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DISCORSO A SALVINI PERCHE’ DI MAIO INTENDA: “NESSUN MINISTRO IN CDM SI OPPOSE ALLA RIFORMA DEL MES”

Dicembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

CODA DI PAGLIA DI MAIO: NESSUN SALUTO E NESSUN APPLAUSO… USA UN PRETESTO INESISTENTE (COME I SOVRANISTI) PER FAR CADERE IL GOVERNO CONTE

Sulla destra riceve una stretta di mano. Forte, calorosa, allegra. Sulla sinistra c’è il gelo e la rabbia. Giuseppe Conte siede tra i ministri Roberto Gualtieri e Luigi Di Maio. L’immagine della spaccatura all’interno del governo è questa.
Il premier termina il suo intervento in Aula alla Camera sulla riforma del Mes, del Meccanismo Europeo di stabilità , e riceve le congratulazioni del titolare dell’Economia verso il quale si volta per certificare una comunione d’intenti.
Dall’altra parte, dove siede il capo politico M5s, il presidente del Consiglio neanche si gira.
In fondo, durante gli oltre cinquanta minuti di discorso, il premier non ha fatto altro che attaccare i leghisti, che nel giugno scorso erano favorevoli al Mes mentre oggi sono contrari. Esattamente come Luigi Di Maio. Insomma, il discorso rivolto a Salvini sembra essere pronunciato affinchè il capo M5s intenda.
Ecco qui il passaggio chiave, che vale la pena leggere per intero: “Nel Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2019 è stata presentata e illustrata nel dettaglio la ‘Relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea’, e nel corso di questa seduta il Cdm ha preso atto, all’unanimità , di questo passaggio e nessuno dei ministri presenti, compresi quelli della Lega, ha mosso obiezioni sul punto e, in particolare, sulla relazione da presentare alle Camere”. Conte nomina la Lega ma quando dice “nessuno ministro”, tra le righe è possibile leggere il nome di Luigi Di Maio, che sta lì seduto accanto a lui sempre più immobile e scuro in volto.
Da parte dell’ex vicepremier pentastellato nessun accenno di applauso, neanche quando il Pd accoglie con entusiasmo le parole di Conte trascinando timidamente i deputati grillini titubanti, indecisi se applaudire o meno.
La maggioranza in quest’emiciclo non c’è. Per non parlare di Matteo Renzi che domenica ha disertato il vertice notturno. Vertice che ha portato a un nulla di fatto. Le posizioni sulla linea da tenere in Europa sulla riforma del Mes sono rimaste distanti con Conte e Di Maio che si sono fronteggiati per quattro ore.
Quindi l’informativa di premier mira a smontare le accuse “le accuse infamanti che arrivano contro di me dalle opposizioni”. È l’incipit che chiama subito i borbottii della Lega e di Fratelli d’Italia che si trasformeranno presto in urla. “Mi sono sorpreso — dice il premier – non della condotta del senatore Salvini, la cui ‘disinvoltura’ a restituire la verità  e la cui ‘resistenza’ a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni nel diffondere notizie allarmistiche, palesemente false” sul Mes. Ed è qui che scoppia il putiferio. Il leghista Borghi inizia a gridare “Vergognati, vergognati”. Il presidente della Camera richiama all’ordine, ma niente da fare. Anzi, lo stesso Conte rincara la dose: “Vedo Borghi molto attivo”. E Roberto Fico si trova a richiamare anche il premier: “Presidente del Consiglio, non nomini i singoli deputati”.
Il clima è surreale dal momento che a un certo punto diventa palese che Conte, più che sui contenuti del Mes, si focalizza sull’intento di far capire a Di Maio che prima era favorevole e adesso invece sta alzando le barricate.
“Rilevo che, dopo attenta verifica dell’agenda della segreteria della Presidenza del Consiglio, è stato possibile accertare che numerose sono state le riunioni alle quali hanno preso parte, come risulta dalle convocazioni formali, ministri, viceministri, sottosegretari e comunque vari esponenti politici delegati dalle forze di maggioranza a confrontarsi su questa materia”.
L’azzurro Renato Brunetta, nel caos dell’Aula, prova a fare un intervento costruttivo: “Trasformiamo questo dibattito per tanti versi ingiusto, lo riconosco, in qualcosa di positivo”. A
lla fine tutto l’imbarazzo dei 5Stelle emerge nell’intervento di Silvestri: “Giusto che non ci sia stata la luce verde, il Parlamento dovrà  avere l’ultima parola”. Sono le stesse parole pronunciate ieri da Di Maio, che non chiariscono tuttavia i punti sollevati da Conte.
Ovvero la giravolta grillina, che ha spaccato la maggioranza.

