Destra di Popolo.net

L’EX MINISTRO LANDOLFI (AN) CONDANNATO A DUE ANNI PER CORRUZIONE, ASSOLTO DALL’AGGRAVANTE CAMORRISTICA

Dicembre 23rd, 2019 Riccardo Fucile

IL PROCESSO ERA UNA COSTOLA DEL PROCEDIMENTO A CARICO DELL’EX SOTTOSEGRETARIO NICOLA COSENTINO

Landolfi è stato riconosciuto colpevole in relazione all’accusa di corruzione, mentre è stato assolto per i capi di truffa e favoreggiamento.
Il sostituto anticamorra della Procura di Napoli Simona Belluccio aveva chiesto al termine della requisitoria una pena di 3 anni e 6 mesi.
Il processo a Landolfi è una costola del procedimento a carico dell’ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino, conclusosi in primo grado con la condanna dell’ex politico di Casal di Principe a nove anni per concorso esterno in associazione camorristica; un’indagine imperniata sulla gestione del Consorzio comunale dei rifiuti Caserta4.
Il consorzio gestiva la raccolta in una ventina di comuni del Casertano mediante il suo braccio privato, l’azienda Eco4, ritenuta impresa collusa.
A Landolfi la Procura Antimafia contestava di aver fatto dimettere nel 2004 dal Consiglio comunale di Mondragone l’allora consigliere d’opposizione Massimo Romano in cambio dell’assunzione della moglie nell’azienda dei rifiuti, con l’obiettivo di far entrare in assise una persona che avrebbe aiutato il sindaco Ugo Conte, di centro-destra, a tenere in piedi la maggioranza.
Manovre, queste, che avvennero ad un mese dalle elezioni Comunali e servirono, secondo l’accusa della Dda, a non far cambiare maggioranza nel Consorzio rifiuti Caserta4 (Ce4), facendo in modo che i clan potessero continuare a gestirlo attraverso la politica.
L’ipotesi dei magistrati anticamorra era che Cosentino avrebbe costituito il «referente nazionale dei Casalesi» (confermata in primo grado), mentre l’altra leva del potere sarebbe stata detenuta dal secondo uomo forte del centro-destra nel Casertano, appunto Mario Landolfi.

(da agenzie)

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IL SOLITO FALSO SOVRANISTA: FANNO GIRARE UNA MAIL TAROCCATA PER SOSTENERE CHE LE MANIFESTAZIONI DELLE SARDINE LE ORGANIZZA IL PD

Dicembre 23rd, 2019 Riccardo Fucile

SONO TALMENTE COGLIONI CHE PENSANO CHE NESSUNO SI ACCORGA CHE HANNO COPERTO LA SCRITTA “RICEVIAMO E INOLTRIAMO”… IL POST PUBBLICATO SULLA PAGINA UFFICIALE DELLA LEGA, LA FONTE E’ “IL GIORNALE”

