Destra di Popolo.net

TAGLIO PARLAMENTARI: PERCHE’ SERVE ANCHE UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE

Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile

CON L’ATTUALE MECCANISMO VERREBBERO FAVORITI I PARTITI PIU’ GRANDI E INTERE REGIONI SAREBBERO RAPPRESENTATE DA UNA SOLA FORMAZIONE

Il taglio dei parlamentari rimane in testa all’agenda politica, sopravanzando anche il tema della manovra economica che pure ha scadenze più incalzanti.
Il dimezzamento della rappresentanza di Camera e Senato ha tenuto banco anche nel primo incontro tra M5S e Pd; ma nonostante la riforma (che è costituzionale) abbia già  ottenuto 3 dei 4 voti parlamentari necessari il rimpicciolimento del parlamento on sarà  cosa immediata.
Come da più parti è stato fatto notare il taglio dovrà  essere accompagnato anche da una riforma della legge elettorale, altrimenti rischia di avere effetti deformanti sul voto. In particolare sarebbero fortemente penalizzati i partiti più piccoli mentre quello di maggioranza relativa potrebbe ottenere un numero di seggi molto superiore alla sua effettiva forza. Proviamo a capire perchè.
Il punto di partenza
L’attuale legge elettorale italiana (il cosiddetto «Rosatellum») prevede di assegnare sia a Montecitorio che a Palazzo Madama il 37% dei seggi con un meccanismo maggioritario e il 61% con il proporzionale.
Con uno sbarramento del 3% minimo di voti necessari a un partito per varcare la porta delle Camere.
La riforma su cui spinge il M5S diminuisce i deputati a 400 e i senatori a 200, tagliando complessivamente 345 seggi.
Se questo assetto divenisse legge sarebbe necessario innanzitutto ridisegnare tutti i collegi elettorali con due effetti immediati: da un lato calerebbero i costi della politica (e questo è il primo obiettivo dei promotori) ma dall’altro ogni eletto diverebbe la «voce» di un numero di cittadini di gran lunga superiore dell’attuale.
Ogni deputato rappresenterebbe oltre 151.000 cittadini, contro i 96.000 attuali: la proporzione più alta d’Europa.
«Cittadini più distanti»
Il 28 marzo scorso durante un’audizione alla Camera Gabriele Natalizia, ricercatore dell’Università  la Sapienza ha messo in luce un primo effetto di questo cambiamento: «Come conseguenza della maggiore distanza tra cittadini ed eletti presso le due Camere, il Parlamento potrebbe essere gradualmente percepito come un’istituzione ‘distante’ dalle esigenze, dalle aspirazioni e dai problemi che emergono dai territori. La sua percezione di simbolo, ma anche di luogo, della rappresentanza e della coesione nazionale si potrebbe, dunque, affievolire».
In secondo luogo rimarrebbe vivo il cosiddetto «bicameralismo perfetto», l’iter che costringe una legge ad essere approvata nella medesima versione da entrambi i rami del parlamento e che è una delle cause del malfunzionamento della politica italiana.
Una regione, un partito
Ma gli effetti maggiori si avrebbero sulla rappresentanza politica. Il mix di meccanismo maggioritario e proporzionale e il minor numero di seggi a disposizione favorisce i partiti più grandi a danno dei minori, specie al Senato.
Secondo i calcoli di Federico Fornaro, considerato un «mago» di questi numeri la soglia per entrare in Senato in Piemonte e in Veneto non sarebbe più del 3% ma dell’11, in Friuli del 25, in Abruzzo e Sardegna del 33; in molti casi dunque una intera regione finirebbe per essere rappresentata a Roma da un solo partito.
In generale Lega, M5S e Pd farebbero la parte del leone e chi dei tre dovesse prevalere «schiaccerebbe» gli altri due su posizioni minoritarie. In pratica l’intero sistema elettorale prenderebbe una svolta fortemente maggioritaria.
E per eleggere il capo dello Stato?
Alfonso Celotto, docente di diritto costituzionale, ha fatto notare un’altra conseguenza forse non voluta del taglio dei parlamentari. In una dichiarazione all’agenzia Agi ha sottolineato che in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica il peso dei parlamentari diminuirebbe a favore invece dei delegati delle regioni.

