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ELEZIONI AUSTRIA, EXIT POLL: TRIONFO DEI POPOLARI DI KURZ (37%), CROLLANO I SOVRANISTI CHE PERDONO IL 10%, AVANZANO VERDI E LIBERALI

Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

SOCIALDEMOCRATICI 22,5%, FPOE 16%, VERDI 13%, LIBERALI 7,8%

Un trionfo ancora più largo del previsto: Sebastian Kurz stravince le elezioni politiche in Austria.
I popolari, stando alle prime proiezioni dopo la chiusura dei seggi, volano infatti al 37,1%. Crolla l’ultradestra che viene stimata al 16,7%
Davanti arrivano quindi i socialdemocratici che confermano le aspettative dei sondaggi, raccogliendo il 22,5%.
Alla fine l’Fpoe paga più del previsto lo scandalo Ibiza-gate. Dopo la debacle del 2017, tornano invece al Nationalrat i Verdi con un rilevante 13,1%, mentre i liberali Neos sono al 7,8 per cento.

(da agenzie)

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SONDAGGIO YOUTREND UMBRIA: IL CANDIDATO CIVICO PD-M5S A SOLI 4 PUNTI DA QUELLO DEL CENTRODESTRA

Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

ALLE EUROPEE IN UMBRIA IL CENTRO-DESTRA AVEVA RAGGIUNTO IL 52,2% CONTRO IL 43,4% DEI PARTITI OGGI NELL’ALLEANZA DI GOVERNO… ORA LA FORBICE SI E’ RIDOTTA: 47% CXD CONTRO 43% M5S-CXS

In Umbria è sfida aperta. Quando manca poco meno di un mese al primo grande test elettorale dall’insediamento del nuovo Governo (il Conte-bis), i dati del sondaggio Quorum/YouTrend, in esclusiva per Agi e primo sul voto umbro, dicono che la corsa per dare il governatore alla Regione sarà  un testa a testa tra Donatella Tesei, candidata a capo di una coalizione di centrodestra (Lega-FI-FdI) e Vincenzo Bianconi, candidato espresso dall’alleanza giallo-rossa PD-M5S su cui si regge l’esecutivo nazionale ma per la prima volta alla prova elettorale.
Entrambi i candidati superano il 40% dei consensi, e sono separati da pochi punti: 47,2% per la Tesei, 43,1% per Bianconi.
In Umbria la legislatura regionale si è interrotta in anticipo a causa dello scandalo sulla sanità  che ha segnato la fine della giunta guidata da Catiuscia Marini (PD). Non sorprende quindi vedere come gli umbri mettano la sanità  al secondo posto tra i temi più rilevanti che dovrebbero essere affrontati dalla politica (anche a livello nazionale, sia pure meno che a livello locale).
Vediamo il confronto con le Europee di pochi mesi fa in Umbria: il centrodestra aveva raggiunto il 52,2% dei consensi (Lega 38,2%, Fdi 6,6%, Forza Italia 6,4%, altri 1%).
L’alleanza attuale di governo si era fermata al 43,4% (Pd 24%, M5S 14,6%, + Europa 2,7%, La Sinistra 2,1%)
In pratica i 9 punti di distacco si sono ridotti a 4.
Claudio Ricci, che fu già  candidato del centrodestra alla guida della Regione nel 2015, raccoglie il 6,2%. Nonostante si tratti di un consenso piuttosto esiguo, potrebbe tuttavia risultare decisivo: se dovesse togliere voti alla Tesei, Ricci potrebbe essere l’ago della bilancia di queste elezioni.
Gli altri candidati raccolgono meno del 2% dei consensi ciascuno, mentre quasi il 15% degli aventi diritto si dichiara ancora indeciso e il 18,2% afferma che non andrà  a votare.

