Luglio 15th, 2019 Riccardo Fucile
TERRIBILI IMMAGINI SUI TRATTAMENTI DA TRIBUNALE INTERNAZIONALE: QUESTI SONO GLI STATES DEI CRIMINALI SOVRANISTI
Nelle gabbie come animali. Sono esseri umani. E sono nelle mani di quello che si definisce uno stato democratico e che per alcuni anni ha provocato guerre e stragi con la sua fissazione di voler ‘esportare’ la democrazia nel mondo, ma ovviamente solo in quei paesi che considerava strategicamente interessanti,
Ma quello che sta accadendo negli Stati Uniti di Donal Trump, il miliardario che vive nel lusso e che disprezza i poveri, è da denuncia al tribunale internazionale.
Le testimonianze di chi ha assistito a quegli orrori fanno accapponare la pelle;: “erano urla di bambini e bambini piccoli. Ho parlato con un papà di una ragazza malata di 6 mesi. Era arrossita, svogliata, i suoi piccoli pugni erano strettamente legati alla sua maglietta. Influenza, meningite, tifo, pidocchi e altro”
Nei giorni scorsi Alexandria Ocasio-Cortez, membro democratico del Congresso degli Stati Uniti, era andata insieme a un gruppo di deputati, a Clint, in Texas, dove si trova un centro di detenzione per migranti catturati al confine con il Messico.
La deputata ha denunciato che le guardie di confine, le Control Border Patrols (Cbp) sono state “fisicamente e sessualmente minacciose” anche nei suoi confronti e degli altri deputati, arrivando anche a ridere di loro. Ocasio-Cortez ha raccontato che dopo aver riportato la vicenda ai superiori, si è sentita rispondere che “i soldati sono sottoposti a forte stress”.
“Gli agenti tengono le donne nelle celle senza acqua e le costringono a bere l’acqua del water” ha scritto ancora la deputata.
Questi sono crimini contro l’umanità . Non degni di una democrazia.
(da Globalist)
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Luglio 15th, 2019 Riccardo Fucile
“I TEMPI DELLA MANOVRA LA DECIDO IO”
C’è sempre un caso Siri. Stavolta non è una questione giudiziaria, ma politica. Questa volta non
c’è scusa che tenga. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha pubblicamente manifestato la sua indignazione per il vertice organizzato al Viminale tra Matteo Salvini e le rappresentazioni sindacali, alla fine del quale sono state fatte anche alcune anticipazioni sulla manovra economica. Al tavolo, c’era anche Armando Siri, il sottosegretario leghista indagato per corruzione.
Questa volta «si entra sul terreno della scorrettezza istituzionale», afferma deciso Giuseppe Conte commentando l’inusuale vertice organizzato al Viminale.
Uno sconfinamento che avviene laddove « qualcuno pensa che non solo si raccolgono istanze da parte delle parti sociali ma anticipa dettagli di quella che ritiene che debba essere la manovra economica».
Il riferimento è al vertice andato in scena al Viminale tra il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, i sindacati e Armando Siri. L’intento era di spiegare ai rappresentanti sindacali la flat tax, e infatti alla fine del vertice sono trapelate delle anticipazioni.
Ognuno però deve tornare a stare al proprio posto, sembra bacchettare il premier: «La manovra economica viene fatta qui dal presidente del Consiglio con il ministro dell’Economia, con tutti gli altri ministri interessati — ha infatti aggiunto Giuseppe Conte- Non si fa altrove, non si fa oggi e i tempi, tengo a precisarlo, li decide il presidente del consiglio, sentiti gli altrui ministri in primis il ministro dell’economia. I tempi non li decidono altri».
Inoltre, fanno sapere dallo staff del premier, Conte sta ancora aspettando da diverse settimane che la Lega indichi i delegati da far sedere al tavolo sulla manovra economica: ma di nomi, ancora dal Carroccio non ne sono stati fatti.
Ma a far infuriare Conte è anche la presenza di Armando Siri, il sottosegretario che più di tutti ha messo a dura prova la tenuta del governo giallo verde. «Se la logica dell’incontro al Viminale è di un incontro politico, ci sta bene la presenza di Siri. Se è la logica di un incontro governativo, non ci sta bene la presenza di Siri».
