Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE DELL’AISE AL COPASIR: I TENTATIVI RUSSI DI INFLUENZARE LA NOSTRA POLITICA SONO COMINCIATI MOLTO TEMPO FA E NON SONO MAI CESSATI
Due pessime notizie per il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini.
La prima: le operazioni di influenza della Russia di Vladimir Putin in Europa e nel nostro Paese sono cominciate molto tempo fa, non hanno mai conosciuto una battuta di arresto, restano in cima all’agenda delle minacce alla nostra Sicurezza nazionale e dunque sono state e continuano ad essere costantemente monitorate dalla nostra Intelligence.
La seconda: Gianluca Savoini, l’uomo al centro dell’affaire Metropol, e dunque le attività della sua associazione Lombardia-Russia e la sua rete di relazioni a Mosca, erano e sono da tempo nel radar del nostro spionaggio.
Sono le indicazioni che Luciano Carta, direttore dell’Aise, la nostra Agenzia di intelligence all’estero, ha fornito ieri mattina nella sua lunga audizione (quattro ore, di cui una dedicata interamente alla vicenda moscovita) al Copasir, il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica.
E, messe insieme, liquidano, ammesso ce ne fosse bisogno, la banalizzazione — «gossip» — che della vicenda russa ha continuato a proporre Salvini, con la sponda della presidentessa del Senato Maria Elisabetta Casellati, nel tentativo disperato di sottrarsi al confronto parlamentare.
Quando, di fronte a domande specifiche, mirate a definire con maggiore precisione quale tipo di intelligence l’Aise abbia sin qui raccolto su Savoini, il suo compare Claudio D’Amico, e la loro associazione, Carta si è rifugiato dietro al segreto istruttorio dell’inchiesta aperta dalla Procura di Milano.
Il che, indirettamente, ha confermato che l’attività istruttoria della magistratura, partita dai nastri del Metropol, si sta allargando ad acquisire ogni elemento utile a inquadrare i protagonisti di questa vicenda e le loro mosse nel contesto russo. E che a questi elementi di conoscenza sta dando o comunque ha dato il suo contributo anche l’Ais
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile
SI TRATTEREBBE DI UN ALTRO LUCA CHE DA POCHI GIORNI AVREBBE FATTO SPARIRE NUMERO DI CELLULARE E PROFILO SUI SOCIAL
C’è un quarto uomo nella storia dei rubli da Mosca? Il sospetto lo adombra Rosalba Castelletti
su Repubblica di oggi, che riparte dall’articolo pubblicato da Buzzfeed il 10 luglio scorso in cui si riferiva di sei convitati al tavolo in cui si parlò della commessa di ENI e dei soldi che avrebbero potuto finire nelle casse del Carroccio.
Uno dei presenti era Gianluca Savoini, poi si è autoaccusato Gianluca Merandi e successivamente si è palesato anche Francesco Vannucci. E qui nasce il giallo:
Passando alla controparte russa, uno dei tre uomini sarebbe stato identificato da BuzzFeed come Ilija Andreevich Jakunin, un personaggio apparentemente anonimo che forse sarebbe stato vicedirettore della società per lo Sviluppo del Caucaso del Nord e ancora prima forse manager di una sezione dell’Agenzia russa per gli investimenti diretti.
Stando sempre alle indicazioni del sito americano, resterebbero dunque da identificare solo un Andrej e uno Jurij. Ma a scorrere bene la trascrizione, risultano alcune incongruenze.
Ad esempio, c’è un russo indicato come “Ru2”, ossia “individuo russo 2”, che una volta viene apostrofato come “Ilija”, un’altra come “Sasha”, diminutivo di “Aleksandr”. Che dunque sarebbe un quarto russo che andrebbe ad aggiungersi ai tre identificati come Ilja, Andrej e Jurij.
A un certo punto, invece, Savoini si rivolge a uno degli interlocutori moscoviti dicendo: «Talvolta è meglio che Luca possa tradurre per Francesco». Ora, è vero che l’avvocato Meranda sostiene di essere il “Luca” nominato nella trascrizione, ma due diverse fonti sostengono che al tavolo del Metropol gli italiani fossero in quattro.
