Destra di Popolo.net

TRISTE, SOLITARIO Y FINAL

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

CALA IL SIPARIO SU DI MAIO, L’OMETTO REAZIONARIO ATTACCATO ALLA POLTRONA E PARACADUTATO LEADER PERCHE’ GRILLO AVEVA PAURA DELLE CAUSE DI RISARCIMENTO

Quando è asceso al potere assoluto nel MoVimento 5 Stelle con le Gigginarie, una votazione farsa su Rousseau in cui era l’unico big candidato e che gli ha consentito, in un colpo solo, di autoassegnarsi insieme a Davide Casaleggio tutto il potere del M5S abbandonato da Beppe Grillo per paura delle cause di risarcimento, sembrava che il suo potere dovesse essere eterno: Capo Politico e Tesoriere, una casa vista Colosseo, poi vice di Conte e bisministro.
Oggi Luigi Di Maio conta i giorni che gli mancano a dover schiodare dalle cariche di governo e intanto pensa a come salvarsi dalla regola dei due mandati che in teoria lo escluderebbe dalla candidatura alle prossime elezioni.
Ma soprattutto riflette sulla sua condizione di grande sconfitto della politica italiana, forse sapendo, o forse no, che gli italiani sono di solito spietati con chi ha perso. E nei suoi confronti non ci sarà  alcuna eccezione.
Anche se dovesse riuscire alla fine a scroccare un ultimo giro in Parlamento grazie a qualche regola astrusa da inventare lì per lì sulla falsariga del Mandato Zero, lo Zenit della sua carriera politica è infatti arrivato e sta passando, mentre si avvicina il Nadir. E il bello è che Giggetto è riuscito a fare tutto con le sue manine e non può incolpare altri che sè stesso.
All’inizio di questa legislatura aveva ben presente i rischi (per il M5S) di svuotamento del palco in caso di alleanza con la Lega, e ciò nonostante è andato dritto contro il treno che lo ha travolto.
Ha assistito passivamente all’accrescimento della popolarità  di Salvini e poi quando ha cominciato a trarre una punta d’invidia dai risultati è andato dal suo Ufficio Comunicazione e ha chiesto cosa potesse fare per reagire. “Imitalo”, gli hanno detto quelli che evidentemente di politica ne capiscono meno di lui. E il disastro è stato completato.
Perchè così Di Maio ha scatenato il M5S in un inseguimento del Carroccio che ha distrutto la sua natura di MoVimento free rider, che cavalca ogni onda ma anche il suo contrario, dai no-vax ai seguaci di Nyarlathotep , pur di raccattare qualche voto.
Ha deciso di interpretare la faccia rassicurante del MoVimento 5 Stelle consigliato da qualche geniale comunicatore pagato più di centomila euro l’anno per non capirci nulla di politica e aiutato dagli ascari travestiti da attivisti che dicono sì sì e no no a comando, come tutti quelli che hanno il cervello bruciato.
Poi alle elezioni europee ha cambiato strategia. Ha riunito attorno a sè un discreto numero di analisti politici di prima qualità  che gli hanno consigliato un’altra clamorosa tattica “di sinistra” per gestire le urne.
Ha preso la più grossa scoppola che un politico ricordi. Il dubbio che far elaborare una strategia “di sinistra” a opportunisti pagati per mentire fosse rischioso non lo ha sfiorato nemmeno per un attimo.
Con tutti i miserabili trucchetti di cui è stato capace in questi anni, non si dubita che potrebbe ancora perpetuare per un po’ la sua figura all’interno di un MoVimento che non si rende nemmeno conto dell’incapacità  della sua classe politica, e comunque come unica soluzione che ha per sostituirlo è uno che sta sensibilmente peggio di lui.
A quel punto ha scommesso sulla sete di potere della Lega e sul fatto che il MoVimento Utile Idiota avrebbe portato il Carroccio a sopportarlo per altro tempo, forse per anni. Ha perso perchè Salvini ha colto l’attimo per andare alle elezioni.
E oggi è al bivio tra il ritiro volontario dalla carriera politica o la possibilità  che siano gli elettori a decretarne la fine.
Mentre quello che doveva battere lo prende anche per il culo:   «I Cinque Stelle vorrebbero prima votare il taglio dei parlamentari Puntano solo ad allungare il sugo ma nelle urne vedrete, glieli taglio io i parlamentari».
Triste, solitario y final.