(da “Huffingtonpost”)

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SARDINE, IL LEADER SANTORI: “PRESENTIAMO LE NOSTRE ISTANZE A CHI FA GIA’ POLITICA, GLI INTERLOCUTORI POSSONO ESSERE PD, M5S E DESTRA MODERATA”

Dicembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

“STIAMO COLMANDO UN VUOTO DI RAPPRESENTANZA, L’ALTERNATIVA E’ FONDARE UN PARTITO”

Dal movimento delle sardine potrebbe nascere un partito politico? È una domanda che continua a circolare dal giorno dopo la prima mobilitazione di Bologna. La novità  è che Mattia Santori, leader e portavoce del movimento delle sardine, ora non lo esclude, ma è un obiettivo secondario.
«In questo momento colmiamo un vuoto di rappresentanza quindi i casi sono due: o fondiamo un partito o presentiamo le nostre istanze a chi politica già  la fa. Che siano Pd, M5S o destra moderata. Arriveremo a quattro, cinque o sei punti su cui chiederemo alla politica di lavorare», ha dichiarato Santori intervistato da la Presse in occasione del PoliticaPresse forum.
Il leader del movimento apre a un manifesto programmatico, una serie di linee guida. «Siamo partiti da un punto ben preciso che ha messo tutti d’accordo: Il linguaggio politico», dice Santori, «per chiarire che per affermare un’idea non devo per forza aggredire qualcuno, in maniera pacifica e concreta, arriveremo a capire in base a come sono composte le nostre piazze quali sono i temi sui cui è necessario lavorare».
«L’altro processo — continua Santori — sarà  a livello regionale di aiutare la politica a far incontrare le esigenze dei cittadini, in questo caso delle sardine che comunque iniziano a essere una buona fetta della popolazione».

(da agenzie)

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LA FARSA E’ COMPLETA: I SOVRANISTI TEDESCHI NON VOGLIONO IL MES CHE “SALVA LE BANCHE ITALIANE A SPESE DEI TEDESCHI” MENTRE I SOVRANISTI ITALIANI NON LO VOGLIONO PERCHE’ “SALVA LE BANCHE TEDESCHE CON I SOLDI DEGLI ITALIANI”

Dicembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

“PERCHE’ DOVREMMO PAGARE PER I RICCHI ITALIANI?” : E AFD ATTACCA FLAT TAX, QUOTA 100, REDDITO CITTADINANZA E CONDONI GLI EVASORI, CARI A SALVINI

A volte per vedere le cose in maniera più chiara e nitida ci si deve allontanare. Prendiamo ad esempio il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità .
La Lega sostiene che sia una pistola puntata alla testa dei risparmiatori italiani che vedrebbero andare in fumo il loro risparmi per salvare le banche tedesche.
Ma cosa pensano del MES gli alleati della Lega in Europa?
L’internazionale sovranista non gradisce la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità . Ma per ragioni diametralmente opposte a quelle enunciate dalla Lega.
In Germania il partito di ultradestra Alternative fà¼r Deutschland (che fa parte del gruppo dell’Europarlamento “Identità  e Democrazia” assieme alla Lega di Salvini) sostiene da sempre che il MES «non è un meccanismo di stabilizzazione ma un’idra» il cui obiettivo è quello di togliere soldi dalle tasche dei tedeschi e che la Germania sbagli a farne parte e a concedere prestiti per salvare gli altri Paesi.
Del resto la Germania (assieme alla Francia) è il paese che maggiormente contribuisce (27 miliardi di euro versati) al Fondo Salva Stati. I tedeschi non se lo spiegano: la Germania non è certo sull’orlo del baratro, che senso ha per loro pagare per salvare paesi come la Grecia o l’Italia i cui conti pubblici sono disastrosi?
A ottobre dello scorso anno Alice Weidel, capogruppo di AfD al Bundestag aveva scritto un lungo post su Facebook contro la “manovra del Popolo” del governo gialloverde.
«Perchè dovremmo pagare per i ricchi italiani?» si chiedeva la Weidel. Un attacco durissimo proprio alle misure preferite di Matteo Salvini: la Flat Tax e Quota 100, ma anche il condono per gli evasori e il Reddito di Cittadinanza e gli italiani ricchi che hanno da tempo trasferito i loro beni all’estero.
Per la Weidel gli italiani fanno così perchè sanno di avere le spalle coperte dalla BCE, e dai tedeschi che alla fine sarebbero arrivati a pagare il conto.
Su Twitter è stato bellissimo vedere i sovranisti nostrani affannarsi a spiegare che l’Italia è un paese contributore netto del Bilancio europeo e che la deputata tedesca non doveva permettersi.
Eppure il sovranismo è così: ognuno guarda il suo. Il tutto mentre AfD invitava Gianluca Savoini a parlare della visione politica della Lega. Sarà  per questo che Salvini è passato da dire che la sua legge di bilancio non metterà  le mani nelle tasche degli italiani a dire che userà  la ricchezza degli italiani?
Riguardo al MES il deputato di   Afd Bruno Hollnagell   faceva sapere che il partito avrebbe votato contro la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità  proponendo invece la nascita di   una commissione di esperti che valutasse le opzioni disponibili tra cui «l’uscita della partecipazione dal Mes, il blocco del varo di un fondo unico monetario europeo, la minimizzazione della minaccia di perdite negli investimenti internazionali della Germania e dei suoi cittadini, in particolare considerando la probabilità  di una crisi francese in seguito a quella italiana».
In Italia i sovranisti fanno notare il rischio che le banche tedesche possano “saltare” e che si debba pagare per salvarle. In Germania i compagni di merende di Salvini invece dicono che il MES è inutile perchè salverà  italiani e francesi coi soldi dei tedeschi.
Anzi, per il partito di ultradestra alleato con Salvini è addirittura necessario evitare di utilizzare il Mes «per la ricapitalizzazione delle banche dell’Europa meridionale. Il gioco di squadra tra la Bce e il Mes evidenzia un’intenzione strategica causa della costruzione errata dell’Eurozona, i sintomi della crisi non si possono curare neanche con i mezzi più potenti. Per cui è necessario che la Germania e il gruppo dei Paesi nordici finalmente oppongano delle ‘linee rosse’ invalicabili».
Come sempre il sovranismo si dimostra deleterio quando si tratta di aiutare “gli altri”. Perchè salvare le banche tedesche ma non quelle dell’Europa del Sud (ovvero le nostre o quelle spagnole, già  salvate dal MES?).
Semplice: perchè ognuno coi propri soldi vuole aiutare i suoi. Ma se saltasse una banca tedesca la Germania non li avrebbe. Se l’Italia fosse in crisi, fanno notare altri il MES (che ha una capacità  di intervento teorica di 700 miliardi) non potrebbe aiutarci perchè il nostro debito pubblico è pari a 2.300 miliardi di euro.
Per Hollnagel e AfD inoltre un altro problema è l’eventuale perdita di sovranità  finanziaria. Nell’ottobre del 2018 Hans-Olaf Henkel (europarlamentare eletto con AfD e poi passato come indipendente nel gruppo dei Conservatori e Riformisti dove c’è Fratelli d’Italia) ha scritto che grazie al MES che aiuterà  le banche in difficoltà  i risparmiatori tedeschi saranno responsabili delle fregature delle banche italiane.
Anche l’ex cancelliere austriaco Sebastian Kurz leader del   à–sterreichische Volkspartei, alleato con i sovranisti del FPà– ha dichiarato qualche tempo fa: «Respingiamo rigorosamente un ammorbidimento delle regole di Maastricht come richiesto dall’Italia. L’Italia non può diventare una seconda Grecia. Ad ogni modo, non siamo pronti a pagare i debiti dell’Italia!». Al solito: il sovranismo piace a tutti, ma solo quando è gratis.