(da Open)

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“IO NON TI CREDO PIU'”: LA DONNA SORDA CHE AFFRONTA IL LEGHISTA (IMBARAZZATO) IN PIAZZA DUOMO

Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

SALVINI AVEVA PROMESSO UN DECRETO LEGGE PER IL RICONOSCIMENTO DEI SEGNI: OVVIAMENTE SE N’E’ FOTTUTO

Matteo Pucciarelli su Repubblica oggi racconta di un interessante confronto che ha avuto Matteo Salvini ieri a Milano con una donna sorda a cui aveva promesso, nella Giornata Mondiale dei Sordi, un decreto legge che poi ha dimenticato:
Abituato alle folle adoranti, per Matteo Salvini la piazza Duomo nella sua Milano di ieri pomeriggio è stata un po’ diversa dal solito, con un atto d’accusa in piena regola, in lingua dei segni, ad opera di una donna sorda ma non per questo meno veemente: «L’anno scorso alla nostra giornata mondiale dei sordi c’eravamo tutti, eravamo il popolo no?, e lei ci aveva parlato di un decreto legge entro un anno e più di un anno è passato: io non le credo più, ho perso totalmente la fiducia, sono stanca, o ci fa vedere le carte firmate oppure basta…».
Di risposta l’ex vicepremier imbarazzato se n’è uscito chiamando in causa i propri figli: «Per farle capire come sono fatto io: potevo restare a casa con loro e invece sono venuto qui anche sapendo di non avercela fatta».
Il punto è che appena esce dalla comfort zone di comizi di piazza blindatissimi e delle iniziative di partito, il leader della Lega si ritrova a tu per tu con lo scontento di chi non ha visto realizzate le promesse di governo.
Salvini aveva promesso il 29 settembre 2018 “un decreto veloce per il riconoscimento della lingua dei segni”. Ad essere precisi aveva detto: “già  settimana prossima ci vediamo al mio ministero per preparare un decreto legge veloce”. E ancora: “non è una concessione è un sacrosanto diritto. Incredibile non sia stato riconosciuto fino ad oggi”.
Ovviamente la donna non dovrebbe sentirsi sola in questa battaglia: Salvini aveva anche promesso il taglio delle accise al primo consiglio dei ministri, la flat tax e l’autonomia differenziata.
Ma poi la Crisi del Papeete lo ha portato a cancellare tutto perchè voleva le elezioni, ovvero più posti per i suoi in parlamento. Alla faccia delle poltrone altrui.

(da “NextQuotidiano”)

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IL PAPA’ DI ALAN KURDI, IL BAMBINO CON LA MAGLIETTA ROSSA AFFOGATO DURANTE UN NAUFRAGIO: “MI STUPISCE CHE UN POPOLO ACCOGLIENTE COME QUELLO ITALIANO DIA ANCORA VOTI A SALVINI, CHE VERGOGNA”

Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

IL PADRE ORA SI DEDICA, CON LA SUA FONDAZIONE, AD AIUTARE I BISOGNOSI: “PRONTO A IMBARCARMI SULLA NAVE DELLA ONG SEA EYE CHE PORTA IL NOME DI MIO FIGLIO, SE NECESSARIO… “CAROLA E’ UNA GRANDE DONNA”

Fabio Tonacci di Repubblica realizza una splendida intervista a Abdullah Kurdi, il papà  Alan Kurdi, il bambino con la maglietta rossa riverso sulla spiaggia senza vita, la cui immagine è diventata il simbolo dell’indifferenza nei confronti dell’immigrazione.
La vita di Abdullah Kurdi — che nel naufragio tra Bodrum e Coo ha perso anche la moglie Rehanna e l’altro suo figlio Ghalib — è cambiata da quell’evento tragico del 2015.
Nel frattempo, l’uomo ha iniziato ad aiutare i bambini più sfortunati nei campi profughi curdi, ha cercato di ottenere per loro aiuti economici, opera attraverso una fondazione.
Non è immune dalle malelinguei: c’è chi lo ha accusato di essere stato lui alla guida del barcone che, rovesciandosi, ha ucciso la moglie e i suoi due figli, c’è chi lo accusa ancora adesso di essersi arricchito dopo quella tragedia.
Sulla prima ipotesi, Abdullah Kurdi è chiarissimo: ha preso la guida del barcone soltanto dopo che lo scafista, spaventato dall’improvviso ingrossarsi delle onde, si era gettato in mare per scappare (il viaggio gli era costato in tutto 4.500 euro per coprire una distanza di 5 chilometri, tra la Turchia e la Grecia, che pure è stata fatale alla sua famiglia).
Sulla seconda voce, Abdullah conferma di ricevere un mensile fisso da Mas’ud Barzani, ex presidente del Kurdistan, ma che i soldi della sua fondazione sono interamente devoluti ai bisognosi.
Nell’intervista a Repubblica, il padre di Alan Kurdi racconta la sua tragedia personale, il suo rimorso ogni volta che vede una maglietta rossa e la sua nuova vita.
Poi, si lascia andare a una considerazione politica. Si dice pronto a imbarcarsi sulla Alan Kurdi della ong Sea Eye, la nave che porta il nome di suo figlio.
Poi afferma: «Ho letto cosa ha fatto Matteo Salvini e resto stupito che un Paese accogliente come l’Italia gli dia i voti. Che vergogna. Carola Rackete, invece, è una donna forte, che è stata messa in prigione. Se dovesse servire, sono pronto a farmi arrestare anche io».