(da “Huffingtonpost”)

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“PRIMA GLI ITALIANI” A FINIRE NEL BARATRO

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

SALVINI HA PAURA DELLE INCHIESTE GIUDIZIARIE E HA BISOGNO DI UNA MAGGIORANZA ASSOLUTA IN PARLAMENTO CHE GLI EVITI LA GALERA

Si può sostenere che è in atto un tentativo di eversione da parte di Matteo Salvini?
Anche senza usare questa parola, il punto della situazione lo ha sintetizzato bene Alessandro De Angelis, su Huffpost: ‘”E con l’onnipotenza di chi pensa che, a questo punto, crisi, scioglimento, convocazione delle urne si risolvano in 48 ore, con le “inutili” istituzioni chiamate ad assecondare il ruggito sovranista in poche ore e già  fa trapelare la data del 13 ottobre, prerogativa che non è nelle sue disponibilità , ma in quelle del Quirinale. E con l’inaudita pretesa di gestire il voto dal Viminale, inedito assoluto nella storia repubblicana, con Salvini candidato premier e garante delle elezioni, arbitro e giocatore”.
L’esito di quest’ultima rappresentazione macabra della morte della politica non è ancora chiaro del tutto.
Da un avventuriero senza scrupoli, per di più irresponsabile possiamo aspettarci di tutto. È però assolutamente necessario che le istituzioni democratiche si difendano, che il presidente della Repubblica faccia valere le sue prerogative costituzionali.
È il Capo dello Stato che può sciogliere le Camere, tentare la formazione di un nuovo governo, nominare il presidente del Consiglio e i ministri.
Spetta alle altre forze politiche, ai ”badogliani” del M5S, ai rissosi e inconcludenti dem, ai morti viventi di Forza Italia, ai visionari della sinistra, di appoggiare le scelte del Presidente, prestandosi, se necessario, a quelle alchimie procedurali che pur appartengono alla storia parlamentare del Paese.
Ma come ha scritto De Angelis non si può lasciare a un ministro che non garantisce nessuno, il compito di garantire tutti.
Poi, può essere — stando ai sondaggi — che il popolo (è già  successo) incoroni Barabba, con cieca disponibiltà  ad assolverlo di ogni colpa e senza accorgersi della trasformazione in senso dittatoriale dell’ordinamento repubblicano
Tutto ciò premesso, intendo sottolineare due aspetti che non ho trovato adeguatamente presenti nel dibattito ma che, a mio avviso, potrebbero spiegare la mossa — altrimenti incomprensibile, persino assurda — del Capitano.
1° Salvini teme (conosce?) quanto può emergere a carico suo e della Lega dal Russiagate (l’omertà  dei media è stupefacente); sa che presto avrà  bisogno di una maggioranza che gli copra le spalle come nel caso della nave Diciotti; ma è consapevole — dopo il discorso di Conte in Senato – che una maggioranza siffatta potrebbe non trovarla. Anzi potrebbe trovarsene una, diversa, ”contro”.
2° La vera rottura con Giggino Di Maio non deriva dal voto sulla Tav o dai dissensi sulle autonomie (un tema che a Salvini interessa meno della classifica del Sassuolo in campionato) o dalle battute polemiche del giovane partenopeo; il punto vero sta nel voto pentastellato di Strasburgo (per di più determinante) a favore di Ursula Von der Leyen.
Un voto opportunista certamente (ma in politica contano gli atti) da parte di un movimento che ha iniziato la campagna per l’elezione del Parlamento europeo andando in giro a reggere la coda ai gilet gialli, poi si è messo a organizzare una coalizione di spaventapasseri, e ha finito questo gran daffare nell’anticamera della ”stanza dei bottoni”.
Ma dietro c’è anche il filo intessuto, in questi mesi, da Giuseppe Conte il quale è riuscito a convincere i pentastellati a non reagire alla sconfitta elettorale del 26 maggio, tornando in montagna a fare la rivoluzione.
Li ha persuasi, invece, a ”romanizzarsi” quel tanto che basta per tirare a campare (trovare una posizione nel nuovo quadro politico). Ma questo filo porta a Bruxelles, passando per il Quirinale. Qualcuno avrà  fatto capire al Capitano che con la c.d. manovra di assestamento (rispetto alla quale ha nascosto la testa sotto la sabbia come gli struzzi), il premier e Tria avevano già  preso impegni per la prossima legge di bilancio, lasciandolo come un gallo a strombazzare nell’aia, mentre le galline venivano portate altrove.
Salvini farà  saltare il banco — nel suo delirio di onnipotenza — perchè vuole condurre da solo, in nome di 60 milioni di italiani, la guerra con la Ue che lo ha isolato e vuole imporgli le solite regole. E i nostri concittadini? Non si accorgono che nello slogan del Capitano ”prima gli italiani” manca il seguito: ”a finire nel baratro”.