Questo è l’identikit fornito da Repubblica:
Potrebbe trattarsi di un “altro Luca” il cui numero di cellulare risulta di colpo “momentaneamente sospeso” e che ha cancellato la sua storia più recente sui social. Sarà lo stesso “quarto uomo” a farsi avanti per dissipare i dubbi intorno alla sua persona?
(da “NextQuotidiano“)
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Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile
LA LETTERA DEL PREMIER A “REPUBBLICA”
Gentile direttore,
in questi giorni il suo giornale – come pure vari altri – si interroga sulle condizioni di salute della maggioranza di governo e prospetta un mutamento nel mio modo di interpretare il ruolo del Presidente del Consiglio. I valori che ispirano la mia condotta sono sempre stati e saranno il rispetto delle istituzioni, da difendere sempre e comunque, la piena trasparenza nei confronti dei cittadini, la fedeltà assoluta agli interessi nazionali. Le mie iniziative sono sempre ispirate da queste finalità ed è un errore pensare che possano essere dettate dall’orgoglio personale o suscitato dal ruolo, o anche dalla volontà di alimentare polemiche e contrasti politici.
Muovo dalla prospettiva europea. Ho subito chiarito che questo inizio della legislatura si preannuncia denso di sfide e di opportunità , che il nostro Paese potrà cogliere solo se noi rappresentanti istituzionali sapremo interpretare lo “spirito del tempo” e offrire soluzioni efficaci e sostenibili.
Molto spesso, intervenendo alle riunioni del Consiglio Europeo, ho chiarito agli altri leader europei che la Casa comune sta attraversando un momento di particolare fragilità . Alcuni dei suoi abitanti si sentono particolarmente privilegiati, sono contenti delle stanze loro assegnate e degli spazi comuni. Altri non la trovano particolarmente confortevole, non si sentono a proprio agio.
Dobbiamo comprendere le ragioni del disagio e delle insicurezze e offrire risposte adeguate, intervenendo, con urgenza, per invertire il progressivo processo di esclusione di fasce sempre più ampie della popolazione che si attendono dai politici visione e risposte concrete, in una prospettiva decisamente orientata alla crescita e all’inclusione.
I migliori amici dell’Europa sono gli europeisti critici, non quelli che si affidano a petizioni di principio.
Durante il negoziato preordinato alla designazione dei nuovi vertici delle Istituzioni dell’Unione mi sono dapprima opposto a soluzioni predeterminate e non elaborate nel consesso appropriato o nell’ambito del mandato congiunto che avevamo conferito al Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk.
Successivamente, quando mi sono opposto a soluzioni alternative, l’ho fatto non per pregiudizi personali o politici nei confronti degli altri candidati vagliati, ma perchè ho ritenuto che le soluzioni prospettate non fossero idonee a tutelare i nostri interessi nazionali e comunque a garantire il necessario rilancio per superare il difficile momento che l’Unione europea sta attraversando.
La designazione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea è stata da me condivisa, per la sua storia personale e politica, e perchè questa soluzione avrebbe consentito all’Italia di ottenere un portafoglio economico di rilievo, in particolare la “concorrenza”, come da me richiesto, e avrebbe aperto a buone prospettive per l’Italia anche con riguardo alle restanti nomine.
Nei giorni precedenti la votazione della neo-Presidente ho invitato i parlamentari europei delle forze politiche che sostengono la maggioranza interna ad appoggiare questa candidatura, proprio in ragione dei sottesi equilibri e garanzie. Aggiungo che il discorso programmatico della neo-Presidente ha confermato molte delle priorità che stanno a cuore al nostro Paese, in tema di politiche sociali, di misure per l’occupazione e per la tutela dell’ambiente, di contrasto al traffico illegale di migranti.
Come è noto gli Europarlamentari eletti con la Lega, a differenza di quelli del MoVimento 5 Stelle, hanno espresso voto contrario. Non sono in condizione di prefigurare se questa contrarietà avrà ripercussioni sulle trattative che si svolgeranno per definire la composizione della squadra di neo-Commissari. Di certo non si tratta di rivendicare una “poltrona” a beneficio di una singola forza politica. Si tratta di difendere gli interessi nazionali e di rivendicare per l’Italia il posto di prestigio che merita.