(da agenzie)

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RADIO MARIA NON RAPPRESENTA LA CHIESA MA PASSA IL TEMPO AD ATTACCARE GRETA

Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

IL SACERDOTE DEGLI UNIVERSITARI PIEMONTESI: “LOTTARE PER IL PIANETA NON ESCLUDE DIFENDERE LA VITA NASCENTE”

Radio Maria attacca Greta Thunberg e finisce nel mirino di don Luca Peyron, responsabile della pastorale universitaria della diocesi di Torino.
“Con questo post rischia solo di far del male alla Chiesa”, è l’affondo del sacerdote che si dissocia dalla posizione dell’emittente voce del cattolicesimo più conservatore.
Nel giorno delle manifestazioni dei giovani del movimento “Friday for Future” infatti la pagina Facebook di Radio Maria ha postato una foto dell’attivista svedese invitando i giovani a “non lasciarsi ingannare”.
Il testo dell’immagine si rivolgeva proprio alla sedicenne: “Cara Greta, dopo che abbiamo buttato Dio nella pattumiera, vogliamo salvare il pianeta? Dopo che lasciamo sopprimere i feti umani, vogliamo proteggere i cuccioli animali? Dopo che confondiamo i generi, vogliamo salvare la specie? Dopo che aiutiamo gli uomini a morire, vogliamo salvare le foreste? Volto indignato il tuo, o forse manipolato? Giovani, non lasciatevi ingannare”. Parole che non sono piaciute a don Luca, che ogni giorno lavora fianco a fianco con i giovani, molti dei quali ieri sono scesi in piazza per manifestare contro il cambiamento climatico e per l’ambiente, che ha lanciato l’hashtag #notinmyname: “Non posso condividere questo post sprezzante e inutile, così poco cattolico, così poco intelligente — scrive Peyron – Essere cattolici significa et et e mai aut aut, lottare per il pianeta non esclude difendere la vita nascente. Chi sostiene una causa giusta non è un nemico se non ne sostiene altre”.
Il responsabile degli universitari cattolici di Torino ammette le critiche alla giovane, ma precisa: “Non capire i segni dei tempi, non essere accanto ai giovani per sostenerli e se necessario aiutarli a non diventare vittime ingenue di lupi rapaci è esattamente quello che la Vergine Maria ci ha insegnato”.
Aggiunge il sacerdote “No, questo post non è in mio nome, e del resto Radio Maria non è la voce della Chiesa, e così facendo ahimè, fa solo del male alla Chiesa, a chi giorno per giorno, metro per metro, tenta di annunciare Gesù in un mondo ostile che va capito ed amato con la stessa misericordia con cui Maria ha voluto bene a Pietro e, sono certo, avrebbe voluto bene anche a Giuda”.

(da agenzie)

argomento: Costume | Commenta »

SONDAGGIO SWG SU EUTANASIA: L’89% DEGLI ITALIANI VUOLE UNA LEGGE

Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

E’ CRESCIUTA LA PERCENTUALE DEI FAVOREVOLI A “DETERMINATE CONDIZIONI”

Secondo un sondaggio della SWG l’89% degli italiani è favorevole ad una legge sull’eutanasia.
«La percentuale dei favorevoli è costantemente aumentata negli ultimi anni — dice Enzo Risso, direttore scientifico SWG — E questo fenomeno segnala la notevole secolarizzazione della società  italiana che ha finito per non sentirsi più in linea con le posizioni della Chiesa e alcuni valori del cattolicesimo».
I favorevoli in assoluto alla legge rimangono grosso modo costanti intorno al 50%. E’ cresciuta moltissimo invece la percentuale dei favorevoli «a determinate condizioni».
La Corte Costituzionale, dopo ore ed ore di camera di consiglio, ha sancito che l’aiuto al suicidio — contemplato dall’articolo 580 del codice penale che prevede pene tra i 5 e i 12 anni di carcere — può non essere punibile a “determinate condizioni”, quali quelle in cui si trovava Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo, che, irreversibilmente cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale, aveva deciso di andare a morire in Svizzera, come poi è accaduto il 27 febbraio 2017, in una clinica nei pressi di Zurigo dove l’esponente radicale Marco Cappato aveva acconsentito ad accompagnarlo.