(da “il Corriere della Sera”)

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CONCLUSO IL PRIMO INCONTRO FARSA TRA M5S E PD: “CLIMA COSTRUTTIVO”

Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile

SALVINI SENZA DIGNITA’ SUPPLICA I GRILLINI PER RITORNARE INSIEME… SPETTACOLO INDECOROSO: PER RITROVARSI DI MAIO, SALVINI O MINNITI AGLI INTERNI, TANTO VALE TORNARE AL VOTO, NON SIAMO AL MUSEO DELLE CERE O A QUELLO DEL CRIMINE… CHI HA GOVERNATO HA FALLITO, VADANO A CASA, ALTRO CHE SPACCIARSI PER SALVATORI DELLA PATRIA

I forni per i 5 stelle restano due. Si è concluso dopo circa un’ora e mezzo il primo tavolo di confronto sul governo tra le delegazioni Pd e M5s a Montecitorio. Ma Salvini in mattinata e Giorgetti nel pomeriggio tengono apertissima la porta a una pacificazione.
Fra M5S e Pd si è tenuto un vertice senza leader per verificare la possibilità  di dar vita a una maggioranza di governo.
All’incontro hanno partecipato per il Pd i due capigruppo, Andrea Marcucci e Graziano Delrio, e il vicesegretario Andrea Orlando. Per i 5 Stelle erano presenti i due capigruppo, Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva, e i due vice, Francesco Silvestri e Gianluca Perilli.
“Non ci sono problemi insormontabili” dicono alla fine tra i dem. “La riunione si è svolta in un clima positivo e costruttivo, che ci fa ben sperare sulle prospettive” aggiunge il capogruppo Pd Andrea Marcucci al Senato. “C’è stata un’ampia convergenza sui punti dell’agenda ambientale e sociale. C’è un lavoro molto serio da fare sulla legge di bilancio, sulle priorità ” dice invece Graziano Delrio, capogruppo dem alla Camera.
Sul fronte pentastellato, fonti fanno trapelare che l’incontro si è svolto in un “clima costruttivo”. Il M5S “ha posto sul tavolo il taglio dei 345 parlamentari. Per noi è un punto fondamentale e propedeutico. Servono garanzie su questo aspetto” spiegano le fonti.
La Lega è convinta che la partita non sia chiusa. Matteo Salvini in diretta Facebook lancia un nuovo appello a Luigi Di Maio: “Le porte e le vie della Lega sono infinite” dice all’ex alleato. Anche Giancarlo Giorgetti fa notare che i 10 punti di Di Maio “sono quasi tutti o tutti parte integrante del contratto con la Lega: cosa voglia dire questo non lo so, però e un dato di fatto” dice il sottosegretario alla Presidenza, rispondendo a una domanda sull’ipotesi che sia ancora possibile un’intesa di governo con il M5S. D’altra parte sono fonti pentastellate a rivelare che il Carroccio “ci corteggia con grande insistenza”.

(da “Huffingtonpost”)

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TRATTATIVA CON SABOTATORI CHE FANNO IL CONTROCANTO NEL M5S

Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile

DI BATTISTA PENSA AL VOTO E AI BENETTON, TRAVAGLIO GUARDA IN CASA D’ALTRI INVECE CHE NELLA SUA… LA DEMAGOGIA IMPAZZA, LE TRATTATIVE SERIE SI FANNO DIVERSAMENTE (E TRA PERSONE SERIE)