(da “NextQuotidiano”)

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LAMORGESE RIDISTRIBUISCE IN EUROPA 57 MIGRANTI AL MESE CONTRO I 16 DI SALVINI

Dicembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

E ALLORA SALVINI PARLA DEL MES PER NON PARLARE DEL SUO FALLIMENTO

Si parte dai numeri del confronto Salvini-Lamorgese. Il Viminale ha predisposto una precisa relazione di quanto accaduto con i migranti dal 5 settembre in poi.
Ovvero, da quando si è insediata il ministro Luciana Lamorgese, in seguito al passaggio dal Conte 1 al Conte 2, con Matteo Salvini passato all’opposizione.
Uno dei primi risultati ottenuti dalla titolare dell’Interno è stato quello di siglare il cosiddetto accordo di Malta, ovvero un’intesa con altri Paesi europei (Germania, Francia e Malta).
Da metà  settembre, ovvero da quando questo accordo è attivo, la situazione della redistribuzione dei migranti che arrivano in Italia è completamente cambiata. Così come la gestione dei salvataggi, allontanando lo spettro di quella presunta invasione che era stata così a lungo agitata come uno spauracchio da Matteo Salvini e dalla Lega.
Tanto da causare un cambio di strategia nella comunicazione del leader del Carroccio: da tanto tempo non batte più il ferro sull’argomento dei migranti, privilegiando ovviamente il tema del Mes, quel Meccanismo europeo di stabilità  che, nonostante gli accordi presi quando lui era al governo, adesso sta mettendo in crisi l’attuale maggioranza.
Ma perchè Salvini non parla più di migranti?
In seguito all’accordo di Malta, il Viminale è in grado di mostrare un trend in ascesa delle persone redistribuite tra i vari Paesi europei, maggiore sia in termini assoluti, sia in termini percentuali sugli sbarchi avvenuti in Italia nelle ultime settimane.
Si sono registrati diversi arrivi, soprattutto di persone soccorse dalle ong, oltre agli ormai noti sbarchi autonomi, quelli che avvenivano con Salvini e avvengono ancora oggi in diversi porti italiani.
In modo particolare, Ocean Viking ha portato 212 migranti a Messina, Open Arms ne ha portati 62 a Taranto, Alta Mari, invece, 78 a Pozzallo.
Questo, ovviamente, nel solo mese di novembre. Ma, a fronte di una politica più aperta all’accoglienza, con l’accettazione più rapida di un porto sicuro da assegnare da parte delle autorità  italiane, ci sono anche altri elementi da valutare.
E qui entra in gioco l’accordo di Malta: i migranti di queste tre navi ong, infatti, saranno accolti da Francia e Germania nel numero di 90 e 69, a questi Paesi si aggiungono i 25 migranti accolti dalla Spagna, i 20 dal Portogallo e i 6 dell’Irlanda. Praticamente 210 su 352, con la possibilità  di redistribuire queste persone anche in altri Paesi che hanno dato la disponibilità  ad accogliere (Lussemburgo, Romania, Cipro, Grecia).
Il risultato? Dal 5 settembre 2019 e prima dei tre sbarchi delle ong che abbiamo appena descritto la redistribuzione ha riguardato 172 persone: nei mesi precedenti del 2019 erano state appena 90.
Il ministro Lamorgese, dunque, procede con una quota di 57 migranti al mese. Matteo Salvini, dal giugno 2018 all’agosto 2019 aveva mantenuto una media di 16 migranti al mese.

