubblica nell’estate del 2018 e sospesi per un po’.
Peraltro, sempre secondo i numeri ufficiali del governo aggiornati a qualche giorno fa, a Salvini non è convenuto affatto il rifiuto di sottoscrivere l’accordo bilaterale che Seehofer ha firmato ad esempio con la Grecia, sempre l’estate scorsa.
Il nostro ministro dell’Interno aveva sempre tuonato che l’intesa sarebbe dovuta avvenire “a somma zero”, insomma per ogni “dublinante” accolto, uno sarebbe dovuto partire.
E invece, da allora i rifugiati che vengono trasferiti dalla Grecia alla Germania per esempio per ricongiungimento familiare sono molti di più di quelli che tornano nel Paese ellenico.
Per l’Italia è vero il contrario: la somma è pesantemente negativa. Tra gennaio e marzo, a fronte di 557 trasferimenti all’Italia, verso la Grecia ne sono avvenuti 4. Viceversa, Berlino ha accettato dall’Italia 45 trasferimenti, neanche un decimo di quelli rispediti nel nostro Paese.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2019 Riccardo Fucile
UNA FRASE ESTRAPOLATA TAGLIANDO LA PARTE PRECEDENTE E FACENDO UN TAGLIA E CUCI PER LASCIARE PASSARE UN MESSAGGIO DISTORTO DEL PONTEFICE
Ci risiamo: nella disperata ricerca di posizioni “autorevoli” a sostegno della cinica gestione dei flussi migratori provenienti dalle coste dell’Africa, torna ancora una volta papa Giovanni Paolo II. E, tanto per cambiare, è di nuovo il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio a tentare di presentare il pensiero del Pontefice polacco come una sorta di “salvinismo ante litteram”. In maniera completamente errata, ca va sans dire.
Tramite i suoi profili social, infatti, Matteo Salvini ha rilanciato una card contenente una citazione di San papa Giovanni Paolo II, senza dubbio uno dei pontefici più amati della storia recente.
La card, tratta dall’esortazione apostolica post sinodale Ecclesia in Europa del 28 marzo 2003, recita: “È responsabilità delle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi”.
Letta in questo modo, sembra quasi un endorsement postumo alla linea del Viminale in materia di sbarchi, oltre che un pensiero radicalmente diverso da quello dell’attuale papa, paladino dell’accoglienza e dei porti aperti.
Ma le cose stanno realmente così? Papa Wojtyla avrebbe apprezzato la politica dei porti chiusi e un decreto sicurezza bis che criminalizza i soccorsi in mare e l’accoglienza dei migranti
Ecco, cominciamo col dire che non è la prima volta che questo passaggio tratto da Ecclesia in Europa viene utilizzato per la campagna “contro” l’accoglienza dei migranti. Già lo scorso anno, in pieno caso Aquarius, la card con il volto del pontefice polacco aveva avuto una grande diffusione sui social network. E che venga riutilizzata in concomitanza del caso Sea Watch 3, con Salvini che ha appena firmato la direttiva per impedire transito e sbarco della nave con a bordo oltre 50 persone, non è certamente un caso.
Avvenire aveva già ricostruito come si trattasse però di una indebita strumentalizzazione, evidenziando tutto ciò che non quadrava nell’operazione “Wojtyla paladino del salvinismo”.
Prima di tutto, spiegava Mimmo Muolo oltre un anno fa, la frase è inserita nel quinto capitolo di Ecclesia in Europa, una parte interamente dedicata al tema della solidarietà , della carità , in cui compaiono decine e decine di passaggi che parlano dell’aiuto ai poveri, del sostegno ai deboli e dell’accoglienza.
Ma il punto centrale è che il taglia e cuci salviniano distorce completamente il ragionamento di Giovanni Paolo II, perchè omette la frase immediatamente precedente. Ovvero questa:
Ciascuno si deve adoperare per la crescita di una matura cultura dell’accoglienza, che tenendo conto della pari dignità di ogni persona e della doverosa solidarietà verso i più deboli, richiede che ad ogni migrante siano riconosciuti i diritti fondamentali
Pari dignità , doverosa solidarietà , diritti fondamentali di “ogni migrante”… Comincia a essere molto meno leghista questo Wojtyla.
Ma non basta, perchè l’incipit del paragrafo, quello che indirizza il ragionamento, è ancora più netto:
“Di fronte al fenomeno migratorio, è in gioco la capacità , per l’Europa, di dare spazio a forme di intelligente accoglienza e ospitalità . È la visione “universalistica” del bene comune ad esigerlo: occorre dilatare lo sguardo sino ad abbracciare le esigenze dell’intera famiglia umana. Lo stesso fenomeno della globalizzazione reclama apertura e condivisione, se non vuole essere radice di esclusione e di emarginazione, ma piuttosto di partecipazione solidale di tutti alla produzione e allo scambio dei beni.