Il 21 dicembre 2019 la pagina Facebook ufficiale Lega — Salvini Premier pubblica un post nel quale accusa le Sardine di essere gestite dal Partito Democratico:
LO SPUTTANAMENTO DEI SARDINANTI! ALTRO CHE “A-PARTITICI”: ECCO LE PROVE, ORGANIZZA IL PD! ++ Sardine, gli inviti a riempire le piazze ​partono dalla mail ufficiale del Pd!
La fonte è un articolo de Il Giornale dal titolo «Sardine, gli inviti a riempire le piazze ​partono dalla mail ufficiale del Pd» pubblicando lo screenshot di una email inviata dall’indirizzo del PD di Cremona. Riporta Il Giornale: «Come si può, infatti, evincere dalla fotografia la chiamata alla manifestazione di Cremona, che si è tenuta ieri sera alle 18.30 in piazza della Pace, è arrivata dall’indirizzo mail del Pd.».
Osservando lo screenshot pubblicato dalla testata milanese possiamo notare un elemento interessante, coperto in parte dall’evidenziatore verde usato per segnare l’indirizzo email del Pd di Cremona:
Nella parte iniziale dell’email si legge una scritta in maiuscolo «RICEVIAMO E INOLTRIAMO», coperta in parte dall’evidenziatore verde di chi ha fatto e diffuso lo screenshot.
Questo cosa significa? Che il Pd di Cremona non ha fatto altro che ricevere il comunicato stampa delle Sardine e lo ha inoltrato attraverso i propri canali.
In un post del 19 dicembre 2019 troviamo l’email stampata senza i segni dell’evidenziatore verde che coprivano la scritta:
Nonostante l’evidente scritta, il senatore Roberto Calderoli condivide l’articolo de Il Giornale sostenendo che questa sia la prova che le Sardine siano una emanazione del Partito Democratico, ma come prova risulta inconsistente:
SARDINE. GLI INVITI A RIEMPIRE LE PIAZZE PARTONO DA MAIL UFFICIALI DEL PD… Finalmente la verità  che già  intuivamo viene a galla completamente, nero su bianco, certificando che le Sardine sono un’emanazione del PD, una loro creatura, senza il loro marchio perdente. Questa mail, che allego, che invita al raduno delle Sardine a Cremona di ieri, di venerdì 20 dicembre, arriva da un indirizzo mail del Partito Democratico. Ecco la banale e scontata verità : le giovani e ingenue Sardine altro non sono che i giovani del PD. Non che ci fossero dubbi a riguardo, ma almeno da adesso si gioca a carte scoperte.   Le Sardine non sono il nuovo che avanza, sono il vecchio che conosciamo bene con le insegne del PD che perde a ogni elezione…
Una qualunque associazione, movimento, società  o chi che sia può scegliere di inviare un’invito ad altrettanti associazioni, movimenti o partiti.
Le Sardine di Cremona, in questo caso, hanno inoltrato l’invito a manifestare anche ad appartenenti del Partito Democratico locale o alle email ufficiali e quest’ultimo, al fine di pubblicizzare l’incontro, l’ha inoltrato ai propri iscritti o amici.
Questo non prova affatto che le Sardine siano controllate o siano una «creatura» del partito oggi guidato da Zingaretti.
E la malafede di chi ha cancellato la dicitura “riceviamo e inoltriamo” la dice lunga sulla operazione per screditare le sardine (reato di diffamazione aggravata)

(da “Open”)

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IL TENTATIVO DI SABOTAGGIO DEL GRUPPO FB “ARCIPELAGO DELLE SARDINE”

Dicembre 23rd, 2019 Riccardo Fucile

FURTO D’IDENTITA’ PER PUBBLICARE POST A SFONDO RAZZISTA NEL TENTATIVO DI SCREDITARLI… PRESENTATA DENUNCIA

Il gruppo facebook L’Arcipelago delle Sardine è stato oggetto di un tentativo di furto di identità  nella notte tra domenica e lunedì. Gli admin hanno raccontato che due utenti hanno preso il controllo del gruppo L’Arcipelago delle Sardine e hanno pubblicato post offensivi e a sfondo razzista.
Secondo quanto è stato raccontato dagli iscritti all’utente Grazia Desario è stato rubato il profilo; lei era admin del gruppo e chi lo ha fatto in seguito è entrato nel gruppo per cancellare gli altri admin, escluso il fondatore Davide Carlucci perchè le regole di Facebook non lo consentono.
Dopo il furto una delle admin ha spiegato al Corriere che chi lo ha effettuato ha cominciato a pubblicare «insulti diretti al leader della Lega Matteo Salvini e a quella di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni». In una nota, il gruppo fa riferimento a «un’azione di boicottaggio» di «persone legate a gruppi xenofobi e di estrema destra» e aggiunge di essere «pronto a tutelarsi nelle sedi opportune».
Successivamente il founder del gruppo ha ripreso il controllo, ha cancellato gli account che erano diventati admin al posto del profilo rubato e ha bannato gli autori dei post. Il sospetto è che dietro la mossa ci sia il tentativo di far cancellare il gruppo attraverso le segnalazioni a Facebook dei contenuti inappropriati o, peggio, un tentativo di far passare il gruppo come autore di post diffamatori o violenti in violazione dello status delle 6000 Sardine.
Qualche settimana fa la pagina facebook 6000 Sardine era stata cancellata dal social network blu, che poi aveva sostenuto che si fosse trattato di un errore e non della reazione a una serie di segnalazioni scorrette di utenti. Nel frattempo anche un altro admin del gruppo, è stato segnalato per spam e bannato da Facebook.