Una bacchettata in piena regola quella del premier, e a poco è valsa la mediazione del Movimento 5 Stelle che ha ridimensionato il vertice ad un incontro «politico e non di governo» nel tentativo di proteggere in parte il partner di governo usando le stesse parole del presidente del Consiglio.
E la presenza di Siri ne sarebbe appunto una prova. Dal PD però piovono le critiche: i grillini accusati di «doppia moralità » e di «pagliacciata», rispettivamente da Debora Serracchiani e Nicola Zingaretti, mentre Antonio Misani ironizza: « Rimane inspiegabile l’esclusione dall’incontro di Gianluca Savoini, il massimo esperto della Lega in materia di commercio internazionale…»
(da agenzie)
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Luglio 15th, 2019 Riccardo Fucile
ERA TRA I FONDATORI DELLA SERENISSIMA GRAN LOGGIA D’ITALIA
Gianluca Meranda, l’avvocato presente insieme a Savoini all’hotel Metropol e coinvolto nei presunti fondi russi della Lega, è stato allontanato dalla Serenissima Grand Loggia d’Italia nel 2015, come ha fatto sapere il Gran Maestro Massimo Criscuoli Tortora: “con riferimento alla situazione evidenziata dalla Magistratura su presunti reati internazionali del Signor Meranda e di altri nella vicenda “Fondi russi alla Lega” e per amore della Trasparenza e della Verità , si precisa che il signor Gianluca Meranda non è più membro della Serenissima Gran Loggia d’Italia dall’autunno del 2015, in quanto è stato espulso dall’Obbedienza con Decreto Magistrale, comunicato a tutte le Potenze Estere, ciò a prescindere da un effettivo coinvolgimento del predetto in fatti che possano avere rilevanza penale che non compete alla nostra Istituzione accertare”.
“Pertanto – continua la nota – la Serenissima Gran Loggia d’Italia non ha più nulla a che fare con il predetto personaggio da ben quattro anni. La Fondazione Massonica, di cui il Signor Meranda era uno dei soci fondatori, proprio a seguito della sua espulsione e di altre situazioni con ex membri che invece lo hanno seguito nel suo percorso successivo all’espulsione, era stata immediatamente bloccata nella sua operatività e non aveva mai iniziato alcuna attività , non potendo provvedere alla sua chiusura. per mancanza del numero minimo previsto dallo statuto”.
(da agenzie)
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Luglio 15th, 2019 Riccardo Fucile
LA PETIZIONE SU CHANGE HA GIA’ SUPERATO 200.000 FIRME…. LA MOZIONE DI SFIDUCIA METTEREBBE IN DIFFICOLTA’ IL M5S
Matteo Salvini continua a non rispondere ai giornalisti sul caso Savoini e il Russiagate in salsa
leghista. A quanto pare il vicepremier e ministro dell’Interno non ha alcuna intenzione di rispondere nemmeno in Aula.
Forse pensa che siano tutti pettegolezzi giornalistici, come ha detto anche la Presidente del Senato Casellati. Eppure perfino Luigi Di Maio ieri ha scritto che «quando il Parlamento chiama, il politico risponde, perchè il Parlamento è sovrano e lo dice la nostra Costituzione».
Certo, il vicepremier M5S non nomina mai la Lega e nemmeno Salvini, ma è chiaro che sta parlando di quella trattativa al tavolo dell’hotel Metropol di Mosca.
Eppure ne avrebbe di cose da spiegare il ministro dell’Interno. A partire dall’invito di Savoini alla cena con Putin a Villa Madama del 4 luglio scorso.
Salvini ha detto di non averlo invitato lui. In un primo momento Palazzo Chigi ha tentato di scaricare la responsabilità sull’ISPI. È venuto fuori che ad invitare il presidente dell’associazione Lombardia Russia era stato Claudio D’Amico, ex deputato leghista, “responsabile progetti” per Lombardia Russia che oggi ricopre il ruolo di consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vicepremier Matteo Salvini.
D’Amico è anche assessore con delega alla “Polizia locale e Protezione civile — alle politiche dei diritti umani e tutela del cittadino — alla cooperazione internazionale e al turismo — alla sicurezza — alle politiche abitative — alla gestione del demanio e patrimonio” del Comune di Sesto San Giovanni.