Con queste informazioni di contesto, si capisce meglio come si tratti di un invito di senso diverso: l’accoglienza “intelligente”, che tenga conto dei diritti individuali e delle esigenze di tutti.
Concetto espresso più volte dallo stesso Bergoglio (e peraltro neanche coincidente con quello che guida l’operato di molte ONG): “Occorre un impegno comune nei confronti di migranti, profughi e rifugiati che consenta di dare loro un’accoglienza dignitosa […] D’altra parte, gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti”.
Mai, in alcun caso, nè Bergoglio nè Woytjla hanno messo in secondo piano la salvaguardia della vita umana e il “sacro dovere” dell’assistenza ai deboli.
(da Fanpage)
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Giugno 16th, 2019 Riccardo Fucile
L’USCITA DI DI MAIO PUO’ PENALIZZARE GLI AZIONISTI
La SEC, ovvero l’organo di controllo delle società quotate nella Borsa degli Stati Uniti, indaga sul caso Whirlpool e segnatamente sulla minaccia, da parte di Di Maio, di togliere i contributi pubblici all’azienda in caso di chiusura del sito di Napoli.
Mentre è ormai appurato che Di Maio sapesse dai primi di aprile dell’intenzione di Whirlpool di cedere lo stabilimento campano a un acquirente terzo, peraltro individuato nella PRS di Gian Battista Ferrario (ex manager della Italcementi), al ministero ancora si interrogano su perchè il ministro abbia negato di conoscere da tempo le intenzioni dell’azienda nonostante il suo capo di gabinetto Giorgio Sorial abbia organizzato contatti e incontri con Invitalia per definire la questione.
Intanto il social media manager di Giggetto cambia discorso e parla di Zanda per non parlare di Whirlpool.
Ma soprattutto, racconta oggi Il Mattino, la commissione statunitense di controllo delle attività borsistiche ha scritto all’investor relator della multinazionale, che è quotata a New York, per avere lumi sulle minacce di Luigi Di Maio di tagliare 50 milioni di contributi pubblici.
Due le motivazioni dietro la mossa della Sec, in verità poco interessata al futuro dei 412 dipendenti assunti a Napoli: l’uscita di Di Maio può penalizzare non poco gli azionisti dell’azienda, visto che i 50 milioni di euro rivoluti dal Mise sono pari a un quinto dell’investimento complessivo, 250 milioni, annunciato in Italia. Tema sempre sensibile per il mercato.
In secondo luogo, a livello regolatorio, 50 milioni di dollari è la soglia minima sopra la quale un’impresa quotata al Nyse è obbligata a comunicare le sue politiche di crescita. Non a caso, al tavolo del 12 giugno al Mise, l’Ad, Luigi La Morgia, ha prima stigmatizzato le ripercussioni sul titolo per le intemerate social del vicepremier, quindi ha chiesto gli atti ufficiali firmati finora dal Mise per girarli alla Sec, per rispondere velocemente e non incorrere in multe o nelle ire del mercato.
Intanto, visto che Whirlpool ha confermato che lascerà la proprietà dello stabilimento, si valutano i nuovi acquirenti: accanto al progetto di Ferrario, tra le dieci proposte valutate,ce ne sarebbe altre due definite molto interessanti: una è stata formalizzata da un gruppo della cantieristica, l’altra da un produttore di componentistica auto.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2019 Riccardo Fucile
POCO MENO DELLA META’ NON E’ IN REGOLA CON I VERSAMENTI… SE SI SCIOGLIESSERO LE CAMERE, I FONDI ANDREBBERO A ROUSSEAU DI CASALEGGIO
155 parlamentari dei 326 M5S in Parlamento sono in ritardo con i pagamenti. Entro il 10 maggio avrebbero dovuto contabilizzare le restituzioni di gennaio e febbraio, ma oltre la metà non l’ha fatto.
Annalisa Cuzzocrea ed Emanuele Lauria spiegano su Repubblica:
Al primo fondo, per il contrasto della povertà educativa infantile, sono andati 970mila euro delle passate restituzioni.
Ma altri 590mila, dovevano andare a un fondo per il diritto al lavoro dei disabili. E 440mila a quello contro la violenza sulle donne.
Non pervenuti perchè quei fondi non sono attivi. Non c’è ancora un codice iban cui versare, almeno a quanto trapela dai direttivi di Camera e Senato.
Che assicurano: è un problema che si risolverà presto. Ma non riescono a fermare i sospetti di molti deputati e senatori, già indispettiti per il fatto che, secondo il regolamento varato mesi fa, i fondi residui che rimarranno sul conto del comitato per le restituzioni andranno, al momento dello scioglimento, all’associazione Rousseau presieduta da Davide Casaleggio.