Passando alla manovra economica, ho letto con attenzione la lettera del Ministro e Vicepresidente Di Maio, ieri pubblicata sul Sole 24 Ore, con la quale mi sollecita l’apertura di un confronto tra Governo e parti sociali sulle norme necessarie a rilanciare il nostro sistema economico e sociale. Accolgo senz’altro questo invito e annuncio che, già per la prossima settimana, convocherò a Palazzo Chigi tutti i rappresentanti sindacali, delle imprese e delle altre associazioni di categoria, per un confronto ordinato e proficuo con la partecipazione di tutti i Ministri, in modo da acquisire, all’esito delle diverse interlocuzioni, una condivisa valutazione sulle varie istanze, utile a definire i contenuti della manovra economica in coerenza con gli interessi generali dei cittadini.
Ho già chiarito che ogni iniziativa compiuta da una singola forza politica, perseguita separatamente, è pienamente legittima, ma non può sostituirsi al pieno contraddittorio tra tutte le parti politiche e sociali, alla presenza dell’intero Governo, come impongono le regole di correttezza istituzionale. La legge di bilancio, infatti, è l’espressione massima dell’indirizzo politico della maggioranza, e – più di ogni altra – richiede piena condivisione e coordinamento dal Vertice. Una iniziativa perseguita senza un principio di coordinamento rischia di complicare – non già di agevolare – il processo decisionale e, in particolare, la più completa formazione ed espressione della politica generale di governo, con il risultato di compromettere l’efficacia della nostra azione.
Quanto alla vicenda “moscovita” che occupa da qualche giorno i giornali, preciso che le forze di opposizione mi hanno chiesto di riferire in Senato e per questa ragione, ritenendo sacre le prerogative del Parlamento, ho immediatamente acconsentito alla richiesta. Ritengo improprio anticipare in questa sede i contenuti della mia informativa, anche perchè sarebbe irriguardoso nei confronti dei Senatori.
Posso però garantire che riferirò, in piena trasparenza, su tutte le circostanze e le notizie che sono a conoscenza mia e di tutti i Componenti del Governo che presiedo. Questo intervento sarà l’occasione per ribadire al Parlamento la nostra collocazione geo-politica e per confermare la mia più elevata sensibilità nella tutela della nostra sicurezza e sovranità nazionale.
Da ultimo, prendo atto che nel dibattito pubblico si intensificano le congetture su scenari futuribili e su nuove maggioranze di governo, alcune delle quali mi vedrebbero personalmente coinvolto.
Ho assunto un alto incarico sulla base di una specifica maggioranza con un progetto di governo ben definito. Confido di potere completare questo faticoso impegno sino al termine naturale della legislatura, in modo da realizzare appieno l’ambizioso piano di riforme economiche e sociali e di modernizzazione del Paese.
Se questa esperienza di governo dovesse interrompersi in via anticipata, non mi presterò, tuttavia, a operazioni opache o ambigue. Assicuro che il percorso si realizzerà in modo lineare e trasparente, nelle sedi appropriate, per rispetto del Parlamento e dei cittadini.
Posso compiere errori di valutazione e rivelarmi mancante nell’azione, ma è certo che sino a quando avrò responsabilità di governo mi batterò affinchè tutti i cittadini possano recuperare piena fiducia nelle istituzioni di governo, e affinchè le istituzioni, tutte le istituzioni, possano meritare questa fiducia. Su questo non transigo e mai transigerò.
(da “la Repubblica”)
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Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile
IL COMICO LANCIA LA STOCCATA AGLI ELETTORI DEL CARROCCIO MA NON RISPARMIA NEANCHE IL M5S: “ERAVAMO UN ACQUARIO, ORA SIAMO UNA ZUPPA DI PESCE”
«Il 35% degli italiani non sa leggere: è quasi la stessa percentuale della Lega!». Da Piacenza
arrivano le parole di Beppe Grillo che esce allo scoperto sul caso dei presunti fondi russi alla Lega, a modo suo.
Il comico ed esponente del M5S non le manda a dire e sul partito pentastellato afferma: «Eravamo un acquario: io, Casaleggio, Di Battista. Poi l’acquario è bollito e oggi siamo una zuppa di pesce».