D’Amico era presente alle ultime due edizioni del World Congress of Families, quella del 2018 a Chisinau e quella del 2019 a Verona.
In attesa che il ministro neghi di conoscere D’Amico e parli di un’iniziativa personale da parte di un suo stretto collaboratore è evidente che la mail di invito per Savoini è partita proprio dagli uffici di Salvini.
Ma secondo il titolare del Viminale non c’è niente su cui rispondere. Eppure siamo ancora qui in attesa che il ministro produca i documenti riguardo il personale che lo ha accompagnato durante i suoi viaggi a Mosca. Si potrebbe iniziare con lo spiegare cosa ci facesse Gianluca Savoini al tavolo del bilaterale del luglio 2018 quanso Salvini si incontrò con il ministro dell’Interno russo.
All’epoca su Facebook la pagina dell’Associazione Lombardia Russia attaccava i “cercatori di scoop da quattro soldi” che “devono guadagnarsi la paga dei loro padroni globalisti” e rammentava che Savoini “è iscritto alla Lega dal 1991”.
Significa forse che l’unica ragione per cui il presidente di Lombardia Russia era a Mosca è dovuta al fatto che è tesserato da oltre vent’anni? Quanti altri tesserati storici della Lega partecipano abitualmente ad incontri di quel livello?
Nel Partito Democratico c’è chi — come il deputato Michele Anzaldi — chiede che venga presentata una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell’Interno (una petizione su Change.org per chiedere la sfiducia ha già raggiunto le 200mila sottoscrizioni). L’opposizione non ha i voti necessari per sfiduciare Salvini, ma la mozione di sfiducia, se e quando arriverà in Aula potrebbe mettere in difficoltà la maggioranza.
Che cosa voteranno infatti i parlamentari del MoVimento 5 Stelle? È quasi scontato che — così come hanno salvato Salvini sulla Diciotti — lo salveranno anche questa volta, magari dopo aver fatto la solita votazione farsa su Rousseau.
Ma vale la pena qui ricordare di quando il M5S presentò una mozione di sfiducia individuale contro la ministra delle riforme del Governo Renzi Maria Elena Boschi sui presunti favoritismi nei confronti del padre e di Banca Etruria.
Anche in quel caso la questione di eventuali passaggi di denaro era marginale. Il punto era politico, vale a dire il presunto conflitto d’interessi nella vicenda Etruria. Renzi difese a spada tratta la Boschi, la sfiducia venne respinta ma forse fu proprio nel dicembre del 2015 che iniziò il declino del premier.
Il MoVimento 5 Stelle sa che nell’affaire Metropol non è rilevante il fatto che la trattativa non si sia conclusa con un passaggio di denaro e che il punto è che ci sia stata, come conferma uno dei partecipanti.
E finchè Salvini non chiarirà a che livello arriva il coinvolgimento della Lega rimarrà sempre il dubbio che Savoini non abbia agito per suo conto.
Fino a che punto il M5S potrà continuare a reggere il moccolo a Salvini e soprattutto a perdere voti? È nell’interesse del Governo e del M5S che Salvini faccia chiarezza.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 15th, 2019 Riccardo Fucile
PERCHE’ SALVINI DEVE DIMETTERSI
Gli osservatori di politica internazionale individuano nelle mosse più recenti sia di Trump che di Putin un ritorno allo stile, se non ai contenuti, della guerra fredda.
A dispetto delle analisi sullo spostamento irreversibile dell’asse geopolitico, non è il Pacifico nè l’Estremo Oriente il luogo del conflitto. Il centro torna a essere l’Europa e con essa, in buona parte, l’area dei Paesi del Mediterraneo. La Cina, al momento, non entra in questo gioco.
Ora, appunto, in tale contesto che ricorda da vicino la guerra fredda, un Paese cardine dell’Alleanza atlantica s’impantana nello scandalo – se i riscontri giudiziari dovessero confermarlo – di un partito che traffica con i suoi uomini su possibili commesse petrolifere, avendo come obiettivo l’accaparramento di royalties (ovvero di tangenti) finalizzate all’assalto del potere e alla dislocazione dell’Italia nel fronte anti-sanzioni, dunque in appoggio alle pressanti richieste di Mosca.