(da “Huffingtonpost”)

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OPEN ARMS PRESENTA DENUNCIA CONTRO SALVINI CHE TIENE IN OSTAGGIO 160 ESSERI UMANI: “STA COMMETTENDO UN REATO”

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

RICHARD GERE: “HO ASCOLTATO STORIE ORRIBILI DI DONNE STUPRATE DAVANTI AI FIGLI”

La Open Arms ha presentato un esposto alle Procure di Roma ed Agrigento per   “verificare se tutto cio’ che sta accadendo non rappresenti fattispecie di reato”.
Il riferimento è al rifiuto dell’Italia di far sbarcare i migranti (adesso diventati 160) soccorsi dalla Ong spagnola in tre diverse operazioni, l’ultima delle quali stanotte sollecitata dalle autorità  di Malta.
Che poi pero’ si sono dette disponibili ad accogliere solo i 39 dell’ultimo gommone e non tutti gli altri. L’offerta e’ stata respinta perche’ irricevibile.
“Impossibile, la cosa ci ha creato grandi problemi a bordo. Trasferire solo gli ultimi arrivati sarebbe stato inaccettabile per tutti gli altri” , hanno spiegato il fondatore di Open Arms Oscar Camps e il direttore Riccardo Gatti nella conferenza stampa insieme ai testimonial d’eccezione Richard Gere e Chef Rubio che ieri sono saliti sulla nave per portare rifornimenti e solidarieta’ ai migranti in attesa di sbarcare.
Il nuovo soccorso di Open Arms nel cuore della notte. Dopo che il centralino Alarm phone aveva segnalato alle autorita’ maltesi un’imbarcazione in difficolta’ nella loro zona Sar, e’ stato proprio il centro di ricerca e soccorso de La Valletta a chiedere alla nave spagnola di intervenire.
E il comandante Marc Reig e la capomissione Ani Montes, nonostante la Open Arms fosse gia’ carica e nonostante il rifiuto dei giorni scorsi di Malta di concedere un porto, hanno messo giu’ i gommoni e proceduto al nuovo soccorso.
All’alba quando si e’ accostata una motovedetta maltese per trasbordare i 39 salvati, sulla nave gli animi si sono accesi. I 121 da dieci giorni a bordo hanno cominciato ad agitarsi e dalla plancia di comando hanno deciso di rinunciare al trasbordo.” A bordo – è stato detto questa mattina la situazione è grave e c’è un equilibrio psicologjco estremamente precario”. Così adesso a bordo della nave ci sono 160 persone.
Toccante la testimonianza di Richard Gere.
L’attore ha raccontato la sua esperienza a bordo: “Hanno tutti toccato il mio cuore. Ho parlato con un gruppo di donne sulla nave: una nonna con la figlia e i nipotini e la loro storia è orribile. Hanno minacciato di fare del male al resto della famiglia se la mamma dei bambini non si fosse concessa sessualmente più volte e lei si è sacrificata”.
Gere ha anche risposto ai cronisti che gli facevano domande su Salvini: “Non sono interessato a Salvini, i politici invece di aiutare queste persone le demonizzano e questo deve finire e può finire se lo facciamo finire noi. Il mio unico interesse è aiutare questa gente. Basta”.