(da “NextQuotidiano”)

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PER L’OCCUPAZIONE ABUSIVA DI CASAPOUND OTTO PERSONE A GIUDIZIO: DANNO ERARIALE DA 4,5 MILIONI

Dicembre 23rd, 2019 Riccardo Fucile

DIRIGENTI E FUNZIONARI DELL’AGENZIA DEL DEMANIO E DEL MIUR DOVRANNO RISPONDERE PER OMESSA DISPONIBILITA’ DEL BENE E MANCATA RISCOSSIONE DEI CANONI

Otto persone sono state citate a giudizio da parte della Corte dei Conti di Roma per la mancata riscossione, per 15 anni, del canone del palazzo occupato a via Napoleone III, dove si trova la sede di Casapound.
Il danno erariale è pari a 4,5 milioni di euro. A rispondere per omessa disponibilità  del bene e mancata riscossione dei canoni dovranno essere dirigenti e funzionari dell’Agenzia del Demanio e del Miur, proprietario dell’immobile.
I magistrati contabili sottolineano nel documento notificato alle parti che l’immobile in questione: “E’ un bene di proprietà  dello Stato, appartenente al patrimonio indisponibile’.
Secondo i pm, “non è tollerabile in uno Stato di diritto una sorta di ‘espropriazione al contrario’, che ha finito per sottrarre per oltre tre lustri un immobile di ben sei piani, sede storica di uffici pubblici, al patrimonio (indisponibile) dello Stato, causando in tal modo un danno certo e cospicuo all’erario”.
Dopo gli inviti a dedurre di giugno, questo è il passo concreto.
Più avanti nell’atto di citazione, che fissa l’udienza di discussione per il 21 aprile si aggiunge: “Nel caso concreto i convenuti dirigenti preposti agli uffici competenti non hanno dato disposizioni per agire in via di autotutela amministrativa e per coltivare le azioni civilistiche volte alla restituzione del bene e al risarcimento dei danni che, richiesti in via autonoma o nell’ambito di azioni penali o civili possessorie e petitorie (mai intentate o mai coltivate), sarebbero stati liquidati in sede giudiziaria (sempre in misura pari ai canoni di locazione non percepiti)”.
Gli otto sotto accusa, sempre secondo la Corte dei Conti, “non hanno dato disposizioni per richiedere l’indennità  di occupazione sine titulo agli occupanti l’immobile in questione e per costituirli in mora, a partire dall’associazione Casapound. Il comportamento dei convenuti appare censurabile anche per la genericità  delle inconcludenti iniziative adottate in un lasso di tempo certo sufficiente ad intraprendere altre e più adeguate strade quali, quelle amministrative e giudiziarie descritte a titolo di mero esempio nel presente atto (non spettando a questa Procura fornire dettagliate indicazioni sulla condotta lecita da attendersi dai convenuti)”.