Uno scenario inquietante. Addirittura il capo di questo partito, oggi al vertice del dicastero degli Interni, si trincera dietro la cortina fumogena di smentite e divagazioni, pur di fronte a testimonianze a dir poco imbarazzanti.
Salvini da giorni s’arrampica sugli specchi, nega l’evidenza, occulta i fatti, mente a se stesso. Non sente la responsabilità di riferire al Parlamento, nè di spiegare quanto meno al partito, ovvero ai suoi organi dirigenti, la versione che considera corretta.
In passato, quando per esempio venne alla luce la rete della P2, il governo si dimise.
In quel caso non era in discussione la svendita del Paese a una potenza straniera, ma l’onore delle istituzioni richiedeva un gesto forte e inequivocabile. La Dc, per la prima volta dal 1946, perdeva la guida di Palazzo Chigi.
Andrebbe anche ricordato il gesto di Antonio Bisaglia, colpito dal sospetto di aver favorito da ministro dell’Industria il settore delle assicurazioni. Aveva aumentato per legge i premi e sembrò per questo, in forza della sua attività di assicuratore prima del mandato elettorale, in conflitto d’interesse. Sì dimise, benchè il sacrificio fosse ingiustificato.
Altro stile, altri tempi. Cosa dire oggi?
Certo, anche se la pubblica opinione è spinta ad attribuire all’intera vicenda il carattere di un’aggressione ben studiata ai danni della maggioranza, resta il diritto delle opposizioni ad avanzare con forza la richiesta di dimissioni del ministro dell’Interno.
Prima di sapere se regge l’attuale compagine governativa – in democrazia nessuno contesta il potere che deriva dal libero consenso dei cittadini – occorre stabilire o ristabilire il principio di irreprensibilità e correttezza nella condotta di un ministro che ha il dovere costituzionale di servire, anche attraverso la scelta dei suoi collaboratori, i superiori interessi della nazione.
La Lega è chiamata, in conclusione, a un atto di grande responsabilità nei confronti delle istituzioni.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 15th, 2019 Riccardo Fucile
LA GALASSIA DI PERSONAGGI CHE RUOTA ATTORNO AI RAPPORTI TRA LEGA E RUSSIA
Nell’infografica a corredo dell’articolo di Gianluca Paolucci oggi La Stampa riepiloga la galassia
di personaggi che ruota attorno ai rubli alla Lega e all’amicizia tra Matteo Salvini e Vladimir Putin.
Tutto parte dall’Hotel Lotte di Mosca. È lì che, il 17 ottobre 2018 si tiene l’Assemblea di Confindustria Russia. Ospite d’onore: Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell’interno.
Quel giorno, a pochi passi dal Lotte, Savoini viene fotografato con altre due persone a colloquio con il filosofo Alexander Dugin.
Quel giorno passa dal Lotte «per un saluto» anche Bruno Giancotti, imprenditore italiano diventato negli anni un riferimento per Savoini e D’Amico nei loro viaggi a Mosca. Dopo la conferenza Salvini sparisce per 12 ore, malgrado il protocollo segnalasse il suo rientro in Italia in serata.
Il giorno dopo all’hotel Metropol, avviene la trattativa sul gasolio per finanziare la Lega i cui dettagli sono stati diffusi prima dall’Espresso e poi da Buzzfeed. Confindustria Russia è la “creatura” di Ernesto Ferlenghi, numero uno di Eni in Russia, che sta cercando di raccogliere intorno a sè la rappresentanza economica della comunità italiana a Mosca.
Finora prerogativa esclusiva di un pezzo da novanta dei rapporti italo-russi: Antonio Fallico, capo di Banca Intesa Russia, in rapporti assai saldi e di lunga data con il Cremlino e con alcuni degli oligarchi più potenti, come il numero uno di Rosneft, Igor Sechin.
L’intuizione di Ferlenghi, spiega un conoscitore delle vicende, è semplice. Costruire un rapporto — politico, sia chiaro — con Salvini e la Lega, approfittando da un lato delle posizioni filorusse e anti-sanzioni di Salvini e della lontananza di questi da Fallico, dall’altro.