(da agenzie)

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SEN. FATTORI (M5S): “SE DI MAIO C’ENTRA CON CASALEGGIO ALL’ONU, ANDREBBE SFIDUCIATO: E’ COME SE BERLUSCONI AVESSE INVIATO CONFALONIERI A PARLARE DI MEDIASET”

Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

LA SENATRICE CHIEDE SPIEGAZIONI SUL SUO RUOLO NELL’ORGANIZZAZIONE DELL’EVENTO

Il primo concetto che viene inmente è quello del conflitto di interessi. Davide Casaleggio, infatti, andrà  all’Onu a partecipare a un evento che è stato promosso e organizzato dal governo italiano — come lo stesso imprenditore ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera — per parlare della piattaforma Rousseau. L’Associazione Rousseau, un ente privato, diventa oggetto di un dibattito pubblico, organizzato alle Nazioni Unite dallo stesso governo italiano. Per questo Elena Fattori, senatrice dissidente del Movimento 5 Stelle, chiama in causa il neo ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Quest’ultimo è anche il capo politico del Movimento 5 Stelle e, in quanto tale, avrebbe delle responsabilità  importanti nei confronti degli iscritti: «Se venisse fuori che Di Maio ha una responsabilità  nel viaggio all’Onu di Casaleggio — ha detto Elena Fattori al Corriere della Sera -, il nostro capo politico andrebbe sfiduciato».
Elena Fattori non esita a parlare di conflitto di interessi a proposito del ruolo di Casaleggio sia nella circostanza specifica, sia in generale nella gestione di Rousseau. Lo spiega con un esempio molto semplice: «È molto grave — sottolinea la senatrice -. È come se Berlusconi si fosse portato all’Onu Confalonieri per parlare di Mediaset. Berlusconi era un pivello in confronto a lui: almeno il suo conflitto era dichiarato. Invece, non si capisce bene cosa Casaleggio faccia e quali siano le sue reali attività  imprenditoriali».
Elena Fattori continua a essere sempre sul confine del Movimento 5 Stelle: da novembre scorso è sotto processo interno per le sue dichiarazioni contro i decreti sicurezza e il suo atteggiamento in aula. Ora, però, con i decreti sicurezza che sembrano essere di nuovo in discussione con il nuovo governo di cui il Movimento 5 Stelle fa parte, chiede le scuse pubbliche, con un post sul blog.
Se queste non dovessero arrivare entro la fine dell’anno, Elena Fattori è pronta a lasciare.

(da agenzie)

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CASALEGGIO ALL’ONU COME INVIATO DEL GOVERNO PER PARLARE DI DEMOCRAZIA DIGITALE? NO GRAZIE

Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

UN’AZIENDA IN UTILE SOLO DA QUANDO IL M5S E’ AL GOVERNO, LA SUA E’ UNA PIATTAFORMA PROPRIETARIA L’INCONTRARIO DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA, ED ESISTE UN CONFLITTO DI INTERESSI EVIDENTE