(da agenzie)

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COSA C’E’ DIETRO L’ATTACCO DI ENZA BRUNO BOSSIO A NICOLA GRATTERI

Dicembre 23rd, 2019 Riccardo Fucile

LA PENOSA LOTTA INTESTINA AL PD CALABRESE TRA CHI VOLEVA CANDIDARE OLIVERIO (SCARICATO DAI VERTICI PER I TROPPI GUAI GIUDIZIARI) E CHI SOSTENEVA LA CANDIDATURA DI CALLIPO

«Gratteri arresta metà  Calabria! È giustizia? No, è solo uno show». A scriverlo su Facebook in un post poi cancellato è la deputata del Partito Democratico Enza Bruno Bossio che sta parlando delle centinaia di arresti per ‘Ndrangheta (334 per la precisione) dei giorni scorsi nell’ambito dell’operazione Rinascita-Scot che ha disarticolato tutte le organizzazioni di ‘ndrangheta operanti nel Vibonese e facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi.
Ad onor del vero le parole non sono unicamente il frutto delle riflessioni dell’onorevole del PD. Quelle prime righe sono il titolo di un articolo de Il Riformista.
L’onorevole Bruno Bossio però aggiunge le sue considerazioni, con un tono vagamente complottista circa la candidatura di Mario Oliverio: «colpire mille per non colpire nessuno. Anzi si. Colpire la possibilità  di Oliverio di ricandidarsi. Il resto finirà  in una bolla di sapone come il 90% delle sue indagini. E la ‘ndrangheta continuerà  a prosperare come ha fatto in questi anni».
Ed è solo un dettaglio il fatto che la deputata DEM sia moglie del vicepresidente della giunta regionale Nicola Adamo, uno degli indagati nell’inchiesta del Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che oltre ad essere il braccio destro di Oliverio dalle intercettazioni sembra esercitare un potere maggiore.
Adamo è sottoposto a divieto di dimora in Calabria. Oliverio non è stato ricandidato non già  a causa dell’inchiesta di Gratteri ma perchè il PD nazionale aveva già  annunciato (il 30 novembre) di sostenere la candidatura di Pippo Callipo.
«Il pensiero della Bruno Bossio non rappresenta quello della comunità  del Partito Democratico della Calabria. Ringraziamo Gratteri per il lavoro svolto e per aver inflitto alla ‘ndrangheta un duro colpo» hanno scritto due giorni fa in una nota il commissario regionale Stefano Graziano e il responsabile Mezzogiorno della segreteria nazionale Nicola Oddati.
Eppure oltre a quel post cancellato la Bruno Bossio ne aveva condiviso un altro (del giornalista Davide Varì) molto critico nei confronti di Gratteri per essersi “paragonato a Giovanni Falcone” e dove si ricordava che nel 2003 Gratteri quando era procuratore a Reggio Calabria fece arrestare 125 persone “salvo poi farne condannare otto”.
È la storia dell’operazione “Marine” contro le ‘ndrine di Platì che dopo undici anni si concluse nel 2015 anche a causa della prescrizione.
Ieri la Bruno Bossio, che è stata al centro delle polemiche negli ultimi due giorni, ha pubblicato un altro post (questa volta non è stato cancellato) dove si chiede se «assieme allo stato di diritto vogliamo uccidere anche il dissenso?».
Ora non risulta che lo stato di diritto, per quanto non goda di buona salute in generale, sia stato ucciso dall’inchiesta di Gratteri, ma tant’è.
L’onorevole PD scrive che la sua unica preoccupazione è che le indagini vengano condotte in maniera «rigorosa e seria affinchè possano portare a condanne esemplari per gli ‘ndranghetisti» e per questo ha rilevato «come ancora una volta si è invece messo insieme ciò che proprio non può stare insieme, con il rischio che prevalga il pregiudizio accusatorio che ha già  sentenziato la Corte di Cassazione per la revoca della misura cautelare che era stata inflitta a Mario Oliverio».
Insomma quello che a molti è sembrato un attacco alla magistratura da parte di   un esponente del potere politico invece è solo una voglia di garantismo. E l’onorevole Bossio non dimentica di togliersi qualche sassolino dalle scarpe ricordando che lei non prende lezioni di morale da quelli come «il commissario del pd calabrese, Stefano Graziano. Sono garantista anche con lui , che è accusato in Campania degli stessi reati di alcuni degli indagati calabresi e di quelli coinvolti in Umbria».
E alla fine tutta la storia di Enza Bruno Bossio si rivela per quello che è: una lotta interna al Partito Democratico tra coloro che avrebbero voluto ricandidare Oliverio (che però era stato scaricato dal PD a causa dei troppi guai giudiziari) e quelli che invece hanno sostenuto la candidatura di Callipo (tra cui Zingaretti).
Non è una questione di garantismo: non candidare una persona non significa dichiararla colpevole (anche perchè non spetta agli organi di partito farlo), semplicemente è una questione di opportunità  per avere almeno la possibilità  di giocarla, la partita delle regionali. A meno naturalmente di non voler perdere.