Da villa Raggio a Pontenure, in una residenza nell’800 nel piacentino, Beppe Grillo glissa sull’attualità politica. «Non so più cosa inventarmi… Al Tg1 ho detto che sono stato aggredito da un gatto. Ormai anzichè buste coi proiettili ai politici devi mandare una busta con dentro un libro».
Un riferimento, non troppo implicito, alle presunte minacce ricevute da Salvini e al missile ritrovato dalla Digos di Torino che sarebbe servito per un attentato al vicepremier. Poi l’omaggio, a modo suo, a Camilleri: «Alzi la mano chi davvero ha mai letto un suo libro. Io mai. Non ci si capisce un cazzo, tutto in dialetto…».
Beppe Grillo con il suo sarcasmo fuori dalle righe non risparmia neanche la categoria dei giornalisti: «I giornalisti sono criminali, sono loro i responsabili dell’appiattimento culturale» e alla fine si concede un po’ di autoironia: «Ho 71 anni dopodomani, guadagno pochissimo. Ho sei figli e hanno tutti il reddito di cittadinanza».
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DELL’AVV. BALLERINI: “FACILE FARE IL FORTE COI DEBOLI E IL DEBOLE CON I FORTI”… L’ITALIA HA RICEVUTO UN MILIARDO DI EURO DALLA UE SENZA REDICONTO
Sono 18.125 le persone respinte negli ultimi 12 mesi alla frontiera di Ventimiglia dalla polizia francese, prevalentemente provenienti da Nigeria, Mali, Costa d’Avorio, Guinea e Algeria.
Numeri che vanno ad aggiungersi a coloro che sono espulsi per via del Trattato di Dublino e riaccompagnati a Bardonecchia e in aereo da Austria, Olanda e Germania. Le persone respinte sono regolari sul territorio italiano, eppure non sempre vengono rilasciate dopo l’identificazione: a volte capita (sempre più raramente) che il Viminale costringa queste persone già esasperate a trasferimenti in pullman dal confine fino al Sud Italia, al solo scopo di ‘alleggerire’ (senza badare a spese) il numero delle persone ferme a Ventimiglia.
I dati sono ufficiali perchè provenienti direttamente dal Ministero dell’Interno grazie alla richiesta di accesso civico avanzata lo scorso 27 giugno dall’avvocata Alessandra Ballerini per l’Associazione Diritti e Frontiere: “Mentre dall’inizio dell’anno — ha spiegato l’esperta in diritto dell’immigrazione a ilfattoquotidiano.it — via mare sono approdati 3.186 richiedenti asilo, contro i quali il Governo sembra intenzionato a portare avanti illegittimi blocchi dei porti, solo a Ventimiglia, da gennaio a giugno, sono stati respinte 8.200 persone che avevano già trovato una sistemazione fuori dall’Italia. Forte coi deboli e debole coi forti — ha aggiunto rivolgendosi direttamente al ministro dell’Interno — Perchè Salvini non si è mai presentato ai tavoli europei nei quali si discute il superamento della convenzione di Dublino che costringe i profughi a restare nel paese di primo approdo?”.
La domanda che l’avvocata ha rivolto a Salvini è la stessa che ilfattoquotidiano.it aveva posto, qualche mese fa, ai parlamentari del comitato bicamerale chiamato a vigilare sull’attuazione dell’accordo di Schengen senza ottenere alcuna risposta.
Da anni la riforma del sistema di Dublino è in discussione a livello di Unione Europea e la Commissione ha già proposto un meccanismo ‘equo e sostenibile’ che supererebbe le attuali debolezze e gli squilibri che penalizzano Spagna, Malta, Grecia e Italia.
Per questo motivo c’è l’opposizione dei paesi del Gruppo di Visegrà¡d che a oggi hanno rifiutato di fare la loro parte, accogliendo le quote a loro destinate di profughi. Allo stesso tempo c’è anche la contrarietà della Lega in nome di un ‘alleanza sovranista’ che nei fatti penalizza l’Italia.
La scorciatoia, drastica, fatta trapelare nelle scorse settimane da fonti del Ministero dell’Interno per aggirare il sistema, è quella di non immettere più i dati nel sistema Eurodac (la banca dati di identificazione europea).