Annalisa Cuzzocrea su Repubblica oggi ci spiega perchè Casaleggio all’ONU è uno scandalo. Ieri il Corriere della Sera ha fatto sapere al popolo attraverso il biografo ufficiale del MoVimento 5 Stelle sul quotidiano Emanuele Buzzi che Davide Casaleggio parlerà  all’assemblea delle Nazioni Unite di democrazia digitale per una scelta “del governo italiano” (ovvero del ministro degli Esteri Luigi Di Maio?).
È difficile credere che la scelta sia ricaduta sul manager milanese per i suoi successi.
Se non altro perchè l’ultima volta che un’authority indipendente ha guardato dentro Rousseau, ci ha trovato una falla non da poco: il 4 aprile del 2019 il Garante della Privacy l’ha multata per 50mila euro perchè «le misure adottate (nel voto on line, ndr) lasciano aperti i risultati, per un’ampia finestra temporale ad accessi ed elaborazioni di vario tipo, che vanno dalla mera consultazione a possibili alterazioni o soppressioni»
Nell’ultimo anno, Casaleggio ha investito, ha assunto programmatori, ha sperimentato il voto in blockchain (pur essendo molto lontano dal poterlo applicare), ma nessuno ha potuto verificare che sia davvero così.
Perchè la sua è una piattaforma proprietaria, con un software proprietario, il contrario di quanto consigliano gli esperti mondiali in quanto a democrazia diretta e cittadinanza digitale.
La seconda domanda, ma si vede come tutte siano intrecciate, è: che tipo di imprenditore è Casaleggio? Perchè il bilancio della sua prima società , la Casaleggio Associati, è finalmente tornato in utile da quando il Movimento ha vinto le elezioni e ha formato il primo governo con la Lega?
Poi c’è la classica (e motivata) accusa di conflitto di interessi:
Le imprese che si rivolgono a lui, che finanziano gli studi annuali sull’e-commerce presentati ora – non un tempo – in templi come la fondazione Cariplo a Milano o l’università  Luiss a Roma, lo fanno in quanto grande manager o perchè leader del principale partito di governo?
E come si fa a evitare un pericoloso incrocio di interessi se, ad esempio, a finanziare l’ultimo rapporto sono state il doppio delle società  che lo hanno fatto l’anno prima, e se tra queste c’era – solo per fare un esempio – quella Deliveroo che in quei mesi stava tremando per il “decreto rider” annunciato da Luigi Di Maio?
Ma queste cose contano poco per il M5S: per loro il conflitto d’interessi è sempre quello degli altri.

(da “NextQuotidiano”)

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NOTTE DI SBARCHI A LAMPEDUSA: SETTE BARCHINI CON 180 MIGRANTI A BORDO MENTRE DEL BARCONE ROVESCIATO AL LARGO DELLA LIBIA NON SI HANNO PIU’ NOTIZIE, DECINE DI MORTI

Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

LE ONG DENUNCIANO L’ASSENZA DI SOCCORSI NEL MEDITERRANEO: “LASCIATECI SALVARE LA GENTE IN MARE VISTO CHE VOI NON LO FATE”

Centottanta persone arrivate a Lampedusa nelle ultime 12 ore, sette barchini uno dietro l’altro ognuno con 20-25 migranti, sbarcati direttamente in porto o intercettati a poche miglia dalla costa.
E poi nessuna notizia del barcone con una cinquantina di persone rovesciatosi ieri davanti alle coste di Misurata di cui aveva parlato Unhcr Lybia, mentre sarebbero sbarcati proprio nel paese africano i settanta a bordo del gommone che chiedeva aiuto da più di 60 ore senza che nessuno intervenisse.
Nella giornata internazionale delle migrazioni che Papa Francesco celebra in Vaticano è drammatico il bilancio delle ultime ore nel Mediterraneo.
A Lampedusa per i soccorritori è stata una notte senza sosta con arrivi incessanti di uomini, donne e bambini su piccole imbarcazioni di legno partite dalla Tunisia con a bordo magrebini ma anche subsahariani.
E l’ipotesi che pescherecci più grandi le abbiano trainate fino alle acque territoriali italiane. Ma potrebbero anche esserci decine di vittime perchè a differenza di quanto comunicato ieri, Unhcr Lybia ora afferma che nessuna delle persone a bordo della barca ribaltatasi ieri è arrivata nei porti libici e non è stata trovata neanche l’imbarcazione
Sembra essersi risolto invece il caso dell’altro gommone in mare da tre giorni. Il centralino Alarm phone aveva tenuto il contatto con le persone a bordo fino alle 19.30 sollecitando i centri di soccorso di Italia e Malta ad intervenire visto che i libici non avevano mai risposto.
Il gommone ha trascorso un’altra notte in mare ma è proprio di questa mattina il tweet da parte di Unhcr con l’annuncio che una settantina di persone, di cui un paio in condizioni critiche, sono state fatte sbarcare in Libia. Unhcr sottolinea ancora una volta che “la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco”.
L’assenza di soccorsi nel Mediteraneo scatena le reazioni delle Ong: “Se non volete farlo voi, lasciateci salvare la gente in mare”, l’appello di Mediterranea, ferma perchè con entrambe le navi sotto sequestro. Nelle prossime ore dovrebbe tornare in zona Sar la Open Arms.

(da agenzie)

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