(da “NextQuotidiano”)

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REDDITO DI CITTADINANZA, SOLO IL 3,6% HA TROVATO LAVORO, DI CUI SOLO LO 0,6% A TEMPO INDETERMINATO

Dicembre 23rd, 2019 Riccardo Fucile

SI SONO SPESI 3,8 MILIARDI SOLO QUEST’ANNO PER TROVARE UN LAVORO “VERO” SOLO A 5.177 PERSONE

Oggi l’ANPAL ha avuto la bella idea di farci sapere che sono 28.763 le persone che hanno avuto un contratto di lavoro dopo aver ottenuto il reddito di cittadinanza.
È il dato registrato lo scorso 10 dicembre, “segno”, secondo il comunicato dell’ente guidato da Mimmo Parisi, professore del Mississippi che secondo Luigi Di Maio avrebbe dovuto rivoluzionare il mercato del lavoro italiano grazie al suo software, “dell’accelerazione che si è avuta nell’ultimo mese: +63,6% rispetto alla precedente rilevazione del 21 ottobre”.
L’ANPAL fa anche sapere che il 67,2% ha un contratto a tempo determinato, il 18% a tempo indeterminato, il 3,8% in apprendistato. Inoltre, il 67,9% ha un’età  inferiore ai 45 anni; il 58,6% e’ costituito da uomini e il 41,4% da donne.
Nel comunicato di ANPAL fa anche sapere che “al 13 dicembre sono stati attivati 422.947 beneficiari, convocati dai centri per l’impiego, per poter partecipare alla prima fase preparatoria del più ampio percorso finalizzato alla ricerca del lavoro e a ricevere un’offerta congrua nei prossimi mesi. È il 53% di un totale di 791.351 avviabili al lavoro, cioè quella parte dei beneficiari che risultano tenuti a sottoscrivere un Patto per il lavoro (gli altri vengono inviati ai Comuni per sottoscrivere il Patto per l’inclusione sociale)”.
Purtroppo — e stranamente… — all’ANPAL non viene in mente di farci sapere qual è la percentuale di persone che hanno trovato lavoro rispetto ai 791mila che sono idonei al lavoro (i percettori totali, ha fatto sapere l’INPS qualche tempo fa, sono invece 839.794).
Ebbene, il rapporto percentuale tra chi è avviabile al lavoro e chi lo ha effettivamente trovato è questo: il 3,63%. Rispetto al totale dei percettori invece la percentuale è — ovviamente — più bassa e ammonta al 3,425%.
Tra questi, quanti sono ad aver trovato un rapporto di lavoro a tempo indeterminato? Il 18% di 28763 è 5177.
Quindi, ha trovato un lavoro a tempo indeterminato lo 0,63% del totale degli avviabili al lavoro.
Il primo dicembre scorso Il Messaggero ci faceva sapere che per il reddito di cittadinanza erano stati spesi 3 miliardi di euro e soltanto mille persone avevano nel frattempo trovato lavoro grazie ai patti per il lavoro del ministero.
Alla fine il costo totale del reddito di cittadinanza nel 2019 dovrebbe ammontare a 3,8 miliardi di euro.   “Comunichiamo questi dati — ha dichiarato il presidente Anpal, Mimmo Parisi — con grande soddisfazione, poichè indicano come il reddito di cittadinanza stia funzionando su tutto il territorio, compreso il Mezzogiorno, dimostrandosi uno strumento non solo finalizzato a ridurre la povertà  ma anche favorire l’occupazione, per persone particolarmente in difficoltà ”.
Pensa se non funzionava. Intanto l’ex capo della segreteria tecnica di Di Maio al ministero del lavoro è però diventato consigliere di amministrazione di ANPAL.
E questo dimostra che non si tratta mica di un ente inutile.