E quando è previsto lo scioglimento del comitato? Entro 90 giorni dalla fine della legislatura. Se si interrompesse bruscamente, dicono i parlamentari più riottosi, ci sarebbero altri soldi per la già nutrita cassaforte M5S (cui vanno già obbligatoriamente 300 euro al mese per ogni deputato, senatore, membro del Parlamento europeo o consigliere regionale).
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 16th, 2019 Riccardo Fucile
RIGUARDA LE CONSULENZE DEL SUO EX PORTAVOCE PASQUARETTA AL SALONE DEL LIBRO
Chiara Appendino è indagata per concorso in peculato in relazione alle consulenze del suo ex portavoce Luca Pasquaretta al Salone del Libro.
Lo ha annunciato la stessa sindaca ieri sera su Facebook, mentre l’avviso di garanzia consegnato ieri al suo avvocato Luigi Chiappero è il terzo ricevuto dalla sindaca di Torino nei tre anni del suo mandato, dopo quelli per il caso Ream e per piazza San Carlo.
La storia riguarda Pasquaretta, detto Pitbull per il suo atteggiamento non propriamente socievole nei confronti dei giornalisti, il quale dopo essere stato cacciato ha detto che si è preso l’avviso di garanzia destinato alla sindaca: il fatto che si trattasse di una sciocchezza è testimoniato dall’avviso di garanzia di oggi.
Per il pm Gianfranco Colace, titolare del fascicolo, Appendino era informata dell’incarico da 5 mila euro chiesto (e ricevuto) dal suo principale collaboratore dell’epoca, e lo era anche della sua natura fittizia, dal momento che nei 17 giorni della consulenza — durante l’edizione 2017 del Salone — Pasquaretta trascorse almeno dieci ore al giorno in Comune (come dimostrano le bollature) e fu molto presente anche tra gli stand del Lingotto ma sempre seguendo come un’ombra la sindaca.
Pasquaretta faceva parte del trittico che avrebbe dovuto governare Torino insieme a quel talento indiscusso della comunicazione che risponde al nome di Paolo Giordana, che invece era il Rasputin della sindaca: lui è stato beccato a chiamare la municipalizzata dei trasporti torinese per far togliere la multa a un amico.
Pasquaretta è indagato nella vicenda di un evento collegato a Piazza San Carlo, che sta diventando ormai l’evento pubblico attorno al quale ruotano i destini dell’intera giunta grillina.
I pm hanno scoperto che quello di Parco Dora è stato un evento “fantasma”, messo in piedi senza chiedere nemmeno l’occupazione del suolo pubblico e a quanto risulta non ci fu neppure il sopralluogo della Commissione di vigilanza della prefettura, a differenza di quanto avvenne per piazza San Carlo, sebbene la proiezione sotto la tettoia dello strippaggio di Parco Dora fosse inserita nei comunicati ufficiali del Comune.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 16th, 2019 Riccardo Fucile
VENDEVANO ROLEX INESISTENTI… AVEVANO FONDATO UNA LINEA DI ABBIGLIAMENTO, TRA LE VITTIME ANCHE GEORGE CLOONEY
Avevano commesso molte truffe, una delle quali addirittura ai danni di George Clooney, creando una linea di abbigliamento a nome della star, ignara di tutto.
E poi fingevano di vendere Rolex, ma inviavano alle loro vittime pacchi di sale e così via. Ora gli “Italian Bonnie & Clyde” sono stari arrestati a Pattaya (Thailandia) dagli agenti dell’Interpol di Roma e di una squadra speciale della Crime Suppression Division della Royal Thai.
Francesco Galdelli e Vanja Goffi erano ricercati per reati contro il patrimonio: la coppia ha commesso ingenti truffe in Italia.
La coppia è stata sorvegliata dai poliziotti thailandesi sia con pedinamenti sia con l’aiuto di un drone. Il 25 luglio 2014 Galdelli era già stato arrestato nel Dusit Thani Hotel di Pattaya, in un’operazione sempre coordinata dall’Interpol.
Il giorno dopo il suo fermo però, nel corso di un processo per rispondere di reati minori riguardanti il suo soggiorno illegale nello Stato, era riuscito a evadere dal Tribunale al termine dell’udienza.
L’inchiesta interna, aperta dopo una dura lettera di protesta inviata dall’ambasciatore italiano al capo della Royal Thai Police, aveva scoperto che l’uomo aveva corrotto le guardie carcerarie pagando loro la somma di 20.000 Thai Baht (circa 500 euro). Tutto il personale della Polizia Penitenziaria riconosciuto responsabile dell’evasione è stato poi arrestato e destituito dal servizio.
Dopo anni di indagini e grazie ai pedinamenti i poliziotti sono finalmente riusciti ad individuare il loro nascondiglio, un lussuoso villino a Pattaya.
Dopo aver circondato l’edificio, i poliziotti hanno fatto irruzione e hanno arrestato la coppia. I due sono stati trasferiti nel Centro di detenzione dell’Immigration Bureau di Pattaya, in attesa dell’estradizione.
(da agenzie)
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