(da agenzie)

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SALVINI ORA EVITA LA SARDEGNA DOVE LE PROMESSE AI PASTORI NON SONO STATE MANTENUTE: “TEME CHE LO BUTTIAMO A MARE”

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

PASTORI SUL PIEDE DI GUERRA: “SALVINI HA CAVALCATO L’ONDA, MA CE SI GIRA LA BUSSOLA…”

“Fino a Ferragosto vi aspetto lungo le coste della nostra splendida Italia, soprattutto nelle perle del nostro Sud”.
Il Governo è caduto, ma il Beach Tour è confermato: tre mari diversi, una dozzina di stabilimenti lungo le coste più belle dislocati in otto regioni del Centro Sud. Tranne una: nella sua tournèe di comizi balneari partita da Sabaudia, Matteo Salvini si è tenuto alla larga dalla Sardegna, anche se l’isola nulla ha da invidiare alle altre “perle” italiane, anzi.
E pensare che nel recente passato il ministro in campagna elettorale permanente e autoproclamata ha mostrato particolare empatia per il popolo sardo, seppur in sospetta prossimità  degli appuntamenti elettorali come le Regionali.
Ma soprattutto, ha cavalcato la protesta dei pastori nel momento di massima tensione, a febbraio scorso, scesi in strada contro il crollo del prezzo del latte di pecora.
“Non mi alzerò dal tavolo fino a quando l’importo non sarà  di un euro al litro”, promise durante la trattativa tra allevatori e trasformatori per aumentare il compenso dagli irrisori 60 centesimi. Poi il ministro si alzò, il costo del latte no: fu fissato a 74 centesimi con la promessa che a novembre avrebbe raggiunto la soglia di un euro, di pari passo con l’auspicato incremento del prezzo del pecorino romano, che gli industriali nei mesi precedenti avevano prodotto in eccedenza in barba alle quote assegnate, facendone crollare il prezzo e di riflesso affossando quello del latte.
Il Governo assunse diversi impegni con i pastori per convincerli a smetterla di sversare migliaia di litri di latte in strada: il pagamento immediato di 74 centesimi al litro, il ritiro delle forme di pecorino in eccedenza per far lievitare il prezzo verso gli otto euro al chilo e quello del latte a un euro al litro, e un nuovo regolamento del Consorzio di tutela del formaggio che rivoluzionasse il sistema, troppo sbilanciato a favore dei produttori.
A qualche mese di distanza, però, la situazione è rimasta praticamente ferma, e con la crisi di governo in atto le chance di un intervento da Roma di qui a pochi mesi sono ridotte a lumicino.
I pastori sono tornati sul piede di guerra. Perchè il prezzo del pecorino non si è avvicinato nemmeno lontanamente alla soglia minima per poter pagare il latte a un euro, il decreto interministeriale che stanzia 14 milioni per il ritiro delle eccedenze è stato appena approvato, e il bando che l’Agea dovrà  predisporre richiede altro tempo. Ma, soprattutto, il nuovo piano triennale per la regolazione dell’offerta del pecorino romano appena approvato dal Consorzio è stato stroncato su tutta la linea sia dal movimento dei pastori sia dalle associazioni.
Da alcuni giorni perciò il tam tam tra gli allevatori è ricominciato: l’esperienza insegna che, col pecorino che non decolla, l’euro al litro è una chimera. Ma a farli arrabbiare di più è il nuovo piano del Consorzio perchè “ripropone la filosofia di sempre: le quote di produzione sono assegnate sulla base delle produzioni di Pecorino Romano delle annate precedenti, sforamenti compresi, con un incomprensibile sistema sanzionatorio che serve solo a far finta che tutto cambi per non cambiare niente lasciando spazio ai soliti speculatori”.
“Il piano è una brutta copia del precedente, con deroghe che alla fine consentono di aggirare le soglie assegnate a ciascuna impresa. A noi serve un piano per valorizzare il prodotto, non per svenderlo”, dice all’HuffPost Nunneddu Sanna, uno dei leader della protesta dei pastori.