Mentre le delegazioni di Movimento 5 stelle e Partito democratico sono chiuse in una sala del gruppo pentastellato della Camera, fuori, sotto la canicola, il clima improvvisamente si arroventa.
È Alessandro Di Battista a dare il là  a un generale indurimento dei toni: “Io sono convinto che andando al voto adesso prenderemmo valanghe di consensi”, dice l’ex deputato, subito prima di specificare la necessità  che comunque la legislatura vada avanti.
E subito prima di affiancare un altro pre-requisito all’interlocuzione con il Nazareno, la revoca della concessioni autostradali ai Benetton. Di Battista alza la posta. “Vuole far capire a tutto il Movimento che abbiamo un enorme potere contrattuale”, spiega un parlamentare a lui molto vicino.
L’ala vicina a Roberto Fico ribolle: “Di Battista fa di tutto per sabotare la legislatura, vuole il voto”, tuona Luigi Gallo
L’entourage di Di Maio accredita una sintonia tra i due, il capo politico uscendo dopo aver mangiato in un ristorante vicino Montecitorio ci va con i piedi di piombo: “È un concetto legittimo”. E nello specifico, sul richiamo ai Benetton, si limita a dire: “I nostri dieci punti li abbiamo detti ieri”.
Il commensale di turno del leader, il sottosegretario Manlio Di Stefano, pigia invece sull’acceleratore: “È chiaro che in questa fase siamo noi che dettiamo l’agenda necessariamente: i numeri in parlamento parlano chiaro: le concessioni a Benetton vanno eliminate subito”.
La lunga giornata di ieri, il timore che Nicola Zingaretti non sia il solo interlocutore, il fantasma di Matteo Renzi agitano i 5 stelle.
E il partito del voto subito sta riprendendo fiato tra gli eletti. Nelle chat interne è girato all’impazzata l’editoriale mattutino del direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio. “Trattare col Pd è come trattare con la Libia — scrive il giornalista che forse ha più influenza sulla classe dirigente del Movimento — Se il M5s non vuol proprio suicidarsi, tra un Governo modello Libia e il voto subito, ha molto meno da perdere nella seconda opzione”.
Un ragionamento che ha fatto breccia, alimentato come paglia sul fuoco dallo stato caotico con il quale il Nazareno si è approcciato alla trattativa. Entrambi i partiti fanno filtrare spin costruttivi sul primo incontro. “Clima costruttivo”, dicono i 5 stelle. “Nessun ostacolo insormontabile”, fa eco il Pd.
Intanto la rete del partito della Rete si sta stringendo intorno al collo dei vertici.
I post delle pagine Facebook di Di Maio e del Movimento 5 stelle in cui si lanciavano i 10 punti per l’accordo sono inondati da insulti, nella peggiore delle ipotesi, o da commenti molto duri contro la nuova coalizione allo studio.
“Le condizioni le dettiamo noi”, spiega Di Stefano dopo aver mangiato con il leader. La suggestione del voto è l’unica brezza che accarezza le giacche sudate di un venerdì di fine agosto, che brulicano senza pace intorno ai Palazzi romani infuocati dal caldo e dalla crisi.

(da “Huffingtonpost”)

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I FANS DI SALVINI VOGLIONO MARCIARE SU ROMA (E SCAPPARE AL PRIMO PETARDO)

Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile

I LEONI DA TASTIERA PRONTI ALLA RIVOLUZIONE? LI ASPETTIAMO

Parola d’ordine “voto subito”, o sarà  “guerra aperta”.
Nessun giro di parole, nessun tentennamento: il popolo leghista si prepara “alla rivolta” se il presidente della Repubblica Sergio Mattarellanon indicherà  nelle urne la soluzione alla crisi di governo. La promessa arriva nei commenti di incoraggiamento al leader Matteo Salvini, salito ieri al Quirinale per le consultazioni.
“Invasione di Roma da parte di tutti gli italiani” il grido di battaglia, con una dura promessa diretta proprio al Presidente della Repubblica: “Si metterà  male per Mattarella – scrivono-, saliremo anche al Quirinale” perchè “stavolta non ci ferma nessuno”.
A far tremare i polsi dei sostenitori del Carroccio, ovviamente l’ipotesi di un governo ‘giallorosso’: “Se si finisce con il Pd e M5S mi armo di una cassa di pomodori e vado a Roma”, “se sale la sinistra tutti in piazza” nella Capitale, dicono, mentre minacciano una “ribellione di massa” e “guerra aperta se non si vota”.
“Riempiamo le strade di Italia”, la proposta fatta da chi mette in guardia da “milioni”, “legioni” di militanti pronti a “alla rivolta contro chi vuole negarci un diritto”.
“La parola al popolo o scenderemo in piazza”, insistono spalleggiandosi l’uno con l’altro, tra fiumi di ‘like’ e reaction ‘arrabbiate’ contro “questi comunisti perdenti” che vogliono “fregarci tutti come sempre”.
L’alternativa? Certamente “Salvini premier”, unica “via percorribile” contro chi vuole “imporci una dittatura rossa”. “Salvini siamo con te fino alla morte”, incoraggiano fiduciosi il leader, promettendo quanto chiesto dal leghista – con tanto di lunghissima coda di polemiche – solo qualche giorno fa: “Vai Matteo, ti daremo pieni poteri”.
Fino alla morte? Diciamo fino al primo scoppio di petardo, poi tutti di corsa a casa a contare i soldi nascosti nel materasso sottratti al fisco.

(da agenzie)

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I FAN DI SALVINI CHE VANNO A SPIEGARE A MATTARELLA QUELLO CHE DICE LA COSTITUZIONE

Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile

I “SINCERI DEMOCRATICI” ESPERTI IN DIRITTO

Rivolgendosi ai giornalisti nella Sala alle Colonne del Quirinale per la consueta conferenza stampa dopo le consultazioni con il Presidente della Repubblica, Matteo Salvini si è preso il merito di aver fatto esplodere la crisi di governo.
Secondo Salvini la scelta di «portare davanti agli italiani, nelle case degli italiani i problemi che la vecchia politica avrebbe tenuto al chiuso nelle stanze» ha pagato perchè tanti elettori si sono appassionati della crisi d’agosto dagli esiti così indecifrabili da essere più appassionante dei rebus della Settimana Enigmistica.
Ma cosa significa “portare nelle case degli italiani” la crisi di governo?
Quando si parla di un tema così complesso sarebbe bene dare agli elettori tutti gli elementi per valutare quanto accade. Ma questo non è successo. Anche e sopratutto grazie al fatto che Salvini dopo aver chiesto pieni poteri (che non sono costituzionalmente previsti) ha subito cominciato a martellare per il ritorno al voto per dimostrare che lui sì è un sincero democratico, uno che non ha paura di chiedere il giudizio popolare.
Non sono mancati poi i richiami alle piazze che invocano il leader del Carroccio e l’avvertimento ai suoi di “stare pronti” a scendere in piazza.
Il risultato della propaganda salviniana sono le orde di utenti che sono andati a commentare sulla pagina Facebook o sul profilo Twitter del Quirinale per dire al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che cosa dovrebbe fare.
Si tratta di elettori e simpatizzanti del Capitano che ritengono che Mattarella dovrebbe fare una cosa sola: sciogliere le camere. C’è chi dice che la volontà  del popolo è chiara anche senza andare al voto.
Quello che è certo è che non c’è spazio per maggioranze e governi alternativi a quello che è stato in carica negli ultimi 14 mesi. Un governo nato proprio su iniziativa del Presidente della Repubblica dal momento che il 4 marzo 2018 nessun partito o coalizione era risultato vincitore.
Ed è curioso che ai leghisti sia andata benissimo fino ad ora l’ipotesi di andare al Governo pur essendo arrivati terzi alle politiche (dove la Lega ha preso il 17%) e ora ritengano assolutamente inaccettabile la possibilità  che nasca un governo con M5S-PD, che un anno e mezzo fa ha preso il 18%
Questi grandissimi esperti di Costituzione hanno letto ovviamente solo la prima metà  dell’Articolo 1 della nostra Carta fondamentale e chiedono di andare al “voto sovrano” perchè “l’Italia è degli italiani”.
Non siate troppo severi e crudeli nel giudicarli, in fondo durante la scorsa legislatura abbiamo avuto fior fiore di giornalisti che hanno ripetuto a più non posso la storiella di Renzi (o Letta, o Gentiloni) premier “non eletto dal Popolo” e che sono stati colti da improvviso mutismo quando è comparso sulla scena l’Avvocato del Popolo Illustrissimo signor Giuseppe Conte.
Grazie a Salvini — perchè lui per primo non ha voluto fare chiarezza su quali siano i passaggi di una crisi — ci tocca leggere dotte opinioni come quella del tale che ci spiega che siccome “nessuno ha sfiduciato il governo” ma si è solo dimesso il Presidente del Consiglio allora il governo c’è ancora perchè rimangono in carica i due vicepresidenti “in regime di diarchia“.
È incredibile come un docente di diritto parlamentare e diritto costituzionale come Mattarella non se ne sia accorto.
Ci sono poi quelli che chiedono al Presidente di lasciare “un bel ricordo del suo mandato” e di tornare al voto — come impone la “saggia Costituzione” — perchè lo chiede il 70-75% degli italiani.
Chissà  se tra costoro ci sono anche quelli che qualche anno fa si pulivano metaforicamente il culo con il Tricolore.
Ma non ci sono solo quelli che rivolgono accorati appelli stile Amistad e dare noi liberi. Perchè il popolo sovrano ha un gran problema di pazienza: ne ha davvero poca.
E allora c’è la tizia che dice che se non si andrà  al voto si “scatenerebbe la guerra civile”.
E non è la sola che ritiene che la guerra civile sia l’unico modo per esercitare la democrazia. Avremo finalmente i gilet gialloverdi anche in Italia? Chissà ! Quel che è certo è che sarà  colpa di Mattarella che non ha studiato abbastanza la Costituzione come l’utente medio di Facebook.
l popolo sovrano ordina ma Mattarella non ascolta!
E se il popolo è sovrano allora le richieste devono essere precise e chiare, lo dice la Costituzione. Che non va mica interpretata a piacimento — dagli altri eh — in base agli sporchi comodi della casta.
E guai a Mattarella se si azzarderà  a non acconsentire a nuove votazioni: diventerà  lo zimbello degli italiani.
Questo è quello che succede quando si porta la crisi “nelle case degli italiani” come fosse un set di pentole in acciaio inox o la mountain bike con il cambio Shimano a 14 rapporti.
Salvini ha convinto i suoi, non senza l’aiuto del buon lavoro fatto dai 5 Stelle nei cinque anni precedenti, che la democrazia funziona come dice lui, quando lo vuole lui. Non male per essere uno che rivendica di essere sinceramente e profondamente democratico.

(da “NextQuotidiano”)

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NON SOLO MORISI, TUTTI QUELLI CHE RISCHIANO IL POSTO SE SALVINI VA A CASA

Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile

PANDINI, BELTRAME, GAIANI, PERUZZOTTI, PASINI, GARIBALDI, AMADORI. D’AMICO: UN STAFF PAGATO DAGLI ITALIANI CHE COSTA MILLE EURO AL GIORNO