Lontananza perchè i suoi uomini sul territorio, Savoini e D’Amico, frequentano altri giri, che non sono nè quelli di Fallico nè quelli di Ferlenghi.
A tenere i rapporti d’affari dei due sul posto è Giancotti, la cui società condivideva l’indirizzo con la Orion di Savoini e D’Amico e con una dozzina di altre aziende.
Le imprese italiane, spiega Giancotti, rivolgevano ai buoni uffici di Lombardia Russia per trovare affari. Giancotti, che fa questo di mestiere, le metteva in contatto con potenziali partner russi.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 15th, 2019 Riccardo Fucile
IL POST E’ SUL SITO DELL’ASSOCIAZIONE LOMBARDIA-RUSSIA.. LA PRESIDENTE DEL SENATO AVEVA RESPINTO INTERROGAZIONI SUL CASO SAVOINI-SALVINI PARLANDO DI “PETTEGOLEZZI”
“Roma: presso Villa Abamelek, ieri sera, si è svolta la tradizionale festa per la Giornata della Russia a cui hanno partecipato anche il Vice Premier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini,la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e naturalmente, anche noi di LombardiaRussia. L’Ambasciatore russo Sergej Razov ha ricevuto i numerosi invitati, sottolineando l’importanza di rinforzare i rapporti e la cooperazione tra la Russia e il nuovo Governo italiano. Dal canto suo il leader leghista ha riconfermato la sua tradizionale linea critica verso le sanzioni alla Russia.”
Qualche giorno fa al Senato è andata in scena un battibecco tra il senatore Dem Alan Ferrari, vicepresidente del gruppo, che ha chiesto al presidente un chiarimento (“un definitivo ed essenziale chiarimento a tutela di questa Camera”) su tre interrogazioni presentate dal Pd tra febbraio e maggio sui legami tra persone vicine alla Lega e a Matteo Salvini e dirigenti russi legati al partito del presidente Putin e che non sono mai state pubblicate. Le interrogazioni in questione non sono state pubblicate perchè non ammesse.
Secondo la Presidente del Senato Elisabetta Casellati «È inammissibile che noi possiamo ridurre questa Assemblea alta a discorsi che emergono da cosiddette inchieste giornalistiche. Le interrogazioni, le vostre interrogazioni usano sempre — perchè le ho lette tutte, una per una — il condizionale: dove “sembrerebbe” fa riferimento a fatti che non hanno avuto alcuna giustificazione. Per me ciò rimane inammissibile».
Secondo la presidente del Senato «il Senato non può essere il luogo del dibattito che riguarda pettegolezzi giornalistici». Il che senz’altro è un intento nobile, se non fosse che al Senato (come alla Camera) si è sempre dato ampio spazio ad interrogazioni e dibattiti fondati su detti “pettegolezzi”.
Ma evidentemente quelli sui rapporti tra Lega e Russia sono meno meritevoli.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 15th, 2019 Riccardo Fucile
INTERVISTA AL SEGRETARIO NAZIONALE DELL’UNIONE INQUILINI: “I COMUNI NON HANNO RISORSE PER SOLUZIONI ALTERNATIVE E SALVINI SE NE FREGA DEI POVERI”
“La circolare di Salvini è di un cinismo inaudito, oltre che illegale: dispone gli sgomberi, ma poi
se ne frega dei ricollocamenti di chi viene sfrattato lasciando tutto in mano a Comuni che non hanno nè le risorse nè le strutture per trovare soluzioni alternative”.
A parlare a TPI è Massimo Pasquini, segretario nazionale dell’Unione Inquilini, il sindacato che si occupa della tutela di inquilini e assegnatari di alloggi e che riunisce i comitati delle case popolari.
Da pochi giorni è entrata in vigore una circolare attuativa del ministero dell’Interno che dispone una stretta sulle occupazioni abusive di immobili.
Nel documento, si esortano i prefetti ad eseguire sgomberi in maniera più tempestiva.