“Attenti, perchè se ci gira la bussola torniamo in strada a sversare”. Quanto a Salvini, “ha cavalcato l’onda senza conoscere come funziona la filiera: infatti aveva promesso che il prezzo del latte sarebbe salito subito a un euro, ma poi ha capito che le cose sono più complesse di così”, continua Sanna.
Ma aggiunge: “Sia chiaro, noi non chiediamo subito un euro, vogliamo però una riforma del sistema che ci metta al riparo dalle crisi indotte periodicamente dai trasformatori, che poi ricadono su di noi”. Ovvero sull’ultimo anello della filiera, il più debole.
Sanna non sa perchè tra le tante perle del Sud Italia Salvini si sia tenuto alla larga solo da quelle sarde “Sta facendo il conquistatore della patria e quindi pensa forse che dopo le Regionali siamo stati conquistati. Oppure ha paura che lo buttiamo a mare. Se potessi dirgli qualcosa, gli direi questo: invece di circumnavigare l’Italia con queste stronzate, vieni qui e smantella questo sistema marcio”.
“Siamo molto perplessi dal nuovo piano del pecorino, ci sono troppe deroghe per cui non si riesce a contingentare la produzione nè a produrre di meno o a diversificare”, dice all’HuffPost Michele Arbau di Coldiretti Sardegna.   “Le deroghe e il fatto che le quote assegnate prendono ancora a riferimento la produzione degli ultimi tre anni lasceranno immutato il sistema”.
Un sistema in cui gli industriali sono ancora i padroni della filiera. Per Sanna non poteva essere altrimenti dal momento che Salvatore Palitta, il presidente del Consorzio del pecorino, è anche proprietario di una delle maggiori aziende produttrici del formaggio: ”È in evidente conflitto di interessi”.
Per questo a fine luglio hanno chiesto al ministro dell’Agricoltura Centinaio di intervenire per evitare la firma del nuovo piano dell’offerta, “in quanto certificherebbe il fallimento dell’impegno da noi profuso in questi mesi di lotta”. In sintesi, gli allevatori chiedono un maggior potere contrattuale nei confronti degli industriali, attraverso un sistema di acquisto del latte “atto a divenire” Pecorino, costringendo così i trasformatori che vogliono aumentare la quantità  di formaggio da produrre ad andare a cercare il latte creando competizione.
Anche Copagri Sardegna ha bocciato il nuovo piano, con le stesse motivazioni di pastori e Coldiretti: “L’inasprimento della contribuzione aggiuntiva, da sempre auspicata, viene mitigata da un non condivisibile sistema di deroghe. I suggerimenti delle organizzazioni agricole non sono stati presi in considerazione. L’euro per litro latte è una chimera. Il decreto sulle emergenze agricole, da noi riconosciuto come valido strumento, è lungi dall’essere attuato”. E con la crisi di governo, il decreto accumulerà  un bel po’ di polvere
Il piano dovrà  ora essere approvato dalle assemblee dei produttori. Il presidente di Coldiretti Battista Cualbu non è sorpreso dal fatto che la nuova regolamentazione ricalchi in pratica quella vecchia, visto che “su 37 produttori – tra industriali e coop – che aderiscono al Consorzio solo due hanno rispettato le quote”.
Coldiretti, aggiunge Cualbu, ha da tempo proposto l’introduzione di un Consorzio intermedio, guidato da un manager, con la facoltà  di decidere quanto e quale formaggio produrre, fissare un prezzo minimo che non sia legato solo al pecorino (che impegna il 60% del latte prodotto, 170 su 300 milioni di litri), e stabilire delle sanzioni reali per chi non rispetta le regole.
Al momento le speranze che ci sia una riforma del sistema nel senso auspicato dagli allevatori sono poche. E il prezzo del latte, se quello del pecorino non sale, è destinato a stare ben al di sotto di quell’euro al litro promesso da Salvini ai pastori.
Ma il tempo del Governo è finito, e la pazienza dei pastori pure.