(da agenzie)

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DOPO TRE MESI DI LAMORGESE L’ACCORDO DI MALTA SULLA RIDISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI FUNZIONA E SALVINI NON PARLA PIU’

Dicembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

LAMORGESE IN TRE MESI HA FATTO DI PIU’ CHE SALVINI IN DICIOTTO: L’82% DI CHI SBARCA VIENE RICOLLOCATO IN 7 PAESI EUROPEI.. E ORA ALTRI QUATTRO APRONO ALL’ACCOGLIENZA

Vi ricordate l’accordo di Malta sulla ridistribuzione dei migranti? Non appena venne annunciato il meccanismo che coinvolgeva Italia, Germania, Francia e Malta ci si accorse improvvisamente che la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese in un mese aveva ottenuto di più che Salvini in un anno di sceneggiate su porti chiusi che poi facevano regolarmente sbarcare i migranti
Nell’occasione, insieme a molti che esprimevano perplessità  giuridiche ed etiche intorno alle affermazioni contenute nell’accordo, era improvvisamente spuntato anche un grande numero di sommelier degli accordi internazionali dei migranti che, da espertoni, facevano sapere che le cose bisognava farle meglio: in prima fila tra questi c’era l’ex inquilino del Viminale, il quale, a un certo punto, decise persino di sciogliere i cani come mr. Burns annunciando al suo pubblico che l’accordo era una presa in giro e che non veniva applicato. Ebbene, era una balla (strano, non ne dice mai…).
La svolta sulla distribuzione di chi sbarca in Italia arrivata dieci giorni fa – quando Germania, Francia e Malta hanno indicato a Bruxelles la cifra di stranieri che avrebbero accolto – è ormai operativa per tutti gli approdi delle navi, racconta oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera.
Questo vuol dire che nel momento in cui da bordo viene chiesto il via libera all’attracco nei porti, scatta la divisione per quote tra i governi.
Una ripartizione preventiva che evita le estenuanti trattative condotte nei mesi scorsi quando il braccio di ferro con l’ex ministro Matteo Salvini le costringeva a stare per giorni in mezzo al mare.
Risultato, esclusi minori e donne incinte: l’82 per cento di chi è già  stato registrato andrà  via.
L’accordo – rimasto finora riservato anche per evitare l’ostruzionismo degli altri Stati Ue in attesa dell’insediamento della Commissione guidata da Ursula von der Leyen – è dunque «a regime».
Dopo il patto siglato a La Valletta a settembre, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha continuato a tessere la tele dei rapporti bilaterali con i partner europei per renderlo stabile, ma soprattutto per far passare il principio che la distribuzione diventasse «automatica e preventiva».
Una richiesta accolta con freddezza da numerosi Stati del Nord Europa e definita «irricevibile» da quelli del blocco di Visegrad (Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Slovacchia).
Al fianco dell’Italia si sono invece schierati diversi Paesi e ciò ha consentito di raggiungere l’obiettivo per gli ultimi tre sbarchi delle navi delle Ong che hanno così ottenuto subito il Pos per entrare in porto e sono approdate.
E qui va segnalato e ricordato che quelli del blocco di Visegrad, che stanno oggettivamente ostacolando la partenza dei rifugiati dall’Italia, sono gli alleati di Giorgia Meloni e Matteo Salvini in Europa. La Meloni, in particolare, ama scattarsi le fotine con il capo della banda, ovvero Viktor Orbà n, che è famoso anche per un altro fatto: i suoi studi all’università  li ha pagati George Soros.
In ogni caso, spiega il Corriere, attualmente l’accordo con Malta, Germania e Francia per la distribuzione dei migranti, a differenza di quanto dicevano nei commenti agli articoli che non erano in grado di leggere o comprendere molti piccoli fà ns di Matteo, funziona. Tanto che anche altri paesi si accordano:
Il 24 novembre è giunta a Messina la Ocean Viking con 212 migranti, due giorni dopo la Open Arms ha portato a Taranto 62 stranieri (11 erano stati prelevati prima) e sempre il 26 novembre la Aita Mari ha attraccato a Pozzallo con 78 persone.
In tutti i tre casi è stato applicato l’articolo 8o del Trattato di fondazione dell’Unione che sancisce il principio di «solidarietà  e di equa ripartizione delle responsabilità  tra gli Stati membri». Ed è scattata la divisione: la Germania ha accettato 69 richiedenti asilo, mentre 90 andranno in Francia. A loro si sono aggiunti la Spagna con 25 stranieri, il Portogallo 20 e l’Irlanda 6.
Il percorso è avviato e adesso si sta trattando con Cipro, Lussemburgo e Grecia, ma anche con la Romania per ampliare la rosa di chi accoglie.
Secondo i dati forniti dal Viminale «nel 2019 sono stati trasferiti con ricollocamenti 262 migranti, 172 di quali dopo il 5 settembre», dunque dopo l’insediamento del governo Conte 2 e l’uscita di Matteo Salvini dal Viminale.
Negli ultimi tre mesi «i trasferimenti con ricollocamento sono stati 172 (57 al mese) che comprendono anche le quote offerte precedentemente dai Paesi Ue».
Una media molto più alta di quella registrata tra giugno 2018 e agosto 2019 quando «i migranti trasferiti con ricollocamento sono stati 238 (16 al mese)».
Insomma, a differenza delle balle che racconta Salvini (e che i suoi ascari ripetono come scimmiette ben ammaestrate), Lamorgese in un mese ha ottenuto di più che Salvini in un anno.