Martedì 4 settembre si sono visti i primi effetti: a Sesto San Giovanni, il sindaco di Forza Italia ha fatto sloggiare una sessantina di famiglie da un immobile un tempo proprietà di Alitalia, dopo che quelle stesse famiglie avevano raggiunto un accordo col Comune di Milano per abbandonare volontariamente uno stabile in via Oglio in cui vivevano da due anni.
Lo sfratto non è stato indolore: all’interno dei nuclei familiari coinvolti, alcuni italiani altri di migranti regolarmente residenti in Italia, c’erano decine di bambini. Quelle stesse famiglie, mercoledì 5 settembre, hanno occupato la torre di via Stephenson, uno dei palazzi del gruppo Ligresti a Milano.
“Ma la situazione è potenzialmente esplosiva in moltissime città — spiega Pasquini — Pensiamo a Roma: ci sono tre stabili per i quali è in programma uno sgombero in tempi brevi: quello di via Costi, quello in via Collatina e l’ex fabbrica di Penicillina a via Tiburtina. Parliamo di centinaia di famiglie che andranno per strada”
La circolare dispone però la ricerca di soluzione alternative per chi ne ha diritto.
Bisogna essere pragmatici: un conto sono i massimi sistemi, un altro è la realtà . Il Comune di Roma, come molti altri, non è minimamente attrezzato per assistere queste famiglie. Ma Salvini se ne frega, e imposta il problema solo in termini di ordine pubblico, dice ai Comuni: “Io intanto sgombero, poi ci pensate voi”.
Peccato però che, una volta sgomberati gli immobili, quelle famiglie non si volatilizzino. In Italia abbiamo 650mila famiglie che sono nelle graduatorie per ottenere case popolari, ma molto banalmente non ci sono abbastanza case per poterle accogliere.
Io le chiedo: se lei avesse diritto a una casa popolare e non la ottenesse, occuperebbe un immobile abbandonato riappropriandosi di un diritto negato o andrebbe a vivere per strada?
Il problema è che Salvini e la sindaca Raggi hanno la minima idea di quello di cui stanno parlando, dovrebbero studiare molto di più invece di fare propaganda.
Gli sgomberi creeranno un caos sociale. Le occupazioni sono solo una rappresentazione dell’assoluta mancanza di politiche abitative in Italia. Se avessimo un parco alloggi sociali come un Europa, il problema non si porrebbe.
Questa circolare, per giunta, è anche illegittima da un punto di vista giuridico.
Quale norma violerebbe?
Una circolare attuativa non può modificare in termini sostanziali una legge, mentre questo è proprio il caso a cui siamo di fronte. La legge Minniti imponeva a Comuni e Regioni di tutelare le famiglie in condizione di “disagio economico e sociale”, e di farlo prima degli sgomberi.Qui si dice invece che si può prima sgomberare poi eventualmente ricollocare, e si passa da “disagio economico e sociale” a “fragilità ”, senza definire cosa rientri in questa definizione e lasciando così un enorme margine di discrezionalità . Una modifica del genere di una legge attraverso una circolare è illegale.
Se davvero è così, chi dovrebbe intervenire?
Come Unione Inquilini ci stiamo muovendo su esposti sia alla magistratura italiana sia alle Nazioni Unite. L’Onu infatti ha formulato un patto sui diritti sociali, economici e culturali, sottoscritto anche dall’Italia, che stabilisce come il diritto alla casa si affermi, nelle situazioni di sgomberi e sfratti, garantendo il passaggio da casa a casa a chi ne ha diritto “prima” e non “dopo” lo sfratto stesso. Abbiamo anche chiesto all’Anci di spingere per la sospensione della circolare: se non si determinano le modalità con cui regioni e Comuni, anche in termini di risorse economiche, possono e devono ricollocare chi ne ha diritto, si va solo incontro all’emergenza sociale.
È comunque necessario, perlomeno, stanare i “furbetti” che occupano case popolari senza averne il diritto.