(da “Huffingtonpost”)

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“HAI IL SELFIE CON SALVINI? NIENTE STANZA”: LA STUDENTESSA SI LAMENTA? SI FACCIA OSPITARE DA CHI AFFOGA GLI ESSERI UMANI

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

LA RAGAZZA: “NON SI PUO’ FARE DELLA POLITICA LA NOSTRA VITA”… IMPARA A RISPETTARE IL DIRITTO ALLA VITA DEGLI ALTRI, AVETE SEMINATO ODIO E ORA SARANNO CAZZI VOSTRI OGNI GIORNO DI PIU’

Alessandra M. G., una ragazza di 19 anni della provincia di Latina, si è vista rifiutare l’affitto di una stanza a Roma, nella zona della terza università , perchè la sua foto profilo era un selfie con il vicepremier Matteo Salvini.
A denunciare la storia, raccontata in esclusiva al sito del quotidiano Free Press Leggo.it, è proprio Alessandra.
Cercando un alloggio si è imbattuta in un annuncio pubblicato sul Marketplace di Facebook: «Roma Tre – ostiense – marconi, in affitto singola per studenti». Ha pensato che fosse perfetta per la sua nuova vita da studente fuorisede e così ha immediatamente scritto sul social network all’inserzionista: «È ancora disponibile?».
Ma dopo qualche ora è arrivata una risposta che mai avrebbe immaginato: la stanza c’era, ma non per chi ha una foto con Salvini.
Sotto accusa, racconta un suo parente sempre su Facebook,   la fotografia che Alessandra ha pubblicato da pochi giorni sul suo profilo: una foto con il Ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini dopo il recente comizio di Sabaudia. La risposta che Alessandra ha ricevuto non lascia spazio ad equivoci:
“Salve, sì la stanza è ancora disponibile. Tuttavia, non è disponibile per chi simpatizza, patteggia e si fa selfie con chi è felice di gettare gente in mare. Se cercate casa a Roma, vi consiglio di evitare di pubblicare selfie del cazzo, o quantomeno di cambiare le impostazioni e renderli visibili soltanto a parenti o amici o anche solo a se stessi, giusto per avere ancora quella dorma di misero compiacimento per essersi scattati un selfie con un Vip del momento, per un ridicolo secondo di celebrità  su Facebook, in cui gli amici possano mettere like, wow, yeah, figo, uhhh Salvini, mentre si ricontrolla con un’isterica dipendenza ogni cinque minuti la presenza di nuovi like”.
A Leggo racconta: “Non sono neanche tesserata o schierata con la Lega. Ho solo fatto una foto con un Ministro. È assurdo che mi venga negata una stanza in affitto per questo motivo. Le persone dovrebbero capire che non si può fare della politica la nostra vita”.

(da “Huffingtonpost”)

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“IL FATTO” SVELA IL COLLOQUIO TRA CONTE E SALVINI

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

CONTE FA LA FIGURA DELLO STATISTA, IL LEGHISTA QUELLO CHE SE NE FOTTE DELL’ITALIA: “HO CASINI INTERNI, MI SERVONO LE ELEZIONI PER RICOMPATTARE LA LEGA”