(da “NextQuotidiano”)

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AUTOSTRADE AL GOVERNO: “RISOLVIAMO IL CONTRATTO, DATECI 23 MILIARDI”

Dicembre 23rd, 2019 Riccardo Fucile

IL CASUS BELLI E’ UNA NORMA INSERITA NEL DECRETO MILLEPROROGHE… TIRARE LA CORDA PER UNA BATTAGLIA PERSA HA SENSO? QUANDO LO STATO DOVRA’ CACCIARE 23 MILIARDI LI PAGHERA’ IL M5S?

Scontro totale tra governo e Autostrade (Aspi) sulla revoca della concessione. La società  gestita da Atlantia (la famiglia Benetton) va al contrattacco e con una lettera formale spedita a Palazzo Chigi, al ministero dei Trasporti e al ministero dell’Economia dice: allora la risoluzione del contratto la facciamo noi.
Con tutte le conseguenze del caso: risarcimento del 100 per cento del valore della concessione (23 miliardi di euro) in ragione dei   “molteplici diritti e principi sanciti dalla Costituzione e dal diritto comunitario, incluso il rispetto del principio di affidamento e a tutela del patrimonio della Società  e di tutti gli stakeholders”, si legge nel testo spedito al governo.
La risposta di Palazzo Chigi e del ministro Paola De Micheli è altrettanto dura: minaccia inaccettabile, non in linea con il ruolo di un concessionario di un bene dello Stato. A borse chiuse dunque l’esecutivo decide di aprire il braccio di ferro.
Il casus belli è la norma inserita nel decreto Milleproroghe che stabilisce, in casi eccezionali, il trasferimento immediato del controllo delle strade e della rete all’Anas. Uno strumento che serve a sbloccare molti cantieri fermi ma che potrebbe avere anche un effetto diretto sulla revoca della concessione chiesta a gran voce dal Movimento 5 stelle dopo il crollo del Ponte Morandi.
Autostrade per l’Italia chiede esplicitamente di cambiare l’articolo 33 del Milleproroghe, di cancellarla. Altrimenti l’arma finale è la risoluzione del contratto: se ne vanno loro prima di essere cacciati. Per il governo è un’arma spuntata.
La Corte dei Conti non accetterebbe mai una fine simile del contratto, il valore sul mercato del titolo Atlantia avrebbe delle ricadute molto negative proprio sugli stakeholders richiamati nella lettera.
Intendiamoci: Autostrade ha mille torti ma chi doveva controllare il concessionario? Il Ministero delle Infrastrutture con regolari sopralluoghi per verificare se Aspi faceva o meno i lavori di manutenzione necessari.
Sono stati fatti? No.
Ma per fare una battaglia “politica” contro i Benetton, qualcuno dimentica le responsbilità  dei vari Governi che si sono succeduti.
Tanto vale aspettare la scadenza della concessione visto che 23 miliardi li pagherebbero gli Italiani (e far fare i lavori necessari)

(da agenzie)

argomento: governo | Commenta »

SARDINE, IL 19 GENNAIO GRANDE MANIFESTAZIONE A BOLOGNA PER L’EMILIA ROMAGNA

Dicembre 23rd, 2019 Riccardo Fucile

QUESTA VOLTA IL MOVIMENTO VUOLE FARE LE COSE IN GRANDE CON PALCO ED ARTISTI… NECESSARI 50.000 EURO: AVVIATA SOTTOSCRIZIONE ONLINE