“Così si scardinerebbe il sistema stesso — sarebbe il ragionamento di Salvini — La polizia continuerebbe a identificare chi sbarca, ma non condividerebbe con gli altri stati membri le informazioni”. Una sbalorditiva strategia da ‘furbetti’ che effettivamente permetterebbe di eludere il sistema di Dublino, per quanto in modo scorretto e illecito, che tuttavia non brilla neppure per originalità , essendo la linea ‘storica’ seguita dall’Italia fino al 2015, quando — esattamente per questa ragione — Roma è stata sanzionata e ha rimediato il blocco della frontiera francese
“Se anzichè fare la ‘lotta ai solidali’ — commenta l’avvocata Alessandra Ballerini, che si trova a difendere migranti vittime delle violazioni del regolamento sia da parte italiana che francese — il Ministro dell’Interno comprendesse che alla luce della Carta di Nizza e del Trattato di Lisbona la solidarietà è un obbligo non solo tra le persone, ma anche tra gli Stati, forse troverebbe gli strumenti per far comprendere a livello europeo le violazioni in atto da parte francese”.
Se i politici nostrani sono soliti indignarsi per il fatto di “essere lasciati soli” dall’Europa, all’estero fanno notare come, se da una parte Dublino impone ai paesi di approdo l’accoglienza dei migranti fino al riconoscimento della protezione internazionale, dal 2014 a oggi lo Stato ha incassato oltre 200 milioni dalla Commissione per far fronte a queste spese, senza alcun controllo sulle modalità di gestione dei finanziamenti, a cui si aggiungono i 653,7 milioni di euro assegnati nell’ambito del Fondo Asilo (AMIF) e del Fondo sicurezza interna (ISF).
Sempre grazie all’emergenza migranti”, dal 2015, l’Italia ottiene uno sconto di 5 miliardi sui vincoli di bilancio posti dal Fiscal Compact.
Insomma nessuno Stato, a livello europeo, sembrerebbe soddisfatto dell’attuale gestione delle frontiere interne, e proprio per questo è difficile comprendere (se non in termini di inseguimento del consenso elettorale a breve termine) chi possa avvantaggiarsi dalle provocazioni e dal muro contro muro proprio in questa fase in cui tutti dovrebbero avere interesse a sedersi intorno a un tavolo per superare il regolamento di Dublino.
(da “il Fatto Quotodiano“)
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Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile
“LE ONG SONO UNA COSA, I TRAFFICANTI ALTRO”
Il commissario europeo agli Aiuti umanitari e la gestione delle crisi Christos Stylianides è
intervenuto in una plenaria del Parlamento europeo sul tema ‘Assistenza umanitaria nel Mediterraneo’:
“Bisogna fare una distinzione, perchè una cosa è l’effettivo traffico di migranti a fini di profitto, un atto criminale deliberato, un’altra cosa è fornire assistenza a chi ne ha bisogno”
“La linea di fondo, che sottolineo, è questa: la genuina assistenza ai migranti non deve essere criminalizzata nel quadro del diritto europeo”, ha sottolineato Stylianides
“Comunque, l’essenza della questione è che un sistema in cui la gente deve ricorrere ai trafficanti non può rappresentare un approccio sostenibile all’immigrazione o all’asilo. L’Ue e gli Stati membri devono restare risoluti nella continuazione della lotta contro i trafficanti, e non giocare nel campo del loro mortale ‘business model'”, ha concluso il commissario
La presidenza semestrale di turno finlandese del Consiglio Ue, rappresentata in aula dal ministro dell’Interno di Helsinki, Tytti Tuppurainen, ha sottolineato da parte sua che “il numero degli sbarchi di migranti in cui sono coinvolte le Ong è piuttosto modesto. Nel 2019 meno del 10% dei migranti arrivati in Italia erano stati soccorsi in lare dalle navi delle Ong. La grande maggioranza degli arrivi in Italia avviene in realtà o con sbarchi delle loro imbarcazioni direttamente a Lampedusa e in Sicilia, oppure erano stati salvati direttamente dalle navi delle autorità Italiane”, ha concluso Tuppurainen.