Il Fatto Quotidiano, che da molto tempo ha individuato in Giuseppe Conte l’antagonista di Matteo Salvini perchè a parere del direttore Marco Travaglio il premier sarebbe l’unico in grado di arginare il Capitano, oggi pubblica due pagine di retroscena su quello che si sono detti i due nel giorno in cui il leader della Lega ha ufficializzato l’addio alla maggioranza. Nella ricostruzione di Salvatore Cannavò si spiega che gli incontri sono stati due.
Il primo, il giorno del voto sulla mozione Tav, avviene di pomeriggio, a Palazzo Chigi.
Salvini non parla di rimpasti anche se si lamenta dei vari ministri e Conte lo incalza subito: “Ti avevo già  detto dopo le Europee che volendo saremmo potuti andare al voto anche il giorno dopo. Tra l’altro avevi il pretesto degli attacchi ricevuti dal M5S in campagna elettorale. Ma tu hai detto no, perchè oggi vuoi le elezioni?”.
Le giustificazioni di Salvini sembrano fragili: parla di “casini interni”del bisogno di una “campagna elettorale per compattare la Lega, sai c’è anche chi vuol farmi fuori,ora non si può più rinviare”.
Conte invita il suo vicepremier a “pensarci bene”. E comunque mette le mani avanti: “Sappi che comunque si va in Parlamento, io sono una persona corretta, non vado in aula a cercare altre maggioranze”e poi, non dismettendo gli abiti del professore, gli fa anche una piccola lezione di diritto parlamentare.
“La via maestra è tornare dove ho ricevuto la fiducia, cominciando dal Senato. In passato le crisi si facevano nei corridoi di Palazzo o nelle riunioni riservate delle segreterie dei partiti, io voglio fare tutto alla luce del sole”.
E qui lancia la freccia in pieno volto dell’alleato-avversario: “Tu ci dovrai essere, al contrario del dibattito sulla Russia e dovrai spiegare, guardandomi negli occhi, il motivo per cui ritiri la fiducia. Dovrai andare a votare passandomi davanti, guardandomi in faccia e poi votandomi contro”. Salvini, in un sussurro, dice “va bene”e se ne va.
Secondo la spiegazione di Conte i problemi sarebbero la legge sull’Autonomia molto lontana dalla sua approvazione, specialmente in versione hard, e proprio la legge sul taglio dei parlamentari che avrebbe tolto un sacco di posti alla Lega.
Anche perchè la legge si porta dietro l’obbligo di ridisegnare i collegi elettorali e ritarderebbe il voto. Da qui l’accelerazione di Salvini per non perdere questo treno visto che chissà  quando passerà  il prossimo.
Il secondo incontro va in scena l’8 agosto e qui Salvini prima promette che ci penserà  e poi dirama la nota che accende la crisi:
“Pensaci molto bene” prova ancora a convincerlo Conte: “La speculazione di agosto è quella più insidiosa, ma non hai economisti che ti consiglino bene? Fatti ragguagliare sulle conseguenze, sull’esercizio provvisorio, sul rischio dell’aumento dell’Iva. E poi, come farai a discutere con la Commissione europea, senza di me, l’ennesima procedura d infrazione? Senza interlocutori quelli ti massacrano e ci va di mezzo l’Italia. Pensaci davvero, stai rischiando di portare il Paese al disastro”.
Salvini uscendo da palazzo Chigi sembra perplesso, fa finta di prendere tempo: “D’accordo, faccio ancora qualche telefonata”. Ma pochi minuti dopo viene diramata la nota della Lega che chiede le elezioni e in serata il vicepremier lancia le sparate sul governo dei no e del non fare e sui parlamentari che devono tornare di corsa dalle vacanze, a lavorare come “fanno milioni di italiani”.
E qui si chiude per ora la narrazione, con Conte indeciso se candidarsi alle elezioni in ottica anti-Salvini.

(da “NextQuotidiano“)

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SFIDA ALLA POLIZIA, I NO TAV BRUCIANO I FOGLI DI VIA DAVANTI AL CANTIERE DI CHIOMONTE: “NON CI FATE PAURA”

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

IN 82 HANNO RICEVUTO IL PROVVEDIMENTO REPRESSIVO…LA PROTESTA DAVANTI A UNA BARRIERA DI ACCESSO

I No Tav hanno bruciato alcuni dei fogli di via notificati dalla questura di Torino. Il gesto è stato compiuto ieri sera a Chiomonte davanti a una cancellata che chiude la strada verso l’area del cantiere.
“Ecco – hanno commentato gli attivisti – la nostra determinazione: di voi paura non ne abbiamo”.
Una sfida aperta a poche ora dalla denuncia di 82 fra attivisti e simpatizzanti No Tav per episodi avvenuti alla fine di luglio durante la mobilitazione contro il cantiere di Chiomonte. Sono anche stati spiccati 28 fogli di via dai Comuni di Giaglione e di Chiomonte
Gli episodi contestati sono avvenuti in occasione del Campeggio dei giovani No Tav e del Festival Alta Felicità .
I fogli di via sono stati emessi anche in relazione alla dimostrazione del 26 giugno durante la quale è stata bloccata la strada dell’Avanà , all’interno del perimetro in cui ricade l’area del cantiere.
Per quell’iniziativa sono scattate 29 denunce. La Digos prosegue le indagini per individuare altri responsabili di episodi commessi nel corso delle manifestazioni del 19, 20 e 27 luglio. Sono al vaglio, inoltre, ulteriori fogli di via e avvisi orali

(da agenzie)

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“CONIGLIO, GIOCHI SULLA NOSTRA PELLE”: SCARICHE DI INSULTI A SALVINI SUI SUOI PROFILI SOCIAL