(da “NextQuotidiano”)

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GLI STRAORDINARI PER LA POLIZIA E I VIGILI DEL FUOCO PROMESSI DA SALVINI? LI PAGA LA LAMORGESE

Dicembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

DICIOTTI MESI DI BALLE, TRA FELPE E DIVISE, MA GLI ARRETRATI PER 180 MILIONI LI HA TROVATI LA NUOVA MINISTRA DEGLI INTERNI

Matteo Salvini è fatto così: quando è al governo promette soldi per Polizia, Carabinieri e Vigili del Fuoco.
Quando è all’opposizione racconta di sentirsi ancora il ministro delle donne e degli uomini in divisa.
Ma quei soldi per pagare gli straordinari non sono arrivati con la Lega al Viminale. Perchè è il Conte 2 a trovare i fondi necessari per pagare le forze dell’ordine e i Vigili del Fuoco.
Un emendamento del governo al decreto legge Fisco approvato in commissione Finanze alla Camera ha stanziato 180 milioni di euro per il pagamento degli straordinari delle forze di polizia e dei Vigili del fuoco.
Il provvedimento riguarda i compensi non ancora liquidati e riferiti a prima del 2019. Per le forze di polizia vengono stanziati 175 milioni mentre cinque milioni vengono stanziati per i Vigili del fuoco.
Confermato quindi l’impegno dell’attuale esecutivo per risolvere le questioni lasciate dal Capo della Lega nei cassetti del Ministero.
Salvini che ha fatto invece quando era ministro? Ad esempio non ha pagato gli straordinari degli agenti di Polizia, non ha fatto nulla nemmeno per aumentare gli stipendi dei Vigili del Fuoco.
Una volta all’opposizione la Lega aveva “scoperto” il problema degli straordinari non pagati. E così era stata avanzata la proposta di poter utilizzare il 5à—1000 per finanziare il comparto delle forze di polizia. Perchè la Lega — dicevano i parlamentari del Carroccio — è un partito vicino alle esigenze delle forze dell’ordine e dei Vigili del Fuoco. Un tema sul quale Salvini è particolarmente sensibile visto che oltre ad indossare felpe, magliette e cappellini ha ricordato qualche tempo fa che lui al Viminale incontrava “Esercito, pompieri e forze dell’ordine”.
Per fare cosa nel concreto non è dato di saperlo, visto che i soldi ce li hanno messi quelli che sono venuti dopo di lui.
Cosa farà  ora Salvini? Racconterà  che tutti protestano contro questo governo tutto tasse? Oppure proverà  a dire che lui di soldi ne avrebbe messi molti di più perchè ama davvero i Vigili del Fuoco e la Polizia?
Eppure quando era al governo non lo ha fatto. Anzi, quando era al governo lui le tasse le avrebbe tagliate così tanto che nessuno ha mai capito dove voleva trovare i soldi per pagare gli straordinari e gli stipendi dei dipendenti pubblici.
Ma forse Salvini è bravo a fare le promesse, quelle gli riescono molto bene. A mantenerle ci pensano gli altri, come al solito.