Le Sardine   tornano in piazza a Bologna il 19 gennaio per un grande evento dedicato all’Emilia Romagna.
E vogliono raccogliere 50 mila euro per mettere in piedi la manifestazione: stavolta ci sarà  un grande palco per ospitare gli artisti che animeranno l’evento.
L’appuntamento cade la settimana prima delle elezioni regionali, ma nella prassi delle sardine non è un evento espressamente elettorale, ma dedicato “all’Emilia Romagna, alla sua cultura e al suo saper coniugare benessere e solidarietà , dialogo e ascolto”.
E per l’occasione si sarà  un salto di qualità : ci sarà  un palco sul quale si esibiranno artisti che saranno annunciati nei prossimi giorni. Per montare il palco, l’impianto audio, ripulire la piazza e documentare l’iniziativa, le Sardine hanno lanciato la raccolta fondi.
Questa volta la manifestazione, si svolgerà  in Piazza VIII Agosto, più capiente di Piazza Maggiore e più facilmente raggiungibile dalla stazione e dall’autostazione.
Gli artisti di fama nazionale parteciperanno a titolo volontario e gratuito e l’evento   sarà  “totalmente gratuito   – spiegano le sardine – e finanziato grazie a una raccolta fondi avviata sulla piattaforma Ginger (Gestione Idee Nuove e Geniali in Emilia-Romagna) da parte della neonata associazione 6000 sardine E.T.S.   La raccolta inizia il 23 dicembre 2019 e si conclude il 16 gennaio 2020”

(da agenzie)

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SONDAGGIO DEMOS: L’86% DEGLI ITALIANI FAVOREVOLE AL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

Dicembre 23rd, 2019 Riccardo Fucile

IL 67% PENSA CHE LA DEMOCRAZIA SIA PREFERIBILE A QUALSIASI ALTRA FORMA DI GOVERNO, UN 20% FAVOREVOLE A UN REGIME AUTORITARIO

I 64 parlamentari che hanno raccolto le firme per il referendum sul taglio di onorevoli e senatori oggi non dovrebbero leggere i sondaggi di Demos&PI pubblicati e illustrati da Ilvo Diamanti su Repubblica.
Potrebbero infatti scoprire che la loro battaglia non è esattamente quella più attesa dagli italiani, a giudicare dalle percentuali bulgare con cui viene accolta la notizia della riduzione di un terzo di deputati e senatori che andrà  a regime, salvo sorprese e voti anticipati, nella prossima legislatura.
L’86% del campione basato sulle opinioni di chi vota un po’ tutti i partiti dell’emiciclo è infatti positiva, e la parte divertente è che sono più a favore gli elettori di Lega e Fratelli d’Italia, ovvero dei due partiti che si aspettano un aumento più importante dei loro eletti in caso di elezioni anticipate.
Ma nel sondaggio di Diamanti c’è anche un altro risultato interessante. Ed è quello che riguarda l’affermazione “Il paese ha bisogno di essere guidato da un leader forte”, che raccoglie oggi il 55% dei consensi nell’elettorato.
Purtroppo la formula “uomo forte” è troppo generica per essere completamente trasfigurata in quella del dittatore: può benissimo significare, nella mente di chi l’ha scelta, che chi ha vinto deve governare senza troppi problemi.
In compenso, a togliere qualche dubbio, arriva l’altra rilevazione che riguarda le preferenze tra regime democratico e autoritario: è il 67% del campione che dice che la democrazia è preferibile a qualsiasi altra forma di governo (Winston Churchill diceva che è la peggiore… tolte tutte le altre), mentre un buon 20% dice che in alcune circostanze un regime autoritario può essere preferibile al sistema democratico.

(da agenzie)

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