L’altroieri abbiamo raccontato che per Luca Morisi rischia di finire bruscamente la pacchia a causa dell’addio di Salvini a Viminale e Palazzo Chigi.
Il Fatto Quotidiano segnala oggi in un articolo a firma di Tommaso Rodano che non rischiano soltanto il Casaleggio di Salvini e il suo sontuoso staff che costa un migliaio di euro di soldi pubblici al giorno al contribuente italiano.
Cosa succederà  quando “il Capitano”avrà  fatto gli scatoloni? Non si sa: Salvini ha altro a cui pensare e non ha dato indicazioni sul destino di chi ha il contratto in scadenza.
Il bilancio leghista non concede voli pindarici: i famosi 49 milioni da restituire all’erario sono stati spalmati in 76 rate a interessi zero, ma pesano per 600 mila euro l’anno. L’ultimo esercizio (2018) si è chiuso con un disavanzo di 16,5 milioni.
La Lega oggi vive ufficialmente dei contribuiti pubblici del Parlamento e delle donazioni private dei suoi onorevoli (e non si capisce come possa permettersi i megapalchi giornalieri dei suoi comizi)
Se si andasse a votare — e venissero confermati i sondaggi —aumenterebbero entrambi in modo esponenziale. Per il resto non ci sono certezze.
Il prtoblema, peraltro, non riguarda solo “la Bestia”: oltre a quelli impiegati nei social, ci sono molti altri professionisti portati da Salvini in Viminale e Palazzo Chigi (in qualità  di vicepremier).
C’è soprattutto Matteo Pandini, capo ufficio stampa agli Interni (90 mila euro l’anno) che dopo aver guidato l’aggressiva comunicazione del leghista sui migranti, è entrato a tutti gli effetti nella squadra della comunicazione leghista, ma rischia di dover tornare al vecchio lavoro di giornalista a Libero.
Poi i vari consiglieri come Stefano Beltrame, ex console italiano a Shanghai, chiamato al Viminale per 95 mila euro, Gianandrea Gaiani (65 mila euro), esperto di Difesa e volto dei salotti televisivi, l’ex parlamentare leghista Luigi Carlo Maria Peruzzotti (41.600 euro) e il giovane Andrea Pasini (41.600 euro), blogger e imprenditore (i salumi dell’azienda di famiglia riforniscono il ristorante PaStation del figlio di Denis Verdini).
A Palazzo Chigi invece Salvini ha messo a libro paga, tra gli altri, la sua storica portavoce Iva Garibaldi (120 mila euro), il sondaggista Alessandro Amadori (65 mila euro) e il consigliere Claudio D’Amico (65 mila euro), l’uomo che si occupa degli affari russi, presente al famoso incontro del Metropol di Mosca con Salvini e Savoini.

(da “NextQuotidiano”)

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I PATRIOTI EUROPEI DI “MEDITERRANEA”: “RIECCOCI, SIAMO TORNATI”

Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile

LA MARE IONIO DOPO IL DISSEQUESTRO TORNA IN MARE IN COORDINAMENTO CON VELIERO DELLA LIFELINE DAL NOME “MATTEO S.”… IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO DI PALERMO: “GRAZIE RAGAZZI, PERCHE’ RICORDATE CHE IL VANGELO SI PRENDE SUL SERIO”