(da “NextQuotidiano”)

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DISSESTI E TERREMOTI: A PAGARE PER L’ITALIA CHE AFFONDA E’ SEMPRE L’EUROPA, CI HA REGALATO TRE MILIARDI

Dicembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

ALTRO CHE SOVRANISTI ACCATTONI CHE ATTACCANO LA UE, L’ITALIA E’ IL PAESE CHE HA BENEFICIATO IN MISURA MAGGIORE DEL FONDO DI SOLIDARIETA’ EUROPEO PER I PAESI CHE SUBISCONO CALAMITA’ NATURALI

Le alluvioni delle ultime settimane stanno mettendo in ginocchio l’Italia: da Venezia a Matera, fino al viadotto crollato sulla Torino-Savona. La protezione civile ha ricevuto la richiesta di stato di emergenza da 14 Regioni.
Le stime dei danni hanno cifre vertiginose, solo per Venezia la curia parla di oltre 40 miliardi di danni al patrimonio artistico religioso.
Il governo promette risposte rapide e l’opposizione guidata da Matteo Salvini fa sapere davanti alle telecamere di telegiornali e programmi tv che è necessario “fare in fretta, perchè si è perso troppo tempo”.
Salvini, acqua fino alla vita e sullo sfondo di una piazza San Marco allagata, precisa che la Lega “è pronta a sostenere le proposte più efficaci, perchè non è una questione di colore politico”.
Non perde però l’occasione per una stoccata all’Unione europea, ai giornalisti che gli chiedono se Bruxelles potrà  dare una mano dice: “Non ho una grande fiducia, facciamo noi”.
Eppure, se avessimo “fatto da soli” avremmo perso negli ultimi anni quasi tre miliardi di euro arrivati direttamente da Bruxelles per il sostegno agli Stati Membri che “subiscono danni a seguito delle calamità  naturali”.
Nel 2002 l’Unione europea dopo le inondazioni che avevano colpito l’Europa centrale ha creato uno strumento, il Fondo di Solidarietà  (FSEU) che mette a disposizione più di 500 milioni di euro all’anno. I finanziamenti devono essere richiesti dalle nazioni colpite e vengono attivati solo se rientrano in determinati parametri, a quel punto la Commissione europea propone l’intervento — e la relativa somma — al Parlamento e al Consiglio che devono dare la loro approvazione.
Da quanto il fondo è attivo sono stati fatti più di ottanta interventi che hanno dato risorse soprattutto a seguito di alluvioni (52%), ma anche per incendi (19%), tempeste (12%) e   terremoti (8%).
Le richieste devono essere presentate entro tre mesi dall’evento scatenante e possono essere di due tipi: avvenimenti su base regionale o a “carattere principale”.
Per i primi, i danni devono essere pari almeno all’1 per cento del Pil regionale, mentre per gli altri devono arrivare allo 0.6 per cento del Pil nazionale.
Non basta però solamente l’impatto economico, bisogna per esempio dimostrare che ci sono state spese per l’assistenza alla popolazione. I criteri stringenti fanno sì che, in media, circa la metà  delle risorse a disposizione del fondo rimanga inutilizzata ogni anno.
Lo strumento è lontano dall’essere perfetto, nei primi anni di sperimentazione e fino alla riforma del 2014 sono state respinte i due terzi delle domande che chiedevano aiuto su base regionale perchè i danni non erano “sufficientemente ingenti”.
Anche l’Italia si è vista negare sette richieste, ma nonostante questi rifiuti è il paese che ha più beneficiato del fondo da quando è attivo: nove interventi che hanno portato nelle nostre casse quasi tre miliardi di euro.
a metà  dei circa sei miliardi spesi in questi anni per tutti i paesi richiedenti. Senza l’intervento dell’Unione europea l’Italia avrebbe perso il finanziamento record da 1,2 miliardi per i terremoti che hanno colpito il centro Italia nel 2016/2017 o i recenti 277 milioni per le alluvioni dell’ottobre 2018.
E Venezia? Dalla Protezione civile fanno sapere che si sta valutando che tipo di richiesta fare, si sta studiando se ci sono gli estremi per una domanda su base regionale o a carattere principale visto che i danni subiti dagli ultimi eventi riguardano quasi tutto il territorio nazionale.

(da Fanpage)

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“TUTTI SAPEVANO DEL MES, VA A VANTAGGIO DELL’ITALIA. SALVINI NON STUDIA, MI STUPISCO DELLA MELONI”

Dicembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

CONTE ALLA CAMERA ATTACCA: “L’OPPOSIZIONE MANCA DI RISPETTO DELLE ISTITUZIONI”