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile
INDAGINE SU FINANZIAMENTI, APPOGGI E CONDIZIONAMENTI A MOVIMENTI CHE VOGLIONO DISGREGARE L’UNIONE EUROPEA
Una commissione d’inchiesta, non solo per i presunti fondi sulla Lega dalla Russia di Putin ma anche per tutti i possibili finanziamenti o appoggi o condizionamenti di Mosca rispetto ad altri partiti e movimenti presenti nel Parlamento europeo e non solo: l’idea è venuta dalla delegazione del Pd al gruppo ‘Socialisti e Democratici ed è stata accettata anche da altri gruppi.
Così a settembre potrebbe esserci la costituzione di una commissione speciale per indagare sulla possibilo l’influenza dei russi sulle elezioni europee, tramite finanziamenti o sostegni di altro genere a partiti europei
La conferma è venuta da Carlo Calenda: “Abbiamo chiesto al gruppo dei Socialisti e Democratici, che la proporrà , l’istituzione di una commissione speciale per analizzare le influenze di potenze straniere sulle elezioni europee”, ha detto l’europarlamentare .a Zapping su Radio 1 parlando del Russiagate. “Non è l’unico caso”, ha aggiunto l’eurodeputato
Non si tratta infatti solo della Lega e del caso Savoini: c’è anche il Rassemblement National di Marine Le Pen, oggetto di inchieste in Francia per i fondi russi ed anche i posti nazisti del Fpo di Heinz Christian Strache, coinvolto pochi mesi fa in uno scandalo sui contatti con i russi che gli è costato la crisi di governo in Austria
In sostanza si punta a indagare tutte le attività di sostegno dei russi ai partiti di estrema destra in Europa, attività che evidentemente – è la tesi dei socialisti – è finalizzata a mettere a repentaglio il progetto europeo e la stessa democrazia nel continente. E l’idea è anche di chiedere al Consiglio europeo e alla Commissione europea quali misure vogliano mettere in campo per indagare tutte le interferenze esterne, illegali, sul processo democratico europeo
“E’ necessario istituire una commissione d’inchiesta del Parlamento europeo per indagare sui legami dei partiti di estrema destra con Mosca, per accertarne eventuali finanziamenti occulti e finalità politiche – ha detto l’eurodeputato del Pd Brando Benifei – Non possiamo più sottovalutare quella che si sta configurando come una vera e propria minaccia all’ordine comunitario e alla sua collocazione internazionale”.
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile
L’INTERVISTA AL CORRIERE E I DISSIDI CON LA DIRETTRICE LEGHISTA DI RAIUNO
Antonella Clerici rilascia oggi un’intervista al Corriere della Sera per parlare della sua curiosa
situazione in RAI, dove è pagata per non lavorare a causa, si dice, di dissidi con l’attuale direttrice di Raiuno Teresa De Santis, ex Manifesto ora in quota Lega:
Che spiegazione si dà ?
«Ci sta che un direttore decida di cambiare. Ma qui ci sono anche due aspetti da valutare: c’è un contratto in corso e dovrebbe valere anche quello che uno ha fatto per l’azienda. Sono sempre stata un soldato per la Rai, ho sempre detto di sì, non mi sono mai tirata indietro, anche quando dopo il Sanremo del 2010 potevo permettermi di puntare i piedi: ma non fa parte del mio carattere e non l’ho mai fatto».
Manca la sintonia con la direttrice di Rai1 Teresa De Santis?
«Ci siamo viste a lungo, abbiamo parlato di un emotainment, valutato l’ipotesi di un Sanremo Kids… Ma dall’ultimo colloquio che ho avuto con lei sono uscita con l’idea che non fosse uno scambio di progetti ma di opinioni. Ho capito che vengo vista come una che deve essere messa da qualche parte, non come un cavallo su cui puntare».
Sull’ultima domanda dell’intervista si staglia prepotente l’ombra di Lorella Cuccarini:
Essere sovranisti magari avrebbe aiutato ad avere un posto in prima serata
«Pensare che sono di Legnano, cresciuta in piazza Carroccio… Io sono sempre voluta rimanere fuori dalla politica, l’unica cosa sovrana per me è il pubblico. Quando ti schieri hai il tuo momento, ma se non vali poi torni dove eri. E comunque a tutti fa comodo che tu sia bravo piuttosto che schierato».
(da “NextQuotidiano”)
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