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

CHI ISTIGA ALL’ODIO FINISCE PER   ESSERE RIPAGATO CON LA STESSA MONETA… ELOGI A CONTE: “UN GALANTUOMO”

«Sei passato all’incasso». «Coniglio!». «Sei pessimo, giochi sulla nostra pelle». Sono solo alcuni dei numerosi commenti insultanti che centinaia di utenti sui social network hanno rivolto a Matteo Salvini, dopo che il ministro dell’Interno ha annunciato la mozione di sfiducia da parte della Lega al premier Giuseppe Conte.
È la prima volta che Salvini viene insultato in maniera così importante sulla piattaforma a lui preferita, quella virtuale. È successo giovedì sera, mentre il leader della Lega annunciava dal palco di Pescara la sfiducia al governo Conte.
I suoi profili Facebook e Instagram sono stati presi d’assalto: sono volati commenti critici e insulti. Un numero talmente alto che ha costretto lo stesso Salvini a replicare: «Ma quanti finti sostenitori della Lega vengono qui stasera a commentare? », ha scritto il ministro.
Tra i tanti post indirizzati a Salvini, quello che ha ricevuto il maggior numero di consensi l’ha scritto l’utente Denis Mei: «Ha più volte ribadito che questo governo sarebbe durato 5 anni. Ha più volte ribadito che non sarebbe stato lui a far cadere questo governo. Ha staccato la spina appena approvato il decreto sicurezza bis. Ha deciso di chiudere tutto nella settimana che precede Ferragosto, quando l’italiano ha meno attitudine ad informarsi. È tutto studiato a tavolino. Ora vuole passare alla cassa e ritirare il premio di governo del paese, si vede che hanno calcolato con cura i sondaggi e il possibile voto. Quante risate se alla fine, però, il calcolo fosse ERRATO…».
Agli insulti rivolti a Salvini hanno fatto da contraltare gli elogi indirizzati al premier Giuseppe Conte: «L’unico presidente che avrebbe potuto cambiare questo ambiente marcio», ha scritto qualcuno su Facebook. «Lei è un galantuomo, un vero signore, oltre ad essere una persona preparata. E questo Paese non la merita», ha sentenziato un altro.

(da agenzie)

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CONSIGLIERA COMUNALE M5S DI GENOVA: “ATTENTO RUSPA, PASSARE DALLE PIAZZE PIENE A FINIRE A TESTA IN GIU’ E’ UN ATTIMO”

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

“HO USATO UN PARAGONE FORTE, ERA UNA SEMPLICE CONSTATAZIONE”

La gestione della crisi di governo ai tempi dei social network sta diventando sempre più difficile. Soprattutto se si pensa all’influenza che in questo ultimo periodo i due partiti interessati, M5S e Lega, hanno acquisito su Facebook e Twitter.
L’ultimo attacco a Matteo Salvini dopo la deflagrazione della crisi arriva dalla consigliera pentastellata di Genova Stefania Giovinazzo
«Attento caro ‘Ruspa’, la storia ci insegna che passare dall’avere le piazze gremite di persone che applaudono a finire a testa in giù, è un attimo» — si leggeva in un post originario che successivamente è stato modificato.
A sottolineare questa frase erano stati alcuni esponenti della Lega ligure che, per questo motivo, avevano chiesto le dimissioni della consigliera.
Lei tuttavia non ci sta e parla di una intromissione illegittima nella sua sfera privata, dal momento che il suo account Facebook viene gestito da lei personalmente e soltanto per i suoi amici più stretti, con i quali condivide pensieri, foto e riflessioni anche sull’attualità .
“Oggi ho imparato una nuova lezione. mi sono trovata, per caso, una immagine dell’ex ministro Salvini sulla home page; la condivido, però, scrivo un commento circa la sua, parer mio, inaffidabilità  e mancanza di interesse per i reali problemi del paese cui lui si era preso l’impegno , insieme al MoVimento, di risolvere. Infine, aggiungo una riflessione storica, molto forte, lo ammetto, nel quale davo per scontato che si capisse che, tu oggi puoi avere il consenso anche al 1000à—1000 ma se tradisci il popolo lo nota, se non fai le cose che prometti il popolo lo nota (contratto di governo “tradito”)».

(da agenzie)

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