Giusto, ma non è quello che fa la circolare di Salvini perchè non interviene sulle case popolari ma solo sugli alloggi di privati. Il provvedimento, quindi, non avrà effetto sul problema dei “furbetti”, colpirà solo i più deboli. In ogni caso, anche il problema delle case popolari nasce da un’assurdità giuridica. A Roma l’Ater (l’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale pubblica) è costretta a sottostare alla regola del pareggio di bilancio. Ciò significa che, per avere entrate sufficienti, vengono affittate case popolari a persone abbienti che non avrebbero i requisiti per starci, perchè gli si possono far pagare canoni più alti. Ecco perchè ci troviamo i Suv sotto le case popolari: non è solo un problema di furbetti, ma anche di norme assurde. È mai possibile che l’Ater, che deve occuparsi di trovare case alle persone povere, debba preoccuparsi anche del pareggio di bilancio? Per capire i potenziali effetti della circolare di Salvini, prendiamo un caso dello scorso luglio. A Roma, in Via Scorticabove, sono stati sgomberati circa 100 sudanesi che vivevano in una struttura gestita da una cooperativa. Lo sfratto riguardava la cooperativa, ma ne hanno pagato le spese i rifugiati. Queste persone avevano diritto ad essere ricollocate.
Dove si trovano adesso? Il Comune è riuscito a sistemarle?
Assolutamente no, sono ancora per strada. Come dicevo prima, i Comuni non hanno assolutamente strutture sufficienti e risorse economiche per attuare i ricollocamenti.
Qui si parla solo di ordine pubblico o si pone la questione in termini di assistenzialismo, ma senza una politica abitativa seria non si risolve niente e i costi, sia in termini economici che sociali, diventano enormi.
(da TPI)
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Luglio 15th, 2019 Riccardo Fucile
BARRICATE IN FIAMME, CARICHE E IDRANTI PER CACCIARE 300 PERSONE (ITALIANI E STRANIERI) TRA CUI 80 BAMBINI
Primavalle sembra una zona di guerra. Cinquanta camionette, un elicottero, centinaia di agenti in assetto antisommossa per sgomberare 300 persone, tra cui 80 minori.
Dopo sette ore di assedio, fallito il blitz notturno, cominciano le trattative per trovare delle soluzioni alternative ma la prova di forza ancora non è esclusa.
Quando arrivano le prime luci dell’alba, dopo sette ore di assedio, durante le quali lo schieramento di forze dell’ordine non ha mai smesso di crescere, la situazione attorno al palazzo occupato di via Cardinal Capranica è surreale.
Fallita ogni trattativa tra gli occupanti e l’assessore Baldassarre e i tentativi di mediazione è cominciato lo sgombero.
All’interno dell’ex scuola Don Bosco di Primavalle circa 300 persone, 70 famiglie con un ottantina di minori, sono quasi tutti asserragliati sul tetto. Gli occupanti hanno dato fuoco alle barricate erette con materiale di fortuna, mentre la polizia lancia lacrimogeni e spara acqua avanzando con gli idranti.
Entrati nel cortile gli agenti stanno tentando di guadagnare l’ingresso dello stabile sotto il lancio di oggetti, i vigili del fuoco sono impegnati a fare strada alla celere e a spegnere le fiamme. “Prendete i bambini e scendete giù, poi vi facciamo prendere tutto quello che avete all’interno”, scandisce il dirigente al megafono. Dopo varie ore di tensione, gli occupanti hanno iniziato a scendere dal tetto.
Verso le 7.30 sono arrivati alcuni rappresentanti del gabinetto della sindaca Virginia Raggi e l’assessora al Sociale Laura Baldassarre.Al momento la trattativa è a uno stallo e una prova di forza è tutt’altro che scongiurata: gli occupanti chiedono soluzioni alternative per tutti, il passaggio da casa a casa e nessuno smembramento i nuclei familiari.
Ma che soluzioni alternative ancora non ce ne fossero era già noto già dagli scorsi giorni, quando Regione Lazio e Roma Capitale avevano comunicato al prefetto Gerarda Pantaleone di essere contrari a qualsiasi intervento di forza, chiedendo il tempo necessario per approntare soluzioni per tutti.
Ma giovedì al tavolo per l’ordine pubblico e la sicurezza si è imposta la linea dura voluta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma il blitz notturno si è trasformato in una logorante guerra di posizione.
Centinaia le persone giunte da tutta Roma a portare la loro solidarietà , tenuta a distanza dall’imbocco della strada che porta all’occupazione da blindati e cordoni di forze dell’ordine.
(da agenzie)
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