“Sono qui per l’informativa sulle modifiche al Mes non solo perchè doverosa dopo la richiesta ma anche perchè ho sempre cercato di assicurare una interlocuzione chiara e trasparente con Il Parlamento”. Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Aula alla Camera per le comunicazioni sul Mes.
“Non posso nascondere che questa informativa non può essere degradata a ordinario momento della fisiologica interlocuzione tra il governo e il Parlamento: questo mio passaggio assume un rilievo particolare. Da alcune settimane i massimi esponenti di alcune forze di opposizione hanno condotto una insistita, capillare campagna mediatica accusandomi di condotte talmente improprie e illegittime nella trattativa con l’Ue da essermi reso responsabile di alto tradimento. Sarei uno spergiuro perchè venuto meno al vincolo di essere fedele alla Repubblica: si è perfino adombrato che avrei tenuto questa condotta per biechi interessi personali. Questa accusa possiamo dobbiamo convenirne tutti non rientra nell’ambito dell’ordinaria dialettica politica”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nelle comunicazioni in Aula alla Camera sul Mes.
“Chi è all’opposizione sta dando prova di scarsa cultura delle regole e mancanza di rispetto per le istituzioni ”, ha detto. “Pur di attaccare la mia persona e il governo non ci si è fatto scrupolo, e non mi sorprende che il senatore Salvini, la cui resistenza a studiare i dossier mi è ben nota. Se queste accuse non avessero fondamento e anzi fosse dimostrato che chi le ha mosse era ben consapevole della loro falsità , avremmo la prova che chi ora è all’opposizione e si è candidato a governare il Paese con pieni poteri, sta dando prova, e purtroppo non sarebbe la prima volta, di scarsa cultura delle regole e della più assoluta mancanza di rispetto delle istituzioni”.
“Nel Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2019 è stata presentata e illustrata nel dettaglio la “Relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2018” in cui si parlava della trattativa condotta anche del Mes. Lo ricorda il premier Giuseppe Conte. In Cdm, sottolinea, “nessuno dei ministri presenti, compresi quelli della Lega, ha mosso obiezioni sul punto e, in particolare, sulla relazione da presentare alle Camere”.
“Questo dibattito non andrebbe strumentalizzato con notizie distorte e alimentato da accuse prive di fondamento, che rischiano di danneggiare il nostro Paese e di compromettere l’interesse nazionale”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nelle comunicazioni in Aula alla Camera sul Mes.
“Il nostro Paese ha un debito pubblico pienamente sostenibile, come pure riconoscono i mercati, la Commissione europea e il Fondo Monetario Internazionale, per cui non si intravvede all’orizzonte nessuna necessità  di attivare il Mes”.
“Mi sono sorpreso, se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini – continua Conte – la cui ‘disinvoltura’ a restituire la verità  e la cui ‘resistenza’ a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni” nel “diffondere notizie allarmistiche, palesemente false” sul Mes.
Ad esempio, aggiunge il premier,   “è stato anche detto che il Mes sarebbe stato già  firmato, e per giunta di notte. Anche chi è all’opposizione ha compiti di responsabilità “. E aggiunge: “Mi sembra quasi superfluo confermare a quest’Aula un fatto di tutta evidenza, ossia che nè da parte mia nè da parte di alcun membro del mio Governo si è proceduto alla firma di un trattato ancora incompleto: nessun trattato è stato infatti ancora sottoposto alla firma dei Paesi europei”.
Chiarisce poi che “fin dall’avvio della mia prima esperienza di governo, il Parlamento italiano è sempre, costantemente e puntualmente aggiornato”. “Posso dunque affermare – continua Conte –   che, poco meno di un anno fa, l’Italia, da me rappresentata, si è espressa in sede europea in maniera perfettamente coerente con il mandato ricevuto da questo Parlamento. Su tali basi è stato dato l’incarico all’Eurogruppo di procedere alla predisposizione di una bozza di revisione del Trattato Mes”. E fu il ministro dell’Economia Giovanni Tria a inviare ai presidenti delle Camere “il testo di revisione del Mes”. Ricorda poi il ringraziamento che il senatore della Lega Alberto Bagnai gli fece durante l’esame del Mes al Senato, scatenando gli applausi dei deputati del Pd.
E ha ribadito: Il Mes non è indirizzato contro un Paese o costruito a vantaggio di alcuni Paesi a scapito di altri. E’ una assicurazione contro il pericolo di contagio e panico finanziario, a vantaggio di tutti. Nel negoziato abbiamo ottenuto regole che fossero vantaggiose per l’Italia sia nel remotissimo caso in cui dovessimo arrivare a chiedere anche noi fondi al Mes, sia in quelli, molto più frequenti, in cui l’Italia si ritrovasse dal lato di coloro che erogano il prestito”.

(da agenzie)

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IL MES “RUBA AI POVERI PER DARE AI RICCHI”? BALLE STRATOSFERICHE DI SALVINI

Dicembre 2nd, 2019 Riccardo Fucile

L’ITALIA HA GIA’ DA SOLA IL DIRITTO DI VETO CON UNA QUOTA DEL 17,9%…   E BASTEREBBE CHE I SOVRANISTI NON CONTINUASSERO A FARE DEBITI

Abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza sulle accuse che circolano attorno Meccanismo Europeo di Stabilità  e soprattutto a capire cosa c’entra un trattato europeo con i risparmi della signora Maria
Nelle ultime settimane, il bersaglio delle critiche di Matteo Salvini e dell’opposizione è diventato il Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità , conosciuto anche come «Fondo salva-Stati».
Un accordo complesso, molto tecnico, che sta generando parecchia confusione nel dibattito politico.
C’è una domanda/tesi su cui la propaganda leghista sta puntando in questi giorni: che il trattato sul Mes sia una nemesi dell’eroe britannico Robin Hood. Non pensa ai più deboli ma «ruba ai poveri per dare ai ricchi».
L’accusa è scritta pixel nero su pixel bianco in un post di Salvini, pubblicato sabato 30 novembre: «Da anni la Lega ha una posizione critica nei confronti del Mes, un trattato che chiede ai poveri per dare ai ricchi. Altro che finanziare le banche tedesche, i soldi degli italiani vanno usati per aiutare altri italiani».
È davvero così? No !
L’esempio più citato è quello dei risparmi dei pensionati, come dice Salvini nel video pubblicato il 29 novembre: «Il pensionato di Reggio Calabria o Cuneo potrebbe rischiare sul suo risparmio pubblico perchè la Deutsche Bank ha dei problemi»
Prima di tutto, per «risparmio» qui non si intende tutto quello che è stato messo in banca dai lavoratori italiani, ma soltanto quello che è stato investito in titoli di Stato. Questi sono gli unici che potrebbero essere in qualche modo toccati dal Mes, che non prevede certo prelievi forzosi dai conti correnti.
Il Mes è un fondo di cui fanno parte 17 dei 19 stati dell’Eurozona, quelli che utilizzano l’euro come moneta corrente. Mancano all’appello Lituania e Lettonia.
Ogni Stato contribuisce al fondo in base a due parametri: popolazione e prodotto interno lordo. L’Italia partecipa al Mes con una quota del 17,9%, la terza più alta dopo Germania e Francia, rispettivamente 27,1 % e 20,3%.
Tradotto in miliardi di euro, il nostro Paese garantisce per 125 miliardi di euro i crediti che il Mes può erogare.
Numeri che mettono l’Italia in una posizione privilegiata. Per decidere se e come investire i fondi del Mes bisogna infatti avere un parere favorevole dalla maggioranza qualificata dell’85% del capitale.
Visto che l’Italia contribuisce per il 17,1% a questo capitale, potrebbe bloccare da sola qualsiasi decisione.
Tutte queste informazioni si trovano nel Trattato di Fondazione del Mes, al link trovate la versione integrale in italiano.
Per capire meglio chi prende le decisioni, basta guardare da chi viene gestito. A capo del Mes c’è il Consiglio dei governatori, un organo formato dai ministri della finanza di tutti gli Stati che ne fanno parte, un consiglio di amministrazione, nominato dal Consiglio dei governatori, e un direttore generale.
Il commissario Ue agli Affari economico-monetari e il presidente della Bce partecipano ma non votano: hanno il ruolo di osservatori.
In tutto questo quale ruolo hanno le banche tedesche? Per capirlo bisogna fare un altro passaggio. Il fondo si chiama Salva-Stati appunto perchè serve per garantire un paracadute agli stati in difficoltà  dell’Eurozona. Un aiuto che è stato necessario con la crisi greca e che serve a scongiurare il fallimento di un Paese che potrebbe avere conseguenze su tutta la zona euro.
Per questo motivo ci sono due linee di accesso al Mes: il PCCL (Precautionary Conditioned Credit Line) e l’ECCL (Enhanced Conditions Credit Line). Il PCCL serve per gli Stati che hanno un’economia solida che però rischia di essere messa in condizioni critiche dall’economia di altri Stati. L’ECCL invece è per quegli Stati che effettivamente versano in situazioni critiche.
A queste linee di credito, la riforma del Mes di cui si sta parlando nelle ultime settimane ne aggiunge un’altra. In base al nuovo trattato, che dovrebbe essere firmato il 4 dicembre dai ministri delle finanze dell’Eurozona, dal 2024 il Mes potrà  prestare anche a un Fondo di risoluzione unico, un fondo, sempre legato all’Unione Europea, nato per finanziare gli istituti bancari che falliscono.
Il Fondo di risoluzione unico può garantire al momento un massimo di 60 miliardi. Il Mes non solo garantirebbe più liquidità  ma eviterebbe anche di dover finanziare la banca in fallimento passando dallo Stato, aumentando così il debito pubblico. Ma anche con questo i titoli di Stato dei pensionati italiani hanno poco a che vedere
E quindi, cosa c’entrano i risparmi della signoria Maria?
In tutti questi meccanismi, in questi passaggi di crediti e garanzie internazionali, che ruolo hanno i risparmi che la signora Maria ha scelto di investire in titoli di Stato?
Al momento se uno Stato chiede un salvataggio, l’unico organo incaricato a decidere è la Commissione europea. Con la riforma del Mes invece, anche questo fondo avrebbe un ruolo, e un ruolo importante.
Il Mes infatti deciderà  cosa fare insieme alla Commissione europea. Se il fondo deciderà  che il Paese non è in grado di rimborsare il prestito, questo non verrà  concesso. In questo caso quindi il Paese che ha fatto richiesta del credito dovrà  procedere con una ristrutturazione del debito per rientrare nei parametri imposti dal Mes. In pratica, dovrà  imporre delle perdite ai creditori, fra cui chi ha investito in titoli di Stato.
Non bisogna dimenticare però che l’Italia, con il suo 17,1% di partecipazione, ha il diritto di veto su qualsiasi decisione presa dal Mes.
E poi bsterebbe non continuare a fare debiti.

(da Open)

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