A bordo della Mare Jonio – “Il ministro Salvini stia tranquillo, torneremo in mare comunque. Anche a costo di farlo con un pedalò”.
Con queste parole, nel luglio scorso, subito dopo lo sbarco a Lampedusa dei 59 migranti salvati nelle acque di fronte a Tripoli, i ragazzi di Mediterranea avevano risposto al ministro dell’Interno che gli aveva fatto sequestrare la Alex, la piccola barca a vela da diporto con cui avevano appena concluso la prodigiosa missione.
Oggi, meno di due mesi dopo, quei ragazzi hanno mantenuto la loro promessa e hanno ripreso il largo. Senza nemmeno dover ricorrere ai pedalò: perchè nel frattempo, la procura di Agrigento ha disposto il dissequestro della Mare Jonio, la nave madre del progetto Mediterranea.
Che così, giusto il tempo di fare gasolio e imbarcare le provviste, ha potuto riprendere il mare e fare rotta verso il Mediterraneo centrale, in una operazione congiunta con gli attivisti di Lifeline, i quali hanno messo a disposizione una imbarcazione appoggio, un piccolo veliero che i volontari della Ong tedesca hanno registrato ufficialmente sotto il nome di Matteo S. (ne hanno anche un’altra che però non partecipa alla spedizione e che si chiama Sebastian K., in “onore” del cancelliere austriaco Kurtz).
Oltre alla Mare Jonio e alla Matteo S., la flotta è completata da una barca a vela presa a noleggio e battente un’insolita bandiera polacca (è la prima volta dunque che la Polonia, uno dei paesi di Visegrad, si trova coinvolta, sia pure indirettamente, e a sua insaputa, in una missione umanitaria).
Molte sono le incognite con cui parte questa spedizione. Lo scenario politico – internazionale ed interno – è di molto mutato rispetto a due mesi fa.
Il generale Haftar è ormai arrivato alle porte di Tripoli e la Libia – in piena guerra civile – non è mai stata così instabile come in questi giorni. Questo, insieme alle favorevoli condizioni meteo, tipiche di questa stagione, fa sì che le partenze dalle coste libiche siano aumentate a dismisura e avvengano in maniera sempre più disordinata e pericolosa.
Segnalazioni di avarie e naufragi sono ormai drammatica, quotidiana routine. Ancora più incertezza, paradossalmente, c’è in Italia, con il governo Conte, quello dei porti chiusi e dei decreti sicurezza, appena caduto e un altro (o, in alternativa, un’altra campagna elettorale) all’orizzonte.
Cosa accadrebbe, dunque, se la Mare Jonio si trovasse oggi o domani nelle condizioni di dover effettuare un salvataggio? Come si comporterebbe ciò che resta del governo?   Nessuno sa dare una risposta a queste domande.
“La nostra missione – spiega il responsabile Luca Casarini – è quella di essere là  dove bisogna essere. Cioè qui, in questo tratto di Mediterraneo. E testimoniare quello che l’Europa e l’Italia stanno facendo, i crimini che stanno compiendo”.
Di quello che potrebbe accadere nel caso in cui ci fosse un salvataggio, nessuno riesce, nè vuole, prevedere nulla: “Ognuno agirà  secondo la propria coscienza e la propria umanità “, dicono da bordo   rifacendosi anche al messaggio ricevuto nella notte dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice: “Grazie – ha scritto l’alto prelato in un messaggio diretto all’equipaggio – Grazie perchè ricordate a noi cristiani che il vangelo si prende sul serio: “Come ho fatto io, così fate voi”, ci ha detto Gesù. E’ un programma di vita. Sentitemi uno di voi”.
Solidarietà  anche dal vescovo Antonio Marciante di Cefalù che ha affidato la missione di Mediterranea alla Vergine di Porto Salvo: “Perchè l’Italia sia un porto aperto sicuro”.

(da agenzie)

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SALVI I 356 PROFUGHI DELLA OCEAN VIKING, SBARCANO A MALTA E POI REDISTRIBUITI IN SEI PAESI EUROPEI

Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile

COME SI RISOLVONO I PROBLEMI A DIFFERENZA DEI SEQUESTRATORI DI PERSONE… MACRON NE ACCOGLIERA’ 150

Finirà  nelle prossime ore l’odissea della nave Ocean Viking, imbarcazione di Msf e Sos Mediterranee da 14 giorni bloccata al largo delle coste tra Lampedusa e Malta in attesa dell’individuazione di un porto sicuro.
È stato infatti trovato l’accordo sul destino dei 356 migranti a bordo e il premier maltese Joseph Muscat annuncia su Twitter: “Malta trasferirà  queste persone su navi militari maltesi in acque internazionali e le porterà  a terra. Tutti i migranti saranno distribuiti in altri Paesi europei: Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Romania. Nessuno resterà  a Malta”.
L’accordo, aggiunge Muscat, è stato trovato in seguito a “discussioni con la Commissione europea e un certo numero di Stati membri, soprattutto Francia e Germania”. Proprio la Francia ha già  fatto sapere che ne accoglierà  150
In un comunicato Msf conferma: “Dopo 14 giorni di stallo, la Ocean Viking sbarcherà  a Malta i 356 naufraghi soccorsi. Un gruppo di paesi europei si è fatto avanti per offrire una soluzione più umana e Malta ha offerto alla nave un porto sicuro.   MSF è sollevata per la soluzione, ma ribadisce che governi europei devono porre definitivamente fine a stalli prolungati e meschine negoziazioni caso per caso, per instaurare subito un meccanismo di sbarco predeterminato. Le persone che abbiamo a bordo sono fuggite da condizioni disperate e hanno subito orribili abusi in Libia. Mentre la Ocean Viking e la Open Arms erano bloccate in mare ci sono stati altri tragici naufragi. Gli Stati europei devono riconsiderare seriamente il loro ruolo in tutto questo”.
La Francia ha fatto sapere che accoglierà  150 dei 356 migranti della Ocean Viking. Lo annuncia il ministro dell’Interno francese Christophe Castaner.
Il commissario agli Affari interni dell’Unione Europea, Dimitris Avramopoulos, ha commentato: “Positivo che sia arrivata la soluzione per le persone a bordo della Ocean Viking e che tutti i migranti verranno ricollocati. Lodo Malta e il premier Jospeh Muscat per la solidarietà  e l’approccio europeo. Grazie a Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Romania. Questi impegni devono essere onorati rapidamente”.

(da agenzie)

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LA SPAGNA ACCOGLIE 15 PROFUGHI DELLA OPEN ARMS, 68 RIDISTRIBUITI, GLI ALTRI 70 OSTAGGI SEQUESTRATI DA SALVINI PRIMA DELL’INTERVENTO DELLA PROCURA RESTERANNO IN ITALIA

Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile

68 PROFUGHI DIVISI TRA CINQUE PAESI CIVILI DOVE CHI SEQUESTRA ESSERI UMANI FINISCE IN GALERA

La nave militare spagnola Audaz, lunga circa 90 metri, è appena arrivata a Lampedusa per far salire a bordo 15 migranti sbarcati nei giorni scorsi dalla Open Arms.
La nave spagnola è partita dal comune di Rota e ha impiegato poco meno di tre giorni per arrivare in Italia. Dalla Open Arms sono scese complessivamente 83 persone, oltre ai 15 che si sono gettati in acque e circa 55 evacuate in precedenza.
La nave spagnola era stata inviata dal governo di Madrid in piena crisi Open Arms, per farsi carico dello sbarco delle persone rimaste bloccate a bordo dell’imbarcazione della ong per 19 giorni.
Quando la Audaz era gia salpata da Rota, tuttavia, era arrivata la decisione della Procura di Agrigento di sequestrare la Open Arms e di conseguenza i migranti erano stati fatti scendere a Lampedusa.
Le persone sbarcate dalla Open Arms si trovano ora nell’hot spot di Lampedusa, che è sovraffollato.
Ieri la portavoce della Commissione europea, Natasha Berthaud ha confermato che l’Italia ha chiesto alla Ue “di avviare il coordinamento per la redistribuzione” dei migranti che si trovavano sulla Open Arms, “sulla base del sostegno e degli impegni presi dai Paesi membri e di quello delle agenzie europee”.
Questo con una faccia da tolla unica, dove aver cercato di impedire loro lo sbarco,
I migranti saranno redistribuiti tra cinque Paesi europei: oltre alla Spagna, che ne accoglierà  appunto 15, Francia, Germania, Portogallo e Lussemburgo.

(da agenzie)

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